Metodiche combinate: tecnologia

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Metodiche combinate:
tecnologia radiofrequenza
e filler in Studio
Autori_I. Ghidoni, G.M. Nardi, Italia
_La moderna odontoiatria integra armonicamente l’estetica del sorriso con quella del
viso. L’utilizzo delle tecniche di medicina estetica
completa e migliora i risultati delle terapie dentali.
L’esponenziale incremento del ricorso alla medicina estetica ha determinato un nuovo interesse
nell’applicazione estetica all’odontoiatria. Lo dimostra il crescente coinvolgimento dei professionisti del settore ai congressi in materia. La medicina estetica viene da tempo applicata nello studio
in tutta una serie di pratiche e servizi (sbiancamenti, ricostruzioni, faccette ecc.) consentendo di
fidelizzare ulteriormente il paziente o portarlo, in
alcuni casi, da trattamenti di medicina estetica alle
cure odontoiatriche.
Inoltre, tali cure e un’ampia gamma di trattamenti estetici, associati anche al trattamento
dei tessuti del viso, grazie alla sinergia tra le due
metodiche, permettono il raggiungimento di una
soddisfazione globale del paziente. La manualità
dell’odontoiatra si rivela fattore decisivo allorché
si dedica all’estetica. Per un odontoiatra è naturale
fare il medico estetico in quanto è già abituato a
prendersi cura del sorriso del paziente, vera e propria “spada” dell’armonia e bellezza del suo viso. Lo
studio può vantare la collaborazione di una vera
équipe: assistenti alla poltrona, igienisti, odontoiatri, medici dentisti e specialisti delle varie branche
odontoiatriche. Ma in un rapporto interdisciplinare, può chiedere la collaborazione del dermatologo e del chirurgo plastico, riservando nello studio
tempi e una parte alle pratiche estetiche del volto.
Un buon team è fondamentale per lavorare bene,
confrontandosi, ognuno nel rispetto dei propri
profili professionali e competenze, per offrire al
paziente informazioni corrette e prestazioni inec-
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cepibili per un risultato sicuro, esteticamente valido. Alla base ci deve essere preparazione scientifica sui trattamenti, comunicazione adeguata e
corretta al paziente, tanto entusiasmo per offrire
un miglioramento estetico del sorriso e del volto.
Tutta l’équipe medica e assistenziale assiste il paziente in questo percorso estetico, fornendogli un
servizio completo: dall’accoglienza, alla gestione
delle sue richieste e aspettative, le metodiche di
trattamento e la compilazione della cartella clinica
finale. Ogni professionista gestisce una porzione
diversa del percorso del paziente e la collaborazione sinergica dell’équipe concretizza un servizio
di qualità aggiunta. Inoltre, per migliorare il suo
livello di compliance, sebbene si usino ancora tecniche tanto invasive quanto dolorose, è necessario
focalizzare l’attenzione sul fatto che attualmente
la dermatologia può avvalersi di molte risorse per
migliorare la qualità della pelle, attraverso metodiche risolutive ed efficaci, senza provocare esiti superficiali significativi. Se da un lato sta crescendo
la richiesta di terapie volte a migliorare l’aspetto di
viso, collo, décolleté, addome, dall’altro è aumentata la pretesa di trattamenti non invasivi, per ridurre al minimo dolore, effetti collaterali, fastidi e
decorso post-operatorio, offrendo la possibilità di
riprendere sin da subito una normale vita di relazione. Negli Stati Uniti questo genere di terapie effettuate con apparecchiature non aggressive sono
definite “lunch therapy”, lifting di pausa pranzo.
In questo panorama, la radiofrequenza è una
tecnologia che negli ultimi anni ha messo a disposizione della Medicina estetica un’ottima opportunità per migliorare i rilassamenti cutanei e
sottocutanei del viso e del corpo. Il principio su
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cipio diatermico, ovvero la possibilità di generare
calore a livello delle stratificazioni dermiche intermedie e profonde, genera una duplice reazione: l’accorciamento delle fibrille di collagene e la
stimolazione alla loro nuova produzione. L’effetto
biologico del calore prodotto dalla radiofrequenza
determina infatti l’attivazione dei naturali processi
auto-riparativi di cui l’organismo dispone. L’azione
conseguente può essere di due tipi: a breve termine e quindi ad effetto immediato oppure a lungo
termine, ovvero post trattamento.
