Le rAdIcI deLL`opTomeTrIA ITALIAnA - Centro Ottico Maffioletti S. R. L.

ATTUALITà
Giovani studenti alla scuola di Optometria di Milano, anno 1987-1988, davanti alla sede di via Murillo: il secondo da sinistra,
accosciato, è Silvio Maffioletti
Le radici dell’optometria italiana
Milano, Vinci, Roma: su questa direttrice, dalla fine degli anni ’60, professionisti appassionati
e lungimiranti hanno posto le basi per quella che oggi è un imperativo dell’intera categoria
S
ilvio Maffioletti, Luigi Lupelli e Antonio
Calossi. Tre
professionisti
della visione che non
hanno bisogno di presentazioni. A
loro abbiamo affidato un’accurata
riflessione sulle origini, lo sviluppo,
l’attualità e il futuro delle scienze optometriche nel nostro paese. Partendo
da quelle regioni che ne hanno dato
la luce, pur in momenti e con modalità differenti. Nel prossimo numero,
invece, proseguiremo il cammino con
le località e le relative scuole che dai
pionieri hanno raccolto il testimone.
di Angelo Magri
Filippo Hazon, assessore
all’Istruzione della Regione
Lombardia, visita la neonata
scuola di Optometria di
Milano, nel 1970; a destra,
tre docenti storici dell’Isso
milanese, nel 1991: da
sinistra, Emilio Airaghi,
prematuramente scomparso,
Sergio Cappa e Riccardo Perris
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ATTUALITà
Silvio Maffioletti
Perché a un certo punto,
in Italia, si è sentita l’esigenza di istituire corsi di
optometria?
I primi corsi di Optometria in
Italia erano stati realizzati nel
1969 a Milano e a Vinci. Erano
una novità assoluta in Italia
e costituivano l'avvio di un
robusto e ambizioso impegno formativo; in quegli anni
era infatti necessario orientare l'ottico verso una vera
e propria professione, preparandolo adeguatamente
alle nuove richieste sociali e professionali mediante una
più ampia e profonda conoscenza dell'Optometria e
della Contattologia. A Milano questo obiettivo era stato
raggiunto grazie alla lungimiranza politica di Giuseppe
Ricco, presidente di Federottica e fondatore dell'Albo
degli Optometristi, cui l'ISSO milanese è stato intitolato
dopo la sua prematura scomparsa, avvenuta nel 1997.
Quali erano le peculiarità, didattiche e territoriali, della scuola di Milano?
Dal 1969 al 2003, l'ISSO di Milano ha rilasciato 1.025
attestati di specializzazione in Optometria e ha organizzato centinaia di seminari, convegni e corsi di aggiornamento. Il rapido sviluppo dei corsi di Optometria ha
confermato la vocazione dinamica e moderna di Milano:
i giovani studenti provenivano prevalentemente dalla
Lombardia, ma numerosi erano coloro che giungevano
da varie zone del centro-sud dell'Italia e, in alcuni casi,
dall'estero (Grecia, Israele, Palestina, Albania e persino
Uganda). Era molto forte il legame tra la scuola, le Assopto lombarde e le aziende del settore, che garantivano
la fornitura di strumenti di ultima generazione all'istituto.
Nei confronti degli studenti, l'ISSO di Milano era esigente
e richiedeva un rigoroso impegno personale, affinché i
titoli fossero conseguiti con merito, come risultato della
dedizione e serietà degli studenti.
Quale eredità, professionale e formativa, ha
lasciato la scuola di Milano?
In primis l'efficienza, ovvero la puntualità del personale
della scuola, l'accurata organizzazione didattica-amministrativa e la ricca dotazione di strumenti: la qualità
dell'ISSO milanese nasceva da questi presupposti. In
secondo luogo lo spessore dei contenuti, espressi dal lavoro di numerosi e qualificati docenti che si occupavano
delle materie professionalizzanti, sapendo introdurre le
novità espresse nei vari periodi dalla ricerca scientifica
internazionale (i 21 punti dell'OEP, il Metodo Grafico,
l'Optometria Comportamentale, il Visual Training, ecc).
