I DISTRETTI INDUSTRIALI DI FRONTE ALLA SFIDA DELLA GLOBALIZZAZIONE: SONO IN GRADO DI APPRENDERE DA ALTRE REALTÀ? Emiliano Duch President - THE COMPETITIVENESS INSTITUTE (Barcelona) Alberto Pezzi Executive Director - THE COMPETITIVENESS INSTITUTE (Barcelona) Abstract Nell'ambito delle nuove sfide che i distretti industriali stanno fronteggiando nel contesto della globalizzazione, questo paper cerca di descrivere come i clusters (termine più frequentemente usato in questo contesto per indicare i distretti) siano in grado di apprendere da altre realtà in contesti similare la corretta strategia. In particolare, il paper trae spunto da un caso concreto nel settore della conceria e della lavorazione della pelle che è stato inoltre utilizzato come case study dalla Harvard Business School. Quali sono le strade e gli strumenti che i clusters possono utilizzare per migliorare la loro competitività a livello mondiale? Le politiche di costo e l'efficienza operativa da sole non sono sufficienti ad assicurare un vantaggio competitivo sostenibile nel lungo periodo. L'elemento chiave per assicurare questo vantaggio risiede nella corretta strategia che i cluster e le imprese che li compongono debbono adottare. Grazie ad un'iniziativa di rafforzamento della competitività a livello di cluster promossa dal Governo della Catalogna, il cluster di Igualada operante nel settore della conceria, ha potuto superare la crisi nella quale versava apprendendo dal cluster più avanzato di Arzignano (in Italia), la corretta strategia. In questo processo il maggiore ostacolo da superare è stato rappresentato dalla mentalità e dal conventional wisdom inizialmente presente nel cluster che impediva l'innovazione e la collaborazione tra imprese. Questo caso, che contiene numerose lezioni sia per le imprese che per gli altri responsabili dello sviluppo del territorio, può portare alcune importanti riflessioni nell'ambito dell'attuale fase di stagnazione e di difficoltà nella quale versano dei più importanti distretti del made in Italy. 1. Introduzione: globalizzazione e distretti industriali Il distretto industriale, o business cluster secondo la terminologia anglosassone, rappresenta un fenomeno di sviluppo del territorio nel quale interagiscono diverse componenti, non tutte facenti parti della stretta sfera economica. Nell'analisi e nelle dinamiche evolutive dei distretti industriali intervengono, infatti, elementi legati si all'economia e al business in senso stretto, ma anche alla geografia economica, al contesto socioeconomico e perfino a quello culturale di un determinato territorio. I distretti industriali tuttavia, pur divenendo oggetto di studio solo abbastanza recentemente da parte degli economisti (se si eccettuano i riferimenti fatti da Marshall, 1919), hanno origini che risalgono a parecchi secoli. La tendenza alla concentrazione in un ambito territoriale molto circoscritto di attività manifatturiere similari o complementari è, infatti, tuttora osservabile nella toponomastica delle strade di alcune città del centro e nord Italia, vedi ad esempio il caso di Bologna dove troviamo le varie via Drapperie, via degli Orefici o via Calzolerie, ad indicare una determinata specializzazione produttiva degli artigiani ubicati in quella determinata strada. Oggi l'ambito spaziale di insediamento è senz'altro cambiato e va ben al di là di una singola strada, di un determinato quartiere o di una singola città, però la tendenza alla "clusterizzazione" e alla concentrazione geografica di determinate attività rimane forte ed è osservabile in moltissime regioni in tutto il mondo. Ciò che invece è profondamente cambiato è l'ambito di riferimento geografico nella competizione con lo quale devono confrontarsi le imprese dei distretti industriali e il ruolo che questi giocano nell'ambito del fenomeno della globalizzazione. Diversi esperti quali Enright (1998) e Porter (1998), parlano infatti di location paradox, per indicare infatti il fenomeno, apparentemente in contraddizione, tra la globalizzazione dell'economia mondiale e concentrazione in un ambito geografico ristretto quale il cluster, del vantaggio competitivo