Il metodo etnografico Ricerca infermieristica etnografica La cultura ! “La cultura appare un elemento così tipico della natura umana da essere dato per scontato. Si è totalmente modellati dalla cultura da non renderci conto che essa esiste indipendentemente da noi e che le nostre azioni rispecchiano di norma schemi prefissati e dinamiche istituzionalizzate. Qualsiasi espressione dell’uomo non può prescindere dalla particolare matrice culturale della società di appartenenza” (Ceri, et al., 1997) Sei caratteristiche fondamentali 1. Il ricercatore come strumento 2. Il lavoro sul campo 3. La natura ciclica della raccolta e dell’analisi dei dati 4. Il focus sulla cultura 5. L’immersione culturale 6. La tensione tra il ricercatore come ricercatore e come membro culturale, detta anche riflessività Emico ed etico ! I ricercatori diventano partecipanti nella scena culturale ma non avranno mai in maniera completa la visione di chi è dentro (emica). Emico si riferisce al punto di vista degli attori sociali, alle loro credenze e ai loro valori ! La forza dell’osservazione partecipante risiede nell’opportunità di accedere all’informazioni dalla prospettiva di chi è esterno. Etico si riferisce invece alla rappresentazione dei medesimi fenomeni ad opera del ricercatore (ottica "scientifica", o dell'osservatore) Cosa si intende per etnografia? ! Insieme di tecniche di ricerca per (de)scrivere le caratteristiche di una cultura vivendo CON e COME le persone che la condividono ! Ri-costruire il profilo della cultura dal punto di vista di chi la vive in prima persona ! Descrivere la loro visione del mondo ! Descrivere il senso che ciascuno ripone nelle proprie azioni ! Descrivere come prendono forma le azioni ! Usare nuovi occhi, nuovi occhiali Cosa si intende per etnografia? Descrivere e dare voce a ciò che accade dal punto di vista di chi appartiene a una determinata cultura/gruppo culturale consapevoli/non (cosa succede qui?) I simboli (valori, credenze, …) I meccanismi di produzione degli eventi a cui l’etnografo ha modo di assistere Gli obiettivi dell’etnografo: leggere le pratiche Triplice obiettivo Descrivere e (poi) interpretare: il punto di vista dei nativi ciò di cui gli appartenenti al gruppo culturale non hanno consapevolezza il corso degli eventi I dati per scontato dell’interazione sociale Le prassi, le abitudini, i rituali Chi sono i nativi, gli indigeni? ! Quando si sente parlare di etnografia si pensa esclusivamente a situazioni esotiche. E’ importante capire che, quando si parla di indigeni, ci si riferisce agli attori che operano in un qualsiasi contesto culturale. ! Gli etnografi tentano di registrare, in maniera ordinata, come gli indigeni si comportano e come essi spiegano il loro comportamento dal punto di vista della loro cultura di appartenenza. ! Molti studi infermieristici etnografici si sono concentrati sullo studio della cultura intesa come appartenenza a etnie o religioni diverse ma medici e infermieri condividono la stessa cultura professionale, una persona di 90 anni condivide la stessa cultura di un ventenne…? Chi sono i nativi, gli indigeni? ! Pertanto se ci si trova all’interno di una scuola, gli indigeni saranno gli insegnanti, gli allievi, i direttori d’istituto, i bidelli, i segretari: ognuno col proprio ruolo e inseriti in un determinato contesto metropolitano, urbano, rurale, montano. ! Così, se ci si trova in un ospizio, gli indigeni saranno gli anziani e il personale che li assiste. ! Se ci si trova in un ospedale, gli indigeni saranno gli ammalati, i medici, il personale infermieristico, ecc. ! Nei contesti professionali, gli indigeni, a seconda che ci si trovi in una fabbrica, una banca, una università, una caserma, una Questura, ecc. ecc., gli indigeni saranno gli operai, gli impiegati, i docenti e gli studenti universitari, i militari, i poliziotti, ecc., ciascuno inserito in un determinato contesto sociale, culturale e territoriale. Un esempio Lamiani G., Barello S., Vegni E., Moja E. A. (2009) “Il diabete è per me…”: la prospettiva degli operatori sanitari. Assistenza infermieristica e ricerca;28(3):138–146. ! Obiettivo. Indagare le rappresentazioni e i significati attribuiti al diabete da parte degli operatori sanitari attraverso un approccio etnografico. ! Metodo. Agli operatori sanitari che partecipavano ad un congresso nazionale sul diabete è stato chiesto di scrivere una narrazione sul tema “Il diabete è per me…”. Le narrazioni sono state analizzate qualitativamente da due ricercatori tramite analisi del contenuto e i dati gestiti tramite un software per la ricerca qualitativa (Nvivo). ! Risultati. Dei 147 presenti al congresso, sono state analizzate 140 narrazioni: 86 di infermieri, 54 di medici. L’analisi del contenuto ha messo in evidenza 6 tematiche: La malattia, che raccoglie le definizioni biomediche e bio-psico-sociali del diabete; Il vissuto del paziente, in cui si descrive come il diabete influisce sull’esistenza dei pazienti; Il vissuto dell’operatore, in cui l’operatore svela le sue paure che il diabete colpisca o abbia già colpito se stesso e i propri famigliari; La relazione operatore paziente, in cui emerge la centralità dell’educazione del paziente e la fatica di un rapporto a continuo contatto col cronico; Il sistema sociosanitario, comprendente le considerazioni