1 LA DISSEZIONE AORTICA: L’ESPERIENZA DELL’EQUIPE INFERMIERISTICA DI UNA TERAPIA INTENSIVA DI CARDIOCHIRURGIA Salvatore Bontempo, (infermiere) Terapia Intensiva di Cardiochirurgia / A.O. Monaldi di Napoli La dissezione aortica è una patologia di una certa gravità che mette seriamente a repentaglio la sopravvivenza del paziente e che pone l’infermiere di fronte a delle problematiche peculiari che, con il presente lavoro siamo andati ad analizzare anche alla luce dell’esperienza messa in campo dall’equipe infermieristica della Terapia Intensiva di Cardiochirurgia del “V. Monaldi”. QUADRO ANATOMOPATOLOGICO ED ETIOPATOGENETICO La DISSECAZIONE AORTICA è caratterizzata da una lacerazione intimale (detta Intimal TEAR) con relativa separazione della tunica media dell’aorta dall’avventizia con formazione di un secondo flusso ematico (FALSO LUME). Può essere una delle condizioni mediche più catastrofiche. (Vedi fig. 1). Talvolta la lacerazione intimale è il primo atto di tale processo, altre volte il primo passo è costituito da un ematoma nella Tonaca Media determinato da una lesione dei Vasa Vasorum e/o slaminamento fibrillare. Questo processo comporta un indebolimento della parete vascolare, nonché un’alterazione dei rapporti tra l’Aorta e i vari vasi arteriosi efferenti che, come vedremo in alcuni casi, non vengono più perfusi regolarmente. Si definisce acuta una dissecazione diagnosticata entro 14gg dall’esordio dei primi sintomi. In questo lavoro prenderemo in considerazione la dissezione acuta in quanto questa è quella che richiede un trattamento di tipo cardiochirurgico o medico d’emergenza presso la nostra struttura. ELEMENTI PREDISPONENTI: 2 SESSO MASCHILE IPERTENSIONE (Causa in particolare delle dissezioni dell’Arco Aortico, lì dove per un fatto meccanico, le sollecitazioni sono maggiori) CONNETTIVOPATIE (ad esempio la sindrome di Marfan) TRAUMI (diretto al torace o da decelerazione rapida) SIFILIDE ABUSO DI SOSTANZE STUPEFACENTI (Cocaina) IABP (utilizzo del contropulsatore aortico) CLASSIFICAZIONE È importante da un punto di vista diagnostico, prognostico e terapeutico classificare la dissezione. Esistono due sistemi di classificazione: De Bakey e Stanford. L’elemento essenziale di un sistema di classificazione della dissecazione aortica è il coinvolgimento dell’aorta ascendente, indipendentemente dalla posizione della lacerazione primaria intimale e dall’estensione distale del processo di dissecazione, in quanto il coinvolgimento dell’aorta ascendente è il principale fattore predittivo del comportamento biologico del processo di malattia, comprese le complicanze più comuni e fatali. Classificazione di Stanford (Vedi fig. 2) Tipo A: con coinvolgimento dell’aorta ascendente Tipo B: senza coinvolgimento dell’aorta ascendente (dall’arteria anonima o arteria Succlavia di sinistra, a zone più distali) Classificazione di De Bakey (Vedi fig. 2) 3 Tipo I: estesa all’aorta discendente Tipo II: localizzata all’aorta ascendente Tipo III: origina dopo l’art. succlavia sinistra (ligamentum arteriosum.) La fig. n° 3, tratta dall’atlante anatomico 3D disponibile sulla rete “The Visible Body”, ci aiuterà a chiarire i concetti prima esposti: partendo da dx, in senso antiorario, al di sopra dell’Arco Aortico (l’immagine del corpo è stata ruotata ed è osservata da dietro, dal lato destro) possiamo osservare il Tronco Brachiocefalico, più a sinistra la Carotide Comune, continuando a sinistra, l’arteria anonima Sx (o arteria succlavia SX). Le complicanze più comuni della D.A. sono la rottura dell’aorta con tamponamento cardiaco, l’insufficienza cardiaca congestizia, l’infarto miocardico acuto, la sindrome da Malperfusion. La Malperfusion caratterizza tale patologia in maniera più che evidente. Si può manifestare con eventi ischemici a carico del distretto Splancnico, cerebrale, renale etc. Precisazione: Il termine aneurisma dissecante non è preciso, poche dissecazioni aortiche acute sono associate ad aneurisma DIAGNOSI La diagnosi viene raggiunta grazie a 1. segni e sintomi: 4 dolore (improvviso ed intenso, riferito come dolore mai provato) se il dolore improvviso e acuto al torace non può essere attribuito ad altre cause, si deve considerare la diagnosi di dissecazione aortica acuta; è un dolore molto intenso, pulsante, lacerante, simil infartuale che spesso si irradia all’area interscapolare (dissezione di tipo B). A secondo che il dolore sia migrante o costante è possibile valutare la progressione della patologia. Se la dissezione è grave, il paziente si presenta molto sofferente, agitato. Anche con antidolorifici oppioidi, tale dolore difficilmente regredisce completamente. Alterazioni dei 6 polsi A seconda del punto in cui la parete risulta dissecata, vi sarà l’alterazione del flusso ematico che normalmente si immette in un vaso efferente: ovvero il vaso secondario potrà risultare non più perfuso o almeno in misura minore. Di conseguenza anche il polso lungo tale vaso o le sue diverse ramificazioni varierà. 