Fig. 1 Motore asincrono secondo lo schema di Galileo Ferraris. PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO E PARTICOLARITÀ COSTRUTTIVE DEI MOTORI ASINCRONI POLIFASI Principio di funzionamento. I motori asincroni polifasi, e in particolare i trifasi, costituiscono la categoria tecnicamente più diffusa di motori elettrici. Essi realizzano la più importante utilizzazione dei campi rotanti generati mediante un sistema di correnti polifasi, e vengono perciò denominati anche motori a campo rotante. Il motore asincrono è stato realizzato la prima volta da Galileo Ferraris (1885), quale immediata conseguenza della sua scoperta del campo rotante. L'apparecchio costruito da Galileo Ferraris era costituito da due bobine uguali fissate con i rispettivi assi normali fra loro, secondo la disposizione schematica indicata in fig. 1: nello spazio compreso fra le due bobine era imperniato un leggero cilindro di rame vuoto. Alimentando le due bobine con due correnti alternate di egual frequenza ed egual valore efficace, ma sfasate fra loro di un quarto di periodo, si genera come è noto un campo rotante, di intensità costante, il quale compie un giro ad ogni periodo. Il funzionamento di questo dispositivo come motore deriva dal fatto che il campo rotante induttore scorrendo di fronte alle singole generatrici del cilindro, vi genera delle correnti 1 indotte come in fig. 2. Questo sistema di correnti indotte risulta a sua volta immerso nel campo magnetico rotante che le genera, il quale esercita su di esse (cioè sulle generatrici del cilindro che ne sono il supporto) un complesso di forze magnetoelettriche come f, costituenti nel loro insieme una coppia che trascina il cilindro in rotazione nello stesso verso del campo rotante induttore. (Considerando la fig. 2, assegnato il verso di rotazione ω del campo, si applica una prima volta la regola della mano destra (si deve considerare i1 moto relativo delle generatrici del cilindro rispetto al campo ; tale moto e opposto a quello del vettore B) per determinare verso delle correnti indotte I, e poi la regola della mano sinistra per determinare il verso delle forze f e quindi della coppia motrice risultante). Si può del resto osservare che le correnti indotte nel cilindro devono opporsi, per la legge di Lenz, alla causa che le genera: il loro effetto magnetoelettrico deve quindi necessariamente tradursi in una coppia che trascina il cilindro a seguire la rotazione del campo induttore, così da diminuire la velocità relativa di scorrimento fra il campo stesso ed il cilindro indotto. Nella sua rotazione tuttavia il sistema indotto non può mai raggiungere la velocità del campo rotante, perché cesserebbe in tal caso il moto relativo tra il campo induttore e il sistema indotto e si avrebbe corrispondentemente l’estinzione completa delle correnti indotte e perciò anche l'annullamento dell'azione motrice. Fig. 2 - Come si genera la coppia motrice nel motore asincrono. 2 Ne segue che il sistema indotto può solo seguire la rotazione del campo rotante induttore con velocità minore, onde permanga precisamente, fra il campo induttore e il sistema indotto, quel moto relativo di scorrimento per il quale le correnti indotte assumono l’intensità necessaria e sufficiente a sviluppare la coppia motrice che si richiede a mantenere il cilindro in rotazione. Se la rotazione viene frenata il moto rallenta, e con ciò, per la maggiore velocità relativa con la quale il campo rotante scorre davanti al cilindro, aumentano anche le correnti indotte: si stabilisce così una nuova velocità di equilibrio per la quale ancora le correnti indotte assumono la intensità necessaria a vincere la coppia resistente applicata. Si intravede così il fatto che in questi motori aumentando la coppia resistente applicata all'albero la velocità di rotazione diminuisce; la velocità di rotazione non è dunque legata rigidamente alla velocità del campo rotante (velocità sincrona) come nei motori sincroni e perciò appunto, i motori in questione, vengono denominati asincroni. Per il fatto inoltre che il sistema indotto non viene alimentato dall'esterno ma è solo percorso dalle correnti indotte dal campo rotante (funzionando in ciò come il secondario di un trasformatore di cui il sistema induttore costituisce il primario) questi motori vengono anche indicati con il nome di motori a induzione. In linea di principio sarebbe del tutto indifferente tenere fisso il sistema induttore oppure l'indotto; considerazioni pratiche evidenti consigliano però di mantenere fisso il sistema induttore che deve essere collegato alla linea di alimentazione, e mobile l'indotto in cui le correnti percorrono circuiti chiusi su se stessi senza comunicazione coll'esterno. 3 Si può dire quindi che i motori asincroni sono costituiti in generale da uno statore che porta gli avvolgimenti induttori collegati con la linea di alimentazione e destinati a produrre il campo rotante, e da un rotore che costituisce il sistema indotto in cui circolano le correnti indotte la cui interazione col campo rotante induttore origina la formazione della coppia motrice che trascina l’indotto in rotazione. I due sistemi induttore e indotto vengono anche denominati rispettivamente primario e secondario come nei trasformatori. Per realizzare un campo rotante sufficientemente intenso, con correnti magnetizzanti relativamente piccole, è necessario ridurre al minimo la riluttanza dei circuiti magnetici attraverso cui si chiudono le linee di forza del campo. Gli avvolgimenti destinati a produrre il campo rotante vengono montati perciò su uno statore di materiale magnetico costituito da un pacco di corone circolari di lamiere di ferro isolate con carta, disponendo i conduttori attivi entro canali praticati lungo le generatrici interne del pacco lamellare, con disposizione identica a quella impiegata nella