sulla società come causa del diabete ma su cui il diabete pesa in termini economici e assistenziali. ! Conclusioni. I risultati evidenziano una profonda comprensione del vissuto del paziente, soprattutto da parte degli infermieri, fino all’identificazione col paziente. Emerge una dimensione relazionale ed educativa ricca, complessa e problematica sia per gli infermieri che per i medici. Interventi sull’area comunicativo-relazionale e sul vissuto degli operatori potrebbero avere ricadute positive sul lavoro coi pazienti. Stadi di uno studio di ricerca etnografica (1) ! Pre lavoro sul campo ! Scelta delle persone, del campo e del problema ! Ricerca della letteratura e delle informazioni sulle persone e sul problema ! Formulazione di un piano sistematico di indagine ! Preparazione dello studio Scelta dell’oggetto di studio ! Non si può fare qualunque cosa, l’etnografia non è buona per tutto! ! Pertinenza dell’oggetto di studio rispetto alla domanda conoscitiva che muove la ricerca, obiettivi ! La generalizzabilità dei risultati che è legittimo attendersi, utilità sociale ! Il grado di agio/disagio nella relazione tra etnografo e popolazione studiata Riesco a sostenere quella situazione? Caratteristiche personali dell’etnografo (Es. Genere, Professione) ! Etica e restituzione (farsi delle domande) Scelta dell’oggetto di studio ! A) Articolare quanto più possibile la propria domanda conoscitiva à avversato dai teorici della grounded theory i quali sostengono che occorre evitare che idee preconcette possano distogliere la raccolta dei dati. In verità l’osservazione così condotta è guidata dal senso comune dell’etnografo che in realtà si rende poco conto dei propri preconcetti. Il pericolo di cogliere del campo solo ciò che gli suggerisce il suo progetto interpretativo (Gadamer) per effetto di una eccessiva articolazione teorica della domanda conoscitiva, può essere evitato solo se ai membri della cultura studiata viene concesso di opporsi ai pregiudizi dell’etnografo. Per esempio, attraverso il ricorso sistematico a procedure di backtalk (Lanzara), alla sollecitazione dei commenti dei nativi in merito alle interpretazioni della loro cultura messe a punto dall’etnografo; procedure che consentono all’etnografo di uscire dal circolo vizioso delle proprie aspettative teoriche. ! B) Trasferibilità è qualcosa di diverso dalla generalizzabilità statistica (ipotetica definizione di leggi universali). Attiene alla possibilità di individuare un insieme di asserti che mutatis mutandi possono gettare luce su comportamenti, valori, credenze, propri di culture/forme di vita affini Stadi di uno studio di ricerca etnografica (2) ! Lavoro sul campo – fase 1 ! Stabilire contatti e raccogliere esperienze ! Stabilirsi nel contesto di ricerca e decidere il ruolo ! Iniziare a raccogliere informazioni e tracciare le caratteristiche visibili della cultura ! Lavoro sul campo – fase 2 ! Lavorare con informatori ! Identificare i temi principali (analisi di dominio) ! Focalizzare la raccolta di informazioni su aspetti selezionati ! Fare un’analisi tassonomica ! Eseguire qualche campionamento/osservazione selezionate ! Scegliere altre tecniche per raccogliere ulteriori dati La rilevazione etnografica Elaborazione domanda conoscitiva Scrittura del resoconto etnografico Osservazione e backtalk Analisi documentazione empirica Il lavoro sul campo. L’osservazione etnografica Osservazione Partecipante ! Fare parte della quotidianità dell’organizzazione L’etnografo: instaura una relazione con gli attori sociali soggiornando per un periodo prolungato nel loro ambiente naturale per osservarne e descriverne i comportamenti interagendo e partecipando alla loro vita quotidiana imparandone i codici al fine di comprendere il significato delle loro azioni Punti di forza dell’osservazione coperta ! Guardiani: nell’accesso al setting l’etnografo non è costretto a passare sotto le forche caudine dei cosiddetti guardiani (gatekeeper), di coloro che, di propria iniziativa o obbedendo alle prescrizioni del loro ruolo (i guardiani istituzionali), si assumono la responsabilità di proteggere il gruppo di cui sono parte dall’intrusione dei ficcanaso. ! Reattività: l’osservazione coperta riduce al minimo il cosiddetto “effetto Hawthorne”, l’alterazione del comportamento osservato dovuta alla presenza di un osservatore. ! Competenza: l’etnografo che osserva in incognito può acquisire nel modo più completo possibile, la competenza propria del ruolo che ricopre. Punti di debolezza dell’osservazione coperta ! Rigidità: l’osservatore coperto ha minori possibilità di movimento sul campo, in specifico potrà osservare, ascoltare, porre domande esclusivamente nella misura consentita dal ruolo che ricopre nella società. ! Coinvolgimento: l’osservazione coperta riduce la capacità dell’etnografo di distanziarsi cognitivamente ed emotivamente dall’oggetto di studio. ! Commiato: è difficile prender commiato dai propri ospiti nei tempi e nei modi previsti nel proprio programma di ricerca. ! Pubblicazione: “… In quell’occasione l’etnografo è costretto, per così dire, a togliersi la maschera e a pagare il prezzo, non sempre solo morale, del tradimento della fiducia che in lui avevano risposto i suoi interlocutori” (Cardano M., 1998) Osservazione Scoperta Punti di forza 1) Flessibilità: consente