di una determinata attività. Le ragioni che spiegano questo apparente paradosso e soprattutto che giustificano la crescente tendenza alla concentrazione geografica o meglio ala "clusterizzazione" di certe attività economiche sono molteplici e sono descritte in maniera dettagliata da Porter (1998), nell'ambito del suo ultimo lavoro. Esse sono legate ai vantaggi competitivi in termini di maggiore produttività, maggiore grado d'innovazione e anche maggiore fecondità in termini di creazione di nuove imprese che i distretti industriali sembrano offrire alle imprese ivi ubicate. La crescita e il successo di un determinato distretto industriale tuttavia, non è legata unicamente al valore aggiunto che questo può offrire alle imprese in termini di maggiore efficienza operativa, ma risiede più spesso nella corretta strategia adottata dalla maggior parte delle imprese facenti parte del distretto in relazione al particolare tipo di business nel quale operano. Con queste premesse, non esistono quindi distretti industriali operanti in business competitivi "per se", ma piuttosto distretti industriali con strategie corrette per il business e il contesto nel quale operano che garantiscono la competitività delle imprese che vi operano. Il paper in oggetto ha lo scopo di analizzare se i distretti industriali sono in grado di apprendere tale strategia osservando quanto avviene in realtà e contesti similari al proprio prendendo ad esempio un caso della Harvard Business School riguardante l'industria catalana della pelle (Ballarin et altri, 1995) e le successive evoluzioni. 2. Il caso del cluster della lavorazione della pelle di Igualada Igualada è una città di medio-piccole dimensioni (60.000 ab.) ubicata nella Catalonia centrale nella quale esiste una tradizione molto antica nel settore della conceria e della lavorazione della pelle. Nei primi anni 90 dopo l'ingresso della Spagna nella Comunità europea, il settore si trovava a doversi adeguare ad una legislazione comunitaria in materia ambientale molto più ristretta rispetto a quella interna fino allora vigente. Tali vincoli normativi erano, secondo l'opinione diffusa nelle imprese del cluster, la causa principale della profonda crisi che stava attraversando il settore e della perdita di competitività delle imprese di Igualada nei confronti dei concorrenti asiatici a più basso costo di manodopera1. Un'attenta analisi strategica e competitiva del settore nell'ambito di un intervento per rafforzare la competitività del cluster di Igualada promosso dalla Generalitat de Catalunya (il governo regionale della Catalonia), ha invece rivelato come la perdita di competitività del settore fosse legata non tanto alla concorrenza di paesi a basso costo di manodopera, quanto piuttosto ad una più efficiente organizzazione del lavoro in distretti più evoluti e situati in paesi con gli stessi standard in materia ambientale. Mentre il processo di lavorazione del materiale nelle imprese di Igualada era estremamente integrato e avveniva quasi interamente all'interno della stessa azienda, le imprese di Arzignano in Italia (un altro distretto industriale operanti nel settore della concia), operavano in maniera totalmente distinta. In particolare, queste ultime subcontrattavano le parti più meno "critiche" del processo produttivo, creando economie di scala e mantenevano all'interno delle aziende di prodotto finale unicamente quelle attività come la tinteggiatura o la finitura che davano maggiore valore aggiunto al prodotto e che erano fondamentali per conferire la qualità al prodotto finale (vedi illustrazione 1). CON FRON TO TRA IL PROCESSO PRODUTTIVO DEL CLUSTER DI IGUALADA(A) E QUELLO DI ARZIGN AN O(B) A ACQUISTO PULIZIA CON CIATURA SPACCATURA STIRATURA ESSICAZION E, ETC. TIN TURA FIN ITURA SPEDIZION E FASI DI LAVORAZION E SUBCON TRATTATE B ACQUISTO PULIZIA CON CIATURA SPACCATURA TIN TURA STIRATURA ESSICAZION E ETC. FIN ITURA SPEDIZION E FASI DI LAVORAZION E IN TEGRATE N ELL’IMPRESA Figura 1 - Confronto tra il processo di lavorazione della pelle nel cluster di Igualada e Arzignano. L'organizzazione del processo produttivo del cluster di Arzignano permetteva