costruzione dello statore degli alternatori. La struttura schematica del motore a campo rotante Fig. 3 di Galileo Ferraris assume così la forma indicata Struttura nella fig. 3. Nell'intento sempre di migliorare le schematica del caratteristiche magnetiche della macchina anche il motore a campo rotante. rotore di rame viene abbandonato e sostituito invece da un rotore costituito da un nucleo di ferro lamellato munito sulla periferia di un certo numero di canali entro cui vengono allogati opportuni conduttori longitudinali di rame, con le estremità sporgenti dal pacco lamellare e collegate fra loro onde formare dei 4 circuiti chiusi per la libera circolazione delle correnti indotte. Si raggiunge in tal modo lo scopo di conservare all'indotto una buona conducibilità elettrica nel verso assiale obbligando le correnti indotte a circolare e richiudersi in circuiti prestabiliti, e ottenere nel contempo la minima riluttanza magnetica nelle direzioni radiali seguite dalle linee di forza del campo rotante. L'immersione dei conduttori di rame dello statore e rotore entro canali praticati lungo le generatrici dei rispettivi pacchi lamellari permette di ridurre al minimo l'intraferro tra rotore e statore, limitandolo ai più piccoli valori compatibili con le esigenze meccaniche inerenti alla rotazione del rotore. I motori asincroni possono essere realizzati evidentemente con un sistema polifase simmetrico avente un numero qualunque di fasi. In relazione al fatto però che la distribuzione dell'energia elettrica viene fatta quasi esclusivamente con sistemi trifasi, nelle applicazioni correnti si trovano applicati quasi esclusivamente motori asincroni trifasi. Le caratteristiche costruttive e di funzionamento (in particolare la velocità sincrona) rimangono del resto le stesse, indipendentemente dal numero delle fasi, variando solo il numero e la posizione reciproca degli avvolgimenti destinati a produrre il campo rotante induttore : così se il motore asincrono è bifase si hanno sullo statore due avvolgimenti induttori identici spostati l'uno rispetto all'altro di un angolo pari a 90° elettrici corrispondente a un quarto di periodo; se invece si tratta di un motore trifase lo statore porta tre avvolgimenti identici spostati l'uno rispetto all'altro di un angolo pari a 120° elettrici, e così via. Con le ordinarie frequenze industriali il numero dei giri del campo rotante bipolare risulta in genere troppo elevato, nel senso che essendo, come si vedrà, la velocità effettiva di rotazione del rotore solo leggermente inferiore a quella del campo rotante, il motore bipolare risulta troppo veloce per la maggior parte delle applicazioni pratiche. [Con la frequenza di 50 Hz ad esempio il campo rotante bipolare compie 3000 giri al primo: il rotore di un motore asincrono bipolare può girare corrispondente con una velocità dell'ordine di 29005giri al primo]. Per ottenere velocità minori, i motori asincroni vengono costruiti perciò nella gran maggioranza dei casi con avvolgimenti multipolari : la velocità sincrona, cioè la velocità del campo rotante, in giri al primo, viene data allora dalla nota formula n= 60 ⋅ f p essendo f la frequenza di alimentazione e p il numero delle coppie di poli del campo. 6 Costruzione dello statore. Lo statore dei motori asincroni si compone di un pacco lamellare a forma di corona circolare in materiale ferromagnetico (a non elevato contenuto di silicio, meno dell‘ 1 %, onde limitare la fragilità), investito entro una carcassa di ghisa, o di lamiera saldata, o di lega leggera, la quale costituisce la parte portante della macchina. Il pacco lamellare è suddiviso in pacchi parziali separati da opportuni distanziatori per realizzare i canali di ventilazione, ed è mantenuto serrato sulle fronti mediante anelli o piastre di compressione. Le cave (o canali) entro cui vengono allogati gli avvolgimenti induttori sono in genere del tipo chiuso o semichiuso, e solo eccezionalmente del tipo aperto da chiudersi con biette. Si può del resto affermare che nei riguardi sia della struttura magnetica che della formazione degli avvolgimenti, la composizione dello statore dei motori asincroni è identica a quella dello statore delle macchine sincrone. In generale quindi un qualunque statore provvisto di avvolgimento trifase eseguito per p coppie di poli può venire senz'altro utilizzato in triplice modo, e cioè: Facendo ruotare nell'interno dello statore una ruota polare con p coppie di poli esso funziona come sistema indotto e genera corrente trifase (alternatore). Viceversa, alimentando lo statore con una linea trifase esso genera net suo interno un campo rotante con p coppie di poli il quale può trascinare in rotazione sincrona la ruota polare precedente (motore sincrono); Alimentando ancora lo statore con una linea trifase dopo aver sostituito la ruota polare con un rotore lamellato, provvisto di opportuni avvolgimenti chiusi su se stessi che consentano la libera circolazione delle correnti indotte, il campo rotante generato dallo statore trascina questo rotore in rotazione asincrona, e con ciò si realizza il motore asincrono. 