storie della shoah
Salvata dalla musica
scrivere
parlare
TESTO NARRATIVO
livello di difficoltà
Nathaniel Herzberg
Giornalista francese, scrive
sul quotidiano “Le Monde”.
Nathaniel Herzberg
Questo articolo, comparso sul quotidiano francese “Le Monde”, è il
ritratto di una delle ultime sopravvissute allo sterminio nazista. Si
tratta di una musicista francese ebrea, Violette Jacquet-Silberstein,
internata ad Auschwitz a 17 anni e miracolosamente scampata alla
morte. Sulla musica e sull’umorismo Violette ha ricostruito la sua vita,
dedicandola a raccontare ciò che non va dimenticato.
ella vita di questa donna di 83 anni la musica ha un posto davvero importante. “Senza di essa, sarei morta”, sintetizza sobriamente. Sessantacinque anni fa, si è salvata dall’inferno di
Auschwitz-Birkenau solo perché sapeva suonare il violino. Per 15
mesi ha partecipato all’orchestra delle detenute. Quaranta “elette”,
autorizzate ad accompagnare la partenza dei kommandos di mattina e
divertire le SS1 di domenica. [...]
La sua vita inizia come quella di molti altri immigrati. Nata nel novembre del 1925 a Petroseni, in Romania, arriva in Francia all’età di 3
anni. Dopo un soggiorno a Boulogne-sur-Mer, i Silberstein si fermano a Le Havre2. Il padre lavora come sarto, tutti e tre vivono nella
stessa stanza, dormendo nello stesso letto. Cosa che non impedisce
agli amici di passare a trovarli. Uno di questi è un violinista. Violette
non ha dimenticato l’Humoresque di Dvorak3, che quest’uomo suona
quella sera. La ragazza canticchia, bene. “Mi dicevano che avevo del talento, mi hanno messo al violino. Avevo 7 anni.”
La sua formazione progredisce tranquillamente, più influenzata dalle
arie zigane ascoltate a casa che dagli studi classici. A 14 anni, l’esodo4
spazza tutto. Le strade, le campagne, Parigi, poi Lille5, dove uno zio li
accoglie. È là che il 1 luglio 1943 vengono arrestati dalla Gestapo6,
dopo una denuncia. Finiscono nel campo di Malines7, il Drancy8
belga. Infine, il 31 luglio, prendono il treno per Auschwitz9.
Appena arrivata, Violette viene separata dai genitori. Non li rivedrà
più. Senza dubbio immediatamente gasati10. “Della sorte di mia madre
ho saputo subito dal primo giorno. Quando gliel’ho chiesto, la donna che ci tatuava11 mi ha indicato i due camini, lontano. Le ho chiesto se lavorava nella
fabbrica. Mi ha risposto: ‘Una fabbrica di morte’. E mi ha spiegato.”
N
1 SS: abbreviazione per Schutzstaffel (reparti di difesa), corpo paramilitare del Partito Nazista, reclutato già dal 1925 come
guardia personale di Adolf Hitler.
2 Boulogne sur Mer … le Havre: città del Nord della Francia.
3 Dvorak: Antonin Dvorak (1841-1904) fu un celebre compositore nato vicino a Praga, nell’attuale Repubblica Ceca.
4 esodo: il testo fa riferimento alla necessità, per gli ebrei, di spostarsi e nascondersi continuamente alla persecuzione nazista.
5 Lille: città del Nord della Francia, vicina al Belgio.
6 Gestapo: polizia segreta della Germania nazista.
7 Malines: città del Belgio, nelle Fiandre.
8 Drancy: località dell’Ile de France, tristemente nota perché ospitò un campo di sterminio.
9 Auschwitz: il campo di concentramento costruito presso l’omonima cittadina polacca.
10 gasati: uccisi nelle camere a gas.
11 tatuava: tutti i deportati nei lager avevano, sull’avambraccio,
un numero tatuato che li identificava; nel processo di disumanizzazione del prigioniero vi era anche questa prassi, che riduceva il detenuto a un numero.
ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
leggere
di
ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
APPROFONDIAMO IL TEMA
12 Massenet: Jules Massenet,
compositore francese (18421912), autore de La meditazione di Taide e di altre celebri
opere.
13 Gustav Mahler: compositore e direttore d’orchestra
austriaco (1860-1911), autore
di famose sinfonie.
14 Vienne: città della Francia centro-orientale, vicina a
Lione.
15 Lied: termine tedesco per
“canzone” o “romanza”.
16 pot-pourri: miscuglio.
17 Tolone: città nel Sud della Francia, sul litorale mediterraneo.
GUERRA
E PACE
Lasciarsi morire o sopravvivere? In realtà, non è stata Violette a scegliere. Quando un SS passa nel blocco 9 per richiedere delle musiciste, non è in grado di alzare la mano. “Mi sembrava una cosa indecente.
Due detenute con cui avevo fatto amicizia ci sono andate. Sono poi ritornate
con vestiti nuovi e scarpe. Accettate.” Violette cede alla pressione e si presenta a sua volta. “La direttrice dell’orchestra mi ha teso un violino. Ho
massacrato La meditazione di Taide, di Massenet12. Mi ha scartata.”
Ma, qualche giorno dopo, arriva al campo Alma Rosé. Figlia del violinista Arnold Rosé, nipote di Gustav Mahler13, la musicista trentasettenne dirigeva un’orchestra a Vienne14 prima di essere deportata.
Dopo una nuova audizione, prende Violette in prova. “È a lei che devo
la vita” sintetizza Violette, mostrando la vecchia foto che troneggia su
un mobile nella sua stanza.
Violette inizia così la sua vita di musicista. Di notte, dorme nei blocchi
comuni. Ma quando, all’alba, le altre detenute partono per andare a
spaccare le pietre, lei ritma la loro partenza al suono di una marcia. Le
prove continuano, interrotte a mezzogiorno da una doccia – “una al
giorno, un privilegio” – e la zuppa. L’orchestra lavora sino alla sera e saluta con la musica il ritorno delle detenute.
[...] Oltre alle marce militari quotidiane, ci sono i concerti domenicali. Riservati agli ufficiali, propongono un programma sinfonico, lirico o leggero. Ad Alma Rosé non era assolutamente concesso di deludere.
“Non perché avesse paura dei tedeschi – precisa Violette – ma perché
amava la musica. Del resto, i tedeschi avevano per lei un’ammirazione eccezionale. Quando è morta, il 4 aprile del 1944, hanno innalzato un padiglione perché ci potessimo raccogliere. Erano musicisti. Gli stessi mostri capaci
di uccidere a sangue freddo un bambino davanti alla madre potevano piangere all’ascolto di un Lied15.”
Violette lo confessa. Se la musica costituiva un rifugio, le ha dato
anche piacere. “Avevamo messo su un pezzo dvorakiano, un pot-pourri16 di
musiche di Dvorak. L’adoravo... E le operette ungheresi. Pensavo ai miei genitori, ero triste, ma nello steso tempo felice.” Pazzia della musica, capace
di emozionare in qualsiasi luogo. Pazzia del campo, dove l’orrore
quotidiano non impedisce né i piccoli momenti di gioia né lo scherzo.
La musica e lo humour: dopo la Liberazione, è su questi due pilastri
che Violette ha ricostruito la sua vita. Certo, ha smesso di suonare il
violino. “Non per colpa del campo di sterminio. Solo perché non ero proprio
brava.” Allora si è messa a cantare, accompagnandosi con la chitarra,
nei cabaret prima, poi sul palco del ristorante che ha aperto a Tolone17.
Quanto al riso, non perde occasione. […] Per esempio attraverso le
testimonianze offerte agli studenti delle scuole. “Mai cose piagnucolose,
le odio. Anche nei blocchi più duri, le ragazze ridevano e cantavano.” […]
“Ma Violette, mi dico, ci manca un po’ di humour. Forse son vecchia, d’accordo, ma ditemi: vi sembro triste?”
