affini veronica - Istituto Pascal RE

COSSU ANNA
ROCCHI GIORGIA
ROSI MARGHERITA
TORREGGIANI ELISA
PAGINE DA STUDOIARE CON ATTENZIONE: DA PAG. 10 A PAG.17
LEGGERE LA PRIMA PARTE
UNIFICAZIONE
DELLA GERMANIA
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INDICE
La rivalità austro-prussiana
Federico Guglielmo I
Federico II di Prussia Detto il Grande
La politica di espansione prussiana
La politica interna
Un sovrano illuminato
Guerra dei Sette anni
Guerra di successione di Baviera
L'età del nazionalismo
Guerre napoleoniche
Le guerre mondiali e il crollo
Federico Guglielmo III
il congresso di Vienna
La Confederazione germanica
Federico Guglielmo IV
L'impero tedesco
Guglielmo I di Prussia
L'unificazione
Confederazione della Germania del Nord
L'epoca di Bismarck
Bismarck, Otto Edward Leopold von
Confederazione del Reno
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LA RIVALITÀ AUSTRO-PRUSSIANA
Intorno al 1740 la posizione dominante di Austria e Prussia rispetto a tutti gli altri stati tedeschi
appariva evidente. Il casato degli Hohenzollern, ricevuto il Brandeburgo nel XV secolo, aveva
acquisito una serie di nuovi territori a occidente, non uniti geograficamente, il più importante dei
quali era la Prussia, posta al di là dei confini orientali dell'impero, ereditata come ducato polacco
nel 1618 e trasformata in regno indipendente nel 1701. Federico Guglielmo I di Prussia era
determinato a unire i suoi possedimenti sparsi in uno stato militare centralizzato di tipo moderno,
capace di imporsi agli interessi locali. Grazie all'azione di una burocrazia efficiente, riempì le casse
del tesoro e amministrò il paese in modo da poterlo dotare di un esercito forte e bene organizzato.
Il successore Federico II il Grande mise a frutto l'eredità paterna cercando inoltre di espandere la
Prussia a spese della Polonia e dell'Austria, migliorando nel contempo l'amministrazione e
l'economia prussiane, a sostegno della potenza militare.
FEDERICO GUGLIELMO I
Federico Guglielmo I (Berlino 1688 - Potsdam 1740), re di Prussia (1713-1740), durante il suo
regno la Prussia divenne uno dei più grandi e potenti stati europei. Figlio del re Federico I,
succedette al padre nel 1713 e nei sette anni che seguirono fu coinvolto in un conflitto contro la
Svezia per il possesso della Pomerania, di cui riuscì ad aggiudicarsi una parte con il trattato di
Stoccolma del 1720. Dopo aver riconosciuto (1726) la Prammatica sanzione, in base alla quale i
domini austriaci degli Asburgo venivano assegnati a Maria Teresa, arciduchessa d'Austria, ottenne
in cambio da Carlo VI il diritto di successione nel ducato di Jülich-Berg, nel Basso Reno. Il maggior
risultato della politica di Federico Guglielmo, comunque, fu l'accrescimento della potenza della
Prussia.
Instaurò
un
sistema
economico più rigido ed efficiente
rispetto a quello che aveva
caratterizzato il regno del padre e,
attraverso
la
centralizzazione
dell'amministrazione finanziaria del
paese, riuscì a risanare i bilanci dello
stato. Diede impulso all'industria
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nazionale vietando l'importazione di prodotti finiti e l'esportazione di materiali grezzi, e promosse
la colonizzazione delle aree spopolate, specialmente nella Prussia orientale; rese obbligatoria
l'istruzione elementare, ma la sua maggiore impresa fu il potenziamento dell'esercito: sotto la sua
supervisione il numero di soldati nell'esercito prussiano passò da 38.000 a circa 83.500, e la
Prussia divenne la terza potenza militare d'Europa. Gli succedette il figlio Federico II il Grande.
Da parte sua l'imperatore Carlo VI, nell'intento di mantenere unite le terre degli Asburgo,
promulgò la Prammatica sanzione nel 1713, dichiarando che la sua unica figlia, Maria Teresa, gli
sarebbe succeduta al trono imperiale. Quando morì nel 1740, tuttavia, gli elettori di Baviera e
Sassonia rifiutarono di rispettare la disposizione; Federico II di Prussia offrì allora il suo sostegno a
Maria Teresa in cambio della ricca provincia della Slesia. Ricevutone un rifiuto, egli invase la
regione, dando inizio alla guerra di successione austriaca (1740-1748). Allarmata dalle vittorie
militari di Federico, Maria Teresa si affrettò a firmare con lui la pace di Dresda nel 1742,
cedendogli la contestata Slesia.
FEDERICO II DI PRUSSIA DETTO IL GRANDE
Federico II di Prussia Detto il Grande (Berlino 1712 - Sans Souci, Potsdam 1786), re di Prussia
(1740-1786). Figlio del re Federico Guglielmo I di Prussia e nipote di Federico I di Hohenzollern,
ricevette dal padre l'educazione che si confaceva a un principe ereditario e imparò a essere un
buon soldato e un oculato amministratore. Tuttavia, incoraggiato dalla madre, Sofia Dorotea di
Hannover, e dai suoi tutori, mostrò interesse per la filosofia, la musica e la letteratura francesi, con
ciò attirandosi la disapprovazione paterna. Nel 1733 sposò Elisabetta Cristina, figlia di Ferdinando
Alberto II di Brunswick; benché coinvolto nell'amministrazione del regno, si dedicò allo studio della
filosofia accostandosi alle idee illuministe e intrecciò una fitta corrispondenza con Voltaire.