7 Pertanto le disposizioni costruttive dell'indotto degli alternatori polifasi possono essere direttamente applicate, senza alcuna variante, alla realizzazione pratica dello statore dei motori asincroni. In via del tutto generale anzi, un alternatore o motore sincrono polifase possono essere sempre trasformati in un motore asincrono cambiando esclusivamente il rotore: il motore asincrono che ne risulta potrà essere alimentato da una linea polifase avente la stessa tensione e frequenza che costituivano i dati di targa dello statore nel funzionamento come alternatore o motore sincrono, ed anche la potenza che potrà essere sviluppata dal motore asincrono non risulterà sensibilmente variata; solo la velocità di rotazione del motore asincrono risulterà alquanto inferiore a quella del motore sincrono corrispondente, di quanto occorre perché possano generarsi nel rotore le correnti indotte necessarie a vincere la coppia resistente applicata all'albero. Per tutto ciò che riguarda la composizione dello statore dei motori asincroni restano pertanto identicamente richiamate tutte le considerazioni esposte per lo statore degli alternatori bifasi o trifasi. In particolare gli avvolgimenti statorici vengono correntemente realizzati secondo tutti i diversi schemi considerati per le macchine sincrone. Si impiega il filo isolato, realizzando gli avvolgimenti a matassa per i motori di potenza piccola oppure anche per motori di grande potenza se la tensione è elevata (correnti piccole), mentre si usano gli avvolgimenti a sbarre quando la corrente raggiunge intensità tali da sconsigliare l'uso del filo. Il numero di canali per polo e per fase non si fa mai minore di tre per ottenere con la ripartizione degli avvolgimenti una distribuzione del flusso nell'intraferro il più vicino possibile alla forma sinusoidale. 8 Fig. 4 - Collegamenti delle fasi ai morsetti dello statore di un motore asincrono: a) collegamento a stella; b) collegamento a triangolo. L'isolamento viene assicurato con cartoccio isolante e fasciando i lati di matassa con nastrature di cotone, per le basse tensioni, mentre se la tensione è elevata (oltre i 500 volt) si infila nei canali chiusi o semichiusi un vero tubo di cartone, o meglio ancora di micanite. Le fasi ultimate infine, vengono collegate a stella oppure a triangolo. Generalmente nei motori di serie i capi delle tre fasi vengono riportati a sei morsetti situati su un fianco della carcassa e coperti da una scatola : riesce comodo in tal modo cambiare il collegamento fra le fasi cambiando semplicemente le connessioni fra i morsetti. I collegamenti delle fasi ai morsetti possono venire eseguiti ad esempio nell'ordine indicato nella fig. 4: con una lastrina orizzontale si ottiene allora il collegamento a stella e con le tre lastrine verticali invece il collegamento a triangolo. Si costruiscono anche avvolgimenti le cui matasse, per ciascuna fase, sono divise in due gruppi che possono essere collegati fra loro in serie o in parallelo; possibile allora realizzare i collegamenti a stella semplice (con due gruppi di matasse in serie), a stella doppia (coi due gruppi di matasse in parallelo), a triangolo semplice e a triangolo doppio (coi due gruppi di matasse ancora in serie oppure in parallelo) ; la morsettiera presenta in tal caso dodici morsetti i quali per mezzo di nove piastrine consentono di ottenere tutti i 9 collegamenti indicati. I motori così costruiti, a seconda dei collegamenti, possono funzionare a quattro tensioni diverse e precisamente: alla tensione V nel primo caso, e alle tensioni V/2, V/√3 , V/(2•√3) ordinatamente negli altri tre. La carcassa dei motori è comunemente fusa in ghisa a sezione piena o cava a seconda del diametro, o di lamiera saldata. Per motori di piccola potenza costruiti in grandi serie si adottano frequentemente delle carcasse in lega leggera pressofusa attorno al pacco magnetico. I supporti del rotore sono generalmente del tipo a piatti o a raggiera, applicati direttamente sulle fronti della carcassa : questa costruzione è preferita anche per i motori di grande potenza perché assicura meglio la centratura del rotore che non la sospensione con supporti indipendenti ; il problema meccanico della perfetta centratura del rotore è infatti particolarmente delicato nei motori asincroni, per gli stretti limiti entro cui deve essere contenuto l'intraferro, il quale raggiunge appena dei valori prossimi a 2 mm nei motori più grandi, mentre può scendere fino a 0,3 mm nei motori minori. La cavità interna del pacco lamellare dello statore e la superficie esterna del rotore devono essere perciò sottoposte a una leggera tornitura, per correggere le eventuali imperfezioni dei pacchi lamellari. 10 Fig. 5 - Statore completo di un motore a campo rotante per piccole e medie potenze quattro poli con avvolgimento a matasse in due ordini. Nella fig. 5 è rappresentato uno statore completo nel tipo costruttivo normale per potenze piccole e medie ; il pacco lamellare è tenuto centrato fra i prismi di centramento P ed è serrato fra un anello di compressione fisso F, ricavato per fusione con la carcassa oppure riportato con bulloni, e un anello mobile M serrato contro il pacco mediante biette le quali fanno presa negli stessi prismi di centramento. La figura si riferisce ad un motore a quattro poli con avvolgimenti a matasse in due ordini. 11 La fig. 6 rappresenta lo statore di un motore di grande potenza e velocità elevata; lo statore appare perciò piuttosto allungato; l'avvolgimento a matasse in tre ordini (tensione elevata). Il pacco lamellare è munito di quattro canali di ventilazione. La carcassa è provvista, sulle fronti, delle imposte per l'applicazione dei supporti a piatto o a raggiera. Fig. 6 - Statore di un motore di grande potenza ed elevata velocità. 