Periodico quadrimestrale - Spedizione in abbonamento postale 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - Milano - In caso di mancata consegna restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa. Volume 3 Number 1 - 2010 Editorial Riccarda Serri Allergic contact dermatitis of the face and cosmetics Alessia Provini, Ornella De Pità Licopene, photoprotection and skin care: the benefits of organic quality Leonardo Rescio, Antonio Di Maio, Pietro Cazzola Dermatological eco-compatible cosmetics in Pediatrics Carlo Alfaro EcodermoGuest Paolo Pigatto EcodermoNews Goes Green EcoGalenic Mauro Castiglioni Editorial board Editor Riccarda Serri, Milan (Italy) Editor in Chief Volume 3, Numero 1 - 2010 Pucci Romano, Rome (Italy) Associate Editors Sergio Chimenti, Rome (Italy) Helmut Kerl, Graz (Austria) Ignazio Marino, Rome (Italy) Jennifer Parish, Philadelphia (USA) Ketty Peris, L’Aquila (Italy) Scientific Board Carlo Alfaro, Naples (Italy) Carlo Alberto Bartoletti, Rome (Italy) Emanuele Bartoletti, Rome (Italy) Enzo Berardesca, Rome (Italy) Umberto Borellini, Milan (Italy) Giovanni Borroni, Pavia (Italy) Lucia Brambilla, Milan (Italy) Matteo Cagnoni, Ravenna Mauro Castiglioni, Milan (Italy) Roberto Cavagna, Milan (Italy) Leonardo Celleno, Rome (Italy) Mauro Cervia, Milan (Italy) Stefano De Filippi, Rome (Italy) Antonino Di Pietro, Milan (Italy) Piera Fileccia, Rome (Italy) Guido Filippi, Rome (Italy) Marco Fumagalli, Milan (Italy) Carlo Gelmetti, Milan (Italy) Simona Giogilli, Milan (Italy) Bruno Mandalari, Milan (Italy) Alberto Massirone, Milan (Italy) Tiziana Parasassi, Rome (Italy) Elena Rosella, Milan (Italy) Nicola Sorrentino, Milan (Italy) Aurora Tedeschi, Catania (Italy) Marco Valussi, Milan (Italy) Fabrizio Zago, Verona (Italy) Mario Zappaterra, Ferrara (Italy) Direttore Responsabile Pietro Cazzola Direttore Generale Armando Mazzù Direttore Marketing Antonio Di Maio Consulenza grafica Piero Merlini Editoriale Riccarda Serri pag. 3 Dermatite allergica da contatto del volto e cosmetici Alessia Provini, Ornella De Pità pag. 11 Licopene, fotoprotezione e cura della pelle: i vantaggi della qualità biologica Leonardo Rescio, Antonio Di Maio, Pietro Cazzola pag. 1 Ecodermocompatibilità in Pediatria Carlo Alfaro pag. 20 Tessili anallergici Paolo Pigatto pag. 21 Goes Green A cura della Redazione pag. 21 A cura di Mauro Castiglioni pag. 27 Registr. Tribunale di Milano n. 340 del 17/07/2009. Scripta Manent s.n.c. Via Bassini, 41 - 20133 Milano Tel. 0270608091/0270608060 - Fax 0270606917 E-mail: [email protected] Abbonamento annuale (3 numeri) Euro 39,00 Pagamento: conto corrente postale n. 20350682 intestato a: Edizioni Scripta Manent s.n.c., via Bassini 41- 20133 Milano Stampa: Arti Grafiche Bazzi, Milano È vietata la riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo, di articoli, illustrazioni e fotografie senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. L’Editore non risponde dell’opinione espressa dagli Autori degli articoli. Ai sensi della legge 675/96 è possibile in qualsiasi momento opporsi all’invio della rivista comunicando per iscritto la propria decisione a: Edizioni Scripta Manent s.n.c. Via Bassini, 41 - 20133 Milano 1 Editoriale Pianeta Terra: la nuova frontiera! Una premessa: sono, come molti lettori di questo JED, un medico. Come medico mi occupo della salute e del benessere degli esseri umani. In particolare della pelle degli esseri umani, anche se, come ben sanno i dermatologi, nulla è più profondo della pelle - e molti segnali di disturbi e patologie interne si possono leggere proprio sulla pelle. Mi sembra quindi fondamentale, oltre che ovvio, che un “tecnico” del benessere del corpo umano, si occupi anche della salute e del benessere dell’ambiente. I medici, proprio per il loro mestiere, dovrebbero tutti essere attenti alla salute non solo degli abitanti del pianeta, ma del pianeta stesso. Uno si cura, si lava di tutto punto, si veste di nuovo, e poi va - per esempio - a mangiare in un porcile? Direi di no. Gli esseri umani di cui noi dermatologi ci occupiamo, vivono sul Pianeta Terra. È pertanto indispensabile che anche la Terra sia sana, e più che indispensabile che materiali sani in tutto il loro LCA (Life Cycle Assessment) vengano in contatto con la nostra pelle. Cosmetici, detergenti, tessuti, arredi, fragranze, detergenti casa e panni, accessori di ogni tipo (pannolini, giochi, preservativi, spugne... con un po’ di fantasia ci rendiamo conto di quante sono le cose che entrano in contatto continuo con la nostra pelle, che interagiscono con il sistema biologico umano, che vengono prodotte, utilizzate e poi smaltite). Come medici, siamo interessati che materiali, sani, dermocompatibili, siano a contatto della pelle. Sempre come medici che hanno cura (we care) del benessere della Terra, siamo interessati che i materiali (sempre in senso lato), siano anche ecocompatibili. Come SKINECO, siamo interessati a una sintesi dei due parametri, siamo interessati alla dermoecocompatibilità. Fino a solo 5 anni fa, si parlava così spesso di sostenibilità, di impatto ambientale, di emissioni di carbonio, di ecologia, di green economy? Oggi sono termini sulla bocca di tutti. Persino le automobili sono costrette, nel pubblicizzarsi, a dichiarare le emissioni di CO2. Il mondo ha una precisa richiesta. Leggevo che anche McDonald’s sta per mandare in pensione il clown-icona, che rappresenta un modo di mangiare oramai simbolo di un passato superato. Hamburger e patatine fritte sono meno appetibili nella nuova società che cerca pulito, cerca benessere, cerca salute. Anche noi dobbiamo dare il nostro contributo, per partecipare allo (e accompagnare lo) “svecchiamento” dei cosmetici, con la progressiva creazione di cosmetici (e non solo cosmetici) sempre più sani ed efficaci per la pelle, e sempre più dermoecocompatibili in tutto il loro ciclo produttivo. Ecco, questa è la missione di SKINECO. Come medici, siamo interessati. We care. Come dermatologi, vogliamo esserci, per proporre a una utenza sempre più attenta ai temi ambientali prodotti non ecofurbi, ma scientificamente, dermoecologicamente, innovativi. Chiunque abbia a cuore queste tematiche, è benvenuto tra noi. Del resto, il successo che riscontra SKINECO e l’interesse che suscita (basta vedere a quanti congressi siamo invitati a esporre questa “nuova” scienza) sono la dimostrazione che è il momento giusto per occuparsi, come medici, in modo scientifico, e senza tanti fronzoli emotivi, ma con dati alla mano, di ecologia dermatologica. Desidero infine ringraziare la dottoressa Adele Sparavigna per il prezioso lavoro svolto, in quanto si è dimessa dalla vicepresidenza di SKINECO, per concentrarsi più alacremente sulla sua Derming. Ad Adele, auguro tanto successo (anche in Australia!). A Pucci Romano, vicepresidente unica da questo momento, buon lavoro doppio! Riccarda Serri Presidente SKINECO 3 Ornella De Pità Dermatite allergica da contatto del volto e cosmetici Alessia Provini, Ornella De Pità IDI - Istituto Dermopatico dell'Immacolata, IRCCS, Roma ABSTRACT Allergic contact dermatitis of the face and cosmetics Nowadays the increasing use of cosmetics is causing more and more adverse reactions. Such reactions can be of different and several types: diffuse or localized, from proper and not proper use, allergic and not allergic. Because we usually apply many topical substances on the face, such area is the most involved. A precise incidence of the problem is unkown, and its correct evaluation is not always easy because patients spontaneously interrupt the treatment, without consulting the dermatologist. To make a diagnosis of contact dermatitis, a good anamnesis and the use of patch tests to isolate the allergic substances are necessary. Keywords: Allergic contact dermatitis; Cosmetics Introduzione Clinica Il desiderio dell’uomo di accrescere la propria bellezza e migliorare il proprio aspetto fisico, soprattutto del volto, è noto da tempi lontanissimi, come vediamo dalle testimonianze lasciateci sin dagli egizi e dai romani. Oggi nella società moderna tal richiesta è molto forte, con la conseguenza che si producono continuamente nuovi cosmetici. Mentre in passato l’utilizzo era pressoché esclusivo del sesso femminile, oggi s’assiste ad un crescente mercato destinato non solo agli uomini ma talvolta anche all’infanzia. Il risultato è che oggi si verifica un aumento delle reazioni avverse secondarie all’uso di cosmetici. Secondo uno studio recente condotto nel Regno Unito, il 23% delle donne e il 13,8% degli uomini, nel corso di un anno, ha sperimentato almeno una reazione avversa a un cosmetico. Fra tutte le reazioni avverse, le dermatiti allergiche da contatto vere e proprie rappresentano una minima parte del problema, incidendo per meno del 10% dei casi. Più spesso si tratta invece di fenomeni irritativi. La dermatite allergica da contatto è il risultato di una reazione immunologica mediata dai linfociti T dopo una fase precedente di sensibilizzazione. Dalla fase iniziale acuta, se non si interrompe l’applicazione, si passa gradatamente a quella subacuta con frequenti recidive, fino all’evoluzione verso la cronicizzazione. La dermatite allergica del volto secondaria all’utilizzo di un cosmetico si manifesta clinicamente come una dermatite eczematosa, che può presentare però degli aspetti particolari. Data l’anatomia di questa sede, spesso si hanno quadri floridi con prevalenza della vescicolazione, dell’edema e dell’essudazione; in alcuni casi si assiste ad un’estensione alle aree vicine, come il collo e le orecchie, e talvolta al contemporaneo interessamento di altre sedi, come ad esempio le mani. Possono aversi anche delle manifestazioni indirette, come una dermatite dell’area perioculare secondaria all’utilizzo di smalto per unghie; oppure delle reazioni secondarie all’azione di sostanze volatili non intenzionalmente applicate sul volto (profumi, deodoranti, vapori…). Il quadro clinico dipende, oltre che dalla sede, dal tipo di cosmetico, dalla quantità e dal grado di ipersensibilità del paziente. Inoltre i cosmetici che permangono a diretto contatto con la cute (leave-on) sono quelli maggiormente responsabili di reazioni allergiche rispetto a quelli a risciacquo. Il rischio aumenta se il cosmetico è applicato su cute lesa o non perfettamente integra. Una dermatite allergica da contatto si sospetta secondaria all’utilizzo di un cosmetico se insorge in stretta relazione temporale con l’applicazione e se si escludono altre condizioni come ad esempio delle patologie concomitanti o l’uso di alcuni farmaci. 