LA POLITICA DI ESPANSIONE PRUSSIANA
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Nel 1740, alla morte del padre, salì al trono e intraprese una politica di espansione: come primo
atto pretese da Maria Teresa, divenuta regina di Ungheria e di Boemia e arciduchessa d'Austria
nello stesso anno, la cessione dei ducati di Slesia in cambio del riconoscimento da parte della
Prussia della Prammatica sanzione, documento che garantiva alla giovane sovrana i diritti al trono
imperiale. Ottenuta una risposta negativa, Federico invase la Slesia, dando inizio alla guerra di
successione austriaca. Le vittorie dell'esercito prussiano a Mollwitz (1741) e a Chotusitz (1742)
obbligarono Maria Teresa a cedere la Slesia con il trattato di Breslavia. Impadronitosi nel 1744
della Frisia orientale, Federico nel 1745 combatté e vinse contro l'Austria una seconda guerra che
si concluse con la pace di Dresda, la quale assegnò definitivamente la Slesia alla Prussia.
L'accresciuta potenza del sovrano portò a nuove alleanze che sfociarono nella guerra dei Sette
anni (1756-1763), in cui l'esercito prussiano, sostenuto economicamente dalla Gran Bretagna, si
scontrò con gli eserciti coalizzati di Austria, Russia, Svezia, Sassonia e Francia. Con la pace di
Hubertusburg del 1763 la Prussia vide tuttavia consolidato il suo diritto a mantenere i territori
conquistati. L'anno successivo Federico II strinse un'alleanza con la zarina Caterina di Russia e con
la prima spartizione della Polonia del 1772 ottenne la Prussia occidentale, riuscendo a unire le
regioni del Brandeburgo e della Pomerania.
LA POLITICA INTERNA
Ammiratore di George Washington e simpatizzante con i rivoluzionari che combatterono la guerra
d'indipendenza americana, Federico fu il primo sovrano a stipulare un trattato commerciale con gli
Stati Uniti. In politica interna fu un monarca assoluto: curatore zelante dell'amministrazione dello
stato, controllava personalmente l'operato dei suoi ministri, dai quali esigeva la massima diligenza.
Sotto il suo regno furono introdotte nuove tecniche agricole e manifatturiere e vennero intraprese
vaste bonifiche. L'istituto della servitù della gleba non fu totalmente abolito, ma se ne mitigarono i
vincoli.
UN SOVRANO ILLUMINATO
Nel 1747 il sovrano prussiano ispirò la stesura del Corpus iuris fridericianum, un codice di leggi
prossimo allo spirito dell'assolutismo illuminato. Abile stratega militare, mecenate di artisti e
scrittori e scrittore lui stesso, favorì lo sviluppo dello studio: l'Accademia delle Scienze di Berlino
divenne un importante centro di cultura e anche l'istruzione elementare, resa obbligatoria,
raggiunse una notevole diffusione.
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GUERRA DEI SETTE ANNI
Determinata tuttavia a riconquistare la regione perduta, Maria Teresa strinse un'alleanza con
Elisabetta di Russia, mentre Giorgio II di Inghilterra, temendo un possibile attacco francese
all'Hannover, si legava a sua volta a Federico. L'antica rivalità tra Asburgo e Valois fu dimenticata
quando il cancelliere austriaco, il principe Kaunitz, riuscì a convincere Luigi XV, timoroso della
Prussia, ad allearsi con Maria Teresa. Il sovrano di Prussia, prendendo atto dell'accerchiamento
organizzato ai suoi danni, anticipò gli avversari e attaccò per primo invadendo la Sassonia e la
Boemia. La guerra dei Sette anni che seguì (1756-1763) si concluse con una conferma dello status
quo iniziale. Guerra dei Sette anni Serie di conflitti combattuti in Europa e nelle colonie
dell'America settentrionale e dell'India tra il 1756 e il 1763, nei quali fu impegnata la maggior parte
delle potenze europee: da una parte erano schierate Prussia e Gran Bretagna, alle quali si unì
l'Hannover, dall'altra la Francia, l'Austria, la Baviera, la Sassonia, la Svezia, la Spagna e la Russia.
Mentre in Europa il peso del conflitto fu sostenuto quasi interamente dalla Prussia contro le
potenze coalizzate, nella vicenda bellica nordamericana, nota come guerra coloniale anglofrancese, la Gran Bretagna e le colonie americane combatterono contro la Francia e gli alleati
algonchini; in quella indiana le forze coloniali inglesi affrontarono i francesi.