2. strumentale: angiotac (Gold Standard, senza e con m.d.c.) che permette di avere una rapida conferma o esclusione; sarà possibile visualizzare l’immagine del “doppio lume”. Permette di fare diagnosi differenziale ed individuare un’ampia gamma di lesioni presenti nel torace e in addome, molto utile nei politraumatizzati. eco transesofagea (tee) che è il mezzo diagnostico prevalentemente utilizzato presso la nostra struttura. Nelle mani esperte dei nostri ecografisti si può rivelare un mezzo molto rapido, sicuro ed economico per fare diagnosi. In più consente di fare diagnosi al letto del paziente senza essere costretti a trasportarlo altrove, trasporti gravati da un’alta incidenza di complicanze. rm purtroppo non disponibile presso la nostra struttura angiografia aortica ormai non molto utilizzata TERAPIA In base al tipo di dissecazione la terapia sarà: 1. Chirurgica, nella dissecazione acuta di tipo A (nell’attesa dell’intervento sarà comunque necessario il controllo della P.A. per evitare il progredire del danno; si utilizzeranno all’uopo il Sodio Nitroprussiato, i β Bloccanti, l’Urapidil). In 5 genere l’intervento consiste nella sostituzione del tratto dissecato con una protesi tubulare flessibile; 2. Medica, nella dissecazione acuta di tipo B (controllo della P.A. con Nitroprussiato, β bloccanti, Urapidil) Precisazioni: Il paziente affetto da dissezione di tipo B è da considerare ad alto rischio e quindi bisognoso di monitoraggio costante ed intensivo. In caso di complicanze può essere necessario il trattamento chirurgico (evenienza comunque rara); recenti studi hanno dimostrato una riduzione della mortalità in dissezioni di Tipo B/III trattate con endoprotesi; l’intervento chirurgico è anche indicato in quei casi limitati di dissezioni di tipo B complicate: es. interessamento del Tripode Celiaco. Presso il nostro centro nel 2006, 4 pazienti affetti da dissezione di tipo B/III sono stati trattati per via endoscopica. Tale metodica mini invasiva consiste nell’inserimento per via percutanea, in Aorta, di un’endoprotesi (di norma attraverso l’arteria femorale). La protesi è paragonabile (anche se impropriamente) ad una sorta di stent che permette, una volta posizionato, di chiudere il falso lume. È lapalissiano che tale tipo di intervento, non richiedendo una sternotomia, un’anestesia profonda e prolungata, una CEC etc, si risolve in un intervento si complesso, ma che non richiede una lunga degenza in terapia intensiva e che lascia dei postumi piuttosto insignificanti, ovviamente salvo complicazioni, ad esempio di tipo infettivo o tecniche legate alla difficoltà di posizionamento dell’endoprotesi, etc. La nostra casistica, al momento, è piuttosto limitata… MALPERFUSION La sindrome da Malperfusion si può manifestare con diversi quadri: Manifestazioni neurologiche (Stroke) Insufficienza renale Infarto intestinale 6 Plegia (ischemia del midollo spinale) Una delle complicanze più temibili della Dissezione è la Malperfusion, ovvero l’occlusione di un ramo arterioso maggiore originante dall’Aorta ( vedi fig.4 ) che può avvenire a diverse altezze. La Malperfusion può dare manifestazioni neurologiche (occlusioni dei rami carotidei), renali (insufficienza renale), infarto intestinale o di altro organo addominale (interessamento dei vasi mesenterici, Tripode Celiaco), plegia da ischemia del midollo spinale per interessamento dell’arteria di Adamkievitz, IMA per occlusione dell’ostio coronarico. La comparsa di una di queste manifestazioni comporta una prognosi peggiore, fino alla controindicazione all’intervento chirurgico stesso: vedi ad esempio sintomi neurologici da danno cerebrale grave con paziente incosciente ed intubato. La comparsa della sindrome da Malperfusion comporta