La palestra per la mente Corso rivolto alla terza età Docenti: Dr.sse E. Pasquali, L. Cretella Associazione UmanaMente www.associazioneumanamente.org La palestra per la mente Corso rivolto alla terza età Le diverse fasi della vita Le teorie psicologiche sulla terza età Le teorie psicologiche relative alla terza età possono essere distinte in due grandi filoni: A. Le teorie evolutive dell’arco di vita, che analizzano la vecchiaia in relazione all’intero corso della vita, definendo tappe e compiti di sviluppo: 1. 2. 3. A. Teoria dello sviluppo della personalità di Erikson, 1997 La teoria degli stadi dello sviluppo di Schaie La prospettiva dell’arco di vita o lifespan perspective di Baltes e Reese (1986), che più che una teoria è una sorta di dichiarazione di intenti e di indirizzi di ricerca per lo studio dello sviluppo lungo tutta la vita, I modelli psicosociali di invecchiamento, che cercano di spiegare come i fattori socioculturali influenzino il nostro modo di invecchiare: 1. 2. 3. Teoria del disimpegno di Cumming e Henry (1961) Teoria dell’attività di Havighurst (1963) Teoria della selezione, ottimizzazione e compensazione (SOC) di Baltes (1991) Teoria psicosociale dello sviluppo della personalità di Erikson Erikson sviluppa la sua prospettiva mutuando un concetto dall’embriologia: parla infatti di epigenesi per spiegare come, in un qualunque organismo, ci siano delle potenzialità che attraverso le "esperienze di vita" regolano le interazioni. Teoria psicosociale dello sviluppo della personalità di Erikson L’individuo umano dipende sempre da tre processi fondamentali: 1. biologico che organizza i sistemi organici che fanno parte del corpo (soma); 2. psichico che organizza le esperienze dell’individuo attraverso una sintesi dell’Io (psiche); 3. comunitario che dipende dalla cultura di appartenenza entro la quale avvengono le interazioni tra gli individui. La maturazione fisica scrive la tabella di marcia dello sviluppo; entro i limiti da essa posti, la cultura di appartenenza spinge rallenta, nutre o distrugge. Teoria psicosociale dello sviluppo della personalità di Erikson Erikson individua 8 fasi nello sviluppo della persona, ognuna caratterizzata dalla contrapposizione fra due atteggiamenti o tendenze opposte che l’autore chiama tensioni antitetiche e che costituiscono un conflitto o crisi. Teoria psicosociale dello sviluppo della personalità di Erikson Il conflitto o crisi viene superato con l’integrazione delle tendenze opposte che produce una nuova forza psicosociale e una nuova qualità dell’individuo; la mancata integrazione delle tensioni crea, al contrario, disagio, dolore, disadattamento e financo regressione. La coppia di tensioni caratteristica di ogni fase non è l’unica in gioco, ma è la dominante. Nel modello di Erikson il comportamento adottato in un certo stadio dipende dalle esperienze compiute negli stadi precedenti, che costituiscono le basi per il raggiungimento della tappa successiva. Teoria psicosociale dello sviluppo della personalità di Erikson Erikson individua 8 fasi nello sviluppo della persona, ognuna caratterizzata dalla contrapposizione fra due atteggiamenti o tendenze opposte che l’autore chiama tensioni antitetiche e che costituiscono un conflitto o crisi. Il conflitto o crisi viene superato con l’integrazione delle tendenze opposte che produce una nuova forza psicosociale e una nuova qualità dell’individuo; la mancata integrazione delle tensioni crea, al contrario, disagio, dolore, disadattamento e financo regressione. La coppia di tensioni caratteristica di ogni fase non è l’unica in gioco, ma è la dominante. Nel modello di Erikson il comportamento adottato in un certo stadio dipende dalle esperienze compiute negli stadi precedenti, che costituiscono le basi per il raggiungimento della tappa successiva. Cosa