informazioni ed esperienze più ricche e differenziate 2)Distacco: la rendita di posizione dello straniero Punti di debolezza 1) Persuadere i guardiani circa la propria affidabilità: utilità e problematicità dei mediatori 2)Pericolo di tentativi di manipolazione strumentale 3) Coinvolgimento e distacco Le figure di accesso: esempi di esperienza sul campo Come fare parte del gruppo (mosca sul muro) Influenzati o meno dalla mia presenza (aneddoti, dialetto, stanza chiusa)? Come farsi accettare (mediatore vs. guardiano): svelare il retroscena (codice comune)? Le tre fasi del ciclo di osservazione Osservazione descrittiva Osservazione selettiva Osservazione focalizzata Osservazione Descrittiva Descrizione comprensiva, necessariamente di superficie. La nitidezza dei particolari viene sacrificata a vantaggio di una visione d’insieme Guardarsi attorno per descrivere ciò: • che si vede • che si ascolta • di cui si fa esperienza Come un film: la raison d’être delle note etnografiche ! La stesura delle note etnografiche è la raison d’être dell’osservatore, a essa è necessario dedicare almeno la stessa quantità di tempo riservata all’osservazione partecipante (Cardano, 2011). ! Le note etnografiche devono assomigliare alla sceneggiatura di un film. Rileggendole, il ricercatore deve essere in grado di allestire – come in un set cinematografico – la scena culturale cui ha assistito. Annotazioni sul campo ! Esempio 1 Annotazione n.1 nota sul campo 2 gennaio 2002 Etnografo: oggi, quando ho visitato l’ambulatorio, ho notato che le pareti erano dipinte di blu. Ho chiesto all’infermiera chi avesse fatto la decorazione Infermiera “abbiamo avuto molti incontri con il decoratore” Sebbene sintetica, rende l’idea di come riportare le note sul campo. Principio di riportare testualmente Annotazioni sul campo ! Esempio 2 Annotazione n.1 nota sul campo 2 gennaio 2002 Oggi ho osservato la sala d’aspetto dell’ambulatorio. La sala è dipinta di un blu pallido. Le sedie sono di legno e di tessuto. Il tessuto è a stampe bianche e blu che contrasta con la carta da parati. La sala di attesa è piena di gente, molto trafficata. I colori hanno un effetto sui cliente. Essi entrando sembrano molto infastiditi e poi si addormentano. Un decoratore ha aiutato con i colori. Sebbene l’annotazione offra informazioni significative il ricercatore troverà difficile, dopo mesi di raccolta dei dati, distinguere le sue idee dalle informazioni reali ottenute dai soggetti consultando questa nota Annotazioni sul campo ! Principio di concretezza richiede di documentare senza interpretare quello che si è visto e sentito. Le generalizzazioni e le interpretazioni possono limitare l’accesso alle intuizioni culturali importanti. ! Per ridurre questo rischio i ricercatori dovrebbero documentare le osservazioni il più dettagliatamente possibile. Annotazioni sul campo ! Esempio 3 Annotazione n.1 nota sul campo 2 gennaio 2002 Le pareti della sala d’aspetto dell’ambulatorio sono dipinte in blu oceano. Gli schienali delle sedie sono di legno marrone chiaro con le sedute imbottite. Il tessuto delle sedute è a quadri blu oceano e bianco. Ci sono due tavolini di 60x90x76 cm di legno marrone tra le sei sedie nella sala di attesa. Ci sono due sedie lungo una parete con un tavolino nell’angolo. Poi due sedie lungo la seconda parete con l’altro tavolino all’angolo. Lungo la terza parte ci sono le due sedie rimanenti. La stanza è rettangolare 2,50x2,80 m. Ogni tavolo ha una lampada a forma di giara. La base della lampada e il paralume sono bianchi. Sulla quarta parete c’è una porta e una finestra. I tendaggi della finestra sono lunghi fino al pavimento e sono abbinati al tessuto delle sedie. Gli individui entrano nell’ambulatorio, danno il loro nome all’accettazione, siedono sulle sedie e chiudono gli occhi. Alcuni pazienti russano. Etnografo: “I colori in questa stanza sono eccellenti. Ogni cosa sembra abbinarsi così bene. Chi ha fatto la decorazione?” Infermiera all’accettazione: “Abbiamo avuti molti incontri con il decoratore” Cosa osservare L’etnografo dovrebbe rivolgere la sua attenzione a tre aspetti, simultaneamente presenti nelle scene sociali: ! le strutture sociali, ! le interpretazioni/spiegazioni dei partecipanti e ! il contesto dell’azione (Gobo, 1998). I principi che aiutano a descrivere le culture Principio della distinzione Separare rendendo riconoscibili • oggetti, • fonti, • tipi di discorso, • tipi di asserti (descrizioni, interpretazioni, …) • contesti osservativi La distinzione tra descrizione della cultura e relazione osservativa è la prima distinzione (coinvolgimento e distacco in pratica) I principi che aiutano a descrivere le culture Principio della concretezza Usare un linguaggio vicino all’esperienza quotidiana Come se si dovesse scrivere una scenografia per un regista che non è presente Principio della ridondanza Non dare nulla per scontato Pensare di potersi dedicare all’analisi di quelle note solo tra 15/20 anni quando il ricordo dell’esperienza sarà meno limpido Le strutture sociali (Gobo, 1998) ! Le pratiche sociali sono costituite da piccole azioni, da cerimoniali apparentemente banali e superflui, che giorno dopo giorno sostengono e a volte modificano l’organizzazione ! Attenzione ai dettagli ( banalità”); ! prendere sul serio la I rituali e i cerimoniali