l’applicazione di un piano assistenziale infermieristico ad hoc visto che avremo un paziente la cui degenza media è più lunga e che necessita di interventi diagnostico-terapeutici dedicati che andremo brevemente ad illustrare. Ad esempio tali pazienti nel post-operatorio sono sottoposti a terapia sostitutiva renale (Emofiltrazione), sono spesso plegici (necessità di presidi antidecubito), sono sottoposti ad intubazione orotracheale o tracheostomica prolungata, necessitano di riabilitazione motoria e respiratoria intensiva, monitoraggio emodinamico invasivo (PICCO, catetere SWAN-GANZ), diverse TC (valutazione dello stato neurologico, controllo dell’endoprotesi etc), inoltre tali pazienti necessitano di un supporto nutrizionale adeguato. Nella nostra realtà è preferito l’utilizzo di nutrizione enterale continua, mediante pompe peristaltiche, ovvero la somministrazione attraverso il sondino naso-gastrico di miscele nutritive bilanciate che preservano il fisiologico funzionamento dell’intestino (salvaguardia dell’integrità dell’enterocita) e tengono sotto controllo la flora intestinale, evitando che questa determini infezioni polmonari. 7 Le figure 5-6-7-8 consentono di vedere i vari rami che originano dall’Aorta: arterie renali, le mesenteriche, il Tripode Celiaco etc 8 IL NOSTRO STUDIO RETROSPETTIVO Per fare comprendere il “peso” di tale patologia nel nostro lavoro di tutti i giorni, abbiamo svolto un piccolo studio retrospettivo, relativo all’anno 2006, che ci aiuterà a giungere ad alcune fondamentali conclusioni… NUMERO DEI CASI TRATTATI 23 ETÀ MEDIA PAZIENTI 60AA DONNE 6 UOMINI 17 TIPO A/I-II 19 TIPO B/III 4 DEGENZA MASSIMA:37 GG (TIPO A/I-II) DEGENZA MINIMA 1G (TIPO B/III) DEGENZA MEDIA: GENERALE 8,35 GG TIPO A 10,06 GG TIPO B 1,5 GG DECESSI IN S.O. 3 DECESSI IN RCCH 3 Da questo si evince che nell’anno 2006, su 970 interventi chirurgici (non abbiamo preso in considerazione gli interventi medici d’urgenza, gli interventi chirurgici d’emergenza in sala rianimazione, gli accessi per osservazione), 23 erano dissezioni di tipo A e B, circa il 2,37% dei casi trattati. L’età media dei pazienti era di 60 aa. La degenza media generale (Fig. 9) è di 8,35 gg, ma se prendiamo in considerazione le dissezioni di tipo A, questa sale a 10,06, con un’acme di 37gg. Per le dissezioni di tipo B si scende a 1,5 gg. Già da 9 questi dati possiamo trarre delle ovvie conclusioni… Potete capire che un tempo di degenza così lungo pone in essere tutta una serie di problematiche legate alle infezioni, all’immobilità, alla malnutrizione, all’equilibrio psichico e non in ultimo, mi dispiace dirlo, ai costi È ovvio che tale studio è sfalsato e che quindi non può essere utile per trarre delle conclusioni generalizzate e per effettuare dei confronti, che tra l’altro a noi non interessano poi tanto; è sfalsato in quanto presso la nostra struttura gli accessi sono filtrati all’origine dal 118 e quindi molte dissezioni di tipo B/III sono dirottate in unità specializzate in medicina e chirurgia addominale. incidenza Nella fig. 10 potete osservare il grafico che mostra l’incidenza della dissezione rispetto alla nostra popolazione in studio (i 970 pz sottoposti ad intervento chirurgico)… L’Incidenza della D.A. negli Stati Uniti è di 10-20 casi per milione di abitanti/anno 2/3 di queste stanford A. Si tratta quindi di circa 3000-6000 casi di dissezione in un anno, 2000-4000 di queste sono Stanford A. distribuzione per sesso Sicuramente è attendibile il dato che ci dice che la dissezione è prevalentemente diffusa negli uomini nel rapporto di 3:1,secondo il nostro studio, mentre nella letteratura tale rapporto si riduce a 2:1. (Fig. 11) 10 distribuzione per tipo Il tipo che si presenta più frequentemente è il tipo A/I-II con l’82,6%, mentre il tipo B si presenta con una frequenza del 17,39%. Ovviamente questo dato non è confrontabile per i motivi esposti… (Fig. 12) tasso di mortalitá generale Nella fig. 13 potete vedere il tasso di mortalità intraoperatoria generale, ovvero il numero dei decessi sulla popolazione trattata in S.O. affetta da dissezione, sia di tipo A/I-II che di tipo B/III. Nella fig. 14 invece la mortalità PostOperatoria, ovvero i decessi dal momento dell’accettazione in T.I., al momento del trasferimento in reparto. 