Infine il supporto alle strategie per il raggiungimento
degli obiettivi storici della categoria: l'ISSO milanese formava al più alto grado la figura professionale dell'ottico
optometrista e ne promuoveva anche l'aspetto etico e
deontologico.
Qual è il valore aggiunto per chi conduce
oggi un centro ottico e ha alle spalle una
scuola di specializzazione in optometria,
come quella di Milano?
La consistenza della preparazione professionale, fatta di
studio e di costante applicazione clinica: centinaia di ore,
anno dopo anno, nelle quali ogni studente analizzava la
visione di soggetti diversi, predisponendo e presentando
agli insegnanti le soluzioni da proporre. Ciò consentiva
agli studenti dell'ISSO milanese di trasportare quanto appreso a scuola nella pratica professionale. Su queste basi,
sono nati centinaia di centri ottici che si sono caratterizzati
come imprese solide e competitive sul piano commerciale
anche grazie a una professionalità qualificata.
L’optometria di domani: quali sono le priorità
da indicare a un giovane che inizi oggi il proprio percorso formativo e, in seguito, professionale?
Le priorità, per un giovane, sono due: la formazione universitaria e la capacità imprenditoriale. La crescita del
livello formativo, indotto da dieci anni di formazione universitaria, pone oggi la professionalità
dell’ottico optometrista italiano al passo con i
tempi e nelle migliori condizioni per affrontare
le accresciute richieste dell’utenza. Vanno però
anche curate maggiormente, nel percorso accademico e nelle esperienze “sul campo”, le sue capacità
gestionali e imprenditoriali. Solo il possesso di entrambi
gli aspetti permetterà al giovane di divenire il referente
qualificato, sul territorio, della prevenzione e della tutela
della visione.
Maffioletti riceve
dall’assessore
regionale alla
Formazione, Michele
Colucci, l’attestato di
Optometria all’Isso
di Milano: siamo nel
1992, da sinistra si
riconoscono anche
Giuseppe Ricco e
Carlo Tognoli, già
sindaco e Milano e
più volte ministro
Anno scolastico 20012002, l’ultimo di attività
della “Giuseppe
Ricco” di Milano,
prima di cedere il
testimone al corso di
laurea dell’Università
Bicocca: da sinistra
Maffioletti, Mauro
Faini, Sergio Perris
e Renato Pocaterra,
davanti all’ingresso di
via Soderini
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ATTUALITà
Luigi Lupelli
Perché a un certo punto,
in Italia, si è sentita l’esigenza di istituire corsi di
optometria?
Nell’intera Europa continentale
l’optometria si espande in maniera prepotente all’inizio degli
anni ’60. L’Italia vive pienamente questo fervore. Le matrici
sono quelle del mondo anglosassone, che da più di 50
anni aveva tentato un’esperienza che si era poi fortemente radicata sul territorio, perché si era rivelata densa di
significati principalmente per quello che riguardava l’alto
e coerente livello di servizio sociale reso all’utente con
problemi visivi. L’Italia è stata tra le prime, in questa parte
d’Europa, a comprendere la forza del messaggio optometrico anglosassone. Credo che, oltre all’elemento comune
della Società d’Optometria d’Europa (SOE), l’elemento
catalizzatore, l’avanguardia, l’acceleratore di sistema che
ha permesso un rapido sviluppo della coscienza della
necessità di cultura optometrica è stato il libro di Sergio
Villani “Optometria”. Da quel momento diversi colleghi, in
varie parti d’Italia, hanno compreso che era il momento di
superare l’alfabetizzazione dell’optometria insegnata nelle
scuole di Ottica, per passare a una cultura optometrica
di carattere accademico, insegnata con gli schemi propri
dell’Università, arricchiti però dalla ricerca dello sviluppo
delle competenze professionali: in un certo qual modo, la
via che soltanto da poco tempo cerca di percorrere l’attuale insegnamento universitario.
Quali erano le peculiarità, didattiche e territoriali, della scuola di Roma?
