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Volume 3
Number 1 - 2010
Editorial
Riccarda Serri
Allergic contact dermatitis
of the face and cosmetics
Alessia Provini, Ornella De Pità
Licopene,
photoprotection and skin care:
the benefits of organic quality
Leonardo Rescio, Antonio Di Maio, Pietro Cazzola
Dermatological eco-compatible
cosmetics in Pediatrics
Carlo Alfaro
EcodermoGuest
Paolo Pigatto
EcodermoNews
Goes Green
EcoGalenic
Mauro Castiglioni
Editorial board
Editor
Riccarda Serri, Milan (Italy)
Editor in Chief
Volume 3, Numero 1 - 2010
Pucci Romano, Rome (Italy)
Associate Editors
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Helmut Kerl, Graz (Austria)
Ignazio Marino, Rome (Italy)
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Nicola Sorrentino, Milan (Italy)
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Marco Valussi, Milan (Italy)
Fabrizio Zago, Verona (Italy)
Mario Zappaterra, Ferrara (Italy)
Direttore Responsabile Pietro Cazzola
Direttore Generale
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Direttore Marketing
Antonio Di Maio
Consulenza grafica
Piero Merlini
Editoriale
Riccarda Serri pag. 3
Dermatite allergica da contatto
del volto e cosmetici
Alessia Provini, Ornella De Pità pag. 11
Licopene,
fotoprotezione e cura della pelle:
i vantaggi della qualità biologica
Leonardo Rescio, Antonio Di Maio, Pietro Cazzola pag. 1
Ecodermocompatibilità in Pediatria
Carlo Alfaro pag. 20
Tessili anallergici
Paolo Pigatto pag. 21
Goes Green
A cura della Redazione pag. 21
A cura di
Mauro Castiglioni pag. 27
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Editoriale
Pianeta Terra: la nuova frontiera!
Una premessa: sono, come molti lettori di questo JED, un medico. Come medico
mi occupo della salute e del benessere degli esseri umani. In particolare della pelle degli esseri umani, anche se, come ben sanno i dermatologi, nulla è più profondo della pelle - e molti
segnali di disturbi e patologie interne si possono leggere proprio sulla pelle.
Mi sembra quindi fondamentale, oltre che ovvio, che un “tecnico” del benessere del corpo
umano, si occupi anche della salute e del benessere dell’ambiente. I medici, proprio per il loro
mestiere, dovrebbero tutti essere attenti alla salute non solo degli abitanti del pianeta, ma del
pianeta stesso. Uno si cura, si lava di tutto punto, si veste di nuovo, e poi va - per esempio - a
mangiare in un porcile? Direi di no. Gli esseri umani di cui noi dermatologi ci occupiamo, vivono sul
Pianeta Terra. È pertanto indispensabile che anche la Terra sia sana, e più che indispensabile che materiali sani in tutto il loro LCA (Life Cycle Assessment) vengano in contatto con la nostra pelle.
Cosmetici, detergenti, tessuti, arredi, fragranze, detergenti casa e panni, accessori di ogni tipo (pannolini, giochi, preservativi, spugne... con un po’ di fantasia ci rendiamo conto di quante sono le cose che
entrano in contatto continuo con la nostra pelle, che interagiscono con il sistema biologico umano, che
vengono prodotte, utilizzate e poi smaltite).
Come medici, siamo interessati che materiali, sani, dermocompatibili, siano a contatto della pelle.
Sempre come medici che hanno cura (we care) del benessere della Terra, siamo interessati che i materiali (sempre in senso lato), siano anche ecocompatibili.
Come SKINECO, siamo interessati a una sintesi dei due parametri, siamo interessati alla dermoecocompatibilità. Fino a solo 5 anni fa, si parlava così spesso di sostenibilità, di impatto ambientale, di emissioni di carbonio, di ecologia, di green economy? Oggi sono termini sulla bocca di tutti.
Persino le automobili sono costrette, nel pubblicizzarsi, a dichiarare le emissioni di CO2.
Il mondo ha una precisa richiesta.
Leggevo che anche McDonald’s sta per mandare in pensione il clown-icona, che rappresenta un modo
di mangiare oramai simbolo di un passato superato. Hamburger e patatine fritte sono meno appetibili
nella nuova società che cerca pulito, cerca benessere, cerca salute.
Anche noi dobbiamo dare il nostro contributo, per partecipare allo (e accompagnare lo) “svecchiamento” dei cosmetici, con la progressiva creazione di cosmetici (e non solo cosmetici) sempre più sani ed
efficaci per la pelle, e sempre più dermoecocompatibili in tutto il loro ciclo produttivo.
Ecco, questa è la missione di SKINECO. Come medici, siamo interessati. We care.
Come dermatologi, vogliamo esserci, per proporre a una utenza sempre più attenta ai temi ambientali
prodotti non ecofurbi, ma scientificamente, dermoecologicamente, innovativi.
Chiunque abbia a cuore queste tematiche, è benvenuto tra noi. Del resto, il successo che riscontra
SKINECO e l’interesse che suscita (basta vedere a quanti congressi siamo invitati a esporre questa
“nuova” scienza) sono la dimostrazione che è il momento giusto per occuparsi, come medici, in modo
scientifico, e senza tanti fronzoli emotivi, ma con dati alla mano, di ecologia dermatologica.
Desidero infine ringraziare la dottoressa Adele Sparavigna per il prezioso lavoro svolto, in quanto si è
dimessa dalla vicepresidenza di SKINECO, per concentrarsi più alacremente sulla sua Derming.
Ad Adele, auguro tanto successo (anche in Australia!).
A Pucci Romano, vicepresidente unica da questo momento, buon lavoro doppio!
Riccarda Serri
Presidente SKINECO
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Ornella De Pità
Dermatite allergica da contatto del volto
e cosmetici
Alessia Provini, Ornella De Pità
IDI - Istituto Dermopatico dell'Immacolata, IRCCS, Roma
ABSTRACT
Allergic contact dermatitis of the face and cosmetics
Nowadays the increasing use of cosmetics is causing more and more
adverse reactions. Such reactions can
be of different and several types: diffuse or localized, from proper and not
proper use, allergic and not allergic.
Because we usually apply many topical substances on the face, such area
is the most involved. A precise incidence of the problem is unkown, and
its correct evaluation is not always
easy because patients spontaneously
interrupt the treatment, without consulting the dermatologist.
To make a diagnosis of contact dermatitis, a good anamnesis and the
use of patch tests to isolate the allergic substances are necessary.
Keywords: Allergic contact dermatitis; Cosmetics
Introduzione
Clinica
Il desiderio dell’uomo di accrescere la propria bellezza e
migliorare il proprio aspetto fisico, soprattutto del volto, è noto da
tempi lontanissimi, come vediamo dalle testimonianze lasciateci sin
dagli egizi e dai romani.
Oggi nella società moderna tal richiesta è molto forte, con la conseguenza che si producono continuamente nuovi cosmetici. Mentre in
passato l’utilizzo era pressoché esclusivo del sesso femminile, oggi
s’assiste ad un crescente mercato destinato non solo agli uomini ma
talvolta anche all’infanzia. Il risultato è che oggi si verifica un aumento delle reazioni avverse secondarie all’uso di cosmetici.
Secondo uno studio recente condotto nel Regno Unito, il 23% delle
donne e il 13,8% degli uomini, nel corso di un anno, ha sperimentato almeno una reazione avversa a un cosmetico.
Fra tutte le reazioni avverse, le dermatiti allergiche da contatto vere e
proprie rappresentano una minima parte del problema, incidendo per
meno del 10% dei casi. Più spesso si tratta invece di fenomeni irritativi.
La dermatite allergica da contatto è il risultato di una reazione immunologica mediata dai linfociti T dopo una fase precedente di sensibilizzazione.
Dalla fase iniziale acuta, se non si interrompe l’applicazione, si passa
gradatamente a quella subacuta con frequenti recidive, fino all’evoluzione verso la cronicizzazione.
La dermatite allergica del volto secondaria all’utilizzo di un
cosmetico si manifesta clinicamente come una dermatite eczematosa, che può presentare però degli aspetti particolari.
Data l’anatomia di questa sede, spesso si hanno quadri floridi con
prevalenza della vescicolazione, dell’edema e dell’essudazione; in
alcuni casi si assiste ad un’estensione alle aree vicine, come il collo e
le orecchie, e talvolta al contemporaneo interessamento di altre sedi,
come ad esempio le mani.
Possono aversi anche delle manifestazioni indirette, come una dermatite dell’area perioculare secondaria all’utilizzo di smalto per
unghie; oppure delle reazioni secondarie all’azione di sostanze volatili non intenzionalmente applicate sul volto (profumi, deodoranti,
vapori…).
Il quadro clinico dipende, oltre che dalla sede, dal tipo di cosmetico,
dalla quantità e dal grado di ipersensibilità del paziente.
Inoltre i cosmetici che permangono a diretto contatto con la cute
(leave-on) sono quelli maggiormente responsabili di reazioni allergiche
rispetto a quelli a risciacquo. Il rischio aumenta se il cosmetico è
applicato su cute lesa o non perfettamente integra.
Una dermatite allergica da contatto si sospetta secondaria all’utilizzo
di un cosmetico se insorge in stretta relazione temporale con l’applicazione e se si escludono altre condizioni come ad esempio delle
patologie concomitanti o l’uso di alcuni farmaci.
1
Inoltre alla sospensione dovrà seguire un miglioramento clinico che
non si avrà se il prodotto continuerà ad essere applicato.
Allergeni
Le indagini allergologiche, ed in particolare i patch test permettono di individuare gli allergeni coinvolti. Le principali cause di
dermatiti allergiche da contatto da cosmetico sono rappresentate dai
metalli, dai profumi e dai conservanti.
Tra i metalli, il nichel è spesso in causa nell’insorgenza di una dermatite allergica da contatto. Nelle donne è la principale causa, con
una percentuale del 20-40% rispetto al 3-5% degli uomini. L’allergia
da contatto al nichel solitamente è causata dall’utilizzo di bigiotteria,
capi di abbigliamento ed oggetti metallici come gli orologi e gli
occhiali. Il principale evento sensibilizzante sembra essere la foratura
delle orecchie per l’utilizzo di orecchini.
Infatti ogni donna con sensibilità al nichel ha avuto una dermatite al
lobo dell’orecchio per aver utilizzato oggetti nichelati. Tracce di
nichel, oltre a quelle di altri metalli, possono ritrovarsi anche nei
cosmetici e in particolare in quelli contenenti pigmenti come i prodotti
utilizzati per finalità decorative.
I profumi sono un insieme di sostanze odorose presenti in numerosi
prodotti sia per profumare che per coprire eventuali odori sgradevoli
e si ritrovano comunemente nella composizione dei cosmetici.
Le concentrazioni sono molto diverse e variano nelle differenti preparazioni; di solito è del 12-20% nei profumi propriamente detti, del 58% nell’acqua di toeletta, del 2-5% nell’acqua di colonia, dello 0,54% nei detergenti, dell’1% nei prodotti per il make-up del volto e nei
lipstick, dello 0,5% in tutti gli altri cosmetici.
I profumi, oltre a trovarsi comunemente nei cosmetici e nei prodotti per
l’igiene personale, si trovano anche nei prodotti per la pulizia domestica, nelle bevande, nei cibi, oltre che nei disinfettanti e nei medicamenti. Oggi vengono utilizzate dall’industria migliaia di
molecole profumate, più spesso in combinazione tra
loro, così che un profumo da solo può contenere anche centinaia di molecole differenti.
