il sussidio didattico ed i programmi vigenti nella scuola primaria

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IL SUSSIDIO DIDATTICO ED I PROGRAMMI
VIGENTI NELLA SCUOLA PRIMARIA
L'importanza del sussidio didattico va di pari passo con le nuove
esigenze metodologiche e didattiche della scuola.
I sussidi aumentano col crescere delle nuove conoscenze dovute
all'evoluzione dei tempi.
Tutto ciò è, ovviamente, positivo ai fini e dell'insegnamento e dell'apprendimento. Allo scopo però di non soffocare l'iniziativa dell'alunno è necessario che la scuola dell'obbligo favorisca la costruzione, da
parte degli alunni, di facili sussidi didattici e ciò sarà possibile soltanto se vengono rivalutate tutte le attività espressive degli alunni. Il sussidio didattico sarà realmente un efficace strumento didattico se viene sollecitata l'attuazione di quelle attività che, anche se previste dai
programmi ministeriali, rimangono tuttavia sospinte ai margini della vita scolastica per il prevalere delle attività ritenute fondamentali.
Vero è che, ferma restando l'efficacia della strumentalità del sapere, non ci sono nella scuola di base, attività primarie e secondarie, attività fondamentali e complementari, ma tutte indistintamente, sono
strumenti della formazione del fanciullo; strumenti che occupano integralmente il suo sentimento, la sua volontà, la sua intelligenza, la
sua immaginazione, promuovendo la formazione del carattere e della
personalità e contribuendo, in parte, a precisare le proprie idee su determinati oggetti.
Dal punto di vista più squisitamente didattico, in senso strumentale, non va trascurato, altresì, che con le attività espressive viene ad
essere sollecitato l'apprendimento linguistico. La formazione linguistica, infatti, rappresenta, per così dire, la base prima, il tessuto connettivo di tutta la vita spirituale. Tant'è che le attività espressive, (dal disegno al lavoro, dal canto alla drammatizzazione) prodotto del pensiero, promuovendo indirettamente la conquista linguistica, contribuiscono ad accrescere il patrimonio spirituale dell'alunno.
Muovendo dai canoni fondamentali della pedagogia e della psicologia inerenti allo sviluppo armonico del fanciullo e non trascurando l'occupazione del suo tempo libero (casa, doposcuola), è necessario che gli educatori consentano agli alunni di impegnarsi e disciplinarsi in una serie di attività ad essi gradite e talora personalmente con442
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geniali, quali sono tutte le attività espressive.. Non c'è persona che si
interessi consapevolmente dei problemi di scuola, che non veda che
l'attività propriamente scolastica dev'essere integrata da altre iniziative sul piano di un'assistenza integrale.
Uno dei problemi fondamentali dei nostri giorni è, infatti, quello
del tempo libero del fanciullo, problema del quale vanno interessandosi non solo pedagogisti ma psicologi, sociologi e uomini politici. Il
tempo libero, se bene utilizzato, mira non soltanto a non far disperdere ciò che viene appreso a scuola, ma anche e soprattutto (caso contrario nei doposcuola si avrebbe un doppio-scuola) a sollecitare certe
peculiari attitudini proprie dell'età scolare.
Nella raccolta dei lavori effettuati nel corso di un anno scolastico dalle diverse classi si nota l'apporto del fanciullo e la collaborazione del maestro: lavori cioé che non sono esclusivamente prodotto
dell'attività del fanciullo, ma che non sono prodotto esclusivo del maestro. Ciò che più conta è che i lavoretti, oltre a testimoniare l'espressiva attività di una determinata scolaresca, costituiscono vero e proprio materiale didattico, cioé il naturale risultato di una scuola attiva, materiale che viene formandosi per i bisogni di una determinata
classe, in un determinato tempo, per certi interessi dei fanciulli, integrando, così, ed illustrando gli argomenti di studio.
Non vi è dubbio che i mezzi generali per una efficiente didattica
dell'apprendimento rimangono né più né meno che gli stessi della vecchia scuola (dinanzi alla quale « giù il cappello!... » anche se la nuova scuola esige di « imboccare le maniche »). Ovviamente è mutata la
impostazione metodologica per una più approfondita conoscenza del
fanciullo, grazie al contributo offerto alla pedagogia e dalla sociologia
e dalla psicologia. Infatti, i mezzi generali della didattica erano e rimangono: la parola, le cose, i libri. Tutte e tre insieme, in un sistema
compiuto ed armonico per via di integrazione, sono gli strumenti basilari teorici e pratici, per una efficiente didattica.
