immaginazione musicale (parte terza prof . maurizio piscitelli

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“IMMAGINAZIONE MUSICALE (PARTE TERZA)”
PROF. MAURIZIO PISCITELLI
Università Telematica Pegaso
Immaginazione Musicale ( parte terza)
Indice
1
I SAVANT MUSICALI ------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3
2
MUSICA E CECITÀ ---------------------------------------------------------------------------------------------------------- 5
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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1 I savant musicali
La sindrome di Savant è una condizione estremamente rara nella quale le persone affette da
gravi handicap mentali dovuti o a una disabilità dell’età evolutiva (ritardo mentale) o a una grave
malattia mentale (autismo infantile precoce o schizofrenia), possiedono delle straordinarie capacità
d’ingegno che contrastano in modo completo e fortemente incongruo con l’handicap.
Alcuni Savant riescono a suonare melodie mai sentite prima, al pianoforte o con altri strumenti
oppure riescono a creare una melodia sentendola solo intonare. Inoltre riconoscono i compositori
originali delle opere con minuzia e dettagli. Un esempio di questa incredibile capacità è sicuramente
il caso di una ragazza di nome Harriet (quoziente intellettivo 73) che a soli sette mesi canticchiava
perfettamente tutta l’aria “Caro nome” dell’opera verdiana “Rigoletto”. A quattro anni suonava il
pianoforte, il violino, la tromba, il clarinetto e il corno francese ma si abituò all’uso del vasino
solamente a nove anni. Harriet manifestò inoltre delle incredibili capacità mnemoniche: ricordava
intere pagine dell’elenco telefonico e minuziosi dettagli che riguardavano i fatti di centinaia di
sinfonie riusciva inoltre a improvvisare secondo lo stile di un compositore e a trasporre tra gli
accordi a sua piacimento. Darold Treffert è uno dei maggiori studiosi della sindrome di savant e
oggi i savant conosciuti nel mondo sono circa una cinquantina, tutti accomunati da una abilità e una
memoria eccezionali.
I savant prodigio sono coloro i quali non solo eccellono in un campo, cosa che risulterebbe già
strana dato il livello cognitivo in cui spesso si trovano, ma addirittura sono geniali in questo,
superano di gran lunga la media delle persone cognitivamente nella norma abili in quello specifico
contesto. Quali siano le cause della sindrome di savant non è certo. Lo stesso Treffert ipotizza una
causa genetica, ma non ne è sicuro, tant’è che non esclude possibili eventi traumatici nella fase pre
e post natale o nell’infanzia.
Sicuramente l’incidenza è più elevata negli uomini, anche perché lo stesso autismo ha una incidenza
maggiori nei maschi, anche se ricorda sempre che: “non tutti i savant sono autistici e non tutti gli
autistici sono savant”. Secondo un’altra ipotesi, alla base di questa condizione ci sarebbe una
carenza di neuroni “specchio”, le speciali cellule cerebrali che permettono un apprendimento per
imitazione. Chi, come i pazienti affetti da autismo, non possiede la naturale predisposizione a
immedesimarsi negli altri, e quindi a imitarli, cioè non è in grado di “rispecchiarsi” e socializzare,
sarebbe costretto, per stare al mondo, a sviluppare strategie di apprendimento alternative, come la
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memoria, la musica, i calcoli o il “senso del tempo”, tutte capacità che possono essere apprese e
potenziate senza dover necessariamente interagire con il prossimo.
Un pò tutti i savant hanno in comune una prodigiosa capacità mnemonica: una “memoria molto
profonda (piuttosto accurata e dettagliata) sebbene molto ristretta” (poiché circoscritta a pochi
ambiti); si tratta però di un’eccezionalità “senza cognizione”. Un “idiot savant” potrebbe
manifestare, oltre a quelle notevoli capacità (talented o prodigious skills) tipiche della sindrome del
savantismo, e ai disturbi autistici, anche delle cosiddette splinter skills, ovvero schegge di abilità, o
“competenze immediate”, frammentarie, come, ad esempio, un collezionismo ossessivo di dati da
memorizzare, totalmente non ricollegabili al resto della propria quotidianità1 .
1
Cfr. Treffert D. A., Christensen D D.(2005), Inside the Mind of a Savant, Scientific American,12, 50-55.