Per evidenziare un’allergia ai profumi viene
impiegato nei patch test il cosiddetto “profumi mix”, introdotto da Larsen alla fine degli
anni settanta, costituito da una mi-scela di 8
componenti.
Questa miscela da sola è in grado di identificare la maggior parte dei pazienti allergici ai profumi
ma non può rappresentare adeguatamente tutte le
molecole presenti in un cosmetico o ancora di più
in un profumo vero e proprio.
Per ovviare a questa situazione, Larsen di
recente ha suggerito di sostituirlo con l’aldeide
alfa-amil cinnamica, dotata di basso potere
sensibilizzante, con il Lyral.
Secondo l’Autore tale miscela dovrebbe essere
testata in associazione con una serie di sostanze naturali (jasmin assoluto, olio di ylang-ylang,
narciso assoluto, olio di spearmint).
Infatti l’aumentato utilizzo di sostanze naturali ed estratti botanici presenti negli ultimi anni nei cosmetici ha incre-
2
mentato il rischio di sensibilizzazioni e co-reattività. Inoltre ad oggi
come indicatore di allergia ai profumi si utilizza ancora il balsamo del
Perù, un estratto naturale di origine vegetale utilizzato da molti anni
nelle serie di patch test.
Dopo i metalli e i profumi, i conservanti, anche noti come biocidi o
preservanti, sono le sostanze che più frequentemente determinano
una dermatite allergica da contatto. Si tratta di un insieme di sostanze che, aggiunte ai cosmetici, ne prevengono il deterioramento e la
contaminazione.
La maggior parte di essi possiede un’azione antimicrobica e antimicotica ed alcuni sono anche dotati di potere antiossidante.
Possono essere utilizzati singolarmente o in combinazione tra di loro
sfruttandone l’azione sinergica; le concentrazioni in genere sono
variabili dallo 0,1 all’1%.
Dato il loro vasto impiego rappresentano oggi un’importante causa
di dermatite allergica da contatto, ma la prevalenza delle sensibilizzazioni non è per tutti uguale.
Secondo alcuni Autori, alcuni conservanti come l’Euxyl K400, il
Kathon CG e la formaldeide hanno un alto potere sensibilizzante,
mentre altri (imidazolinilurea, Quaternium 15 e parabeni) possono
essere considerati più sicuri.
I differenti risultati presenti in letteratura circa le sensibilizzazioni
rispecchiano il differente utilizzo che si fa di tali sostanze nei vari
paesi.
L’Euxyl K 400 è un conservante introdotto nel mercato europeo nella
metà degli anni ottanta ed è costituito da una miscela (1:4) di metildibromoglutaronitrile e enossietanolo.
È impiegato nei cosmetici in concentrazioni variabili dallo 0,05% allo
0,2% nei cosmetici, ma è utilizzato anche come preservante della
carta igienica e in alcuni prodotti industriali.
I primi casi di allergia furono segnalati in Germania nel 1989 dopo l’utilizzo di alcune lozioni per capelli e per massaggi.
L’allergene in causa era il metildibromogluataronitrile. In seguito furono segnalati altri casi anche dopo
l’utilizzo di creme contorno occhi, make-up, creme
barriera, detergenti e gel per ultrasuoni.
Il paziente allergico all’Euxyl K 400 è spesso
di sesso femminile con una dermatite
secondaria all’utilizzo di cosmetici
con lesioni al volto, in particolare dell’area perioculare, al collo o alle mani,
oppure può essere un paziente con una dermatite professionale delle mani come nei parrucchieri e nei massaggiatori.
Negli ultimi anni la sensibilizzazione a questo
conservante è in forte crescita passando
dallo 0,7% del 1991 al 3,5% del 2000, come
evidenziato in alcune nazioni europee.
L’aumento segnalato procede parallelamente al
suo ampio utilizzo in sostituzione di altri preservanti risultati più allergizzanti, come ad
esempio il Kathon CG.
Questo è un conservante di vasto impiego,
largamente utilizzato negli ultimi 20 anni come
conservante della parte solubile dei cosmetici. È costituito da una miscela di metilisotiazolinone e di metilcoroisotiazolinone.
L’incremento del suo utilizzo è legato all’elevato potere antimicrobico, anche a basse concentrazioni, e al basso
costo. Si trova in molti cosmetici, quali creme, lozioni, detergenti,
prodotti per capelli e antisolari, ma solo nei prodotti a risciacquo.
Dato l’elevato potere sensibilizzante è stato progressivamente sostituito da altri conservanti e pertanto i tassi di prevalenza si vanno riducendo. Gli esteri dei parabeni sono conservanti molto diffusi, con
un’attività limitata però ai Gram+ e ai miceti e con un basso potere
sensibilizzante.
Sono responsabili di allergia da contatto in una bassa percentuale di
casi, e la maggior parte dei casi di sensibilizzazione deriva dal loro
impiego nei farmaci ad uso topico applicati su cute lesa.
La frequenza delle reazioni allergiche ai parabeni, come emerge dalla
letteratura, è sicuramente bassa, confermandoli tra i più sicuri in uso.
La formaldeide è un allergene ubiquitario ad alto potere sensibilizzante, impiegato dall’industria solo nei prodotti a risciacquo, date le
limitazioni delle normative europee.
Le fonti di sensibilizzazione possono essere di tre tipi: sostanze conservate con formaldeide libera, sostanze contenenti liberatori di formaldeide (bronopol, quaternium 15, imidazolinlurea, diazolinilurea,
dimetilol-dimetil-idantoina) e resine formaldeidiche.
Anche in questo caso molte reazioni allergiche dipendono dall’applicazione di farmaci topici su cute lesa. Inoltre i pazienti allergici ai conservanti spesso sono allergici anche ad altri componenti dei cosmetici come i profumi e il nichel.
Trattamento
Il trattamento di un eczema allergico da contatto del volto
implica, prima di qualsiasi altro provvedimento, l’interruzione del contatto con l’allergene responsabile. Nei casi acuti e più gravi è utile il
ricorso alla terapia cortisonica per via generale per facilitare la risoluzione della sintomatologia. Notevole importanza riveste la terapia
topica, che vede l’utilizzo degli steroidi scegliendo di volta in volta la
classe, la formulazione e le modalità di applicazione.
Nelle forme essudanti saranno indicati impacchi umidi, paste assorbenti e l’impiego di creme magre, mentre le forme croniche richiederanno formulazioni più grasse ed idratanti.
In alcuni casi occorre controllare un’eventuale impetiginizzazione
secondaria all’utilizzo di antibiotici.
Come regola è sempre molto importante scegliere dei topici che non
contengano nella loro formulazione una o più sostanze responsabili
dell’eczema stesso (per esempio un conservante).
Conclusioni
Nonostante le dermatiti allergiche del volto rappresentino
sola una piccola parte di tutte le reazioni che possono derivare dall’uso di un cosmetico, il crescente consumo fa sì che queste debbano essere prontamente riconosciute e trattate dallo specialista.
Inoltre tali dermatiti possono risultare estremamente invalidanti per il
paziente, perché spesso danno luogo a reazioni clinicamente molto
intense e difficili da trattare. Inoltre richiedono l’interruzione dell’applicazione del cosmetico e la ricerca di prodotti alternativi, situazione
non sempre facilmente realizzabile.
Al fine di ridurre il rischio allergizzante di alcuni cosmetici occorre una
stretta collaborazione tra gli specialisti e l’industria.
Gli scopi principali sono la diminuzione della concentrazione delle frazioni allergiche, l’eliminazione delle sostanze a provata capacità sensibilizzante ed infine la ricerca costante di sostanze sempre più sicure nel rispetto della gradevolezza del prodotto.
3
Bibliografia essenziale
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4
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Larsen WG. Fragrance testing in the 21st century. Contact Dermatitis 2002; 47:60
Provini A, De Pità O. Allergic contact dermatitis of the face and cosmetics. J Plast
Dermatol 2005; 1:47
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causa di dermatite allergica da contatto. G Ital Dermatol Venereol 2002; 137:117
Wolf R, Wolf D, Tüzün B, Tüzün Y. Contact dermatitis to cosmetics. Clin Dermatol
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Voudoris S, Silvani S, Bianchi T, Pazzaglia M, Tosti A. Sensibilizzazione ai conservanti contenuti nei cosmetici. Ann Ital Dermatol Allergol 2004; 58:1
Mathelier-Fusade P, Vermeulen C, Leynadier F. Allergy in women. Allerg
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important “new” allergen in cosmetics. J Am Acad Dermatol 1996; 35:743
Larsen W, Nakayama H, Lindbrg M, et al. Fragrance contact dermatitis: a worldwide multicenter investigation (Part 1). Am J Contact Dermat 1996; 7:77
Kiec-Swierczynska M, Krecisz B, Swierczyn-ska-Machura D. Allergy to cosmetics. II. Preservatives. Med Pr 2004; 55:289
Leonardo Rescio
Licopene, fotoprotezione e cura della pelle:
i vantaggi della qualità biologica
Leonardo Rescio 1, Antonio Di Maio 2, Pietro Cazzola 3
1
Chemical Engineer, Researcher, Lecce, Italy
Scientific Writer, Milan, Italy
3
Medical Doctor, Patologist, Milan, Italy
2
ABSTRACT
Lycopene, photoprotection and skin care: the benefits of organic quality
Excessive exposure to ultraviolet (UV)
light causes a photo-oxidative damage (photo-aging) that negatively
affects human health and skin appearance. The endogenous supply with
antioxidants and micronutrients may
help preventing photo-oxidative damage of the skin.
Carotenoids are important plant pigments involved in photosynthesis and
photoprotection from excessive light.
They are components of many foods
and dietary supplements believed
effective against skin photo-oxidation.
The protective properties attributed to
these compounds are mainly due to
their powerful antioxidant activities
and to other molecular mechanisms
not yet fully elucidated. This is confirmed by several epidemiological
studies showing that an adequate
daily intake of lycopene and ß-carotene containing foods or supplements
efficiently protect the skin from photooxidative damages. Lycopene is, in
fact, the more abundant carotenoid in
plasma and tissues of the human
body, including skin, where it exerts
an effective action in detoxifying free
radicals.
In addition, supplements containing
lycopene, along with other natural
antioxidants, significantly improve skin
texture. After 12 weeks of treatment,
skin density and thickness increased
of 7% and 15%, respectively. Positive
effects were also demonstrated in
wrinkles reduction.
Lycopene currently available on the
international markets is produced by
chemical synthesis or extracted from
vegetable sources (mainly tomatoes)
using chemical solvents (natural
lycopene). Clinical studies showed
that dietary supplements made with
natural lycopene are more effective
than those containing synthetic
lycopene probably for the presence of
other bio-active molecules co-extracted from tomatoes, synergizing with
lycopene in promoting the positive
effects on human health. However,
despite its name, natural lycopene is
extracted from tomatoes using toxic
organic solvents which may contaminate the end-product. Moreover,
tomato berries and tomato by-products used for natural lycopene extraction are not subject to legislative
restrictions and/or constrains. Thus,
genetically modified tomato varieties
(OGM) and berries containing residues
of pesticides and heavy metals
beyond the limits permitted for human
consumption can, therefore, be used.
The so-called organic lycopene, has
recently been introduced on the international market. It is an innovative
product extracted from tomatoes
grown under organic regime, excluding the use of OGM and synthetic
chemicals (fertilizers, pesticides, ecc.),
by a technique that use supercritical
carbon dioxide (CO2) as the only
extractive solvent, avoiding, therefore,
the toxicological, health and ecological
risks related to the use, removal and
disposal of conventional chemical solvents.