Ciò che caratterizza in modo particolare lo spirito della nuova
scuola è riposto essenzialmente nel metodo.
L'insegnamento pertanto, non può essere né tutto orale né tutto
ed esclusivamente librario. E' appena il caso di ricordare che le vecchie scuole (però... le troppo vecchie!) erano bibliomani perché in esse si abusava troppo dei libri dai quali si attingeva il sapere senza tener conto del resto. Ma, ahimé! andavano di pari passo bibliomania
scolastica e mnemonismo del fanciullo, ragion per cui, i precursori dell'attivismo contemporaneo da Montaigne e Rousseau a Pestalozzi, non
mancarono di lanciare le loro frecce contro il sistema esclusivamente libresco, tanto deleterio ai fini della formazione della personalità
dell'allievo.
Il museo scolastico che viene a formarsi per le attività degli alun443
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n i non ha nulla a che vedere col museo didattico. Questo, infatti, non
è altro che una raccolta di mezzi disposta al fine di porgere al maestro
tutti quegli elementi che sussidiano, ampliano, precisano la sua opera educativa e rappresenta il riassunto di esperienze didattiche di altri maestri e di metodi e di tecniche varie.
Nel museo didattico si vede subito il prevalere dell'industria che
vede la convenienza economica di dedicare la propria attività anche
alla produzione di siffatto materiale.
Lungi da noi il voler disconoscere anche l'importanza del materiale didattico preparato dalle case editrici, ma il museo scolastico è
ben altra cosa. Esso non è altro che il naturale radunarsi di materiale
che asseconda l'attività mentale del fanciullo e che è espressione della
vita di una determinata scolaresca.
Fra i motivi che sono alla base del sussidio didattico primeggia
quello fondamentale di far scomparire quell'impronta di reliquia che
spesso hanno le collezioni didattiche e che ormai dovrebbero perdere;
reliquie troppo spesso sovraccariche di polvere e di tarme che non
fanno perdere l'aridità della lezione in contrasto con le esigenze metodologiche e didattiche contemporanee che muovono dal principio
basilare secondo il quale, didatticamente, vale più il fare che il ve-
dere.
La metodologia contemporanea, in Italia e all'estero, ci insegna le
varie vie maestre che pongono al centro dell'attività didattica lo scolaro in collaborazione col maestro per esigenze di ordine psicologico
e sociale nel tempo stesso.
Se scorriamo le pagine della pedagogia notiamo che Fròebel nell'Ottocento e le Sorelle Agazzi nel nostro secolo, diedero un valido contributo alle attività espressive, attività che, direttamente e indirettamente, favoriscono la costruzione, da parte degli alunni, del sussidio
didattico. La pedagogia è concorde nel riconoscere nel Fròbel il generatore del metodo fattivo, avendo egli dotato il programma educativo
dell'infanzia di una geniale varietà di esercizi manuali basati sulle leggi
che regolano il suo sistema.
Dai solidi (i doni froebeliani) alle linee, ai punti, è una continua
ginnastica dell'occhio, della mano, della mente ».
La moderna medotologia non può disconoscere che il principio
su cui si fonda il sistema froebeliano rimane incrollabile. « Il bambino naturalmente attivo dispiega dapprima la sua attività in forma di
gioco, che poi si converte in lavoro ordinato e produttivo mediante lo
istinto della costruttività che, non coltivato degenera in istinto di distruzione. Incomincia con l'esercitare i sensi e le membra e per mezzo di essi si schiude la via dell'intelligenza e del cuore. Egli è in tutto strumento a sé stesso; e perciò il metodo sarà essenzialmente ope-
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rativo tanto nel « giardino d'infanzia » che nella scuola. Seguendo la
natura si prepara direttamente alla vita ».
Il sistema froebeliano è l'applicazione dei canoni filosofici dello
Schelling e dello Hegel e delle massime pedagociche del Comenius e
del Pestalozzi.