rappresentano l’angolatura privilegiata per scoprire le convenzioni e quindi le strutture sociali”; i rituali costituiscono l’essenza della società, forniscono agli attori il senso del loro agire e ne scandiscono la vita sociale e interiore Gli accounts degli attori (Gobo, 1998) ! Se il linguaggio è una forma di azione, allora i discorsi riproducono la struttura sociale oltre ad aiutarci a comprendere l’azione. […] I commenti dei membri non sono quindi indipendenti o separati dalle pratiche sociali in cui vengono pronunciati: ! Le conversazioni (che riproducono l’organizzazione); ! I discorsi: permettono di risalire alle interpretazioni dei partecipanti, cioè alla cornice sociale (framing) formata dai significati che essi reciprocamente attribuiscono alle loro azioni” Il contesto dell’azione (Gobo, 1998) ! Lo spazio fisico all’interno del quale le azioni sono inserite; gli arredi e gli artefatti: ! A tal fine è utile che l’etnografo scatti delle foto, si procuri delle piantine oppure tracci degli schizzi o disegni del luogo studiato per riflettere sulla natura situata delle interazioni e trasmettere al lettore un assaggio del luogo osservato”. Fare osservazioni descrittive (sintesi) ! Spazio: si riferisce al luogo o luoghi fisici dove la cultura di interesse svolge le interazioni sociali. ! Attori sono le persone che fanno parte della cultura in studio. ! Attività sono le azioni dei membri della cultura. ! Oggetti: ogni oggetto inanimato incluso nello spazio di studio può dare intuizioni sulla cultura ! Atto: ogni azione singola svolta dai membri del gruppo ! Evento è una serie di attività correlate svolte dai membri della cultura. ! Tempo: è importante documentare il tempo in cui si sono fatte le osservazioni e quando le attività si sono verificate durante quel periodo. ! Obiettivo è correlato specificatamente a quello che i membri del gruppo sperano di raggiungere. ! Sentimenti. Il ricercatore dovrebbe registrare anche i sentimenti in ciascuna situazione sociale, incluse le emozioni espresse e osservate. Tipi di osservazione ! Osservazione descrittiva: (può essere il primo step) descrizione ampia della cultura nella quale la ricchezza di particolari viene sacrificata a vantaggio di una visione d insieme. ! Osservazione focalizzata: descrizione più specifica e dettagliata, che si basa sulla scelta dell’etnografo di: ! ! ! approfondire un particolare tema (per es. un rito, una festa); analizzare un aspetto specifico della cultura ospite intendendola come espressione del tutto, con il rischio però di passare dall’interpretazione alla sovra-interpretazione della cultura. Osservazione strutturata: viene realizzata quando diviene necessario rilevare la frequenza dei comportamenti, magari anche per poi analizzare i risultati ricorrendo a procedure statistiche. Osservazione Descrittiva Spazio Tempo Attori Caratteristiche geografiche e spazio sociale (gerarchia sociale dei luoghi; accessibilità o meno) La storia e gli eventi più recenti; gli aspetti più evidenti e meno controversi della rete di regole che governa il tempo sociale Numero, profilo socio-demografico (genere, età, scolarità, ecc.); numero, profilo e ruolo di chi occupa la posizione preminente e di chi occupa le posizioni subalterne, marginali o neglette Attività principali Da identificare sulla base delle dimensioni precedenti: spazio, tempo, attori Modalità di registrazione ! Memorizzazione: è utilizzata quando l’osservazione non permette altre tecniche di registrazione. ! Annotazione: Consiste nello scrivere, durante un’intervista o un’osservazione, note rapide, chiare e concise o addirittura solo parole chiave. Annotazioni più complete comporterebbero una perdita di informazioni derivante dall’interruzione della sequenza osservativa ed inoltre condizionerebbero il comportamento del nativo portandolo ad inibire l’azione o a farla perdurare nel tempo. Modalità di registrazione ! Registrazione sonora: Il ricercatore utilizza il registratore durante l’intervista e/o l’osservazione riducendo le operazioni di scrittura ai pochi elementi essenziali o evitando ogni descrizione annotativa. ! Tecnica fotografica ! Tecnica audiovisiva: nonostante il recente affermarsi di questi mezzi di documentazione, sono ancora pochi gli antropologi che realizzano films etnografici ! Rilevazione oggettuale: Consiste nella raccolta di oggetti di diverso genere, uso e valore corredati da fotografie e note che li documentano. (Bianco, 1997). L’etnografo scrive ! Gli etnografi scrivono. […] Scrivono anche, generalmente fin dall’inizio della loro ricerca, appunti, promemoria e soprattutto note di campo, il diario di ricerca.[…] (Marzano, 2006) ! L’etnografo registra fatti, eventi, ma anche spunti e idee… Il diario ! Scrivere il diario è indispensabile non solo per fissare nella memoria (meglio se in quella elettronica) avvenimenti e riflessioni altrimenti destinati a scomparire o a diventare in poco tempo flebili ricordi, ma anche per rafforzare la produzione del significato, per stimolare la formazione degli intrecci narrativi e delle trame analitiche del testo finale (Marzano, 2006, p. 103) Le note etnografiche ! Quattro tipi diversi di note etnografiche ! 