1 Inoltre alla sospensione dovrà seguire un miglioramento clinico che non si avrà se il prodotto continuerà ad essere applicato. Allergeni Le indagini allergologiche, ed in particolare i patch test permettono di individuare gli allergeni coinvolti. Le principali cause di dermatiti allergiche da contatto da cosmetico sono rappresentate dai metalli, dai profumi e dai conservanti. Tra i metalli, il nichel è spesso in causa nell’insorgenza di una dermatite allergica da contatto. Nelle donne è la principale causa, con una percentuale del 20-40% rispetto al 3-5% degli uomini. L’allergia da contatto al nichel solitamente è causata dall’utilizzo di bigiotteria, capi di abbigliamento ed oggetti metallici come gli orologi e gli occhiali. Il principale evento sensibilizzante sembra essere la foratura delle orecchie per l’utilizzo di orecchini. Infatti ogni donna con sensibilità al nichel ha avuto una dermatite al lobo dell’orecchio per aver utilizzato oggetti nichelati. Tracce di nichel, oltre a quelle di altri metalli, possono ritrovarsi anche nei cosmetici e in particolare in quelli contenenti pigmenti come i prodotti utilizzati per finalità decorative. I profumi sono un insieme di sostanze odorose presenti in numerosi prodotti sia per profumare che per coprire eventuali odori sgradevoli e si ritrovano comunemente nella composizione dei cosmetici. Le concentrazioni sono molto diverse e variano nelle differenti preparazioni; di solito è del 12-20% nei profumi propriamente detti, del 58% nell’acqua di toeletta, del 2-5% nell’acqua di colonia, dello 0,54% nei detergenti, dell’1% nei prodotti per il make-up del volto e nei lipstick, dello 0,5% in tutti gli altri cosmetici. I profumi, oltre a trovarsi comunemente nei cosmetici e nei prodotti per l’igiene personale, si trovano anche nei prodotti per la pulizia domestica, nelle bevande, nei cibi, oltre che nei disinfettanti e nei medicamenti. Oggi vengono utilizzate dall’industria migliaia di molecole profumate, più spesso in combinazione tra loro, così che un profumo da solo può contenere anche centinaia di molecole differenti. Per evidenziare un’allergia ai profumi viene impiegato nei patch test il cosiddetto “profumi mix”, introdotto da Larsen alla fine degli anni settanta, costituito da una mi-scela di 8 componenti. Questa miscela da sola è in grado di identificare la maggior parte dei pazienti allergici ai profumi ma non può rappresentare adeguatamente tutte le molecole presenti in un cosmetico o ancora di più in un profumo vero e proprio. Per ovviare a questa situazione, Larsen di recente ha suggerito di sostituirlo con l’aldeide alfa-amil cinnamica, dotata di basso potere sensibilizzante, con il Lyral. Secondo l’Autore tale miscela dovrebbe essere testata in associazione con una serie di sostanze naturali (jasmin assoluto, olio di ylang-ylang, narciso assoluto, olio di spearmint). Infatti l’aumentato utilizzo di sostanze naturali ed estratti botanici presenti negli ultimi anni nei cosmetici ha incre- 2 mentato il rischio di sensibilizzazioni e co-reattività. Inoltre ad oggi come indicatore di allergia ai profumi si utilizza ancora il balsamo del Perù, un estratto naturale di origine vegetale utilizzato da molti anni nelle serie di patch test. Dopo i metalli e i profumi, i conservanti, anche noti come biocidi o preservanti, sono le sostanze che più frequentemente determinano una dermatite allergica da contatto. Si tratta di un insieme di sostanze che, aggiunte ai cosmetici, ne prevengono il deterioramento e la contaminazione. La maggior parte di essi possiede un’azione antimicrobica e antimicotica ed alcuni sono anche dotati di potere antiossidante. Possono essere utilizzati singolarmente o in combinazione tra di loro sfruttandone l’azione sinergica; le concentrazioni in genere sono variabili dallo 0,1 all’1%. Dato il loro vasto impiego rappresentano oggi un’importante causa di dermatite allergica da contatto, ma la prevalenza delle sensibilizzazioni non è per tutti uguale. Secondo alcuni Autori, alcuni conservanti come l’Euxyl K400, il Kathon CG e la formaldeide hanno un alto potere sensibilizzante, mentre altri (imidazolinilurea, Quaternium 15 e parabeni) possono essere considerati più sicuri. I differenti risultati presenti in letteratura circa le sensibilizzazioni rispecchiano il differente utilizzo che si fa di tali sostanze nei vari paesi. L’Euxyl K 400 è un conservante introdotto nel mercato europeo nella metà degli anni ottanta ed è costituito da una miscela (1:4) di metildibromoglutaronitrile e enossietanolo. È impiegato nei cosmetici in concentrazioni variabili dallo 0,05% allo 0,2% nei cosmetici, ma è utilizzato anche come preservante della carta igienica e in alcuni prodotti industriali. I primi casi di allergia furono segnalati in Germania nel 1989 dopo l’utilizzo di alcune lozioni per capelli e per massaggi. L’allergene in causa era il metildibromogluataronitrile. In seguito furono segnalati altri casi anche dopo l’utilizzo di creme contorno occhi, make-up, creme barriera, detergenti e gel per ultrasuoni. Il paziente allergico all’Euxyl K 400 è spesso di sesso femminile con una dermatite secondaria all’utilizzo di cosmetici con lesioni al volto, in particolare dell’area perioculare, al collo o alle mani, oppure può essere un paziente con una dermatite professionale delle mani come nei parrucchieri e nei massaggiatori. Negli ultimi anni la sensibilizzazione a questo conservante è in forte crescita passando dallo 0,7% del 1991 al 3,5% del 2000, come evidenziato in alcune nazioni europee. L’aumento segnalato procede parallelamente al suo ampio utilizzo in sostituzione di altri preservanti risultati più allergizzanti, come ad esempio il Kathon CG. Questo è un conservante di vasto impiego, largamente utilizzato negli ultimi 20 anni come conservante della parte solubile dei cosmetici. È costituito da una miscela di metilisotiazolinone e di metilcoroisotiazolinone. L’incremento del suo utilizzo è legato all’elevato potere antimicrobico, anche a basse concentrazioni, e al basso costo. Si trova in molti cosmetici, quali creme, lozioni, detergenti, prodotti per capelli e antisolari, ma solo nei prodotti a risciacquo. Dato l’elevato potere sensibilizzante è stato progressivamente sostituito da altri conservanti e pertanto i tassi di prevalenza si vanno riducendo. Gli esteri dei parabeni sono conservanti molto diffusi, con un’attività limitata però ai Gram+ e ai miceti e con un basso potere sensibilizzante. Sono responsabili di allergia da contatto in una bassa percentuale di casi, e la maggior parte dei casi di sensibilizzazione deriva dal loro impiego nei farmaci ad uso topico applicati su cute lesa. La frequenza delle reazioni allergiche ai parabeni, come emerge dalla letteratura, è sicuramente bassa, confermandoli tra i più sicuri in uso. La formaldeide è un allergene ubiquitario ad alto potere sensibilizzante, impiegato dall’industria solo nei prodotti a risciacquo, date le limitazioni delle normative europee. Le fonti di sensibilizzazione possono essere di tre tipi: sostanze conservate con formaldeide libera, sostanze contenenti liberatori di formaldeide (bronopol, quaternium 15, imidazolinlurea, diazolinilurea, dimetilol-dimetil-idantoina) e resine formaldeidiche. Anche in questo caso molte reazioni allergiche dipendono dall’applicazione di farmaci topici su cute lesa. Inoltre i pazienti allergici ai conservanti spesso sono allergici anche ad altri componenti dei cosmetici come i profumi e il nichel. Trattamento Il trattamento di un eczema allergico da contatto del volto implica, prima di qualsiasi altro provvedimento, l’interruzione del contatto con l’allergene responsabile. Nei casi acuti e più gravi è utile il ricorso alla terapia cortisonica per via generale per facilitare la risoluzione della sintomatologia. Notevole importanza riveste la terapia topica, che vede l’utilizzo degli steroidi scegliendo di volta in volta la classe, la formulazione e le modalità di applicazione. Nelle forme essudanti saranno indicati impacchi umidi, paste assorbenti e l’impiego di creme magre, mentre le forme croniche richiederanno formulazioni più grasse ed idratanti. In alcuni casi occorre controllare un’eventuale impetiginizzazione secondaria all’utilizzo di antibiotici. Come regola è sempre molto importante scegliere dei topici che non contengano nella loro formulazione una o più sostanze responsabili dell’eczema stesso (per esempio un conservante). Conclusioni Nonostante le dermatiti allergiche del volto rappresentino sola una piccola parte di tutte le reazioni che possono derivare dall’uso di un cosmetico, il crescente consumo fa sì che queste debbano essere prontamente riconosciute e trattate dallo specialista. Inoltre tali dermatiti possono risultare estremamente invalidanti per il paziente, perché spesso danno luogo a reazioni clinicamente molto intense e difficili da trattare. Inoltre richiedono l’interruzione dell’applicazione del cosmetico e la ricerca di prodotti alternativi, situazione non sempre facilmente realizzabile. Al fine di ridurre il rischio allergizzante di alcuni cosmetici occorre una stretta collaborazione tra gli specialisti e l’industria. Gli scopi principali sono la diminuzione della concentrazione delle frazioni allergiche, l’eliminazione delle sostanze a provata capacità sensibilizzante ed infine la ricerca costante di sostanze sempre più sicure nel rispetto della gradevolezza del prodotto. 3 Bibliografia essenziale Surjit Singh Metha, Belum Siva Nagi Reddy. Cosmetic dermatitis. Current perspectives. Int J Dermatol 2003; 42:533 Orton DI, Wilkinson JD. Cosmetic allergy: incidence, diagnosis and management. Am J Clin Dermatol 2004; 5(57):327 4 Johansen JD. Fragrance contact dermatitis. Am J Clin Dermatol 2003; 4:789 Larsen WG. Fragrance testing in the 21st century. Contact Dermatitis 2002; 47:60 Provini A, De Pità O. Allergic contact dermatitis of the face and cosmetics. J Plast Dermatol 2005; 1:47 De Groot A, Beverdam E, Ayong C, et al. The role of contact allergy in the spectrum of adverse effects caused by cosmetic and toiletries. Contact Dermatitis 1988; 9:195 Giusti F, Neri F, Miglietta R, Seidenari S. I conservanti nei prodotti topici come causa di dermatite allergica da contatto. G Ital Dermatol Venereol 2002; 137:117 Wolf R, Wolf D, Tüzün B, Tüzün Y. Contact dermatitis to cosmetics. Clin Dermatol 2001; 19:502 Voudoris S, Silvani S, Bianchi T, Pazzaglia M, Tosti A. Sensibilizzazione ai conservanti contenuti nei cosmetici. Ann Ital Dermatol Allergol 2004; 58:1 Mathelier-Fusade P, Vermeulen C, Leynadier F. Allergy in women. Allerg Immunol 2004; 33:395 Senff H, Exnr M, Gortz J, et al. Allergic contact dermatitis from Euxyl K 400. Contact Dermatitis 1989; 37:45 Foti C, Conserva A, Scrimieri V, Mastrandrea V. Allergia ai profumi: stato dell'arte e nuovi apteni. Ann Ital Dermatol Allergol 2004; 58:1 De Groot AC, van Ginkel CJW. Methyl-dibromoglutaronitrile (Euxyl K 400): An important “new” allergen in cosmetics. J Am Acad Dermatol 1996; 35:743 Larsen W, Nakayama H, Lindbrg M, et al. Fragrance contact dermatitis: a worldwide multicenter investigation (Part 1). Am J Contact Dermat 1996; 7:77 Kiec-Swierczynska M, Krecisz B, Swierczyn-ska-Machura D. Allergy to cosmetics. II. Preservatives. Med Pr 2004; 55:289 Leonardo Rescio Licopene, fotoprotezione e cura della pelle: i vantaggi della qualità biologica Leonardo Rescio 1, Antonio Di Maio 2, Pietro Cazzola 3 1 Chemical Engineer, Researcher, Lecce, Italy Scientific Writer, Milan, Italy 3 Medical Doctor, Patologist, Milan, Italy 2 ABSTRACT Lycopene, photoprotection and skin care: the benefits of organic quality Excessive exposure to ultraviolet (UV) light causes a photo-oxidative damage (photo-aging) that negatively affects human health and skin appearance. The endogenous supply with antioxidants and micronutrients may help preventing photo-oxidative damage of the skin. Carotenoids are important plant pigments involved in photosynthesis and photoprotection from excessive light. They are