Filosofia del linguaggio 2016-17 Unità didattica n. 13 Prof.ssa Ilaria Tani Percorsi della pragmatica filosofica Karl-Otto Apel (1922-) Jürgen Habermas (1929-) Il contesto di riflessione del dopoguerra e la svolta pragmatica • La riflessione linguistica di fronte alla drammatica storia politica della prima metà del Novecento. • Le conseguenze del logicismo astratto e del disinteresse per gli usi ordinari del linguaggio. • Wittgenstein, Philosophische Untersuchungen (1953) • Austin, Harvard Lectures (1955) • Peirce VS • Wittgenstein, Tractatus Logico-Philosophicus • Carnap L’incontro tra due tradizioni • Apel: L’influsso della filosofia analitica sul mio itinerario intellettuale, in S. Cremaschi (a cura di), Filosofia analitica e filosofia continentale, La Nuova Italia, 1997. • Habermas, Filosofia ermeneutica e filosofia analitica. Due varietà complementari della svolta linguistica, in Habermas, Verità e giustificazione, Laterza, 2001. Apel: dalla svolta linguistica alla svolta comunicativa • Linea Dilthey-Husserl, Heidegger-Gadamer. • Svolta linguistica analitica (filosofia del linguaggio ideale): – Il Tractatus di Wittgenstein (e le sue radici fregeane): dalla critica della ragion pura alla critica del linguaggio puro – Carnap e la razionalità logico-matematica Limiti: • La razionalità del discorso filosofico viene sostituita dalla razionalità della logica matematica • Esclusione dell’attività autonimica e riflessiva dalle componenti essenziali del senso Riabilitazione della tradizione metacritica: Hamann, Herder, Humboldt Die Idee der Sprache in der Tradition des Humanismus von Dante bis Vico (1963). Modello di ragione situata, condizionata dagli specifici contesti linguistici e storico-sociali, nonché dall’intreccio della cognizione con la parola, l’azione, la comunicazione. Quattro linee di sviluppo del pensiero linguistico moderno: Mistica tedesca del logos Nominalismo ockhamiano Umanesimo linguistico italiano Mathesis universalis Modello triadico della semiosi: Peirce Interpretante Representamen Oggetto immediato Oggetto dinamico Trasformazione semiotica della filosofia trascendentale • Trasformazione semiotica della gnoseologia kantiana: ogni conoscenza (Vorstellung) richiede la mediazione di segni (indici, icone, simboli); • Realismo critico del senso: nessuna funzione rappresentativa del senso può darsi indipendentemente da un mondo reale, che è rappresentabile sotto certi aspetti, cioè conoscibile; • Ogni rappresentazione, in quanto mediata dai segni, richiede un’interpretazione (Darstellung); relazione triadica mediata semioticamente: soggetto-oggetto-soggetto: «La verità può risultare solo da un processo, illimitato in linea di principio, di re-interpretazione e di formazione di consenso nella “indefinite community of investigators”» (Apel, 1986: 85-6). Svolta comunicativa Critica al modello rappresentazionale classico: la garanzia della oggettività, cioè della validità intersoggettiva della conoscenza, non è più la sintesi trascendentale della appercezione ma la sintesi comunicativa della interpretazione, che diviene garante della oggettività, cioè della validità intersoggettiva della conoscenza (Apel 1973: 170). Anche nella autocoscienza il pensiero «deve già sempre seguire tutte le regole e le norme dell’intesa pubblica tra uomini su qualcosa, collegata al linguaggio» (1977: 158); non si danno evidenze private dei fatti di coscienza e di autocoscienza quale fondamento della conoscenza. la struttura della comunicazione permea l’intero pensiero umano Comunità della comunicazione • La trasformazione semiotica del concetto di conoscenza porta al trascendimento di ogni soggettività finita nel processo di interpretazione della illimitata comunità della comunicazione. • Alla kantiana sintesi trascendentale della appercezione subentra il postulato del consenso entro la comunità illimitata degli scienziati, che diviene garante della oggettività, cioè della validità intersoggettiva della conoscenza. Habermas agire comunicativo e critica della società • Limiti del modello di Peirce: – tanto astratto da far scomparire il rapporto intersoggettivo tra parlante e interlocutore. – Non tematizza la specificità della dimensione linguistica • Significato del ritorno a Humboldt nella svolta comunicativa: – lingua come visione del mondo (particolarismo) (poiesis) – Dialogo orientato all’intesa (universalismo) (praxis) • «L’unità linguistica basilare» e il sistema dei pronomi personali come universali della comunicazione. Universalismo e cosmopolitismo «Se c’è un’idea che è visibile in tutta la storia, con sempre più ampia validità […] è quella della comune umanità, lo sforzo di abolire i confini che i pregiudizi e le opinioni