Franz Schubert, dal Trio per pianoforte, violino e violoncello D. 929

www.fondazionegraziottin.org, Area divulgativa - Strategie per stare meglio 20/02/17
Un sospiro che tradisce un'angoscia profonda (Franz
Schubert, dal Trio per pianoforte, violino e violoncello D. 929
Op. 100)
Proposte di ascolto di Pino Pignatta
Franz Schubert
Dal Trio per pianoforte, violino e violoncello D. 920 Op. 100
Andante con moto
Vienna Piano Trio (David McCarroll, violino; Matthias Gredler, violoncello; Stefan Mendl,
pianoforte)
Non esiste alcun dolore più forte di questa musica. Nessuna sofferenza può spegnere questa
bellezza. E’ una medicina purissima fatta di arte senza tempo e riesce a curare anche le ferite più
profonde. Può calmarvi, soccorrervi, accarezzarvi. Guardate e ascoltate questo video, tre
musicisti meravigliosi e un capolavoro di Franz Schubert che sta sulle vette della
cameristica. Lo trovate anche nel film “Barry Lyndon”, di Stanley Kubrick, dove all’interno di
una colonna sonora per nulla banale si staglia il Trio per pianoforte, violino e violoncello Op. 100,
che il compositore austriaco inizia a scrivere nel novembre 1827, e già a dicembre di quell’anno,
il giorno dopo Natale, viene eseguito nella sala dorata del Musikverein di Vienna, la stessa del
Concerto di Capodanno, destando la meraviglia e l’entusiasmo del pubblico. Ma la cosa più
importante è che è uno dei pochissimi capolavori eseguiti mentre Schubert era in vita, del cui
largo successo, quindi, il musicista ha goduto e avuto piena coscienza, applausi e onori.
In realtà, i Trii per pianoforte di Schubert sono due, entrambi pagine di bellezza assoluta.
Quello che abbiamo scelto, D. 920, è il secondo, la cui storia precede e intreccia quella più
travagliata dell’Op. 99, che risulterà precedente come numerazione di catalogo (D. 898). Ma si
può dire che le composizioni nascono negli stessi mesi e, come ha scritto il musicologo Sergio
Sablich, «in un periodo di vera passione da parte di Schubert per il genere cameristico più
nobile, basti pensare ai Quartetti e al Quintetto per archi, e di grandi speranze rivolte al futuro,
rafforzate da una nuova consapevolezza di sé, da un orgoglio mai così chiaramente sentito
prima», anche se il compositore morirà esattamente l’anno dopo, nel novembre 1828. Ed è
proprio questa “consapevolezza di sé” – delle proprie qualità di musicista, della forza emotiva
capace di travolgere tutto e tutti, anche un debilitante stato di salute – che emerge da questa
composizione, iniziata quasi con un alone di mistero, di cupezza, a tempo di marcia (forse la
“marcia”
di
Schubert
contro
la
malattia
e
le
avversità),
ma
con
coordinate
lasciate
nell’indeterminatezza, senza ormeggi precisi nel discorso musicale, che però poi travolgono
l’ascoltatore e il pubblico (come accadde 189 anni fa al Musikverein) con crescendo maestosi,
una ricca tavolozza timbrica e slanci lirici tenerissimi. E’ interessante, a questo proposito,
leggere la lettera che il compositore stesso scrive all’editore Probst di Lipsia, con precise
prescrizioni esecutive: «Illustrissimo Signore, Le invio il Trio richiesto, sebbene mi sembrasse
inteso che il prezzo di 60 fiorini si riferisse a un quaderno di Lieder o di pezzi per pianoforte e
non a un Trio, per il quale è necessario un lavoro sei volte superiore… Faccia eseguire il Trio per
la prima volta da gente all’altezza...». Aggiungendo più avanti: «L’opera non è dedicata a
nessuno, se non a chi l’apprezzerà. Sarà la dedica più proficua».
