- A. DIOTTI - S. DOSSI - F. SIGNORACCI, Schede di morfosintassi
IL PARTICIPIO
Il participio in latino ha due funzioni:
• funzione nominale, quando equivale, a seconda dei casi, a un nome o a un aggettivo;
• funzione verbale, quando è congiunto oppure compare nella struttura dell’ablativo assoluto.
Il participio latino, inoltre, presenta tre tempi: presente, perfetto e futuro. Essi vengono usati in relazione al verbo della proposizione che regge (o comprende) il participio: l’uso dei tempi quindi
ha valore relativo.
Il participio presente
Il participio presente indica contemporaneità rispetto all’azione della proposizione reggente.
Epistulas spem victoriae declarantes in manu tenebam.
Tenevo in mano lettere che rivelavano la speranza di vittoria.
Qui il participio presente declarantes viene tradotto in italiano con un passato (l’imperfetto indicativo) perché indica un’azione contemporanea a una passata (tenebam).
I participi presenti vengono declinati come gli aggettivi della seconda classe a una sola uscita.
L’ablativo singolare esce in -e o in -i (se il participio ha valore attributivo).
Quando si deve tradurre dal latino un participio presente e non esiste in italiano un aggettivo o
un sostantivo equivalente, si ricorre, in base al contesto:
• al gerundio semplice (se il participio è in caso nominativo);
• a una frase relativa con il verbo di tempo presente, imperfetto o futuro semplice;
• a una proposizione temporale (introdotta da «quando», «mentre») o causale («poiché»), concessiva («anche se», «benché»), ipotetica («se»), avversativa («mentre»,
«invece»);
• a una proposizione finale.
Chabrias, strenue pugnans, mortem occubuit. (NEP.)
Cabria trovò la morte combattendo [= mentre combatteva] coraggiosamente.
Legati veniunt auxilium implorantes. (LIV.)
Gli ambasciatori arrivano per chiedere aiuto.
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Ricorda che il participio presente, in latino, ha solo valore attivo.
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IL PARTICIPIO
Il participio perfetto
Il participio perfetto è un aggettivo verbale, formato dal tema del supino, che viene declinato come
un aggettivo della prima classe in -us, -a, -um. Esso corrisponde al participio passato italiano e ha
sempre significato passivo, tranne che con i verbi deponenti, per i quali ha valore attivo.
Anche il participio perfetto può essere impiegato in funzione nominale e in funzione verbale:
• in funzione nominale, ossia come aggettivo o sostantivo, si rende in italiano con il corrispondente participio passato di senso passivo, oppure con una proposizione relativa esprimente azione anteriore a quella della reggente.
Non vidit Agricola obsessam curiam et clausum armis senatum. (TAC.)
Agricola non vide la curia assediata [= che era stata assediata] e il senato circondato [= che
era stato circondato] da truppe armate.
• in funzione verbale si rende in italiano con una proposizione subordinata in genere temporale o causale (ma talora concessiva o condizionale), espressa in forma implicita al participio
passato o al gerundio composto passivo, oppure in forma esplicita con un tempo verbale sempre anteriore a quello della reggente.
Classiarii, flamma perterriti, manēre non audebant. (NEP.)
I soldati [della marina], atterriti [= poiché erano stati atterriti] dal fuoco, non osavano rimanere.
Urbs capta diripietur.
La città verrà saccheggiata dopo esser stata conquistata.
La città, una volta conquistata, verrà saccheggiata.
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Come si può notare dagli esempi, il participio perfetto dei verbi attivi ha valore passivo: quindi
hanno il participio perfetto solo i verbi transitivi attivi (per es. amatus, monitus, captus, ductus, ecc.).
Nei verbi deponenti e semideponenti invece il participio perfetto ha forma passiva ma valore attivo, perciò hanno il participio perfetto sia i transitivi sia gli intransitivi: per esempio secutus («che
ha seguito», deponente transitivo), profectus («che è partito», deponente intransitivo).
Alcuni participi perfetti di verbi deponenti e semideponenti hanno anche valore di participi presenti e vengono spesso tradotti in italiano con il gerundio presente:
arbitratus
da arbitror
«che crede», «credendo»; «che ha creduto»
ausus
da audeo
«che osa», «osando»; «che ha osato»
confisus
da confido
«che confida», «confidando»; «che ha confidato»
diffisus
da diffido
«che diffida», «diffidando»; «che ha diffidato»
fisus
da fido
«che si fida», «fidandosi»; «che si è fidato»
gavisus
da gaudeo
«che gode», «godendo»; «che ha goduto»
ratus
da reor
«che pensa», «pensando»; «che ha pensato»
secutus
da sequor
«che segue», «seguendo»; «che ha seguito»
usus
da utor
«che usa», «usando»; «che ha usato»
veritus
da vereor
«che teme», «temendo»; «che ha temuto».