Organic lycopene is, therefore, 100%
natural, solvent-free and non-toxic.
Since it is in the form of an over-saturated solution in a vegetable oil rich in
unsaturated fatty acids, organic
lycopene has excellent characteristics
in terms of bioavailability. These characteristics make organic lycopene an
excellent candidate to replace synthetic and natural lycopene as main
ingredient in the formulation of a wide
range of high-quality risk-less products, including specific dietary supplements for skin care and wellness.
Keywords: Carotenoids; erythema; photo-aging; tomato; UV-light; wrinkles.
Introduzione
La pelle è l’organo più esteso del corpo umano nonché la
prima linea di difesa contro l’attacco di organismi patogeni ed agenti
tossici. Molto più che una semplice barriera passiva, essa svolge un
ruolo attivo nella protezione fisica, biochimica e immunologica dell’organismo. La pelle protegge l’organismo dai danni meccanici, dalle
radiazioni ultraviolette (UV), dagli agenti microbici e dai contaminanti
1
ambientali; regola, inoltre, la temperatura corporea, è sede dei recettori tattili (meccanici e termici) e svolge un ruolo attivo nella biosintesi della vitamina D. Da un punto di vista istologico, la pelle è composta da tre strati che, dall'esterno verso l'interno, assumono il nome
di epidermide, derma e ipoderma.
Con il passare degli anni, la pelle va incontro ad una serie di modifiche biochimiche, strutturali e fisiologiche che determinano perdita di
consistenza ed elasticità e rendono il suo aspetto rugoso ed invecchiato. Le radiazioni UV costituiscono il fattore principale in grado di
attivare e/o accelerare il processo di invecchiamento cutaneo dovuto ad eccessiva esposizione della pelle alla luce solare e/o a lampade abbronzanti.
A seconda della lunghezza d’onda, le radiazioni UV si suddividono in
UV-A (400-315 nm), UV-B (315-280 nm) e UV-C (280-210 nm). La
profondità di penetrazione delle radiazioni UV, pur dipendendo dalle
caratteristiche strutturali e dalla pigmentazione (fototipo) della cute, è
direttamente proporzionale alla lunghezza d’onda della radiazione
luminosa. Quanto maggiore è la lunghezza d'onda, tanto più profonda risulta la capacità di penetrazione negli strati cutanei 1. La pericolosità delle radiazioni e, di conseguenza, il danno che esse arrecano
alle strutture biologiche dipende, invece, dall’energia ad esse associata che è inversamente proporzionale alla lunghezza d’onda. Le
radiazioni UV-A, pur essendo meno energetiche rispetto alle UV-B e
UV-C, sono quelle con maggiore lunghezza d’onda e penetrano, perciò, in profondità nel derma alterando e danneggiando le cellule che
producono le fibre di collagene, l’elastina ed i capillari. Esse sono
considerate le principali responsabili dell’invecchiamento cutaneo
foto-indotto (photo-aging) 2. Pur avendo un potere di penetrazione
inferiore, le radiazioni UV-B possono provocare, a livello cellulare,
mutazioni del DNA e indurre tumori cutanei (melanomi); esse inoltre
danneggiano il sistema immunitario della pelle. Le radiazioni UV-C
sono le più energetiche dello spettro, quindi potenzialmente molto
pericolose per la salute umana, ma vengono in massima parte assorbite nell'alta atmosfera dalle molecole di ossigeno e di ozono. Studi
effettuati in vitro e in vivo dimostrano che anche le radiazioni infrarosse possono svolgere un ruolo nel photo-aging 3.
Uno dei meccanismi con cui le radiazioni UV accelerano i fenomeni di
invecchiamento cutaneo è dovuto alla formazione di radicali liberi dell’ossigeno estremamente reattivi (Reactive Oxygen Species - ROS)
quali l’anione superossido (O2-) e l’ossigeno allo stato di singoletto
(1O2), che inducono reazioni a catena di ossidazione delle molecole
biologiche in grado di causare mutazioni genetiche, alterazioni nella
risposta immunitaria, eventi infiammatori e apoptosi. I danni causati
dalla foto-ossidazione riguardano la componente lipidica, le proteine
ed il DNA. I processi di foto-ossidazione inducono eritemi, invecchiamento prematuro e insorgenza di tumori della pelle 4-6.
L’invecchiamento della pelle è, in termini generici, un processo di
atrofia tissutale durante il quale lo spessore dello strato corneo varia
molto poco mentre quello del derma si riduce significativamente. Il
numero di melanociti e di cellule di Langerhans si riduce gradualmente, contemporaneamente ai tre componenti primari del tessuto
connettivale dermico (glicosaminoglicani, elastina e collagene).
La distruzione delle fibre di elastina (pari al 2-4% del volume totale del
derma di un adulto), ha inizio intorno ai trent’anni e determina una
progressiva diminuzione dell'elasticità cutanea. Parallelamente alla
riduzione dell’elastina, col procedere dell’età la pelle è interessata da
una riduzione massiva del collagene (pari al 70-80% del peso secco
2
del derma) che comporta una progressiva riduzione della compattezza e dello spessore del derma, in misura di circa il 6% per decade di vita.
Nutrizione
e salute della pelle
La profilassi del danno foto-ossidativo prevede la riduzione
dell'esposizione alle radiazioni UV. Tuttavia un’adeguata e corretta alimentazione rappresenta un fattore fondamentale per il mantenimento
della funzionalità e della salute della pelle e per combattere i danni fotoindotti. Una dieta arricchita in specifici componenti può essere equiparata ad un vero e proprio intervento terapeutico 7. Gli acidi grassi polinsaturi ω-3 di cui sono ricchi gli oli di pesce e di alcuni vegetali sono
comunemente utilizzati nel trattamento sintomatico della psoriasi e
delle malattie infiammatorie della pelle 8. Una dieta equilibrata che
apporti sufficienti quantità di proteine, lipidi, carboidrati, vitamine e
minerali è importante per la rapida guarigione delle ferite cutanee.
Gli effetti di una dieta ricca in antiossidanti (vitamina C ed E) e minerali (Se, Mn, Cu e Zn) sulla foto-protezione della pelle sono stati
ampiamente studiati 8-12. La vitamina C e la vitamina E (soprattutto
nella forma di α-tocoferolo) hanno dimostrato una efficace azione
antiossidante e protettiva nei confronti dei danni indotti dall’esposizione a radiazioni UV sia attraverso applicazioni topiche che sistemiche 11, 12. La supplementazione con sali minerali, allo stesso modo, ha
sortito effetti positivi sulla salute della pelle probabilmente perché
alcuni di essi costituiscono il sito reattivo di enzimi quali la superossido dismutasi, la glutatione perossidasi e la catalasi capaci di detossificare le ROS. Carenze di zinco sembrano essere correlate all’insorgenza di alcuni tipi di acne. Dati di letteratura hanno evidenziato
che anche altri composti dotati di attività antiossidante quali i carotenoidi, in particolare licopene e ß-carotene, hanno un importante effetto di protezione sulla pelle, prevenendo, attraverso vari meccanismi
d’azione, la formazione delle ROS 13, 14.
Carotenoidi
e protezione della pelle
I carotenoidi sono stati utilizzati da diversi decenni per via
sistemica come micronutrienti per la foto-protezione della pelle. Si
sono rivelati particolarmente utili nel trattamento delle porfirie cutanee
(formazione cronica di vesciche nella cute esposta alla luce solare) e,
su individui sani, nella prevenzione dai danni dovuti all'eccessiva
esposizione al sole (eritemi solari) 15.
L’uso di carotenoidi per la prevenzione del danno foto-ossidativo è
stato studiato in vitro e in vivo anche mediante l’uso di marcatori biologici di alterazioni molecolari a livello di DNA (basi ossidate del DNA,
dimeri di timina, ecc.). Alcuni studi sperimentali condotti su animali e
cellule in coltura hanno suggerito l’efficacia dell’uso di carotenoidi
nella prevenzione di tumori cutanei 16, tuttavia ciò non ha ancora trovato conferma in studi clinici epidemiologici 17, 18.
ß-carotene e fotoprotezione
Il ß-carotene è il carotenoide più comunemente usato
come ingrediente nella formulazione di integratori alimentari per il
benessere della pelle. Nonostante siano stati effettuati numerosi studi
per valutare gli effetti protettivi della somministrazione per via sistemica a volontari sani di ß-carotene nei confronti del danno foto-ossidativo, i risultati ottenuti hanno portato a conclusioni contraddittorie.
Un moderato effetto foto-protettivo del ß-carotene sull’eritema solare indotto da radiazioni UV è stato evidenziato in numerosi casi in
dipendenza della dose somministrata (> 20 mg/die) e delle durata del
trattamento (almeno 10 settimane) 19-21. Periodi di somministrazione
ridotti (3-8 settimane) non hanno invece determinato alcun effetto
significativo 22, 23.
La somministrazione di ß-carotene per diversi anni in dosi di 20-30
mg/die, da solo o in associazione con α-tocoferolo o retinolo, sembra correlare positivamente con una maggiore incidenza di cancro ai
polmoni (+20%) in soggetti ad alto rischio di contrarre tale malattia,
sollevando perplessità in merito alla sicurezza dell’utilizzo di ß-carotene in dosi così elevate, per periodi prolungati 24.
La somministrazione per un periodo di 12 settimane di una miscela
costituita da ß-carotene, luteina e licopene (8 mg/die di ognuno) ha
mostrato una efficacia nel contrastare il danno foto-ossidativo paragonabile a quella di dosi elevate di ß-carotene (24 mg/die) somministrate per un uguale periodo di tempo 25. Effetti protettivi soddisfacenti nei confronti degli eritemi solari sono stati ottenuti anche utilizzando una miscela di ß-carotene e licopene (6 mg/die di ognuno) con
l'aggiunta di 10 mg di α-tocoferolo e 75 μg di selenio già dopo un
periodo di 7 settimane 26.
Licopene
Il licopene è il principale responsabile della colorazione
rossa del pomodoro maturo e dei prodotti da esso derivati (salse,
sughi, concentrati, etc.). Il contenuto di licopene nelle bacche di
pomodoro dipende dalla varietà e dal grado di maturazione.
Pomodori maturi possono contenere da 30 a oltre 100 mg di licopene per kg di prodotto fresco.
Da un punto di vista chimico, il licopene è un carotenoide aciclico
lineare caratterizzato da 11 doppi legami coniugati. In natura si trova
in forma isomerica trans, tuttavia, in seguito al processing industriale
del pomodoro, il licopene può modificare la sua conformazione spaziale formando isomeri cis.
Il licopene è il carotenoide maggiormente presente nell’organismo
umano, seguito da ß-carotene, luteina e zeaxantina 27. L’organismo
umano non è in grado di sintetizzare il licopene e pertanto esso può
essere assunto solo tramite la dieta. Oltre l'80% del licopene presente nel corpo umano deriva da consumo di pomodoro o di prodotti da
esso derivati 28. A differenza del ß-carotene, una volta assunto dall’organismo il licopene non viene convertito in vitamina A ed esplica
le sue attività benefiche con meccanismi completamente diversi. Sia
nel plasma che nei tessuti (fegato, nei testicoli, nelle ghiandole surrenali, nella prostata e nella pelle) il licopene è presente principalmente
in forma cis; in alcuni (prostata e testicoli) gli isomeri cis rappresentano oltre l’80% del licopene presente 29, 30.
