metodo etnografico.pptx

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Il metodo etnografico
Ricerca infermieristica etnografica
La cultura
!  
“La cultura appare un elemento così tipico della natura
umana da essere dato per scontato. Si è totalmente modellati
dalla cultura da non renderci conto che essa esiste
indipendentemente da noi e che le nostre azioni rispecchiano
di norma schemi prefissati e dinamiche istituzionalizzate.
Qualsiasi espressione dell’uomo non può prescindere dalla
particolare matrice culturale della società di appartenenza”
(Ceri, et al., 1997)
Sei caratteristiche fondamentali
1.  Il ricercatore come strumento
2.  Il lavoro sul campo
3.  La natura ciclica della raccolta e dell’analisi dei dati
4.  Il focus sulla cultura
5.  L’immersione culturale
6.  La tensione tra il ricercatore come ricercatore e come
membro culturale, detta anche riflessività
Emico ed etico
!   I ricercatori diventano partecipanti nella scena
culturale ma non avranno mai in maniera completa la
visione di chi è dentro (emica). Emico si riferisce al
punto di vista degli attori sociali, alle loro credenze e ai
loro valori
!   La forza dell’osservazione partecipante risiede
nell’opportunità di accedere all’informazioni dalla
prospettiva di chi è esterno. Etico si riferisce invece alla
rappresentazione dei medesimi fenomeni ad opera del
ricercatore (ottica "scientifica", o dell'osservatore)
Cosa si intende per etnografia?
!   Insieme di tecniche di ricerca per (de)scrivere le
caratteristiche di una cultura vivendo CON e COME le
persone che la condividono
!
Ri-costruire il profilo della cultura dal punto di vista di
chi la vive in prima persona
!   Descrivere la loro visione del mondo
!   Descrivere il senso che ciascuno ripone nelle proprie
azioni
!   Descrivere come prendono forma le azioni
!   Usare nuovi occhi, nuovi occhiali
Cosa si intende per etnografia?
Descrivere e dare voce a ciò che accade dal punto di vista
di chi appartiene a una determinata cultura/gruppo
culturale consapevoli/non (cosa succede qui?)
I simboli (valori, credenze, …)
I meccanismi di produzione degli eventi a cui l’etnografo
ha modo di assistere
Gli obiettivi dell’etnografo:
leggere le pratiche
Triplice obiettivo
Descrivere e (poi) interpretare:
il punto di vista
dei nativi
ciò di cui gli
appartenenti al gruppo
culturale non hanno
consapevolezza
il corso degli eventi
I dati per scontato dell’interazione sociale
Le prassi, le abitudini, i rituali
Chi sono i nativi, gli indigeni?
!  
Quando si sente parlare di etnografia si pensa esclusivamente a
situazioni esotiche. E’ importante capire che, quando si parla di
indigeni, ci si riferisce agli attori che operano in un qualsiasi
contesto culturale.
!  
Gli etnografi tentano di registrare, in maniera ordinata, come gli
indigeni si comportano e come essi spiegano il loro
comportamento dal punto di vista della loro cultura di
appartenenza.
!  
Molti studi infermieristici etnografici si sono concentrati sullo
studio della cultura intesa come appartenenza a etnie o religioni
diverse ma medici e infermieri condividono la stessa cultura
professionale, una persona di 90 anni condivide la stessa cultura
di un ventenne…?
Chi sono i nativi, gli indigeni?
!  
Pertanto se ci si trova all’interno di una scuola, gli indigeni saranno
gli insegnanti, gli allievi, i direttori d’istituto, i bidelli, i segretari:
ognuno col proprio ruolo e inseriti in un determinato contesto
metropolitano, urbano, rurale, montano.
!  
Così, se ci si trova in un ospizio, gli indigeni saranno gli anziani e il
personale che li assiste.
!  
Se ci si trova in un ospedale, gli indigeni saranno gli ammalati, i
medici, il personale infermieristico, ecc.
!  
Nei contesti professionali, gli indigeni, a seconda che ci si trovi in una
fabbrica, una banca, una università, una caserma, una Questura, ecc.
ecc., gli indigeni saranno gli operai, gli impiegati, i docenti e gli
studenti universitari, i militari, i poliziotti, ecc., ciascuno inserito in
un determinato contesto sociale, culturale e territoriale.
Un esempio
Lamiani G., Barello S., Vegni E., Moja E. A. (2009) “Il diabete è per me…”: la
prospettiva degli operatori sanitari. Assistenza infermieristica e ricerca;28(3):138–146.
!  
Obiettivo. Indagare le rappresentazioni e i significati attribuiti al diabete da parte degli operatori
sanitari attraverso un approccio etnografico.
!  
Metodo. Agli operatori sanitari che partecipavano ad un congresso nazionale sul diabete è stato chiesto
di scrivere una narrazione sul tema “Il diabete è per me…”. Le narrazioni sono state analizzate
qualitativamente da due ricercatori tramite analisi del contenuto e i dati gestiti tramite un software per
la ricerca qualitativa (Nvivo).
!  
Risultati. Dei 147 presenti al congresso, sono state analizzate 140 narrazioni: 86 di infermieri, 54 di
medici. L’analisi del contenuto ha messo in evidenza 6 tematiche: La malattia, che raccoglie le
definizioni biomediche e bio-psico-sociali del diabete; Il vissuto del paziente, in cui si descrive come il
diabete influisce sull’esistenza dei pazienti; Il vissuto dell’operatore, in cui l’operatore svela le sue paure
che il diabete colpisca o abbia già colpito se stesso e i propri famigliari; La relazione operatore paziente,
in cui emerge la centralità dell’educazione del paziente e la fatica di un rapporto a continuo contatto
col cronico; Il sistema sociosanitario, comprendente le considerazioni sulla società come causa del
diabete ma su cui il diabete pesa in termini economici e assistenziali.