1. Note osservative: sono descrizioni dettagliate di eventi e azioni viste o ascoltate direttamente dal ricercatore. […] Esse dovrebbero quindi contenere il minor numero possibile di interpretazioni del ricercatore. […] includere il ricercatore nelle note osservative, riportando insieme al testo della nota anche la posizione spaziale del ricercatore e la sua relazione con gli attori al momento dell’osservazione (Gobo, 2001, pp. 134-5); Le note etnografiche ! 2. Note metodologiche: sono essenzialmente degli interrogativi o delle riflessioni su come porre rimedio alle difficoltà che sorgono sul campo (p. 135); ! 3. Note teoriche: dei tentativi di sviluppare il significato teorico più generale di una o più note osservative. […] segnalano elementi che meritano un approfondimento ulteriore oppure invitano il ricercatore a riconoscere nell’azione osservata un esempio empirico di un concetto, un’ipotesi o una teoria sociologica (p. 136); ! 4. Note emotive: si propongono di catturare i sentimenti, le sensazioni e le reazioni del ricercatore alle caratteristiche specifiche dell’evento osservato. In altri termini nelle note emotive egli dovrebbe riporre gli esiti di una specie di auto-analisi (p. 137) Criteri per le note etnografiche Nello scrivere le note etnografiche, specie quelle osservative, è fondamentale preservare la variazione linguistica. Tre criteri-guida: 1. Identificazione del linguaggio: ogni categoria ha un proprio codice; non ridurre la variabilità linguistica; 2. Trascrivere fedelmente le parole usate dagli attori per descrivere, classificare, commentare, giustificare un evento; non usare le proprie parole, non “tradurre”. Bisognerebbe prendere appunti, prestare attenzione alle definizioni; 3. Descrivere pratiche sociali di base quotidiane”, i micro-eventi. (Gobo, 2001) Etnografie analitiche ! Nelle etnografie tutto ciò che non è indispensabile per la presentazione dei risultati teorici è ridotto al minimo ! come non vi sono luoghi singolari, così non si trovano nemmeno protagonisti memorabili nelle etnografie analitiche. La presenza dei soggetti è, in genere, ridotta ai minimi termini ed è, per così dire, spersonalizzata , resa anonima e distaccata. Non compaiono veri e propri personaggi […] ma tipi ideali delle figure stilizzate e astratte. (Marzano, 2006, pp 113-114) Etnografie analitiche ! Nelle etnografie analitiche è anche assente l’autore del testo. ! Questa mancanza induce il lettore a immaginare che la raccolta dei dati sia avvenuta in modo ortodosso , che il ricercatore [...] non abbia mai nutrito pregiudizi di sorta verso l’oggetto della sua ricerca (Marzano, 2006 p 115) ! Infine manca anche ogni riferimento temporale. Le etnografie narrative ! Narrativo è il modo nel quale noi mettiamo in ordine le nostre storie e quelle degli altri, cercando di scovare nella successione degli eventi, nelle intenzioni degli attori e nel peso delle circostanze le cause che spiegano ciò che è avvenuto ! il modo narrativo è contestualmente situato e va in cerca di particolari connessioni tra gli eventi. Le connessioni tra gli eventi generano il significato (Bruner, in Marzano, 2006) Le etnografiche narrative ! Nelle narrazioni devono essere presenti due scenari: quello dell’azione, ciò che avviene, e quello della coscienza dei personaggi, quello che questi sanno o non sanno, pensano o non pensano, sentono o non sentono ! Duplice è anche il registro che sostiene il racconto; in esso si alternano la voce fuori campo quella dal campo dei personaggi. dell’autore e ! Il risultato è la creazione di un mondo plurale, nel quale il lettore vede il mondo anche attraverso i prismi della coscienza degli attori, attraverso le loro rappresentazioni della realtà (Marzano, 2006, p 117) Le etnografie narrative ! Le etnografie narrative sono inoltre eventi particolari: la generalizzazione è affidata al lettore. ! Il contorno dei personaggi è quello ricco e complesso dei romanzi. ! La dimensione autobiografica è privilegiata. Come tenere un diario dell’osservazione 1. Descrizione: ! Secondo il principio Descrivere, descrivere descrivere ! Scrivere caratteristiche: Chi – Fa – Cosa – Dove – Per chi – Alla presenza di chi – Come; ! Il Come è fondamentale; ! Consapevolezza che comunque guardiamo attraverso la LENTE del ricercatore; ! Essere il più dettagliati possibile (metafora della sceneggiatura). Come tenere un diario dell’osservazione 2. Tipizzazioni: ! Un continuum da Regolarità (riconoscimento di Forme e di Cose che si ripetono; bisogna appuntarsi le forme assieme alla descrizione) a Concetti (due modi di tipizzare, uno più operativo e l altro più astratto). Non bisogna cercare già sul campo le Regolarità e i ! Concetti; sul campo si cercano descrizioni; però, se comunque vengono in mente, si appuntano. Come tenere un diario dell’osservazione 3. Io nella situazione ! È un aspetto che di solito viene negato o messo nel punto 2.; riguarda la LENTE EMOTIVA con cui si guarda) ! Tendenzialmente: cercare di separare OSSERVAZIONE e ANALISI, sia nell’osservazione partecipante che nell’intervista. ! Il diario scritto durante l’osservazione partecipante, in seguito diventa un DATO da analizzare. Intervista (casuale) ! Discorsi informali da riportare nel diario (casuali): ! Non si può descrivere fenomeno culturale senza tener conto dell’idea che se ne fanno le persone che vi prendono parte ! Si colgono: ! ! Un po’ dai discorsi che i nativi fanno tra loro Un po’ prendendo parte a queste conversazioni Intervista casuale ! La conversazione quotidiana sostenuta con i soggetti rappresenta una sorta di “intervista casuale”, molto vantaggiosa nella raccolta di dati vari, veritieri e rilevanti, data l’apertura e la confidenzialità dei soggetti, la spontaneità e la sincerità dei discorsi e delle risposte degli interlocutori, l’intimità e la delicatezza di molti discorsi. ! Tuttavia, la conversazione informale presenta anche alcuni forti limiti nella raccolta di dati pertinenti ed importanti per l’indagine, in primo luogo, per l’impossibilità di formulare domande numerose e articolate su un certo argomento, per non compromettere la spontaneità dei discorsi; in secondo luogo, per la difficoltà di ricostruire la logica di eventi e di atteggiamenti cognitivi ed emotivi dei soggetti, data la casualità dei discorsi o il disinteresse dell’interlocutore per certi argomenti su cui la ricercatrice insisteva; in terzo luogo, per l’impossibilità di una registrazione meccanica delle risposte o di una trascrizione letterale e completa dei discorsi tenuti Intervista (casuale verso la focalizzazione) I giornalisti fanno colazione insieme prima di salire in redazione. La caporedattrice della cronaca bianca si lamenta della scarsa reattività dei collaboratori: Abbiamo sempre le stesse cose, se mandiamo uno a un consiglio comunale è per trovarci il pepe, la baruffa…non per avere il copione di cosa è successo. Va cambiata quella signorina! . Ne approfitto, entro nella conversazione e chiedo in che senso. (Osservazione Partecipante, E Polis Treviso) Da occasionale a focalizzata (nel contesto informale) ! La conversazione informale tra ricercatore e interlocutori risultata spesso focalizzata: orientata dallo studioso, mediante specifiche affermazioni o domande, verso certi argomenti relativi a eventi, sentimenti, cognizioni o comportamenti, in stretta rispondenza a specifici interessi e obbiettivi cognitivi del ricercatore. ! La conversazione con i soggetti in studio è più totalmente casuale, risultando, in varie occasioni, strutturata secondo una specifica traccia di indagine, costituita essenzialmente dai percorsi di analisi di interesse del ricercatore. In altri termini, la conversazione del ricercatore con i suoi interlocutori è caratterizzata, in diverse situazioni, non dalla semplice occasionalità comunicativa, ma da una specifica funzionalità comunicativa: una funzionalità essenzialmente informativa. La conversazione è cioè intesa a ottenere dati vari e diretti circa determinati fuochi d’interesse del ricercatore (Profili tematici). La documentazione ! Si tratta dell’attiva e attenta ricerca di dati di vario genere – dati personali, storici, formali o informali – concernenti il fenomeno e i suoi attori, in stretto riferimento agli ambiti tematici elaborati e fissati per l’indagine sul campo. ! Duplice lo scopo della ricerca documentaria: a) verificare la veridicità delle informazioni ottenute dagli stessi soggetti in analisi; b) comprendere in modo più profondo sia il fenomeno indagato che gli attori in esso coinvolti. ! La documentazione raccolta durante l’indagine è sostanzialmente distinguibile, in base alle fonti e alle modalità di formazione, in documentazione istituzionale e documentazione personale. La tematizzazione ! Il termine “tematizzazione” vuol precisamente indicare il momento metodologico – lungo ed articolato – dell’elaborazione del “quadro tematico” della ricerca. Si tratta della definizione dell’insieme dei principali argomenti ritenuti pertinenti e rilevanti per lo studio, dell’insieme di questioni e domande relative al fenomeno che si è scelto di affrontare e soddisfare mediante una “ricerca sul campo”. ! Costituiscono sia una sorta di “traccia di osservazione” che una sorta di “traccia di conversazione” per la ricercatrice, impegnata in una raccolta diretta e partecipata di specifici dati informativi pertinenti al fenomeno di interesse Osservazione focalizzata Individuato il tema si riesaminano tutte le principali scene della cultura sotto la luce del tema stesso Pericolo di scivolare dall’interpretazione alla sovrainterpretazione della cultura, piegata a un troppo ambizioso progetto interpretativo. Pericolo evitabile con un precoce confronto con i partecipanti (backtalk) L’osservazione selettiva Mosca sul muro L’etnografo diventa totalmente osservatore”: escluso dalla partecipazione alle relazioni sociali osservate Limitato nella possibilità di sfruttare le risorse del backtalk Shadowing: seguire come un’ombra ! Lo shadowing è la tecnica con cui l’osservatore “segue come un’ombra” un soggetto del gruppo che sta osservando, così facendo cerca di cogliere le relazioni significative tra individuo e gruppo. ! Tecnica intrusiva: il soggetto sa di essere osservato (rottura dell’atteggiamento naturale) e dialoga con l’osservatore ! Ambiti di applicazione: studi organizzativi, analisi dei comportamenti di ruolo. Comunità di pratiche è osservabile: dentro e fuori ! Necessaria acquisizione della fiducia ! I nativi motivano la presenza dell’osservatore Il backtalk ! Dell’osservazione – in tutte le sue varianti – è parte una forma speciale di dialogo con i nativi, il backtalk. […] l’insieme delle osservazioni e dei commenti nativi , riferiti ora alla relazione osservativa, ora alle