Il licopene proveniente dal consumo di pomodoro fresco o dal succo
di pomodoro ha una bassa bio-disponibilità; passate e concentrati di
pomodoro sono invece caratterizzati da una maggiore bio-disponibilità conseguenza diretta del processing che comporta la triturazione
dei tessuti e trattamenti termici che aumentano il rapporto tra gli isomeri cis/trans 29, 31-36.
La bio-disponibilità del licopene è fortemente influenzata da diversi
fattori tra cui la conformazione isomerica (gli isomeri cis sono più biodisponibili rispetto al trans), lo stato fisico (grado di cristallinità e
dimensione dei cristalli di licopene) e la concomitante assunzione di
lipidi nella dieta. I lipidi, infatti, favoriscono la solubilizzazione del licopene durante la digestione, il suo l’assorbimento a livello della mucosa intestinale (disciolto nei chilomicroni) e il trasporto ai tessuti attraverso il circolo sanguigno 35.
In vitro, il licopene è risultato il carotenoide più efficiente nel detossificare l’ossigeno singoletto 37. Il licopene ha mostrato anche considerevoli proprietà antiossidanti in vivo risultando più efficace del ß-carotene e della luteina 38. La somministrazione di licopene con la dieta
incrementa la sua concentrazione nel plasma ed il potenziale antiossidante totale dell’organismo.
Oltre all’attività antiossidante, al licopene sono state attribuite altre
proprietà salutari che possono essere rilevanti in un contesto di prevenzione di un gran numero di patologie (malattie cardio-vascolari,
ipertensione, tumore della prostata, osteoporosi, infertilità maschile,
ecc.) i cui meccanismi molecolari meritano uno studio molto
approfondito 39.
Per le sue proprietà chimiche e biologiche, il licopene è considerato
un ottimo ingrediente nella formulazione di integratori alimentari specifici per la prevenzione dei danni foto-ossidativi e per il benessere
cutaneo.
Licopene e fotoprotezione
Studi su colture cellulari ed animali hanno dimostrato che il
licopene previene il danno foto-ossidativo. In fibroblasti umani esposti a radiazioni UV-A o UV-B, la formazione di malondialdeide, un
marker biologico della perossidazione lipidica, è ridotta significativamente in presenza di licopene ed altri carotenoidi 40, 41. La presenza
contemporanea di α-tocoferolo aumenta la stabilità del licopene nelle
colture cellulari. Per uso topico, il licopene è risultato efficace nella
prevenzione dei danni foto-ossidativi causati da radiazioni UV-B 42.
La maggior parte degli studi sull’uomo per la valutazione degli effetti
di foto-protezione del licopene sono stati condotti utilizzando derivati del pomodoro. Molto scarsi sono, invece, gli studi che hanno fatto
uso di integratori alimentari 43-45. La somministrazione di succo di
carota ottenuto dalla varietà Nutrired particolarmente ricca in licopene (10 mg di licopene e 5,1 mg di ß-carotene/die per 12 settimane)
o di un concentrato di pomodoro addizionato di olio d’oliva (16 mg di
licopene/die per 10 settimane) a un campione di volontari sani ha
determinato un aumento dei livelli di carotenoidi nel plasma di 1,5-2
volte superiore rispetto ai livelli fisiologici e un pronunciato effetto
foto-protettivo 44, 45. La sensibilità individuale verso le radiazioni UV è
stata valutata utilizzando come parametro la soglia MED (Minimal
Erythema Dose), ovvero la più bassa dose di radiazioni UV in grado
di determinare l’insorgenza di un eritema rilevabile 24 ore dopo l'esposizione. Nel corso di ciascun trattamento, ad intervalli di tempo
predefiniti, ogni volontario è stato sottoposto a valutazione del valore
MED e del livello di licopene e altri carotenoidi nel plasma e nella pelle.
L’effetto foto-protettivo stimato è risultato leggermente superiore nei
soggetti che avevano assunto succo di carota arricchito in licopene
(+45% di soglia MED rispetto al valore base misurato prima del trattamento) che in quelli che consumavano concentrato di pomodoro
(+40%). Tali variazioni sono state ricondotte a differenze di dosaggio
e biodisponibilità del licopene ottenuto da fonti diverse.
Recentemente, mediante la stessa strategia sperimentale, è stata
3
messa a confronto la capacità di prevenire o ridurre l’insorgenza di
cutanea “ruvidità” e “squamosità”, determinati utilizzando il metodo
eritemi solari da parte di tre diversi integratori alimentari contenenti
SELS (Surface Evaluation of Living Skin), sono risultati ridotti di circa
licopene. In particolare è stato testato l’effetto su campioni di volonil 30% e il 45%, rispettivamente. Al contrario i paramentri “levigateztari sani della somministrazione giornaliera di: a) due capsule di un
za” e “rugosità” non sono stati influenzati dal trattamento. Questi
integratore contenente licopene estratto da pomodoro mediante
effetti positivi sono accompagnati da un contemporaneo aumento dei
l’uso di solventi organici (licopene naturale) corrispondenti ad una
livelli di licopene e ß-carotene nel plasma ma non dell’α-tocoferolo.
Recentemente è stata, inoltre, evidenziata una stretta correlazione tra
dose totale di 9,8 mg di licopene e 0,4 mg di ß-carotene die; b)
alti livelli di licopene nel plasma e bassi livelli di rugosità della pelle 48.
2 x 250 ml di una bevanda arricchita in licopene naturale corrisponLa somministrazione di una miscela di antiossidanti migliora, quindi,
denti ad una dose totale di 8,1 mg di licopene e 0,4 mg di ß-carotela struttura e la fisiologia della pelle apportando miglioramenti signifine die; c) due compresse al giorno di un integratore alimentare concativi all’aspetto estetico. Non è chiaro quale dei composti della
tenente licopene sintetico (10,2 mg licopene/die in totale) 46. Dopo 4
settimane di somministrazione, i livelli di licopene nel plasma risultamiscela fornisca il maggiore contributo e quali siano i meccanismi alla
vano aumentati da tutti e tre i trattamenti sino a valori compresi tra
base di questi miglioramenti. Sicuramente un aspetto fondamentale
0,55 e 0,84 nmol/ml, circa 2 volte superiori a quelli fisiologici. Un ulteè l’attività antiossidante e la particolare efficacia nel detossificare le
riore graduale aumento del livello di licopene nel plasma è stato
ROS che caratterizza tutti i carotenoidi e il licopene in particolare. La
messo in evidenza tra le 4 e le 12 settimane. Anche l’incremento del
difesa contro le ROS potrebbe contribuire alla salute della pelle,
livello dei carotenoidi nella pelle è stato indotto da tutti e tre i trattamigliorando le funzioni cellulari anche tramite meccanismi diversi da
menti, ma in misura nettamente inferiore a quello verificatosi nel sanquelli antiossidanti.
gue aumentando di circa 1,2-1,4 volte rispetto al valore di base.
Entrambe i trattamenti con licopene naturale (integratore alimentare e
PRODUZIONE DI LICOPENE
bevanda arricchita) aumentavano, sebbene in misura diversa, la soglia
MED in modo statisticamente significativo dopo 12 settimane dall’inizio
Il licopene attualmente in commercio ed utilizzato per la
della sperimentazione. La somministrazione dell’integratore alimentare
preparazione di integratori alimentari o altri preparati può essere procontenente licopene sintetico, al contrario, non ha mostrato effetti
dotto per sintesi chimica (licopene sintetico) o estratto dai vegetali
significativi. Questa differenza è stata attribuita alla presenza nei trattache lo producono e lo accumulano naturalmente (Licopene Naturale)
menti a base di licopene naturale, oltre che del licopene, di altri carote(Figura 1).
noidi (ß-carotene , fitofluene, fitoene, ecc.) e molecole bio-attive coIl licopene sintetico viene prodotto a partire da materie prime sintetiche
estratte dal pomodoro che potrebbero contribuire sinergicamente ai
disciolte in solventi organici. Il processo comunemente utilizzato (proprocessi di foto-protezione. Tali composti risultano ovviamente assenti
nei prodotti contenenti licopene sintetico.
I risultati di questi studi concordano nel dimostrare
che l’assunzione per via sistemica di prodotti ricchi
Figura 1
in licopene, in associazione ad altri componenti
Schema dei tre diversi metodi di produzione del licopene.
naturalmente presenti nel pomodoro, migliora l’effetto di foto-protezione della pelle nei confronti dell’esposizione a radiazioni UV.
Carotenoidi, struttura e consistenza
della pelle
È noto che l’alimentazione e l’assunzione di integratori specifici possa influenzare positivamente numerose caratteristiche strutturali e
fisiologiche della pelle quali densità, consistenza,
colore, idratazione, ecc.8 Tuttavia, gli studi relativi
gli effetti dell’assunzione di carotenoidi sull’aspetto
estetico della pelle sono molto limitati.
Recentemente, tramite l’uso di ultrasuoni per la
misurazione della densità e dello spessore della
pelle (B-Scan), è stato dimostrato che la somministrazione sistemica di una miscela di antiossidanti
a base di licopene (6 mg/die), ß-carotene (4,8
mg/die), α-tocoferolo (10 mg/die) e selenio (75
µg/die) influenza significativamente tali parametri
strutturali 47. Rispetto ai valori di partenza, dopo 12
settimane di somministrazione, la densità della
pelle è risultata aumentata di circa il 7% e lo spessore di circa il 15%. Inoltre i parametri di superficie
4
cesso di Witting) è lungo e complesso e prevede, nelle fasi finali, la condensazione di due prodotti intermedi (il fosfonmetanosolfonato, un ilide
del fosforo e la C10-dialdeide), disciolti in toluene in presenza di sodio
metilossido, a formare cristalli di licopene grezzo che vengono successivamente purificati tramite filtrazione e ricristallizzazione.
I cristalli di licopene ottenuti sono di grandi dimensioni, forma regolare e privi di impurità. Nel prodotto di finale il licopene è molto concentrato (90-95% in peso), si degrada con facilità e presenta problemi di bassa biodisponibilità. È infatti noto che, a parità di altre condizioni, la biodisponibilità del licopene aumenta al diminuire delle
dimensioni dei cristalli. Studi
scientifici hanno dimostrato
Figura 2
che, a parità di altre condizioSeparazione soluto-solvente: processo con solventi chimici tradizionali e con CO2 supercritica.
ni, riducendo le dimensioni dei
cristalli di licopene da 5 µm a
Processo tradizionale con solventi organici
Processo innovativo con CO2 supercritica
0,5
µm la bio-disponibilità del
Separazione licopene-solvente
Separazione licopene-solvente
licopene aumenta del 30%.49
Gli integratori alimentari a
Cristallizzazione
Separazione diretta
base di licopene sintetico
sono ottenuti diluendo il prodotto di sintesi sino a concentrazioni variabili tra l’1% e il
Istantanea riduzione della solubilità
Lenta sovrassaturazione della
10% in peso con lipidi e
(variaz. di pressione) e precipitazione
soluzione (variazione di temp.)
aggiungendo conservanti ed
altri composti chimici esogeni.