11 tasso di mortalitá stratificato: D.A. A/I-II Questi invece sono i grafici relativi alla mortalità stratificata,ovvero calcolata sulla popolazione affetta da dissezione di tipo A/III. (Vedi figg. 15-16) tasso di mortalitá stratificato: D.A. B/III La fig. 17 riporta il grafico relativo al tasso di mortalità stratificato per dissezione di tipo B/III. È piuttosto alto in quanto su solo 4 interventi di endoprotesi, vi è stato un decesso in T.I.. Va detto però che tale decesso non è imputabile all’intervento in se stesso, ma piuttosto ad una serie di fattori preesistenti: pz precedentemente sottoposto a trapianto di cuore e con MOF (Multi Organ Failure) in atto. La casistica comunque è insufficiente per trarre qualsiasi conclusione significativa. 12 MORTALITÁ IN LETTERATURA A seguire riporto alcuni dati tratti dalla letteratura internazionale: il 40% dei pazienti con dissezione a/I-II muore prima o immediatamente dopo il ricovero ospedaliero + del 67% muore nelle prime 24 h 75% dissez. B/III vivo a 1 mese dall’esordio dei sintomi nei migliori centri approccio medico e chirurgico ottimale mortalità 5-30% il più significativo per noi è quello inerente al IV punto: la mortalità nella nostra struttura rientra nel range indicato…. Il resto comprende dati relativi al periodo prima del ricovero o immediatamente successivo; dati che nel nostro studio non abbiamo ritenuto degni di nota, in quanto non indicativi della performance gestionaleorganizzativa e professionale della nostra struttura. DA TUTTO CIÓ DERIVA…OVVERO NURSING PRE-OPERATORIO Da quanto detto a riguardo delle complicanze di tale patologia, è chiaro che il nostro piano assistenziale dovrà affrontare tutta una serie di problematiche piuttosto complesse. Tutto il piano assistenziale infermieristico ed il trattamento medico, in questa fase, sono volti alla diagnosi e trattamento in regime di emergenza. È necessario evitare perdite di tempo, prezioso per la sopravvivenza del paziente. Il paziente giunto all’osservazione viene monitorato con ECG, saturimetro, bracciale automatico per la rilevazione della pressione arteriosa (inizialmente), si valuterà poi lo stato di coscienza applicando la Glasgow Coma Score. Si valuterà la necessità di supporto ventilatorio (si parte dall’O2 nasale per arrivare, in caso di compromissione neurologica, alla ventilazione meccanica). • Monitoraggio di base: ECG, saturimetria; • monitoraggio della funzione respiratoria con eventuale supporto • valutazione e controllo dello stato di coscienza (Glasgow Coma Score) 13 • Rilevazione P.A.; • Raccolta dei dati anagrafici e clinici; Eseguito quanto sopra indicato si provvederà alla sedazione, tramite oppioidi, del dolore che, come abbiamo detto, è piuttosto intenso: in taluni casi, il paziente per la gravità del dolore riesce ad offrire una scarsa collaborazione. Uno scarso controllo del dolore si associa ad un’alta incidenza di mortalità, dovuta all’aumento dei valori medi pressori. Successivamente, e contemporaneamente, si effettueranno gli esami ematochimici in regime di emergenza e si reperiranno delle vie venose a medio flusso. Reperite le vene si provvederà ad approntare le pompe elettriche utili alla somministrazione di farmaci per il controllo della pressione, che sono il Sodio Nitroprussiato, i β Bloccanti (utilizzato mediante somministrazione a bolo) e l’Urapidil. Per quanto riguarda tali farmaci è opportuno ricordare che il Na Nitroprussiato è fotosensibile e tossico e che la P.A. sistolica ottimale si aggira intorno ai 100mmHg. Il controllo della P.A. è importante affinché i danni anatomici all’Aorta non si estendino arrivando fino alla rottura. Sedazione del dolore; Reperimento vene periferiche; Esecuzione esami ematochimici in regime d’emergenza; Eventuale predisposizione dei presidi atti alla somministrazione dei farmaci vasoattivi La valutazione dei polsi periferici femorali, pedidei, radiali, sempre bilaterali, aiuterà nella diagnosi. Nella dissezione infatti, è quasi sempre riscontrabile un’alterazione del polso, in quanto il danno anatomico altera l’onda meccanica che si propaga lungo le pareti dei vasi. La scomparsa del polso significherà che il flusso ematico del vaso di cui si valuta il polso è interrotto all’origine in corrispondenza dell’anastomosi con l’Aorta. Talvolta la dissezione si propaga lungo il vaso stesso determinando, similmente, un’alterazione del polso. 