!  
Conclusioni. I risultati evidenziano una profonda comprensione del vissuto del paziente, soprattutto
da parte degli infermieri, fino all’identificazione col paziente. Emerge una dimensione relazionale ed
educativa ricca, complessa e problematica sia per gli infermieri che per i medici. Interventi sull’area
comunicativo-relazionale e sul vissuto degli operatori potrebbero avere ricadute positive sul lavoro coi
pazienti.
Stadi di uno studio di ricerca
etnografica (1)
!
Pre lavoro sul campo
!   Scelta delle persone, del campo e del problema
!   Ricerca della letteratura e delle informazioni sulle
persone e sul problema
!   Formulazione di un piano sistematico di indagine
!   Preparazione dello studio
Scelta dell’oggetto di studio
!   Non si può fare qualunque cosa, l’etnografia non è buona
per tutto!
!   Pertinenza dell’oggetto di studio rispetto alla domanda
conoscitiva che muove la ricerca, obiettivi
!   La generalizzabilità dei risultati che è legittimo attendersi,
utilità sociale
!   Il grado di agio/disagio nella relazione tra etnografo e
popolazione studiata Riesco a sostenere quella situazione?
Caratteristiche personali dell’etnografo (Es. Genere,
Professione)
!   Etica e restituzione (farsi delle domande)
Scelta dell’oggetto di studio
!  
A) Articolare quanto più possibile la propria domanda conoscitiva à
avversato dai teorici della grounded theory i quali sostengono che occorre evitare
che idee preconcette possano distogliere la raccolta dei dati. In verità
l’osservazione così condotta è guidata dal senso comune dell’etnografo che in
realtà si rende poco conto dei propri preconcetti. Il pericolo di cogliere del
campo solo ciò che gli suggerisce il suo progetto interpretativo (Gadamer) per
effetto di una eccessiva articolazione teorica della domanda conoscitiva, può
essere evitato solo se ai membri della cultura studiata viene concesso di
opporsi ai pregiudizi dell’etnografo. Per esempio, attraverso il ricorso
sistematico a procedure di backtalk (Lanzara), alla sollecitazione dei commenti
dei nativi in merito alle interpretazioni della loro cultura messe a punto
dall’etnografo; procedure che consentono all’etnografo di uscire dal circolo
vizioso delle proprie aspettative teoriche.
!  
B) Trasferibilità è qualcosa di diverso dalla generalizzabilità statistica (ipotetica
definizione di leggi universali). Attiene alla possibilità di individuare un
insieme di asserti che mutatis mutandi possono gettare luce su comportamenti,
valori, credenze, propri di culture/forme di vita affini
Stadi di uno studio di ricerca
etnografica (2)
!   Lavoro sul campo – fase 1
!   Stabilire contatti e raccogliere esperienze
!   Stabilirsi nel contesto di ricerca e decidere il ruolo
!   Iniziare a raccogliere informazioni e tracciare le caratteristiche
visibili della cultura
!   Lavoro sul campo – fase 2
!   Lavorare con informatori
!   Identificare i temi principali (analisi di dominio)
!   Focalizzare la raccolta di informazioni su aspetti selezionati
!   Fare un’analisi tassonomica
!   Eseguire qualche campionamento/osservazione selezionate
!   Scegliere altre tecniche per raccogliere ulteriori dati
La rilevazione etnografica
Elaborazione
domanda
conoscitiva
Scrittura del
resoconto
etnografico
Osservazione e
backtalk
Analisi
documentazione
empirica
Il lavoro sul campo. L’osservazione etnografica
Osservazione Partecipante
!   Fare parte della quotidianità dell’organizzazione
L’etnografo: instaura una relazione con gli attori sociali
soggiornando per un periodo prolungato nel loro ambiente
naturale per osservarne e descriverne i comportamenti
interagendo e partecipando alla loro vita quotidiana
imparandone i codici al fine di comprendere il significato
delle loro azioni
Punti di forza dell’osservazione coperta
!  
Guardiani: nell’accesso al setting l’etnografo non è costretto a
passare sotto le forche caudine dei cosiddetti guardiani (gatekeeper),
di coloro che, di propria iniziativa o obbedendo alle prescrizioni
del loro ruolo (i guardiani istituzionali), si assumono la
responsabilità di proteggere il gruppo di cui sono parte
dall’intrusione dei ficcanaso.
!  
Reattività: l’osservazione coperta riduce al minimo il cosiddetto
“effetto Hawthorne”, l’alterazione del comportamento osservato
dovuta alla presenza di un osservatore.
!  
Competenza: l’etnografo che osserva in incognito può acquisire nel
modo più completo possibile, la competenza propria del ruolo che
ricopre.
Punti di debolezza dell’osservazione
coperta
!  
Rigidità: l’osservatore coperto ha minori possibilità di movimento
sul campo, in specifico potrà osservare, ascoltare, porre domande
esclusivamente nella misura consentita dal ruolo che ricopre nella
società.
!  
Coinvolgimento: l’osservazione coperta riduce la capacità
dell’etnografo di distanziarsi cognitivamente ed emotivamente
dall’oggetto di studio.
!  
Commiato: è difficile prender commiato dai propri ospiti nei tempi
e nei modi previsti nel proprio programma di ricerca.
!  