vediamo… Guardiamo le tensioni antitetiche di ogni fase Pensiamo alle nostre crisi E a come le abbiamo superate. Teoria psicosociale dello sviluppo della personalità di Erikson Età 0-18 mesi 2-3 anni Età del gioco Età scolare Adolescenza Conflitto Fiducia/Sfiduci a Autonomia/dub bio Iniziativa/Sens o di colpa Industriosità/ Identità/confusi one Esito Speranza Volontà Finalità Competenza Fedeltà Prima e Seconda Fase Fase 1 (fino 18 mesi): Fiducia/Sfiducia Il compito principale della prima infanzia consiste nell’acquisire un vantaggioso equilibrio tra fiducia e sfiducia. “Il senso fondamentale di fiducia” consiste in una fiducia fondamentale in altre persone, nonché un senso fondamentale di fiducia in se stessi.” Fase 2 (da 2 a 3 anni): autonomia/vergogna o dubbio Durante questa fase il bambino apprende i controlli, le autonomie di base (controllo sfinterico, igiene personale, motricità) ed acquisisce competenze linguistiche. Il superamento positivo di questo stadio comporta l’acquisizione dell’autocontrollo e dello spirito di collaborazione, per converso, le esperienze negative di questo periodo portano al senso di vergogna e di inferiorità. Terza e quarta fase Fase 3 (da 4 a 5 anni): spirito di iniziativa/senso di colpa Il bambino esercita una volontà personale, non solo attraverso il dire e il fare, ma anche sperimentando ruoli e portando avanti attività intraprese. Emerge il senso di sé con emozioni autocoscienti come il senso di colpa. La non integrazione genera indifferenza, altrimenti si forma la capacità di immaginazione e progetto. .Fase 4 (da 6 anni alla pubertà): industriosità/inferiorità Il bambino ora vuole entrare a far parte del mondo più vasto della conoscenza e del lavoro. “Io sono quello che imparo”. Esperienze positive danno al bambino un senso di industriosità, un sentimento di competenza e di padroneggiamento; al contrario il fallimento porta con sé un senso di inadeguatezza e di inferiorità. Quinta e sesta fase Fase 5 (adolescenza): identità/confusione di identità Il compito di base dell’adolescente consiste nell’integrare le varie identificazioni che si porta dall’infanzia per formare una identità più completa. La non integrazione comporta il formarsi di una personalità frammentata e priva di nucleo che spinge alla ricerca perenne di un punto di riferimento introvabile. Fase 6 (prima età adulta): intimità/isolamento Nasce il bisogno di instaurare relazioni personali intimi e durevoli. Se un giovane ha paura di perdersi in un altro, sarà incapace di fondere la propria identità con quella di un altro. Se i tentativi verso l’intimità compiuti in gioventù falliscono, la persona si ritira in isolamento. In questo caso, le relazioni sociali sono stereotipate, fredde e vuote. Fase settima e ottava Fase 7(età adulta media): generatività/auto assorbimento Per generatività si intende “l’interesse a fondare e guidare la generazione successiva” attraverso l’allevamento dei figli o imprese creative o produttive. I prerequisiti per lo sviluppo di questo stadio sono la fede nel futuro, il credere nella specie e la capacità di curarsi. La mancanza di generatività si esprime con la stagnazione, l’auto assorbimento e la preoccupazione esclusiva di sé. Fase 8 (tarda età adulta): integrità dell’Io/disperazione L’integrità comporta l’accettazione dei limiti della vita, il senso di far parte di una storia più ampia, che comprende le generazioni precedenti, il senso di possedere la saggezza dei tempi, una integrazione finale di tutti gli stadi precedenti. L’antitesi dell’integrità è la disperazione, cioè il rimpianto per quanto si è fatto o quanto non si è fatto nella vita, la paura dell’avvicinarsi della morte e il disgusto di se stessi. La teoria degli stadi di sviluppo di Schaie(1977; 1996) La teoria di Schaie nasce dalla valutazione delle capacità