Il licopene sintetico può contenere residui dei solventi
Processo di nucleazione e formazioni
NO processo di nucleazione
organici utilizzati durante il
di cristalli di licopene
NO sovrassaturazione
processo produttivo ed altre
NO formazione cristalli
impurità (materie prime non
reagite, intermedi di reazione,
prodotti secondari) potenzialAccrescimento cristallino
mente tossiche anche a bas± veloce
sissime concentrazioni. La
C25-aldehyde (apo-12’-licopenale) è un prodotto secondario che si forma durante il proMantenimento delle condizioni
di sovrassaturazione
cesso di produzione del licopene sintetico. La tossicità di
questo composto è molto elevata e pertanto la sua concenAccrescimento dei cristalli licopene
trazione deve essere ridotta al
e parz. esaurimento della soluzione
minimo attraverso processi di
purificazione per salvaguardare la qualità e la sicurezza del
prodotto finito. L’estrazione
Separazione licopene (crist./amorfo)
Precipitazione immediata e
del licopene da bacche di
dalla soluzione per centrifugazione
totale esaurimento della soluzione
pomodoro mature può essere
effettuata con un processo
tradizionale che fa uso di solventi organici tossici per la
Processo di separazione istantaneo
Processo di separazione lento
salute umana e nocivi per
(durata frazione di secondo)
e regolabile (durata > 24 h)
l’ambiente (licopene naturale)
oppure un processo innovativo che utilizza anidride carbonica supercritica come unico
solvente estrattivo (licopene
biologico).
Prodotto con struttura cristallina e/o amorfa.
Soluzione sovra-satura di licopene in olio vegePresenza di impurità tossiche inglobate e/o
Il licopene naturale viene
tale, priva di impurità tossiche e con ottime
adsorbite sui cristalli di licopene. Prodotto
caratteristiche di bio-disponibilità.
estratto dal pomodoro fresco
con basse caratteristiche di biodisponibilità.
o dagli scarti di lavorazione
dell’industria del pomodoro
5
(buccette) mediante l’uso di solventi chimici organici (cloroformio,
esano, ecc.) da cui poi viene separato per cristallizzazione (Figura 2).
L’estrazione non è selettiva e porta in soluzione, oltre al licopene,
anche quantità consistenti di altre sostanze lipofile presenti nel
pomodoro (ß-carotene , luteina, zeaxantina, astaxantina, fitoene, fitofluene, tocoferoli e tocotrienoli, steroli vegetali, amminoacidi aromatici ed acidi grassi polinsaturi).
Le sostanze co-estratte con il licopene e presenti nelle acque madri
di cristallizzazione in parte co-precipitano e restando incluse nei cristalli di licopene come impurità. Tali impurità sono di origine vegetale e, fondamentalmente, non risultano tossiche per l’organismo
umano, anzi sembrano agire sinergicamente con il licopene potenziando l’attività antiossidante dell’estratto. Inoltre, esse determinano
la formazione di cristalli più piccoli e meno regolari rispetto a quelli del
licopene sintetico con conseguente miglioramento della sua biodisponibilità. La presenza di impurità determina, tuttavia, un incremento della tossicità del licopene naturale in quanto, proporzionalmente alla loro quantità, nei cristalli di licopene vengono ad essere
adsorbiti/trattenuti residui dei solventi utilizzati per l’estrazione ed altri
contaminanti (pesticidi, diossina, metalli pesanti, ecc.) eventualmente presenti nel pomodoro fresco.
Quest’ultimo problema, particolarmente sentito quando si usano gli
scarti di lavorazione (i pesticidi ed i contaminanti si concentrano nelle
buccette), è dovuto al fatto che per l’estrazione del licopene naturale possono essere utilizzate bacche di pomodoro non soggette a
particolari restrizioni e/o vincoli produttivi. Possono pertanto essere
usate varietà di pomodoro geneticamente modificate (OGM) e pomodori contenenti residui di pesticidi e metalli pesanti fuori dai limiti consentiti per il consumo alimentare. Il licopene naturale può essere
“purificato” e reso meno tossico mediante ricristallizzazione con conseguente perdita di resa e di gran parte dei vantaggi delle sinergie
dovute alle sostanze co-estratte. Anche in questo caso il licopene nel
prodotto finito è estremamente concentrato (circa 60% in peso) e
deve essere diluito con lipidi per la formulazione di integratori alimentari.
Il licopene biologico, al contrario, si ottiene attraverso estrazione con
anidride carbonica in condizioni supercritiche 50, 51 a partire da una
matrice liofilizzata di pomodoro preparata da bacche mature coltivate
con metodi biologici che escludono l’uso di varietà geneticamente
modificate e di prodotti chimici di sintesi (concimi, antiparassitari, pesticidi) e adottano strategie di lotta biologica contro le malattie vegetali,
secondo quanto stabilito dal regolamento CEE 2092/91. L’assenza di
solventi organici tossico-nocivi nel processo di estrazione esclude la
possibilità di contaminazioni nel prodotto finito. Per tali ragioni, l’estratto risulta naturale al 100% e completamente privo di residui di solventi organici e/o di altre sostanze chimiche tossico-nocive.
La produzione di licopene biologico è frutto della collaborazione tra una
azienda privata del sud Italia (Pierre Srl - Galatina, Lecce) e partner
pubblici quali l’Università del Salento (Dipartimento di Scienze e
Tecnologie Biologiche ed Ambientali - Di.S.Te.B.A. - Laboratori di
Botanica e Biologia Cellulare dei Vegetali; Dipartimento di Ingegneria
dell’Innovazione - Laboratorio di Chimica Generale ed Inorganica) il
CNR-ISPA - Istituti di Bari e Lecce e con il contributo fondamentale del
Ministero della Ricerca Italiana (MIUR) (Progetto 7885/55 PAR 2001).
Come il licopene naturale, quello biologico, contiene altri carotenoidi
e molecole bioattive presenti naturalmente nel pomodoro che concorrono sinergicamente agli effetti benefici del licopene e ne aumen-
6
Figura 3
Oleoresina estratta mediante CO2 supercritica
(licopene biologico).
tano stabilità e bio-disponibilità 52.
Queste sostanze, presenti anche in quantità superiori a quella del
licopene, conservano le loro caratteristiche biochimiche e la loro attività biologica nell’estratto. Pertanto è plausibile che il licopene biologico abbia una attività antiossidante superiore rispetto ad una soluzione di licopene sintetico o naturale di pari concentrazione.
Il licopene biologico presenta la massima predisposizione al processo di assimilazione poiché non è presente in forma cristallina ma
come soluzione sovra-satura di licopene in un olio vegetale ricco di
acidi grassi insaturi (oleoresina) (Figura 3). Questa caratteristica è
strettamente connessa con la tecnologia di produzione. Infatti l'estrazione del licopene dal pomodoro con CO2 supercritica è favorita
dalla presenza di sostanze lipidiche (provenienti dalle matrici di estrazione stesse); le sostanze lipidiche, durante la separazione della fase
solida da quella supercritica, impediscono al licopene di aggregarsi
in strutture cristalline dando origine ad un prodotto in cui il licopene
è intimamente ed uniformemente circondato da sostanze lipidiche ed
altri composti di co-estrazione. I lipidi, inoltre, favoriscono la formazione delle micelle/emulsioni attraverso cui i carotenoidi sono assorbiti dagli enterociti e veicolati ai tessuti attraverso il flusso ematico.
Studi scientifici dimostrano inoltre che, a parità di altre condizioni, la
biodisponibilità del licopene è significativamente più elevata se assunto in presenza di ß-carotene e lipidi vegetali 53. La biodisponibilità del
licopene biologico è ulteriormente aumentata dalla presenza di una
maggiore quantità di isomeri cis rispetto agli altri tipi di licopene.
Conclusioni
La somministrazione per via sistemica di opportuni nutrienti risulta ottimale per la cura e la salute della pelle. Integratori alimentari contenenti opportune quantità di licopene assieme ad altri antiossidanti naturali estratti dal pomodoro sono utili per la protezione della
pelle da una eccessiva esposizione alle radiazioni UV e contribuiscono a migliorarne significativamente struttura ed aspetto estetico.
L’efficacia del trattamento dipende dalla dose di licopene assunta giornalmente, dalla sua bio-disponibilità, dalla contemporanea presenza di
altre molecole bio-attive e lipidi e dal tempo di somministrazione. Diete
ricche in derivati del pomodoro e trattamenti con integratori a base di
licopene naturale protratti per periodi di durata superiore alle 10-12
settimane hanno mostrato una riduzione significativa del danno fotoindotto e un aumento del 7% e del 15%, rispettivamente, della densità
e dello spessore della pelle.
Il licopene sembra anche contribuire alla riduzione delle rughe ed a rendere la pelle meno ruvida.
Attualmente sul mercato è presente un licopene estratto da pomo-
doro biologico (NO varietà OGM e/o pesticidi) con anidride carbonica supercritica. Il licopene biologico è naturale al 100%, privo di residui di solventi chimici e di tossicità e presenta ottime caratteristiche
di biodisponibilità.
Il licopene biologico costituisce una nuova materia prima fondamentale per la preparazione di integratori alimentari d’eccellenza anche
mirati al benessere e alla salute della pelle.
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Carlo Alfaro
Ecodermocompatibilità in Pediatria
Carlo Alfaro
UOC di Pediatria - Ospedali Riuniti Stabiesi
PO. S. Leonardo - ASL NA3sud
ABSTRACT
Dermatological eco-compatible cosmetics in Pediatrics
Pediatricians have to promote the
knowledge about the use of eco-compatible cosmetics in children and adolescents. Natural and organic cosmetics have become en vogue in the
beauty industry. Europe has harmonized organic personal care standards
with the launch of the Cosmos. The
Cosmos standard has been developed
during seven years of negotiations
between leading certification agencies
in Europe. The main aims of Cosmos
are promoting the use of products from
organic agriculture, and respecting bio-
diversity; using natural resources
responsibly, and respecting the environment; using processing and manufacturing that are clean and respectful
of human health and environment; integrating and developing the concept of
"Green Chemistry".
Keywords: Eco-compatible cosmetics; Pediatrics.
Introduzione
Bio-ecocosmetici
Amare i bambini significa proteggerli, provvedendo a nutrirli nel
modo più sano e corretto, a curarli e a prevenire malattie e incidenti, a
garantire loro vestiti adatti e abitazioni confortevoli, e a stimolarli nel
modo giusto con giochi e attenzioni. Ma tutto questo oggi non
basta più, perché dobbiamo preoccuparci anche delle
condizioni del pianeta che abitano. Data la stretta
dipendenza della salute umana dall’ambiente di
vita, la salvaguardia della salute significa anche
salvaguardia dell’ambiente, soprattutto per
quanto concerne i bambini, che rappresentano
i componenti più vulnerabili della popolazione.
Al Pediatra, nel suo riconosciuto ruolo di “avvocato” dei bambini, spetta pertanto il nuovo
compito di promuovere informazione, sensibilizzazione, conoscenza e scelte comportamentali
adeguate sui temi che riguardano il mantenimento di un ambiente sostenibile. In tale ottica rientra
l’implementazione, riguardo innanzitutto all’alimentazione ma anche in altri campi come la
cura della pelle, l’abbigliamento o l’edilizia, dell’uso di sostanze che oltre alla qualità rispettino
anche valori come la “naturalità” e la “sostenibilità”, in modo da garantire al contempo benessere per l’uomo e tutela degli animali e dell'ambiente. In campo dermatologico, la scelta di cosmetici naturali, a base
di principi attivi sani e sicuri, può rappresentare un segno di attenzione
e rispetto verso la pelle e verso l’ambiente, e sembra l’opzione ideale per
i bambini e gli adolescenti 1.