unilaterali di ogni genere erigono con spirito di inimicizia fra gli uomini, e di trattare l’intera umanità, senza riguardo a religione, nazione e colore, come una grande stirpe strettamente affratellata» (Humboldt, Über die Verschiedenheit des menschlichen Sprachbaues (1836), Werke in fünf Bänden, 147). Humboldt e la teoria critica della società Habermas rilegge Humboldt nella prospettiva di un’analisi delle disfunzioni sociali derivanti da un blocco dello scambio linguistico: solo il fisiologico svolgimento della comunicazione linguistica consente di preservare gli individui sia dall’idiotismo derivante dall’isolamento, sia dalla perdita di individualità derivante dalla adesione a forme sociali precostituite. Il processo di individuazione si compie solo nella socializzazione dello scambio linguistico. Teoria dell’agire comunicativo (1981) «La pragmatica linguistica è servita alla formulazione di una teoria dell’agire comunicativo e della razionalità. È stata il fondamento di una teoria critica della società e ha aperto la strada alla concezione teoretico-discorsiva della morale, del diritto e della democrazia” (1999, tr. It. 2001:3) • Trasformazione della teoria della conoscenza in una teoria della società. • Un nuovo concetto (fallibilistico) di razionalità: ragione incarnata nella comunicazione linguistica rivolta all’intesa. – Radice kantiana: pretesa normativa di validità Razionalità comunicativa • La razionalità è una dimensione pragmatica e intersoggettiva che consiste nel dare e chiedersi «reciprocamente ragione per intendersi l’uno con l’altro su qualcosa nel mondo» (Habermas, 1991: 13): il pensiero è innanzitutto attività sociale. • Le condizioni formali dell’esperienza (Kant) risultano da un errato processo di astrazione dai contesti e dalle pratiche linguistiche. Questi ultimi sono invece gli imprescindibili orizzonti di senso di un soggetto che è sempre necessariamente socializzato. Dalla competenza linguistica alla competenza comunicativa • Nel linguaggio è insito il modello di una razionalità formale di tipo procedurale, basata sulla nozione di “competenza comunicativa” • Confronto con Chomsky; critica degli assunti – Monologici: separazione dell’equipaggiamento di base dell’organismo solitario del soggetto parlante dalle condizioni intersoggettive, storiche e culturali; – Aprioristici: astrazione da ogni condizione d’esperienza, per postulare un parlante ideale dotato, prima di ogni possibile socializzazione e comunicazione, di un inventario di regole sintattiche e semantiche universali e innate; – Elementaristici: riduzione del contenuto semantico di tutte le lingue storiconaturali a combinazioni di un numero finito di componenti, irrilevanza delle varietà e della diversità delle forme culturali (Habermas, 1973, pp. 111-2). Condizioni formali della situazione discorsiva ideale Ricerca delle strutture universali, non però del linguaggio (come Chomsky) ma della comunicazione (pragmatica universale) • Contro il monologismo: sintesi tra cognizione e comunicazione, basata sul riconoscimento del ruolo svolto dalle condizioni intersoggettive storico-culturali • Contro l’apriorismo e l’astrazione: riconoscimento del ruolo dell’esperienza, della socializzazione e della comunicazione • Contro il riduzionismo: riconoscimento della complessità dei fenomeni linguistici e comunicativi (1973: 112-115; 1999, tr. It. 2001:91-92). Teoria della competenza comunicativa come scienza ricostruttiva • Si tratta di ricostruire il sistema di regole pragmatiche che i parlanti padroneggiano nella pratica, pur senza averne spesso consapevolezza: trasformazione della conoscenza implicita del parlante (know how) in una conoscenza teorica esplicita delle regole che presiedono a ogni interazione sociale mediata linguisticamente (know that). • Pragmatica universale: identificazione delle condizioni universali dell’intesa possibile, dei presupposti generali dell’agire comunicativo > forma elementare della intersoggettività costituita dalle regole fondamentali della interazione discorsiva, la cui padronanza costituisce la competenza comunicativa. Pragmatica universale e teoria degli atti linguistici • Rilevanza dei verbi performativi, che rappresentano in forma linguistica la forza illocutiva. • I performativi non si limitano a svolgere una funzione di ancoraggio allo stato empirico e contingenze della interazione, ma sono «i fattori che ci permettono di generare la struttura della potenziale comunicazione linguistica» (1981: 118). Universali costitutivi del dialogo • Pronomi personali: formano un sistema di riferimento tra parlanti potenziali. • Espressioni deittiche di spazio e tempo, articoli e pronomi dimostrativi: formano il