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GUERRA DI SUCCESSIONE DI BAVIERA
La principale aspirazione del sovrano di Prussia era tuttavia l'acquisizione della striscia di territorio
polacco che separava dagli altri i possedimenti del Brandeburgo. Dato che anche l'Austria cercava
di compensare a est la perdita della Slesia, nel 1772 risultò facile trovare un accordo tra le due
potenze tedesche e la Russia per una prima spartizione della Polonia. Poco dopo, rimasto vacante
il trono bavarese, l'imperatore Giuseppe II, erede di Maria Teresa, tentò di annettersi la regione,
ma fu fermato da Federico, postosi a capo della Lega dei principi, scatenando la guerra di
successione bavarese (1778-79). Giuseppe si rivolse allora nuovamente a Oriente, ma una guerra
contro i turchi (1788-1791) si dimostrò infruttuosa. Escluso dalla seconda spartizione della Polonia
(1793), due anni dopo ne pretese una terza, che determinò la totale dissoluzione del regno
polacco. Guerra di successione di Baviera Conflitto tra l'Austria e la Prussia (1778-79) scaturito
dalle pretese avanzate da entrambe le potenze sul regno di Baviera, dopo la morte senza eredi del
grande elettore Massimiliano III (1745-1777). L'Austria, allora governata congiuntamente da
Maria Teresa e dal figlio Giuseppe II, vantava diritti su alcuni territori della Bassa Baviera e dell'Alto
Palatinato, che vennero occupati dall'esercito austriaco nel 1778, con il consenso dell’erede
designato alla successione in Baviera, Carlo Teodoro di Wittelsbach (1777-1799). Dal canto suo
Federico II di Prussia non era disposto ad accettare alcun rafforzamento della potenza austriaca e
della sua influenza nella Germania meridionale; per questo persuase l'elettore di Sassonia ad
appoggiarlo nelle contromisure militari che portarono all'invasione dei possedimenti asburgici in
Boemia; il breve conflitto che seguì fu tuttavia incruento e si concluse con il trattato di pace di
Teschen (1779), con la mediazione di Russia e Francia. L'Austria cedette alla Baviera tutti i territori
acquisiti, eccetto un piccolo distretto nei pressi del fiume Inn, impegnandosi inoltre ad accettare la
futura unione della Prussia con i principati di Ansbach e Bayreuth. Dato che le parti tentarono tra
l'altro di tagliarsi a vicenda le derrate alimentari, il conflitto venne ironicamente chiamato
Kartoffelkrieg ("guerra delle patate").
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L'ETÀ DEL NAZIONALISMO
Il secolo XVIII segnò il trionfo del razionalismo e del pensiero scientifico, in reazione ai fermenti
religiosi dei due secoli precedenti. Le teorie illuministiche del governo rappresentativo, unite
all'esaltazione romantica della libertà e dell'identità nazionale, ispirarono anche ai tedeschi il
desiderio di unità e di riforme liberali, alimentato anche dalle conquiste di Napoleone.
GUERRE NAPOLEONICHE
Nel corso di diciotto anni gli stati tedeschi furono impegnati in cinque guerre difensive contro le
armate della Francia rivoluzionaria e napoleonica; nelle prime due, gli invasori riuscirono ad
attestarsi sulla riva sinistra del Reno, mentre nella terza Napoleone conquistò Vienna e Berlino. Il
processo di riunificazione tedesca, appoggiato dallo stesso Napoleone, faceva un ulteriore passo
avanti: nel 1806 la Germania si ricostituì nella Confederazione del Reno, dalla quale furono escluse
Austria e Prussia, private di molti territori. Nel 1809 l'Austria condusse una quarta guerra contro la
Francia, che si concluse con ulteriori mutilazioni territoriali. Nel 1812 la disastrosa ritirata di
Napoleone da Mosca incoraggiò i sovrani tedeschi a compiere un nuovo tentativo per rovesciare la
situazione. Federico Guglielmo III di Prussia, seguito da Austria e Russia, si pose alla testa della
guerra di liberazione, che vide Napoleone sconfitto nella battaglia di Lipsia (1813) e Parigi cadere
nelle mani degli alleati nel 1814.
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CONFEDERAZIONE DEL RENO
Confederazione del Reno Lega che riuniva inizialmente 16 stati della Germania centrale e
meridionale, costituitasi a Parigi il 12 luglio 1806 sotto l’egida dell'imperatore francese Napoleone
I, dopo che questi aveva conquistato gran parte della Renania. Napoleone elevò gli stati germanici
di Baviera e di Württemberg al rango di monarchie, creò nuovi stati e nuovi ducati e subordinò le
città agli interessi francesi. La nascita della Confederazione scioglieva il legame dei principi
tedeschi con il Sacro romano impero e, di fatto, li alleava alla Francia. In conseguenza di ciò,
Francesco II, che si era proclamato imperatore d'Austria nel 1804, fu costretto a rinunciare alla
corona del Sacro romano impero e, nel 1806, vi pose formalmente fine. La Confederazione, che
nel 1811 giunse a comprendere 36 stati,
inizialmente fu salutata con favore dal
popolo tedesco come un passo verso
l'unità, sebbene in realtà fosse stata
concepita come barriera al sistema
prussiano e austriaco. Essa cominciò a
godere di minor favore quando il blocco
continentale si rivelò causa di difficoltà
economiche. Dopo la sconfitta di
Napoleone nella battaglia di Lipsia nel
1813, la Confederazione si frantumò, e
ciascuno degli stati e delle città tedesche
concluse la pace e sostenne la
Quadruplice Alleanza di Prussia, Russia,
Gran Bretagna e Austria. Dopo il
congresso di Vienna (1814-1815), la
Confederazione del Reno fu sostituita da
una nuova Confederazione germanica,
nell’ambito della quale sarebbe sorto
l’antagonismo tra la Germania e la
Prussia.