components of many foods and dietary supplements believed effective against skin photo-oxidation. The protective properties attributed to these compounds are mainly due to their powerful antioxidant activities and to other molecular mechanisms not yet fully elucidated. This is confirmed by several epidemiological studies showing that an adequate daily intake of lycopene and ß-carotene containing foods or supplements efficiently protect the skin from photooxidative damages. Lycopene is, in fact, the more abundant carotenoid in plasma and tissues of the human body, including skin, where it exerts an effective action in detoxifying free radicals. In addition, supplements containing lycopene, along with other natural antioxidants, significantly improve skin texture. After 12 weeks of treatment, skin density and thickness increased of 7% and 15%, respectively. Positive effects were also demonstrated in wrinkles reduction. Lycopene currently available on the international markets is produced by chemical synthesis or extracted from vegetable sources (mainly tomatoes) using chemical solvents (natural lycopene). Clinical studies showed that dietary supplements made with natural lycopene are more effective than those containing synthetic lycopene probably for the presence of other bio-active molecules co-extracted from tomatoes, synergizing with lycopene in promoting the positive effects on human health. However, despite its name, natural lycopene is extracted from tomatoes using toxic organic solvents which may contaminate the end-product. Moreover, tomato berries and tomato by-products used for natural lycopene extraction are not subject to legislative restrictions and/or constrains. Thus, genetically modified tomato varieties (OGM) and berries containing residues of pesticides and heavy metals beyond the limits permitted for human consumption can, therefore, be used. The so-called organic lycopene, has recently been introduced on the international market. It is an innovative product extracted from tomatoes grown under organic regime, excluding the use of OGM and synthetic chemicals (fertilizers, pesticides, ecc.), by a technique that use supercritical carbon dioxide (CO2) as the only extractive solvent, avoiding, therefore, the toxicological, health and ecological risks related to the use, removal and disposal of conventional chemical solvents. Organic lycopene is, therefore, 100% natural, solvent-free and non-toxic. Since it is in the form of an over-saturated solution in a vegetable oil rich in unsaturated fatty acids, organic lycopene has excellent characteristics in terms of bioavailability. These characteristics make organic lycopene an excellent candidate to replace synthetic and natural lycopene as main ingredient in the formulation of a wide range of high-quality risk-less products, including specific dietary supplements for skin care and wellness. Keywords: Carotenoids; erythema; photo-aging; tomato; UV-light; wrinkles. Introduzione La pelle è l’organo più esteso del corpo umano nonché la prima linea di difesa contro l’attacco di organismi patogeni ed agenti tossici. Molto più che una semplice barriera passiva, essa svolge un ruolo attivo nella protezione fisica, biochimica e immunologica dell’organismo. La pelle protegge l’organismo dai danni meccanici, dalle radiazioni ultraviolette (UV), dagli agenti microbici e dai contaminanti 1 ambientali; regola, inoltre, la temperatura corporea, è sede dei recettori tattili (meccanici e termici) e svolge un ruolo attivo nella biosintesi della vitamina D. Da un punto di vista istologico, la pelle è composta da tre strati che, dall'esterno verso l'interno, assumono il nome di epidermide, derma e ipoderma. Con il passare degli anni, la pelle va incontro ad una serie di modifiche biochimiche, strutturali e fisiologiche che determinano perdita di consistenza ed elasticità e rendono il suo aspetto rugoso ed invecchiato. Le radiazioni UV costituiscono il fattore principale in grado di attivare e/o accelerare il processo di invecchiamento cutaneo dovuto ad eccessiva esposizione della pelle alla luce solare e/o a lampade abbronzanti. A seconda della lunghezza d’onda, le radiazioni UV si suddividono in UV-A (400-315 nm), UV-B (315-280 nm) e UV-C (280-210 nm). La profondità di penetrazione delle radiazioni UV, pur dipendendo dalle caratteristiche strutturali e dalla pigmentazione (fototipo) della cute, è direttamente proporzionale alla lunghezza d’onda della radiazione luminosa. Quanto maggiore è la lunghezza d'onda, tanto più profonda risulta la capacità di penetrazione negli strati cutanei 1. La pericolosità delle radiazioni e, di conseguenza, il danno che esse arrecano alle strutture biologiche dipende, invece, dall’energia ad esse associata che è inversamente proporzionale alla lunghezza d’onda. Le radiazioni UV-A, pur essendo meno energetiche rispetto alle UV-B e UV-C, sono quelle con maggiore lunghezza d’onda e penetrano, perciò, in profondità nel derma alterando e danneggiando le cellule che producono le fibre di collagene, l’elastina ed i capillari. Esse sono considerate le principali responsabili dell’invecchiamento cutaneo foto-indotto (photo-aging) 2. Pur avendo un potere di penetrazione inferiore, le radiazioni UV-B possono provocare, a livello cellulare, mutazioni del DNA e indurre tumori cutanei (melanomi); esse inoltre danneggiano il sistema immunitario della pelle. Le radiazioni UV-C sono le più energetiche dello spettro, quindi potenzialmente molto pericolose per la salute umana, ma vengono in massima parte assorbite nell'alta atmosfera dalle molecole di ossigeno e di ozono. Studi effettuati in vitro e in vivo dimostrano che anche le radiazioni infrarosse possono svolgere un ruolo nel photo-aging 3. Uno dei meccanismi con cui le radiazioni UV accelerano i fenomeni di invecchiamento cutaneo è dovuto alla formazione di radicali liberi dell’ossigeno estremamente reattivi (Reactive Oxygen Species - ROS) quali l’anione superossido (O2-) e l’ossigeno allo stato di singoletto (1O2), che inducono reazioni a catena di ossidazione delle molecole biologiche in grado di causare mutazioni genetiche, alterazioni nella risposta immunitaria, eventi infiammatori e apoptosi. I danni causati dalla foto-ossidazione riguardano la componente lipidica, le proteine ed il DNA. I processi di foto-ossidazione inducono eritemi, invecchiamento prematuro e insorgenza di tumori della pelle 4-6. L’invecchiamento della pelle è, in termini generici, un processo di atrofia tissutale durante il quale lo spessore dello strato corneo varia molto poco mentre quello del derma si riduce significativamente. Il numero di melanociti e di cellule di Langerhans si riduce gradualmente, contemporaneamente ai tre componenti primari del tessuto connettivale dermico (glicosaminoglicani, elastina e collagene). La distruzione delle fibre di elastina (pari al 2-4% del volume totale del derma di un adulto), ha inizio intorno ai trent’anni e determina una progressiva diminuzione dell'elasticità cutanea. Parallelamente alla riduzione dell’elastina, col procedere dell’età la pelle è interessata da una riduzione massiva del collagene (pari al 70-80% del peso secco 2 del derma) che comporta una progressiva riduzione della compattezza e dello spessore del derma, in misura di circa il 6% per decade di vita. Nutrizione e salute della pelle La profilassi del danno foto-ossidativo prevede la riduzione dell'esposizione alle radiazioni UV. Tuttavia un’adeguata e corretta alimentazione rappresenta un fattore fondamentale per il mantenimento della funzionalità e della salute della pelle e per combattere i danni fotoindotti. Una dieta arricchita in specifici componenti può essere equiparata ad un vero e proprio intervento terapeutico 7. Gli acidi grassi polinsaturi ω-3 di cui sono ricchi gli oli di pesce e di alcuni vegetali sono comunemente utilizzati nel trattamento sintomatico della psoriasi e delle malattie infiammatorie della pelle 8. Una dieta equilibrata che apporti sufficienti quantità di proteine, lipidi, carboidrati, vitamine e minerali è importante per la rapida guarigione delle ferite cutanee. Gli effetti di una dieta ricca in antiossidanti (vitamina C ed E) e minerali (Se, Mn, Cu e Zn) sulla foto-protezione della pelle sono stati ampiamente studiati 8-12. La vitamina C e la vitamina E (soprattutto nella forma di α-tocoferolo) hanno dimostrato una efficace azione antiossidante e protettiva nei confronti dei danni indotti dall’esposizione a radiazioni UV sia attraverso applicazioni topiche che sistemiche 11, 12. La supplementazione con sali minerali, allo stesso modo, ha sortito effetti positivi sulla salute della pelle probabilmente perché alcuni di essi costituiscono il sito reattivo di enzimi quali la superossido dismutasi, la glutatione perossidasi e la catalasi capaci di detossificare le ROS. Carenze di zinco sembrano essere correlate all’insorgenza di alcuni tipi di acne. Dati di letteratura hanno evidenziato che anche altri composti dotati di attività antiossidante quali i carotenoidi, in particolare licopene e ß-carotene, hanno un importante effetto di protezione sulla pelle, prevenendo, attraverso vari meccanismi d’azione, la formazione delle ROS 13, 14. Carotenoidi e protezione della pelle I carotenoidi sono stati utilizzati da diversi decenni per via sistemica come micronutrienti per la foto-protezione della pelle. Si sono rivelati particolarmente utili nel trattamento delle porfirie cutanee (formazione cronica di vesciche nella cute esposta alla luce solare) e, su individui sani, nella prevenzione dai danni dovuti all'eccessiva esposizione al sole (eritemi solari) 15. L’uso di carotenoidi per la prevenzione del danno foto-ossidativo è stato studiato in vitro e in vivo anche mediante l’uso di marcatori biologici di alterazioni molecolari a livello di DNA (basi ossidate del DNA, dimeri di timina, ecc.). Alcuni studi sperimentali condotti su animali e cellule in coltura hanno suggerito l’efficacia dell’uso di carotenoidi nella prevenzione di tumori cutanei 16, tuttavia ciò non ha ancora trovato conferma in studi clinici epidemiologici 17, 18. ß-carotene e fotoprotezione Il ß-carotene è il carotenoide più comunemente usato come ingrediente nella formulazione di integratori alimentari per il benessere della pelle. Nonostante siano stati effettuati numerosi studi per valutare gli effetti protettivi della somministrazione per via sistemica a volontari sani di ß-carotene nei confronti del danno foto-ossidativo, i risultati ottenuti hanno portato a conclusioni contraddittorie. Un moderato effetto foto-protettivo del ß-carotene sull’eritema solare indotto da radiazioni UV è stato evidenziato in numerosi casi in dipendenza della dose somministrata (> 20 mg/die) e delle durata del trattamento (almeno 10 settimane) 19-21. Periodi di somministrazione ridotti (3-8 settimane) non hanno invece determinato alcun effetto significativo 22, 23. La somministrazione di ß-carotene per diversi anni in dosi di 20-30 mg/die, da solo o in associazione con α-tocoferolo o retinolo, sembra correlare positivamente con una maggiore incidenza di cancro ai polmoni (+20%) in soggetti ad alto rischio di contrarre tale malattia, sollevando perplessità in merito alla sicurezza dell’utilizzo di ß-carotene in dosi così elevate, per