Dall’inizio degli anni ’50 sino al termine degli anni ’70, in
Italia le “scuole di stato” per l’insegnamento dell’ottica
oftalmica erano soltanto due: una a Roma e l’altra a Pieve
di Cadore. Ebbene, a Roma (e dintorni), tradizionalmente, la maggior parte degli ottici aveva (e tuttora ha) una
formazione con percorso statale. Quando viene proposta
un’offerta formativa con un corso dedicato all’optometria, s’inizia con una scansione triennale che poi diviene
quadriennale. Ciò ha reso peculiare la formazione degli
optometristi “romani”, che si ritrovavano ad avere un
curriculum con addirittura 8 o 9 anni
di formazione in Ottica e Optometria!
Inoltre Roma, al termine degli anni
’70, fu l’unica realtà a iniziare con
addirittura due corsi di Optometria:
con l’Istituto Superiore di Scienze
Optometriche (ISSO), sul modello
di quello di Milano, e con l’Istituto di Optometria e Scienza della
Visione, che era una filiazione del
Department of Optometry and Visual
Science, City University of London,
diretto da Robert Fletcher. Questa seconda istituzione
termina la sua attività dopo sette anni, mentre l’ISSO va
avanti per un quarto di secolo, praticamente sino al momento dell’istituzione del corso di laurea presso l’Università di Roma Tre.
Quale eredità, professionale e formativa, ha
lasciato la scuola di Roma?
L’ISSO di Roma ha iniziato la sua opera, nel 1979, privilegiando, in maniera estremamente decisa, contenuti e
metodi che si rifacevano all’indirizzo comportamentale,
sul modello dell’Optometric Extension Program (USA).
Nei primi nove anni i direttori didattici furono prima Aldo
Buoni e, successivamente, Paolo Balsamo. Nel 1989, nel
momento in cui mi viene proposta la direzione degli studi,
cambia la sede, che sarà poi quella definitiva dell’Istituto “Edmondo De Amicis” di via Galvani, già sede della
Scuola di Ottica Statale, e i contenuti si trasformano: l’indirizzo comportamentale viene integrato con quello proposto dai Dipartimenti Universitari di optometria britannici
e statunitensi, armonizzandolo anche con le indicazioni
dell'International Optometric and Optical League. Vengono introdotti per la prima volta gli insegnamenti di ottica
visuale, optometria pediatrica, farmacologia optometrica
e ipovisione. Il corso presto diventa quadriennale con
obbligo di tirocinio pratico. Particolare menzione merita
l’opera immensa di Stefano Lauriola, presidente dell’Assopto Regione Lazio, che ha sempre sostenuto la necessità
di mantenere elevate le proposte culturali e professionali
dell’ISSO.
Qual è il valore aggiunto per chi conduce oggi
un centro ottico e ha alle spalle una scuola di
specializzazione in optometria, come quella di
Roma?
L’obiettivo dell’ISSO di Roma è stato quello di fornire
una formazione che, dal punto di vista clinico, avesse un
respiro europeo, con riferimento principale all’Europa
del Nord. A conferma di ciò possono essere proposti gli
esempi di nostri ex studenti che oggi svolgono l’attività di
optometristi nel Regno Unito, ai quali è stata riconosciuta
la formazione professionale-accademica, di otto o nove
anni, acquisita a Roma.
L’optometria di domani: quali sono le priorità da
indicare a un giovane che inizi oggi il proprio
percorso formativo e, in seguito, professionale?
Oggi l’insegnamento dell’optometria è prerogativa sia delle
Università sia degli Istituti a livello
universitario. I primi forniscono una
formazione più accademica, gli altri
più professionale. Probabilmente
la preparazione ideale potrebbe
essere fornita da corsi universitari
quinquennali, quindi anche con la
laurea magistrale in Optometria.
Isso di Roma, 1990: studenti e docenti prima di una
lezione di "Anomalie della visione binoculare e ortottica"
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ATTUALITà
e della ricerca. In questo momento è in corso una grande
Antonio Calossi
opera di ulteriore ampliamento dei laboratori. Nell’amPerché a un certo punto, in
Italia, si è sentita l’esigenza bito di questo continuo rinnovamento, l’Irsoo si è aperto
all’ingresso dei corsi di laurea, mettendo la propria espedi istituire corsi di optomerienza al servizio di chi sceglie la via dell’università per
tria?