FEDERICO GUGLIELMO III
Federico Guglielmo III (Potsdam 1770 - Berlino 1840), re di Prussia (1797-1840). Figlio di Federico
Guglielmo II, venne avviato alla carriera militare e dal 1792 al 1794 combatté contro la Francia
negli anni che seguirono la Rivoluzione francese. Alla morte del padre (1797), salì al trono e si
impegnò per riorganizzare l'economia e l'esercito della nazione, che durante il regno precedente
avevano conosciuto un profondo declino. Mentre in Europa infuriavano le guerre napoleoniche,
Federico Guglielmo cercò di mantenere la Prussia neutrale, ma nel 1805, la pressione della Russia
e i forti sentimenti antifrancesi maturati tra la popolazione lo spinsero a unirsi alle forze alleate
nella Terza coalizione contro la Francia. La Prussia subì una clamorosa disfatta a Jena nel 1806 e
dovette accettare le dure condizioni del trattato di pace di Tilsit (1807), in base al quale fu
obbligata a cedere alla Francia numerosi territori. Grazie agli sforzi di molti abili amministratori, tra
cui il barone von Stein, il conte von Gneisenau, il principe von Hardenberg e il generale von
Scharnhorst, tra il 1807 e il 1812 l'esercito prussiano venne ricostituito, e la Prussia poté
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partecipare alle vittoriose campagne militari contro Napoleone del 1813-1815. Negli stessi anni
Federico Guglielmo attese con successo alla riorganizzazione di vari settori dell'amministrazione,
concesse ampie autonomie alle città, abolì la servitù della gleba e acconsentì alla costituzione
dello Zollverein, l'unione doganale che pose le basi della futura unità politica della Germania.
Inoltre, promise al popolo che avrebbe promulgato una costituzione, ma alla fine dell'ultima
guerra di coalizione contro Napoleone (1815) mutò politica, aderì alla Santa Alleanza e prese parte
alla repressione dei movimenti liberali in tutta Europa.
IL CONGRESSO DI VIENNA
Al congresso di Vienna, che ridisegnò la carta geografica europea, l'Austria rinunciò ai Paesi Bassi
austriaci e alle sue terre sveve per essere compensata a sud e a est con l'acquisizione di Salisburgo,
del Tirolo, della Lombardia, di Venezia, dell'Illiria e della Dalmazia. La Prussia perse la maggior
parte del territorio polacco in suo possesso, ma acquisì Sassonia e Pomerania svedese, oltre a
diversi territori sul Reno e in Vestfalia, compresi quelli contenenti i giacimenti di ferro e carbone,
ancora intatti, della Ruhr e della Saar. Congresso di Vienna Congresso che si tenne nella capitale
austriaca tra l’ottobre 1814 e il giugno 1815 allo scopo di ripristinare l'assetto territoriale degli
stati europei e restaurare la legittimità dei sovrani al termine delle guerre napoleoniche.
i protagonisti
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Vi parteciparono rappresentanti di tutti gli stati europei, con l'eccezione dell'impero ottomano. Tra
i sovrani ebbe un ruolo preminente lo zar Alessandro I, che si fece promotore di cause impopolari
come l'istituzione di una Polonia autonoma e l'unificazione degli stati tedeschi. Tra i diplomatici
spiccò la personalità del principe Klemens von Metternich, ministro plenipotenziario asburgico e
presidente del congresso. Le quattro potenze principali (Gran Bretagna, Russia, Prussia e Austria)
stabilirono di comune accordo che Spagna, Francia e le piccole potenze sconfitte fossero escluse
dal partecipare alle decisioni più importanti; tuttavia, grazie all'abilità del suo rappresentante
Charles Maurice de Talleyrand-Périgord, la restaurata monarchia francese di Luigi XVIII venne
riammessa a prender parte alle trattative. La Gran Bretagna era rappresentata dal ministro degli
Esteri Robert Stewart Castlereagh e dal generale Arthur Wellesley, duca di Wellington, mentre il
delegato prussiano era il principe Karl August von Hardenberg.