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IL PARTICIPIO
Alcuni participi perfetti di verbi deponenti hanno valore attivo e anche passivo:
adeptus
da adipiscor «che ha ottenuto»; «ottenuto» (= «che ha ottenuto»)
comitatus
da comitor
«che ha accompagnato»; «accompagnato»
confessus
da confiteor «che ha confessato»; «confessato»
dimensus
da dimetior «che ha misurato»; «misurato»
expertus
da experior «che ha sperimentato»; «sperimentato»
meditatus
da meditor
«che ha meditato»; «meditato»
pactus
da paciscor
«che ha pattuito»; «pattuito»
partitus
da partior
«che ha diviso»; «diviso»
populatus
da populor
«che ha devastato»; «devastato».
Il participio futuro
Il participio futuro si forma aggiungendo al tema del supino il suffisso -urus, -ura, -urum e viene
declinato come un aggettivo della prima classe:
1ª coniugazione
rogat-urus, -a, -um
2ª coniugazione
vis-urus, -a, -um
3ª coniugazione
dict-urus, -a, -um
4ª coniugazione
vent-urus, -a, -um
il verbo sum
fut-urus, -a, -um.
Il participio futuro esprime un rapporto di posteriorità rispetto all’azione della proposizione reggente.
Pertanto, quando si deve tradurre dal latino un participio futuro, si ricorre, in base al contesto, a:
• una perifrasi con il gerundio del tipo «essendo sul punto di» (se in caso nominativo);
• una frase relativa con il verbo di tempo futuro oppure condizionale per esprimere un rapporto di posteriorità in un contesto passato;
• una proposizione temporale introdotta da «quando sta/stava/ecc. per», «mentre è/era/ecc.
in procinto di»;
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• un’espressione che indichi predestinazione («destinato a...») o intenzionalità/finalità dell’azione («con l’intenzione di», «per» + infinito): in quest’ultimo caso il participio futuro
può rendere il valore finale della proposizione.
Milites iam brevi perituri testimonium maximum virtutis reliquerant.
I soldati, essendo ormai sul punto di morire [= che sarebbero morti = quando stavano per
morire] entro breve tempo, avevano lasciato la testimonianza più grande del loro valore.
Perseus rediit, belli casum tentaturus. (LIV.)
Perseo tornò, con l’intenzione di tentare la sorte delle armi.
Misit legatos ad Tiberium oraturos auxilia. (TAC.)
Inviò ambasciatori a Tiberio per chiedere aiuti.
Anche il participio futuro, come il presente, ha solo valore attivo.
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IL PARTICIPIO
La coniugazione perifrastica attiva
Viene chiamata coniugazione perifrastica attiva la costruzione formata dall’unione del participio
futuro attivo di un verbo con una voce del verbo sum concordata con il soggetto. Essa esprime
l’idea di un’azione:
• che si sta per compiere («stare per», «essere sul punto di»);
• che si ha intenzione di compiere («avere intenzione di»);
• che si è destinati a compiere («dovere»).
Il modo e il tempo del predicato verbale italiano corrispondono a quelli dell’ausiliare latino sum.
Possono presentare la coniugazione perifrastica attiva tutti i verbi latini, purché abbiano il participio futuro, ovvero non siano privi del supino.
Lacedaemonii ad Thermopylas contra Persas pugnaturi erant. (SEN.)
Gli Spartani erano sul punto di [= stavano per] combattere contro i Persiani alle Termopili.
ESERCIZI
1.
1. Omnia ventura in incerto iacent. (Sen.) – 2. Magna pars hominum est quae navigatura
de tempestate non cogitat. (Sen.) – 3. Iuvat immittere oculos in hanc immensam multitudinem discordem, in perniciem alienam suamque pariter exultaturam. (Sen.) – 4. Caesar Calpurniam, L. Pisonis filiam successuri sibi in consulatu duxit uxorem. (Svet.) – 5. Otho
pecunias distribuit parce nec ut periturus. (Svet.) – 6. Othoni sepulcrum exstructum est
modicum et mansurum. (Svet.) – 7. Perseus rediit belli casum temptaturus. (Liv.) – 8. Coriolanus Romanos vicit, usque ad quintum miliarum Urbis (= ab Urbe) accessit, oppugnaturus et iam patriam suam. (Eutr.) – 9. Imperaturus omnibus eligetur ex omnibus.
(Pl. G.) – 10. Stultus est qui empturus equum non ipsum inspīcit sed stratum eius ac
frenos. (Macr.)
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2.
1. Bellum scripturus sum, quod populus Romanus cum Iugurtha, rege Numidarum, gessit. (Sall.) – 2. Famosae urbis supremum diem tradituri sumus. (Tac.) – 3. Iam stabant acies
paratae: iam lituus pugnae signa daturus erat. (Ov.) – 4. Compăra vires tuas cum rebus
quas temptaturus est. (Sen.) – 5. Appi ductu et auspicio rem publicam eversuri estis? (Liv.) –
6. Dicatur sane (= pure) Catilina eiectus esse a me, dummōdo eat in exilium; sed, mihi
credite, non est iturus. (Cic.) – 7. Non sum praedicaturus quantas ille res domi militiaeque, terra marique quantaque felicitate gesserit. (Cic.) – 8. Atticus libellum mihi dedit,
ut darem Caesari: eram enim cenaturus apud eum illo die. (Cic.) – 9. Mors aut meliorem,
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IL PARTICIPIO
quam qui est in vita, aut certe non deteriorem adlatura est statum. (Cic.) – 10. Illi ipsi, qui
remanserant, relicturi agros omnes erant. (Cic). – 11. Ego hinc me non sum motura. (Ov.) –
12. Iesus sciens omnia, quae ventura erant, processit et dixit eis: «Quem quaeritis?» Responderunt ei: «Iesum Nazarenum». (Bibl.)
