Centro per il bambino Maltrattato e la cura della crisi familiare Milano L’ascolto del silenzio: il processo d’intervento nel maltrattamento e abuso all’infanzia Annalisa Di Luca - Rossella Bianchini IRSSeS Trieste, 22 e 23 novembre 2007 I primi studi sul maltrattamento 1868: TARDIEU, medico legale, compie un’indagine su 32 referti autoptici di bambini deceduti per percosse; 1946: CAFFEY, radiologo, collega l’ematoma subdurale alla testa alle percosse; 1953: SILVERMANN, radiologo, individua nelle fratture multiple e in alcune lesioni scheletriche indici di avvenuto maltrattamento; 1955: WOOLEY e EVANS, radiologo e pediatra, associano le fratture delle ossa lunghe e gli ematomi subduralil ad atti intenzionali dei genitori. 1962: HENRY KEMPE, pediatra Presenta al Convegno di pediatria americana una relazione sulla “Battered Child Syndrome” o sindrome del bambino percosso. Conia la definizione “Child Abuse and Neglect” Sequenza delle fasi di riconoscimento del maltrattamento (Kempe, 1979) PRIMA FASE: si nega che il fenomeno esista con dimensioni significative; viene attribuito a pochi casi da imputare a genitori psicotici, alcolisti ecc… non tocca la comunità nel suo complesso; SECONDA FASE: si presta attenzione alle forme più eclatanti (maltrattamenti fisici). Cominciando ad affrontare i casi di grave violenza fisica, si interviene su quelli di “minore entità”; TERZA FASE: si affronta con mezzi adeguati il maltrattamento fisico e si comincia a riconoscere altre forme di disagio dei minori. Si presta attenzione ai minori che “non crescono bene; …… QUARTA FASE: la collettività riconosce i casi di abuso psicologico e trascuratezza, gli atteggiamenti di grave rifiuto, deprivazione affettiva; QUINTA FASE: la comunità presta alla grave situazione dei bambini e delle bambine vittime di abusi sessuali SESTA FASE: ci si preoccupa che ad ogni minore siano garantiti: accettazione, cure amorose, cibo ed alloggio adeguati, assistenza sanitaria, preventiva e curativa. Ci si preoccupa che vi siano delle garanzie di tutela e prevenzione. (Di Blasio, P.: “Abusi all’infanzia: fattori di rischio e percorsi di intervento”. In: Ecologia della mente, vol. 20, n. 2, 1997) MALTRATTAMENTO: definizione Gli atti e le carenze che turbano gravemente il bambino, attentano alla sua integrità corporea, al suo sviluppo fisico, affettivo, intellettivo e morale, le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o lesioni di ordine fisico e/o psichico e/o sessuale da parte di un familiare o di altri che hanno cura del bambino. (IV Colloquio Criminologico, Consiglio d’Europa, Strasburgo, 1978) Classificazione delle forme di maltrattamento e abuso MALTRATTAMENTO FISICO: il minore è oggetto di aggressioni da parte dei familiari con conseguenze fisiche come lesioni cutanee, oculari, viscerali, bruciature, lesioni permanenti, morte; GRAVE TRASCURATEZZA: il minore subisce gli effetti delle omissioni o carenze dei familiari nel provvedere risposte corrette a bisogni fisici e/o psichici (abbigliamento inadeguato alle condizioni atmosferiche, trascuratezza igienico sanitaria o alimentare, isolamento affettivo e/o sociale….); ….. MALTRATTAMENTO PSICOLOGICO: comportamenti aggressivi non inclusi nei precedenti tipi, quali reiterata violenza verbale o un’attiva pressione psicologica nei confronti del minore, tale da danneggiarlo (per esempio tutte le situazioni di separazione conflittuale in cui i minori sono palesemente strumentalizzati dai genitori nel contrasto reciproco, con evidenti e rilevabili effetti sul loro equilibrio emotivo); ABUSO SESSUALE: il minore è coinvolto da parte dei familiari in atti sessuali che presuppongono violenza o ai quali non può “acconsentire con totale consapevolezza o tali da violare tabù vigenti nella società circa i ruoli parentali” (Kempe, R. e H., 1978) ….. PATOLOGIE DELLE CURE: incuria:Il bambino riceve cure carenti rispetto ai bisogni fisici, emotivi, psicologici, propri del suo momento evolutivo. discuria: Il bambino riceve cure distorte e inadeguate rispetto all’età attraverso: la richiesta di prestazioni superiori all’età/possibilità; l’accudimento