Zuzanna Krasnopolska Dipartimento di Italianistica, Facoltà di Lingue Moderne Università di Varsavia in co‐tutela con Dipartimento di Filologia Università della Calabria Les dames Bovary: la figura di Emma Bovary e uno studio del bovarismo nella letteratura e nella cultura europea Relatori: prof.ssa Margherita Ganeri, prof.ssa Hanna Serkowska AUTOPRESENTAZIONE DELLA TESI DI DOTTORATO: Enrico Testa nell’introduzione al saggio Eroi e figuranti. Il personaggio nel romanzo si lamenta col lettore: «Non ho mai perdonato a Nataša Rostova di essersi fatta ingannare da Anatol Kuragin e di aver compromesso così il suo amore col principe Andrej… e chissà quanti altri lettori, ingenui come me, hanno avuto la stessa reazione e hanno provato lo stesso sentimento! Il fatto è che i personaggi, queste creature di parole e di carta, ci afferrano con la loro particolarissima esistenza ed esercitano su di noi uno strano potere. Su di noi e sui loro autori: è noto quanto filo da torcere abbiano dato Madame Bovary e Anna Karenina a Flaubert e a Tolstoj»1. Esistono dei personaggi che non lasciano nessun lettore indifferente. La protagonista che mi ha colpito nel modo più notevole è ed è stata Madame Bovary. Per questo motivo lo scopo della mia tesi di dottorato è di trovare sue tracce, sopravvivenze e reincarnazioni nelle letterature europea, di ricostruire la storia degli influssi del personaggio di Gustave Flaubert, insieme alla discussione del concetto di bovarismo nei termini di categoria psicologico‐letteraria. Il personaggio di Emma Bovary è la versione femminile del primo eroe moderno, Don Chisciotte (anche se, ancora nel 1842 Søren Kierkegaard si interrogava sull’assenza della versione femminile dell’eroe di Cervantes nella letteratura europea), è la prima eroina letteraria che si distingue fra i numerosi personaggi maschili della letteratura mondiale. Come giustamente nota 1 Enrico Testa, Eroi e figuranti. Il personaggio nel romanzo, Einaudi, Torino 2009, p. 3. 1 Jan Tomkowski, solo in seguito alla Bovary entrano in scena delle eroine ben disegnate e complesse, come Anna Karenina o Nastas’ja Filippovna. Considerata da Emile Zola e Albert Thibaudet un personaggio superiore agli altri per la sua capacità di diventare ‘un tipo’, la Bovary si avvicina al concetto del mito letterario, giacché riesce a creare modelli di comportamento e di personalità. A maggior ragione, Emma Bovary diventa ispirazione, o meglio il romanzo di Flaubert diventa un ipotesto di numerosi romanzi. Ogni autore cerca di creare una visione personale della protagonista e del romanzo (e dunque crea il proprio ipertesto), trasformandone le caratteristiche originali, tracciando in quel modo una rete di riferimenti, continuazioni ed elaborazioni rispetto al testo originale. Il bovarismo di ogni eroina – cioè, secondo Jules de Gaultier, la capacità di concepirsi diversi da quello che si è – viene diversamente motivato e comporta varie conseguenze. L’oggetto della presente ricerca è pertanto il gioco intertestuale che gli autori intraprendono con il testo originale di Flaubert, inter‐novel dialogue a detta di Gilman, che permette di scoprire le differenze e le affinità nell’educazione, nel matrimonio, nell’adulterio, nei disturbi psico‐fisici, nel modo in cui le sopravvivenze esperiscono il contrasto fra la città e la provincia. Si cerca di cogliere anche la maniera in cui il loro bovarismo evolve. In seguito a questa ricerca, in ottica comparatistica, emergono delle protagoniste à la Bovary. Il corpus principale dei testi presi in esame comprende le seguenti opere: Giacinta di Luigi Capuana (1879), Il marito di Elena di Giovanni Verga (1882), L’Illusione di Federico De Roberto (1891), Presidentessa di Leopold Alas (1884), Hedda Gabler di Henrik Ibsen (1890), Effi Briest di Theodor Fontane (1894), Primo Basìlio di Eça De Queirós (1878). L’analisi include inoltre i testi (alcuni discussi ampiamente, altri solo menzionati nelle note) che, in misura variabile, si possono considerare liberi e parziali rifacimenti dell’originale del romanzo di Flaubert e della protagonista, come Fanny di Ernst Aimé Feydeau (1858), The Doctor’s Wife di Mary Elizabeth Braddon (1864), Marie Grubbe di Jens Peter Jacobsen (1876), Anna Karenina di Lev Tolstoj (1877), La virtù di Checchina di Matilde Serao (1884), Cham di Eliza Orzeszkowa (1888), Komediantka di Władysław Reymont (1896), Gertrud di Hjalmar Söderberg (1906), Romans prowincjonalny di Kornel Filipowicz (1964), Menzogna e sortilegio di Elsa Morante (1948), Althénopis di Fabrizia Ramondino (1981), nonché, anche se fuori dai confini europei, The Awakening di Kate Chopin (1899) e Michael mio di Amos Oz (1968). Si precisa tuttavia che la scelta delle protagoniste discusse nella tesi di dottorato, pur essendo confermata dalle relative voci della critica, è soggettiva e personale. Di conseguenza, 2 nonostante gli influssi chiaramente rintracciabili del romanzo di Flaubert sui testi discussi, il presente progetto, che non ha pretese di esaustività, deve essere preso con le dovute cautele, visto che, in fin dei conti, ogni opera costituisce un’entità autonoma. In più vorrei puntualizzare che la griglia delle reminiscenze della Bovary non è e non può essere definitiva. Si nota un certo abuso, o più