14 Appena possibile sarà opportuno che si provveda a posizionare un catetere arterioso radiale od omerale per la rilevazione della P.A. cruenta. In cardiochirurgia è necessario avere un monitoraggio della pressione costante e molto preciso, cosa che il monitoraggio mediante sfigmomanometro non consente. Inoltre tale metodica consente di avere un punto di accesso dove effettuare prelievi emogasanalitici con rapidità, in maniera meno traumatica. Se i tempi di sala operatoria lo consentono è opportuno provvedere al posizionamento di un catetere arterioso controlaterale, sempre per i motivi già esposti per quanto riguarda i polsi: possibile riscontro di differenze tra le pressioni arteriose controlaterali dovute ad occlusione o danno al ramo arterioso dove la P.A. è minore. Per recuperare tempo è opportuno provvedere al posizionamento di un CVC in T.I. monitoraggio emodinamico: nell’ordine 1. esecuzione ECG su carta, enzimi cardiaci: occlusione dell’ostio coronarico con IMA; 2. valutazione dei 6 polsi periferici: (radiali, pedidei, femorali); 3. P.A. cruenta (di solito bilaterale/radiale); collaborazione al posizionamento CVC; Parlando di complicanze, abbiamo accennato alla Malperfusion. Questo tipo di complicanza porta a delle conseguenze piuttosto serie che aggravano la prognosi e che devono spingere alla pianificazione anticipata degli interventi infermieristici. • valutazione della diuresi con cateterizzazione, esami ematochimici per la valutazione della funzionalità renale (creatinina, azotemia etc); • ischemia splancnica con infarto intestinale: il pz riferisce dolore addominale, si rileva scomparsa della peristalsi; • Plegia (ischemia del midollo spinale): posizionare il paziente in posizione comoda e proteggerlo da eventuali danni dovuti ad insensibilità degli arti come lesioni del plesso brachiale, slogature, o cosa più importante da lesioni del tratto cervicale in paziente affetto da dissezione traumatica. 15 Gli esami in grado di diagnosticare una dissezione lungo tutta l’aorta toracica, attualmente più utilizzati, sono la TC (Gold Standard), la RM, l’ECO transesofagea. Nella nostra realtà l’ECO transesofagea è la procedura diagnostica più utilizzata in quanto avendo un ecografista rapidamente reperibile è possibile ottenere in tempi brevi, cosa fondamentale, una diagnosi precisa al letto del paziente senza, quindi, perdere tempo prezioso e senza dover effettuare un trasporto in radiologia associato ad un aumento delle complicanze. Inoltre i pazienti che giungono alla nostra osservazione sono di solito accompagnati da TC che ha già escluso danni in altri distretti. L’Eco transesofagea è associata ad una bassa incidenza di complicanze serie. Queste ultime sono costituite dall’aumento dell’agitazione, dolore durante l’introduzione della sonda, difficoltà respiratorie, aumento conseguente dei valori della P.A.. Il rischio di danni al faringe o all’esofago è più alto nel paziente non collaborante. Utile è l’anestesia locale dell’orofaringe, soprattutto nel paziente non intubato. E’ importante offrire una sedazione ed un’analgesia adeguate. Se il paziente è estremamente non collaborante, per eseguire l’esame TEE può essere necessaria una paralisi transitoria accompagnata da una maggiore sedazione. Compito dell’infermiere sarà quindi in prima istanza, quello di tranquillizzare il paziente e collaborare con l’ecografista nel posizionare il paziente e controllarne i parametri vitali. • Collaborazione all’esecuzione di esami diagnostici (TEE, TAC); • Preparazione all’intervento (tricotomia con tricotomo, pulizia del cavo orale con clorexidina) Le ultime due procedure sono volte alla riduzione dell’incidenza di infezioni nel post-operatorio. Ovviamente è necessario non dimenticare di rassicurare il paziente e fornire le informazioni dovute…. NURSING POST-OPERATORIO Quando giungerà il paziente dalla S.O. le domande da porsi saranno: “Quali sono le condizioni cliniche del paziente? Quali complicanze si sono manifestate prima o durante l’intervento?”