tipico di bambini più piccoli; l’iperprotettività ipercura:Il bambino riceve cure eccessive per lo stato fisico, caratterizzate da una inadeguata e dannosa medicalizzazione. Comprende tre forme: la sindrome di Munchausen per procura; il chemical abuse il medical shopping ….. VIOLENZA ASSISTITA: bambini silenziosi testimoni della violenza fisica, psicologica, sessuale agita da un genitore su un altro genitore o su un altro figlio/a (Montecchi F., a cura di, “Abuso sui bambini; l’intervento a scuola”, Franco Angeli, Milano, 2002) ….. VIOLENZA ASSISTITA DA MALTRATTAMENTO SULLE MADRI: la violenza sulle madri è un fenomeno diffuso e ancora ampiament sottovalutato ed è alla base di molti casi di violenza assistita subita dai minori. I bambini nelle famiglie in cui avvengono maltrattamenti sulle madri, si trovano ad assistere direttamente o indirettamente a violenze fisiche, psicologiche, verbali, economiche, inerenti l’area della sessualità. MAL - TRATTAMENTO Un bambino sta male a casa sua… Area della Riparazione (attivazione risorse interne) Area della Protezione (attivazione risorse esterne) Ci sono sintomi I genitori chiedono aiuto I tecnici prendono in carico bambino e famiglia I genitori collaborano Presenza di sintomi o pregiudizio Problema negato La famiglia non chiede aiuto Se c’è proposta dei tecnici, essa è rifiutata I genitori non collaborano Il contesto spontaneo funziona I problemi vengono affrontati e risolti Occorre un intervento di coazione (contesto coatto), altrimenti c’è aumento del disagio e cronicizzazione Processo di intervento Conseguenze del maltrattamento fisico o Lesioni fisiche: ematomi, fratture, ustioni, ecc.; o Compromissione all'adattamento affettivo e della personalità: spunti depressivi, inibizioni, ansia, aggressività, in un quadro di personalità caratterizzato da bassa stima di sé, insicurezza, incapacità di relazione con i coetanei o Compromissione dello sviluppo cognitivo: presenza di ritardi di sviluppo, più o meno gravi, sia nelle capacità intellettive che nella comprensione e nell'abilità verbale. Conseguenze della trascuratezza o o o Esiti fisici: malnutrizione, ritardo ponderale e staturale, aumentata morbillità, predisposizione agli incidenti; Compromissione nello sviluppo delle normali abilità linguistiche per carente o totale assenza di stimolazione tipica degli ambienti trascuranti; Comparsa di comportamenti delinquenziali e antisociali in età adolescenziale. (P.Di Blasio “La promozione della salute nei casi di maltrattamento all’infanzia”, ed. NIS, Roma, 1988). Conseguenze dell’abuso sessuale intrafamiliare A BREVE TERMINE: Intensa sofferenza emotiva: paura, angoscia, panico, vergogna, colpa, depressione, rabbia, ostilità e disperazione Squilibri nella sfera delle relazioni sessuali: erotizzazione delle relazioni, comportamenti di devianza sessuale come prostituzione minorile, iniziazione sessuale aggressiva di bambini più giovani. Disturbi dell'apprendimento, della socializzazione, dell'equilibrio psicoaffettivo con la comparsa di patologie del sonno, dell'alimentazione. Comportamenti devianti e autodistruttivi: tossicodipendenza, etilismo, suicidi , tentati suicidi, automutilazioni, ecc.. Comportamenti tipici: fughe di casa di ragazze adolescenti o preadolescenti, gravidanze estremamente precoci, conoscenza anomala di aspetti della sessualità adulta in bambini molto piccoli Segni fisici vari: lesioni traumatiche dell'apparato genitale ed anale e manifestazioni specifiche correlate come infiammazioni genitali, lacerazioni, malattie veneree, ecc. . Conseguenze dell’abuso sessuale intrafamiliare A LUNGO TERMINE: Disturbi della sfera affettiva e della personalità: depressione, disturbi ansiosi depressivi, immagine di sé distorta, senso dell'autostima deficitario. Disturbi della vita sessuale: frigidità, impotenza, omosessualità, paura dei contatti sessuali e promiscuità sono tra i più frequenti. Disturbi psicosomatici: anoressia e bulimia, incubi ricorrenti, insonnia cronica. Disturbi dell'adattamento e della vita di relazione: sfiducia in sé stessi, senso di fallimento, sentimenti conflittuali verso la famiglia d'origine, conflitti con il partner anche violenti, difficoltà nell'allevamento dei figli, condotte deviante come prostituzione e abuso di alcool. (Vassalli A.