Pubblicazione: “… In quell’occasione l’etnografo è costretto, per così
dire, a togliersi la maschera e a pagare il prezzo, non sempre solo
morale, del tradimento della fiducia che in lui avevano risposto i
suoi interlocutori” (Cardano M., 1998)
Osservazione Scoperta
Punti di forza
1) Flessibilità: consente informazioni ed
esperienze più ricche e differenziate
2)Distacco: la rendita di posizione dello
straniero
Punti di debolezza
1)  Persuadere i guardiani circa la
propria affidabilità: utilità e
problematicità dei mediatori
2)Pericolo di tentativi di
manipolazione strumentale
3) Coinvolgimento e distacco
Le figure di accesso: esempi di esperienza
sul campo
Come fare parte del gruppo (mosca sul muro)
Influenzati o meno dalla mia presenza (aneddoti, dialetto,
stanza chiusa)?
Come farsi accettare (mediatore vs. guardiano): svelare il
retroscena (codice comune)?
Le tre fasi del ciclo di osservazione
Osservazione
descrittiva
Osservazione
selettiva
Osservazione
focalizzata
Osservazione Descrittiva
Descrizione comprensiva, necessariamente di superficie.
La nitidezza dei particolari viene sacrificata a vantaggio di una visione d’insieme
Guardarsi attorno per descrivere ciò:
•  che si vede
• che si ascolta
•  di cui si fa esperienza
Come un film: la raison d’être
delle note etnografiche
!   La stesura delle note etnografiche è
la raison
d’être dell’osservatore, a essa è necessario
dedicare almeno la stessa quantità di tempo
riservata all’osservazione partecipante
(Cardano, 2011).
!   Le note etnografiche devono assomigliare alla
sceneggiatura di un film. Rileggendole, il
ricercatore deve essere in grado di allestire –
come in un set cinematografico – la scena
culturale cui ha assistito.
Annotazioni sul campo
!  
Esempio 1
Annotazione n.1 nota sul campo
2 gennaio 2002
Etnografo: oggi, quando ho visitato l’ambulatorio, ho notato che le pareti erano
dipinte di blu. Ho chiesto all’infermiera chi avesse fatto la decorazione
Infermiera “abbiamo avuto molti incontri con il decoratore”
Sebbene sintetica, rende l’idea di come riportare le note sul campo.
Principio di riportare testualmente
Annotazioni sul campo
!  
Esempio 2
Annotazione n.1 nota sul campo
2 gennaio 2002
Oggi ho osservato la sala d’aspetto dell’ambulatorio. La sala è dipinta di un
blu pallido. Le sedie sono di legno e di tessuto. Il tessuto è a stampe bianche e
blu che contrasta con la carta da parati. La sala di attesa è piena di gente,
molto trafficata. I colori hanno un effetto sui cliente. Essi entrando sembrano
molto infastiditi e poi si addormentano. Un decoratore ha aiutato con i colori.
Sebbene l’annotazione offra informazioni significative il ricercatore
troverà difficile, dopo mesi di raccolta dei dati, distinguere le sue idee
dalle informazioni reali ottenute dai soggetti consultando questa nota
Annotazioni sul campo
!   Principio di concretezza richiede di documentare
senza interpretare quello che si è visto e sentito. Le
generalizzazioni e le interpretazioni possono limitare
l’accesso alle intuizioni culturali importanti.
!   Per ridurre questo rischio i ricercatori dovrebbero
documentare le osservazioni il più dettagliatamente
possibile.
Annotazioni sul campo
!  
Esempio 3
Annotazione n.1 nota sul campo
2 gennaio 2002
Le pareti della sala d’aspetto dell’ambulatorio sono dipinte in blu oceano. Gli schienali delle sedie sono di
legno marrone chiaro con le sedute imbottite. Il tessuto delle sedute è a quadri blu oceano e bianco. Ci
sono due tavolini di 60x90x76 cm di legno marrone tra le sei sedie nella sala di attesa. Ci sono due sedie
lungo una parete con un tavolino nell’angolo. Poi due sedie lungo la seconda parete con l’altro tavolino
all’angolo. Lungo la terza parte ci sono le due sedie rimanenti. La stanza è rettangolare 2,50x2,80 m.
Ogni tavolo ha una lampada a forma di giara. La base della lampada e il paralume sono bianchi. Sulla
quarta parete c’è una porta e una finestra. I tendaggi della finestra sono lunghi fino al pavimento e sono
abbinati al tessuto delle sedie.
Gli individui entrano nell’ambulatorio, danno il loro nome all’accettazione, siedono sulle sedie e chiudono
gli occhi. Alcuni pazienti russano.
Etnografo: “I colori in questa stanza sono eccellenti. Ogni cosa sembra abbinarsi così bene. Chi ha fatto
la decorazione?”
Infermiera all’accettazione: “Abbiamo avuti molti incontri con il decoratore”
Cosa osservare
L’etnografo dovrebbe rivolgere la sua attenzione a tre
aspetti, simultaneamente presenti nelle scene sociali:
!   le strutture sociali,
!   le interpretazioni/spiegazioni dei partecipanti e
!   il contesto dell’azione (Gobo, 1998).
I principi che aiutano a descrivere le culture
Principio della distinzione
Separare rendendo riconoscibili
• oggetti,
• fonti,
• tipi di discorso,
• tipi di asserti (descrizioni, interpretazioni, …)
• contesti osservativi
La distinzione tra descrizione della cultura e relazione osservativa è la prima distinzione
(coinvolgimento e distacco in pratica)
I principi che aiutano a descrivere le culture
Principio della concretezza
Usare un linguaggio vicino all’esperienza quotidiana
Come se si dovesse scrivere una scenografia per un regista che non
è presente
Principio della ridondanza
Non dare nulla per scontato
Pensare di potersi dedicare all’analisi di quelle note solo tra 15/20
anni quando il ricordo dell’esperienza sarà meno limpido
Le strutture sociali (Gobo,
1998)
!  