. Dalle nostre risposte dipenderanno le scelte circa il piano assistenziale da applicare: 16 Nessuna complicanza, assistenza intensiva al paziente cardiochirurgico standard; Una o più complicanze, applicazione di speciali strategie volte alla risoluzione di particolari problematiche. Il paziente che sopravvive all’intervento, di per sé piuttosto complesso ed importante, potrà andare incontro a destini diversi a secondo che siano presenti eventuali complicanze o meno. Nel caso di paziente non complicato, il tipo di assistenza non si discosta molto da quello a cui è sottoposto ogni altro tipo di paziente cardiochirurgico, salvo forse un’intubazione che si protrae più a lungo e qualche giorno di degenza in più. Avremo quindi un’assistenza di tipo intensivo con monitoraggio di routine. Nel caso che si presentino le complicanze tipiche della dissezione, e qui parliamo delle complicanze riconducibili alla Malperfusion, o complicanze dovute alla tecnica operatoria, ovvero il protrarsi dell’intervento oltre i tempi standard per difficoltà riscontrate durante l’intervento (aderenze, cedimenti dell’anastomosi, sanguinamento, rottura dell’Aorta), avremo una serie di problematiche che possono essere presenti singolarmente, ma più frequentemente associate. Principali problematiche e risposta corrispondente: DEGENZA PROTRATTA, IMMOBILITÁ PROLUNGATA, AUTOSUFFICIENZA > CORRETTO UTILIZZO DI ANTIDECUBITO, CURA DELLA CUTE E DELLE MUCOSE: SCARSA PRESIDI Utilizzo precoce di materassi antidecubito, al momento dell’accettazione del paziente in T.I.. Trattasi di presidi di notevole costo che vanno utilizzati in maniera oculata ed appropriata. Pulizia della cute con prodotti che salvaguardino il fisiologico PH della pelle, l’idratazione e che controllino la flora batterica. Igiene quotidiana del cavo orale con clorexidina (controllo della flora del cavo orale, riduzione delle infezioni respiratorie). Cura degli occhi: idratazione ed igiene, protezione nel paziente incosciente. 17 1. INSUFFICIENZA RENALE ACUTA O CRONICA > APPLICAZIONE DI TERAPIA SOSTITUTIVA RENALE: ovvero utilizzo di apparecchiature volte a sostituire la funzione renale temporaneamente o definitivamente compromessa, vedi emodialisi ed ultrafiltrazione. In terapia intensiva cardiochirurgica è preferita l’ultrafiltrazione, ovvero una metodica che utilizza la pressione idrostatica del sangue (implementata mediante utilizzo di pompe) che spinto contro una membrana semipermeabile di un filtro, consente il passaggio e quindi l’eliminazione di liquidi, scorie azotate e tossine. Tale metodica è preferita, specialmente nella modalità continua (24h/24h), in quanto non sottopone l’organismo ad un ulteriore insulto dovuto al rapido sequestro di liquidi dal comparto vascolare così come avviene per la dialisi, perciò da noi meno utilizzata e riservata a casi selezionati. 2. INSTABILITÁ EMODINAMICA > UTILIZZO CATETERI PER MONITORAGGIO EMODINAMICO SPECIALE; è necessario che l’infermiere: Abbia adeguata conoscenza dei presidi, si adoperi al loro reperimento, al controllo del loro funzionamento, all’approntamento dei materiali e dei luoghi, alla collaborazione nel posizionamento del presidio; Si adoperi al controllo delle infezioni da accesso vascolare; Sia in grado di valutare le informazioni fornite dalle apparecchiature; I principali presidi utili al monitoraggio emodinamico sono il catetere arterioso polmonare tipo Swan-Ganz standard o “Vigilance” ed il catetere arterioso tipo “PICCO”. Lo Swan-Ganz è un catetere che inserito nella parte destra del cuore, in maniera simile ma non identica ad un CVC, ci fornisce in continuo informazioni in merito a pressione dell’Arteria Polmonare, gittata cardiaca, quindi Indice Cardiaco, resistenze polmonari, resistenze vascolari sistemiche e tramite la Wedge o “pressione di incuneamento”, ci fornisce informazioni circa la parte sinistra del cuore. Nella tipologia “Vigilance” viene fornito il parametro SVO2 ovvero la saturazione d’O2 del sangue dell’arteria polmonare, utile a valutare lo stato metabolico dell’organismo. 18 Il sistema PICCO invece consiste nell’analisi dell’onda sfigmica rilevata da un catetere arterioso posizionato in arteria femorale (da noi preferita) o radiale. Ci fornisce in continuo dati circa la Gittata Cardiaca, quindi Indice Cardiaco, volume dei liquidi intrapolmonari, resistenze periferiche. Necessita di una calibrazione iniziale e periodica, effettuata mediante somministrazione di un bolo freddo in CVC, utilizza cioè all’uopo il principio di Fick sulla termodiluizione È opinione del nostro gruppo di lavoro, che l’infermiere debba essere in grado di valutare le informazioni principali fornite da tutte le apparecchiature, anche le più complesse (PICCO, SWAN-GANZ ETC). Non è più possibile nascondersi