Le decisioni principali
Per assicurare la pace in Europa, il congresso di Vienna pose le basi per uno stabile equilibrio tra gli
stati, arginando, e poi mantenendo sotto controllo, la potenza francese. I confini della Francia
tornarono a essere quelli del 1792 (ma con la cessione alla Gran Bretagna di Tobago, Santa Lucia e
dell'Ile-de-France, comprese le dipendenze nell'oceano Indiano, e alla Spagna della parte orientale
di Santo Domingo), mentre tutti gli stati confinanti furono rafforzati e dotati di contingenti militari
stabili, forniti dalle maggiori potenze vincitrici. Le antiche Province Unite olandesi si fusero con i
Paesi Bassi austriaci, formando un nuovo regno unito dei Paesi Bassi sotto la dinastia degli OrangeNassau; la Prussia mantenne la Posnania e ottenne la Pomerania svedese, la Sassonia
settentrionale e gran parte delle province della Renania e della Vestfalia; l’Hannover acquisì nuovi
territori e divenne regno autonomo; il Regno di Sardegna, tornato ai Savoia, riottenne Nizza e la
Savoia e inglobò l'ex Repubblica di Genova. L'impero asburgico compensò la perdita dei Paesi Bassi
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con l'acquisizione della Repubblica di Venezia (e i suoi possedimenti sull'Adriatico), che insieme
alla Lombardia andò a formare il Regno Lombardo-Veneto, posto sotto il governo di un viceré
austriaco. Lo zar riuscì ad avere il pieno controllo del restaurato regno di Polonia, per
controbilanciare l'espansione russa verso ovest, mentre il regno di Svezia (allora sotto Carlo XIV)
venne rafforzato con il possesso della Norvegia. Venne costituita una Confederazione germanica
formata da 39 stati sovrani, che comprendeva parte della Prussia e dell'impero asburgico, alla cui
corona fu affidata la presidenza dell'organo centrale della Confederazione, la Dieta di Francoforte.
I cantoni svizzeri si riunirono in una confederazione, alla quale vennero garantite indipendenza e
neutralità. In Italia, oltre al Lombardo-Veneto, l'Austria ottenne anche il controllo indiretto del
Ducato di Parma assegnato a Maria Luisa d'Austria, moglie di Napoleone; del Granducato di
Toscana di Ferdinando III di Lorena, fratello dell'imperatore; e del Ducato di Modena e Reggio,
posto sotto Francesco IV di Asburgo-Este. Il Regno di Napoli tornò a Ferdinando IV di Borbone e
nel 1817, con l'acquisizione della Sicilia, andò a formare il Regno delle Due Sicilie; lo Stato
Pontificio fu restituito a papa Pio VII. La Gran Bretagna ottenne territori strategici dal punto di
vista commerciale e per il controllo delle rotte marittime: l'isola di Helgoland, Malta, le isole Ionie,
Maurizio, Ceylon (attuale Sri Lanka) e il capo di Buona Speranza.
Nell’ambito del congresso di Vienna, che riuscì ad assicurare quasi un quarantennio di pace
all'Europa, furono prese anche importanti decisioni riguardo l'abolizione della tratta degli schiavi e
la tutela della libertà di navigazione sui fiumi che attraversavano più stati o costituivano il confine
tra uno stato e l'altro. Il congresso sancì anche l'unione dei 240 stati del Sacro romano impero in
una Confederazione germanica di 39 stati rappresentata da un'assemblea o Dieta, con sede a
Francoforte, priva di poteri di governo effettivi, che molti videro come il nucleo di un potenziale
stato nazionale unitario e liberale. Al liberalismo e al nazionalismo si opponevano tuttavia
fortemente i sovrani di Prussia e Austria, nonché quelli di Baviera, Hannover, Württemberg e
Sassonia, timorosi di vedere minacciata la propria autonomia; a una intransigente difesa dei
confini stabiliti a Vienna (affidata all'azione della Quadruplice Alleanza), i maggiori sovrani tedeschi
affiancarono l'appoggio alla repressione di ogni opposizione interna o moto rivoluzionario,
promossa e propugnata dal ministro degli Esteri austriaco, principe Klemens von Metternich. Gli
effetti della rivoluzione di luglio, scoppiata a Parigi nel 1830, poterono così essere tenuti sotto
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controllo, ma la nuova ondata rivoluzionaria liberal-nazionalista del 1848 (vedi Rivoluzioni del
1848) investì in pieno il centro Europa, interessando Ungheria, Boemia, Moravia, Galizia e
Lombardia; Metternich rassegnò l'incarico e l'imperatore Ferdinando I abdicò in favore del giovane
nipote Francesco Giuseppe I. Nuove insurrezioni scoppiarono in Baviera, Prussia e nella Germania
sudoccidentale, tuttavia presto represse. In Austria l'assemblea liberale fu sciolta, e una nuova
Costituzione stabilì un sistema di governo ancor più centralizzato del precedente; l'Ungheria, che si
era autoproclamata repubblica, fu soggiogata con la forza e l'aiuto russo. In Prussia, Federico
Guglielmo IV impose una Costituzione autoritaria, rifiutando sdegnosamente la proposta
avanzatagli dai rappresentanti del parlamento di Francoforte di porsi a capo di uno stato nazionale
tedesco ("piccola Germania") che escludesse l'Austria e i territori da essa controllati. L'assemblea
si sciolse nel fallimento totale: l'unità sarebbe stata raggiunta grazie alla potenza militare
prussiana.
