L'argine maestro attuale non era in questa zona nel 1702. Fu innalzato nel
1815 dopo una piena disastrosa del fiume. A causa dell'azione continua
delle acque del Po e dei suoi affluenti (erosione, trasporto, deiezione) il
materiale trasportato (sabbie, argille, ecc.) si deposita in pianura e modifica
continuamente il percorso del fiume attraverso i secoli. Inoltre depositando
detto materiale sul fondo dell'alveo, il letto del fiume si innalza e per questo
motivo l'argine non è più sufficiente a contenerlo e l'uomo è costretto,
di volta in volta, ad innalzarlo per scongiurare il pericolo di alluvioni. L'argine
maestro ai tempi della battaglia era più spostato a ovest. Più vicino al Po
c'era un altro arginello. A causa dell'erosione continua del fiume proprio
nel territorio di Riva, si provvide ad innalzare un nuovo argine più ad est,
nella posizione attuale.
Dell'antica chiesa di Riva, raffigurata dal Nicolotti in primo piano nella
mappa della battaglia, ci parla don Baldini, parroco di Riva dal 1899 al
1932, in una breve storia del paese scritta da lui nel 1902. "Nel 1154 in
quel posto c'era già una cappella denominata San Colombano di Riva ...
La vecchia chiesa di Riva distrutta per la continua erosione del Po, si
ritiene edificata nel 1497, non certo come prima, ma ricostruita sulle
fondamenta di altre. Nel 1673 fu rifatta e ampliata e gli altari da tre
diventarono cinque... Era situata sopra quattro biolche di terra, delle
quali due e mezzo verso sera, erano occupate dalla Chiesa, dalla Canonica,
dal Cimitero, dall'orto parrocchiale e da una casetta del Parroco, il
restante terreno verso levante era a prato. Queste quattro biolche furono
ingoiate dal Po, meno una porzione del prato verso levante. A questa
porzione illesa si unirono le alluvioni che il Po lasciò nella sua ritirata,
cosicchè le quattro biolche furono non solo restituite ma anche duplicate.
La porzione di terra dove stava la Chiesa è quella striscia di prebenda
più verso Luzzara... La via che conduceva alla vecchia Chiesa era in
continuazione colla Viazza; girava a levante e mezzodì del terreno su cui
stava la chiesa..."
La casa-presidio del Principe Eugenio, poco lontana dalla chiesa, era una
normale costruzione adibita fino a quel momento ad abitazione rurale,
cinta da un alto muro. Il Principe la sequestrò e ne fece la sua sede
logistica. Sulla mappa militare del 1702 è segnalata come quartiere del
principe, vicino agli accampamenti e agli schieramenti della cavalleria.
In questa zona, parte importante del Parco San Colombano di recente
costituzione, è stato oggi costruito il Memoriale a ricordo di una
comunità, quella dei nostri antenati, vissuta per secoli in riva al grande
fiume, della sua devozione per il santo irlandese che ha seminato cultura
e Vangelo in tutta Europa e di una guerra che ha sconvolto molti paesi
e città seminando lutti e devastazioni. Il Memoriale è qui per rinnovare
un messaggio di unione e di pacificazione dell'Europa e per invitare alla
riconciliazione in rapporti di pace e di giustizia gli stati del continente
europeo e di tutto il mondo.
Al termine della discesa dall’argine maestro, su una superficie di circa 2500
metri quadrati, sorgevano quattro case dell’antico paese di Riva. I lotti di
terreno su cui sorgevano le case sono stati tramandati fino ai giorni nostri,
conservando così sul luogo la memoria dell’antica dislocazione. Anche
queste case sono andate distrutte a seguito dello spostamento dell’argine
(anno 1815) dalla vecchia posizione, situata verso l’attuale arginello di difesa
golenale, alla posizione in cui si trova ancora oggi. Il loro tracciato è rimasto
sulle mappe del catasto teresiano (1776 - 1859).