periodi prolungati 24. La somministrazione per un periodo di 12 settimane di una miscela costituita da ß-carotene, luteina e licopene (8 mg/die di ognuno) ha mostrato una efficacia nel contrastare il danno foto-ossidativo paragonabile a quella di dosi elevate di ß-carotene (24 mg/die) somministrate per un uguale periodo di tempo 25. Effetti protettivi soddisfacenti nei confronti degli eritemi solari sono stati ottenuti anche utilizzando una miscela di ß-carotene e licopene (6 mg/die di ognuno) con l'aggiunta di 10 mg di α-tocoferolo e 75 μg di selenio già dopo un periodo di 7 settimane 26. Licopene Il licopene è il principale responsabile della colorazione rossa del pomodoro maturo e dei prodotti da esso derivati (salse, sughi, concentrati, etc.). Il contenuto di licopene nelle bacche di pomodoro dipende dalla varietà e dal grado di maturazione. Pomodori maturi possono contenere da 30 a oltre 100 mg di licopene per kg di prodotto fresco. Da un punto di vista chimico, il licopene è un carotenoide aciclico lineare caratterizzato da 11 doppi legami coniugati. In natura si trova in forma isomerica trans, tuttavia, in seguito al processing industriale del pomodoro, il licopene può modificare la sua conformazione spaziale formando isomeri cis. Il licopene è il carotenoide maggiormente presente nell’organismo umano, seguito da ß-carotene, luteina e zeaxantina 27. L’organismo umano non è in grado di sintetizzare il licopene e pertanto esso può essere assunto solo tramite la dieta. Oltre l'80% del licopene presente nel corpo umano deriva da consumo di pomodoro o di prodotti da esso derivati 28. A differenza del ß-carotene, una volta assunto dall’organismo il licopene non viene convertito in vitamina A ed esplica le sue attività benefiche con meccanismi completamente diversi. Sia nel plasma che nei tessuti (fegato, nei testicoli, nelle ghiandole surrenali, nella prostata e nella pelle) il licopene è presente principalmente in forma cis; in alcuni (prostata e testicoli) gli isomeri cis rappresentano oltre l’80% del licopene presente 29, 30. Il licopene proveniente dal consumo di pomodoro fresco o dal succo di pomodoro ha una bassa bio-disponibilità; passate e concentrati di pomodoro sono invece caratterizzati da una maggiore bio-disponibilità conseguenza diretta del processing che comporta la triturazione dei tessuti e trattamenti termici che aumentano il rapporto tra gli isomeri cis/trans 29, 31-36. La bio-disponibilità del licopene è fortemente influenzata da diversi fattori tra cui la conformazione isomerica (gli isomeri cis sono più biodisponibili rispetto al trans), lo stato fisico (grado di cristallinità e dimensione dei cristalli di licopene) e la concomitante assunzione di lipidi nella dieta. I lipidi, infatti, favoriscono la solubilizzazione del licopene durante la digestione, il suo l’assorbimento a livello della mucosa intestinale (disciolto nei chilomicroni) e il trasporto ai tessuti attraverso il circolo sanguigno 35. In vitro, il licopene è risultato il carotenoide più efficiente nel detossificare l’ossigeno singoletto 37. Il licopene ha mostrato anche considerevoli proprietà antiossidanti in vivo risultando più efficace del ß-carotene e della luteina 38. La somministrazione di licopene con la dieta incrementa la sua concentrazione nel plasma ed il potenziale antiossidante totale dell’organismo. Oltre all’attività antiossidante, al licopene sono state attribuite altre proprietà salutari che possono essere rilevanti in un contesto di prevenzione di un gran numero di patologie (malattie cardio-vascolari, ipertensione, tumore della prostata, osteoporosi, infertilità maschile, ecc.) i cui meccanismi molecolari meritano uno studio molto approfondito 39. Per le sue proprietà chimiche e biologiche, il licopene è considerato un ottimo ingrediente nella formulazione di integratori alimentari specifici per la prevenzione dei danni foto-ossidativi e per il benessere cutaneo. Licopene e fotoprotezione Studi su colture cellulari ed animali hanno dimostrato che il licopene previene il danno foto-ossidativo. In fibroblasti umani esposti a radiazioni UV-A o UV-B, la formazione di malondialdeide, un marker biologico della perossidazione lipidica, è ridotta significativamente in presenza di licopene ed altri carotenoidi 40, 41. La presenza contemporanea di α-tocoferolo aumenta la stabilità del licopene nelle colture cellulari. Per uso topico, il licopene è risultato efficace nella prevenzione dei danni foto-ossidativi causati da radiazioni UV-B 42. La maggior parte degli studi sull’uomo per la valutazione degli effetti di foto-protezione del licopene sono stati condotti utilizzando derivati del pomodoro. Molto scarsi sono, invece, gli studi che hanno fatto uso di integratori alimentari 43-45. La somministrazione di succo di carota ottenuto dalla varietà Nutrired particolarmente ricca in licopene (10 mg di licopene e 5,1 mg di ß-carotene/die per 12 settimane) o di un concentrato di pomodoro addizionato di olio d’oliva (16 mg di licopene/die per 10 settimane) a un campione di volontari sani ha determinato un aumento dei livelli di carotenoidi nel plasma di 1,5-2 volte superiore rispetto ai livelli fisiologici e un pronunciato effetto foto-protettivo 44, 45. La sensibilità individuale verso le radiazioni UV è stata valutata utilizzando come parametro la soglia MED (Minimal Erythema Dose), ovvero la più bassa dose di radiazioni UV in grado di determinare l’insorgenza di un eritema rilevabile 24 ore dopo l'esposizione. Nel corso di ciascun trattamento, ad intervalli di tempo predefiniti, ogni volontario è stato sottoposto a valutazione del valore MED e del livello di licopene e altri carotenoidi nel plasma e nella pelle. L’effetto foto-protettivo stimato è risultato leggermente superiore nei soggetti che avevano assunto succo di carota arricchito in licopene (+45% di soglia MED rispetto al valore base misurato prima del trattamento) che in quelli che consumavano concentrato di pomodoro (+40%). Tali variazioni sono state ricondotte a differenze di dosaggio e biodisponibilità del licopene ottenuto da fonti diverse. Recentemente, mediante la stessa strategia sperimentale, è stata 3 messa a confronto la capacità di prevenire o ridurre l’insorgenza di cutanea “ruvidità” e “squamosità”, determinati utilizzando il metodo eritemi solari da parte di tre diversi integratori alimentari contenenti SELS (Surface Evaluation of Living Skin), sono risultati ridotti di circa licopene. In particolare è stato testato l’effetto su campioni di volonil 30% e il 45%, rispettivamente. Al contrario i paramentri “levigateztari sani della somministrazione giornaliera di: a) due capsule di un za” e “rugosità” non sono stati influenzati dal trattamento. Questi integratore contenente licopene estratto da pomodoro mediante effetti positivi sono accompagnati da un contemporaneo aumento dei l’uso di solventi organici (licopene naturale) corrispondenti ad una livelli di licopene e ß-carotene nel plasma ma non dell’α-tocoferolo. Recentemente è stata, inoltre, evidenziata una stretta correlazione tra dose totale di 9,8 mg di licopene e 0,4 mg di ß-carotene die; b) alti livelli di licopene nel plasma e bassi livelli di rugosità della pelle 48. 2 x 250 ml di una bevanda arricchita in licopene naturale corrisponLa somministrazione di una miscela di antiossidanti migliora, quindi, denti ad una dose totale di 8,1 mg di licopene e 0,4 mg di ß-carotela struttura e la fisiologia della pelle apportando miglioramenti signifine die; c) due compresse al giorno di un integratore alimentare concativi all’aspetto estetico. Non è chiaro quale dei composti della tenente licopene sintetico (10,2 mg licopene/die in totale) 46. Dopo 4 settimane di somministrazione, i livelli di licopene nel plasma risultamiscela fornisca il maggiore contributo e quali siano i meccanismi alla vano aumentati da tutti e tre i trattamenti sino a valori compresi tra base di questi miglioramenti. Sicuramente un aspetto fondamentale 0,55 e 0,84 nmol/ml, circa 2 volte superiori a quelli fisiologici. Un ulteè l’attività antiossidante e la particolare efficacia nel detossificare le riore graduale aumento del livello di licopene nel plasma è stato ROS che caratterizza tutti i carotenoidi e il licopene in particolare. La messo in evidenza tra le 4 e le 12 settimane. Anche l’incremento del difesa contro le ROS potrebbe contribuire alla salute della pelle, livello dei carotenoidi nella pelle è stato indotto da tutti e tre i trattamigliorando le funzioni cellulari anche tramite meccanismi diversi da menti, ma in misura nettamente inferiore a quello verificatosi nel sanquelli antiossidanti. gue aumentando di circa 1,2-1,4 volte rispetto al valore di base. Entrambe i trattamenti con licopene naturale (integratore alimentare e PRODUZIONE DI LICOPENE bevanda arricchita) aumentavano, sebbene in misura diversa, la soglia MED in modo statisticamente significativo dopo 12 settimane dall’inizio Il licopene attualmente in commercio ed utilizzato per la della sperimentazione. La somministrazione dell’integratore alimentare preparazione di integratori alimentari o altri preparati può essere procontenente licopene sintetico, al contrario, non ha mostrato effetti dotto per sintesi chimica (licopene sintetico) o estratto dai vegetali significativi. Questa differenza è stata attribuita alla presenza nei trattache lo producono e lo accumulano naturalmente (Licopene Naturale) menti a base di licopene naturale, oltre che del licopene, di altri carote(Figura 1). noidi (ß-carotene , fitofluene, fitoene, ecc.) e molecole bio-attive coIl licopene sintetico viene prodotto a partire da materie prime sintetiche estratte dal pomodoro che potrebbero contribuire sinergicamente ai disciolte in solventi organici. Il processo comunemente utilizzato (proprocessi di foto-protezione. Tali composti risultano ovviamente assenti nei prodotti contenenti licopene sintetico. I risultati di questi studi concordano nel dimostrare che l’assunzione per via sistemica di prodotti ricchi Figura 1 in licopene, in associazione ad altri componenti Schema dei tre diversi metodi di produzione del licopene. naturalmente presenti nel pomodoro, migliora l’effetto di foto-protezione della pelle nei confronti dell’esposizione a radiazioni UV. Carotenoidi, struttura e consistenza della pelle È noto che l’alimentazione e l’assunzione di integratori specifici possa influenzare positivamente numerose caratteristiche strutturali e fisiologiche della pelle quali densità, consistenza, colore, idratazione, ecc.8 Tuttavia, gli studi relativi gli effetti dell’assunzione di carotenoidi sull’aspetto estetico della pelle sono molto limitati. Recentemente, tramite l’uso di ultrasuoni per la misurazione della densità e dello spessore della pelle (B-Scan), è stato dimostrato che la somministrazione sistemica di una miscela di antiossidanti a base di licopene (6 mg/die), ß-carotene (4,8 mg/die), α-tocoferolo (10 mg/die) e selenio (75 µg/die) influenza significativamente tali parametri strutturali 47. Rispetto ai valori di partenza, dopo 12 settimane di somministrazione, la densità della pelle è risultata aumentata di circa il 7% e lo spessore di circa il 15%. Inoltre i parametri di superficie 4 cesso di Witting) è lungo e complesso e prevede, nelle fasi finali, la