Skip to primary navigation Skip to content Skip to footer IL BARATTOLO DELLE IDEE LA FILOSOFIA PER TUTTI header-right Main navigation o o o o o o Filosofia Gli spilli Filosofia Pre-socratica Filosofia antica Filosofia medievale Filosofia moderna Filosofia post hegeliana Appunti traduzioni Claudia Rademacher Arte In cucina Ai fornelli il lievito Il pane pizza Poesie Rime e congiuntivi A corpo libero Dall’amore All’amore Rabbia e colpa Ricomporsi Disegni A Francoforte Primi disegni Ritorno A colori I parte A colori II parte A colori III parte o o o o o Il bianco Il nero Maxi Ultimi lavori Il diario Relazione Riflessioni Vecchi post Social plus+ Forum plus Libri, Film, Opere D’Arte Relazioni Pensieri Presentati Login Chi sono OTTOBRE 19, 2016 BY IL BARATTOLO DELLE IDEE LEAVE A COMMENT Leibiniz Tweet PRESUPPOSTI DEL SUO PENSIERO: 1) NECESSITA’ LIBERA E 2) DOPPIO VISIONE DEL MONDO: 1) Il concetto dominate tutta la filosofia di Leibniz è che esiste un ordine non geometricamente determinato e quindi necessario, ma spontaneamente organizzato e quindi libero. Il pensiero di Leibniz si discosta dunque da quello spinoziano per il fatto che esso rifiuta l’idea di un ordine necessario e univoco, per introdurre l’idea che l’ordine possa anche includere la scelta (ricorda che in Spinoza lo stesso Dio era costretto dalle leggi della propria natura e non creava il mondo secondo volontà o scelta ma come condizione stessa della propria natura). 2) L’altra caratteristica fondamentale del pensiero di Leibniz è il tentativo di mediare la visione del mondo matematico-scientifica (spiegazione tramite leggi della sola causa efficiente delle cose) con quella metafisica (che procede dalle cause prime ed è incentrata sul concetto di sostanza), che il filosofo definisce rispettivamente con l’espressione filosofia nuova e filosofia perenne. Il sapere filosofico deve riuscire a rintracciare gli elementi ultimi della realtà, mentre il sapere scientifico non va oltre i fenomeni, che sono quantificabili e studiabili secondo leggi. Mentre dal punto di vista scientifico tutto è concatenato secondo un ordine necessario, dal punto di vista filosofico questo stesso ordine è frutto di una scelta (quella del creatore, che tra tutti i mondi possibili ha scelto di creare proprio questo. VERITA’ DI RAGIONE E VERITA’ DI FATTO: In corrispondenza alla divisione tra visione scientifica e visione metafisica del mondo, Leibniz distingue tra verità di ragione e verità di fatto. La necessità infatti (intesa come definizione di ciò che è e non potrebbe essere diverso da com’è) appartiene al regno della logica, ma non alla realtà del mondo, che in quanto è (esiste), è la realizzazione di una delle infinite possibilità. Essa costituisce perciò un ordine non necessario, ma contingente. Mentre le verità di ragione sono soggette al principio di non-contraddizione. Le verità di fatto sottostanno al principio di ragion sufficiente. Nel primo caso infatti una cosa “è o non-è”, è vera o è falsa (guarda ad esempio la definizione di triangolo e più in generale tutta la geometria), nel secondo caso invece le cose sono, ma avrebbero anche potuto non essere: “nulla si verifica senza una ragion sufficiente, cioè senza che sia possibile,a colui che conosca sufficientemente le cose, di dare una ragione che basti a spiegare perché è così e non altrimenti”. . – Le verità di ragione sono perciò necessarie, ma non dicono nulla sulle cose che sono. Esse si limitano ad analizzare il concetto (es. triangolo), ridurlo ai suoi elementi primi (es. ha tre lati) e legare successivamente il concetto alle sue proprietà fondamentali contenute nel concetto stesso (es. il triangolo ha tre lati). Essa formula cosi GIUDIZI ANALITICI APRIORI (a priori perché non hanno bisogno dell’esperienza) necessari ma che non dicono nulla sulla realtà – Le verità di fatto invece, sono quelle che partendo dall’esistente, concernono la realtà effettiva. Le verità di fatto aggiungono al contrario qualcosa di nuovo al concetto stesso della cosa (es. questo triangolo è sul tavolo) e sono perciò sintetici