1_ A livello del derma provoca la contrazione
istantanea delle fibre collagene di sostegno, che sulla pelle si traduce in un’azione
di compattezza e distensione (effetto lifting), ravvisabile già al termine della seduta. Nel periodo successivo al trattamento
l’azione termica si riflette sui fibroblasti,
stimolandoli nella produzione di nuovo
collagene, elastina ed acido ialuronico, là
dove il processo di rinnovamento cellulare
risulta rallentato o cessato a causa dell’invecchiamento. Il tutto va ad alimentare un
meccanismo di bio-rivitalizzazione con
aumento della luminosità, turgore e densità dermica dimostrata.
2_ A livello del tessuto adiposo il calore e
l’innalzamento della temperatura comportano l’aumento del metabolismo cellulare
e la stimolazione del microcircolo sanguigno e linfatico, migliorando la funzionalità, la consistenza e l’aspetto in generale
della cute trattata. Esami istologici hanno
dimostrato non solo l’azione diretta sul
collagene e sugli accumuli adiposi, ma
una contemporanea stimolazione delle ghiandole sebacee con una riduzione
delle dimensioni e una conseguente eliminazione dei prodotti di rifiuto: queste
osservazioni permettono di estendere
Figg. 1-4_Iconografie prima e dopo
somministrazione
di filler ac ialuronico lineare
(Med-filler)e trattamento
di radiofrequenza (Med-RF)
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Fig. 1
l’uso della radiofrequenza al trattamento
dell’acne per innescare processi di guarigione e di miglioramento dell’aspetto delle
cicatrici attraverso la stimolazione termica
dell’attività dei fibroblasti, che eserciterà
un’azione calmante e di ricompattazione
della grana della pelle.
La radiofrequenza grazie alle varie applicazioni in cui trova spazio, è in grado, a seconda
della zona che si decide di trattare (corpo o viso),
di produrre effetti diversi per un miglioramento
qualitativo complessivo e rimodellamento totale
della cute. Il calore rilasciato aumenta gli scambi
vascolo-tissutali in un processo di ristrutturazione cutanea su vari livelli, attraverso un’azione tonica ed ossigenante.
Gli effetti derivanti sono:
_Iperemia, vale a dire aumento del flusso sanguigno a livello locale per dilatazione delle arteriole e aumento dei capillari aperti, ossia un notevole
miglioramento e una stimolazione della circolazione del sangue, con un apporto quantitativo maggiore di ossigeno e materiali nutritizi, in particolare
là dove è facile una stasi veno-linfatica.
_Stimolazione produzione di collagene, che
induce un cambiamento nella struttura dermica,
cui consegue un’azione di stiramento simile a un
lifting naturale con riduzione della lassità cutanea
e aumento dell’elasticità dei tessuti.
_Drenaggio di liquidi, che favorisce una eliminazione delle sostanze di rifiuto accumulate
(tossine) e un riassorbimento dell’edema locale
(gonfiore).
_Riduzione della produzione di sebo, che attraverso un’azione lenitiva innesca un processo di
riparazione cutanea.
_Azione lipolitica, agisce sulle cellule adipose,
accelerando il loro metabolismo, con riduzione del
pannicolo stesso; permette una corretta riparti-
Fig. 2
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Fig. 3
zione del tessuto fibroso con marcata diminuzione
dei caratteristici noduli antiestetici dovuti alla patologia. Risultato: una “ristrutturazione cutanea”
con riduzione della cellulite, eliminazione delle
tossine e dei depositi di grasso e tonificazione dei
tessuti.
La metodica, non invasiva, è praticamente
indolore, considerato che il paziente percepisce
soltanto una sensazione di calore non intensa, paragonabile a un piacevole tepore.
Un secondo tipo di metodica che trova un
ampio impiego, anche sinergico al trattamento di
radiofrequenza, è l’applicazione di filler (in inglese,
“riempitivo”, ossia ogni sostanza, sintetica o naturale che iniettata nel derma o nel sottocute, o al
di sotto), ripristina una perdita di volume, ne aumenta uno già esistente rendendolo ulteriormente
discriminabile.
Le caratteristiche di un filler ideale sono:
_ Biocompatibilità biologica (citotossicità,
cancerogenicità, antigenicità, resistenza
all’attacco biologico, all’infezione, alla reazione tessutale).