cognitive dell’anziano, individua stadi differenziati, strettamente legati ai ruoli sociali tipici dei diversi momenti dell’arco della vita. Stadio dell’acquisizione (infanzia) Apprendimento delle abilità concrete Stadio del conseguimento (giovane) Autonomo funzionamento mentale e ruolo sociale Stadio della responsabilizzazione (giovane età adulta) Impegno verso finalità a lungo termine e verso le altre persone Stadio direttivo (media età adulta) Integrare relazioni complesse in un sistema gerarchico → maggior efficacia organizzativa, ma più rigidità Stadio della reintegrazione (età anziana) Complessità e flessibilità cognitiva diminuiscono per mancanza d’uso, ma aumenta la capacità di adattamento alle perdite funzionali. Selettività cognitiva. La teoria degli stadi di sviluppo di Schaie(1977; 1996) Secondo Schaie, le esperienze di vita affrontate nella vecchiaia e la riduzione delle risorse dell’organismo fanno sì che l’individuo risponda più selettivamente alle risposte cognitive. L’anziano non perde capacità di risolvere problemi anche complessi, ma impiega le sue abilità cognitive in forma ottimale solo in situazioni vitali significative. Gli anziani apprendono in modo diverso dai giovani e, per questa ragione, necessitano di stili e modelli di insegnamento rispettosi di queste diversità. Lo sviluppo lungo tutta la vita QUALE IDEA DI SVILUPPO? Lo sviluppo lungo tutta la vita Lo sviluppo è un processo che copre tutto l’arco di vita dell’individuo, non riguarda solo l’infanzia. (superamento della prospettiva puerocentrica) e va oltre la crescita biologica. Non esiste un primato nelle età della vita, non si verifica, cioè, che un’età incida maggiormente rispetto alle altre sullo sviluppo della persona. Il corso dello sviluppo dipende da ciò che avviene durante tutta la vita di un individuo, non soltanto da ciò che è avvenuto nella sua prima parte. Una delle principali teorie a sostegno di questo approccio è la prospettiva dell’arco della vita, elaborata da Baltes e Reese (1986). Lo sviluppo lungo tutta la vita Facendo riferimento ai differenti contributi allo studio dello sviluppo lungo tutto il corso della vita, Aureliana Alberici (2002) suggerisce una sintesi di indicatori tipologici dello sviluppo: Lo sviluppo ha un carattere dinamico; Tutto ciò che riguarda lo sviluppo e la crescita umana, per essere compreso, deve essere messo in relazione con le dinamiche culturali e sociali in cui si presenta; La comunicazione: la cultura umana si basa sulla produzione e la riproduzione di significati, attraverso l’utilizzo della comunicazione; La relazione: lo sviluppo avviene in relazione con altri membri del gruppo di riferimento, grazie all’instaurarsi di relazioni significative, alla trasmissione di conoscenze, al modellamento di comportamenti. Questi indicatori sottolineano il carattere permanente, dinamico e trasformativo dello sviluppo. Lo sviluppo è un percorso caratterizzato da eventi marcatori, influenzato dai contesti socioculturali in cui si realizza, possibile grazie alla comunicazione e alla relazione con gli altri individui e, soprattutto, permanente. Teoria del disimpegno (Cumminge Henry, 1961) La teoria del disimpegno muove dall’osservazione della riduzione delle attività e degli interessi individuali e sociali nella terza età. Questa diminuzione delle funzioni della persona si traduce in un disimpegno sul piano: Fisico: riduzione e rallentamento dell’attivitàfisica per conservare le energie residue; Psicologico: ritiro emotivo e cognitivo dal mondo esterno, orientamento centrato sul sé; Sociale: riduzioni delle proprie attività e i propri impegni di tipo sociale. Teoria del disimpegno (Cumminge Henry, 1961) Quando formulata sembrava vantaggiosa perché legittimava il riposo delle pensione, ma non tiene conto dei nuovi ruoli che l’anziano