interpretazioni della cultura elaborate dall’osservatore. Di questo insieme sono parte sia i commenti resi spontaneamente dai nostri ospiti, sia quelli esplicitamente sollecitati dall’osservatore nei colloqui informali o nelle interviste; i commenti verbali così come quelli espressi per iscritto. […] ! Di norma i backtalk possono costituire prove per decretare l’appropriatezza o l’inappropriatezza di un asserto solo quando si tratta di asserti descrittivi (Cardano, 2003) Dare senso alle note etnografiche La riunione di equipe infermieristica: significato? Non esiste al mondo che uno di voi entra nella mia stanza e mi dice che cosa devo fare, bisogna rispettare i ruoli, se io dico che si fanno quegli interventi si fanno e basta, non accetto che se ne facciano altri e poi me lo dite. Che ci sto a fare io qua altrimenti, io vi devo dire come portare avanti gli interventi e quali, è il mio lavoro, il mio ruolo. E nemmeno tra di voi potete decidere che fare. Non voglio più sentire discorsi del tipo che avete portato avanti un intervento invece di un altro perché ve l’ha detto non so chi. Io ve lo devo dire e nessun altro ! Modalità uno a molti Stadi di uno studio di ricerca etnografica (3) ! Lavoro sul campo – fase 3 ! Continuare con l’osservazione dei partecipanti ponendo domande più sensibili ! Ricontrollare i dati ! Ottenere un ampio volume di dati ! Post lavoro sul campo ! Finalizzare l’analisi dei risultati ! Scrivere lo studio Intervista in profondità (formale) ! Riporta l’etnografo dallo sfondo della vita organizzativa direttamente sulla ribalta. ! Ricorda agli ospiti che siamo lì per studiarli e la cosa può non fare piacere ! Meglio usarla quando c’è un rapporto di fiducia reciproca o quando non si è più degli sconosciuti Intervista in profondità (formale) ! Intervista come conversazione: chiedere racconti a partire dalle esperienze ! I racconti: chiedere esperienze significa non ricevere una risposta secca; ulteriore strumento di conferma di ciò che è stato osservato ! Accompagnare l’intervistato nella fatica dell’intervista: riportarlo, nei momenti di maggior confusione, nella linea dell’intervista, senza condurlo a risposte forzate Intervista in profondità (formale) ! Inter-agendo con l’interlocutore: imparare a conoscerlo durante l’osservazione; caratteristiche personali dell’etnografo ! Ordine delle domande: collegare le nuove domande alle risposte date ! Informazioni ulteriori sull’intervistato: nella parte conclusiva Intervista in profondità (formale) Esempio di intervista: PER COMINCIARE MI RACCONTEREBBE LA SUA GIORNATA DI OGGI, I SUOI SPOSTAMENTI... SI È SVEGLIATO, HA FATTO COLAZIONE E... E UNA VOLTA ARRIVATO A LAVORO? E GLI ALTRI INTORNO A LEI, LE PERSONE CON CUI LAVORA? SI AVVICINA L’ORA DI TORNARE A CASA E...COSA SUCCEDE? Report e Restituzione ! Traduzione del diario etnografico in un report leggibile ! Attenzione a: Sequenza scene b. Attore/i c. Pubblico a. ! Restituzione: un problema etico? (Cardano, Marzano, Bruni) ! Utilità sociale? Interpretazione ! L’interpretazione costituisce la fase metodologica finale della ricerca partecipata. Rappresenta il momento della vera e propria comprensione del fenomeno indagato. Risulta articolata in due distinte attività: ! 1) l’analisi della documentazione empirica raccolta; ! 2) la teorizzazione. Due attività rispettivamente volte alla conoscenza e alla spiegazione della realtà sociale esaminata. Interpretazione – analisi della documentazione empirica ! L’analisi della documentazione empirica raccolta rappresenta l’attento vaglio dei dati raccolti in modo diretto e partecipato e organizzati in modo articolato secondo lo schema tematico elaborato e fissato inizialmente alla stessa indagine. Si tratta cioè dell’esame accurato dei molteplici e multiformi elementi informativi acquisiti empiricamente, eliminando gli elementi ridondanti o ambigui o non strettamente pertinenti ai punti focali dell’indagine, nonostante l’annotazione mirata della ricercatrice. Tutto ciò in rispondenza – ricordiamo – all’approccio etnobiografico di Poirier, Clapier-Valladon e Raybaut (1983) in cui «la storia di vita raccolta non costituisce un prodotto finito ma deve essere considerato come una materia prima che bisogna sottomettere ad una serie di trattamenti e di analisi complementari. La storia di vita è considerata una prima versione della realtà ed il ricercatore deve tenere conto dello scarto, più o meno profondo ma sempre esistente, tra la realtà oggettiva e la rappresentazione soggettiva del narratore.» (Raybaut, 1983). Interpretazione – analisi della documentazione empirica ! Due le fasi fondamentali di questo momento metodologico di analisi dei dati: 1) la rilettura critica dell’insieme dei dati; 2) una ricerca documentaria secondaria. ! La rilettura critica dei dati consiste nell’accurata revisione delle informazioni registrate variamente nel diario giornaliero, nella relazione mensile e nella relazione semestrale dall’educatrice-ricercatrice, nel chiaro intento di filtrare gli items più rilevanti e interessanti e, al contempo, di riordinare i dati secondo i vari segmenti dello schema tematico proposto. ! La ricerca documentaria secondaria, in questa precisa fase di indagine, consiste nella ricerca mirata a posteriori, ovvero, successiva e finale, di informazioni riguardanti una