Le pratiche sociali sono costituite da piccole azioni,
da cerimoniali apparentemente banali e superflui, che
giorno dopo giorno sostengono e a volte modificano
l’organizzazione
!   Attenzione ai dettagli (
banalità”);
!  
prendere sul serio la
I rituali e i cerimoniali rappresentano l’angolatura
privilegiata per scoprire le convenzioni e quindi le
strutture sociali”; i rituali costituiscono l’essenza
della società, forniscono agli attori il senso del loro
agire e ne scandiscono la vita sociale e interiore
Gli accounts degli attori
(Gobo, 1998)
!   Se il linguaggio è una forma di azione,
allora i discorsi
riproducono la struttura sociale oltre ad aiutarci a
comprendere l’azione. […] I commenti dei membri non
sono quindi indipendenti o separati dalle pratiche sociali in
cui vengono pronunciati:
!   Le conversazioni (che riproducono l’organizzazione);
!   I discorsi:
permettono di risalire alle interpretazioni dei
partecipanti, cioè alla cornice sociale (framing) formata dai
significati che essi reciprocamente attribuiscono alle loro
azioni”
Il contesto dell’azione (Gobo,
1998)
!   Lo spazio fisico all’interno del quale le azioni
sono inserite; gli arredi e gli artefatti:
!  
A tal fine è utile che l’etnografo scatti delle
foto, si procuri delle piantine oppure tracci
degli schizzi o disegni del luogo studiato per
riflettere sulla natura situata delle interazioni e
trasmettere al lettore un assaggio del luogo
osservato”.
Fare osservazioni descrittive (sintesi)
!  
Spazio: si riferisce al luogo o luoghi fisici dove la cultura di interesse svolge le interazioni
sociali.
!  
Attori sono le persone che fanno parte della cultura in studio.
!  
Attività sono le azioni dei membri della cultura.
!  
Oggetti: ogni oggetto inanimato incluso nello spazio di studio può dare intuizioni sulla cultura
!  
Atto: ogni azione singola svolta dai membri del gruppo
!  
Evento è una serie di attività correlate svolte dai membri della cultura.
!  
Tempo: è importante documentare il tempo in cui si sono fatte le osservazioni e quando le
attività si sono verificate durante quel periodo.
!  
Obiettivo è correlato specificatamente a quello che i membri del gruppo sperano di
raggiungere.
!  
Sentimenti. Il ricercatore dovrebbe registrare anche i sentimenti in ciascuna situazione sociale,
incluse le emozioni espresse e osservate.
Tipi di osservazione
!  
Osservazione descrittiva: (può essere il primo step) descrizione ampia
della cultura nella quale la ricchezza di particolari viene sacrificata
a vantaggio di una visione d insieme.
!  
Osservazione focalizzata: descrizione più specifica e dettagliata,
che si basa sulla scelta dell’etnografo di:
!  
!  
!  
approfondire un particolare tema (per es. un rito, una festa);
analizzare un aspetto specifico della cultura ospite intendendola
come espressione del tutto, con il rischio però di passare
dall’interpretazione alla sovra-interpretazione della cultura.
Osservazione strutturata: viene realizzata quando diviene
necessario rilevare la frequenza dei comportamenti, magari anche
per poi analizzare i risultati ricorrendo a procedure statistiche.
Osservazione Descrittiva
Spazio
Tempo
Attori
Caratteristiche geografiche e spazio sociale (gerarchia sociale dei luoghi;
accessibilità o meno)
La storia e gli eventi più recenti; gli aspetti più evidenti e meno controversi
della rete di regole che governa il tempo sociale
Numero, profilo socio-demografico (genere, età, scolarità, ecc.); numero, profilo e
ruolo di chi occupa la posizione preminente e di chi occupa le posizioni subalterne,
marginali o neglette
Attività principali
Da identificare sulla base delle dimensioni precedenti: spazio,
tempo, attori
Modalità di registrazione
!   Memorizzazione: è utilizzata quando l’osservazione
non permette altre tecniche di registrazione.
!   Annotazione: Consiste nello scrivere, durante
un’intervista o un’osservazione, note rapide, chiare e
concise o addirittura solo parole chiave. Annotazioni
più complete comporterebbero una perdita di
informazioni derivante dall’interruzione della sequenza
osservativa ed inoltre condizionerebbero il
comportamento del nativo portandolo ad inibire
l’azione o a farla perdurare nel tempo.
Modalità di registrazione
!  
Registrazione sonora: Il ricercatore utilizza il registratore durante
l’intervista e/o l’osservazione riducendo le operazioni di scrittura ai
pochi elementi essenziali o evitando ogni descrizione annotativa.
!  
Tecnica fotografica
!  
Tecnica audiovisiva: nonostante il recente affermarsi di questi mezzi
di documentazione, sono ancora pochi gli antropologi che realizzano
films etnografici
!  
Rilevazione oggettuale: Consiste nella raccolta di oggetti di diverso
genere, uso e valore corredati da fotografie e note che li
documentano. (Bianco, 1997).
L’etnografo scrive
!  
Gli etnografi scrivono. […] Scrivono anche,
generalmente fin dall’inizio della loro ricerca, appunti,
promemoria e soprattutto note di campo, il diario di
ricerca.[…] (Marzano, 2006)
!   L’etnografo registra fatti, eventi, ma anche spunti e
idee…
Il diario
!  
Scrivere il diario è indispensabile non solo
per fissare nella memoria (meglio se in quella
elettronica) avvenimenti e riflessioni altrimenti
destinati a scomparire o a diventare in poco
tempo flebili ricordi, ma anche per rafforzare la
produzione del significato, per stimolare la
formazione degli intrecci narrativi e delle trame
analitiche del testo finale (Marzano, 2006, p.