condensazione di due prodotti intermedi (il fosfonmetanosolfonato, un ilide del fosforo e la C10-dialdeide), disciolti in toluene in presenza di sodio metilossido, a formare cristalli di licopene grezzo che vengono successivamente purificati tramite filtrazione e ricristallizzazione. I cristalli di licopene ottenuti sono di grandi dimensioni, forma regolare e privi di impurità. Nel prodotto di finale il licopene è molto concentrato (90-95% in peso), si degrada con facilità e presenta problemi di bassa biodisponibilità. È infatti noto che, a parità di altre condizioni, la biodisponibilità del licopene aumenta al diminuire delle dimensioni dei cristalli. Studi scientifici hanno dimostrato Figura 2 che, a parità di altre condizioSeparazione soluto-solvente: processo con solventi chimici tradizionali e con CO2 supercritica. ni, riducendo le dimensioni dei cristalli di licopene da 5 µm a Processo tradizionale con solventi organici Processo innovativo con CO2 supercritica 0,5 µm la bio-disponibilità del Separazione licopene-solvente Separazione licopene-solvente licopene aumenta del 30%.49 Gli integratori alimentari a Cristallizzazione Separazione diretta base di licopene sintetico sono ottenuti diluendo il prodotto di sintesi sino a concentrazioni variabili tra l’1% e il Istantanea riduzione della solubilità Lenta sovrassaturazione della 10% in peso con lipidi e (variaz. di pressione) e precipitazione soluzione (variazione di temp.) aggiungendo conservanti ed altri composti chimici esogeni. Il licopene sintetico può contenere residui dei solventi Processo di nucleazione e formazioni NO processo di nucleazione organici utilizzati durante il di cristalli di licopene NO sovrassaturazione processo produttivo ed altre NO formazione cristalli impurità (materie prime non reagite, intermedi di reazione, prodotti secondari) potenzialAccrescimento cristallino mente tossiche anche a bas± veloce sissime concentrazioni. La C25-aldehyde (apo-12’-licopenale) è un prodotto secondario che si forma durante il proMantenimento delle condizioni di sovrassaturazione cesso di produzione del licopene sintetico. La tossicità di questo composto è molto elevata e pertanto la sua concenAccrescimento dei cristalli licopene trazione deve essere ridotta al e parz. esaurimento della soluzione minimo attraverso processi di purificazione per salvaguardare la qualità e la sicurezza del prodotto finito. L’estrazione Separazione licopene (crist./amorfo) Precipitazione immediata e del licopene da bacche di dalla soluzione per centrifugazione totale esaurimento della soluzione pomodoro mature può essere effettuata con un processo tradizionale che fa uso di solventi organici tossici per la Processo di separazione istantaneo Processo di separazione lento salute umana e nocivi per (durata frazione di secondo) e regolabile (durata > 24 h) l’ambiente (licopene naturale) oppure un processo innovativo che utilizza anidride carbonica supercritica come unico solvente estrattivo (licopene biologico). Prodotto con struttura cristallina e/o amorfa. Soluzione sovra-satura di licopene in olio vegePresenza di impurità tossiche inglobate e/o Il licopene naturale viene tale, priva di impurità tossiche e con ottime adsorbite sui cristalli di licopene. Prodotto caratteristiche di bio-disponibilità. estratto dal pomodoro fresco con basse caratteristiche di biodisponibilità. o dagli scarti di lavorazione dell’industria del pomodoro 5 (buccette) mediante l’uso di solventi chimici organici (cloroformio, esano, ecc.) da cui poi viene separato per cristallizzazione (Figura 2). L’estrazione non è selettiva e porta in soluzione, oltre al licopene, anche quantità consistenti di altre sostanze lipofile presenti nel pomodoro (ß-carotene , luteina, zeaxantina, astaxantina, fitoene, fitofluene, tocoferoli e tocotrienoli, steroli vegetali, amminoacidi aromatici ed acidi grassi polinsaturi). Le sostanze co-estratte con il licopene e presenti nelle acque madri di cristallizzazione in parte co-precipitano e restando incluse nei cristalli di licopene come impurità. Tali impurità sono di origine vegetale e, fondamentalmente, non risultano tossiche per l’organismo umano, anzi sembrano agire sinergicamente con il licopene potenziando l’attività antiossidante dell’estratto. Inoltre, esse determinano la formazione di cristalli più piccoli e meno regolari rispetto a quelli del licopene sintetico con conseguente miglioramento della sua biodisponibilità. La presenza di impurità determina, tuttavia, un incremento della tossicità del licopene naturale in quanto, proporzionalmente alla loro quantità, nei cristalli di licopene vengono ad essere adsorbiti/trattenuti residui dei solventi utilizzati per l’estrazione ed altri contaminanti (pesticidi, diossina, metalli pesanti, ecc.) eventualmente presenti nel pomodoro fresco. Quest’ultimo problema, particolarmente sentito quando si usano gli scarti di lavorazione (i pesticidi ed i contaminanti si concentrano nelle buccette), è dovuto al fatto che per l’estrazione del licopene naturale possono essere utilizzate bacche di pomodoro non soggette a particolari restrizioni e/o vincoli produttivi. Possono pertanto essere usate varietà di pomodoro geneticamente modificate (OGM) e pomodori contenenti residui di pesticidi e metalli pesanti fuori dai limiti consentiti per il consumo alimentare. Il licopene naturale può essere “purificato” e reso meno tossico mediante ricristallizzazione con conseguente perdita di resa e di gran parte dei vantaggi delle sinergie dovute alle sostanze co-estratte. Anche in questo caso il licopene nel prodotto finito è estremamente concentrato (circa 60% in peso) e deve essere diluito con lipidi per la formulazione di integratori alimentari. Il licopene biologico, al contrario, si ottiene attraverso estrazione con anidride carbonica in condizioni supercritiche 50, 51 a partire da una matrice liofilizzata di pomodoro preparata da bacche mature coltivate con metodi biologici che escludono l’uso di varietà geneticamente modificate e di prodotti chimici di sintesi (concimi, antiparassitari, pesticidi) e adottano strategie di lotta biologica contro le malattie vegetali, secondo quanto stabilito dal regolamento CEE 2092/91. L’assenza di solventi organici tossico-nocivi nel processo di estrazione esclude la possibilità di contaminazioni nel prodotto finito. Per tali ragioni, l’estratto risulta naturale al 100% e completamente privo di residui di solventi organici e/o di altre sostanze chimiche tossico-nocive. La produzione di licopene biologico è frutto della collaborazione tra una azienda privata del sud Italia (Pierre Srl - Galatina, Lecce) e partner pubblici quali l’Università del Salento (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali - Di.S.Te.B.A. - Laboratori di Botanica e Biologia Cellulare dei Vegetali; Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione - Laboratorio di Chimica Generale ed Inorganica) il CNR-ISPA - Istituti di Bari e Lecce e con il contributo fondamentale del Ministero della Ricerca Italiana (MIUR) (Progetto 7885/55 PAR 2001). Come il licopene naturale, quello biologico, contiene altri carotenoidi e molecole bioattive presenti naturalmente nel pomodoro che concorrono sinergicamente agli effetti benefici del licopene e ne aumen- 6 Figura 3 Oleoresina estratta mediante CO2 supercritica (licopene biologico). tano stabilità e bio-disponibilità 52. Queste sostanze, presenti anche in quantità superiori a quella del licopene, conservano le loro caratteristiche biochimiche e la loro attività biologica nell’estratto. Pertanto è plausibile che il licopene biologico abbia una attività antiossidante superiore rispetto ad una soluzione di licopene sintetico o naturale di pari concentrazione. Il licopene biologico presenta la massima predisposizione al processo di assimilazione poiché non è presente in forma cristallina ma come soluzione sovra-satura di licopene in un olio vegetale ricco di acidi grassi insaturi (oleoresina) (Figura 3). Questa caratteristica è strettamente connessa con la tecnologia di produzione. Infatti l'estrazione del licopene dal pomodoro con CO2 supercritica è favorita dalla presenza di sostanze lipidiche (provenienti dalle matrici di estrazione stesse); le sostanze lipidiche, durante la separazione della fase solida da quella supercritica, impediscono al licopene di aggregarsi in strutture cristalline dando origine ad un prodotto in cui il licopene è intimamente ed uniformemente circondato da sostanze lipidiche ed altri composti di co-estrazione. I lipidi, inoltre, favoriscono la formazione delle micelle/emulsioni attraverso cui i carotenoidi sono assorbiti dagli enterociti e veicolati ai tessuti attraverso il flusso ematico. Studi scientifici dimostrano inoltre che, a parità di altre condizioni, la biodisponibilità del licopene è significativamente più elevata se assunto in presenza di ß-carotene e lipidi vegetali 53. La biodisponibilità del licopene biologico è ulteriormente aumentata dalla presenza di una maggiore quantità di isomeri cis rispetto agli altri tipi di licopene. Conclusioni La somministrazione per via sistemica di opportuni nutrienti risulta ottimale per la cura e la salute della pelle. Integratori alimentari contenenti opportune quantità di licopene assieme ad altri antiossidanti naturali estratti dal pomodoro sono utili per la protezione della pelle da una eccessiva esposizione alle radiazioni UV e contribuiscono a migliorarne significativamente struttura ed aspetto estetico. L’efficacia del trattamento dipende dalla dose di licopene assunta giornalmente, dalla sua bio-disponibilità, dalla contemporanea presenza di altre molecole bio-attive e lipidi e dal tempo di somministrazione. Diete ricche in derivati del pomodoro e trattamenti con integratori a base di licopene naturale protratti per periodi di durata superiore alle 10-12 settimane hanno mostrato una riduzione significativa del danno fotoindotto e un aumento del 7% e del 15%, rispettivamente, della densità e dello spessore della pelle. Il licopene sembra anche contribuire alla riduzione delle rughe ed a rendere la pelle meno ruvida. Attualmente sul mercato è presente un licopene estratto da pomo- doro biologico (NO varietà OGM e/o pesticidi) con anidride carbonica supercritica. Il licopene biologico è naturale al 100%, privo di residui di solventi chimici e di tossicità e presenta ottime caratteristiche di biodisponibilità. Il licopene biologico costituisce una nuova materia prima fondamentale per la preparazione di integratori alimentari d’eccellenza anche mirati al benessere e alla salute della pelle. Contact for product’s information: [email protected] Bibliografia 1) Hoffmann K, Kaspar K, Altmeyer P, et al. UV transmission measurements of small skin specimens with special quartz cuvettes. Dermatology 2000; 201:307-311. 2. Krutmann J. Ultraviolet A radiation-induced biological effects in human skin: relevance for photoaging and photodermatosis. J Dermatol Sci 2000; 23 Suppl 1:S22-S26. 3. Schieke S, Stege H, Kurten V, et al. Infrared-A radiation-induced matrix metalloproteinase 1 expression is mediated through extracellular signal-regulated kinase 1/2 activation in human dermal fibroblasts. J Invest Dermatol 2002; 119:1323-1329 4. Pinnell SR. Cutaneous photodamage, oxidative stress, and topical antioxidant protection. J Am Acad Dermatol 2003; 48:1-19. 