PAGINE DI CIVILTÀ ROMANA
Gli spettacoli
I
l popolo romano amava, e quasi li reclamava, gli spettacoli: commedie, tragedie e mimo a teatro, corse dei carri
al circo, combattimenti dei gladiatori negli
anfiteatri. Ma gli spettacoli più sorprendenti e più amati, erano quelli che si svolgevano nell’anfiteatro più famoso, il Colosseo,
iniziato sotto l’imperatore Vespasiano nel 72
d.C. ed inaugurato sotto il figlio Tito nell’ ’80,
la cui capacità arrivava a 80.000 spettatori.
Questo famosissimo anfiteatro, il cui imponente edificio a pianta ellittica si è conservato quasi integralmente fino ad oggi, fu
costruito dove un tempo sorgeva la immensa
Domus Aurea (Casa d’Oro) di Nerone. Fu
detto Anfiteatro Flavio dal nome della gens
di Vespasiano (la casa «Flavia») e solo più
tardi, nel Medio Evo, ebbe il nome attuale di
Colosseo, dall’enorme statua di Nerone che
sorgeva nelle vicinanze. Vi si svolgevano
combattimenti di belve contro altre belve
o contro uomini, ma lo spettacolo per eccellenza era costituito dal combattimento di uomini contro uomini, i famosi gladiatori.
Per diventare gladiatori (generalmente
schiavi, ma anche individui liberi), era necessario seguire lunghi corsi di addestramento
organizzati dagli impresari dei giochi, che
erano anche i proprietari dei combattenti. Diverse, in funzione del loro equipaggiamento,
erano le categorie di gladiatori. Quella del reziario, un gladiatore che, armato di rete e di
tridente, combatteva contro il mirmillone,
così chiamato dal nome del pesce (mormyr),
che ornava il suo elmo (il loro duello rappresentava la lotta del pescatore contro il pesce);
poi il trace, che duellava con uno scudo rotondo e una corta scimitarra; infine il sannita, armato di scudo rettangolare e di grossa
spada.
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Quella tra i gladiatori era una lotta all’ultimo sangue, nella quale il perdente poteva
avere salva la vita grazie all’intercessione
degli spettatori: questi sollevavano il pollice
in alto, se volevano risparmiarlo, lo giravano
verso il basso (pollice verso), se ne volevano
la morte (ciò accadeva molto spesso, specialmente se a combattere erano i criminali condannati a morte, l’ultimo dei quali era fatto
uccidere da un gladiatore immesso nell’arena a combattimento finito).
Si poteva assistere al Colosseo anche alle
venationes (caccia alle bestie selvagge) o
alle naumachı̆ae (battaglie navali, per le
quali si inondava l’arena!).
A Roma gli spettacoli erano gratuiti, offerti dagli imperatori.
Altro luogo di spettacolo era il Circo.
A Roma se ne contavano diversi, ma il più
famoso di tutti era il Circo Massimo. Si
trattava di un edificio scoperto di forma ellittica, che ospitava una pista (arena), divisa
per il lungo da un muretto (spina) adorno di
statue, colonne e obelischi, e fornita anche di
scuderie (carceres, lett. sbarre, cancelli) e di
gradinate (cavea): vi si svolgevano soprattutto corse di cocchi, tirati da due o quattro
cavalli (bighe e quadrighe) che dovevano
compiere sette giri dell’arena in senso antiorario.
L’auriga, o cocchiere, era tanto più abile
quanto più riusciva a guadagnare terreno
prendendo strette le curve. Spesso accadeva
che i cocchi si rovesciassero rendendo molto
spettacolare la gara. Infatti l’interesse degli
spettatori era accresciuto dal fatto che ai gareggianti tutto fosse permesso al fine di spingere gli avversari a fracassarsi contro le
murate.
I Romani seguivano con interesse anche
gli spettacoli teatrali. L’edificio in cui avvenivano le rappresentazioni consisteva in
un anfiteatro a gradinate. Di fronte agli spettatori sorgeva una costruzione (la scaena),
la cui facciata serviva da sfondo all’azione
rappresentata; fra scena e anfiteatro si
apriva uno spazio circolare o semicircolare
(l’orchestra). Gli attori recitavano con maschere sul volto (che servivano anche come
amplificatori della voce) e portavano calzari
di vario genere a seconda della rappresentazione.
A Roma i teatri, tra cui il notissimo Teatro di Marcello, sorgevano nel Campo Marzio e vi erano rappresentate soprattutto le
commedie per le quali i Romani avevano
maggiore disposizione; per le audizioni musicali, c’erano i teatri coperti (odēum al
sing., cioè odeon).