12 Costruzione del rotore. Il rotore dei motori asincroni è costituito sempre, per la parte magnetica, da un pacco di corone circolari di lamiere magnetiche; si adottano in ciò disposizioni costruttive analoghe a quelle impiegate nella costruzione degli indotti delle dinamo; rispetto a queste varia solo la forma dei canali i quali, mentre nelle dinamo sono sempre aperti, nei motori asincroni sono invece semichiusi o completamente chiusi. Rimangono invariate la composizione del pacco lamellare, con l'interposizione di opportuni canali di ventilazione, e le disposizioni costruttive per il fissaggio del pacco lamellare all'albero mediante lanterne a razze, per grandi diametri, oppure mediante lanterne a disco con semplice mozzo, per diametri minori. Un particolare importante relativo alla dentatura dei pacchi lamellari dei motori asincroni deriva dall'opportunità di evitare che si verifichi la coincidenza fra molti denti del rotore con i denti contrapposti dello statore: ciò per evitare l'impuntamento del rotore, il quale tenderebbe a bloccarsi nella posizione di minima riluttanza (denti di statore e rotore contrapposti). Per tale fatto, e per ridurre al minimo le vibrazioni causate dalle pulsazioni dell'induzione lungo l'intraferro, conseguenti al periodico allinearsi dei denti di statore e di rotore, si usa tenere «primi tra loro» i due numeri di canali per polo e per fase del rotore e dello statore (*). In generale il numero di canali del rotore si fa maggiore di quello dello statore. (*) Dal numero di cave di statore e di rotore dipendono anche le interazioni tra le componenti armoniche presenti nel campo induttore e in quello indotto; se queste interazioni si susseguono ciclicamente possono dar luogo a forti vibrazioni. 13 Di uso corrente sono ad esempio 3 canali per polo e per fase nello statore e 4 nel rotore, oppure 4 canali per polo e per fase nello statore e 5 nel rotore. La fig. 7 indica un esempio di dentatura di statore e rotore contrapposte: ogni 3 denti di statore si hanno 4 denti di rotore. Ogni corona di rotore viene ricavata dallo stesso foglio di lamiera da cui si ricava una corona di statore; gli assi delle cave sono convergenti al centro; i fianchi dei denti sono paralleli agli assi. I canali, ottenuti nella formazione del pacco lamellare del rotore, possono venire disposti in direzione parallela all'asse di rotazione oppure inclinati di una quantità pari al passo di dentatura del pacco statorico ; quest'ultima disposizione rende impossibile un diretto allineamento fra denti di statore e di rotore, e rappresenta perciò un altro metodo per evitare l'impuntamento e le vibrazioni. Fig. 7 - I numeri di canali per polo e per fase relativi allo statore e al rotore sono primi tra loro. 14 Il taglio delle lamiere procede in genere nel modo seguente. Dopo aver incollato sulle lamiere (aventi in genere le dimensioni di 1 x 2 m) la carta isolante, si tagliano tanti quadrati circoscritti al diametro esterno D delle lamiere di statore si procede quindi alla punzonatura della corona di fori di statore e successivamente alla punzonatura della corona concentrica dei fori di rotore. Si taglia quindi alla cesoia circolare il disco corrispondente al diametro interno d del rotore, e infine con la stessa cesoia si separano con taglio circolare esatto fra le due punzonature le due corone che vanno a comporre i pacchi, rispettivamente di statore e rotore. I canali vengono generalmente punzonati in forma chiusa praticandone la stretta apertura dopo eseguito il taglio delle corone. 15 Per quanto riguarda la struttura del circuiti indotti, il tipo più semplice e robusto di rotore si realizza infilando nei canali altrettante sbarre di rame, ciascuna delle quali riempie completamente un canale. Le testate delle sbarre che sporgono dal pacco lamellare vengono direttamente collegate fra loro, da una parte e dall'altra, mediante un grosso anello di rame. Il rotore così costruito prende la forma indicata in fig. 8 e viene indicato coi nomi di rotore a gabbia di scoiattolo o rotore in corto circuito. Fig. 8 - Rotore a gabbia di scoiattolo (o in corto circuito). Le sbarre di rame collegate sulle fronti dai due anelli formano tanti circuiti chiusi di piccolissima resistenza ohmica, nei quali possono liberamente circolare le correnti che vi sono indotte dal campo rotante. Questo tipo di rotore non ha un numero di poli suo proprio, ma le correnti indotte circolano nelle sbarre in modo tale da generare altrettanti poli quanti sono quelli del campo rotante 16 induttore. Nella fig. 9 a) e b) è indicato ad esempio come si distribuiscono le correnti indotte nelle sbarre della gabbia, quando il campo rotante generato dallo statore ha rispettivamente quattro e sei poli. Tutte le sbarre soggette all'azione di un polo sono percorse da corrente in un senso; le sbarre soggette all'azione di un polo opposto sono percorse da corrente in senso contrario. La fig. 9 c) indica in linea schematica come si richiudono le correnti delle sbarre attraverso gli anelli frontali. E chiaro perciò che il rotore a gabbia si presta sempre a funzionare con qualunque numero di poli, le polarità rotoriche essendo direttamente determinate dal campo rotante induttore. Le sbarre di rame impiegate nella costruzione di questi rotori sono massicce, di sezione circolare o rettangolare, disposte in quest'ultimo caso con la dimensione trasversale maggiore nel senso radiale. Fig. 9 - Distribuzione delle correnti indotte nelle sbarre di un rotore in corto circuito a) con campo induttore a 4 poli ; b) con campo induttore a 6 poli; c) con numero di poli qualunque. 17 Il rotore a gabbia può essere considerato anche come un sistema indotto provvisto di avvolgimento polifase, con tante fasi quante sono le sbarre comprese sotto una coppia di poli del campo induttore: ciascuna fase ha l'avvolgimento ridotto ad una sbarra per polo: uno degli anelli rappresenta il centro stella in cui sono riuniti tutti i principi delle diverse fasi, mentre il secondo anello, collegando fra loro i capi liberi opposti, chiude le diverse fasi in corto circuito: perciò appunto il rotore a gabbia si chiama anche rotore in corto circuito. 