può ricoprire, non tiene conto del fatto che il disimpegno spesso è una forzatura. Teoria dell’attività(Havighurst, 1960) L’anziano ha le stesse caratteristiche delle persone di mezza età→ gli stessi bisogni sociali e psicologici. Nella terza età si tenderebbe a condurre uno stile di vita il più possibile simile a quello dell’età lavorativa, sostituendo i ruoli perduti con altri ruoli e differenti attività. Teoria dell’attività(Havighurst, 1960) L’idea di fondo è che l’ attività permette di esercitare le abilità, di mantenere l’autostima e i rapporti sociali e che la soddisfazione personale e la serenità nella terza età siano possibili solo se si mantiene un impegno in attività legate ai vecchi ruoli o a nuovi ruoli altrettanto significativi. Si da per scontato che l’anziano possieda risorse necessarie a ricercare e ricoprire ruoli sociali e che sia in un buono stato di salute fisica e mentale e che viva in un ambiente sociale che offre risorse e opportunità. La teoria di Baltes (1991) S.O.C. Supera i limiti delle teorie precedenti in quanto tiene conto della grande variabilità individuale nel processo di invecchiamento. Considera lo sviluppo lungo tutta la vita Parte dalla cultura positiva dell’invecchiamento Muove dalla premessa che l’invecchiamento è un processo complesso e differenziato che coinvolge diversi aspetti dell’individuo e che non può essere affrontato con una prospettiva lineare ed omogenea; integra le due facce della stessa medaglia: miglioramento e declino. MODELLO SOC: SELEZIONE, OTTIMIZZAZIONE, COMPENSAZIONE a) il corso dell’invecchiamento è eterogeneo b) l’invecchiamento normale è diverso da quello patologico c) nell’invecchiamento molte capacità sono di riserva e possono essere sviluppate in caso di necessità. d) con l’età i meccanismi fluidi della mente evidenziano un decadimento, ma.. e) conoscenza e pratica cognitive arricchiscono la mente anziana e possono compensare le perdite f) la bilancia tra guadagni e perdite con gli anni diventa meno positiva o decisamente negativa. (Baltes intende contrastare l’idea “ingenua” secondo cui lo sviluppo umano comporta sempre l’acquisizione di nuove capacità e mai la perdita; in altre parole l’invecchiamento implica la capacità di accettare le nuove condizioni spesso svantaggiose per l’individuo anziano.) g) il Sé nell’invecchiamento costituisce un nucleo psichico forte e stabile, utile come sistema di “coping” e di conservazione dell’integrità. Il senso di Sé per Baltes Alcuni costrutti legati al senso di Sé quali ad esempio l’autostima, il senso di controllo personale (locus of control), la self agency ecc. non mostrano riduzioni con l’avanzare dell’età; Questo per Baltes apre a nuovi orizzonti per l’anziano che può ricorrere a quello che Kohut, in un’ottica psicoanalitica che origina nella Psicologia del Sé (Kohut, 1971), definisce “senso del Sé integro e coese”, o a quello che Erikson chiama “integrità dell’Io”, per risolvere ed affrontare situazioni ed eventi di vita stressanti. MODELLO SOC: SELEZIONE, OTTIMIZZAZIONE, COMPENSAZIONE Adottando una prospettiva positiva sull’invecchiamento questo può essere padroneggiato dall’individuo e può conferire all’anziano nuove capacità ed abilità incrementando notevolmente la qualità della sua vita. Modello S.O.C. SELEZIONE: indica la possibilità di concentrarsi su quegli ambiti delle proprie conoscenze, competenze e attività che si vuole preservare il più a lungo possibile. OTTIMIZZAZIONE: consiste nell’esercitare le abilità e le competenze attraverso le capacità di apprendimento residue. COMPENSAZIONE: permette di sopperire alle capacità perdute con la propria riserva o tramite aiuti ambientali esterni. MODELLO SOC: SELEZIONE, OTTIMIZZAZIONE, COMPENSAZIONE Il modello S.O.C. è un ottimo spunto per riflettere sull’EDUCAZIONE NELLA TERZA ETA’