5. Wenk J, Brenneisen R, Meewes C, et al. UV-induced oxidative stress and photoaging. Curr Probi Dermatol 2001; 29: 83-94. of oral betacarotene on the responses of human skin to solar radiation. 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The main aims of Cosmos are promoting the use of products from organic agriculture, and respecting bio- diversity; using natural resources responsibly, and respecting the environment; using processing and manufacturing that are clean and respectful of human health and environment; integrating and developing the concept of "Green Chemistry". Keywords: Eco-compatible cosmetics; Pediatrics. Introduzione Bio-ecocosmetici Amare i bambini significa proteggerli, provvedendo a nutrirli nel modo più sano e corretto, a curarli e a prevenire malattie e incidenti, a garantire loro vestiti adatti e abitazioni confortevoli, e a stimolarli nel modo giusto con giochi e attenzioni. Ma tutto questo oggi non basta più, perché dobbiamo preoccuparci anche delle condizioni del pianeta che abitano. Data la stretta dipendenza della salute umana dall’ambiente di vita, la salvaguardia della salute significa anche salvaguardia dell’ambiente, soprattutto per quanto concerne i bambini, che rappresentano i componenti più vulnerabili della popolazione. Al Pediatra, nel suo riconosciuto ruolo di “avvocato” dei bambini, spetta pertanto il nuovo compito di promuovere informazione, sensibilizzazione, conoscenza e scelte comportamentali adeguate sui temi che riguardano il mantenimento di un ambiente sostenibile. In tale ottica rientra l’implementazione, riguardo innanzitutto all’alimentazione ma anche in altri campi come la cura della pelle, l’abbigliamento o l’edilizia, dell’uso di sostanze che oltre alla qualità rispettino anche valori come la “naturalità” e la “sostenibilità”, in modo da garantire al contempo benessere per l’uomo e tutela degli animali e dell'ambiente. In campo dermatologico, la scelta di cosmetici naturali, a base di principi attivi sani e sicuri, può rappresentare un segno di attenzione e rispetto verso la pelle e verso l’ambiente, e sembra l’opzione ideale per i bambini e gli adolescenti 1. I bio-ecocosmetici sono prodotti di origine naturale, generalmente vegetale (salvo alcuni ingredienti, come miele, latte, cera d’api), dermocompatibili, ecocompatibili e biodegradabili, efficaci e sicuri 2. I cosmetici naturali sono ottenuti attraverso il minor numero possibile di passaggi chimici, escludendo l’impiego di piante a rischio di estinzione, utilizzando materie prime provenienti da agricoltura biologica certificata o da raccolta spontanea, proscrivendo materiali geneticamente modificati (OGM), irradiati o testati sugli animali 3. La confezione dovrebbe poi essere ecocompatibile, realizzata cioè con materiali riciclabili e a basso impatto ambientale quali il cartone, il vetro, il legno o il bambù. L’impiego di criteri, materiali e metodi di “chimica verde” è valida sia per la qualità del prodotto, che per la ricaduta sull’ambiente del processo produttivo. Ovviamente a questa nuova esigenza di salute dobbiamo saper rispondere in maniera adeguata noi Medici, che dobbiamo formarci ai concetti di eco-dermo-cosmetica, per la maggior parte di noi completamente nuovi. Nella pratica clinica sono comuni problemi dermatologici quali ipersensibilità e disreattività cutanea, dermatite atopica, xerosi, desquamazione, iperpigmentazione post-infiammatoria, provocati o favoriti da uso eccessivo o incongruo o errato di cosmetici o da prodotti contenenti ingredienti che pur essendo non-tossici e non-allergizzan- 1 ti non sono dermocompatibili. Una valida alternativa può essere il cosmetico eco-bio 4. Diverse sono le sostanze da evitare ai fini di una cosmesi dermocompatibile ed ecocompatibile 5. Il petrolatum, olio minerale ottenuto dal petrolio per raffinazione, è utilizzato in cosmesi per le sue proprietà emollienti, ma per la sua occlusività interferisce con l’idratazione della cute, causando secchezza e screpolature, e ne può alterare l’equilibrio microbiologico; inoltre ha azione comedogenica, potere allergizzante e non è biodegradabile. La Direttiva sostanze pericolose della CEE n.67/548/CEE e successive modifiche, che stabilisce le sostanze impiegabili per l’uomo, definisce inoltre la vaselina come cancerogeno cat. 2. I siliconi (ciclometicone, dimeticone, ecc.) sono molecole artificiali, non biodegradabili e prodotte con processi inquinanti, usati in cosmetologia per il loro alto grado di lubrificabilità e scorrevolezza specie su substrati organici, per cui su pelle e capelli creano il famoso “effetto rullante” che li fa sembrare lisci e lucenti come la seta, ma in realtà formano una pellicola occlusiva sull’epidermide o sul capello, con effetto disidratante. Benché teoricamente inerti e in quanto tali innocui, le ricerche non escludono totalmente eventuali reazioni avverse (siliconi volatili). I methyl-, propyl-, butyl-, ethyl- parabeni, usati come inibitori della crescita microbica, possono causare reazioni allergiche e sono sospettati di possibile assorbimento attraverso la pelle. I polietilenglicoli (PEG)contengono ossido di etilene che può formare diossano. I conservanti diazolydinyl urea, imidazolidinyl urea, DMDM Hydantoin, bronopol e altri rilasciano la sostanza tossica formaldeide. Le ammine come diethanolamine (DEA) e triethanolamine (TEA), usate come emulsionanti o agenti schiumogeni, possono causare reazioni allergiche, irritazioni agli occhi e secchezza dei capelli, e formare le tossiche nitrosammine. Il sodium lauryl/laureth sulfate, detergente usato negli shampoo come schiumogeno, di frequente presente nei cosmetici pseudo-naturali come “estratto di cocco”, può causare irritazioni agli occhi, desquamazione del cuoio capelluto e rash cutanei. Il propylene glicol, composto derivato del petrolio usato in spray e spume per capelli come umettante, può causare reazioni allergiche. L’EDTA e il trimonium e dimonium sono ittiotossici e non biodegradabili. Nonoxynol, poloxamer e nonilfenoli sono disturbatori endocrini. Il triclosan è un antibatterico tossico. I profumi sintetici, identificabili con la scritta “parfum” sulla lista degli ingredienti, sono responsabili di cefalea, vertigini, rash, pigmentazione, tosse, vomito. I cosmetici biologici sono riconoscibili grazie alla presenza di un logo di certificazione che ne attesta il rispetto degli standard previsti per legge 6. Dal 1 settembre 2009 è entrato in vigore Cosmos, ovvero Cosmetics Organic Standard, codice unico europeo di regolamentazione per la produzione di cosmetici bioecologici, approvato da tutti i principali certificatori europei. Per ottenere la certificazione, requisito fondamentale è l’applicazione dei principi della chimica verde, mentre l’utilizzo della nanotecnologia viene severamente limitato, almeno fino a quando saranno disponibili informazioni più precise sui possibili effetti collaterali 7. I nuovi rigorosi standards europei prevedono due livelli distinti di certificazione: una per il prodotto biologico, una per il prodotto naturale: per il primo l’Unione Europea impone che sia biologico almeno il 95% degli ingredienti ottenibili con semplici metodologie fisiche di estrazione, e almeno il 20% sul totale del prodotto finito; il prodotto naturale, invece, non dovrà contenere più del 2% di materie prime di sintesi 8. L'aumento dei prodotti certificati rivolti ai più piccoli dimostra una crescente attenzione ai bisogni dell'infanzia. La cosmesi naturale e biocertificata rappresenta, nel mercato del biologico, il più influente settore extra-alimentare, con un fatturato in costante crescita. Tuttavia, l’informazione sulla ecobiocosmesi stenta ancora a diffondersi capillarmente tra il grosso pubblico, o lo fa in maniera approssimata e non corretta9. Su 213 mamme intervistate in Penisola Sorrentina e area Stabiese (dati personali, non pubblicati), solo il 4% era a conoscenza della tematica dell’eco e dermocompatibilità dei cosmetici e sapeva riconoscere le formule INCI (elenco degli ingredienti sull’etichetta del cosmetico, nell'ordine decrescente di percentuale al momento dell'incorporazione). L’ignoranza delle utenti riflette la scarsa sensibilità dei Medici al problema, visto che solo l’1.5% delle intervistate aveva ricevuto indicazioni sull’uso di cosmetici biologici dal proprio Pediatra, mentre il 70% si è dichiarata invece interessata, una volta informata, all’acquisto di cosmetici naturali e sostenibili. Maggiormente informati sono apparsi gli adolescenti, visto che su 131 ragazzi interpellati di 11-16 anni, il 35% ha dichiarato di preferire utilizzare creme per il viso, per il corpo, prodotti per i capelli, bagnodoccia, saponi, trucchi naturali, privi di prodotti industriali, e rispettosi dell'ambiente e dei diritti degli animali. Bibliografia 1) Lahti JG, Shabshin U, Lewis AT, Benedetto AV. Pediatric cosmetic dermatology. Clin Dermatol 2003 Jul-Aug; 21(4):315-20. Review. 6) Rogiers V, Pauwels M. Safety assessment of cosmetic ingredients present in technical information files of finished products. 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Nel tempo si è andato oltre, e la fabbricazione dei tessuti si è arricchita del concetto di estetica quindi non solo in grado di proteggere ma anche capaci di soddisfare la vanità attraverso la moda. riparazioni di ernie e legamenti, ecc.), di migliorare disturbi già esistenti come i tessuti elastocompressivi per le patologie venose croniche degli arti inferiori ma anche di provocare danni cutanei di varia intensità. Dermatiti da tessuti Dal punto di vista clinico le dermatiti causate da contatto con gli abiti possono variare per aspetto e/o localizzazione. Generalmente il quadro clinico delle dermatiti connesse ai prodotti tessili è rappresentato dalla dermatite allergica da contatto (DAC) ma nella letteratura sono state descritte diverse varianti cliniche come risulta dalla Tabella 1. Le zone dove gli abiti sono più a stretto contatto con la pelle sono le Fibre tessili più esposte al rischio di sviluppare una DAC. In genere è localizzata nelle regioni non protette dagli indumenti intimi ed è particolarmente Gli indumenti sono confezionati con pezze di tessuto compresente alle ascelle, al collo, alle pieghe del gomito, al torace ed al posto da fibre naturali e artificiali o sintetiche ottenute in diversi modi. tronco soprattutto al contatto con le fodere colorate. Le fibre naturali impiegate possono essere di tipo cellulosico di deriQuando la dermatite è causata dalle calze le più interessate sono le vazione vegetale (cotone, canapa e lino) o di tipo proteico di derivaregioni posteriore ed interna delle cosce, la fossa poplitea degli arti zione animale (lana e seta). Per quanto riguarda le fibre artificiali il proinferiori ed il dorso dei piedi. Gli indumenti intimi più in causa sono le cedimento chimico di sintesi delle fibre viene ottenuto da polimeri che calze nel sesso femminile mentre i calzini difficilmente inducono allerformano la spina dorsale della fibra: essa è però costituita da numegia nei maschi. Al secondo posto si segnala una discreta frequenza rosi prodotti chimici che si formano come di allergia alla colorazione delle mutande fattori collaterali nel processo di