LA CONFEDERAZIONE GERMANICA
Confederazione germanica Unione di trentasette principati e quattro città libere tedesche in una
confederazione di stati autonomi e sovrani, nata dal congresso di Vienna (1815). Poiché questa
confederazione sostituiva il Sacro romano impero, dissolto nel 1806, i territori non tedeschi
dell'Austria e della Prussia ne furono esclusi, mentre il re d'Inghilterra in qualità di signore di
Hannover, il re di Danimarca per l'Holstein, e il re dei Paesi Bassi per il granducato del
Lussemburgo vi furono inclusi. L'Atto fondamentale della Confederazione, approvato al congresso
di Vienna, stabilì i diritti e i doveri della Dieta (chiamata Bundestag), quale organo unico, centrale,
della Confederazione, con sede a Francoforte. Sotto la presidenza del cancelliere austriaco
Metternich, rappresentante del presidio austriaco (fino al 1848), gli inviati elaborarono una
politica estera comune e adottarono provvedimenti per reprimere l'opposizione liberale nel segno
della Restaurazione. Le misure repressive adottate si tradussero nei decreti di Karlsbad; questa
politica determinò lo scoppio della rivoluzione del marzo 1848 e il successivo scioglimento della
Confederazione germanica. Dopo il fallimento della rivoluzione del 1849-50 la confederazione fu
nuovamente ricostituita nel 1850 per iniziativa dell'Austria. Sin dall'inizio la politica della
Confederazione fu caratterizzata dalla rivalità tra i due grandi stati tedeschi: l'Austria e la Prussia.
Questo dualismo si inasprì sempre più, sino a sfociare nella guerra austro-prussiana del 1866, il cui
esito segnò la fine della Confederazione germanica e la nascita della Confederazione della
Germania del Nord.
FEDERICO GUGLIELMO IV
Federico Guglielmo IV (Berlino 1795 - Castello di Sans-Souci 1861), re di Prussia (1840-1861). Figlio
di Federico Guglielmo III, fu un sovrano liberale che, asceso al trono, promosse la libertà di culto
ed eliminò la censura alla stampa. Nel 1847 convocò la Dieta unita
dei delegati di tutte le province che, sebbene con poteri limitati, fu
un primo passo verso l'assemblea rappresentativa popolare. Allo
scoppio della rivoluzione del marzo 1848, tentò di accogliere le
richieste del popolo promettendo una Costituzione e accettando di
porsi alla guida di una Germania unita; nel 1849, tuttavia, rifiutò la
corona imperiale offertagli dall'assemblea di Francoforte e propose
invece un'unione di stati tedeschi sotto l'egida della Prussia. Sotto la
pressione austriaca, dovette però rinunciare a questo progetto e nel
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novembre 1850 ratificò il trattato di Olmütz, anche noto come "umiliazione di Olmütz", con cui
l'Austria tornava a estendere la propria egemonia sui principati tedeschi. Nello stesso anno
Federico Guglielmo modificò la Costituzione appena varata: gran parte del potere esecutivo tornò
nelle mani del re, venne ridotto il suffragio e notevolmente limitata la partecipazione al
Parlamento. Afflitto da gravi problemi di salute che nel 1857 lo resero mentalmente instabile,
lasciò la guida del regno al fratello Guglielmo (reggente dal 1858), che gli succedette il 2 gennaio
1861 come Guglielmo I.
L'IMPERO TEDESCO
Nel 1861, salendo al trono di Prussia, Guglielmo I era più che mai determinato a fare in modo che
né l'Austria né un rinnovato espansionismo francese dovessero ostacolare le ambizioni prussiane;
con il suo cancelliere Otto von Bismarck perseguì l'obiettivo di rendere la Prussia inattaccabile e
l'unificazione tedesca venne così considerata un importante passaggio nella realizzazione di
questo progetto.
GUGLIELMO I DI PRUSSIA
Guglielmo I di Prussia (Berlino 1797-1888), imperatore di Germania (1871-1888) e re di Prussia
(1861-1888); durante il suo regno si realizzò l'unificazione della Germania sotto la corona
prussiana. Secondogenito di Federico Guglielmo III di Prussia e della regina Luisa di MeclemburgoStrelitz, entrò nell'esercito prussiano nel 1807 e prestò servizio durante le guerre napoleoniche.
Nel 1829 sposò Augusta di Sassonia-Weimar, dalla quale ebbe due figli. Il fratello maggiore
Federico Guglielmo IV salì al trono nel 1840 ma rimase senza eredi: Guglielmo entrò quindi nella
linea di successione. Nel 1858 il re venne dichiarato malato di mente e Guglielmo fu nominato
reggente; tre anni dopo gli succedette sul trono. Nel 1862 nominò cancelliere lo statista prussiano
Otto von Bismarck e con lui si impegnò in un progetto di unificazione degli stati tedeschi sotto
l'egida della Prussia, scendendo in guerra contro la Danimarca (1864) e contro l'Austria (1866). Nel
1867, dopo la disfatta dell'Austria, Guglielmo presiedette la neonata Confederazione della
Germania del Nord. Durante la guerra franco-prussiana (1870-71) assunse personalmente il
comando nella decisiva battaglia di Sedan. Il 18 gennaio 1871 fu proclamato imperatore di
Germania nel palazzo di Versailles, mentre le sue truppe assediavano la città di Parigi. Deciso
assertore della sovranità come diritto divino, durante il suo regno sostenne con convinzione la
politica militarista, antidemocratica e anticattolica perseguita da Bismarck. Nel 1878 sfuggì a un
agguato mortale, ma in un secondo attentato fu ferito gravemente. Gli succedette il figlio Federico
Guglielmo con il nome di Federico III.