_ Maneggevolezza e facilità di utilizzo.
_ Adeguata consistenza.
_ Assenza di migrazione.
_ Adeguata durata.
_Riproducibilità tecnica e dei risultati
Questi prodotti possono essere inoltre classificati in tre gruppi principali: filler riassorbibili (a
totale riassorbimento), a riassorbimento parziale
(semi-permanenti), non riassorbibili (permanenti). I filler riassorbibili costituiscono oggi quelli più
utilizzati e diffusi in quanto completamente degradati e riassorbiti da parte del sistema enzimatico dell’organismo. Presentano, rispetto agli altri,
maggior maneggevolezza, reversibilità del risultato in pochi mesi, scarsa determinazione di reazioni
locali avverse quali la formazione di noduli sottocutanei; per contro presentano lo “svantaggio” di
Fig. 4
una durata del risultato non sempre soddisfacente
(pochi mesi appunto) e pertanto la necessità di un
trattamento ripetuto. I filler a riassorbimento parziale sono invece costituiti da una componente sintetica non riassorbibile veicolata da una sostanza
riassorbibile e presentano un effetto più duraturo
dei precedenti. Quelli non riassorbibili sino a qualche anno fa costituivano lo standard nella medicina estetica con risultati spesso sorprendenti ma a
volte problematici; essendo caratterizzati appunto
da un effetto duraturo nel tempo (permanente),
ed essendo per di più dotati di biocompatibilità
non ottimali, presentavano un’elevata incidenza di
complicanze che hanno dato origine a non pochi
casi addirittura di deturpamento permanente del
viso, specie se maneggiati da mani poco esperte.
Di fatto sono abbandonati anche se ancora sul
mercato. Per tutta questa serie di motivi, tra i filler
maggiormente utilizzati troviamo quelli biologici,
totalmente riassorbiti dalla cute utilizzando un
meccanismo di digestione enzimatica oppure la
disgregazione del prodotto causata dalla mimica
facciale. I filler biologici vengono anche definiti
di superficie e sono molecole naturali che vanno
incontro a riassorbimento cutaneo dopo un certo
periodo di tempo (dai 3 ai 6 mesi). Biologici sono
per esempio il collagene bovino, collagene autologo, acido ialuronico, acido polilattico e gel di
agarosio.
I filler di collagene di derivazione bovina sono
stati introdotti tra i primi nel mercato per il trattamento per lo più di piccole rughe superficiali e
dei tessuti molli. Sono estratti dal derma bovino
e purificati in soluzione fisiologica con lidocaina
al 0,3%. Tale filler richiede, prima del trattamento,
dei test allergici sul paziente al fine di scongiurare reazioni avverse al prodotto dotato di elevata
antigenicità (percentuale di allergenicità intorno al
5-7% dei casi) e pertanto suscettibile di scatenare
anche violente reazioni allergiche o di ipersensibilità. Risulta inoltre essere fortemente sconsigliato
a persone con comprovata allergia al collagene
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bovino, ai poliallergici, ai pazienti in terapia immunosoppressiva, ai pazienti con fenomeno di
Raynaud. Pur determinando ottimi risultati con,
per di più, scarsa flogosi ed edema del tessuto
trattato, un’ottima malleabilità e risultati naturali
sulle rughe, questi filler sono stati attualmente soppiantati da altri come in particolare l’acido ialuronico. Esistono inoltre filler di collagene
autologo di derivazione dai fibroblasti dermici o
estratti direttamente dal tessuto adiposo del paziente con tecnica di liposuzione. Si tratta della
nuova frontiera dei filler per uso medico-estetico,
non ancora diffusi in commercio per la difficoltà
di estrazione dal paziente stesso, e di impianto.
Il filler di acido ialuronico costituisce a oggi la
sostanza maggiormente utilizzata nella Medicina
estetica con risultati ottimi in termini di durata,
efficacia e tollerabilità. La sua introduzione nel
1996 ha rivoluzionato il mercato dei filler riassorbibili, sottraendone buona parte al filler di collagene porcino e bovino.