specifica situazione o relazione o azione dei soggetti osservati annotata in modo eccessivamente schematico o confuso. Chiaramente, l’intento è quello di ricostruire o di comprendere meglio il fatto o l’evento registrato e/o di trovare conferma della stessa rilevanza del dato mal descritto, non avendo più, ora, alla conclusione della ricerca, viva memoria del contesto, delle impressioni, delle cause o degli effetti di quel certo fatto. Interpretazione: teorizzazione ! La “teorizzazione” rappresenta l’attività di elaborazione di una specifica “teoria” circa il fenomeno sociale analizzato. ! Si tratta di una forma di Grounded Theory, ovvero, di una teoria induttiva: una teoria derivata da dati raccolti sul campo; raccolti cioè in condizioni naturali, in modo diretto e partecipato. Sostanzialmente, la “teoria” sarà costituita dalle considerazioni critiche conclusive della ricercatrice sul caso osservato. D’altronde, la fase di “teorizzazione” è specificatamente volta ad esprimere una particolare conoscenza e comprensione del problema in questione. È intesa a fornire, non una codificazione oggettiva e impersonale dei dati informativi in dati statistici, bensì una spiegazione personale(professionale), ovvero specifica e parziale, ma mirata e fedele, del fenomeno esaminato. Una descrizione diretta ed esplicativa del fenomeno indagato empiricamente. Interpretazione: teorizzazione ! Essenzialmente, la “teorizzazione” consiste nella ricerca e nell’identificazione delle forme e dei fattori incidenti nel processo di integrazione socio-culturale degli stranieri residenti: i motivi dell’immigrazione, le modalità di inserimento occupazionale, le strategie di inserimento socio- culturale; gli atteggiamenti di apertura o chiusura; i punti forti ed i punti deboli dell’identità etnica di origine. In definitiva, la “teorizzazione” non è altro che la fase in cui la realtà sociale in questione viene compresa, interpretata e spiegata: tradotta in una rappresentazione il più possibile naturale e semplice. ! Il risultato di tale forma di speculazione, sarà una teoria definita e conclusiva, ma non definitiva, perché modificabile in relazione a nuovi possibili dati o a diversi possibili approcci di indagine dello stesso caso. Modelli di scrittura etnografica ! Modello realista: con tono impersonale, l’etnografo si eclissa nel testo e assume un punto di vista oggettivo; ! Modello confessionale: l’etnografo racconta in tono autobiografico (anche ironico) retroscena, difficoltà, esperienze vissute sul campo; ! Modello impressionista: l’etnografo descrive in forma narrativa un episodio significativo della ricerca, cercando di portare il lettore dentro la scena, recuperando le emozioni di tutti gli attori (Marzano, 2006). Comunicare i risultati Le tre forme di narrazione Realista Processuale Riflessiva Occultare il ricercatore Mostrare il ricercatore nel farsi della ricerca Il ricercatore “mostra” come ha costruito l’oggetto Forma impersonale Prima persona singolare Prima e terza persona si alternano Risultato = unica interpretazione possibile Coinvolgere il lettore nell’interpretazione Risultati = molte possibili interpretazioni Esempi di microetnografie e studi etnografici focalizzati Autore Dominio Cultura Focus Strategia di raccolta dei dati Analisi dei dati Lunderberg (1999) Pratica Donne immigrate tailandesi che visono in Svezia con mariti svedesi Significati e pratiche di salute Osservazione partecipante Intervista Identificazione di descrittori, analisi strutturale per la formulazione di tema conclusivo Morin, Patterson, Kurtz e Brzowski (1999) Formazione Donne partorienti in un’unità materno-infantile di 14 posti letto in un ospedale comunitario nella regione centro atlantica USA Le risposte delle madri all’assistenza fornita da studenti infermieri maschi Intervista semistrutturata NUD*IST Esempi di microetnografie e studi etnografici focalizzati Autore Dominio Cultura Focus Strategia di raccolta dei dati Analisi dei dati Pulsford, Rushford, Rojjanasrirat (1999) Pratica Individui che sono trattati con terapia Woodland per la demenza Risposte dei pazienti con demenza trattari con la terapia Woodland Videoregistraz ioni Analisi del discorso Schulte (2000) Pratica / amministra zione Infermiere di salute pubblica in un dipartimento di salute pubblica urbano del Midwest Descrizione della cultura Osservazione partecipante Intervista Esame dei documenti Analisi per temi e categorie Smyer (1999) Pratica Utilizzatori dell’assistenza di sollievo in una struttura infermieristica specializzata su base ospedaliera nell’ovest degli USA Sviluppo di una tipologia di utilizzatori dell’assistenza di sollievo e una descrizione del processo di adattamento al suo uso Osservazione partecipante Intervista Revisione di artefatti Analisi comparativa costante Conclusioni Rispetto non è timore né terrore,; esso denota, nel vero senso della parola, (respicere= guardare), la capacità di vedere una persona com’è, di conoscere la vera individualità . Rispetto significa desiderare che l’altra persona cresca e si sviluppi per quella che è” Erich From L’arte di amare Rispetto, riconoscimento dell’altro, accoglienza, sospensione del giudizio sono valori fondamentali per coloro che si occupano di assistenza, dai quali può dipendere l’esito positivo dell’intervento sanitario