Anche se non sono mancate critiche all'esercizio froebeliano, sempre matematico, vero è che esso educa l'immaginazione nei limiti della
proporzionalità. Non v'è dubbio alcuno, però, che la geniale educatrice
la quale per prima, in Italia, precorse, alla fine del secolo scorso, la fioritura di metodi nuovi del secolo ventesimo, fu Rosa Agazzi che, con la
sorella Carolina, diedero vita ad un nuovo metodo educativo della scuola materna, ancora oggi tanto felicemente attuato in questo tipo di
scuola.
I principii informatori del metodo delle sorelle Agazzi sono validi
non solo ed esclusivamente nella scuola materna ma, appartenendo alla più vasta pedagogia scolastica, possono essere felicemente attuati
anche nelle classi elementari, dove i procedimenti didattici non possono né devono prescindere dai cicli di maturazione (cicli didattici, età
evolutiva). E' appena il caso di accennare, senza alcun motivo polemico, che i vigenti programmi didattici per la scuola primaria, potrebbero trovare più efficiente attuazione con l'obbligatorietà alla frequenza
della scuola materna. Infatti, il metodo globale-naturale del primo ciclo e l'inserimento del fanciullo in un nuovo ambiente, qual'è quello
scolastico, non provocherebbero (come spesso accade) veri traumi a
chi, all'età di sei anni, per la prima volta, viene a trovarsi (molto
sprovveduto) a contatto di altri fanciulli. La scuola di base e per essa,
perciò, il vero maestro, non deve trascurare il ciclo prescolastico (3
5 anni) e il grado di maturità del fanciullo. I cicli didattici hanno soprattutto il merito di insistere, su basi concrete della didattica, sul rispetto dell'età evolutiva dello scolaro.
I principii informatori del metodo delle Agazzi, tanto elogiati in
Italia dal grande maestro della didattica G. Lombardo - Radice e allo
estero da A. Ferrière, valicarono ben presto l'asilo comunale di Mompiano, in quel di Brescia, per la validità del metodo che caraterizzava
la « Scuola Nuova » dell'educazione infantile. L'educatrice di Mompiano superò il sistematicismo filosofico-pedagogico del Fròebel e con intenzione più umana e cristiana, più personale e personalistica, comprese l'animo del bambino che è spontaneità e sincerità, arte se si vuole,
ma un'arte che immette nell'azione e nel pensiero, un'arte cioè che immette nella vita. Ne consegue che la scuola non è un momento speciale,
artificiale, fittizio, della vita; né per quanto riguarda l'ambiente, né per
quanto riguarda il materiale: la scuola è immissione nella concretezza della vita di ogni giorno. E' la stessa Rosa Agazzi ad ammonirci che:
« L'arte di educare sta, nel rendere le cose comuni più vere cioè più vi-
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ve, più sentite, più belle. Da ciò ne consegue che la scuola non è mai
solo ed esclusivamente istruzione ed erudizione, ma è prima di tutto
educazione; cioé essa dà sempre un senso a tutto ciò che viene insegnato ed appreso. E dare un senso vuol dire dare un valore, educare
moralmente, ossia semplicemente educare ».
Nelle attività espressive in genere il fanciullo diventa collaboratore
del suo sapere. In merito al materiale da lavoro l'Agazzi sottolinea che
questo deve essere semplicissimo ed a portata di mano, quello stesso
cioè che si trova nell'ambiente e che il bambino cerca comunemente
per servirsene nei suoi giochi e nei suoi lavori spontanei prima di scuola. Il materiale creato dalle Agazzi, perciò, è quello stesso che sí trova
nella vita reale del fanciullo: oggetti che quasi per istinto i fanciulli sono soliti raccogliere e collezionare (« il museo delle cianfrusaglie » è,
appunto, il museo del fanciullo). Sono cose familiari al fanciullo il
quale, proprio per la sua innata curiosità animistica, è portato alle cose concrete che lo intressano immediatamente e direttamente. L'educatore consapevole delle intime esigenze psicologiche dei fanciulli, non può
non permettere e favorire gradualmente « quell'andamento consapevole » al mondo esteriore proprio negli anni dell'età scolare. Orbene, ai
fini della vita scolastica in azione, scompare questo o quel metodo,
questa o quella tecnica e si tien conto esclusivamente della sua efficacia unitaria, in modo che non giovi soltanto al fine immediato e particolare, ma agisca unitariamente sullo spirito tutto, ossia nell'attuarsi
della persona nella sua unità.