103)
Le note etnografiche
!   Quattro tipi diversi di note etnografiche
!   1. Note osservative:
sono descrizioni dettagliate di
eventi e azioni viste o ascoltate direttamente dal
ricercatore. […] Esse dovrebbero quindi contenere il
minor numero possibile di interpretazioni del
ricercatore. […] includere il ricercatore nelle note
osservative, riportando insieme al testo della nota
anche la posizione spaziale del ricercatore e la sua
relazione con gli attori al momento
dell’osservazione (Gobo, 2001, pp. 134-5);
Le note etnografiche
!  
2. Note metodologiche: sono essenzialmente degli interrogativi
o delle riflessioni su come porre rimedio alle difficoltà che
sorgono sul campo (p. 135);
!  
3. Note teoriche: dei tentativi di sviluppare il significato teorico
più generale di una o più note osservative. […] segnalano elementi
che meritano un approfondimento ulteriore oppure invitano il
ricercatore a riconoscere nell’azione osservata un esempio
empirico di un concetto, un’ipotesi o una teoria sociologica (p.
136);
!  
4. Note emotive: si propongono di catturare i sentimenti, le
sensazioni e le reazioni del ricercatore alle caratteristiche specifiche
dell’evento osservato. In altri termini nelle note emotive egli
dovrebbe riporre gli esiti di una specie di auto-analisi (p. 137)
Criteri per le note
etnografiche
Nello scrivere le note etnografiche, specie quelle
osservative, è fondamentale preservare la variazione
linguistica. Tre criteri-guida:
1.  Identificazione del linguaggio: ogni categoria ha un
proprio codice; non ridurre la variabilità linguistica;
2.  Trascrivere fedelmente le parole usate dagli attori per
descrivere, classificare, commentare, giustificare un
evento; non usare le proprie parole, non
“tradurre”. Bisognerebbe prendere appunti, prestare
attenzione alle definizioni;
3.  Descrivere
pratiche sociali di base quotidiane”, i
micro-eventi. (Gobo, 2001)
Etnografie analitiche
!  
Nelle etnografie tutto ciò che non è indispensabile
per la presentazione dei risultati teorici è ridotto al
minimo
!  
come non vi sono luoghi singolari, così non si
trovano nemmeno protagonisti memorabili nelle
etnografie analitiche. La presenza dei soggetti è, in
genere, ridotta ai minimi termini ed è, per così dire,
spersonalizzata , resa anonima e distaccata. Non
compaiono veri e propri personaggi […] ma tipi
ideali delle figure stilizzate e astratte. (Marzano,
2006, pp 113-114)
Etnografie analitiche
!   Nelle etnografie analitiche è anche assente
l’autore del testo.
!  
Questa mancanza induce il lettore a
immaginare che la raccolta dei dati sia avvenuta
in modo ortodosso , che il ricercatore [...]
non abbia mai nutrito pregiudizi di sorta verso
l’oggetto della sua ricerca (Marzano, 2006 p
115)
!   Infine manca anche ogni riferimento
temporale.
Le etnografie narrative
!  
Narrativo è il modo nel quale noi mettiamo
in ordine le nostre storie e quelle degli altri,
cercando di scovare nella successione degli
eventi, nelle intenzioni degli attori e nel peso
delle circostanze le cause che spiegano ciò che è
avvenuto
!  
il modo narrativo è contestualmente situato
e va in cerca di particolari connessioni tra gli
eventi. Le connessioni tra gli eventi generano il
significato (Bruner, in Marzano, 2006)
Le etnografiche narrative
!  
Nelle narrazioni devono essere presenti due scenari:
quello dell’azione, ciò che avviene, e quello della
coscienza dei personaggi, quello che questi sanno o
non sanno, pensano o non pensano, sentono o non
sentono
!   Duplice è anche il registro che sostiene il racconto; in
esso si alternano la voce fuori campo
quella dal campo dei personaggi.
dell’autore e
!   Il risultato è la creazione di un mondo plurale, nel
quale il lettore vede il mondo anche attraverso i prismi
della coscienza degli attori, attraverso le loro
rappresentazioni della realtà (Marzano, 2006, p 117)
Le etnografie narrative
!   Le etnografie narrative sono inoltre eventi particolari:
la generalizzazione è affidata al lettore.
!   Il contorno dei personaggi è quello ricco e complesso
dei romanzi.
!   La dimensione autobiografica è privilegiata.
Come tenere un diario
dell’osservazione
1. Descrizione:
!   Secondo il principio
Descrivere, descrivere descrivere
!   Scrivere caratteristiche: Chi – Fa – Cosa – Dove – Per chi –
Alla presenza di chi – Come;
!   Il Come è fondamentale;
!   Consapevolezza che comunque guardiamo attraverso la
LENTE del ricercatore;
!   Essere il più dettagliati possibile (metafora della
sceneggiatura).
Come tenere un diario
dell’osservazione
2. Tipizzazioni:
!   Un continuum da
Regolarità (riconoscimento di Forme e di
Cose che si ripetono; bisogna appuntarsi le
forme assieme alla descrizione) a
Concetti (due modi di tipizzare, uno più
operativo e l altro più astratto). Non bisogna
cercare già sul campo le Regolarità e i
!   Concetti; sul campo si cercano descrizioni;
però, se comunque vengono in mente, si
appuntano.
Come tenere un diario
dell’osservazione
3.
Io nella situazione
!   È un aspetto che di solito viene negato o messo nel
punto 2.; riguarda la LENTE EMOTIVA con cui si
guarda)
!   Tendenzialmente: cercare di separare OSSERVAZIONE
e ANALISI, sia nell’osservazione partecipante che
nell’intervista.
!   Il diario scritto durante l’osservazione partecipante, in
seguito diventa un DATO da analizzare.
Intervista (casuale)
!   Discorsi informali da riportare nel diario (casuali):
!   Non si può descrivere fenomeno culturale senza tener conto
dell’idea che se ne fanno le persone che vi prendono parte
!   Si colgono:
!  