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2 Musica e cecità
L’immagine del musicista o del poeta cieco ha un’aura quasi mitica, come se gli dèi
avessero concesso a costoro il dono della musica o della poesia per compensare il senso della vista
di cui li avevano privati. Musicisti e bardi ciechi hanno avuto un ruolo particolare in molte culture,
nelle vesti ora di menestrelli erranti, ora di artisti di corte o cantori religiosi. Per secoli, nelle chiese
europee vi fu una tradizione di organisti ciechi. Molti sono i musicisti ciechi, soprattutto (anche se
non esclusivamente) nel mondo del gospel, del blues e del jazz: Stevie Wonder, Ray Charles, Art
Tatum, José Feliciano, Rahsaan Roland Kirk e Doc Watson, solo per fare alcuni nomi. Molti di
questi artisti, anzi, hanno aggiunto “Blind” (il cieco) al proprio nome, quasi fosse un titolo
onorifico: Blind Lemmon Jefferson, The Blind Boys of Alabama, Blind Wiillie McTell, Blind
Willie Johnson.
In parte, l’abitudine di indirizzare i non vedenti verso professioni musicali è un fenomeno sociale,
giacché era percezione comune che i ciechi fossero tagliati fuori da molte altre occupazioni.
A questo impulso sociale corrispondono però potenti risorse interiori. I bambini ciechi spesso
parlano precocemente e sviluppano un’inconsueta memoria verbale; allo stesso modo, molti di loro
sono attratti dalla musica e motivati a farne il centro della propria vita. I bambini che mancano di un
universo visivo scopriranno spontaneamente (o se lo creeranno) un mondo ricco di percezioni tattili
e di suoni.
Negli ultimi venti anni Adam Ockelford si è spinto oltre queste osservazioni casuali eseguendo
degli studi sistematici. Egli ha potuto constatare che l’interesse per la musica era di gran lunga
maggiore fra i non vedenti e gli ipovedenti che fra i bambini dotati di vista normale.
Sebbene anche i bambini ipovedenti presentassero un interesse per la musica superiore alla norma,
le abilità musicali di eccezione (che affioravano spontaneamente, senza alcun tipo di insegnamento
strutturato) furono osservate solo nei bambini non vedenti. Il grado di cecità, il fatto di non avere un
mondo visivo, giocava un ruolo chiave nello stimolare le inclinazioni e le capacità musicali dei
bambini ciechi.
In diversi studi, Ockelford ha scoperto che il 40-60 per cento dei musicisti ciechi era dotato di
orecchio assoluto , e una recente indagine di Hamilton, Pascual-Leone e Schlaug ha rilevato
anch’essa che il 60 per cento dei musicisti ciechi è dotato di orecchio assoluto, a fronte di un dieci
per cento circa di musicisti vedenti.
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Ai fini dello sviluppo e del mantenimento dell’orecchio assoluto, nei musicisti con orecchio
normale è essenziale che lo studio della musica inizi in età precoce (prima di sei-otto anni); nei
musicisti ciechi, invece, l’orecchio assoluto2 era comune anche quando lo studio della musica era
iniziato relativamente tardi, a volte addirittura durante l’adolescenza.
Gougoux, Zatorre e altri hanno dimostrato che rispetto ai vedenti, i ciechi riescono a giudicare
meglio la direzione del cambiamento dell’altezza dei suoni, anche con una velocità del
cambiamento dieci volte superiore a quella percepita dai vedenti; ma solo se sono diventati ciechi in
tenera età. La differenza di dieci volte, qui rilevata, è straordinaria, : in genere non si riscontrano
differenze di un intero ordine di grandezza nelle capacità percettive fondamentali.
Gli esatti correlati neuronali alla base delle abilità musicali dei ciechi non sono stati ancora definiti
in modo completo, ma sono attualmente ancora oggetto di studi approfonditi.
2
Cfr. A. Ockelford (2007), In the Key of Genius: The Extraordinary Life of Derek Paravicini, Hutchinson, London;
ougoux F, Lepore F, Lassonde M, Voss P, Zatorre RJ, Belin P. (2004). Pitch Discrimination in the Early Blind. Nature,
430, 309. Hamilton RH, Pascual-Leone A, Schlaug G. (2004). Absolute pitch in blind musicians. Neuroreport, 15, 803–
806. Ockelford, A., Pring, L., Welch, G. and Treffert, D. (2006). Focus on Music: Exploring the Musical Interests and
Abilities of Blind and Partially-Sighted Children with Septo-Optic Dysplasia. London: Institute of Education.
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