sistema di riferimento di possibili denotazioni. • Performativi diretti all’atto del parlare in quanto tale: Allocutivi, formule di saluto, di apertura e chiusura del discorso, domanda e risposta, discorso indiretto • Tipologia di atti discorsivi: – Comunicativi: esprimono il senso pragmatico del discorso (dire, parlare, domandare, rispondere, contraddire, ammettere, citare) – Constativi: valore di verità degli enunciati (affermare, descrivere, comunicare, chiarire, dimostrare, assicurare, asserire, negare, dubitare) – Rappresentativi: esprimono il senso pragmatico dell’autorappresentazione (esporre, presentare, alludere, esprimere, celare, oscurare, tradire, trattare ironicamente, credere, ingannare, ecc.) – Regolativi: esplicitano la relazione che lega il parlante a regole che possono essere rispettate o violate (ordinare, obbedire, permettere, domandare, rifiutare, resistere, raccomandare, consigliare, ammonire, obbligare, ecc.) Una teoria complessa della razionalità comunicativa • Razionalità epistemica del sapere (razionalità proposizionale) • Razionalità strategica, orientata allo scopo (razionalità teleologica) • Razionalità comunicativa > sistema di pretese di validità. Sistema di pretese (o criteri) di validità (meta)pretesa di comprensibilità – «Il parlante deve scegliere una espressione comprensibile, in modo che parlante e ascoltatore possano comprendersi» • Pretesa di verità – «il parlante deve avere la pretesa di comunicare un contenuto proposizionale vero, in modo che l’ascoltatore possa condividere il sapere del parlante» • Pretesa di veridicità – «il parlante deve voler esprimere le sue intenzioni in modo veritiero, così che l’ascoltatore possa credere alla enunciazione del parlante (avere fiducia in lui) • Pretesa di giustezza /correttezza normativa – «il parlante deve scegliere una espressione corretta in riferimento a norme e valori dati, in modo che l’ascoltatore possa accettare l’espressione ed entrambi, parlante e ascoltatore, possano trovarsi d’accordo sulla enunciazione in rapporto a uno sfondo normativo riconosciuto» (TAC, tr.it. I: 419-20) – Corrispondenza tra questi tre criteri di validità (relativi ai tre mondi di riferimento presenti in ogni discorso, oggettivo, soggettivo, sociale) e lo schema bühleriano delle tre funzioni (espressiva, rappresentativa e appellattiva); Critica delle principali teorie semantiche del Novecento • Concezione formale e veritativa (dominante da Frege al primo Wittgenstein fino a Dummett), incentrata sul valore di verità delle proposizioni assertive; il significato è dato dal rapporto linguaggio-mondo • Concezione intenzionalistica (Grice, Bennett, Schiffer), presuppone le premesse della filosofia della coscienza; il significato è ciò che il parlante intende dire) • Teoria dei giochi linguistici (Wittgenstein): incentrata sul contesto e le funzioni pratiche delle espressioni linguistiche; il significato dipende dall’«insieme degli enunciati linguistici e delle attività non linguistiche, reciprocamente intrecciati»; rinuncia a qualsiasi condizione di validità universale. Forme della razionalità Razionalità sociale Razionalità proposizionale Razionalità teleologica Razionalità discorsiva: integra le tre forme della razionalità Razionalità comunicativa Contro le riduttive concezioni della razionalità adottate dai grandi teorici della sociologia classica, Habermas propone un modello di razionalità dell’agire comunicativo che trova nel linguaggio l’articolazione categoriale e la prestrutturazione grammaticale del “mondo della vita”. Agire comunicativo e Discorso • Agire comunicativo = livello preriflessivo (mondo della vita): il senso convenzionale dei simboli viene fissato implicitamente nell’uso linguistico. il consenso delle norme che governano i diversi giochi linguistici è presupposto e implicito. • Discorso = Dimensione riflessiva dello scambio comunicativo, esplicitazione e giustificazione razionale delle pretese di validità implicite nell’agire comunicativo del mondo della vita. Il passaggio dall’agire comunicativo al discorso rappresenta una condizione del dispiegamento della razionalità sociale, resa possibile dalla razionalità discorsiva, che ha la funzione di integrare le tre forme della razionalità (proposizionale, teleologica, comunicativa), che danno forma ciascuna a differenti modalità d’impiego del linguaggio e ai corrispondenti tipi di agire. Mondo della vita Modalità intersoggettiva di produzione del senso. Attraverso questo concetto Habermas trasforma le sue premesse teorico-comunicative in una teoria della società (Honneth, 1986: 370). • • • • • • Radici fenomenologiche del concetto (Husserl e Schütz) Contesto della interazione simbolica Ambito