E' infatti la persona, che è nel fanciullo, insieme al suo sviluppo
dinamico, che non bisogna giammai perdere di vista.
Si intende che, per conseguire tale fine, il compito del maestro acquista un ruolo determinante perché egli vi apporta nella vita individuale e collettiva della scolaresca il suo notevole contributo quale guida amorosa all'intelligenza del fanciullo. Non si può prescindere da tali pressupposti teorici se si vuole che il museo scolastico testimoni la
attività degli educatori e nel tempo stesso la possibilità di spiegare la
loro capacità didattica ed il loro tatto psicologico perché, anche attraverso il museo scolastico, l'educatore comunicherà all'educando l'amore del sapere.
I maggiori esponenti di oggi nel campo della didattica dal Catalfamo al Gabrielli, dal Romanini al Cottone al Dal Piaz, tanto per citare alcuni tra i più insigni della scuola militante, insistono, a ragione,
che i programmi didattici vigenti richedono « dai maestri e dai loro
dirigenti una revisione dei metodi e dei sistemi di insegnamento perché decisamente contrari al pigro tradizionalismo ».
Molti sostengono che per seguire le nuove vie è necessario disporre di un materiale didattico abbondante e vario. Tale convinzione viene incoraggiata indirettamente dalle ditte e dalle case editrici che cu446
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rano la costruzione di sussidi anche se interessanti. Si è persuasi, invece, di non essere in errore sostenendo che, là dove esistono aule adeguate alle esigenze igienico-didattiche e classi con un numero di alunni
non elevato, l'adozione dei nuovi processi didattici è quasi del tutto
indipendente da un materiale abbondante e ricco. Qualche volta, anzi,
il materiale elimina il contributo spirituale del maestro e dell'alunno
perché l'oggetto (già preparato) soffoca, molto spesso, il soggetto dell'educazione creando l'idolatria per le cose che si toccano, che si vedono e che si sentono ed allontanano dal fatto spirituale.
E' ovvio che quando si parla di sussidi didattici preparati dallo
alunno si intende dare importanza all'attività dell'alunno, ma non si
devono escludere aprioristicamente i sussidi che la tecnica e la scienza mettono al servizio della didattica e che non possono essere costruiti né dall'alunno né dal maestro.
Anzi proprio tali sussidi (soprattutto gli audiovisivi: il giradischi,
la macchina cinematografica, la T.V.; ed i cartelloni murali e gli oggetti atti agli esperimenti), sono indispensabili perché la scuola sia al
passo con l'evoluzione sociale. Tutto ciò è positivo senz'altro specie per
le scuole d'ordine superiore, ma è bene avanzare delle riserve per quanto concerne la loro efficacia nelle scuole elementari. E' noto che esiste
un'associazione europea per i sussidi di insegnamento (Eurdidac) che,
costituita sin dal 1951, promuove ogni due anni Rassegne del Materiale
didattico nei suoi vari gradi, sistemi pedagogici e campi di insegnamento. Il materiale d'insegnamento aumenta sempre di più grazie all'incremento della tecnica. L'ultima rassegna Didattica ebbe luogo nel 1963
a Norimberga, la prossima avrà luogo nel '66 a Basilea (Svizzera).
Ma ci sono però altri sussidi che, pur modesti, hanno una stragrande importanza che non si deve trascurare. Ciò perché i nuovi procedimenti fanno appello non solo ai sussidi oggettivi, ma anche alla
attività spontanea e ricca di interessi della scolaresca cioè all' iniziativa, allo spirito di ricerca e al gusto di apprendere e di scoprire la verità. Perciò il materiale didattico non deve in qualche modo pervenire
sempre d'ufficio, dal di fuori, nella classe già bell'e fatto, come i libri di
testo e i registri e i banchi e la lavagna, ma deve essere quanto più è
possibile, prodotto del lavoro della classe e quindi della partecipazione
di tutti gli scolari in collaborazione del maestro.
In tal modo il sussidio avrà un effettivo valore funzionale e didattico ad incominciare dall'alfabetiere murale e mobile fino ad includere i
vari sussidi per l'apprendimento delle varie materie; in modo particolare della storia, geografia, scienze e della geometria.
