Campi di disturbo alimentare ( CDA ) … Intolleranze alimentari

Campi di disturbo alimentare ( CDA ) … Intolleranze
alimentari … Questi sconosciuti!
L’argomento in questione, gentili lettori, è oggetto di discussioni di ogni genere e, se la diatriba si
apre già sulla terminologia più o meno corretta e accettata come definizione, è probabile che anche
sui concetti correlati non vi sia accordo. Vediamo di chiarirci le idee.
Partiamo dal concetto che ogni cibo che ingeriamo ha una funzione sia plastica che metabolica e si
può assimilare ad un farmaco, con un’azione e un effetto, con una conseguente reazione a carico dei
principali organi di digestione, assorbimento ed eliminazione.
È quindi facile accettare l’idea che un cibo “ non adatto” o usato in eccesso o in modo non corretto
possa determinare la comparsa di sintomi a carico di diversi organi e apparati.
È significativo sottolineare inoltre che il nostro sistema immunitario, cioè il nostro sistema di difesa,
è composto da cellule e strutture diffuse in varie parti dell’organismo, soprattutto localizzate in aree
di contatto con l’esterno e, in particolare, la più estesa è il distretto intestinale.
Il sistema immunitario intestinale ( GALT ) è uno dei più importanti settori immunitari del corpo
umano, si calcola infatti che la superficie intestinale corrisponda a circa 300 metri quadri.
C’è una continua interazione tra intestino e ambiente:una continua esposizione a sollecitazione
antigenica alimentare, batterica, virale, parassitaria e chimica. Quando mangiamo introduciamo
sostanze complesse molto diverse da noi che portano un “codice” della propria origine animale,
vegetale o minerale che sia. Queste sostanze vengono identificate come “non-self” e non possono
essere assorbite e fatte entrare nel nostro organismo senza provocare violente reazioni di difesa
simili a quelle che si possono avere ad esempio con una trasfusione di sangue non compatibile.
I cibi devono prima essere digeriti, scissi nei loro componenti che il nostro sistema di difesa possa
processare e riconoscere dopodichè il loro assorbimento non provocherà reazioni avverse.
La funzione del GALT è quella di consentire l’assorbimento di sostanze nutritive senza provocare
reazioni immunitarie pericolose per l’ospite: fenomeno che prende il nome di tolleranza orale.
Anche a questo punto è facile accettare l’idea che alterazioni di questo meccanismo a vari livelli
possano far perdere la tolleranza orale verso un determinato cibo.
Reazioni avverse si possono realizzare anche per la presenza nei cibi di sostanze chimiche quali
conservanti, coloranti, additivi, residui di pesticidi e tossici di varia origine.
Dopo questi brevi accenni possiamo chiederci cosa accade quando, per uno dei motivi
precedentemente esposti, la tolleranza alimentare verso un determinato componente viene perduta.
L’organismo reagirà nel tentativo di adattarsi allo stress ( in questo caso alimentare ) con la
possibile comparsa di sintomi diversi in base alla reattività individuale di ognuno di noi.
Piuttosto frequente e sintomo talvolta rivelatore della presenza di campo di disturbo alimentare è il
manifestarsi di patologie comuni (per esempio cistiti, dermatiti, ecc.) che dopo una fase acuta
tendono a cronicizzare o a recidivare entro breve tempo. Questo indica una diminuita efficacia del
sistema immunitario ascrivibile anche ad uno stimolo irritativo cronico, a una diffusa
infiammazione persistente (anche intestinale), a un sovraccarico alimentare.
In base a statistiche documentate nella letteratura anglo-americana, sintomi ricollegabili a campi di
disturbo alimentari che possono trarre vantaggio da una correzione dell’alimentazione nell’ambito
della NUTRITERAPIA, oltre alle malattie tipicamente allergiche quali congiuntivite, eczema,
orticaria, rinite, possono essere le seguenti:
- nevrosi, depressione, labilità d’umore, crisi di irascibilità:
- cefalee, vertigini, tinnitus;
- alterazioni pressorie, tachicardia;
- obesità, dismetabolismo;
- gastrite, colite, colon irritabile, dispepsia, costipazione, diarrea, afte;
- cistiti, perdite vaginali;
- dismenorrea;
- artriti, artrosi, dolori muscolari;
- dermatiti, acne.
E la lista non termina qui.
Questo lungo elenco rappresenta la dimostrazione di come il fenomeno delle intolleranze alimentari
posso investire tutte le singole strutture del corpo umano. È anche uno dei principali motivi che
rendono difficile studiare questo tipo di manifestazioni.
Vi sono poi sintomi cosiddetti accessori che possono rappresentare la spia della presenza di un
eventuale CDA: astenia, alitosi, afte orali, palpitazioni, alternanza di peso, aerofagia, meteorismo,
difficoltà digestive, edemi, torpore mentale, ipersudorazione, prurito, sintomi che sono soliti
scomparire nel breve volgere di aluni giorni dall’inizio della correzione alimentare.
Che si tratti di sovraccarico alimentare o di campi di disturbo alimentare ( intolleranza ) sia pure
con modalità diverse si dovrà intervenire innanzitutto identificando il cibo responsabile della
reazione avversa effettuando la ricerca con idonei test.
Individuati i campi di disturbo alimentari, la terapia si articolerà su vari livelli: adeguata e
personalizzata alimentazione con TEMPORANEA eliminazione del cibo non tollerato,
disintossicazione con la possibilità di trattamenti individualizzati biologici, grande attenzione al
ripristino dell’equilibrio dell’ecosistema intestinale ( flora intestinale, mucosa intestinale, sistema
immunitario intestinale ), ricerca di un buon equilibrio psico-fisico con rimozione dei fattori
predisponenti, trattamento di fondo omeopatico ed eventuale supplementazione nutrizionale.
Il tutto volto a ripristinare l’omeostasi dell’organismo.
Curare un’intolleranza alimentare offre indubbiamente una quantità di vantaggi per il benessere
individuale, ma l’obbiettivo finale deve essere anche quello di ricominciare a mangiare di tutto con
maggior piacere, varietà e consapevolezza di prima.
Conoscendo al grande mancanza di accordo sull’argomento trattato aggiungo solo: “provare per
credere” e concludo con una frase del grande Mahatma Ghandi:
“ Una menzogna non diventa verità solo perché passa di bocca in bocca, una verità non diventa
menzogna solo perché nessuno la conosce.”
Dr Chiara Biondani