I bio-ecocosmetici sono prodotti di origine naturale, generalmente vegetale (salvo alcuni ingredienti, come miele,
latte, cera d’api), dermocompatibili, ecocompatibili e
biodegradabili, efficaci e sicuri 2. I cosmetici naturali
sono ottenuti attraverso il minor numero possibile
di passaggi chimici, escludendo l’impiego di
piante a rischio di estinzione, utilizzando materie
prime provenienti da agricoltura biologica certificata o da raccolta spontanea, proscrivendo
materiali geneticamente modificati (OGM), irradiati o testati sugli animali 3.
La confezione dovrebbe poi essere ecocompatibile, realizzata cioè con materiali riciclabili e a
basso impatto ambientale quali il cartone, il vetro, il
legno o il bambù. L’impiego di criteri, materiali e
metodi di “chimica verde” è valida sia per la qualità
del prodotto, che per la ricaduta sull’ambiente del
processo produttivo. Ovviamente a questa nuova
esigenza di salute dobbiamo saper rispondere in
maniera adeguata noi Medici, che dobbiamo formarci ai concetti di eco-dermo-cosmetica, per la
maggior parte di noi completamente nuovi.
Nella pratica clinica sono comuni problemi dermatologici quali ipersensibilità e disreattività cutanea, dermatite atopica, xerosi, desquamazione, iperpigmentazione post-infiammatoria, provocati o favoriti
da uso eccessivo o incongruo o errato di cosmetici o da prodotti
contenenti ingredienti che pur essendo non-tossici e non-allergizzan-
1
ti non sono dermocompatibili. Una valida alternativa può essere il
cosmetico eco-bio 4. Diverse sono le sostanze da evitare ai fini di una
cosmesi dermocompatibile ed ecocompatibile 5. Il petrolatum, olio
minerale ottenuto dal petrolio per raffinazione, è utilizzato in cosmesi
per le sue proprietà emollienti, ma per la sua occlusività interferisce
con l’idratazione della cute, causando secchezza e screpolature, e
ne può alterare l’equilibrio microbiologico; inoltre ha azione comedogenica, potere allergizzante e non è biodegradabile.
La Direttiva sostanze pericolose della CEE n.67/548/CEE e successive modifiche, che stabilisce le sostanze impiegabili per l’uomo,
definisce inoltre la vaselina come cancerogeno cat. 2. I siliconi (ciclometicone, dimeticone, ecc.) sono molecole artificiali, non biodegradabili e prodotte con processi inquinanti, usati in cosmetologia per il loro
alto grado di lubrificabilità e scorrevolezza specie su substrati organici,
per cui su pelle e capelli creano il famoso “effetto rullante” che li fa sembrare lisci e lucenti come la seta, ma in realtà formano una pellicola
occlusiva sull’epidermide o sul capello, con effetto disidratante.
Benché teoricamente inerti e in quanto tali innocui, le ricerche non
escludono totalmente eventuali reazioni avverse (siliconi volatili).
I methyl-, propyl-, butyl-, ethyl- parabeni, usati come inibitori della crescita microbica, possono causare reazioni allergiche e sono sospettati di possibile assorbimento attraverso la pelle. I polietilenglicoli
(PEG)contengono ossido di etilene che può formare diossano.
I conservanti diazolydinyl urea, imidazolidinyl urea, DMDM Hydantoin,
bronopol e altri rilasciano la sostanza tossica formaldeide.
Le ammine come diethanolamine (DEA) e triethanolamine (TEA), usate
come emulsionanti o agenti schiumogeni, possono causare reazioni
allergiche, irritazioni agli occhi e secchezza dei capelli, e formare le tossiche nitrosammine.
Il sodium lauryl/laureth sulfate, detergente usato negli shampoo come
schiumogeno, di frequente presente nei cosmetici pseudo-naturali
come “estratto di cocco”, può causare irritazioni agli occhi, desquamazione del cuoio capelluto e rash cutanei. Il propylene glicol, composto derivato del petrolio usato in spray e spume per capelli come umettante, può causare reazioni allergiche. L’EDTA e il trimonium e dimonium sono ittiotossici e non biodegradabili. Nonoxynol, poloxamer e
nonilfenoli sono disturbatori endocrini.
Il triclosan è un antibatterico tossico. I profumi sintetici, identificabili con
la scritta “parfum” sulla lista degli ingredienti, sono responsabili di cefalea, vertigini, rash, pigmentazione, tosse, vomito. I cosmetici biologici
sono riconoscibili grazie alla presenza di un logo di certificazione che
ne attesta il rispetto degli standard previsti per legge 6.
Dal 1 settembre 2009 è entrato in vigore Cosmos, ovvero Cosmetics
Organic Standard, codice unico europeo di regolamentazione per la
produzione di cosmetici bioecologici, approvato da tutti i principali certificatori europei. Per ottenere la certificazione, requisito fondamentale è
l’applicazione dei principi della chimica verde, mentre l’utilizzo della nanotecnologia viene severamente limitato, almeno fino a quando saranno disponibili informazioni più precise sui possibili effetti collaterali 7.
I nuovi rigorosi standards europei prevedono due livelli distinti di certificazione: una per il prodotto biologico, una per il prodotto naturale: per
il primo l’Unione Europea impone che sia biologico almeno il 95% degli
ingredienti ottenibili con semplici metodologie fisiche di estrazione, e
almeno il 20% sul totale del prodotto finito; il prodotto naturale, invece,
non dovrà contenere più del 2% di materie prime di sintesi 8.
L'aumento dei prodotti certificati rivolti ai più piccoli dimostra una crescente attenzione ai bisogni dell'infanzia.
La cosmesi naturale e biocertificata rappresenta, nel mercato del biologico, il più influente settore extra-alimentare, con un fatturato in
costante crescita. Tuttavia, l’informazione sulla ecobiocosmesi stenta
ancora a diffondersi capillarmente tra il grosso pubblico, o lo fa in
maniera approssimata e non corretta9.
Su 213 mamme intervistate in Penisola Sorrentina e area Stabiese (dati
personali, non pubblicati), solo il 4% era a conoscenza della tematica
dell’eco e dermocompatibilità dei cosmetici e sapeva riconoscere le
formule INCI (elenco degli ingredienti sull’etichetta del cosmetico, nell'ordine decrescente di percentuale al momento dell'incorporazione).
L’ignoranza delle utenti riflette la scarsa sensibilità dei Medici al problema, visto che solo l’1.5% delle intervistate aveva ricevuto indicazioni
sull’uso di cosmetici biologici dal proprio Pediatra, mentre il 70% si è
dichiarata invece interessata, una volta informata, all’acquisto di
cosmetici naturali e sostenibili. Maggiormente informati sono apparsi gli
adolescenti, visto che su 131 ragazzi interpellati di 11-16 anni, il 35%
ha dichiarato di preferire utilizzare creme per il viso, per il corpo, prodotti per i capelli, bagnodoccia, saponi, trucchi naturali, privi di prodotti industriali, e rispettosi dell'ambiente e dei diritti degli animali.
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Paolo Pigatto
Tessili anallergici
Paolo Pigatto
IRCCS Ospedale Galeazzi, Università degli Studi di Milano
Introduzione
Se è vero che la natura ha dotato l’essere umano del
miglior “vestito”, la pelle, è pur vero che fin dai tempi antichi, per resistere a condizioni climatiche avverse o per migliorare il suo modo di
vita l’uomo ha usato prodotti di natura vegetale o animale per ottenere gli indumenti. Gli indumenti devono sovrapporsi in modo armonico al mantello cutaneo aiutando le varie attività fisiologiche della
cute agendo in modo complementare: per essere buono un tessuto
deve proteggere senza modificare in modo negativo la qualità del
rapporto cute-ambiente esterno. Nel tempo si è andato oltre, e la
fabbricazione dei tessuti si è arricchita del concetto di estetica quindi non solo in grado di proteggere ma anche capaci di soddisfare la
vanità attraverso la moda.
riparazioni di ernie e legamenti, ecc.), di migliorare disturbi già esistenti come i tessuti elastocompressivi per le patologie venose croniche
degli arti inferiori ma anche di provocare danni cutanei di varia intensità.
Dermatiti da tessuti
Dal punto di vista clinico le dermatiti causate da contatto
con gli abiti possono variare per aspetto e/o localizzazione.
Generalmente il quadro clinico delle dermatiti connesse ai prodotti
tessili è rappresentato dalla dermatite allergica da contatto (DAC) ma
nella letteratura sono state descritte diverse varianti cliniche come
risulta dalla Tabella 1.
Le zone dove gli abiti sono più a stretto contatto con la pelle sono le
Fibre tessili
più esposte al rischio di sviluppare una DAC. In genere è localizzata
nelle regioni non protette dagli indumenti intimi ed è particolarmente
Gli indumenti sono confezionati con pezze di tessuto compresente alle ascelle, al collo, alle pieghe del gomito, al torace ed al
posto da fibre naturali e artificiali o sintetiche ottenute in diversi modi.
tronco soprattutto al contatto con le fodere colorate.
Le fibre naturali impiegate possono essere di tipo cellulosico di deriQuando la dermatite è causata dalle calze le più interessate sono le
vazione vegetale (cotone, canapa e lino) o di tipo proteico di derivaregioni posteriore ed interna delle cosce, la fossa poplitea degli arti
zione animale (lana e seta). Per quanto riguarda le fibre artificiali il proinferiori ed il dorso dei piedi. Gli indumenti intimi più in causa sono le
cedimento chimico di sintesi delle fibre viene ottenuto da polimeri che
calze nel sesso femminile mentre i calzini difficilmente inducono allerformano la spina dorsale della fibra: essa è però costituita da numegia nei maschi. Al secondo posto si segnala una discreta frequenza
rosi prodotti chimici che si formano come
di allergia alla colorazione delle mutande
fattori collaterali nel processo di polimerizzamentre i costumi da bagno come tali sono
Tabella 1
zione e con la presenza di numerosissimi
molto raramente in causa nelle dermatiti da
Dermatiti da tessuti
additivi chimici. Molti di questi additivi sono
indumenti intimi.
Eruzioni papulari
aggiunti poi per conferire alcune caratteristiLe manifestazioni dermatologiche causate
Dermatite da contatto purpurica
che ai singoli tessuti quali l’idrorepellenza,
da contatto con gli abiti sono generalmente
Eritema multiforme-simile
l’ingualcibilità, la resistenza alle fiamme e
attribuite a sostanze chimiche e coloranti
Dermatite da contatto pigmentata
anti staticità. Il tessuto fornito dall’ industria
che vengono aggiunti alle fibre tessili durandelle confezioni è colorato o stampato e
te la loro manifattura e assemblaggio in induDermatite da contatto allergica pustolosa
trattato con varie sostanze chimiche. Tutti
menti. In particolare, gli agenti responsabili
Eritroderma generalizzato
questi procedimenti vengono definiti generisono rappresentati da prodotti per le tinture
Dermatite da contatto irritativa
camente finissaggio.
e il finissaggio, i metalli, la gomma e le colle.
Orticaria da contatto
Oltre le principali funzioni, cioè di proteggere
Occasionalmente anche gli sbiancanti ottici,
Follicoliti
dai pericoli ambientali ed aiutare a regolare la
i biocidi, i materiali ignifughi ed altri agenti
Orticaria da pressione
temperatura e l’umidità cutanea, i tessuti, a
sono responsabili dell’insorgenza del quadro
contatto con la pelle, sono in grado di preveclinico cutaneo.