Particolare rilievo dovrebbe essere dato alla costruzione di facili
sussidi didattici per l'educazione stradale nelle classi del secondo ciclo.
L'attuazione di tali sussidi da parte degli alunni, oltre a perseguire sco-
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pi prettamente formativi (ed informativi ), contribuisce in pari tempo
all'applicazione pratica delle norme basilari della geometria.
E' fuor di dubbio che il sussidio non dev'essere mai fine a se stesso in special modo quando si tratta di promuovere e salvaguardare la
incolumità e fisica e morale del fanciullo.
E' sempre attuale il monito dei latini: « maxima puero reveren-
tia ».
Il rispetto che devesi al fanciullo, alla persona umana, non potrebbe, oggi, essere realmente attuato nella scuola se questa non gettasse le basi dell'educazione preventiva che, sola, è opera di prudenza
e di saggezza umana.
L'adulto, perciò, e, nel nostro caso, il vero Maestro è direttamente responsabile (certo non è il solo!) di tutti quegli accorgimenti necessari che l'esperienza oltre che la cultura professionale suggeriscono
affinché, fin dall'età scolare, le giovani generazioni siano indirizzate al
rispetto della propria e della altrui persona. In tal modo la scuola è
realmente tale, nel senso più nobile della espressione, perché è consapevole della propria missione sociale.
Di qui la difficoltà del compito del maestro il quale se non è sorretto dall'entusiasmo, se non è continuamente aggiornato culturalmente e professionalmente, se la sua attività decade al ruolo di mestiere
se, in una parola, non possiede tutte quelle doti che caratterizzano la
personalità dell'Educatore, non può, oggi, forse più di ieri, adempiere
al ruolo delicatissimo che gli compete.
Educazione e comportamento stradale, prevenzione agli infortuni
oggi in numero eccessivamente elevato per il prevalere, nell'ambiente
familiare e fuori, dei prodotti della tecnica sono, teoricamente, attuate nell'insegnamento della scuola primaria in conformità ai programmi dell'educazione morale e civile.
Allo scopo, però, di non sconfinare, in questo delicato settore didattico, nella teoria che non avrebbe alcun senso è bene che venga sollecitata sin dalle Scuole elementari la costruzione del sussidio didattico
per l'educazione stradale.
In questi ultimi anni, per il prevalere della « civiltà dei rumori » di
tanto in tanto, vengono indette molte campagne per promuovere la
prudenza e la disciplina della strada. Sono espedienti lodevolissimi sotto certi aspetti, ma rimangono soltanto nell'alea delle esortazioni al
singolo e alla collettività.
Chi voglia dall'esortazione passare alla pratica intoppa in una
grossa difficoltà: si scopre subito che l'indisciplina è impopolare.
La scuola ha il compito di rendersi interprete delle difficoltà dei
tempi e gradualmente e consapevolmente rimuoverle divulgando in pari tempo le norme della pazienza, della tolleranza, della calma. La tanto auspicata « più intelligente interpretazione e divulgazione del codi448
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ce della strada per un effettivo miglioramento delle condizioni del traffico », alla quale e lo Stato e gli. Enti pongono ogni cura, deve necessariamente essere iniziata nella scuola di base.
Si tratta di avviamento all'autocontrollo, all'autodisciplina, al rispetto della propria e dell'altrui persona, in una parola il problema si
pone in termini chiari di educazione. E la scuola primaria ha il dirittodovere specifico oltre che di istruire anche e soprattutto di educare.
Non a torto i programmi didattici per la scuola elementare (2°
ciclo, educazione morale e civile) suggeriscono espressamente di « dare particolare rilievo a tutte le esperienze dirette ad ottenere il rispetto
delle persone, delle cose, delle norme di circolazione stradale ».
Un aspetto di particolare importanza che non dovrebbe essere trascurato riguarda il sussidio didattico nelle due scuole dell' obbligo. I
sussidi didattici preparati in parte dagli alunni, non solo per fini prettamente strumentali, ma quale attività espressiva, se iniziati validamente nella scuola primaria, devono necessariamente continuare nella
scuola media.
Vi è, infatti, una naturale continuazione didattica tra le due scuole
dell'obbligo, così come vi è una naturale continuazione tra la scuola
materna e la scuola elementare.