!  
Un po’ dai discorsi che i nativi fanno tra loro
Un po’ prendendo parte a queste conversazioni
Intervista casuale
!  
La conversazione quotidiana sostenuta con i soggetti rappresenta una
sorta di “intervista casuale”, molto vantaggiosa nella raccolta di dati
vari, veritieri e rilevanti, data l’apertura e la confidenzialità dei soggetti, la
spontaneità e la sincerità dei discorsi e delle risposte degli interlocutori,
l’intimità e la delicatezza di molti discorsi.
!  
Tuttavia, la conversazione informale presenta anche alcuni forti limiti
nella raccolta di dati pertinenti ed importanti per l’indagine, in primo
luogo, per l’impossibilità di formulare domande numerose e articolate
su un certo argomento, per non compromettere la spontaneità dei
discorsi; in secondo luogo, per la difficoltà di ricostruire la logica di
eventi e di atteggiamenti cognitivi ed emotivi dei soggetti, data la
casualità dei discorsi o il disinteresse dell’interlocutore per certi
argomenti su cui la ricercatrice insisteva; in terzo luogo, per
l’impossibilità di una registrazione meccanica delle risposte o di una
trascrizione letterale e completa dei discorsi tenuti
Intervista (casuale verso la
focalizzazione)
I giornalisti fanno colazione insieme prima di salire in redazione. La
caporedattrice della cronaca bianca si lamenta della scarsa reattività
dei collaboratori: Abbiamo sempre le stesse cose, se mandiamo uno
a un consiglio comunale è per trovarci il pepe, la baruffa…non per
avere il copione di cosa è successo. Va cambiata quella signorina! .
Ne approfitto, entro nella conversazione e chiedo in che senso.
(Osservazione Partecipante, E Polis Treviso)
Da occasionale a focalizzata
(nel contesto informale)
!  
La conversazione informale tra ricercatore e interlocutori risultata
spesso focalizzata: orientata dallo studioso, mediante specifiche
affermazioni o domande, verso certi argomenti relativi a eventi,
sentimenti, cognizioni o comportamenti, in stretta rispondenza a
specifici interessi e obbiettivi cognitivi del ricercatore.
!  
La conversazione con i soggetti in studio è più totalmente casuale,
risultando, in varie occasioni, strutturata secondo una specifica
traccia di indagine, costituita essenzialmente dai percorsi di analisi
di interesse del ricercatore. In altri termini, la conversazione del
ricercatore con i suoi interlocutori è caratterizzata, in diverse
situazioni, non dalla semplice occasionalità comunicativa, ma da una
specifica funzionalità comunicativa: una funzionalità essenzialmente
informativa. La conversazione è cioè intesa a ottenere dati vari e
diretti circa determinati fuochi d’interesse del ricercatore (Profili
tematici).
La documentazione
!   Si tratta dell’attiva e attenta ricerca di dati di vario genere –
dati personali, storici, formali o informali – concernenti il
fenomeno e i suoi attori, in stretto riferimento agli ambiti
tematici elaborati e fissati per l’indagine sul campo.
!   Duplice lo scopo della ricerca documentaria:
a)  verificare la veridicità delle informazioni ottenute dagli stessi
soggetti in analisi;
b)  comprendere in modo più profondo sia il fenomeno indagato
che gli attori in esso coinvolti.
!   La documentazione raccolta durante l’indagine è
sostanzialmente distinguibile, in base alle fonti e alle
modalità di formazione, in documentazione istituzionale e
documentazione personale.
La tematizzazione
!   Il termine “tematizzazione” vuol precisamente indicare il
momento metodologico – lungo ed articolato –
dell’elaborazione del “quadro tematico” della ricerca. Si tratta
della definizione dell’insieme dei principali argomenti ritenuti
pertinenti e rilevanti per lo studio, dell’insieme di questioni
e domande relative al fenomeno che si è scelto di affrontare
e soddisfare mediante una “ricerca sul campo”.
!   Costituiscono sia una sorta di “traccia di osservazione” che
una sorta di “traccia di conversazione” per la ricercatrice,
impegnata in una raccolta diretta e partecipata di specifici
dati informativi pertinenti al fenomeno di interesse
Osservazione focalizzata
Individuato il tema
si riesaminano tutte le
principali scene della cultura
sotto la luce del tema stesso
Pericolo di scivolare
dall’interpretazione alla sovrainterpretazione della cultura, piegata
a un troppo ambizioso progetto
interpretativo.
Pericolo evitabile con un precoce
confronto con
i partecipanti (backtalk)
L’osservazione selettiva
Mosca sul muro
L’etnografo diventa totalmente osservatore”:
escluso dalla partecipazione alle relazioni sociali
osservate
Limitato nella possibilità di sfruttare le risorse del
backtalk
Shadowing: seguire come un’ombra
!   Lo shadowing è la tecnica con cui l’osservatore “segue come
un’ombra” un soggetto del gruppo che sta osservando, così
facendo cerca di cogliere le relazioni significative tra
individuo e gruppo.
!   Tecnica intrusiva: il soggetto sa di essere osservato (rottura
dell’atteggiamento naturale) e dialoga con l’osservatore
!   Ambiti di applicazione: studi organizzativi, analisi dei
comportamenti di ruolo. Comunità di pratiche è
osservabile: dentro e fuori
!   Necessaria acquisizione della fiducia
!   I nativi motivano la presenza dell’osservatore
Il backtalk
!  
Dell’osservazione – in tutte le sue varianti – è parte una forma
speciale di dialogo con i nativi, il backtalk. […] l’insieme delle
osservazioni e dei commenti nativi , riferiti ora alla relazione
osservativa, ora alle interpretazioni della cultura elaborate
dall’osservatore. Di questo insieme sono parte sia i commenti resi
spontaneamente dai nostri ospiti, sia quelli esplicitamente
sollecitati dall’osservatore nei colloqui informali o nelle interviste;
i commenti verbali così come quelli espressi per iscritto. […]
!  