“Abuso sessuale sui bambini: definizioni, caratteristiche e conseguenze”. In: Malacrea, Vassalli “Segreti di Famiglia”, Raffaello Cortina, Milano, 1990). Conseguenze del maltrattamento psicologico Il maltrattamento fisico, l’abuso sessuale, gli incidenti dovuti a trascuratezza e l’avere assistito a ripetute violenze tra i genitori si configurano come eventi traumatici da stress descritti nel DSM IV. Questi eventi traumatici si verificano quando: il soggetto ha sperimentato eventi e sentimenti di grave minaccia per la propria esistenza e per il proprio benessere fisico; tende a rivivere e riproporre l'evento (attraverso memorie, incubi, sogni ricorrenti,ecc.); evita gli stimoli associati con l'esperienza traumatica, o quando prova un generale intorpidimento della sensibilità; sperimenta sintomi di risposta e di allerta generalizzata. ….. Un'esperienza traumatica induce delle reazioni che si snodano in una sequenza tipica che provoca una condizione di “vittimizzazione”: prima fase acuta: reazioni immediate di disorganizzazione, disorientamento, sentimenti di vulnerabilità, incredulità, bisogno di isolarsi, senso di annichilimento; reazioni a breve termine (dopo poche ore): paura e rabbia per l'aggressore, percezione di sé come inadeguato, colpevolizzazione per la propria inadeguatezza, sentimenti di umiliazione e di vergogna reazioni a lungo termine (da uno a tre mesi): erosione del senso di fiducia in se stessi e negli altri, perdita dell'autostima, sintomi quali insonnia, incontenibili crisi di pianto, isolamento depressivo, sogni ricorrenti, incubi, enuresi, disturbi dell'alimentazione, sfiducia negli altri, decremento dell'interesse per sé e per le relazioni sociali. (Di Blasio P. “Bambini violati: la paura, la vergogna, il silenzio” in Psicologia Contemporanea, 1996). Che cosa si intende con PAS (Parental Alenation Sindrome)? Si tratta di un disturbo che insorge quasi esclusivamente nel contesto delle controversie per la custodia dei figli. In questo disturbo, un genitore (alienatore) attiva un programma di denigrazione contro l’altro genitore (genitore alienato). Tuttavia, questa non è una semplice questione di "lavaggio del cervello", o "programmazione", poiché il bambino fornisce il suo personale contributo alla campagna di denigrazione. E’ proprio questa combinazione di fattori che legittima una diagnosi di PAS. In presenza di reali abusi o trascuratezza, la diagnosi di PAS non è applicabile. Fonte: Richard A. Gardner, Columbia University di New York … Richard Gardner afferma, basandosi su centinaia di casi e su studi di follow-up, che l'instillazione incontrollata di PAS nei bambini non può che produrre significative psicopatologie, sia nel loro presente che nella loro vita futura. Questi bambini subiscono una violenza emotiva che crea loro un danno enorme: un danno che difficilmente potrà essere sanato o anche solo risarcito, dato che coinvolge la sfera intima della coscienza personale. Una violenza che, come affermato da Gardner, porta come conseguenze: esame di realtà alterato, narcisismo, indebolimento della capacità di provare simpatia ed empatia e mancanza di rispetto per l’autorità che non può che essere estesa anche a figure non genitoriali, come insegnanti e futuri datori di lavoro. Fonte: Richard A. Gardner, Columbia University di New York E’ importante saper osservare e classifica ascoltare… La relazione con i bambini maltrattati è complessa perché: il bambino ha sfiducia in sé, negli adulti e negli altri in genere; risente delle esperienze danneggianti tipiche del maltrattamento; il minore è vincolato da un “segreto” e non chiede aiuto; l’impatto emotivo per chi ne viene in contatto è forte e complesso. Le emozioni che scatena negli adulti vanno gestite. Osservare ed ascoltare un bambino in condizioni di disagio o maltrattamento è fondamentale… Nella relazione bisogna SAPER OSSERVARE in modo adeguato. E’ importante l’ASCOLTO ATTIVO ed EMOTIVO: