LUIGI PIRANDELLO PAG 583- 663 LA VITA Pirandello nasce ad Agrigento nel 1867 in Sicilia da una famiglia agiata per cui riceve una educazione adeguata. Laureatosi in Germania in filologia romanza, si trasferisce a Roma dove inizia a scrivere. Nel 1894 sposa la conterranea Antonietta Portulano per poi doversi dedicare all’attività di insegnante a causa di problemi economici: questa difficile situazione intaccherà la salute psichica della moglie fino a degenerare in follia. Nel 1904 Pirandello scrive il romanzo Il fu Mattia Pascal che ottiene un discreto successo e viene invitato a scrivere opere teatrali ottenendo un grande successo a Parigi con la rappresentazione di Sei personaggi in cerca di un autore nel 1923. Grazie a questo successo Pirandello può dedicarsi solo al teatro fondando nel 1925 la compagnia del Teatro d’Arte dove la prima attrice è Marta Abba. In questo stesso anno Pirandello si iscrive al partito fascista, ma la sua vicinanza agli ideali del partito è del tutto inesistente in quanto la sua poetica è molto diversa da quella del regime fascista. Nel 1932 un suo dramma viene rivisto per diventare un film a Hollywood e nel 1934 Pirandello riceve il Premio Nobel per la letteratura. Nel 1936 Pirandello muore e viene sepolto ad Agrigento secondo le sue volontà con una cerimonia privata. LA POETICA Pirandello vive appieno la stagione del Decadentismo dove l’uomo si scopre un essere debole e in crisi poiché ogni sua certezza e ogni suo credo si sono rivelati illusioni: in questa condizione, definita da Pirandello stesso come condizione Copernicana, l’uomo si trova in una situazione di caos generale dato non solo solo dalla realtà in cui vive, che non è regolata da nessuna legge assoluta, ma anche da se stesso in quanto egli ha compreso di essere un essere complesso, la cui personalità risulta l’ insieme di molteplici sfaccettature che ignora. Pirandello parla di condizione Copernicana perché secondo lui la scoperta astronomica di Copernico ha rotto le certezze dell’uomo, ponendolo in una condizione esistenziale di incertezza. Pirandello nel definire la sua idea di uomo si rifà agli scritti psicologici dello psicologo francese Binet, il quale parla di personalità molteplice: grazie a questo concetto, Pirandello afferma che l’uomo vive in una condizione di dissociazione interiore, che qualora venga compresa non può che portare alla follia. Nello stesso tempo grazie alle letture di Seailles sulla percezione, Pirandello comprende che la percezione, e quindi la conoscenza della realtà, non è oggettiva, ma soggettiva e quindi come tale relativistica: ogni uomo percepisce la realtà in modo diverso per cui decade il concetto di verità in quanto la conoscenza è soggettiva. Se la conoscenza è soggettiva, soggettivi sono anche i valori morali che Pirandello definisce forme, cioè ideali astratti che limitano l’agire dell’uomo rendendolo infelice. Questa visione relativistica dell’uomo e della sua conoscenza si manifesta nella poetica pirandelliana attraverso l’umorismo, che egli definisce il sentimento del contrario perché mette in risalto il lato oscuro della realtà portando l’uomo ad una riflessione sulla propria esistenza; attraverso l’umorismo l’uomo scopre di vivere una vita falsa fatta di maschere che egli indossa per essere accettato dalla società seguendo le sue regole e i suoi ideali, tuttavia quando questa maschera viene strappata si svela una nuova realtà, che costituisce il lato oscuro dell’umorismo stesso. Secondo Pirandello l’autore che utilizza l’umorismo è un autore irrazionale, che ponendosi contro i principi del positivismo e della ragione, giunge ad essere emarginato dalla società in quanto definito folle poiché si oppone al vivere in autentico della società stessa. L’umorismo ha come fine quello di far trionfare il caos sia nella vita che nell’arte, dove quest’ultima deve diventare un’arte senza autore, cioè una realtà autonoma che prende vita da sola al di là della volontà dell’autore: questa idea di arte senza autore trova la sua massima espressione nel dramma Sei personaggi in cerca d’autore, dove i personaggi compaiono come figure reali ed autonome dall’autore che li ha