quindi di avere il controllo sulle fasi critiche della lavorazione, che realmente aggiungevano valore aggiunto al prodotto (in pratica, tinteggiatura e finitura), lasciando invece alle lavorazioni per conto terzi e alla subfornitura quelle parti nelle quali erano invece importanti i volumi e le economie di scala. Alcune operazioni poi, come l'acquisto delle pelli, venivano addirittura svolte in maniera congiunta da parte delle imprese, raggiungendo anche qui notevoli economie di scala. Tale organizzazione, frutto di una corretta strategia non solo a livello di impresa individuale, ma soprattutto a livello di distretto, permetteva un vantaggio concorrenziale significativo non solo in termini di qualità, colori e di design del prodotto finale, ma, nonostante l'elevato costo del lavoro in Italia, anche in termini di costi relativi del prodotto finale (vedi Conejos et altri, pp. 51 ss.). La figura 2 mostra la struttura dei costi per la produzione di un metro quadrato di cuoio box-calf in tre differenti clusters: quello di Igualada, quello di Arzignano e quello di Sind in Pakistan (tipico distretto produttivo del settore conciario in un paese emergente). La migliore organizzazione del processo produttivo permetteva agli italiani di avere un costo di manodopera significativamente basso e quasi concorrenziale a quello pakistano. Tale fattore permetteva di avere un costo finale unitario medio di prodotto circa un 12% inferiore a quello delle imprese del cluster di Igualada. STRUTTURA DEI COSTI DI PRODUZIONE DI CUOIO BOX-CALF (PTA PER MQ.) Igualada Arzigano Sind (Pakistan) Pelle 138 138 135 Altri materiali 30 29 30 Manodopera 48 28 27 Ammortamenti 5 5 5 Altri costi 29 19 20 Totale 250 219 217 Figura 2 - Struttura comparativa dei costi di produzione di cuoio box-calf (PTA per mq). Fonte: Conejos et altri, Cambio Estratégico y Clusters en Cataluña, pp.57. Dopo un'analisi di questo tipo era evidente che il vantaggio competitivo delle aziende del cluster di Arzignano dipendeva essenzialmente da una migliore strategia piuttosto che da migliori condizioni ambientali legate al costo della manodopera o a una diversa normativa in materia di inquinamento. Nell'ambito dell'iniziativa di rafforzamento della competitività del cluster di Igualada sopra menzionata, le imprese catalane hanno avuto la possibilità di partecipare ad un seminario che ha illustrato queste problematiche e soprattutto ad una visita di riferimento a diverse imprese del distretto veneto nella quale vedere in pratica un sistema di produzione organizzato in maniera estremamente diversa rispetto al loro. Il risultato è stato un cambio di atteggiamento radicale da parte delle aziende catalane le quali non chiedevano più, come al principio, misure protezionistiche o un abbassamento degli standard normativi in materia ambientale, ma piuttosto il finanziamento di infrastrutture adeguate che consentissero la realizzazione di trattamenti congiunti per quanto riguardava la realizzazione di alcune lavorazioni standard o la depurazione delle acque di scarico. Le conseguenti iniziative intraprese a livello di cluster hanno quindi visto le imprese collaborare tra loro in alcune fasi non critiche del processo produttivo e congiuntamente con l'amministrazione pubblica locale (Comune di Igualada e Generalitat de Catalunya) per la realizzazione da un lato di un centro di servizi (la AIICA - Asociación de Investigación de las Industrias del Curtido y Anexas) che permettesse di supportare le imprese nelle fasi di lavorazione della pelle a più alto valore aggiunto come la finitura o la tinteggiatura e dall'altro di un impianto di depurazione congiunto in grado di gestire i residui di scarico di gran parte delle aziende operanti nel settore. 