Sospendere le aspettative e il giudizio che ci possono far interpretare in modo distorto i comportamenti dell’altro; Osservare quanto accade: comportamenti, giochi…, rimanendo in ascolto e osservando per tutto il tempo necessario a raccogliere elementi; Astenersi da forme immediate di intervento, considerando che intervenire rapidamente sulla base solo di sensazioni e di movimenti istintivi, può essere rischioso e fuorviante; Ascoltare le emozioni attivate da quanto osservato entrando in contatto con le proprie emozioni e con quelle del bambino. Il sospetto, il sentire che “qualcosa non va”… Non deve farci agire impulsivamente, ma neppure abbandonare l’osservazione. Origina generalmente da una “situazione insolita” che deve farci acuire le nostre capacità di osservazione e di ascolto”. Differenze tra normalità e classifica patologia E’ il persistere di segnali di disagio senza possibilità spontanea di remissione: sviluppo evolutivo normale: le crisi evolutive o i momenti di difficoltà si manifestano con la comparsa di segnali di disagio transitori e non rigidi, destinati a scomparire quando il momento critico è superato anche con il supporto dell’ambiente esterno…; sviluppo evolutivo patologico (indicativo di situazioni di maltrattamento e abuso): comparsa e persistenza dei segnali di disagio in modo rigido e non reversibile che evidenziano la rottura dell’equilibrio nello sviluppo della personalità… (Montecchi F., a cura di, “Abuso sui bambini: l’intervento a scuola”, Franco Angeli, Milano 2002) Prevenzione Prevenzione primaria: Ridurre l’incidenza del fenomeno Promuovere una cultura per la tutela dell’infanzia Individuare le situazioni a rischio prima dell’insorgere della violenza Prevenzione secondaria: Realizzare intervento precoci per un’efficace presa in carico, laddove si sia già verificato l’abuso Ridurre la prevalenza del fenomeno Prevenzione terziaria: Ridurre i danni fisici e psicologici provocati dall’aver subito maltrattamento e abuso sessuale. CAPCAE (Concerted Action for Prevention of Child Abuse in Europe), 1996-1998. In : Di Blasio P., “Psicologia del bambino maltrattato”, Il Mulino, Bologna, 2000. Valutare l’emergenza La valutazione dell’emergenza appare condizione preliminare di lavoro in tutte le situazioni in cui la permanenza del minore in famiglia appare gravemente pregiudizievole per i livelli di alta tensione, per il tipo di danno di cui il bambino è vittima e per la presenza di segnali che indicano una perdita del controllo da parte degli adulti in famiglia (presenza di lividi e/o lesioni gravi, racconti del bambino…). Occorre verificare immediatamente il livello di sicurezza e di protezione in cui si trovano i bambini (sia la vittima, sia eventuali fratelli e sorelle). Provare a rispondere alla domanda “Quando oggi il bambino tornerà a casa, cosa potrà succedere?” … Complessivamente dobbiamo comporre un quadro lucido e preciso rispetto alla capacità di autocontrollo dei genitori e alla loro capacità di cogliere e comprendere i bisogni dei figli, accanto alla condizione di malessere del bambino. Due ordini di indicatori ci possono aiutare in questa difficile valutazione: 1. elementi relativi al tipo di maltrattamento e alla sua durata, 2. elementi relativi alle relazioni familiari, alla storia dei genitori, ai livelli di tensione presenti in famiglia. I significati dell’allontanamento L’allontanamento è una tappa del processo di tutela del minore. Non è un passo conclusivo: è un punto di partenza o un punto da cui ripartire L’allontanamento è una misura a cui pensare nel momento in cui la convivenza del minore con la sua famiglia diviene pregiudizievole e pericolosa per la sua condizione fisica e psichica Proprio perché esso si connota come un intervento “forte”, l’allontanamento rappresenta un cambiamento significativo per la famiglia in quanto può promuovere una mobilitazione delle risorse e una maggiore consapevolezza da parte dei genitori Il bambino deve essere informato di ciò che lo riguarda con TRASPARENZA Questo anche quando tutto fa pensare che il bambino/ragazzo non voglia ascoltare… Legittimiamo