Dermatiti da tessili fototossici
nire alcune malattie (cosiddette “fibre intelliLe singole fibre possono indurre specifici e
Prurito diffuso
genti” come i tessuti per by-pass, stent, per
differenti quadri clinici:
1
1) La lana causa irritazione acuta e cronica, aggrava la dermatite
atopica e induce DAC e orticaria da contatto.
2) La seta è in grado di aggravare una dermatite atopica e raramente induce orticaria da contatto.
Non sono invece mai state notate reazioni allergiche da contatto
e neppure reazioni irritative.
3) Il nylon può causare DAC e orticaria da contatto
4) Le fibre di vetro non vengono usate per vestiti normali ma gli
indumenti possono essere occasionalmente contaminati dal
lavaggio degli indumenti in macchine lavatrici che hanno lavato
delle tende.
5) Lo Spandex è utilizzato soprattutto nei reggiseni e lingerie e
determina soltanto DAC
6) La gomma è contenuta in numerosi prodotti e per questo motivo costituisce una causa molto frequente d’allergia.
Di tutte le numerose fibre disponibili per l’uso negli abiti solo 2 naturali
e 4 prodotte sinteticamente sono responsabili di problemi dermatologici. Con tutto ciò si assiste sempre a nuovi casi di DAC da indumenti; dato il contatto sempre più spesso tra la pelle ed i tessuti colorati,
da capi di abbigliamento a intimo e calzini colorati, da lenzuola e federe a teli da bagno ed accappatoi colorati, i numerosi coloranti per tessuto sono i più frequentemente responsabili di reazioni allergiche.
con DAC da eziologia sconosciuta al momento dei patch test, gruppo II con 3 studi su pazienti con sospetto diagnostico di DAC da
coloranti e gruppo III con 6 studi in cui i pazienti avevano già una diagnosi di DAC da coloranti al momento dei patch test. Come ci si
aspettava la prevalenza più bassa risultava nel gruppo I in cui quando si testavano solo i coloranti non dispersi i valori non superavano
l’1% mentre ai test con coloranti dispersi e non la prevalenza variava tra 1,4% e 5,8%; nel gruppo II la prevalenza aumentava fino al
17,2% ed era massima nella popolazione con diagnosi certa di DAC
da coloranti, con valori tra 15,9% e 72.7%. Inoltre la prevalenza risultava aumentata notevolmente per i coloranti dispersi (Hatch KL
2000). In un recente articolo la dott.ssa Hatch ha nominato i 15 coloranti dispersi con il “record” di segnalazioni di DAC; in testa è il giallo 3 con 140 segnalazioni poi in ordine decrescente come si osserva nella Tabella 2. Ben diversa la situazione dei coloranti non dispersi per i quali è stata dimostrata positività ai patch test in più di 10
pazienti solo per tre sostanze: nero diretto (direct black) 38, nero
acido 48 e giallo pigmento 16 (Hatch KL 2003).
In base ai dati epidemiologici presentati nasce l’idea di strategie preventive contro le reazioni allergiche da coloranti che consistono nel
evitare il contatto con le sostanze responsabili e con quelle a possibile reattività crociata dal punto di vista allergologico. Alcuni consigli
di carattere generale prevedono controllare fattori favorenti, lavaggio
ad acqua dei capi di abbigliamento ed esposizione all’aria di quelli
Dermatiti da coloranti tessili
lavati a secco, uso di indumenti confezionati con fodere non colorate e abbigliamento intimo non colorato. Ma soprattutto la principale
L’esposizione agli allergeni contenuti nei coloranti è molto
strategia preventiva nella DAC da coloranti è l’impiego di tessuti a
alta in ambito professionale tra gli individui dell’industria dei colorannoto e scarso contenuto allergenico a diretto contatto con la cute.
ti ma anche nella lavorazione dei tessuti mentre l’esposizione extraNella nostra clinica, in uno studio prospettico ormai in fase conclusiprofessionale colpisce specialmente il sesso femminile. Tra i fattori
va utilizzando tessuti naturali colorati con coloranti naturali abbiamo
favorenti della DAC non professionale si notano: il sovrappeso, la
ottenuto a tre anni un miglioramento del quadro clinico in 10 paziensudorazione eccessiva che facilita il distacco del colorante dal testi affetti da DAC da abiti, in confronto con un analogo gruppo di
suto e la frizione tra cute
pazienti che ha utilizzato
e indumenti molto adeTabella 2. I “record” dei coloranti dispersi
tessuti “normali” quindi si
renti. Negli ultimi anni le
può sottolineare che
Nome colorante disperso
N. articoli
N. casi DAC
segnalazioni di dermatiti
indossare abbigliamento
Giallo 3
23
140
da coloranti tessili sono
tinto con coloranti naturain aumento ma la reale
li, da persone sensibilizzaRosso 1
20
106
incidenza non si conosce
te, è molto meno dannoArancione 3
18
78
perché alcuni coloranti
so che indossare capi tinti
non sono presenti nel
con coloranti di sintesi.
Blu 106
19
72
Color Index (riferimento
Inoltre il dott. Francalanci S.
Blu 124
16
53
enciclopedico dell’Amee il prof. Sertoli A. delBlu 35
14
51
rican Association of Texl’Università di Firenze in
tile Chemists e British
uno
studio sull’impiego dei
Blu 3
6
40
Society of Dyers Coloucoloranti naturali in pazienti
Giallo 9
7
33
rists), mancano di formusensibilizzati a coloranti
la chimica o hanno diffedispersi hanno dimostrato
Nero 1
8
28
renti nomi commerciali
che i coloranti naturali
Rosso 17
13
24
(Manzini BM 1996).
hanno proprietà fisico chiArancione 1
7
24
Hatch e Maybach hanno
miche diverse e non sono
raggruppato 19 studi su
dotati di reattività crociata
Arancione 76
5
14
popolazioni testate con
con i più comuni coloranti
Marrone 1
6
12
patch test serie tessuti,
sintetici; i patch test effetnella maggior parte italiatuati con estratti attivi dei
Arancione 13
4
7
ni, in tre gruppi: gruppo I
coloranti naturali in soggetBlu 85
6
15
con 10 studi su pazienti
ti allergici ai coloranti dis-
2
persi hanno dato esito negativo. Nonostante questi dati gli studi sui coloranti naturali, cioè di origine vegetale, sono ancora pochi per poter concludere sulla loro potenziale tossicità sia per l’uomo, sia per l’ambiente.
Tessuto ecologico
Tanti consumatori intendono per tessuto anallergico quello prodotto con fibre naturali dimenticando, per esempio, che durante la lavorazione industriale il cotone (la fibra naturale di maggior uso)
viene ricoperto di resine che impregnano le fibre di formaldeide,
responsabile di DAC. Alla luce di una maggior coscienza ecologica il
termine di tessuto anallergico dovrebbe essere sostituito dal tessuto
ecologico. Questo rappresenta il prodotto finale della cooperazione
tra quattro aree:
1. La lavorazione ecologica
Tratta le problematiche della produzione, dal uso di solo fibre
naturali ottenute da agricoltura biologica, no OGM allo smaltimento, il riciclaggio e lo scarico durante i processi produttivi in un
ciclo separato dal tradizionale.
2. La produzione ecologica
Prende in considerazione gli effetti dei processi di produzione sugli
esseri umani e sull’ambiente, come ad esempio la sicurezza sul lavoro, il consumo idrico ed energetico, il trattamento delle acque di
scarico e dei rifiuti, oltre alla propagazione di polveri e di rumore.
3. La manutenzione ecologica
Si occupa della fase di utilizzo dei tessuti e riguarda gli effetti sull’ambiente durante il lavaggio, la pulizia e la manutenzione dei capi.
4. L’ecologia umana
Tratta gli effetti dei tessuti e dei loro trattamenti chimici sulla salute e sul benessere degli esseri umani.
Per i consumatori affetti da patologia allergica verso determinate
sostanze è molto importante avere a disposizione informazioni particolareggiati, per poter essere sicuri che il prodotto acquistato non
contenga l’allergene al quale sono sensibili. Un etichettatura adeguata sui capi di vestiario diventa opportuna come azione a tutela del
consumatore. Inoltre date le esigenze del tessuto biologico conforme
ai principi dell’ecologia tessile è necessaria una certificazione ecologica con dei parametri ben precisi che garantiscono la qualità di vero
biologico dei prodotti tessili.
Da alcuni anni sono sorti i marchi di qualità, tra cui
ECOLABEL e Oeko-Tex, che comportano un
impegno circa la qualità aggiunta del prodotto finale da parte delle aziende.
ECOLABEL è un marchio internazionale, in alcuni
paesi non solo per il tessile, in cui le garanzie sui
prodotti sono fornite dal produttore stesso mentre
Oeko-Tex è un marchio nato in Austria, solo tessile,
con garanzie fornite da un laboratorio accreditato per
eseguire analisi necessarie.
Attraverso l’etichetta ecologica si attesta che il prodotto su
cui è apposta ha un ridotto impatto ambientale nell’intero suo ciclo di
vita, offrendo ai consumatori - sempre più consapevoli dell’importanza della preservazione del patrimonio naturale e disponibili a svolgere un ruolo attivo nella salvaguardia dell’ambiente - un’informazione
immediata sulla sua conformità a rigorosi requisiti.
Per il consumatore la qualità ecologica dei prodotti rappresenta sempre più un criterio di scelta decisivo.
La crescita della consapevolezza ecologica e la continua tendenza al
benessere hanno infatti portato a far si che gli aspetti relativi alla salute
ricoprano un ruolo sempre più importante al momento dell’acquisto.
3
G ES GREEN
L’ORÉAL per l’ambiente
L’ORÉAL è coinvolta a livello mondiale in un processo di
miglioramento del proprio impatto ambientale. Per uno
sviluppo veramente ecosostenibile. Gli obiettivi per il 2015
sono ambiziosi, di molto superiori al Protocollo di Kyoto.
OItre ai grandi progetti dello stabilimento, anche gli uffici
italiani vogliono essere parte di questo processo di miglioramento continuo. Perché crediamo che anche da noi
7dipenda il futuro del nostro ambiente. Ma anche perché
crediamo che costi e sprechi possano essere ridotti in
un'ottica di gestione aziendale sempre più efficiente.
Meno stampanti
e meno carta
per un miglior impatto
sull'ambiente
–26
Le stampanti delle nostre scrivanie verranno progressivamente sostituite con quelle di qualità
superiore situate nelle aree comuni. Minore impatto, ma qualità decisamente più apprezzabiIe.
Le vecchie stampanti personali verranno progressivamente rimosse dopo circa un
mese dall'inizio del progetto.
tonnellate di CO2
A partire dalle date indicate
le nuove stampanti
verranno localizzate in aree copy:
• a Torino, in via Garibaldi:
dal week-end del 1-2 maggio
• a Milano, in via Primaticcio:
dal week-end del 15-16 maggio
Le stampanti attualmente distribuite nelle sedi di Torino e Milano
non più utilizzabili dopo la partenza del progetto, rimarranno fisicamente installate
per il tempo necessario ad organizzare un ritiro senza creare disturbo all’attività lavorativa.
2
G ES GREEN
Come funziona
Il sistema
genera automaticamente
le stampe in bianco/nero
e fronte/retro.
In caso di necessità, è possibile
modificare queste impostazioni di
base, con il programma di stampa
del PC o sulla stampante.
Le stampe a colori, se non
strettamente necessarie, saranno limitate al massimo.
La stampa potrà essere eseguita da una qualsiasi delle stampanti presenti nei siti di Milano e
Torino.
Non c’è bisogno di impostare la
stampante di destinazione dal PC.