L’acido ialuronico è un polisaccaride lineare uniforme estratto quasi esclusivamente oggi
da colture di streptococcus zooepidermicus per
fermentazione batterica. Sottoposto a sterilizzazione e stabilizzazione tramite processo di crosslinkage, viene a essere resistente per più mesi
all’attacco della ialuronidasi corporee e pertanto
non subito degradato. La sua caratteristica principale risiede nella sua alta idrofilia e nell'assenza
di variabilità nelle varie specie animali.
Ciò fa si che il prodotto iniettato, di derivazione appunto batterica, è del tutto simile alla molecola di acido ialuoronico da noi stessi prodotta
che costituisce componente strutturale importante del derma cutaneo. Il suo contenuto tende
a diminuire con l’età e genera in questo modo rughe, solchi, avvallamenti del corpo e del viso che
impongono un reimpianto riempitivo.
L’acido ialuronico viene immerso in un gel
che si differenzia in diverse tipologie secondo le
sue caratteristiche: bassa, media, o alta densità a
seconda della capacità volumizzante del gel stesso, determinata dalla concentrazione dell’acido
ialuronico in quel prodotto. Il filler di acido ialuronico si presta per il trattamento di tutti i tipi
di rughe, superficiali, medie, medio-profonde e
profonde della cute, nonché nel trattamento dei
volumi persi, grazie all’elevata capacità intrinseca di trattenere in loco acqua e ripristinare una
corretta plasticità alla regione. Rispetto agli altri
filler riassorbibili, la sua durata è maggiore, non
sono necessari test allergici, viene conservato a
temperatura ambiente e presenta come detto,
alta versatilità di utilizzo.
Il filler di gel di agarosio è invece di estrazione
vegetale, abbondantemente diffuso nel mondo
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marino soprattutto in particolari alghe da cui viene estratto. Si tratta di un dimero di due molecole
di galattosio che viene a essere incorporato in gel
di facile maneggevolezza, e persistenza in loco.
È dotato di un certo grado di allergizzazione soprattutto derivante dalla densità utilizzata (bassa,
media, alta). Da tempo oramai nel mondo della
Medicina estetica, questi trattamenti e sostanze
trovano largo impiego e utilizzo con risultati decisamente validi a volte anche sorprendenti.
La restituzione di un viso luminoso, giovane
ed esteticamente valido è desiderio di un numero
sempre crescente di pazienti nel mondo prevalentemente femminile ma, negli ultimi tempi, anche
maschile. Sempre più di frequente tali metodiche
arrivano a essere associate per poter permettere al destinatario finale non solo di migliorare la
qualità di un tessuto in termini di compattezza,
tono, elasticità, trama cutanea, idratazione e rivitalizzazione cellulare ma di riuscire a definire ulteriormente le rughe cutanee e i punti di interesse
a livello volumetrico.
Le due metodiche infatti risultano essere
perfettamente compatibili e l’applicazione del
trattamento radiofrequenza non apporta variazioni macroscopiche del risultato nel soggetto
finale. Infatti anche se l’attività delle liasi o delle
metallo-proteinasi cutanee coadiuva lo smaltimento del filler, l’effetto biorivitalizzante della
radiofrequenza sui fibroblasti dermici permette
di bilanciare il fenomeno, mantenendo pressoché
invariate le caratteristiche del tessuto.
A riprova di quanto specificato, in letteratura
si trova ampio riscontro del fatto che il ciclo di sedute di radiofrequenza è anche consigliato quale
preparazione ad alcuni interventi chirurgici, come
la liposuzione o il lifting cutaneo, che presuppongono un’adeguata elasticità cutanea.
Dopo il lifting, la radiofrequenza rassoda ulteriormente i tessuti e dona la consistenza necessaria per far perdurare al lungo i risultati di
ringiovanimento. Prima e dopo il peeling laser, la
radiofrequenza completa un quadro di rinnovamento della pelle, perché agisce sulla qualità della
struttura interna del derma. Inoltre prepara il tessuto a ricevere trattamenti coadiuvanti e agisce,
anche nel caso di applicazioni sinergiche dei filler, nei confronti di un rilassamento del tessuto. I
vantaggi delle applicazioni di trattamento radiofrequenza e filler riassorbibili di acido ialuronico
risultano quindi essere:
_ ottima compliance ed applicabilità;
_ assenza di reazioni allergologiche e incompatibilità di carattere farmacologico;
_ assenza di complicazioni secondarie;
_ conseguimento di un risultato naturale e
omogeneo.
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