spesso un traviamento del termine “nuova Madame Bovary”, per cui si è scelto di elaborare un elenco dei criteri qualificanti necessari perché la protagonista possa essere considerata la cosiddetta sopravvivenza flaubertiana. Vengono quindi accostati i criteri in coppie binarie: matrimonio e adulterio, ignoranza e educazione (letteraria), salute e disturbi (psichici), provincia e città. Tutti questi criteri sono inoltre legati al concetto originale di bovarismo, una innata caratteristica umana la cui patologizzazione può portare alla perdita completa dell’identità. Nella presente tesi di dottorato si osserva una visibile evoluzione del modo in cui si intende il bovarismo. Rispetto al concetto che abbracciava il naturale atteggiamento psicologico e si basava sul processo comune di imitazione e di idealizzazione a livello sia individuale sia collettivo, il termine di de Gaultier ne ha drasticamente diminuito la portata, facendogli assumere una sfumatura esclusivamente negativa. Di conseguenza, si specifica che se per certi aspetti è legittimo considerare molti personaggi femminili come sopravvivenze di Emma Bovary, non si dovrebbe confondere il bovarismo – inteso oggi come l’innamoramento non di un’altra persona ma dell’idea dell’amore, un tipo di ‘sfasamento’ fra l’oggetto e l’idea di esso – con il personaggio à la Bovary. Nella discussione del primo criterio qualificante, esaminando la vita privata delle protagoniste, si può notare una comune presenza di questioni familiari, risultanti spesso in traumi psicologici e adulteri, legati alla figura del marito (di solito più anziano o più ottuso), della madre (di solito morta precocemente o troppo assente o invadente), e dei figli (avuti contro la volontà della donna oppure mancanti). Pare che sia proprio l’adulterio il momento fondamentale del loro divenire donna. Si accenna inoltre a una comune presenza della metafora della nebbia associata al concetto del matrimonio e di quella del naufragio legata all’adulterio. Per quanto riguarda l’educazione letteraria, la disamina si concentra sulla figura della lettrice dell’Ottocento e dell’inizio del Novecento, nonché sul rapporto tra la donna e la lettura e sul modo in cui le letture influenzano la vita delle protagoniste. Dato che il bovarismo si fonda spesso (e soprattutto) sulla forza del mediatore letterario, viene analizzato il modo in cui Gustave Flaubert e, dopo di lui, gli autori dei romanzi nei quali incontriamo la sopravvivenza di Emma Bovary, strutturano il loro mediatore. Lo scopo è dunque quello di trovare qualcosa di 3 interessante che emerga dal confronto ravvicinato fra i momenti di formazione e di lettura delle donne, provando ad andare oltre un semplice elenco delle letture. Ci si sofferma sul catalogo di letture delle signore Bovary e si cerca di individuare l’operazione di imitazione‐continuazione o di capovolgimento del modello seguita da parte dei seguaci di Flaubert. Nell’analisi del lato psichico delle eroine si tenta di esaminare la graduale evoluzione del morbo dell’isteria e la sua trasformazione dal disturbo più discusso nell’Europa dell’epoca a quello eliminato dai registri ufficiali delle malattie. Si delinea così una sorta di panoramica della psichiatria, riguardante i disturbi mentali, non solo coeva ai romanzi trattati, ma anche odierna. Diventa pertanto possibile scoprire se l’isteria sia davvero il disturbo che si manifesta in Emma Bovary e nelle sue sopravvivenze, oppure se si tratti di tutt’altra malattia, o persino di un disturbo inesistente. Al contempo si nota una contiguità fra l’originale concetto di bovarismo e il disturbo borderline della personalità. A questo punto vorrei notare l’attualità dei concetti discussi da Flaubert e dagli autori dei romanzi in cui ritroviamo le sopravvivenze di Emma Bovary. Il personaggio della lettrice insieme all’atto di lettura femminile costituisce da secoli un fenomeno particolare e non solo in misura dell’’affascinamento’, del perdersi nella lettura che può portare ai disturbi psichici. Il giornale italiano “Libero” il 30 novembre 2011 ha pubblicato un articolo focalizzato sull’incolpare l’accesso delle donne all’educazione – e dunque ai libri – per la diminuzione del tasso di natalità, intitolato “Togliete i libri alle donne e torneranno a far figli” (p. 17). Ma non sembra una frase che poteva essere pronunciata dai nemici dell’emancipazione femminile ottocenteschi? Esaminando l’ultimo criterio qualificante, quello della provincia e della città, si è deciso di ricorrere alla sineddoche di Honoré de Balzac, ossia della femme comme il faut (donna di città) e femme de province (donna di provincia), entrambe legate dalla visione idealizzata della città di Parigi. L’ultimo capitolo è focalizzato sull’analisi dell’effetto che la metropoli francese esercita su Emma Bovary e le sue incarnazioni. Pur costituendo forse uno dei motivi più discussi nella storia della critica letteraria (e non solo!), il fenomeno di Parigi non è stato ancora analizzato dalla prospettiva della protagonista à la Bovary. Le conclusioni a cui si giunge, data l’attualità e la ricorrenza del personaggio di Emma Bovary, non possono che intendersi parziali e parte di un progetto tuttora in corso al quale anch’io vorrei ancora dedicarmi. 4