Paolo Genesio docente al Liceo “Giotto Ulivi” Borgo San Lorenzo
Mauro Bettarini o della compiutezza del ricordo.
Ripensando spesso, anche indipendentemente da questa circostanza, a quanto in me
si era sedimentato dagli incontri, cominciati in verità abbastanza tardi, con il Prof. Bettarini,
sono stato assalito immediatamente da una parola: compiutezza. Il ricordo di lui gode di
questa virtù che lo affranca dal tempo in cui si è costituito in quanto rimanda alla sostanza
della persona in maniera così significativa da rappresentare un paradigma.
Nel più bel libro di filosofia si legge che : “Quando si è amici, non c’è alcun bisogno di
giustizia, mentre quando si è giusti, c’è ancora bisogno di amicizia, ed il più alto livello
della giustizia si ritiene che consista in un atteggiamento di amicizia.” (1)
Ed è proprio in questo atteggiamento di amicizia verso di me, ma anche e soprattutto nei
confronti di chiunque, che me lo richiama alla mente con più vivezza. Con una precisazione
però, perché il suo carattere distintivo risiedeva nell’assenza di “ quella sensibilità moderna
che tende di più ad amicizia differenziata e cioè ad amicizie che interessano solamente un
aspetto della personalità senza coinvolgere gli altri.” (2)
In questo senso la sua formazione classica aveva lasciato in lui un’impronta profonda come
raramente la si può vedere all’opera. Se “col venir meno all’antico cosmo della verità si è
venuto profondamente trasformando il modo in cui il mondo diventa conoscibile e
riconoscibile come familiare” (3) , la sua cultura gli permetteva di dare agli studenti e a tutti
coloro che entravano in contatto con lui, l’idea e la certezza che nel mondo e negli uomini
risiedesse ancora un senso ed un valore.
Questo orizzonte dialogico del suo agire ci ricorda quanto esso troppo di frequente venga
dimenticato da ciascuno di noi per infiniti motivi, dall’ordinaria supponenza alla malintesa
intenzione pedagogica.
D’altronde l’esame di questa smemoratezza quasi professionale, può scaturire solo dalla
comprensione profonda di quanto la vita e la mente umana non si sviluppino in modo
solitario.
“Noi diventiamo agenti umani in senso pieno, capaci di capire noi stessi e quindi di definire
un’identità, attraverso l’acquisizione di linguaggi umani dotati di ricche capacità espressive
e l’iniziazione a questi linguaggi avviene attraverso lo scambio con gli altri”. (4)
Mauro Bettarini possedeva questa identità inclusiva che sola rende autentici.
“Viviamo nella differenza: sesso, appartenenza storica e sociale, fede e costumi delimitano
ciò che siamo, per gli altri come per noi stessi.
Non possediamo più definizioni se non oppositive: ed è attraverso questa dispersione, per
mezzo di essa che bisogna che ci ricostruiamo.
Parliamo un linguaggio diventato intransitivo, calcato sul modello degli slogan pubblicitari
ed è a dispetto di una tale confusione , per mezzo di essa che dobbiamo forgiare di nuovo
uno strumento per afferrare ciò che esiste”.(5)
Questo sforzo che nasce dall’incompiutezza, ma che non è rottura, bensì il semplice rifiuto
di ogni chiusura attraverso la quale tutto termina, ha costituito il senso più profondo
dell’esistenza di Mauro.
Possa il suo sguardo infantile che la meraviglia di fronte al diverso sempre accendeva,
accompagnarci.
(1) Aristotele : Etica Nicomachea- pag. 340
(2) Simmel : Il segreto e la società segreta- pag. 41
(3) Luhmann: La fiducia- pag. 80
(4) Taylor: Il disagio della modernità- pag. 39
(5) Zumthor: Babele- pag. 205
Paolo Genesio