Questa è la zona dello scontro più cruento. Le mappe e i disegni ci danno
solo qualche indicazione, ma la vera prova che conferma la posizione
esatta della battaglia è il continuo ritrovamento sul posto di materiale
bellico, che durante le arature viene alla luce ancora oggi. Le pallottole
sono le più diffuse nei campi situati prima dell'argine. Lo scontro, secondo
gli scritti è avvenuto anche oltre l'argine, in golena, ma le inondazioni
hanno sepolto o portato via questi reperti. Qui si sono fronteggiati due
eserciti in una delle battaglie più cruente della guerra di successione
spagnola durata diversi anni. Nella mappa militare del 1702 è molto chiara
la collocazione dei due schieramenti. Da una parte, a sud, stava l'esercito
delle due Corone franco-spagnola, al comando del generale francese
Vendôme, a nord l'esercito imperiale comandato dal Principe Eugenio, di
un ramo cadetto della Casa Savoia, al servizio dell'imperatore d'Austria
Leopoldo I. In ogni schieramento sono indicati sulla cartina i nomi dei
battaglioni di fanteria e degli squadroni di cavalleria, che, come segnalano
anche i documenti scritti provengono da ogni parte d'Europa. La mappa
militare raffigura la situazione logistica subito dopo la battaglia. I francospagnoli sono arretrati verso Luzzara perdendo terreno. L'esito è risultato
incerto, ma il costo in morti e feriti è stato ingente su tutti e due i fronti
e la guerra ben lontana dal suo epilogo.
La casa colonica, posta in parte su territorio luzzarese, in parte su territorio
suzzarese, era già esistente prima della battaglia (i rogiti più antichi risalgono
al XVII° secolo) ed ha resistito nel tempo, nonostante le piene del fiume
e grazie ai ripetuti restauri e rimaneggiamenti, fino ai giorni nostri.
E' tracciata sulla mappa militare del 1702 ed è disegnata sulle stampe del
Nicolotti e dell'Huchtenburg. La raffigurazione dei due disegnatori dell'epoca
è fedele alla struttura della casa di oggi ed è persino raffigurata la piccola
torre che le si innalza appresso.
Sino al 1934 sorgeva poco lontano, sulla stessa proprietà, l'oratorio di S.
Giuseppe, che dava il nome anche alla corte. Esso è stato innalzato nel
1708, qualche anno dopo la battaglia, ed è stato demolito in seguito
all'innalzamento ed all' allargamento dell'argine maestro. Gli arredi e gli
oggetti sacri di cui era dotato sono ancora conservati dagli attuali proprietari
della corte.
Ridotto ormai nel corso dei secoli ad un fossato, il Po Vecchio traccia
da molti anni il confine tra il territorio luzzarese e quello suzzarese.
Alcuni secoli fa era il letto principale del fiume, poi lentamente il corso
principale si spostò più a nord e il vecchio Po ridusse la sua portata,
si impaludò e si riempì di terra. Ai tempi della battaglia, nel disegno dei
due incisori (Nicolotti e Huchtenburg), sotto Luzzara è rappresentata
soltanto una zona paludosa. Il Po Vecchio comunque, in quell'agosto
1702 è in pieno teatro di guerra e secondo i manoscritti, ostacola, come
molti altri fossati presenti sul territorio, le operazioni belliche e gli
spostamenti delle truppe.
"La Terra di Luzzara, a quel tempo, è divisa in due parti, la città a nord
e il castello a sud. Questo però non è un solo grande edificio, ma un
insieme di grandi fabbricati racchiusi da una cinta peggio che trascurata,
munita agli angoli di rondelle dirute, circondata da un fosso con acqua,
in conclusione male atta a difesa. Un ponte conduce dal castello alla
città, di cui il muro di cinta e il fosso sono in peggior stato di quelli del
castello. Attorno alla terra e lungo la strada di Luzzara sin presso al
Convento vi sono case sparse."
Quando l'esercito Franco-Spagnolo raggiunge Luzzara la città è occupata
da una piccola guarnigione imperiale, (400 soldati), al comando del
valoroso Maggiore Huttendorf, che si batte per mantenere il presidio.
Il Vendôme per quel giorno rinuncia all'assedio; preferisce sistemare
le truppe negli accampamenti fuori Luzzara e preparare le fortificazioni
in vista della battaglia. Già il giorno dopo però gli Imperiali sono
costretti alla resa.
Il monastero dell' Ordine di S. Agostino fu fondato ed eretto alla fine
del secolo XV. Ancora oggi, nonostante le devastazioni e le ricostruzioni
subite nel tempo, conserva la stessa disposizione, con la facciata a sudovest. Nei due disegni del 1702 il convento è chiuso e protetto da una
recinzione, a motivo della quale il luogo fu considerato un buon punto
di appoggio nella linea difensiva progettata e realizzata: nel muro infatti
si poterono aprire feritoie per la fanteria, che indietreggiando si appoggiò
al convento, ove si mantenne sulla difensiva.