Hanno tutta la loro validità le esortazioni che il legislatore, nei
programmi didattici del 1955, espone a proposito delle classi del 3° ciclo o della post-elementare, classi successivamente assorbite dalla scuola media obbligatoria. In quelle esortazioni è esplicitamente detto:
« La scuola, in questo delicato periodo della preadolescenza, deve
più che mai diventare un desiderato luogo di incontro e di affiatamento per gli alunni, in un clima di volontaria laboriosità che li affranca
dal pericolo di dover studiare cose estranee ai loro interessi. Solo se
intesa in questo modo la scuola del preadolescente sarà realmente la
scuola che, mentre mira a convalidare la cultura di base, tende a favorire nell'alunno la scoperta delle sue inclinazioni al fare nel campo
dell'attività manuali e pratiche ».
Per ragioni che affondano le loro radici nella psicologia della età
evolutiva (cicli didattici e completamento dell'obbligo scolastico) dall'infanzia alla preadolescenza, non possono concepirsi soluzioni di continuità, nè mutamento di direzione tra la scuola primaria e la scuola
media. Quest'ultima, pur presentandosi con chiara impostazione metodologico-didattica sistematica, deve necessariamente connettersi al metodo episodico ed occasionale (del 2° ciclo della scuola elementare) e
alla conseguente correlazione didattica delle diverse materie. Solo in
tal modo non sarà frustrato il compito eminentemente culturale e umanizzante che, iniziatosi nella scuola primaria, viene a concretizzarsi
nella scuola media.
Questa, a nostro avviso, non deve considerarsi come un corso pro449
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pedeutico della scuola d'ordine superiore (classica, scientifica, magistrale ecc.) ma corso • conclusivo del la istruzione inferiore e della formazione basilare. Qui risiede l'autentica rivoluzione della scuola media
quale la società di oggi reclama.
Nei vigenti programmi d'insegnamento per la scuola media è
esplicitamente detto che « l'educazione artistica concorre in stretta connessione con l'insegnamento storico-linguistico da un lato e le applicazioni tecniche dall'altro, allo sviluppo umano del sapere, svolgendone
le capacità immaginative e l'aspirazione al bello ». Se la scuola media
obbligatoria o di 1° grado, deve rappresentare la prosecuzione senza
fratture del compito della scuola elementare, è necessario che, sviluppando le attitudini del preadolescente, dia un adeguato dominio dei mezzi espressivi (Scuola del linguaggio integrale: la parola, il canto, il disegno).
E poiché l'uomo è innanzitutto un artista, o artefice o artigiano che
dir si voglia, ossia un essere capace di associazione e di sintesi, è necessario dare la possibilità al preadolescente di fare.
Il fare concorre, a secondo la costituzione psico-fisica dei singoli
allievi ad eccitare, frenare, e dirigere l'intelligenza.
L'esercizio dell'espressione artistica, favorendo il possesso sempre
più maturo del linguaggio artistico, nel rispetto della spontaneità e della capacità dell'alunno, rende possibile la sperimentazione, con la guida
dell'insegnante, di ogni tecnica grafica, pittorica, classica liberamente scelta.
Viene perciò, ancora una volta, sottolineato che la scuola media è
scuola di formazione umana rivelatrice delle attitudini e delle inclinazioni degli alunni verso il mondo del lavoro (mondo attivo e produttivo) non solo, ma anche aiuta l'alunno a penetrare nella sua intimità
spirituale.
A mo' di conclusione viene ribadito che, la genialità didattica e l'ingegno inventivo, di cui sono dotati i veri educatori, può fare in modo
che il problema del materiale didattico, non sia un impedimento per
l'attuazione dei programmi d'insegnamento.
Gli alunni sanno, anche se a modo loro, disegnare, plasmare, costruire e organizzare giochi istruttivi (alfabetici, aritmetici, grammaticali, storico-geografici); essi, se ben guidati, costruiscono con mezzi
modesti semplici apparecchi per facili esperimenti; possono fare collezioni di oggetti utili ai fini della didattica dell'apprendimento (lo
spirito di ricerca).
Tutto ciò, bene inteso, nei limiti della loro esperienza ed abilità,
mentre contribuisce notevolmente da un lato alla creazione del sussidio didattico, concorre, quale attività espressiva, all'avvio per la formazione della loro integrale personalità.
BRIZIO COLELLA
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