N. Herzberg, Sauvée par la musique, in “Le Monde”, 4 aprile 2009,
trad. e adatt. di N. Marini
storie della shoah
attività
COMPRENDO E ANALIZZO
10 Come ti sembra la vicenda narrata nell’articolo?
Vera
Inventata
Un “misto di storia e invenzione”
Fantastica
• Motiva la tua scelta.
11 A tuo giudizio, a che cosa si può attribuire l’importanza di questo articolo?
All’eleganza dello stile
Al fatto che riporti la testimonianza vera di
una delle ultime sopravvissute ad Auschwitz
Al fatto che illustri come possiamo cavarcela in situazioni difficili
Al fatto che sia un racconto a suspense
12 Solo una volta Violette esprime il proprio rancore verso i suoi persecutori. Sottolinea la frase nel testo.
13 Qual è, a tuo giudizio, l’atteggiamento di Violette nei confronti del suo terribile passato?
Vuole dimenticare e non parlarne più
Vuole spaventare gli alunni delle scuole
Vuole vendicarsi dei suoi persecutori
Vuole testimoniare ciò che è accaduto, ma
con ottimismo e speranza
14 Ritorna sulle seguenti espressioni del testo e
spiegale alla luce di quanto letto.
• “Pensavo ai miei genitori, ero triste, ma nello stesso tempo ero felice”
• “Anche nei blocchi più duri, le ragazze ridevano e cantavano”
15 Quale funzione e quale valore ha la musica per
Violette durante il tempo di internamento nel
campo?
È un obbligo e un peso
È un rifugio e un piacere
È un sogno irrealizzabile
Non si dice nel testo
16 Quale funzione e quale valore ha, invece, la mu-
sica per i nazisti del campo?
ORA SCRIVO IO
17 Immagina di scrivere un’intervista a Violette e
di ricostruire attraverso le domande e le risposte la sua esperienza di vita. Serviti di tutti i dati presenti nell’articolo e prova ad aprire e chiudere l’intervista con una tua riflessione
sulla terribile questione della Shoah.
LESSICO LESSICO LESSICO LESSICO LESSICO LESSICO
Un mondo di parole
18 Trascrivi tutte le parole dell’articolo che si riferi-
scono alla vita nel lager e alla persecuzione contro gli ebrei.
Ad alta voce
19 Nella ricostruzione della detenzione ad Auschwitz,
quali elementi ritenete più terribili e disumani? Discutetene insieme con la guida dell’insegnante, facendo riferimento anche alle letture fatte nell’unità sul romanzo.
ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
LEGGO E COMPRENDO
1 Quanti anni ha Violette?
2 Da dove proveniva la sua famiglia?
3 Quale strumento suonava Violette?
4 In quale anno lei e i suoi familiari sono stati internati ad Auschwitz?
5 Quale fine hanno fatto i suoi genitori?
6 In quale modo Violette è riuscita a salvarsi?
7 Perché lei e le altre musiciste erano privilegiate
rispetto alle altre detenute del lager?
8 Perché in seguito Violette ha smesso di suonare?
9 A distanza di tanti anni, Violette appare ottimista
e amante della vita? Sottolinea l’informazione nel
testo.
APPROFONDIAMO IL TEMA
IL FILM
ANDREA BARABINO NICOLETTA MARINI, Le pietre bianche © SEI, 2010
Regia: Roberto Benigni
Produzione: Italia, 1997
Durata: 120 minuti
GUERRA
E PACE
La vita è bella
Dopo l’emanazione delle leggi razziali nel
1938, Guido Orefice (Roberto Benigni),
viene deportato in Germania in un campo
di sterminio, insieme con il piccolo figlio
Giosuè. Guido, per proteggere il bambino
dalla terribile esperienza, gli fa credere
che ciò che stanno vivendo è un gioco a
premi. Guido viene ucciso, ma il bambino
si salva e ritrova la madre, che, pur non
essendo ebrea, li aveva seguiti
volontariamente.
Il film ha vinto tre premi Oscar: come
migliore film straniero, per il migliore
attore protagonista, per le musiche di
Nicola Piovani. Benigni, attore e regista, sa far ridere e
commuovere al tempo stesso.