Di norma i backtalk possono costituire prove per decretare
l’appropriatezza o l’inappropriatezza di un asserto solo quando si
tratta di asserti descrittivi (Cardano, 2003)
Dare senso alle note etnografiche
La riunione di equipe infermieristica: significato?
Non esiste al mondo che uno di voi entra nella mia stanza e mi dice che
cosa devo fare, bisogna rispettare i ruoli, se io dico che si fanno quegli
interventi si fanno e basta, non accetto che se ne facciano altri e poi me lo
dite. Che ci sto a fare io qua altrimenti, io vi devo dire come portare avanti
gli interventi e quali, è il mio lavoro, il mio ruolo. E nemmeno tra di voi
potete decidere che fare. Non voglio più sentire discorsi del tipo che avete
portato avanti un intervento invece di un altro perché ve l’ha detto non so
chi. Io ve lo devo dire e nessun altro
!  
Modalità uno a molti
Stadi di uno studio di ricerca
etnografica (3)
!   Lavoro sul campo – fase 3
!   Continuare con l’osservazione dei partecipanti ponendo
domande più sensibili
!   Ricontrollare i dati
!   Ottenere un ampio volume di dati
!   Post lavoro sul campo
!   Finalizzare l’analisi dei risultati
!   Scrivere lo studio
Intervista in profondità (formale)
!   Riporta l’etnografo dallo sfondo della vita
organizzativa direttamente sulla ribalta.
!   Ricorda agli ospiti che siamo lì per studiarli e la cosa
può non fare piacere
!   Meglio usarla quando c’è un rapporto di fiducia
reciproca o quando non si è più degli sconosciuti
Intervista in profondità (formale)
!   Intervista come conversazione: chiedere racconti a partire
dalle esperienze
!   I racconti: chiedere esperienze significa non ricevere una
risposta secca; ulteriore strumento di conferma di ciò che è
stato osservato
!   Accompagnare l’intervistato nella fatica dell’intervista:
riportarlo, nei momenti di maggior confusione, nella linea
dell’intervista, senza condurlo a risposte forzate
Intervista in profondità (formale)
!   Inter-agendo con l’interlocutore: imparare a conoscerlo
durante l’osservazione; caratteristiche personali
dell’etnografo
!   Ordine delle domande: collegare le nuove domande alle
risposte date
!   Informazioni ulteriori sull’intervistato: nella parte
conclusiva
Intervista in profondità (formale)
Esempio di intervista:
PER COMINCIARE MI RACCONTEREBBE LA SUA GIORNATA DI OGGI, I
SUOI SPOSTAMENTI...
SI È SVEGLIATO, HA FATTO COLAZIONE E...
E UNA VOLTA ARRIVATO A LAVORO?
E GLI ALTRI INTORNO A LEI, LE PERSONE CON CUI LAVORA?
SI AVVICINA L’ORA DI TORNARE A CASA E...COSA SUCCEDE?
Report e Restituzione
!   Traduzione del diario etnografico in un report leggibile
!   Attenzione a:
Sequenza scene
b.  Attore/i
c.  Pubblico
a. 
!   Restituzione: un problema etico? (Cardano, Marzano,
Bruni)
!   Utilità sociale?
Interpretazione
!  
L’interpretazione costituisce la fase metodologica finale della
ricerca partecipata. Rappresenta il momento della vera e propria
comprensione del fenomeno indagato. Risulta articolata in due
distinte attività:
!   1) l’analisi della documentazione empirica raccolta;
!   2) la teorizzazione. Due attività rispettivamente volte alla
conoscenza e alla spiegazione della realtà sociale esaminata.
Interpretazione – analisi della
documentazione empirica
!  
L’analisi della documentazione empirica raccolta rappresenta l’attento
vaglio dei dati raccolti in modo diretto e partecipato e organizzati in modo
articolato secondo lo schema tematico elaborato e fissato inizialmente alla
stessa indagine. Si tratta cioè dell’esame accurato dei molteplici e
multiformi elementi informativi acquisiti empiricamente, eliminando gli
elementi ridondanti o ambigui o non strettamente pertinenti ai punti
focali dell’indagine, nonostante l’annotazione mirata della ricercatrice.
Tutto ciò in rispondenza – ricordiamo – all’approccio etnobiografico di
Poirier, Clapier-Valladon e Raybaut (1983) in cui «la storia di vita raccolta
non costituisce un prodotto finito ma deve essere considerato come una
materia prima che bisogna sottomettere ad una serie di trattamenti e di
analisi complementari. La storia di vita è considerata una prima versione
della realtà ed il ricercatore deve tenere conto dello scarto, più o meno
profondo ma sempre esistente, tra la realtà oggettiva e la rappresentazione
soggettiva del narratore.» (Raybaut, 1983).
Interpretazione – analisi della
documentazione empirica
!  
Due le fasi fondamentali di questo momento metodologico di analisi dei
dati: 1) la rilettura critica dell’insieme dei dati; 2) una ricerca documentaria
secondaria.
!  
La rilettura critica dei dati consiste nell’accurata revisione delle informazioni
registrate variamente nel diario giornaliero, nella relazione mensile e nella
relazione semestrale dall’educatrice-ricercatrice, nel chiaro intento di filtrare
gli items più rilevanti e interessanti e, al contempo, di riordinare i dati
secondo i vari segmenti dello schema tematico proposto.
!  
La ricerca documentaria secondaria, in questa precisa fase di indagine,
consiste nella ricerca mirata a posteriori, ovvero, successiva e finale, di
informazioni riguardanti una specifica situazione o relazione o azione dei
soggetti osservati annotata in modo eccessivamente schematico o confuso.