18 Le tensioni in gioco sono quelle indotte in ogni singola sbarra e perciò dell'ordine al massimo di qualche volt: viceversa le correnti sono sempre ingenti e perciò sia le sbarre che gli anelli frontali hanno sempre sezioni notevoli. Date le piccole tensioni, le sbarre vengono spesso infilate nei canali senza alcun isolamento, o provviste al più di un leggero isolamento in carta o in tela. Gli anelli frontali si fanno in rame oppure in bronzo è devono essere disposti in modo da essere energicamente ventilati perché anche il calore che si sviluppa per effetto Joule nelle sbarre si trasmette prevalentemente verso gli anelli. L'unione fra le sbarre e gli anelli viene fatta mediante saldatura dolce per i piccoli motori e con saldatura forte nei motori di una certa potenza: si segue in tal caso la disposizione indicata in fig. 10. Fig. 10 - Unione tra le sbarre e gli anelli frontali in un rotore in corto circuito Un altro tipo di attacco si realizza mediante sbarre passanti attraverso gli anelli e ribadite sulle fronti. Nei rotori maggiori si preferisce in genere l'unione fra le sbarre ed anelli assicurata mediante chiodi passanti o viti. Per motori di piccola potenza, costruiti in grandi serie, si usano frequentemente gabbie in alluminio fuso direttamente colato nei canali del pacco lamellare. La colata può essere fatta per gravità (colata in conchiglia) o per pressofusione, ottenendo sostanzialmente un corpo unico 19 comprendente il pacco lamellare, le sbarre longitudinali e gli anelli frontali nonché le eventuali alette di ventilazione. Il rotore a gabbia ha tutti i pregi di semplicità e robustezza desiderabili: presenta tuttavia un grave inconveniente di ordine elettrico all'atto dell'avviamento. Quando si chiude l'interruttore della linea di alimentazione si costituisce in brevissimi istanti il campo rotante statorico, il quale trova la gabbia rotorica ferma: l'intera velocità del campo rotante viene così a costituire la velocità di taglio delle linee di forza del campo da parte delle sbarre della gabbia; si generano corrispondentemente f. e. m. indotte tali da produrre nelle sbarre, chiuse in corto circuito dagli anelli frontali, delle correnti assai intense, le quali richiamano, per reazione, delle correnti di intensità proporzionale dalla linea di alimentazione negli avvolgimenti dello statore: in sostanza il motore si comporta all'atto dell'avviamento come un ordinario trasformatore statico, di cui lo statore è il primario e il rotore, momentaneamente fisso, è il secondario in corto circuito. Le correnti che circolano negli avvolgimenti del motore sono perciò paragonabili, in tali condizioni, alle correnti di corto circuito di un trasformatore alimentato al primario con la tensione normale, con la sola differenza che nel motore si ha una reattanza di dispersione maggiore per la presenza dell'intraferro. Quando invece il motore si avvia le correnti diminuiscono perché, dal momento in cui il rotore comincia a seguire la rotazione del campo rotante, diminuisce la velocità relativa tra il campo induttore e il sistema indotto e perciò diminuiscono in proporzione il valore e la frequenza delle f. e. m. che si generano nelle sbarre del rotore. Ne risulta che il motore asincrono con il rotore in corto circuito presenta l'inconveniente di assorbire all'atto dell'avviamento una corrente notevolmente superiore alla corrente normale di regime: precisamente la corrente di spunto del motore può risultare da 5 a 8 volte maggiore della corrente che il motore assorbe a pieno carico. D'altra parte questa corrente di spunto è tanto sfasata rispetto alla tensione (come la corrente di corto circuito di un trasformatore) che la coppia motrice sviluppata dal motore all'avviamento (coppia di spunto) riesce piccola malgrado la corrente così intensa. 20 Per questi fatti l'applicazione del rotore a gabbia dove essere generalmente limitata ai motori di potenza relativamente piccola e destinati ad avviarsi a vuoto o per lo meno con coppie allo spunto modeste. Per motori di potenza maggiore è necessario provvedere a limitare i valori della corrente di spunto e diminuire nel contempo lo sfasamento della corrente stessa rispetto alla tensione onde ottenere, pur con la corrente ridotta, una maggiore coppia. Come sarà meglio chiarito in seguito, tale scopo richiede che venga aumentata la resistenza ohmica dei circuiti indotti del rotore, perché aumentando la resistenza diminuisce la corrente e diminuisce anche lo sfasamento. Si potrebbe pensare di costruire ancora un rotore a gabbia usando sbarre, anziché di rame, di una lega ad alta resistività: si otterrebbe senz'altro voluto miglioramento delle condizioni di spunto del motore ma risulterebbe compromesso il buon rendimento del motore in marcia, a causa delle maggiori perdite conseguenti alla elevata resistenza dei circuiti indotti. Per conciliare le due opposte esigenze (resistenza elevata all'avviamento e resistenza piccola nel motore in marcia) occorre provvedere all'inserzione temporanea di opportune resistenze in serie coi circuiti indotti all'atto dell'avviamento, e all'esclusione graduale di tali resistenze mano a mano che il motore si avvia ed accelera, per arrivare infine a chiudere ancora i circuiti indotti in corto circuito quando il motore è completamente avviato. Questo problema ha trovato numerose soluzioni, ma la soluzione che si è generalizzata a tutti i motori normali viene ottenuta abbandonando il rotore a gabbia e costruendo invece sul rotore un ordinario avvolgimento polifase, equivalente all'avvolgimento statorico: tale avvolgimento polifase viene generalmente collegato a stella e i capi liberi delle fasi vengono utilizzati per in inserzione delle resistenze che si richiedono all'atto dell'avviamento (reostato di avviamento) mentre vengono poi direttamente collegati in corto circuito fra loro, quando il motore è completamente avviato. 