creati. L’ITINERARIO DELLE OPERE Pirandello è un autore sperimentale che si è cimentato in diversi generi letterari come il romanzo, il teatro e le novelle, tuttavia egli inizia la sua esperienza artistica scrivendo una raccolta di poesia dal titolo Il Mal Giocondo, dove mette già in evidenza la propria concezione del vivere e dell’uomo. L’opera con cui Pirandello spiega la propria poetica è L’umorismo ( vedere pag. 593), scritta nel 1908 dopo aver raggiunto una certa notorietà. Tale opera è un saggio teorico che Pirandello scrive per potersi aggiudicare la cattedra di ruolo come insegnante di lettere delle scuole superiori; tuttavia la struttura dell’opera è molto originale perché se nella prima parte Pirandello rimane fedele ai canoni di uno scritto teorico, nella seconda parte assume uno stile di scrittura più innovativo dove emerge la propria concezione poetica. Originale è anche la dedica posta sul frontespizio del saggio in quanto Pirandello dedica il suo scritto al personaggio Mattia Pascal, incarnazione del concetto di umorismo da lui delineato. Nell’arco della sua vita Pirandello lavora per realizzare il suo progetto di scrivere una novella per ogni giorno dell’anno costituendo la raccolta di Novelle per un anno. In realtà egli scrive solo 246 novelle in cui mette in evidenza la propria poetica. Quasi tutte le novelle partono dal descrivere un evento banale che però comporterà dei mutamenti nella vita del protagonista di turno, il quale inizierà un lavoro di analisi su se stesso e sulla società, venendo così a scoprire la falsità del proprio vivere, che gli risulterà pertanto inaccettabile. Queste novelle sono scritte in modo breve e conciso in quanto dovevano essere pubblicate su giornali e riviste e mettono in evidenza una nuova figura di narratore, che racconta le vicende da una visuale soggettiva e di sbieco, cioè dando l’idea di non conoscere quanto sta raccontando al fine di porre in primo piano la figura del personaggio di turno che attraverso i suoi ragionamenti tenta di far chiarezza sull’evento che lo ha messo in crisi. Pirandello attraverso le novelle attua un narrazione dell’assurdo dove si manifesta la sua concezione relativistica della realtà in quanto il protagonista scopre che ogni evento può essere visto sotto molteplici aspetti per cui la narrazione diventa multi prospettica, spiazzando il lettore che deve ricostruire ciò che sta leggendo. Molte delle sue novelle vengono poi trasformate in drammi teatrali in quanto Pirandello si presenta come un scrittore circolare, cioè che ritorna costantemente su se stesso e su quanto ha prodotto. La produzione teatrale pirandelliana prende il nome di Maschere nude, mettendo in evidenza uno dei concetti tipici della poetica di Pirandello cioè quello di maschera: gli uomini vivono indossando delle maschere che la società richiede e quando si accorgono di questa falsità si trovano in un dilemma insostenibile poiché sono costretti a scegliere se rindossare volutamente queste maschere o svelare questo gioco, rischiando di essere condannati all’isolamento in quanto considerati folli. I 44 testi teatrali di Pirandello possono essere suddivisi in questi 6 sottogruppi così distinti: 1. Gli atti unici, come Lumiè di Sicilia scritti in dialetto siciliano dove si mette in evidenza il tema della maschera; 2. Le commedie in dialetto siciliano come Il berretto a sonagli dove si attua una considerazione sulla famiglia, nucleo della società ingannevole; 3. Il dramma del relativismo con l’opera Cosi è se vi pare dove emerge la tematica dell’inesistenza della verità; 4. Il teatro nel teatro con le opere Sei personaggi in cerca d’autore e Questa sera si recita a soggetto, dove gli stessi attori devono recitare la loro condizione di attori; 5. La tragedia della follia con il dramma di Enrico IV dove la follia diventa mezzo per scoprire la finzione della vita; 6. Il mito dell’arte con I giganti della montagna, che è un’opera incompiuta in cui si celebra la bellezza dell’arte e della poesia contro le dittature presenti. SEI PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE: ( vedere pag.643) è il dramma più importante di Pirandello scritto nel 