polimerizzamentre i costumi da bagno come tali sono Tabella 1 zione e con la presenza di numerosissimi molto raramente in causa nelle dermatiti da Dermatiti da tessuti additivi chimici. Molti di questi additivi sono indumenti intimi. Eruzioni papulari aggiunti poi per conferire alcune caratteristiLe manifestazioni dermatologiche causate Dermatite da contatto purpurica che ai singoli tessuti quali l’idrorepellenza, da contatto con gli abiti sono generalmente Eritema multiforme-simile l’ingualcibilità, la resistenza alle fiamme e attribuite a sostanze chimiche e coloranti Dermatite da contatto pigmentata anti staticità. Il tessuto fornito dall’ industria che vengono aggiunti alle fibre tessili durandelle confezioni è colorato o stampato e te la loro manifattura e assemblaggio in induDermatite da contatto allergica pustolosa trattato con varie sostanze chimiche. Tutti menti. In particolare, gli agenti responsabili Eritroderma generalizzato questi procedimenti vengono definiti generisono rappresentati da prodotti per le tinture Dermatite da contatto irritativa camente finissaggio. e il finissaggio, i metalli, la gomma e le colle. Orticaria da contatto Oltre le principali funzioni, cioè di proteggere Occasionalmente anche gli sbiancanti ottici, Follicoliti dai pericoli ambientali ed aiutare a regolare la i biocidi, i materiali ignifughi ed altri agenti Orticaria da pressione temperatura e l’umidità cutanea, i tessuti, a sono responsabili dell’insorgenza del quadro contatto con la pelle, sono in grado di preveclinico cutaneo. Dermatiti da tessili fototossici nire alcune malattie (cosiddette “fibre intelliLe singole fibre possono indurre specifici e Prurito diffuso genti” come i tessuti per by-pass, stent, per differenti quadri clinici: 1 1) La lana causa irritazione acuta e cronica, aggrava la dermatite atopica e induce DAC e orticaria da contatto. 2) La seta è in grado di aggravare una dermatite atopica e raramente induce orticaria da contatto. Non sono invece mai state notate reazioni allergiche da contatto e neppure reazioni irritative. 3) Il nylon può causare DAC e orticaria da contatto 4) Le fibre di vetro non vengono usate per vestiti normali ma gli indumenti possono essere occasionalmente contaminati dal lavaggio degli indumenti in macchine lavatrici che hanno lavato delle tende. 5) Lo Spandex è utilizzato soprattutto nei reggiseni e lingerie e determina soltanto DAC 6) La gomma è contenuta in numerosi prodotti e per questo motivo costituisce una causa molto frequente d’allergia. Di tutte le numerose fibre disponibili per l’uso negli abiti solo 2 naturali e 4 prodotte sinteticamente sono responsabili di problemi dermatologici. Con tutto ciò si assiste sempre a nuovi casi di DAC da indumenti; dato il contatto sempre più spesso tra la pelle ed i tessuti colorati, da capi di abbigliamento a intimo e calzini colorati, da lenzuola e federe a teli da bagno ed accappatoi colorati, i numerosi coloranti per tessuto sono i più frequentemente responsabili di reazioni allergiche. con DAC da eziologia sconosciuta al momento dei patch test, gruppo II con 3 studi su pazienti con sospetto diagnostico di DAC da coloranti e gruppo III con 6 studi in cui i pazienti avevano già una diagnosi di DAC da coloranti al momento dei patch test. Come ci si aspettava la prevalenza più bassa risultava nel gruppo I in cui quando si testavano solo i coloranti non dispersi i valori non superavano l’1% mentre ai test con coloranti dispersi e non la prevalenza variava tra 1,4% e 5,8%; nel gruppo II la prevalenza aumentava fino al 17,2% ed era massima nella popolazione con diagnosi certa di DAC da coloranti, con valori tra 15,9% e 72.7%. Inoltre la prevalenza risultava aumentata notevolmente per i coloranti dispersi (Hatch KL 2000). In un recente articolo la dott.ssa Hatch ha nominato i 15 coloranti dispersi con il “record” di segnalazioni di DAC; in testa è il giallo 3 con 140 segnalazioni poi in ordine decrescente come si osserva nella Tabella 2. Ben diversa la situazione dei coloranti non dispersi per i quali è stata dimostrata positività ai patch test in più di 10 pazienti solo per tre sostanze: nero diretto (direct black) 38, nero acido 48 e giallo pigmento 16 (Hatch KL 2003). In base ai dati epidemiologici presentati nasce l’idea di strategie preventive contro le reazioni allergiche da coloranti che consistono nel evitare il contatto con le sostanze responsabili e con quelle a possibile reattività crociata dal punto di vista allergologico. Alcuni consigli di carattere generale prevedono controllare fattori favorenti, lavaggio ad acqua dei capi di abbigliamento ed esposizione all’aria di quelli Dermatiti da coloranti tessili lavati a secco, uso di indumenti confezionati con fodere non colorate e abbigliamento intimo non colorato. Ma soprattutto la principale L’esposizione agli allergeni contenuti nei coloranti è molto strategia preventiva nella DAC da coloranti è l’impiego di tessuti a alta in ambito professionale tra gli individui dell’industria dei colorannoto e scarso contenuto allergenico a diretto contatto con la cute. ti ma anche nella lavorazione dei tessuti mentre l’esposizione extraNella nostra clinica, in uno studio prospettico ormai in fase conclusiprofessionale colpisce specialmente il sesso femminile. Tra i fattori va utilizzando tessuti naturali colorati con coloranti naturali abbiamo favorenti della DAC non professionale si notano: il sovrappeso, la ottenuto a tre anni un miglioramento del quadro clinico in 10 paziensudorazione eccessiva che facilita il distacco del colorante dal testi affetti da DAC da abiti, in confronto con un analogo gruppo di suto e la frizione tra cute pazienti che ha utilizzato e indumenti molto adeTabella 2. I “record” dei coloranti dispersi tessuti “normali” quindi si renti. Negli ultimi anni le può sottolineare che Nome colorante disperso N. articoli N. casi DAC segnalazioni di dermatiti indossare abbigliamento Giallo 3 23 140 da coloranti tessili sono tinto con coloranti naturain aumento ma la reale li, da persone sensibilizzaRosso 1 20 106 incidenza non si conosce te, è molto meno dannoArancione 3 18 78 perché alcuni coloranti so che indossare capi tinti non sono presenti nel con coloranti di sintesi. Blu 106 19 72 Color Index (riferimento Inoltre il dott. Francalanci S. Blu 124 16 53 enciclopedico dell’Amee il prof. Sertoli A. delBlu 35 14 51 rican Association of Texl’Università di Firenze in tile Chemists e British uno studio sull’impiego dei Blu 3 6 40 Society of Dyers Coloucoloranti naturali in pazienti Giallo 9 7 33 rists), mancano di formusensibilizzati a coloranti la chimica o hanno diffedispersi hanno dimostrato Nero 1 8 28 renti nomi commerciali che i coloranti naturali Rosso 17 13 24 (Manzini BM 1996). hanno proprietà fisico chiArancione 1 7 24 Hatch e Maybach hanno miche diverse e non sono raggruppato 19 studi su dotati di reattività crociata Arancione 76 5 14 popolazioni testate con con i più comuni coloranti Marrone 1 6 12 patch test serie tessuti, sintetici; i patch test effetnella maggior parte italiatuati con estratti attivi dei Arancione 13 4 7 ni, in tre gruppi: gruppo I coloranti naturali in soggetBlu 85 6 15 con 10 studi su pazienti ti allergici ai coloranti dis- 2 persi hanno dato esito negativo. Nonostante questi dati gli studi sui coloranti naturali, cioè di origine vegetale, sono ancora pochi per poter concludere sulla loro potenziale tossicità sia per l’uomo, sia per l’ambiente. Tessuto ecologico Tanti consumatori intendono per tessuto anallergico quello prodotto con fibre naturali dimenticando, per esempio, che durante la lavorazione industriale il cotone (la fibra naturale di maggior uso) viene ricoperto di resine che impregnano le fibre di formaldeide, responsabile di DAC. Alla luce di una maggior coscienza ecologica il termine di tessuto anallergico dovrebbe essere sostituito dal tessuto ecologico. Questo rappresenta il prodotto finale della cooperazione tra quattro aree: 1. La lavorazione ecologica Tratta le problematiche della produzione, dal uso di solo fibre naturali ottenute da agricoltura biologica, no OGM allo smaltimento, il riciclaggio e lo scarico durante i processi produttivi in un ciclo separato dal tradizionale. 2. La produzione ecologica Prende in considerazione gli effetti dei processi di produzione sugli esseri umani e sull’ambiente, come ad esempio la sicurezza sul lavoro, il consumo idrico ed energetico, il trattamento delle acque di scarico e dei rifiuti, oltre alla propagazione di polveri e di rumore. 3. La manutenzione ecologica Si occupa della fase di utilizzo dei tessuti e riguarda gli effetti sull’ambiente durante il lavaggio, la pulizia e la manutenzione dei capi. 4. L’ecologia umana Tratta gli effetti dei tessuti e dei loro trattamenti chimici sulla salute e sul benessere degli esseri umani. Per i consumatori affetti da patologia allergica verso determinate sostanze è molto importante avere a disposizione informazioni particolareggiati, per poter essere sicuri che il prodotto acquistato non contenga l’allergene al quale sono sensibili. Un etichettatura adeguata sui capi di vestiario diventa opportuna come azione a tutela del consumatore. Inoltre date le esigenze del tessuto biologico conforme ai principi dell’ecologia tessile è necessaria una certificazione ecologica con dei parametri ben precisi che garantiscono la qualità di vero biologico dei prodotti tessili. Da alcuni anni sono sorti i marchi di qualità, tra cui ECOLABEL e Oeko-Tex, che comportano un impegno circa la qualità aggiunta del prodotto finale da parte delle aziende. ECOLABEL è un marchio internazionale, in alcuni paesi non solo per il tessile, in cui le garanzie sui prodotti sono fornite dal produttore stesso mentre Oeko-Tex è un marchio nato in Austria, solo tessile, con garanzie fornite da un laboratorio accreditato per eseguire analisi necessarie. Attraverso l’etichetta ecologica si attesta che il prodotto su cui è apposta ha un ridotto impatto ambientale nell’intero suo ciclo di vita, offrendo ai consumatori - sempre più consapevoli dell’importanza della preservazione del patrimonio naturale e disponibili a svolgere un ruolo attivo nella salvaguardia dell’ambiente - un’informazione immediata sulla sua conformità a rigorosi requisiti. Per il consumatore la qualità ecologica dei prodotti rappresenta sempre più un criterio di scelta decisivo. La crescita della consapevolezza ecologica e la continua tendenza al benessere hanno infatti portato a far si che gli aspetti relativi alla salute ricoprano un ruolo sempre più importante al momento dell’acquisto. 3 G ES GREEN L’ORÉAL per l’ambiente L’ORÉAL è coinvolta a livello mondiale in un processo di miglioramento del proprio impatto ambientale. Per uno sviluppo veramente ecosostenibile. Gli obiettivi per il 2015 sono ambiziosi, di molto superiori al Protocollo di Kyoto. OItre ai grandi progetti dello stabilimento, anche gli uffici italiani vogliono essere parte di questo processo di miglioramento continuo. Perché crediamo che anche da noi 7dipenda il futuro del nostro ambiente. Ma anche perché crediamo che costi e sprechi possano essere ridotti in un'ottica di gestione aziendale sempre più efficiente. Meno stampanti e meno carta per un miglior impatto sull'ambiente –26 Le stampanti delle nostre scrivanie verranno progressivamente sostituite con quelle di qualità superiore situate nelle aree comuni. Minore impatto, ma qualità decisamente più apprezzabiIe. Le vecchie stampanti personali verranno progressivamente rimosse dopo circa un mese dall'inizio del progetto. tonnellate di CO2 A partire dalle date indicate le nuove stampanti verranno localizzate in aree copy: • a Torino, in via Garibaldi: dal week-end del 1-2 maggio • a Milano, in via Primaticcio: dal week-end del 15-16 maggio Le stampanti attualmente distribuite nelle sedi di Torino e Milano non più utilizzabili dopo la partenza del progetto, rimarranno fisicamente installate per il tempo necessario ad organizzare un ritiro senza creare disturbo all’attività lavorativa. 