21 In tal modo all'avviamento le f. e. m. indotte nelle fasi del rotore si trovano chiuse sul circuito ohmico del reostato che limita le correnti a valori tollerabili e ne diminuisce lo sfasamento aumentando la coppia, mentre a motore avviato le fasi del rotore, chiuse in corto circuito, presentano una resistenza sufficientemente piccola per conferire al motore un buon rendimento. Per effettuare l'inserzione delle resistenze nei circuiti del rotore, i capi di questi vengono collegati a tre anelli di bronzo isolati e calettati sull'albero del rotore: su tali anelli appoggiano delle spazzole fisse alle quali si collegano i conduttori che vanno al reostato di avviamento. Fig. 11 - Struttura schematica di un rotore trifase ad anelli con reostato di avviamento. Lo schema elettrico di un rotore trifase di questo tipo corrisponde perciò alla disposizione indicata in fig. 11 ed il rotore viene designato praticamente col nome di rotore avvolto o rotore ad anelli. Il reostato di avviamento è costituito da tre resistenze uguali, sulle quali un cursore metallico a tre bracci realizza il centro di una stella: ruotando il cursore tale centro si sposta per tasti successivi arrivando infine a stabilire il corto circuito diretto sui morsetti connessi con gli anelli del rotore. 22 Poiché il rotore costituisce un sistema indotto a sé stante, senza alcuna connessione elettrica con i circuiti dello statore, il numero delle fasi del rotore indipendente dal numero delle fasi dello statore: è solo necessario che l'avvolgimento rotorico sia tale da produrre esso stesso un campo rotante simile al campo induttore con il quale deve reagire per generare la coppia motrice. [Si è già osservato infatti che il rotore a gabbia ad esempio può, essere considerate come un sistema polifase con tante fasi quante sono le sbarre della gabbia che risultano comprese sotto una coppia di poli del campo rotante induttore]. Nella costruzione dei rotori avvolti quindi il numero delle fasi può essere qualunque (almeno due) ma è necessario che lo schema elettrico di ogni singola fase sia simile ed equivalente a quello di una fase dello statore e cioè, in altri termini, che il rotore sia avvolto per lo stesso numero di poli per cui è avvolto lo statore. A differenza del rotore a gabbia, il quale può funzionare sotto un numero di poli qualunque, il rotore ad anelli può cioè funzionare solo sotto l'azione di un campo rotante equipolare. 23 In pratica nei motori trifasi anche il rotore viene munito generalmente di un avvolgimento trifase: alcuni costruttori tuttavia adottano qualche volta sul rotore un avvolgimento bifase, anche nei motori trifasi, col vantaggio di semplificare il reostato di avviamento, il quale viene costruito in tal caso secondo lo schema della fig. 12. Fig. 12 - Schema di rotore bifase ad anelli con reostato di avviamento Per quanto riguarda la parte magnetica e la struttura portante, il rotore ad anelli non presenta nessuna variante rispetto ai principi costruttivi di quelli a gabbia. Per la parte elettrica gli avvolgimenti vengono costruiti secondo i ben noti principi inerenti agli avvolgimenti bifasi o trifasi. Per i rotori trifasi la connessione tra le fasi può essere eseguita indifferentemente a stella o a triangolo, ed in quest'ultimo caso ai tre anelli montati sull'asse si collegano i vertici del triangolo. Come si è osservato, il motore asincrono, finché il rotore è fermo, può essere considerato come un ordinario trasformatore statico (trasformatore a flusso rotante, anziché alternato): si può quindi parlare del rapporto di trasformazione che intercede fra il primario (statore) e il secondario (rotore) come in un trasformatore ordinario. 24 Precisamente il rapporto di trasformazione di un motore con rotore avvolto corrisponde al rapporto fra la tensione applicata ai morsetti dello statore e la tensione misurata fra gli anelli del rotore a circuito aperto e cioè con le spazzole sollevate. In tali condizioni il rotore rimane necessariamente fermo, mancando la possibilità di circolazione delle correnti rotoriche: la corrente assorbita dallo statore equivale corrispondentemente alla corrente a vuoto di un trasformatore e la definizione del rapporto di trasformazione suddetta corrisponde alla nota definizione del rapporto a vuoto dei trasformatori. A parte i fattori derivanti dalle connessioni fra le fasi, il rapporto di trasformazione di un motore asincrono corrisponde approssimativamente al rapporto tra i numeri di spire di ciascuna fase primaria e secondaria; ne segue che essendo prefissata la tensione di alimentazione, il rotore può venire costruito e avvolto per una tensione qualsiasi. Per ragioni di isolamento tuttavia, qualunque sia la tensione di alimentazione dello statore (che può raggiungere anche, per motori di grande potenza, valori dell'ordine di 10 000 V ed oltre), il rotore viene avvolto per tensioni comprese in genere fra 100 e 1 000 V, riservando naturalmente i valori più alti ai grandi motori con tensione di alimentazione elevata: nei motori più comuni le tensioni di rotore sono comprese generalmente fra 100 e 380 volt. Nella costruzione degli avvolgimenti rotorici si adottano sempre quelle disposizioni che rendono il complesso più uniforme e compatto per reggere alle forze centrifughe: non si adottano perciò disposizioni di matasse in due o tre ordini come si fa spesso per lo statore, ma si costruiscono invece avvolgimenti con matasse o sbarre a teste uguali, ciò che è sempre possibile dati i modesti valori delle tensioni. Assai diffuso è l'impiego sui rotori degli avvolgimenti ondulati a regressione in doppio strato. In questi tipi di avvolgimento le connessioni frontali assumono la stessa forma che nelle dinamo e l'avvolgimento risulta nel suo complesso assai compatto e robusto. 