3. La strategia come determinante fondamentale della competitività del cluster Nell'ambito delle regole della nuova economia e della globalizzazione dei mercati la produttività dipende quindi, secondo quanto recentemente ribadito da Porter (1998), dalla maniera nella quale le imprese competono piuttosto che dal particolare settore nel quale competono. Qualsiasi settore, secondo Porter può essere altamente produttivo e ad elevato valore aggiunto se le imprese utilizzano metodologie innovative, tecnologia e, in generale, hanno la corretta strategia. L'esempio sopra illustrato contiene almeno due importanti lezioni per i distretti industriali. La prima è che la strategia incide in maniera fondamentale nella competitività delle singole imprese e del cluster in generale. La seconda, è invece che tale strategia può essere appresa da altre realtà simili a quella presa in esame operanti nello stesso settore o in un settore distinto, ma con problematiche e condizioni ambientali similari. Un viaggio di riferimento o lo studio di un cluster operante nel settore della concia delle pelli situato in Pakistan o in Cina non avrebbe, infatti, sortito alcun effetto in quanto le condizioni ambientali di partenza della due realtà (a livello di normativa ambientale, di costi del lavoro e di infrastrutture) sarebbero state troppo diverse e non riproducibili. La scelta di un cluster con condizioni similari e raggiungibili, è invece stata cruciale per fare scattare la molla del cambio strategico da parte delle imprese di Igualada. Il caso del cluster della lavorazione della pelle di Igualada mette inoltre in risalto un aspetto importante della strategia che diviene ancora più rilevante se portato a livello di cluster. Il reale valore aggiunto che deriva alle imprese dallo stare in un cluster, è quindi determinato dalla loro capacità di attuare in maniera congiunta riconoscendo le aree di cooperazione pre-competitiva (ad esempio, l'acquisto congiunto delle pelli o le lavorazioni iniziali nel caso sopra trattato), nelle quali beneficiare delle economie di scala pur mantenendo una struttura di piccole o piccolissime dimensioni. 4. Le altre lezioni da trarre: un nuovo ruolo per i responsabili dello sviluppo locale e regionale Il caso di Igualada contiene però altre importanti lezioni indirizzate non solo alle imprese quali agenti principali del cluster, ma soprattutto ai responsabili delle politiche di sviluppo locale e regionale. L'avvio dell'iniziativa che ha portato al cambio strategico del cluster era stata infatti promosso dal governo regionale della Catalogna, per cercare vie e proposte alternative a quanto inizialmente le imprese chiedevano, e cioè sovvenzioni e misure protezionistiche in grado di permettere alle imprese della regione di fronteggiare quelli che esse pensavano essere i loro più diretti concorrenti e cioè i produttori asiatici. Il cambio di atteggiamento e la rottura del conventional wisdom presente nel settore è stata però possibile solo con un intervento che combinasse un'analisi strategica rigorosa con un processo di cambiamento consensuale basato sul benchmarking internazionale mirato. Solo vedendo aziende operanti non solo nello stesso settore, ma anche nello stesso segmento strategico e con simili condizioni a livello di ambiente competitivo (costo dei fattori della produzione, normative in materia ambientale, infrastrutture, etc.), le imprese di Igualada hanno potuto capire l'importanza del fattore strategico e superare la barriera della produzione integrata per aprirsi verso una maggiore collaborazione con altre imprese e con la pubblica amministrazione. Proprio il ruolo della pubblica amministrazione nell'agire come catalizzatore di questo cambiamento va sottolineato. Se infatti quest'ultima avesse accolto le richieste iniziali degli imprenditori senza approfondire le reali ragioni della perdita di competitività delle imprese, non avrebbe risolto minimamente il problema ed anzi avrebbe perpetrato una situazione di instabilità nel settore. Un ruolo attivo dell'amministrazione pubblica nel supportare lo sviluppo dei distretti e nel consolidamento della loro competitività non può quindi che passare per un approfondito conoscimento del particolare business di quello specifico cluster e del suo posizionamento strategico nel confronto dei suoi diretti concorrenti a livello mondiale. In secondo luogo, occorre trovare il giusto modo per favorire il cambiamento a livello di cluster in maniera graduale e consensuata. In questo senso lo strumento del benchmarking internazionale