Agricoltura familiare, non è l`araba fenice

Agricoltura familiare,
non è l'araba fenice
a cura di
Sergio Ferrari
e Giuseppe Michelon
hevisia ciascun lo
dice, dove sia nessun
lo sa". I l verso è del
Metastasio, poeta
del 18° secolo, e si riferisce
all'uccello sacro e favoloso degli
egiziani.
E' divenuto proverbiale e si applica
a persone o cose che non si trovano
o che sono più uniche che rare.
Nel dizionario pratico di
agricoltura (Utet 1930) troviamo
invece che fenice è il nome di una
razza di gallina originaria del
Giappone che si alleva per
ornamento. Se nella seconda
definizione mancasse la
destinazione (gallina da uova o da
carne, anziché animale da
giardino), non avremmo dubbi
nell'attribuire all'azienda agricola
famigliare la versione più realistica
e popolare del nome fenice.
E' partita dall'ONU (Organizzazione
mondiale delle Nazioni Unite
fondata nel 1945) i l 20 novembre
del 2013 la proposta di dichiarare i l
2014 anno internazionale
dell'agricoltura familiare. Quando
l'Onu decide di dedicare l'anno ad
un tema di portata internazionale,
lo fa perrichiamaresu di esso
l'attenzione del Governi
sollecitandoli a trovare soluzioni
adeguate, ma anche per porlo
all'attenzione della gente perché
ne prenda conoscenza e coscienza.
In Italia a raccogliere la proposta
delie-Nazioni Unite è stato i l OSA,
Comitato italiano per la sovranità
alimentare che sottende una rete di
ài
C
oltre 270 associazioni. Esso aveva il
compito di individuare i connotati
distintivi e la dimensione
dell'agricoltura familiare ed
indicare termini e modi per riconoscere
a questo tipo di azienda un profilo
sociale e politico identità rio.
In Trentino si è mossa per prima
Elisabetta Monti, titolare di una
piccola azienda agricola
multifunzionale che si trova a
Mezzomonte di Folgaria. Diplomata
perito agrario all'istituto tecnico di S.
Michele, in passato ha svolto attività di
orientamento e guida a favore di due
associazioni di piccole aziende
marginali: Mosaico (piccoli produttori
di montagna) e Florére (produttori
piante officinali e aromatiche del
Trentino).
Per raccogliere adesioni e
collaborazione in almeno una delle tre
attività programmate (comunicazione,
ricerche sulterritorio, contatto con gli
organi politici), Elisabetta Monti ha
chiesto appoggio all'Associazione
Trentino Arcobaleno riconosciuta dalla
Provincia di Trento.
Le adesioni non sono state molte. Gli
incontri si contano sulle dita di una
mano. I risultati sul piano
organizzativo e legislativo sono
inesistenti.
Nel frattempo l'ONU ha dichiarato il
2015 "Anno internazionale dei suoli".
Non è detto con dò che almeno in
Trentino iltema dell'azienda agricola
familiare debba essere abbandonato. I l
primo lavoro da fare riteniamo sia
quello di definirei termini chiari e con
parametri oggettivi i l profilo
socioeconomico e tecnico dell'azienda
agricola familiare.
Per Elisabetta Montisi tratta di far
passare la figura del contadino che
produce per l'autoconsumo e per la
vendita diretta di una parte dei suoi
prodotti.
Ma in quali termini e entro quali limiti?
Conviene affidare i l compito ad un
economista agrario che conosce bene
l'agricoltura trentina e la politica
agricola e sindacale portate avanti
dagli anni'50 ad oggi.
I l prof. Geremia Gios, dell'Università di
Trento e sindaco di Vallarsa, è a nostro
avviso, la persona più adatta.
Nel numero di dicembre di Vita in
campagna, mensile di agricoltura parttime pubblicato dal gruppo editoriale
l'Informatore agrario troviamo un
illuminante articolo di Giorgio Lo
Surdo intitolato: "Le piccole aziende
agricole: un' eccellenza italiana da
difendere". L'autore invitai derisori
politici a non ripetere l'errore della
grande industrializzazione, quando si
è puntato sulle grandi industrie per poi
costatare che la parte più resistente e
dinamica della nostra economia sono
le piccole e medie imprese. Le regole
economiche convenzionali dicono che
è l'azienda agricola grande a realizzare
meglio le economie di scala ed è quindi
vincente. Se prendiamo come
parametro discriminante il solo
reddito, questo principio trova
riscontro anche in Trentino almeno
nelle zone caratterizzate da
frutticoltura e viticoltura intensiva o
da altre coltivazioni di pregio. Le
aziende familiari da salvare e
sostenere le troviamo invece
prevalentemente in montagna o nelle
zone marginali. Si tratta di piccole
aziende che in futuro forse dovranno
essere compensate dall'ente pubblico
perii contributo che danno alla
salvaguardia dell'ambiente, alla
biodiversità, alla fornitura di prodotti
salubri e al turismo, non solo di
eccellenza, ma anche familiare e
sociale.