e a posteriori (tratti dall’esperienza). I GIUDIZI SINTETICI A POSTERIORI ampliano la nostra conoscenza i quanto aggiungono qualcosa di nuovo al concetto e tuttavia su questi ultimi non grava la condizione necessaria del principio di non contraddizione. Su di essi non abbiamo certezza universale. Leibniz risolve il problema attraverso una nuova concezione metafisica che rinnova il concetto di sostanza. LA SOSTANZ A INDIVIDUALE: Mentre nelle verità di ragione il soggetto è il predicato sono identici (es.: “il triangolo ha tre angoli”) nelle verità di fatto l predicato non è identico al soggetto, tanto che può essere negato (mentre non posso dire che il triangolo non ha tre angoli, posso dire che il triangolo è sul tavolo, ma anche che non è sul tavolo) e tuttavia il soggetto deve contenere la ragion sufficiente del suo predicato (es. é sufficiente che il triangolo occupi un estensione per essere possibile, ma non necessario, che stia sopra un tavolo). Un simile soggetto tuttavia non può essere un entità puramente logica, ma deve sussistere realmente, deve essere una sostanza individuale. La sostanza individuale al contrario del concetto di una cosa non ha solo le cause necessarie del suo essere, ma anche la ragion sufficiente del suo esistere. Essa è una nozione così compiuta da essere sufficiente a rendere possibile la deduzione di tutti i predicati del soggetto cui essa è attribuita. Per esempio nella nozione individuale di Alessandro Magno c’era già la ragion sufficiente delle sue azioni (la vittoria contro Dario e Poro), non ché l’evento stesso della sua morte (avvelenato). L’uomo che non ha una nozione compiuta della sostanza individuale è costretto a desumere dall’esperienza o dalla storia gli attributi che le si riferiscono, ma Dio che in ogni sostanza è in grado di scorgere la ragion sufficiente di tutti i suoi predicati conosce la condizione stesso di tutti gli eventi, passati presenti e futuri. I due elementi soggetto e predicato non potrebbero essere legati nella realtà l’un l’altro se ciò non fosse previsto dalla natura stessa del loro concetto. In ogni sostanza individuale sono già comprese tutte le azioni o eventi allo stato virtuale. LA LOGICIZZAZIONE DELL’ESPERIENZA: L’esperienza, ovvero le cose che accadono, sono dunque il dispiegamento di possibilità contenute già come ragion sufficiente nella sostanza individuale. Gli eventi sono quindi concatenazioni che risultano che non risultano da un rapporto di necessità, ma da realizzazioni concrete di possibilità. Per Leibniz dunque la logica si configura dunque come una scienza combinatoria (date tute le sostanze individuali e tutte le loro possibili realizzazioni, il combinarsi tra loro dà luogo ad eventi unisci e irripetibili, ma tuttavia prevedibili). Tutti gli avvenimenti sono dunque accaduti per il combinarsi di condizioni che avrebbero potuto essere previste, con un opportuno collegamento delle condizioni possibili contenute ella sostanza individuale stessa. Così come un numero può essere scomposto nei suoi fattori primi, allo stesso modo i concetti complessi possono essere scomposti in parti semplici: UN GIUDIZIO È VERO QUANDO SOGGETTO E PREDICATO HANNO UN FATTORE IN COMUNE. LA METAFISICA: Per Leibniz la “natura non fa mai salti. Per conseguenza la natura non può essere composta da elementi non ulteriormente divisibili. Ed egli vede come l’elemento originario la forza. La forza rappresenta la capacità di produrre un determinato effetto, per esempio il sollevamento di un peso, ESSA e’ LA VERA REALTA’ DEI CORPI. Esiste una forza passiva che costituisce la massa di un corpo ed una forza attivà che la tendenza all’azione (vicina all’entelechia aristotelica). La stessa massa materiale, ridotta a forza passiva, non ha più nulla di corporeo. Le monadi: I centri di forza (monadi) non sono una parte del tutto, ma un tutto in sé. La forza da entità fisica in grado di spiegare il movimento e le cose che sono si traduce in entità metafisica: La monade è un atomo spirituale, una sostanza semplice, senza parti e quindi priva di estensione. Ogni