1921 in cui si fa riferimento alle tristi vicende familiari dell’autore dovute alla pazzia della moglie, che lo accusava di aver avuto una relazione incestuosa con la loro figlia. Questo dramma è il miglior esempio di teatro nel teatro in quanto l’ambientazione è quella di un teatro dove degli attori, diretti dal Capocomico, stanno provando una commedia finché non vengono interrotti da 6 personaggi che chiedono loro di rappresentare la loro vita, cioè il loro dramma, poiché l’autore che li ha creati, li ha abbandonati, rifiutandosi di mettere per iscritto la loro vicenda. Questi sei personaggi non sono uomini, ma maschere che rappresentano dei sentimenti ben precisi, fissi e immutabili che chiedono di essere rappresentati non per ottenere una catarsi, cioè una purificazione come era indicato nel teatro greco, ma per ottenere una forma di alleviamento del proprio dolore. Questa richiesta però non può essere realizzata in quanto gli attori si mostrano incapaci di rappresentare il loro dramma poiché la vita non può essere mai replicata né inclusa in un lavoro costituito per cui i personaggi sono condannati a non poter mai essere rappresentati. Questa opera mette in luce molti aspetti innovativi, quali: 1. La sfiducia vero la letteratura tradizionale che non ha valore in quanto non può comunicare nulla di buono e di bello; 2. La sfiducia verso il teatro tradizionale che mira a rendere spettacolare la vita mentre dovrebbe confrontarsi con il dramma che la vita reale include in sé; 3. L’assenza di un autore e di un testo scritto: di fatto esiste un’ambiguità profonda poiché c’è un testo, ma sembra che non esista e che lo spettacolo si costruisca da solo; 4. L’esaurirsi della recitazione tradizionale in quanto gli attori non sono in grado di recitare il dramma dei personaggi; 5. La creazione di una sala nuda dove non esiste una scenografia in quanto il palcoscenico non è pronto poiché gli attori stanno solo provando; 6. L’uscire della messi in scena dal palco per includere lo spettatore che diventa compartecipe del dramma. Sei personaggi in cerca d’autore insieme ai drammi A ciascuno a suo modo e Stasera si recita a soggetto costituiscono la trilogia del teatro nel teatro dove il tema centrale è quello del conflitto dove gli attori si scontrano prima con i personaggi, poi con il pubblico e infine, nell’ultimo dramma, con il regista. I GIGANTI DELLA MONTAGNA: ( vedere pag.659) è l’ultima opera, rimasta incompleta, di Pirandello che fa parte della trilogia dei miti, il cui tema fondante è l’evasione dalla società attuale. Questa trilogia è composta dall’opera La nuova città , dove si fugge verso una nuova visione di politica, dall’opera Lazzaro dove si fugge verso una nuova forma di religione e dall’opera I giganti della montagna dove si fugge verso una nuova visione di arte che riporti l’uomo a un contatto più puro con la natura. Per Pirandello tutti questi tentativi di evasione falliscono poiché l’uomo è ormai schiacciato dalla civiltà tecnologica, che lui stesso ha creato: questo fallimento porta Pirandello ad avvicinarsi alle tematiche della filosofia esistenzialista e della corrente di pensiero del Surrealismo che emergono negli anni 30. Nel delineare questo dramma, Pirandello prende spunto da due episodi di vita, ovvero: 1. Il fallimento della compagnia di teatro della contessa Ferrari avvenuto nel 1928, sua vicina di casa a Roma; 2. Lo spettacolo di Sei personaggi in cerca di un autore andato in scena a Canicattì di fronte a un pubblico di contadini, costretto dalle autorità ad assistervi, senza aver compreso nulla di quanto si stava recitando. Di fronte a questi eventi Pirandello attua una riflessione sul destino del teatro, che risulta ormai lontano dal suo pubblico che non è più in grado di comprenderlo; tale incomunicabilità dà vita al personaggio del mago Crotone che è il capocomico di un gruppo teatrale fallito, che vive ai margini della realtà sociale ponendo una propria visione soggettiva della realtà, che in quanto tale non può essere compresa da nessun altro ad eccetto del protagonista stesso. Per quanto riguarda la sua produzione di romanzi, Pirandello scrive 7 romanzi che si possono