dietro improbabili attribuzioni di competenze/responsabilità alla sola figura medica. Tutto ciò si concretizza nell’applicazione della CLINICAL GOVERNANCE e di alcune sue componenti, ovvero il TECHNOLOGY ASSESSMENT e la RESPONSABILIZZAZIONE, in questo caso, della figura infermieristica. Per esigenza di completezza e quindi chiarezza, riporto le definizioni ufficiali dei termini enunciati: CLINICAL GOVERNANCE: “un sistema in base al quale le organizzazioni del Servizio Sanitario Nazionale sono responsabili di migliorare continuamente la qualità dei propri servizi e garantire elevati standard di assistenza, grazie alla creazione di un ambiente nel quale l’eccellenza dell’assistenza clinica può prosperare”. TECHNOLOGY ASSESSMENT: uso sempre maggiore di tecnologie; Oggigiorno per soddisfare i bisogni dei cittadini, oltre a prendere in considerazioni tutta una serie di fattori, bisogna considerare l'utilizzo delle tecnologie. 4. IPERGLICEMIA > CONTROLLO DELLA GLICEMIA Studi recenti e la nostra esperienza hanno dimostrato che uno stretto controllo del livello ematico del glucosio in Terapia Intensiva è associato a un miglioramento della morbilità e una riduzione della mortalità (miglioramento dell’Outcome o esito). L’iperglicemia e l’insulinoresistenza sono comuni nei pazienti critici, anche in quelli che in precedenza non erano diabetici. Detto controllo si ottiene mediante l’applicazione di protocolli (es. Portland) che vedono la somministrazione continua/modulabile di insulina mediante pompe siringhe. 19 5. PROBLEMI MUSCOLO-OSTEO-ARTICOLARI E RESPIRATORI DOVUTI AD IMMOBILITÀ PROLUNGATA > PROGRAMMA MULTIDISCIPLINARE DI RIABILITAZIONE RESPIRATORIA E MOTORIA IN COLLABORAZIONE CON IL FISIOTERAPISTA; In collaborazione con la figura professionale del fisioterapista si svolge un programma di assistenza riabilitativa mirata sia all’aspetto motorio che all’aspetto respiratorio. La riabilitazione motoria tende ad evitare le retrazioni osteo-muscolo-tendinee legate all’immobilità ed i corretti e ciclici cambi di postura, unitamente agli idonei ausilii, tendono ad evitare i decubiti posturali e gli edemi declivi. L’aspetto riabilitativo respiratorio, altrettanto importante, vede l’intervento riabilitativo mirato alla rimozione delle secrezioni bronchiali. Una corretta ed efficace “clearance” bronchiale è finalizzata ad evitare la formazione di aree atelettasiche e all’evitare la sovrapposizione batterica sulle secrezioni stesse. Manovre di incentivazione dei volumi in-espirati, clapping, dove e quando è possibile, posizioni sedute favorenti la ventilazione delle basi polmonari, tecniche di fluidificazione, manovre facilitanti la tosse, tipo tosse assistita, la ventilazione non invasiva, tipo CPAP con casco o maschera, sono tutte armi in possesso della fisioterapia respiratoria mirate agli obiettivi già citati 6. INADEGUATO APPORTO NUTRIZIONALE DOVUTO A SCARSA AUTOSUFFICIENZA, AD AUMENTO DEL FABBISOGNO METABOLICO ED ALLA DIMINUZIONE DELL’ASSORBIMENTO > SUPPORTO NUTRIZIONALE ARTIFICIALE ENTERALE/PARENTERALE, favorire l’utilizzo della nutrizione enterale rispetto alla parenterale per i motivi già menzionati, e svezzare il paziente quanto prima da questa, appena riesce ad alimentarsi (controllo della deglutizione), inizialmente con una dieta semiliquida. Se sono occorsi danni ischemici a carico dell’intestino, sarà opportuno propendere per la nutrizione parenterale. 7. NECESSITÁ DI CONTROLLARE GLI ESITI DELL’INTERVENTO E VALUTARE LO STATO NEUROLOGICO > TRASPORTO DEL PZ IN RADIOLOGIA PER L’EFFETTUAZIONE DI ESAMI RADIOLOGICI, il trasporto del paziente, preso in considerazione nel presente elaborato, presenta tutta una serie di criticità legate alle condizioni cliniche (paziente intubato, numerose infusioni di farmaci inotropi, instabilità emodinamica, scarsa collaborazione, necessità di mantenere la sedazione nonostante le 20 sollecitazioni), alla struttura (servizi dislocati a piani diversi dell’edificio, non facilmente raggiungibili, percorsi non sempre agevoli e dedicati), alla strumentazione e ai presidi (necessità di garantire l’autonomia delle batterie o rifornimento tempestivo, rilevamento costante dei parametri vitali, ingombro e peso della bombola d’O2, maneggevolezza ed ingombro del letto, ingombro e rifornimento della borsa “pronto soccorso”, posizionamento sul lettino dell’apparecchio TC ed immobilizzazione sicura), tutti questi fattori fanno si che la semplice esecuzione di un esame TC sia una operazione a rischio da effettuare con molta attenzione e competenza. 