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Meditazioni filosofiche
IL DIRITTO ALLA MALINCONIA
«Nella società competitiva del capitalismo maturo, esasperata da
un’etica individualistica, se non ce l’hai fatta (nella corsa alla felicità),
significa che non ti sei impegnato abbastanza, che non ce l’hai messa
tutta, che sei inadempiente.
L’infelicità, vissuta con vergogna, è allora indotta a nascondersi, a
negarsi, a mascherarsi. In proposito sono significativi i suggerimenti
attualmente offerti dalle agenzie di selezione del personale ai candidati
all’assunzione - sorriso a trentadue denti, occhi strizzati, spalle erette atteggiamento di chi sta salendo sul podio per ricevere il Premio del
successo, frettolosamente equiparato alla felicità.
[…] Ciò che risulta insopportabile è l’infelicità esistenziale, quella
senza causa specifica e per ciò stesso senza rimedio ma che, in varie
misure, accompagna la vita di tutti.
Poiché nell’attuale società non ci può essere un problema che non
comprenda in sé la propria soluzione e ogni narrazione deve
necessariamente prevedere un lieto fine, la soluzione dell’infelicità
dovrebbe necessariamente risiedere nella volontà di essere felici: volontà
individuale, competitiva, appropriativa, vera e propria ingordigia di
soddisfazioni dal cui cumulo dovrebbe sgorgare l’oro puro della
felicità».
Silvia Vegetti Finzi, I problemi fondamentali della filosofia, Aliberti editore,
Roma 2012, p. 92
CLAUDIA BIANCHI, NEL GUSCIO, OLIO SU TE LA
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L
“Tutte le cose nobili hanno un’ombra di malinconia”
La tradizione iconografica ha raffigurato spesso la malinconia
H. Melville, Moby Dick
attraverso figure con il capo reclinato, spesso circondate da paesaggi
lugubri, rovine, oggetti che rimandano alla vanità della vita come teschi
e parole di Silvia Vegetti Finzi tratteggiano in maniera chiara un
e candele consumate. Letteratura e filosofia oscillano: gli antichi la
nodo cruciale dei nostri tempi: la riduzione della felicità a
descrivevano come un pericoloso squilibrio di ‘umori’ - da questa
possesso di beni materiali. La felicità, infatti, è sempre più spesso
visione negativa si discosta il testo pseudo-aristotelico Problemata 30, 1 -,
associata all’acquisto di merci: agli oggetti, alle cose, al loro utilizzo si
mentre nel Rinascimento essa diventa il tratto distintivo del genio, basti
rivolgono i nostri desideri, i nostri sforzi, il nostro tempo. E questa
ricordare gli elogi della malinconia di Marsilio Ficino. Anche i poeti
ricerca tutta ‘esteriore’ richiede il continuo affannarsi di personalità
romantici e decadenti ne parlano: essa è lo stigma della loro ‘diversità’, il
desiderose di affermare energicamente se stesse.
pesante perimetro che segna la distanza da una società sempre più
All’infelice, dunque, viene imputata l’accusa di inadempienza al
plasmata dagli effetti della crescente industrializzazione. Baudelaire, il
modello predefinito di benessere; l’infelicità, etichettata come frutto di
poeta che ha fatto della malinconia la cifra dei suoi versi, scrive:
un insufficiente impegno, diventa una colpa.
«n’importe où hors du monde», e ancora «Paris change! mais rien dans ma
Eppure…
mélancolie n’a bougé». Con l’avvento del capitalismo, insomma, la
Personalmente ritengo che non si debba pensare all’infelicità come a
malinconia viene associata a una condizione di improduttività: al
una dimensione totalmente negativa, dalla quale fuggire a tutti i costi.
malinconico si attribuiscono la stanchezza, l’indolenza, l’immobilità
Espungendo ovviamente da essa gli aspetti patologici, quelli per
sterile di pensieri tristi, inutilmente proiettati verso un impossibile
intenderci che rimandano alla depressione e che s’inoltrano nei labirinti
altrove.
terribili dell’afflizione fisica e mentale, l’infelicità, declinata nella sua
In parte questa è ancora la visione dominante; in parte, poiché,
forma ‘morbida’ di malinconia, è quasi sempre la compagna delle
considerato il fosco tramonto del capitalismo nella sua fase avanzata,
esistenze più autentiche.
con i suoi dogmi di efficientismo e aggressività, non sono in pochi a
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tessere di nuovo l’elogio della malinconia. Psicologi, sociologi, letterati
condizione di ‘mancanza’ senza disperazione. Lo sguardo rivolto alla
hanno scritto recentemente testi relativi a questo stato d’animo; ad essi
transitorietà, sa cogliere - e amare - la perenne antinomia che anima le
unisco queste mie righe con l’intento di affermare, contro i detrattori di
nostre esperienze: la vita e la morte, la fermezza e la fugacità. Allo
tutti i tempi, il diritto alla malinconia.
scorrere del tempo non oppone un presente continuamente protratto,
La malinconia non è una debolezza da combattere, un
‘individuale’, affannoso e stracolmo. Presente falsamente immobile,
atteggiamento da perdigiorno; essa è la predisposizione a soffermarsi
questa dimensione appiattita dell’esistenza, lontana dalla comprensione
sulle cose del mondo con sguardo profondo, è uno stato proficuo di
del passato e dall’impegno verso il futuro, si fa palude di desideri
non contentezza, un turbamento che porta a ri-considerare, nella calma
impossibili, veicolo di frustrazioni e imbecillità varie e pericolose.
di una penombra, lo stato delle cose. Il malinconico esamina con
Oggi confessare una predisposizione crepuscolare è più che mai
pazienza se stesso e ciò che lo circonda, non si accontenta delle
sconveniente; l’atteggiamento meditabondo del malinconico non si
soddisfazioni standardizzate - oggi legate soprattutto alla dimensioni di
presta a puntellare il modello attuale di società. L’organizzazione
bravi consumatori -, e avverte i pericoli del conformismo, ai quali
capitalistica del pianeta, infatti, necessita dello sviluppo di personalità
oppone la sua calma inquietudine. Il malinconico predilige, e dunque
competitive, «appropriative» - come scrive Silvia Vegetti Finzi -, votate a
ricerca, momenti di isolamento, luoghi tranquilli che aiutano la
un ottimismo piatto che sconfina nell’ottusità. Che sia, dunque, la
concentrazione; nulla è infatti meno consono alla malinconia degli
malinconia una forma di ‘resistenza’? Un atto sovversivo?
ambienti affollati nei quali è facile stordirsi, confondersi, dare il peggio
Condizione necessaria all’indagine introspettiva, la malinconia è
di sé. La solitudine del malinconico contemporaneo non è però
preludio, una volta riemersi da sé, all’analisi di ciò che ci circonda. E nel
‘elegante’ distacco, presuntuoso isolamento: malinconia e superbia si
chiaroscuro della riflessione, lontano dal meriggio accecante dello status
oppongono. La superbia afferma - o nega -, avanza con passo deciso e
quo, le nostre capacità critiche e creative si rinsaldano e fioriscono.
pesante, pienamente soddisfatta di sé. La malinconia non dice, resta
generalmente seduta tranquilla o procede con lentezza in una
LAVINIA PESCI
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