L'UNIFICAZIONE
Secondo Reich Negli anni Sessanta del XIX secolo, il cancelliere prussiano Otto von Bismarck fu il
protagonista dell’unificazione tedesca. Dopo aver sconfitto l’Austria, nel 1866 creò la
Confederazione della Germania del Nord. Sconfitta la Francia nel 1870, la Prussia accolse nella
confederazione gli altri stati tedeschi ancora indipendenti e si annetté l’Alsazia e la Lorena. Nel
1871 venne proclamato l’impero germanico, il Secondo Reich, uno stato di grandissima potenza.©
Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati. La Realpolitik di Bismarck combinò astutamente
diplomazia e militarismo per eliminare l'influenza austriaca e approdare a una unificazione tedesca
nei termini desiderati dalla Prussia. Come azione preliminare si assicurò la neutralità di Russia,
Italia e Francia con trattati di amicizia. Il primo passo fu poi invitare l'Austria nel 1864 a partecipare
all'invasione dei ducati danesi dello Schleswig-Holstein; le forze austro-prussiane ebbero
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facilmente il sopravvento sugli avversari, ma i due governi si divisero subito dopo sul problema del
controllo dei ducati acquisiti. Cogliendo questo pretesto (in effetti ricercato ad arte), Bismarck
dichiarò guerra all'Austria (vedi Guerra austro-prussiana); le armate del generale Helmuth von
Moltke sconfissero in breve tempo gli austriaci che a Sadowa, nel 1866, andarono incontro alla
disfatta. Con la pace di Praga, l'Austria dovette cedere Venezia all'Italia (alleatasi in precedenza
con Berlino), mentre la Prussia si annetté Schleswig-Holstein e Hannover, dando vita a una
Confederazione della Germania del Nord (1867) che escludeva l'Austria. A questo punto Bismarck
realizzò la terza fase del suo ambizioso progetto, muovendo guerra alla Francia dell'imperatore
Napoleone III nel 1870 (vedi Guerra franco-prussiana). Gli stati della Germania meridionale
unirono le proprie forze a quelle prussiane e, sconfitti i francesi nella battaglia di Sedan, dopo un
lungo assedio presero Parigi (1871). Poco dopo, a Versailles, Guglielmo I assumeva il nuovo titolo
di imperatore del Secondo Reich tedesco.
CONFEDERAZIONE DELLA GERMANIA DEL NORD
Confederazione della Germania del Nord Unione degli stati indipendenti tedeschi situati a nord del
fiume Meno, formata nel 1867 sotto l'egida della Prussia per iniziativa del suo cancelliere Otto von
Bismarck. Subito dopo la vittoria sull'Austria nella guerra austro-prussiana del 1866, la Prussia
propose di stabilire una Confederazione degli stati tedeschi del Nord che sostituisse la precedente
Confederazione germanica, unione di 39 stati tedeschi sotto la guida austriaca, istituita nel 1815
dal congresso di Vienna. Ventidue stati aderirono al progetto, ognuno conservando il proprio
governo ma unificando le forze armate e ponendole sotto il comando del re di Prussia. Venne
inoltre istituito un Consiglio federale, le cui funzioni di presidenza erano di fatto svolte da un
cancelliere. Strette alleanze si stabilirono tra la Confederazione del Nord e importanti stati a sud
del Meno, come il regno di Baviera, il granducato di Baden e il regno di Württemberg (che tra
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l'altro accettarono di mettere a disposizione della Confederazione le proprie forze militari nel caso
di un eventuale attacco esterno). La Confederazione del Nord fu un importante passo verso
l'unificazione della Germania, raggiunta nel 1871 al termine della guerra franco-prussiana.
L'EPOCA DI BISMARCK
Otto von Bismarck Uomo politico tedesco, unificò i numerosi stati in cui era divisa la Germania in
un impero dominato dalla Prussia. Di lui si ricorda il detto che i grandi problemi della Germania
non si sarebbero risolti con i discorsi e le mozioni ma con "il sangue e il ferro". Raggiunto
l'obiettivo di creare uno stato nazionale tedesco unitario e vasto, Bismarck iniziò a lavorare per la
pace, costruendo un sistema di alleanze tese a proteggere la Germania da eventuali aggressioni; al
congresso di Berlino (1878) si adoperò per stabilizzare l'inquieta regione dei Balcani, mentre fu
solo per conquistarsi il favore della classe mercantile che acconsentì all'acquisizione di colonie
tedesche in Africa e nel Pacifico. Sul piano interno il "cancelliere di ferro" incoraggiò la rivoluzione
industriale, sviluppatasi rapidamente dopo il 1850 grazie all'applicazione delle più avanzate
tecnologie per l'estrazione di ferro e carbone, che permisero il pieno sfruttamento dei ricchi
giacimenti della Ruhr e della Saar; la popolazione aumentò di un terzo, sorsero nuove fabbriche, i
consumi privati e le forti commesse statali in infrastrutture e armamenti favorirono notevolmente
l'economia. L'impero non era certo concepito secondo criteri democratici; il cancelliere era
responsabile solo di fronte all'imperatore, unica effettiva autorità dello stato che Bismarck intese
preservare, scoraggiando l'attività dei partiti politici e scatenando una vera e propria crociata
contro la Chiesa cattolica dopo il 1870 (Kulturkampf), cui fece seguire un'ugualmente dura
campagna repressiva contro il
movimento socialista. Per prevenire le
rivendicazioni dei lavoratori egli
introdusse nel contempo misure
molto avanzate sul piano della
previdenza sociale per gli infortuni e le
malattie, nonché delle pensioni di
anzianità. L'azione politica di Bismarck
si interruppe bruscamente con la
salita al trono nel 1890 del nuovo
imperatore Guglielmo II, deciso a
prendere egli stesso in mano le redini
del governo.