L’emissione della stampa avverrà tramite, "strisciata" del badge aziendale
sul lettore posto su ogni stampante.
La stessa procedura è valida anche
per l'utilizzo delle fotocopiatrici.
Questro implica che:
sulla stampante usciranno solo le
stampe dei legittimi proprietari;
in caso di smarrimento o dimenticanza saranno abilitati in automatico anche i badge sostitutivi.
–8,6
milioni di litri di H2O
282
alberi salvati
–30%
carta usata
L’impatto ambientale
Carta utilizzata grazie alla stampa fronte/retro
impostata automaticamente: –30%
Risparmio di 20 tonnellate di carta per anno
Meno toner
Meno cartucce d'inchiostro colore
Minor consumo elettrico
3
A cura di Mauro Castiglioni
Farmacista, Consigliere SIFAP (Società Italiana Farmacisti Preparatori)
Membro del Comitato Scientifico SKINECO
Unguento Boracico e Unguento Salicilico
Se invece vogliamo aumentare l’effetto
emolliente di questo unguento possiamo aumentare la concentrazione di
burro di Karité.
La quantità di acido salicilico e di conseguenza anche le quantità degli altri
componenti sono variabili, questo a
seconda dell’azione cheratolitica che il
Dermatologo vuole avere dall’utilizzo di
questo preparato.
Si tratta di due preparazioni che preveLa realizzazione di questo unguento è
dono una forma farmaceutica particosimile a quello visto in precedenza.
larmente occlusiva.
Rispetto all’Unguento Boracico, qui
Gli unguenti sono costituiti da una base
abbiamo però una sola polvere da
monofasica in cui possono essere
incorporare l’acido salicilico e di consedisperse sostanze sia di tipo solido
guenza risultano ovviamente eliminate
(come nell’esempio che andremo a
le operazioni che riguardano la miscevedere Acido Borico e Acido Salicilico)
lazione.
che di tipo liquido; e in base alle loro
Inoltre l’acido salicilico risulta solubile
caratteristiche chimico-fisiche possono
nel trigliceride Caprilico Caprico;
essere classificati in:
nel caso in cui però la concentrazione
Per rendere più “morbido” l’unguento
- Unguenti LIPOFILI
di acido salicilico dovesse essere alta,
possiamo
aggiungere
(a
scapito
della
- Unguenti IDROFILI
per aumentare la solubilità occorre
cera bianca) un 2-5% di olio di man- Unguenti che emulsionano acqua
scaldare leggermente a bagnomaria.
dorle dolci o di jojoba.
Anche in questo caso la maggiore o
Possiamo infine sostituire anche parzialIl burro di Karité e la cera Alba vengominore densità del preparato viene
mente la cera bianca con la cera d’api.
no, a bagnomaria, miscelati tra loro fino
data dalla quantità di burro di
ad ottenere una pasta
Karité e cera Alba che utilizomogenea.
UNGUENTO BORACICO
UNGUENTO BORACICO
ziamo.
Sotto agitazione e sempre
Formula Classica
Formulazione Eco
Ovviamente diminuendo la
a bagnomaria vengono
concentrazione di questi due
aggiunti il trigliceride
- Acido borico
3%
- Acido borico
3%
fattori di consistenza riusciaCaprilico Caprico, Il C10- Sodio borato
3%
- Sodio borato
3%
mo ad ottenere un unguento
13 triglicerides e il polygly- Spermaceti
3%
- Polyglyceryl 3 Dimerate 10%
più fluido.
ceryl 3 Dimerate.
- Cera bianca
3%
- C10-13 triglicerides
4-5%
Anche in questo caso,come
A questo punto quando la
- Vaselina
54%
- Cera Alba
2-3%
per tutti i preparati descritti,
miscela è omogenea e ben
- Lanolina
18%
- Burro Karité
5%
la consistenza deve essere
amalgamata vengono
- Aqua depurata
16%
- Trigliceride Caprilico
Caprico
qb a 100%
verificata dopo alcune ore e
aggiunti a filo e sotto
le concentrazione di utilizzo
costante agitazione (per
UNGUENTO SALICILICO
UNGUENTO SALICILICO
dei vari eccipienti devono
fare questo e opportuno
sempre essere verificate speavvalersi di un agitatore
Formulazione Eco
Formula Classica
rimentalmente.
meccanico) le polveri che
- Acido salicilico
2 – 20%
- Acido salicilico
2-20%
- Vaselina Alba
qb a 100%
- Polyglyceryl 3 Dimerate 6-15%
- C10-13 triglicerides
2-8%
- Cera Alba
2-4%
- Burro Karité
3-7%
- Trigliceride Caprilico
Caprico
q.b. a 100%
Prosegue la nostra “rivisitazione” di
alcuni galenici classici in versione Eco.
In questo numero andremo ad analizzare come è possibile modificare due
forme classiche e ampiamente conosciute nel mondo dermatologico:
l’ Unguento Boracico e
l’ Unguento Salicilico.
sono state preventivamente miscelate
e passate al setaccio, in modo da renderle perfettamente omogenee.
La miscelazione è un’operazione molto
importante perché permette innanzitutto di avere una polvere perfettamente
“uguale” in tutte le sue parti in modo
che non esistano punti in cui la concentrazione di Sodio Borato sia diversa
da quella di Acido Borico.
Inoltre la miscela dei due componenti
deve essere molto fine onde impedire
che durante l’applicazione del prodotto
non avvengano poi fenomeni di abrasione. Una volta incorporata tutta la
polvere si versa l’unguento in un’apposito contenitore e si lascia raffreddare.
La consistenza del prodotto finale può
essere verificata dopo alcune ore.
1
Unguento allo Zinco Ossido e Pasta all’Acqua
Prosegue la nostra “rivisitazione” di
alcuni galenici classici in versione Eco.
In questo numero andremo ad analizzare come è possibile modificare due
forme classiche e ampiamente conosciute nel mondo dermatologico:
l’ Unguento allo Zinco Ossido e
la Pasta all’Acqua
Si trattano di due formulazioni a spiccata azione lenitiva ed emolliente
impiegate soprattutto in pediatria.
In particolare la Pasta all’Acqua risulta
molto efficace nelle “dermatiti da pannolino” e rappresenta ancora adesso
un valido supporto nelle mani sia del
Dermatologo che del Pediatra.
La scelta poi dell’uso dell’unguento o
della pasta viene principalmente dettata dal tipo di “problema” che si vuole
trattare, entrambe comunque rappresentano delle forme farmaceutiche
molto interessanti ed estremamente
utili. Per la realizzazione di questo
unguento ci dobbiamo attenere alle
regole che abbiamo già visto in precedenza circa la preparazioni degli altri
unguenti.
Anche in questo caso la quantità di
cera d’Alba e di burro di Karité da utilizzare saranno in relazione alla maggior
e minore “consistenza” che vogliamo
dare al nostro unguento.
Nel caso in cui l’utilizzo del
UNGUENTO ALLO ZINCO OSSIDO
preparato sia previsto sul
viso, ad esempio, possiaFormula Classica
mo diminuire la consistenza
Vaselina
1 – 20%
introducendo un 5-6% di
- Zinco ossido
qb a 100%
olio di mandorle in modo
da rendere più fluido l’unguento.
Nel caso in cui questa preparazione venga utilizzata,
ad esempio come lenitivo
dopo sole, possiamo traPASTA ALL’ACQUA
sformare l’unguento in
un’emulsione fluida (dalla
Formula Classica
consistenza simile a un
- Glicerina
12,5%
latte) sostituendo in toto la
Acqua
12,5%
cera d’Alba e una parte del
- Talco
12,5%
burro di Karité con dell’olio
Zinco
ossido
12,5%
di Iperico.
La concentrazione di utilizzo dell’ossido di zinco varia
2
tengono finemente dispersi nella base
solidi in grandi proporzioni (20-50%).
Le polveri devono avere un elevato
grado di suddivisione onde evitare irritazione durante l’applicazione e a
seconda della base le paste vengono
divise in:
- PASTE ACQUOSE (magre-molli)
- PASTE GRASSE
La pasta all’Acqua è una tipica pasta
magra. L’aspetto più importante nella
realizzazione di una pasta deve essere
la perfetta miscelazione delle polveri
presenti e soprattutto il grado di finezza
delle polveri stesse.
Questo per far si che durante la preparazione della pasta la miscelazione sia
perfetta e per impedire che durante
l’applicazione della pasta non compiano fenomeni di abrasione dovuti alla
non perfetta omogeneità dei granuli.
Le polveri presenti (talco e zinco ossido) vengono, come dicevo prima, ben
miscelate e passate al setaccio.
A parte viene miscelata l’acqua, la glicerina e l’idrossietilcellulosa.
Aggiungiamo l’idrossietilcellulosa come
agente sospendente in modo da evitare
di miscelare la pasta prima di applicarla.
A questo scopo possiamo sostituire l’idrossietilcellulosa con la gomma xantana. Per far in modo di disperdere bene
l’idrossietil e di costituire così una soluzione più densa si consiglia di
UNGUENTO ALLO ZINCO OSSIDO
scaldare leggermente (3040°C) a bagnomaria e sotto
Formulazione Eco
continua agitazione. A tale
- Zinco Ossido
1-20%
scopo è molto utile utilizzare
- Polyglyceryl 3 Dimerate 6-15%
un agitatore magnetico. Una
- C10-13 Triglicerides
2-8%
volta che l’idrossietilcellulosa
- Cera Alba
2-4%
(o gomma xantana) si è ben
- Burro Karité
3-7%
dispersa bisogna incorporare
- Trigliceride Caprilico
a filo e sotto agitazione le polCaprico
q.b. a 100%
veri. Si miscela fino a completa incorporazione delle
PASTA ALL’ACQUA
polveri e si versa la pasta in
Formulazione Eco
un apposito contenitore.
La maggior consistenza della
- Glicerina
12,5 g
pasta viene data dalla quan- Acqua
12,5 g
tità di gelificante impiegato;
- Talco
12,5 g
per avere paste molto consi- Zinco ossido
12,5 g
stenti si possono aggiungere
- Idrossietilcellulosa o
anche quantità di gelificante
Gomma Xantana
0,125 g
di 0,5%.
a secondo del tipo di problema da trattare e può andare da concentrazioni
molto basse anche 0,5-2% fino a concentrazioni più importanti 15-20%. Il
burro di Karité e la cera Alba vengono a
bagnomaria miscelati tra loro fino ad
ottenere una pasta omogenea. Sotto
agitazione e sempre a bagnomaria vengono aggiunti il trigliceride Caprilico
Caprico, Il C10-13 triglicerides e il polyglyceryl 3 Dimerate. A questo punto,
quando la miscela si presenta ben
omogenea e amalgamata viene aggiunto a filo e sotto costante agitazione (per
fare questo e opportuno avvalersi di un
agitatore meccanico) l’ossido di zinco
prescritto. Una volta incorporata tutto
l’ossido di zinco ed aver agitato per
circa venti minuti (meglio se si dispone
di un turboemulsore) viene versato
l’unguento in un’apposito contenitore e
si lascia raffreddare. La consistenza del
prodotto finale deve essere verificata
dopo alcune ore.
Si può però ottenere una vaselina
“vegetale”, alla quale introdurre la
quantità necessaria, gelificando un olio.
Questa procedura può essere eseguita
utilizzando come gelificante in una concentrazione variabile dal 2 al 5% l’acido
12 Idrossistearico.
La Farmacopea definisce le paste
come preparazioni semisolide che con-