25 Poiché le spazzole hanno il solo scopo di inserire il reostato durante l'avviamento, è utile provvedere gli anelli di contatto di un dispositivo che permetta di chiuderli direttamente in corto circuito fra loro, quando l'avviamento è eseguito, e di sollevare dopo le spazzole. Si ottiene il vantaggio di eliminare la perdita nella resistenza di contatto delle spazzole e delle connessioni fra gli anelli e il reostato, e di eliminare inoltre la perdita meccanica di attrito e il conseguente logorio delle spazzole e degli anelli. Tutti i motori asincroni con rotore avvolto sono provvisti perciò, salvo casi speciali, di un congegno a manovra combinata di corto circuito degli anelli e sollevamento spazzole. Tale congegno viene realizzato con disposizioni varie, tutte equivalenti in linea di principio a quella illustrata in fig. 13. Fig. 13 Congegno di corto circuito degli anelli e sollevamento delle spazzole 26 La bussola B che porta gli anelli isolati 1, 2, 3 e rigidamente calettata sull'albero ed è provvista di tre spine isolate, come la s, disposte a 120° l’una dall'altra: ognuno degli anelli è elettricamente collegato con una delle spine e a queste si connettono i tre capi delle fasi rotoriche, come a. Sul mozzo della bussola B è montato un manicotto M provvisto di aggiustaggio prismatico che lo trascina in rotazione rigida con la bussola ma gli consente di essere spostato di una certa corsa nel verso assiale: il manicotto presenta tre boccole esattamente contrapposte alle spine s. Nella posizione segnata in fig. 13 il manicotto M è tutto spostato a sinistra e le boccole sono estratte dalle spine s: in tali condizioni ciascun anello è in comunicazione singola con il capo di una fase rotorica e le spazzole (non indicate in figura) montate sull'albero A appoggiano sugli anelli stabilendo il collegamento col reostato (posizione di avviamento). Quando il motore è avviato e il reostato è sulla posizione di corto circuito, mediante la leva L si sposta il manicotto M verso destra portando le boccole a investirsi sulle spine s: il manicotto stesso realizza così il corto circuito diretto fra gli anelli ; sollevando poi la stessa leva in alto l'alberello A ruota e provoca il sollevamento delle spazzole dagli anelli: nello stesso tempo il dente d della leva si disimpegna dalla gola del manicotto M il quale ruota così liberamente senza più nessun contatto col congegno di manovra. Quando si ferma il motore si la manovra inversa, per riportare il sistema nella posizione di avviamento. 27 La fig. 14 rappresenta, in vista prospettica, il congegno descritto come viene applicato al supporto quando la leva è tutta spostata a sinistra si ha la posizione di avviamento; spostando in leva a destra, come in figura, si realizza il corto circuito sugli anelli e alzando infine la leva sulla tacca di ritegno superiore della finestra f si provoca sollevamento delle spazzole. Fig. 14 - Come viene applicato al supporto congegno precedente. Nell'intento di accorciare l'albero portante del rotore, in alcuni motori si dispongono talvolta gli anelli di contatto esternamente al supporto ; in tal caso si richiede necessariamente l'albero forato per far passare internamente ad esso le connessioni fra gli anelli e i capi delle fasi del rotore. Le spazzole possono essere di carbone o anche metalliche, oppure di carbone ramato; i portaspazzole sono molto semplici generalmente ridotti ad una molla fissata all'alberello di manovra e portante la spazzola di sbalzo. 28 Conformazione del campo rotante. Per esaminare il processo di formazione del campo rotante che viene generato dagli avvolgimenti dello statore si consideri un avvolgimento trifase ripartito in tre canali per polo e per fase e si immagini di sviluppare la circonferenza di statore e l'intraferro su una retta come in fig. 15 a) ; sia τ il passo polare e siano P1 P2 P3 i principi rispettivamente della I, II e III fase spostati l'uno dallo altro di 2/3 τ pari a 120° elettrici. Alimentando i tre avvolgimenti con un sistema trifase si consideri l'istante in cui la corrente nella prima fase passa per il suo valore massimo positivo: in tale istante le altre due correnti hanno un valore pari a metà del massimo e sono di segno negativo. Convenendo di considerare positive le correnti quando entrano per il principio delle rispettive fasi si avrà nella prima fase una corrente pari a IM che entra per il principio P1, e nelle altre due fasi due correnti pari ciascuna a (1/2)IM uscenti dai principi P2 e P3. Le correnti nei fasci attivi dell'avvolgimento assumono così la distribuzione indicata nella figura b) e cioè si alternano consecutivamente nove fasci con corrente entrante e nove con corrente uscente: nei tre fasci che stanno al centro di ogni gruppo la corrente ha il valore IM negli altri il valore (1/2)IM. Una distribuzione di corrente così fatta, produce un campo magnetico le cui linee di forza assumono l'andamento indicato nella stessa figura; si formano in tal modo sulla faccia dello statore, verso l'intraferro, tante polarità alternate nord e sud : le polarità nord dove le linee di forza escono dallo statore verso l'intraferro, le sud dove le stesse linee di forza rientrano dall'intraferro nello statore. Lungo ciascuna linea di forza del campo agisce una f. m. m. corrispondente a tutte le correnti attorno a cui la linea stessa si richiude ; poiché ogni linea di forza attraversa l'intraferro due volte, si può costruire un diagramma delle f. m. m. riferito all'intraferro attribuendo a ciascun passaggio dell'intraferro una pari a metà della totale 29 corrispondente a tutte le correnti concatenate con la linea di forza che si considera. Fig. 15 - Come si origina il campo rotante 30 Fig. 15 - Come si origina il campo rotante 31 Il diagramma assume l'andamento segnato nella figura b'). La f. m. m. è nulla in corrispondenza del centro del fascio di mezzo di ciascun gruppo di correnti rispettivamente entranti o uscenti procedendo da tale centro verso i fasci laterali la f. m. m. aumenta (in un verso oppure nell'altro) ad ogni fascio di una quantità proporzionale alla corrente di tale fascio, mentre negli intervalli fra un fascio e l'altro rimane costante. La f. m. m. è zero ad esempio nel punto 1; aumenta, verso il basso, di (1/2)IM da 1 a 2 (metà della corrente del fascio che ha il