studiare l’optometria. D’altra parte la collaborazione con
L’optometria esiste da tanti anni e
la facoltà di Fisica di Firenze e con il Cnr offre alla scuola
anche in Italia si pratica, a vari livelli, da oltre un secolo. Negli anni di Vinci nuovi stimoli e risorse, specialmente nel campo
della ricerca. A proposito dei corsi universitari, non va
’60 si è iniziata a sentire la necesdimenticato che buona parte dei docenti che hanno persità di istituire corsi di perfezionamento clinico per quegli ottici che si sentivano stretti nelle messo l’insegnamento dell’optometria e della contattologia nei corsi di laurea, come il sottoscritto, hanno studiato
attività di laboratorio e di dispensing. Per questo motivo,
o insegnato a Vinci o sono stati allievi di docenti passati
grazie al professor Vasco Ronchi, nel ‘69 fu aggiunto al
per la città di Leonardo. L’esperienza delle università non
corso di ottica di Arcetri un corso di optometria, diretto da
Sergio Villani, seguendo il modello delle scuole anglosas- sarebbe stata possibile senza la precedente trentennale
attività di scuole come l’Irsoo e poche altre in Italia.
soni. Il corso è stato poi spostato a Vinci, insieme a quello
Qual è il valore aggiunto per chi conduce oggi
di ottica, e da allora è iniziata la grande avventura che
un centro ottico e ha alle spalle una scuola
ancora oggi vede l’Irsoo in primo piano nella diffusione
di specializzazione
della cultura optometrica.
in optometria, come
Quali erano le pequella di Vinci?
culiarità, didattiche
Studiare a Vinci garane territoriali, della
tisce una formazione di
scuola di Vinci?
massimo livello sia per
La scuola di Vinci da
quanto riguarda le basi
sempre è un punto di rifedi ottica geometrica e ofrimento per optometristi e
talmica e di fisiologia delottici di ogni parte di Italia
la visione sia per quanto
e anche all’estero. La sua
riguarda le tecniche di
caratteristica è sempre
laboratorio di ottica, di
stata quella di attrarre
optometria e di lenti a
studenti da ogni parte. Ci
contatto. Tutti gli strusono stati anni in cui un
menti più innovativi
terzo degli iscritti erano
sono a disposiziostranieri, provenienti
ne degli studenti
soprattutto dalla Grecia
che potranno
e dal Medio Oriente, e la
Fine anni’80, foto di classe del corso di Optometria a Vinci: al centro,
tra i docenti, si riconosce Mario Casini
impiegare queste
quasi totalità degli stuconoscenze immedenti si trasferiva a Vinci
diatamente nel momento del loro ingresso nel mondo del
allontanandosi dalla famiglia. Anche ora che gli studenti
lavoro.
sono per lo più italiani, pochi tornano a casa la sera e, in
L’optometria di domani: quali sono le priorità
un paese piccolo come Vinci, si crea una comunità molto
da indicare a un giovane che inizi oggi il prounita di studenti della scuola e si viene a creare un significativo senso di identificazione con l’Irsoo, come provano prio percorso formativo e, in seguito, professionale?
anche i successi dei meeting degli ex studenti.
Il punto di partenza è avere solide basi teoriche e, sul fonQuale eredità, professionale e formativa, ha
damento di queste, costruire una valida esperienza nella
lasciato la scuola di Vinci?
pratica clinica. Questa è la filosofia che si segue a Vinci,
Da un punto di vista didattico l’Irsoo raccoglie l’eredità
anche nella collaborazione con l’università. Una volta
della scuola di Arcetri e degli insegnamenti del profesentrati nel mondo del lavoro è indispensabile continuare
sor Vasco Ronchi, fondatore dell’istituto che inizialmente
ad aggiornarsi. I tre anni di corso in ottica e in optometria
portava il suo nome. L’optometria che s’insegna a Vinci
danno tutte le conoscenze che servono per iniziare, ma in
si posa su solide fondamenta di ottica. Da sempre l’Irsoo
realtà sono solo l’inizio di un percorso di formazione che
ha sostenuto enormi sforzi per aggiornare le strutture e la
poi deve durare per tutto il tempo della vita lavorativa
strumentazione, dotandosi di tutto ciò che di più innovaseguendo congressi e corsi di aggiornamento.
tivo la tecnologia mette a disposizione dell’attività clinica
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