8. ALIENAZIONE DOVUTA ALL’ALLONTANAMENTO DAL PROPRIO CONTESTO SOCIALE, ALLA PRIVAZIONE DELLA PROPRIA PRIVACY, IMPOSSIBILITÁ A COMUNICARE > SALVAGUARDIA DELL’EQUILIBRIO PSICHICO, garantendo il contatto con i parenti, il supporto per una comunicazione adeguata (es. nel caso di pazienti che hanno visto compromettere la comunicazione verbale), musicoterapia (filodiffusione), vitto adeguato ai gusti, conservazione del ritmo sonno/veglia (soppressione dei rumori e delle luci inutili di notte, controllo del dolore…, ), proteggendo la dignità e la riservatezza (utilizzo dei paraventi, evitare commenti inopportuni anche in caso di paziente apparentemente non orientato). CONCLUSIONI Il presente lavoro vuole essere il resoconto della nostra esperienza, esperienza oramai consolidata da anni di duro lavoro e dai conseguenti ottimi risultati evidenziati dal nostro studio; la necessità di non sembrare prolisso ci ha fatto sorvolare sui particolari, necessitando la materia di molto spazio che forse può essere trovato in un secondo momento per approfondire taluni aspetti trattati in maniera superficiale. È probabile inoltre che nel nostro modus operandi siano riscontrabili delle falle. Ovviamente tutto è migliorabile alla luce delle nuove evidenze scientifiche che giorno dopo giorno è possibile acquisire. Sono graditi eventuali contributi e critiche che altri operatori vogliano inoltrare allo scrivente, alla luce dello spirito collaborativo e dell’umiltà che devono improntare il nostro lavoro quotidiano. Si ringraziano il coordinatore Vettosi Renato, il collega Micillo Vincenzo, il Prof. Scognamiglio Ciro ed il Dott. Palmieri Massimo per la collaborazione offerta nell’effettuazione delle ricerche e degli studi statistici. 21 BIBLIOGRAFIA 1. Edward Abraham, Jean-Louis Vincent, Patrick M. Kochanek, edizione italiana a cura di Francesco Imperatore, Giorgio Conti, Emanuele Iannuzzi “TERAPIA INTENSIVA”; 2. L. Romano, A. Pinto, N. Gagliardi “La tomografia computerizzata multistrato nella diagnosi delle sindromi toraciche acute non traumatiche” Radiol med (2007) 112; 3. Maria Triassi “Igiene” Idelson-Gnocchi 33-68; 4. Maurizio Cotrufo, Attilio Renzulli, Marisa De Feo “ATTI DEL CORSO: LO SCOMPENSO CARDIACO PREVENZIONE, DIAGNOSI E TRATTAMENTO” A.O. Monaldi 2002; 5. Ciro Scognamiglio “GESTIONALITA’ D’IMPRESA NELLE NUOVE FIGURE INFERMIERISTICHE” ed. ACS 2007 Napoli; 6. Salvatore Bontempo, Antonietta Cipolletta – atti del corso: “L’infermiere ed il codice Deontologico: l’interpretazione di una professione”, relazionato nell’ambito dell’INCONTRO TAVOLA ROTONDA ANIARTI “La professione: etica, deontologia e responsabilità” Fondazione “G. Pascale” Istituto Nazionale Tumori di Napoli 14/12/2002; 7. A.O. Monadi - atti del corso: “seminari monaldiani” Napoli 2003; 8. Aniarti - atti del corso: “Trattamento politraumatizzato” Napoli 2003; del paziente critico 9. A.O. Monaldi - atti del corso: “Implementazione dei protocolli di diagnostica cardiologica non invasiva in ospedale: ruolo del personale infermieristico” Napoli 2004; 22 10.ANIARTI - atti del corso: “Aspetti tecnici per l'assistenza infermieristica in area critica. L'induzione in Anestesia a circuito chiuso. La filtrazione particellare” Jesolo (VE) 2004; 11.SUN - atti del corso: “Seminari monaldiani 2004 – Protocolli diagnostico-terapeutici in cardiologia e chirurgia cardiovascolare” Napoli 2004; 12.ANIARTI - atti del corso: “INFERMIERI E TECNOLOGIE IN AREA CRITICA” SORRENTO 2005; 13.A.O. Monaldi - atti del corso: “INSUFFICIENZA RENALE ACUTA NEL PAZIENTE DI AREA CRITICA” NAPOLI 2006; 14.DOTT. MARCO MASSI - atti del corso: “URGENZE IN CHIRURGIA VASCOLARE” MACERATA 2006; 15.ANIARTI - atti del corso: ”LA NUTRIZIONE ENTERALE IN AREA CRITICA” NAPOLI 2006; 16.Salvatore Bontempo, Scognamiglio Ciro,Vettosi Renato “Gestione infermieristica nel paziente dissecato” - Corso teorico-pratico per infermieri dell’area critica dal titolo “Le problematiche clinicoassistenziali del paziente cardiopatico in rianimazione” Associazione Anestesisti Rianimatori di Terra di Lavoro - Caserta 25/01/2008. SITOGRAFIA 1. http://www.cochrane.it/it/index.html 2. http://content.nejm.org/ 3. http://www.visiblebody.com/start