inteso come visita di riferimento a realtà più avanzate si è spesso rilevata come uno degli strumenti più efficaci a disposizione come mostrano vari esempi di successo della politica industriale condotta dalla Generalitat de Catalunya nelle politiche di rafforzamento della competitività a livello di cluster a partire dalla prima metà degli anni novanta (vedi Conejos et altri, 1997). Conclusioni: le nuove sfide dei distretti industriali La situazione di molti distretti industriali italiani dopo alcuni di crescita a ritmi sostenuti sembra, secondo quanto appare dai numerosi articoli che appaiono quasi quotidianamente ne Il Sole 24 ore2, mostrare una crisi a macchia di leopardo che, in molti aspetti, ricalca quella evidenziata nel caso di studio presentato. Seppure a livello superficiale e secondo i dati disponibili sia più facile effettuare un'analisi più centrata a livello di settore merceologico, che a livello di singolo distretto, il calo produttivo e nelle esportazioni di settori del made in Italy quali il tessileabbigliamento o le calzature riflette una situazione di sofferenza, diversi interventi (Da Rin, Vergnano), evidenziano la mancanza di collaborazione tra imprese come una delle determinanti di maggior peso dell'attuale situazione di difficoltà nella quale versano molti distretti. Un altro elemento critico sembra poi essere l'innovazione, tradizionalmente considerata come uno dei punti forti dei distretti industriali. I distretti, infatti, hanno sempre rappresentato una vera e propria sorgente dal punto di vista dell'innovazione, soprattutto per quanto concerne l'innovazione di processo ed organizzativa. La creatività individuale della singola impresa o del singolo artigiano sembrano però non essere più sufficienti ad assicurare un vantaggio competitivo sostanziale. In questo contesto è quindi necessario, da un lato capire le reali cause dei problemi esposti cercando di andare oltre le evidenze e senza soffermarsi troppo su elementi di carattere troppo generalistico quali il sistema paese (alcuni clusters con la corretta strategia e addirittura situati nel meridione come è il caso del distretto del mobile imbottito nel murgiano registrano performance tra le migliori), e dell'altro stimolare un ruolo attivo della pubblica amministrazione ed in particolare delle istituzioni regionali e locali nel fomentare un maggiore dialogo tra i vari agenti del cluster non solo per evidenziare problematiche comuni, ma anche per scoprire comuni opportunità derivanti da una maggiore collaborazione Riferimenti bibliografici: Ballarin E., Enright M.J., Prats M., Rodriguez M.D., Enright, M.J., 1998, "The Globalization of Competition and the Localization of Competitive Advantages: Policies Towards Regional Clustering" paper presented at the Workshop on the Globalization of Multinational Enterprise Activity and Economic Development, May 15-16, 1998, University of Strathclyde, Glasgow. Conejos J., Duch E., Fontrodrona J., Hernández J.M., Luzárraga A., Terré E., Cambio Estratégico y Clusters en Cataluña, Ed. Gestión 2000, Barcelona, 1997. Marshall, A., 1919, Industry and Trade, London, Mc Millian. Porter, M.E., 1998, Cluster and Competition in "On Competition", Harvard Business School Press, Boston. Porter, M.E., 1998, Cluster and the New Economy of Competition,Harvard Business Review, November-December, 1998. 1 Per maggiori dettagli si prega di fare riferimento al caso pratico: The Catalan Leather Industry, Harvard Business School, N9-795-105, February 15, 1995. 2 Gli articoli da citare sarebbero numerosi solo tenendo in considerazione quelli dei primi mesi del corrente anno. Tra i più significativi si vedano comunque: Vergnano F., Spiazzati dal made in China i distretti lanciano l'allarme, Il Sole 24 ore de 4 maggio 1999, Vergnano F., Il "giocattolo" dei distretti si è inceppato, Il Sole 24 ore de 5 maggio 1999, Gros-Pietro G.M. Serve il marketing dell'innovazione; Il Sole 24 ore del 15 aprile 1999; Da Rin R., Costa: più cooperazione per superare la crisi, Il Sole 24 ore del 4 maggio 1999; Fortis M., E il crollo dell'export non risparmia nessuno, Il Sole 24 ore del 4 maggio, 1999.