la fatica e la preoccupazione che ogni CAMBIAMENTO (qualunque esso sia) genera in chiunque. Ricordiamo che, prima di cogliere la “bontà” del nostro intervento, il bambino/ragazzo coglie la minaccia del cambiamento. Le domande del bambino Perché sono stato portato qui? Chi si occuperà di me? Quando potrò vedere la mamma e il papà? Per quanto tempo dovrò stare qui? Continuerò a frequentare la mia scuola? La mamma e il papà sono arrabbiati con me? Chi si occuperà di loro? Parlare dell’allontanamento e nell’allontanamento A fronte dell’incertezza il bambino ha bisogno di sapere le motivazioni e i significati attribuiti a questo passaggio, di essere informato su ciò che incontrerà… Coinvolgere, se possibile, figure conosciute e di fiducia per il bambino Legittimare le paure e rispettare silenzi, lacrime e rabbia Offrire un quadro realistico delle motivazioni dell’allontanamento Descrivere e raccontare, senza immagini idealizzate, il “luogo” in cui andrà Rassicurare rispetto alla sua famiglia: “Altri grandi parleranno con i tuoi genitori, si occuperanno di loro” Fornire informazioni chiare su ciò che accadrà nei prossimi giorni (non sbilanciarsi su ipotesi future a lunga distanza) Comunicare alle persone che accoglieranno il bambino (educatori) ciò che gli abbiamo spiegato: coerenza e uniformità delle comunicazioni Comunicare al bambino che lo stiamo affidando in “mani sicure”, pur riconoscendo la sua eventuale diffidenza verso gli “estranei” Rassicurare il bambino della nostra presenza: “molto presto verrò a trovarti…” Sostegno ai genitori subito dopo l’allontanamento: Prepararli alla prima visita in comunità; il significato delle visite; distinguere i problemi “dei grandi” da quelli “dei piccoli”; regole per l’interruzione delle visite; regole per la presenza dei parenti; presentazione di “cosa avviene da ora in poi”: chi fa cosa, con quali compiti; il contesto di controllo e quello di sostegno; offerta di alleanza per la riconquista delle capacità genitoriali: l’unica alleanza ammessa. Cosa succede a chi ascolta l’abuso? (A. Vassalli in C. Foti -a cura di- “L’ascolto dell’abuso e l’abuso nell’ascolto” ed. Franco Angeli) A chi si “occupa” di abuso e maltrattamento capita di mettere in atto strategie per il controllo delle intense emozioni che vengono generate in questo ambito. Oltre che ad essere reazioni, queste sono delle informazioni di cui tenere conto,una spia delle disfunzioni da correggere per lavorare meglio e non stare male. … Tre importanti fonti di malessere: possiamo stare male in relazione al sistema(carente o disfunzionale) cioè non possediamo un metodo che nella realtà in cui operiamo ci consenta di svolgere correttamente le nostre azioni; (trauma degli altri) possiamo stare male perché i problemi, i sentimenti, gli eventi che quel soggetto ci comunica ci inducono grande pena ed angoscia, perché ci obbligano ad un contatto con l’orrore, perché minano la fiducia di base nella comunità umana; (trauma degli altri) possiamo stare male perché le vicende dell’abuso con cui entriamo in contatto sollecitano il confronto con aspetti della nostra storia personale. (trauma personale) … I quattro personaggi fondamentali che appartengono strutturalmente alla scena del trauma dell’abuso sessuale: 1. la vittima; 2. l’aggressore; 3. il salvatore; 4. il testimone passivo. … Perché ci si ammala? Non comprendendo e non gestendo i personaggi che stanno agendo fuori e dentro di noi. Ci confondiamo talmente tanto da non padroneggiare l’esperienza, ma al contrario tendiamo ad agirla, facendoci guidare dalle emozioni che non riconosciamo (es. la rabbia del bambino diventa la nostra, ecc. Importante diventa anche la lettura delle discrepanze tra i contenuti che affermiamo ed il modo con cui le affermiamo, perché queste possono essere dei segnali di quello che stiamo inconsapevolmente agendo. E’ necessario che esista quindi un altro attore, un quinto personaggio la cui funzione è quella di dare voce agli altri quattro, ma per comporli, per padroneggiare le reazioni di cui questi primi sono espressione; questo quinto personaggio è la funzione riflessiva.