3.
1. Iugurtha Sullae vinctus traditur. (Sall.) – 2. Alexander detractum anulum digito Perdiccae tradidit. (C. Rufo) – 3. Datis et Arthaphernes Eretriam ceperunt civesque abreptos in
Asiam miserunt. (C. Rufo) – 4. Sabinus, suos hortatus, signum dat. (Ces.) – 5. Castellum
Caesar adgressus ominibus copiis expugnat. (Ces.) – 6. Divitiācus multis cum lacrimis Caesarem complexus, obsecrare coepit ne quid gravius in fratrem statueret. (Ces.) – 7. Repentino adventu Libo naves onerarias quasdam nactus incendit. (Ces.) – 8. Cn. Pompeius
filius, Lissum profectus, naves onerarias XXX intra portum adgressus, omnes incendit.
(Ces.) – 9. Tempestas naves Rhodias afflixit, ita ut ad unam omnes naufragio interirent
et remĭgum pars ad scopulos allisa interficeretur, pars ab nostris detraheretur: quos
omnes conservatos Caesar domum remisit. (Ces.) – 10. Suebi, qui ad ripas Rheni venerant, domum reverti coeperunt: quos Ubii insecuti, magnum ex his numerum occiderunt.
(Ces.) – 11. Hannibal M. Minucium Rufum, dolo productum in proelium, fugavit. (Nep.)
– 12. Me populus Romanus a porta in Capitolium atque inde domum celebritate laetitiaque comitatum honestavit. (Cic.)
4.
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1. Supplicatio dis immortalibus meo nomine decreta est, quod primum post hanc Urbem
conditam togato (togatus = magistrato civile) contĭgit. (Cic.) – 2. Illi regibus parēre iam
a condita Urbe didicerant, nos post reges exactos servitutis oblivio ceperat (nos … oblivio ceperat = nos obliti eramus). (Cic.) – 3. Caesar Metropolim venit, sic ut antecederet
nuntium expugnati oppidi. (Ces.) – 4. Marcellus, Syracusas ingressus, inlacrimavit partim
gaudio tantae perpetratae rei, partim vetusta gloria urbis. (Liv.) – 5. Bellum ea tempestate nullum nisi adversus Germanos superat, abolendae magis infamiae (dativo con valore finale) ob amissum cum Quintilio Varo exercitum quam cupidine proferendi imperii.
(Tac.) – 6. Hoc tam turbido tempore, Epaminondas, quoad cum (= tra) civibus dimenticatum est, domi quietus fuit: itaque haec liberatarum Thebarum propria laus est Pelopidae, ceterae fere communes cum Epaminonda. (Nep.)
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IL PARTICIPIO
5.
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1. Carthaginienses, fracti bello et cladibus exinaniti, pacem a Regulo petiverunt. (Frontino) – 2. Ille perterritus, quod omnem provinciam consentire intellegebat, ex Sardinia in
Africam profugit. (Ces.) – 3. Adsidentem Caesarem conspirati specie officii circumsteterunt. (Svet.) – 4. Lictores satellitesque, confluentem turbam summoventes, patentes late
vias vacuasque praebebant. (Liv.) – 5. Hannibali victori cum ceteri circumfusi gratularentur suaderentque ut, tanto perfunctus proelio, diei quod reliquum esset noctisque insequentis quietem et ipsi sibi sumeret et fessis daret militibus, Maharbal, praefectus
equitum, minime cessandum esse ratus est. (Liv.) – 6. Ipse terrestres copias comparabat,
magna se duo auxilia detraxisse Romanis credens: ex una parte Aetolos, ex altera Dardanos, faucibus ad Pelagoniam a filio Perseo interclusis. (Liv.) – 7. Igitur hostem inscium
duplicatis aggressus copiis superavit, et velocius omni nuntio ad Hannibalem et ad castra
sua rediit in Campaniam. (Frontino) – 8. Reges Attalici, magnis philologiae dulcedinis inducti, cum egregiam bibliothecam Pergami ad communem delectationem istituissent,
tunc item Ptolomaeus, infinito zelo et gloriae amore incitatus, ad eundem modum contendit bibliothecam Alexandriae comparare. (Vitr.) – 9. Babylona procedenti Alexandro
Mazeus, qui ex acie in eam urbem confugerat, cum adultis liberis supplex occurrit, urbem
seque dedens. Gratus adventus eius regi fuit. (C. Rufo) – 10. Quantus te populus moriturus sequetur? Quantus comitabitur? Multa milia hominum hoc ipso momento, quo tu
mori dubitas, animam variis generibus emittunt. (Sen.)
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