distinguere in due gruppi, cioè i romanzi di intreccio e i romanzi dell’io. Nel gruppo dei romanzi d’intreccio fanno parte L’esclusa, romanzo di carattere verista e I vecchi e i giovani dove l’autore mette a confronto due generazioni diverse, mentre nel gruppo dei romanzi dell’io si trovano Il fu Mattia Pascal, Uno, nessuno e Centomila e Si gira, il primo romanzo ambientato nel mondo del cinema. In questo secondo gruppo Pirandello concentra l’attenzione sull’analisi interiore del suo protagonista, dove il suo ragionamento lo porta a considerare verità non solo l’apparire ma anche il sogno e la follia in un allargamento del concetto di verità senza fine. Pirandello utilizza uno stile anonimo e assente per poter esprimere questo dissolvimento della ragione dell’uomo e del concetto di verità ad esso connesso; inoltre utilizza un linguaggio medio in quanto l’autore non deve più ricercare il bello,ma permettere al protagonista della storia di esprimere e di capire la propria realtà nel quale vive. IL FU MATTIA PASCAL ( vedere pag. 622): è il romanzo in cui Pirandello dimostra la propria maturità come scrittore, mettendo in evidenza tutti i temi della sua poetica. Il romanzo narra la strana vicenda di Mattia Pascal, bibliotecario di Miragno, che avendo vinto al Casinò di Monte Carlo decide di fuggire dalla sua triste vita per crearsi una nuova identità, mentre al suo paese lo credono morto. Questo tentativo di fuga, tuttavia si mostra fallimentare poiché porta Mattia a prender coscienza della propria inettitudine e della propria impossibilità di crearsi una nuova vita : egli è la figura dell’anti eroe che rappresenta la crisi della società di inizio Novecento, la quale non avendo più valori a cui far riferimento e più certezze a cui aggrapparsi si trova impreparata a vivere. Constatato il suo fallimento, Mattia decide di ritornare al suo paese, ma qui scopre di essere stato dimenticato e di non aver più alcun ruolo, per cui, solo, ritorna a lavorare come bibliotecario e decide di scrivere le sue memorie raccontando la sua storia in cui egli è diventato il fu Mattia Pascal, poiché nella sua tomba è stato sepolto un estraneo. Pirandello nel momento in cui delinea questa trama modifica la struttura narrativa creando due differenti livelli, cioè: 1. Il racconto delle vicende del protagonista; questo racconto è svolto come narrazione autobiografica dove emerge la figura dell’anti eroe che mette a nudo la propria incapacità di vivere a partire dal proprio punto di vista; 2. Le riflessioni del protagonista sulle proprie avventure che evidenziano la dissoluzione dell’io del protagonista, che alla fine si presenta come un eroe senza identità in quanto non ha più nulla. Pirandello utilizza in questo romanzo un stile anonimo dove la narrazione risulta essere caotica come il suo protagonista, che tenta di narrare e rielaborare quanto ha vissuto, venendo a creare un romanzo multiforme in cui sono presenti più generi di racconto, dalla cronaca all’esposizione degli eventi da parte del protagonista. UNO, NESSUNO E CENTOMILA: ( vedere pag. 633) è l’ultimo romanzo di Pirandello che viene pubblicato nel 1925 dopo un lungo periodo di rielaborazione dove l’autore porta alle estreme conseguenze il suo pensiero relativista, descrivendo il totale annullamento dell’io attraverso le meditazioni filosofiche del protagonista Vitangelo Moscarda. Quest’ultimo, scoprendo un difetto fisico grazie alle indicazioni di sua moglie Dida, inizia una lunga riflessione sul proprio io e sull’immagine che gli altri hanno di lui, venendo così a comprendere che egli è nello stesso tempo centomila io, a seconda di chi lo guardi, ma nello stesso tempo è nessuno poiché il suo unico io si disperde nelle diverse maschere per giungere ad annullarsi. Di fronte a questa incredibile verità, Moscarda non può far altro che rifugiarsi nella follia per cercare di vivere una vita autentica al di fuori di questo gioco di maschere. Secondo Pirandello la vita è in conclusione poiché tutto è flusso per cui nulla può essere delimitato, ciò che contiene e limita sono le forme cioè i valori morali che la società impone anche se essi non hanno alcun significato.