monade è diversa dall’altra. Esse sono dotate di 1) percezione, 2) appetito e 3) appercezione. – Tutte le monadi sono dotate di attività rappresentativa, ma non tutte le monadi appercepiscono (ovvero sono consapevoli di percepire). L’appercezione è invece il tendere da rappresentazione all’altra. Più alto è il livello dell’appercezione, ovvero, di consapevolezza della loro attività, e più la monade è di livello superiore, anche nelle monadi più evolute tuttavia, resta un piano di rappresentazioni non consapevoli, presente in uno stato inconscio (Dio è la monade suprema che invece ha in sé la somma consapevolezza). – Ogni monade rappresenta le altre monadi, ogni monade rappresenta l’intero universo: è un microcosmo. Sulla scorta dell’ identità principio di identità degli indiscernibili (esso è un principio ontologico che dice che se non c’è modo di distinguere due enti, allora sono in verità un solo ed identico ente.) non può esistere una monade uguale all’altra ed esse si differenziano sula base del grado di appercezione. In questa gerarchia alla base ci sono le monadi dotate solo di percezione al vertice Dio (massima appercezione), tra Dio e le monadi infime ci sono infiniti gradi di appercezione (la natura non fa salti). – Le monadi sono enti semplici ma entrano a costituire le realtà composte, sono immateriali, non occupano un estensione (se avessero estensione sarebbero divisibili all’infinito e non costituirebbero più gli elementi ultimi della realtà). Tutto ciò che esiste non è una semplice aggiunta di parti, ma in ogni composto v’è una monade dominante che costituisce il principio organizzatore di quel composto. Le cose che esistono, inoltre, non sono formate da un solo aggregato di monadi, ma da diversi sitemi e ogni sistema ha una monade dominante. L’essere (materia seconda) è quindi formato da diversi composti. La materia prima è invece la potenza passiva che è nella monade stessa e che la costituisce insieme alla forza attiva o entelechia. .Le monadi “non hanno finestre”. Ogni monade è chiusa, ovvero, non ha relazioni con le altre e non subisce le azioni delle altre. Le monadi hanno una reciproca autonomia e una teleologia interna. I RAPPORTI FRA LE MONADI. Se le cose sono degli aggregati di monadi in modo tale che esista una monade dominante, in generale come si svolge l’attività rappresentativa delle singole monadi e come si rapportano le une alle altre? – La monade per Leibniz hanno una teleologia intrinseca, ovvero un fine prestabilito, che proviene da essa stessa, e non subisce nel suo atto nessun influsso esterno. Il legame ideale di tutte le monadi è Dio, l’unità da cui derivano tutte le altre monadi. Quando Dio ha creato ogni monade ha immesso n lei determinate possibilità. Lo sviluppo interno di ogni monade è stato preordinato (molto simile ai semi di S. Agostino) nell’atto della creazione ed è stato disposto in modo che le mutazioni di ogni monade corrispondano fra loro (sano simultanee e complementari), sincronizzate con lo sviluppo delle altre monadi. Leibniz paragona l’esistente a degli orologi (le monadi), costruiti con ingranaggi diversi, ma che segnano tutte contemporaneamente la stessa ora. Questo è il concetto dell‘armonia prestabilita. Tale concetto spiega ad esempio il rapporto tra il corpo e l’anima: i il corpo seguendo leggi meccaniche e l’anima seguendo la legge della propria interna spontaneità si ritrovano ogni istante in armonia, armonia che è stata prestabilita da Dio. Il corpo è perciò una sorta di automa naturale le cui manifestazioni non sono per nulla influenzate dagli atti spirituali viceversa: è solo per l’armonia prestabilita che nell’anima del cane entra il dolore quando il suo corpo è ferito. L’anima si sviluppa al suo interno, essa è una specie di sogno ben congegnato nella quale le percezioni si seguono in virtù di una legge che è scritta nella natura stessa della monade e che Dio ha stabilito nell’atto della sua creazione (l’anima è un automa immateriale). More from my site Schelling: riassunto. 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