2 G ES GREEN Come funziona Il sistema genera automaticamente le stampe in bianco/nero e fronte/retro. In caso di necessità, è possibile modificare queste impostazioni di base, con il programma di stampa del PC o sulla stampante. Le stampe a colori, se non strettamente necessarie, saranno limitate al massimo. La stampa potrà essere eseguita da una qualsiasi delle stampanti presenti nei siti di Milano e Torino. Non c’è bisogno di impostare la stampante di destinazione dal PC. L’emissione della stampa avverrà tramite, "strisciata" del badge aziendale sul lettore posto su ogni stampante. La stessa procedura è valida anche per l'utilizzo delle fotocopiatrici. Questro implica che: sulla stampante usciranno solo le stampe dei legittimi proprietari; in caso di smarrimento o dimenticanza saranno abilitati in automatico anche i badge sostitutivi. –8,6 milioni di litri di H2O 282 alberi salvati –30% carta usata L’impatto ambientale Carta utilizzata grazie alla stampa fronte/retro impostata automaticamente: –30% Risparmio di 20 tonnellate di carta per anno Meno toner Meno cartucce d'inchiostro colore Minor consumo elettrico 3 A cura di Mauro Castiglioni Farmacista, Consigliere SIFAP (Società Italiana Farmacisti Preparatori) Membro del Comitato Scientifico SKINECO Unguento Boracico e Unguento Salicilico Se invece vogliamo aumentare l’effetto emolliente di questo unguento possiamo aumentare la concentrazione di burro di Karité. La quantità di acido salicilico e di conseguenza anche le quantità degli altri componenti sono variabili, questo a seconda dell’azione cheratolitica che il Dermatologo vuole avere dall’utilizzo di questo preparato. Si tratta di due preparazioni che preveLa realizzazione di questo unguento è dono una forma farmaceutica particosimile a quello visto in precedenza. larmente occlusiva. Rispetto all’Unguento Boracico, qui Gli unguenti sono costituiti da una base abbiamo però una sola polvere da monofasica in cui possono essere incorporare l’acido salicilico e di consedisperse sostanze sia di tipo solido guenza risultano ovviamente eliminate (come nell’esempio che andremo a le operazioni che riguardano la miscevedere Acido Borico e Acido Salicilico) lazione. che di tipo liquido; e in base alle loro Inoltre l’acido salicilico risulta solubile caratteristiche chimico-fisiche possono nel trigliceride Caprilico Caprico; essere classificati in: nel caso in cui però la concentrazione Per rendere più “morbido” l’unguento - Unguenti LIPOFILI di acido salicilico dovesse essere alta, possiamo aggiungere (a scapito della - Unguenti IDROFILI per aumentare la solubilità occorre cera bianca) un 2-5% di olio di man- Unguenti che emulsionano acqua scaldare leggermente a bagnomaria. dorle dolci o di jojoba. Anche in questo caso la maggiore o Possiamo infine sostituire anche parzialIl burro di Karité e la cera Alba vengominore densità del preparato viene mente la cera bianca con la cera d’api. no, a bagnomaria, miscelati tra loro fino data dalla quantità di burro di ad ottenere una pasta Karité e cera Alba che utilizomogenea. UNGUENTO BORACICO UNGUENTO BORACICO ziamo. Sotto agitazione e sempre Formula Classica Formulazione Eco Ovviamente diminuendo la a bagnomaria vengono concentrazione di questi due aggiunti il trigliceride - Acido borico 3% - Acido borico 3% fattori di consistenza riusciaCaprilico Caprico, Il C10- Sodio borato 3% - Sodio borato 3% mo ad ottenere un unguento 13 triglicerides e il polygly- Spermaceti 3% - Polyglyceryl 3 Dimerate 10% più fluido. ceryl 3 Dimerate. - Cera bianca 3% - C10-13 triglicerides 4-5% Anche in questo caso,come A questo punto quando la - Vaselina 54% - Cera Alba 2-3% per tutti i preparati descritti, miscela è omogenea e ben - Lanolina 18% - Burro Karité 5% la consistenza deve essere amalgamata vengono - Aqua depurata 16% - Trigliceride Caprilico Caprico qb a 100% verificata dopo alcune ore e aggiunti a filo e sotto le concentrazione di utilizzo costante agitazione (per UNGUENTO SALICILICO UNGUENTO SALICILICO dei vari eccipienti devono fare questo e opportuno sempre essere verificate speavvalersi di un agitatore Formulazione Eco Formula Classica rimentalmente. meccanico) le polveri che - Acido salicilico 2 – 20% - Acido salicilico 2-20% - Vaselina Alba qb a 100% - Polyglyceryl 3 Dimerate 6-15% - C10-13 triglicerides 2-8% - Cera Alba 2-4% - Burro Karité 3-7% - Trigliceride Caprilico Caprico q.b. a 100% Prosegue la nostra “rivisitazione” di alcuni galenici classici in versione Eco. In questo numero andremo ad analizzare come è possibile modificare due forme classiche e ampiamente conosciute nel mondo dermatologico: l’ Unguento Boracico e l’ Unguento Salicilico. sono state preventivamente miscelate e passate al setaccio, in modo da renderle perfettamente omogenee. La miscelazione è un’operazione molto importante perché permette innanzitutto di avere una polvere perfettamente “uguale” in tutte le sue parti in modo che non esistano punti in cui la concentrazione di Sodio Borato sia diversa da quella di Acido Borico. Inoltre la miscela dei due componenti deve essere molto fine onde impedire che durante l’applicazione del prodotto non avvengano poi fenomeni di abrasione. Una volta incorporata tutta la polvere si versa l’unguento in un’apposito contenitore e si lascia raffreddare. La consistenza del prodotto finale può essere verificata dopo alcune ore. 1 Unguento allo Zinco Ossido e Pasta all’Acqua Prosegue la nostra “rivisitazione” di alcuni galenici classici in versione Eco. In questo numero andremo ad analizzare come è possibile modificare due forme classiche e ampiamente conosciute nel mondo dermatologico: l’ Unguento allo Zinco Ossido e la Pasta all’Acqua Si trattano di due formulazioni a spiccata azione lenitiva ed emolliente impiegate soprattutto in pediatria. In particolare la Pasta all’Acqua risulta molto efficace nelle “dermatiti da pannolino” e rappresenta ancora adesso un valido supporto nelle mani sia del Dermatologo che del Pediatra. La scelta poi dell’uso dell’unguento o della pasta viene principalmente dettata dal tipo di “problema” che si vuole trattare, entrambe comunque rappresentano delle forme farmaceutiche molto interessanti ed estremamente utili. Per la realizzazione di questo unguento ci dobbiamo attenere alle regole che abbiamo già visto in precedenza circa la preparazioni degli altri unguenti. Anche in questo caso la quantità di cera d’Alba e di burro di Karité da utilizzare saranno in relazione alla maggior e minore “consistenza” che vogliamo dare al nostro unguento. Nel caso in cui l’utilizzo del UNGUENTO ALLO ZINCO OSSIDO preparato sia previsto sul viso, ad esempio, possiaFormula Classica mo diminuire la consistenza Vaselina 1 – 20% introducendo un 5-6% di - Zinco ossido qb a 100% olio di mandorle in modo da rendere più fluido l’unguento. Nel caso in cui questa preparazione venga utilizzata, ad esempio come lenitivo dopo sole, possiamo traPASTA ALL’ACQUA sformare l’unguento in un’emulsione fluida (dalla Formula Classica consistenza simile a un - Glicerina 12,5% latte) sostituendo in toto la Acqua 12,5% cera d’Alba e una parte del - Talco 12,5% burro di Karité con dell’olio Zinco ossido 12,5% di Iperico. La concentrazione di utilizzo dell’ossido di zinco varia 2 tengono finemente dispersi nella base solidi in grandi proporzioni (20-50%). Le polveri devono avere un elevato grado di suddivisione onde evitare irritazione durante l’applicazione e a seconda della base le paste vengono divise in: - PASTE ACQUOSE (magre-molli) - PASTE GRASSE La pasta all’Acqua è una tipica pasta magra. L’aspetto più importante nella realizzazione di una pasta deve essere la perfetta miscelazione delle polveri presenti e soprattutto il grado di finezza delle polveri stesse. Questo per far si che durante la preparazione della pasta la miscelazione sia perfetta e per impedire che durante l’applicazione della pasta non compiano fenomeni di abrasione dovuti alla non perfetta omogeneità dei granuli. Le polveri presenti (talco e zinco ossido) vengono, come dicevo prima, ben miscelate e passate al setaccio. A parte viene miscelata l’acqua, la glicerina e l’idrossietilcellulosa. Aggiungiamo l’idrossietilcellulosa come agente sospendente in modo da evitare di miscelare la pasta prima di applicarla. A questo scopo possiamo sostituire l’idrossietilcellulosa con la gomma xantana. Per far in modo di disperdere bene l’idrossietil e di costituire così una soluzione più densa si consiglia di UNGUENTO ALLO ZINCO OSSIDO scaldare leggermente (3040°C) a bagnomaria e sotto Formulazione Eco continua agitazione. A tale - Zinco Ossido 1-20% scopo è molto utile utilizzare - Polyglyceryl 3 Dimerate 6-15% un agitatore magnetico. Una - C10-13 Triglicerides 2-8% volta che l’idrossietilcellulosa - Cera Alba 2-4% (o gomma xantana) si è ben - Burro Karité 3-7% dispersa bisogna incorporare - Trigliceride Caprilico a filo e sotto agitazione le polCaprico q.b. a 100% veri. Si miscela fino a completa incorporazione delle PASTA ALL’ACQUA polveri e si versa la pasta in Formulazione Eco un apposito contenitore. La maggior consistenza della - Glicerina 12,5 g pasta viene data dalla quan- Acqua 12,5 g tità di gelificante impiegato; - Talco 12,5 g per avere paste molto consi- Zinco ossido 12,5 g stenti si possono aggiungere - Idrossietilcellulosa o anche quantità di gelificante Gomma Xantana 0,125 g di 0,5%. a secondo del tipo di problema da trattare e può andare da concentrazioni molto basse anche 0,5-2% fino a concentrazioni più importanti 15-20%. Il burro di Karité e la cera Alba vengono a bagnomaria miscelati tra loro fino ad ottenere una pasta omogenea. Sotto agitazione e sempre a bagnomaria vengono aggiunti il trigliceride Caprilico Caprico, Il C10-13 triglicerides e il polyglyceryl 3 Dimerate. A questo punto, quando la miscela si presenta ben omogenea e amalgamata viene aggiunto a filo e sotto costante agitazione (per fare questo e opportuno avvalersi di un agitatore meccanico) l’ossido di zinco prescritto. Una volta incorporata tutto l’ossido di zinco ed aver agitato per circa venti minuti (meglio se si dispone di un turboemulsore) viene versato l’unguento in un’apposito contenitore e si lascia raffreddare. La consistenza del prodotto finale deve essere verificata dopo alcune ore. Si può però ottenere una vaselina “vegetale”, alla quale introdurre la quantità necessaria, gelificando un olio. Questa procedura può essere eseguita utilizzando come gelificante in una concentrazione variabile dal 2 al 5% l’acido 12 Idrossistearico. La Farmacopea definisce le paste come preparazioni semisolide che con-