della razionalità comunicativa Orizzonte implicito dell’agire individuale Serbatoio delle forme dell’agire sociale Presupposizione del consenso. Sistema • Sistemi d’azione (economia, Stato), governati da una logica funzionalista, caratteristici della società complessa. Mondo della vita e sistema La distinzione tra mondo della vita e sistema articola una concezione binaria della società, che consente di tematizzare le dinamiche conflittuali prodotte dalla tensione tra le modalità intersoggettive di produzione del senso e la logica funzionalistica dei sistemi d’azione, denunciando le patologie che derivano dalle «invasioni colonizzatrici degli imperativi del sistema negli ambiti del mondo della vita» (Habermas, 1962: XXX). La teoria della comunicazione tra filosofia trascendentale e scienza ricostruttiva • Per Apel i criteri dell’argomentazione sono condizioni del senso, la cui negazione equivale al rifiuto della discorsività e della razionalità e dunque all’uscita dalla comunità dei parlanti (prospettiva fondazionalista). • Per Habermas l’individuazione dei presupposti e delle regole dell’argomentazione volta all’intesa procede dal piano dei concreti processi di intesa tra parlanti (livello formale di analisi nel contesto di un orientamento empirico): scienza ricostruttiva. Dalla teoria della comunicazione all’etica del discorso • Comunità della comunicazione (Apel 1973) • Etica del discorso (Diskursethik) (Habermas 1983) -> riabilitazione della filosofia pratica in prospettiva neokantiana (teoria dell’argomentazione) vs neoaristotelismo etico (Gadamer) (relativismo linguistico): ricerca di una fondazione razionale dei principi dell’agire. Sistema di pretese (o criteri) di validità • (meta)pretesa di comprensibilità – «Il parlante deve scegliere una espressione comprensibile, in modo che parlante e ascoltatore possano comprendersi» • Pretesa di verità – «il parlante deve avere la pretesa di comunicare un contenuto proposizionale vero, in modo che l’ascoltatore possa condividere il sapere del parlante» • Pretesa di veridicità – «il parlante deve voler esprimere le sue intenzioni in modo veritiero, così che l’ascoltatore possa credere alla enunciazione del parlante (avere fiducia in lui» • Pretesa di giustezza /correttezza normativa – «il parlante deve scegliere una espressione corretta in riferimento a norme e valori dati, in modo che l’ascoltatore possa accettare l’espressione ed entrambi, parlante e ascoltatore, possano trovarsi d’accordo sulla enunciazione in rapporto a uno sfondo normativo riconosciuto» (TAC, tr.it. I: 419-20) Caratteri dell’etica della comunicazione • Deontologico: una teoria dei doveri verso gli altri, delle condizioni e regole che devono essere rispettate perché la realizzazione della vita felice non produca condizioni di conflitto -> eticità del mondo della vita e moralità della argomentazione • Cognitivo: l’etica del discorso consente di distinguere giudizi morali giusti e giudizi morali sbagliati • Formale: adozione di un criterio per la fondazione razionale di norme universali in grado di delimitare ciò che è moralmente valido rispetto all’ambito dei contenuti • Universalistico: pretesa di valere per tutti gli esseri razionali, cioè universalmente, contestando il relativismo etico; l’intesa può essere soltanto il «risultato di un discorso pubblico organizzato in forma intersoggettiva» (habermas, 1991: 17). Fondamenti dell’etica del discorso • Principio di universalizzazione U «nelle norme valide i risultati e le conseguenze secondarie che probabilmente derivano da un’osservanza universale per il soddisfacimento degli interessi di ciascuno devono poter essere accettati senza costrizione da tutti» • Principio del discorso D «possono avere pretesa di validità soltanto quelle norme che potrebbero incontrare il consenso di tutti gli interessati quali partecipanti a un discorso pratico» Apel e l’etica della responsabilità • Carattere distintivo dell’etica del discorso è l’orientamento sulle responsabilità, cioè sulle conseguenze del nostro agire nella storia e nelle istituzioni: «primigenia co-responsabilità di tutti gli uomini, per le conseguenze delle azioni o attività collettive» (Discorso, verità, responsabilità, 1997: 339) • Dimensione teleologica • Integrazione tra agire strategico e agire morale • Riflessione sulle connessioni tra principio del discorso e principio della democrazia L’illuminismo: un progetto incompiuto • Difesa della validità universale dei principi della comunicazione indipendenti dalla specifica fatticità storica e culturale. • La terapia delle distorsioni della comunicazione resta l’obiettivo primario per uscire da una diffusa condizione di diffidenza, paura, conflitto.