Chiaramente, l’intento è quello di ricostruire o di comprendere meglio il fatto o
l’evento registrato e/o di trovare conferma della stessa rilevanza del dato mal
descritto, non avendo più, ora, alla conclusione della ricerca, viva memoria
del contesto, delle impressioni, delle cause o degli effetti di quel certo fatto.
Interpretazione: teorizzazione
!  
La “teorizzazione” rappresenta l’attività di elaborazione di una specifica
“teoria” circa il fenomeno sociale analizzato.
!  
Si tratta di una forma di Grounded Theory, ovvero, di una teoria induttiva:
una teoria derivata da dati raccolti sul campo; raccolti cioè in condizioni
naturali, in modo diretto e partecipato. Sostanzialmente, la “teoria” sarà
costituita dalle considerazioni critiche conclusive della ricercatrice sul caso
osservato. D’altronde, la fase di “teorizzazione” è specificatamente volta ad
esprimere una particolare conoscenza e comprensione del problema in
questione. È intesa a fornire, non una codificazione oggettiva e impersonale
dei dati informativi in dati statistici, bensì una spiegazione personale(professionale), ovvero specifica e parziale, ma mirata e fedele, del fenomeno
esaminato. Una descrizione diretta ed esplicativa del fenomeno indagato
empiricamente.
Interpretazione: teorizzazione
!  
Essenzialmente, la “teorizzazione” consiste nella ricerca e nell’identificazione
delle forme e dei fattori incidenti nel processo di integrazione socio-culturale
degli stranieri residenti: i motivi dell’immigrazione, le modalità di
inserimento occupazionale, le strategie di inserimento socio- culturale; gli
atteggiamenti di apertura o chiusura; i punti forti ed i punti deboli
dell’identità etnica di origine. In definitiva, la “teorizzazione” non è altro che
la fase in cui la realtà sociale in questione viene compresa, interpretata e
spiegata: tradotta in una rappresentazione il più possibile naturale e
semplice.
!  
Il risultato di tale forma di speculazione, sarà una teoria definita e
conclusiva, ma non definitiva, perché modificabile in relazione a nuovi
possibili dati o a diversi possibili approcci di indagine dello stesso caso.
Modelli di scrittura etnografica
!   Modello realista: con tono impersonale, l’etnografo si
eclissa nel testo e assume un punto di vista oggettivo;
!   Modello confessionale: l’etnografo racconta in tono
autobiografico (anche ironico) retroscena, difficoltà,
esperienze vissute sul campo;
!   Modello impressionista: l’etnografo descrive in forma
narrativa un episodio significativo della ricerca,
cercando di portare il lettore dentro la scena,
recuperando le emozioni di tutti gli attori (Marzano,
2006).
Comunicare i risultati
Le tre forme di narrazione
Realista
Processuale
Riflessiva
Occultare il
ricercatore
Mostrare il ricercatore
nel farsi della ricerca
Il ricercatore “mostra”
come ha costruito
l’oggetto
Forma impersonale
Prima persona
singolare
Prima e terza persona
si alternano
Risultato = unica
interpretazione
possibile
Coinvolgere il lettore
nell’interpretazione
Risultati = molte
possibili
interpretazioni
Esempi di microetnografie e studi
etnografici focalizzati
Autore
Dominio
Cultura
Focus
Strategia di
raccolta dei
dati
Analisi dei dati
Lunderberg
(1999)
Pratica
Donne immigrate
tailandesi che
visono in Svezia
con mariti svedesi
Significati e
pratiche di
salute
Osservazione
partecipante
Intervista
Identificazione
di descrittori,
analisi
strutturale per
la formulazione
di tema
conclusivo
Morin,
Patterson, Kurtz
e Brzowski
(1999)
Formazione
Donne partorienti
in un’unità
materno-infantile
di 14 posti letto in
un ospedale
comunitario nella
regione centro
atlantica USA
Le risposte delle
madri
all’assistenza
fornita da
studenti
infermieri
maschi
Intervista semistrutturata
NUD*IST
Esempi di microetnografie e studi
etnografici focalizzati
Autore
Dominio
Cultura
Focus
Strategia di
raccolta dei
dati
Analisi dei dati
Pulsford,
Rushford,
Rojjanasrirat
(1999)
Pratica
Individui che sono
trattati con terapia
Woodland per la
demenza
Risposte dei
pazienti con
demenza trattari
con la terapia
Woodland
Videoregistraz
ioni
Analisi del
discorso
Schulte (2000)
Pratica /
amministra
zione
Infermiere di salute
pubblica in un
dipartimento di
salute pubblica
urbano del Midwest
Descrizione della
cultura
Osservazione
partecipante
Intervista
Esame dei
documenti
Analisi per temi
e categorie
Smyer (1999)
Pratica
Utilizzatori
dell’assistenza di
sollievo in una
struttura
infermieristica
specializzata su base
ospedaliera nell’ovest
degli USA
Sviluppo di una
tipologia di
utilizzatori
dell’assistenza di
sollievo e una
descrizione del
processo di
adattamento al
suo uso
Osservazione
partecipante
Intervista
Revisione di
artefatti
Analisi
comparativa
costante
Conclusioni
Rispetto non è timore né terrore,; esso denota, nel vero senso della
parola, (respicere= guardare), la capacità di vedere una persona com’è, di
conoscere la vera individualità . Rispetto significa desiderare che l’altra
persona cresca e si sviluppi per quella che è”
Erich From
L’arte di amare
Rispetto, riconoscimento dell’altro, accoglienza, sospensione
del giudizio sono valori fondamentali per coloro che si
occupano di assistenza, dai quali può dipendere l’esito positivo
dell’intervento sanitario
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