BISMARCK, OTTO EDWARD LEOPOLD VON
Bismarck, Otto Edward Leopold von ( 1815- 1898), statista prussiano, fu l'artefice e il primo
cancelliere (1871-1890) dell'impero tedesco (Secondo Reich). Figlio di un nobile proprietario
terriero, entrò in politica nel 1847 come delegato nella prima Dieta di Prussia. Si mise subito in
luce per le posizioni rigidamente conservatrici e, allo scoppio della rivoluzione del 1848, si recò a
Berlino per convincere il re Federico Guglielmo IV a soffocare la rivolta. Il consiglio fu ignorato, ma
la sua lealtà venne riconosciuta e nel 1851 Bismarck fu nominato rappresentante della Prussia alla
Confederazione germanica, formata dai 39 stati tedeschi. Nel 1859 divenne ambasciatore in Russia
e nel 1862 si trasferì in Francia. Quello stesso anno si aggravò la disputa in corso fra il governo e il
Parlamento prussiano che aveva come oggetto le spese militari e la riforma dell'esercito.
Richiamato in patria dal re Guglielmo I per risolvere la questione, Bismarck venne nominato primo
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ministro e pose fine alla contesa con un'azione di forza. Rafforzò l'esercito e nel 1864 entrò in
guerra a fianco dell'Austria contro la Danimarca, assicurandosi il controllo dello Schleswig-Holstein
e guadagnandosi il favore dell'opinione pubblica.
L’artefice dell’unificazione tedesca
Due anni più tardi, garantitosi la neutralità francese e stretta un'alleanza con l'Italia in funzione
antiaustriaca (vediTerza guerra d'indipendenza), Bismarck scatenò la guerra austro-prussiana. La
vittoria di Sadowa (1866) consentì alla Prussia di annettersi nuovi territori e segnò la fine
dell'egemonia dell'impero asburgico in Europa: Bismarck unificò tutti gli stati del centro e del nord
della Germania nella Confederazione della Germania del Nord sotto l'egida della Prussia.
Nel 1870 riuscì a provocare la Francia, che scese in guerra contro gli stati tedeschi (vedi Guerra
franco-prussiana); la Prussia, vittoriosa, ottenne l'Algeria e la Lorena. Facendo leva sul sentimento
nazionale, Bismarck si propose di convincere gli stati della Germania meridionale ad accettare la
costituzione di un paese unificato. Il suo disegno ottenne il successo sperato: nel 1871 il Reich
germanico, che comprendeva anche la Germania meridionale, prese il posto della Confederazione
della Germania del Nord e il re di Prussia Federico Guglielmo IV divenne imperatore. Qualche
mese dopo Bismarck fu nominato principe e cancelliere.
Il cancelliere di ferro
In qualità di cancelliere dell'impero, Bismarck si preoccupò innanzitutto di consolidare il nuovo
stato unificato. Sul piano della politica estera rafforzò la posizione della Germania stringendo una
serie di alleanze difensive: si oppose con vigore alla restaurazione dei Borbone sul trono di Francia
e cercò di mantenere la pace in Europa, isolando la Francia attraverso l'alleanza con l'AustriaUngheria e la Russia (la cosiddetta lega dei tre imperatori del 1873, successivamente rinnovata nel
1881). Nel 1882 si legò all'Austria e all'Italia nella Triplice Alleanza. Sul piano interno combatté
chiunque si opponesse al suo governo autoritario: leggi restrittive colpirono i cattolici, contrari a
uno stato centralista, attraverso il cosiddetto Kulturkampf, e ugualmente dura fu la repressione
del cancelliere nei confronti del Partito socialdemocratico e di quello liberale. Solo dopo l'elezione
al soglio pontificio di papa Leone XIII, che succedette al più intransigente Pio IX, Bismarck tornò ad
avvicinarsi al Partito del Centro cattolico. In materia di politica sociale varò importanti riforme a
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favore dei lavoratori (leggi sulle assicurazioni obbligatorie e sulla pensione), ma si oppose con
determinazione, mediante leggi speciali, alla formazione dei movimenti operai. Sul piano
economico sostenne lo sviluppo dell'industria e del commercio, varando leggi protezionistiche.
Nel 1888 salì al trono Guglielmo II, che simpatizzava per il movimento socialista e mal sopportava
lo statista; il loro contrasto si risolse nel 1890, con il definitivo allontanamento di Bismarck dalla
scena politica.
LE GUERRE MONDIALI E IL CROLLO
La stessa spinta nazionalistica che aveva portato all'unificazione della Germania nel XIX secolo
produsse due guerre disastrose e la conseguente spartizione del paese nel XX secolo.
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