centro in 1); rimane costante fra 2 e 3, au-menta di IM fra 3 e 4 (perché il fascio corrispondente è percorso dalla corrente IM), rimane costante fra 4 e 5, aumenta di (1/2)IM fra 5 e 6 (perché il fascio corrispondente è percorso dalla corrente (1/2)IM ), e analogamente aumenta ancora di (1/2)IM fra 7 e 8, e fra 9 e 10. Fra 10 e 11 conserva il valore massimo pari a 3IM. Si è supposto in ciò che ciascun fascio sia composto da un solo conduttore: all'atto pratico, poiché in un canale si hanno più passaggi, tutte le ordinate del diagramma dovranno essere moltiplicate per il numero di conduttori di ciascun fascio. Se si ammette che la riluttanza dei percorsi delle linee di forza nel ferro sia trascurabile, le ordinate del diagramma delle f. m. m. risultano senz'altro proporzionali ai corrispondenti valori dell'induzione magnetica B nell'intraferro e perciò le aree racchiuse dal diagramma sono proporzionali al flusso Φ relativo a ciascun polo del campo. In realtà il diagramma delle induzioni sarà costituito da una linea continua derivata dalla spezzata segnata in figura per arrotondamento degli spigoli. Questa configurazione però non rimane fissa, ma scorre lungo il traferro, come risulta infatti ripetendo le considerazioni precedenti per l’istante che segue ad esempio quello sopra considerato di 1/12 di periodo, corrispondente a 30° elettrici : si avranno in tale istante le condizioni rappresentate nelle figure c) e c') e cioè: la corrente nella seconda fase e zero ; nella prima fase si ha invece una corrente pari a (√3/2)IM positiva; mentre nella terza fase si ha una corrente eguale ma di segno opposto: la prima entra per il principio P1 e la terza esce dal 32 principio P3. Fig. 15 - Come si origina il campo rotante 33 Il diagramma delle f. m. m. nell'intraferro assume così la forma rappresentata nella figura c') : la f. m. m. è nulla nell'intervallo da 1 a 2, aumenta verso il basso di (√3/2)IM fra 2 e 3, e della stessa quantità aumenta ancora fra 4 e 5, e fra 6 e 7 ; conserva poi costante il valore raggiunto pari a 3(√3/2)IM per tutto l’intervallo fra 7 e 8 perché i fasci compresi in tale intervallo hanno corrente nulla. Confrontando i due diagrammi si rilevano così due fatti. In primo luogo il diagramma ha cambiato forma e cioè è variata la distribuzione dell'induzione magnetica nell'intraferro: è diminuita essenzialmente l'induzione massima in corrispondenza degli assi dei poli, ma le aree racchiuse dal diagramma tuttavia non hanno subito una gran variazione; perciò il flusso corrispondente a ciascun polo è rimasto sensibilmente costante. In secondo luogo il campo si è spostato verso destra, e precisamente gli assi dei poli hanno percorso nell'intervallo considerato di 1/12 di periodo un angolo pari a 1/6 del passo polare τ e cioè un angolo corrispondente a 30° elettrici. Rifacendo la costruzione del diagramma del campo dopo un altro dodicesimo di periodo, si troverebbe che il diagramma riprende ancora la forma della figura b') e si sposta ancora verso destra di altri 30° elettrici: ad ogni dodicesimo di periodo ripete successivamente le stesse vicende spostandosi ogni volta di 1/12 del doppio passo polare 2ττ. Se le correnti di alimentazione dello statore hanno la forma sinusoidale si ha dunque nell'intraferro un campo rotante a polarità alternate nord sud, quale ruota di un campo completo (e cioè d'un angolo corrispondente ad una coppia di poli), ad ogni periodo delle correnti di alimentazione: durante la rotazione tuttavia il campo non rimane invariato ma si deforma periodicamente pulsando tra le due forme limiti indicate nelle due figure b') c') ad ogni dodicesimo di periodo. Il valore del flusso corrispondente a ciascun polo non subisce però che variazioni assai limitate. 34 Nella forma d'onda del campo si ravvisa comunque un'onda fondamentale di forma sinusoidale, cui figurano sovrapposte una grande molteplicità di armoniche. In ogni caso se il campo rotante ha p coppie di poli esso percorre nello spazio, ad ogni periodo, un angolo pari a 360°/ p, cioè compie un giro completo in p periodi: se la frequenza delle correnti di alimentazione è f, il campo gira con una velocità pari a f / p giri al secondo e compie quindi al minuto primo un numero di giri dato da n= Fig. 16 - Il campo statorico può essere assimilato ad una corona di poli immaginari scorrenti sulla superficie interna dello statore. 60 ⋅ f p Tale campo può essere idealmente concepito come una corona di p coppie di poli inseriti nel pacco lamellare i quali scorrono sulla superficie interna dello statore con la velocità costante n, come è indicato schematicamente in fig. 16 per un campo a sei poli. In generale le velocità del campo rotante generato dallo statore di un motore asincrono viene designata col nome di velocità di sincronismo e coincide con la velocità costante che si deve imprimere ad un alternatore sincrono, che abbia ugual numero di poli, perché esso generi una frequenza pari a quella delle correnti di alimentazione del motore asincrono. 35 Le considerazioni esposte si possono anche esprimere dicendo che un avvolgimento trifase, percorso da un sistema trifase di correnti, produce nel suo complesso una forza magnetomotrice risultante, la quale conserva un valore pressoché costante nel tempo, mentre ruota attorno all'asse del sistema con la velocità di sincronismo sopra definita. All'atto pratico non sono, in genere, sinusoidali le correnti che producono il campo rotante, ma le tensioni applicate : il campo rotante è in tal caso impegnato ad assumere e conservare esso stesso lungo il traferro una distribuzione praticamente sinusoidale, ma risulteranno deformate le correnti magnetizzanti corrispondenti, come accade anche nei trasformatori. Nei motori, il grado di deformazione delle correnti magnetizzanti è peraltro attenuato dalla presenza dell'intraferro. 36