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Un sospiro che tradisce un'angoscia profonda (Franz Schubert, dal Trio per pianoforte, violino e violoncello
I tre musicisti di questo splendido video girato con qualità e tecnica cinematografica – i membri
del Vienna Piano Trio, specializzato nelle opere della Prima scuola di Vienna (Mozart, Haydn,
Beethoven), della Seconda scuola di Vienna (Schoenberg, Berg, Webern), oltre ai capolavori di
Schubert e Brahms per pianoforte, violino e violoncello – sono sicuramente all’altezza per
intensità dinamica e maestria strumentale. Il movimento proposto da YouTube è il secondo, che
percorre, come dicevamo, il film “Barry Lyndon”. Ma l’incanto è assicurato già dal primo
movimento, Allegro, che propone subito, con l’intero organico all’unisono, un tema vigoroso e
vibrante. All’inizio è molto beethoveniano come forza interiore, poi via via si lascia andare alle
inconfondibili raffinatezze cameristiche di Schubert, costruite su slanci lirici commoventi.
Schumann ne era letteralmente innamorato, e di tutta la pagina, composta dai classici quattro
movimenti, metteva in evidenza l’energia e la drammaticità: «Il primo movimento vibra di un
furore represso e di un’appassionata nostalgia (...) L’Adagio è percorso da un sospiro che
tradisce alla fine un’angoscia profonda (...)».
Ed è appunto questa angoscia – la tensione indeterminata di cui parlavamo prima, non si sa se
tristezza o semplice introspezione sul proprio destino – che plasma interamente l’Andante con
moto, celeberrimo, un frammento che davvero fa incontrare Schubert e poi non lo si dimentica
più. La tonalità è un do minore, “fortissima”, efficacissima, nel dipingere il ripiegarsi della
malinconia, perché dietro c’è una storia che arriva da lontano: Schubert s’ispira per il tema a
un canto popolare svedese – “Vedi, il sole declina” – una melodia carica di mestizia, che aveva
ascoltato dal musicista Isak Berg, durante un concerto a Vienna in casa di amici. “Il sole
declina”, quindi addio alla luce, che nel grande Nord dei Paesi scandinavi va sempre via
prestissimo, troppo presto, e ritorna tardi, troppo tardi, generando depressioni, malesseri,
inquietudini.
Schubert ne coglie l’essenza e la sublima cameristicamente. Il tema vero e proprio è delineato
dalla voce scura del violoncello, per essere poi ripreso dal pianoforte, accompagnato dai fraseggi
ribattuti dei due archi. E’ ancora lo studioso Sergio Sablich a descriverne bene i contorni: «Se lo
spunto è popolare, l’oscillazione tra modo maggiore e modo minore che pervade la melodia
sembra quasi fatta per Schubert, se non nata da lui. E ancor più inquietante è ciò che ne deriva:
un accompagnamento in forma di marcia che dà alla melodia un andamento sinistro e un
colore cupo, dalla intensità dolorosa e ossessiva, esplodendo in una grandiosa Ballata di
terribile violenza emotiva».
Avviene la prima volta al minuto 3:03 del nostro video; e poi, di nuovo, con ancora più energia
liberatoria, a partire dal minuto 4:34: emerge con gradualità, come da un’oscura fonte di
energia, un episodio di tagliente impeto espressivo. Qui i tre musicisti del Vienna Piano Trio
sono davvero magici, riuscendo a restituirci la tensione interiore di Schubert unita a un
controllo del suono impressionante. Un’interpretazione che può stare, senza paura di sfigurare,
accanto a quella di due formazioni leggendarie: il Beaux Arts Trio e l’Istomin-Stern-Rose Trio.
Buon ascolto.
Per approfondire l'ascolto
1) Schubert & Haydn Piano Trios
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Un sospiro che tradisce un'angoscia profonda (Franz Schubert, dal Trio per pianoforte, violino e violoncello
Eugene Istomin, pianoforte; Isaac Stern, violino; Leonard Rose, violoncello (Sony Classical,
disponibile anche su Apple Music e Google Play Music)
2) Franz Schubert
The Piano Trios Op. 99 e Op. 100
Beaux Arts Trio (Philips, disponibile anche su Apple Music e Google Play Music)
3) Schubert/Debussy/Milhaud
Quartetto Italiano (Urania Produzioni, disponibile anche su Apple Music e Google Play Music)
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