Italia medievale Se con storia del Medioevo si intende la storia dal 476, anno della deposizione dell'ultimo imperatore d'occidente, al1492, anno della scoperta dell'America, con Italia medievale dobbiamo forse più precisamente intendere quel periodo della storia d'Italia che va dall'invasione longobarda (568) fino alla stipulazione della Pace di Lodi, nel 1454, la quale dette inizio ai quarant'anni di equilibrio politico e che fu il periodo più importante del Rinascimento italiano. A sua volta il Medioevo tradizionalmente si divide in alto Medioevo (fino all'anno 1000) e basso Medioevo. È bene puntualizzare che tali datazioni sono semplicemente delle convenzioni per riferirsi con maggiore chiarezza ad un periodo tanto lungo quanto complesso. Infatti, spesso, dietro alle nette datazioni ci sono molteplici sfumature tipiche della storia. All'inizio dell'alto Medioevo l'Europa e l'Italia romane vengono germanizzate, con la formazione dei regni romano-barbarici. Dopo la sedentarizzazione dei nomadi germanici, è la volta di nuovi nomadi, gli Arabi che rompono l'unità del Mediterraneo. Inoltre parte dell'Italia venne occupata anche dalle truppe dell'Impero romano d'Oriente, comunemente detto Impero bizantino. Il tentativo di unire l'Europa da parte di Carlo Magno (742-814) non avrà fortuna, ma il sistema con cui organizzò la sua società, il feudalesimo, attecchirà un po' dovunque, per breve tempo anche in Italia, dove però le città di origine romana sapranno riprendersi sul fronte economico prima delle altre. Così all'inizio del basso Medioevo, mentre in Europa si diffondono le monarchie feudali, in Italia si sviluppa la civiltà comunale, che si scontrerà politicamente e militarmente con il Sacro Romano Impero Germanico. Successivamente, mentre in Europa si affermano gli stati nazionali, in Italia si sviluppano delle potenze regionali che continuano a guerreggiare fra loro. Così, alla fine del Medioevo e nel Rinascimento – nonostante l'elevato livello culturale di entrambi i periodi – le piccole potenze italiane non saranno in grado di affrontare il pericolo costante di una dominazione straniera. La conquista carolingia (774-814) Nel 771 papa Stefano III invocò l'intervento del nuovo re dei Franchi, Carlo Magno, contro Desiderio. La guerra tra Franchi e Longobardi si concluse nel774 con la vittoria di Carlo, che assunse il titolo di Rex Francorum et Langobardorum ("Re dei Franchi e dei Longobardi") e unificò la parte dell'Italia che aveva conquistato (sostanzialmente la Langobardia Maior) al suo Regno dei Franchi. Il papa riacquistò una piena autonomia, garantita da Carlo stesso, mentre a sud, nella Langobardia Minor, sopravvisse in piena indipendenza il longobardo Ducato di Benevento, presto elevato al rango di principato. Nel 781Carlo affidò l'Italia, sotto la sua tutela, al figlio Pipino. Mentre Carlo Magno espandeva i suoi domini e veniva incoronato Imperatore d'Occidente dal Papa (Natale dell'800), vari domini dell'Impero bizantino iniziarono ad acquisire sempre maggiore autonomia. La Sardegna e i ducati campani nel corso del VII-IX secolo si svincolarono man mano da Bisanzio, eleggendo governatori locali,[12] mentre nell'802-804 prese il sopravvento aVenezia la fazione filofranca, che decise di tradire l'Impero bizantino passando nella zona d'influenza franca. Quando nell'806 Carlo Magno affidò a suo figlio Pipino il governo dell'Italia carolingia, tra cui Venezia, Bisanzio, non intendendo accettare la perdita di quel lontano possedimento, inviò una flotta guidata da Niceta che riportò all'obbedienza la Venezia e la Dalmazia (806). Tuttavia nell'809 i Franchi invasero il ducato di Venezia ottenendo dai Venetici il pagamento di un tributo. Iniziarono quindi le trattative di pace che si conclusero nell'812 con il trattato di Aquisgrana: secondo tale trattato Carlo Magno ottenne da Bisanzio il riconoscimento del titolo di "Imperatore" (ma non di "Imperatore dei Romani") e in cambio Venezia ritornava bizantina, con la deposizione del duca filofranco Obelerio sostituito dal filobizantino Partecipazio. Tuttavia ciò non fermò il processo di emancipazione di Venezia da Bisanzio, che i lagunari riuscirono a ottenere gradualmente senza svolte violente.[13] Pipino morì nell'810; pochi anni dopo morì anche il padre, Carlo Magno (814) Il Regnum Italiae entro il Sacro Romano Impero (814-1002)[ Dopo la morte di Pipino, il potere venne assunto dal suo figlio illegittimo Bernardo. Nell'817, però, suo zio l'imperatoreLudovico il Pio assegnò l'Italia al proprio figlio, Lotario I; Bernardo tentò la ribellione, ma venne imprigionato e a partire dall'822 il dominio di Lotario sulla penisola divenne effettivo. Tra i suoi provvedimenti, uno statuto sulle relazioni tra papa e imperatore riservò il potere supremo alla potenza secolare; Lotario emise inoltre varie ordinanze per favorire un governo efficiente dell'Italia. La morte di Ludovico, avvenuta nell'840, causò vari tumulti tra gli eredi; Lotario si scontrò più volte con i fratelli, venendo infine sconfitto. Il titolo di re d'Italia venne inizialmente detenuto dai sacri romani imperatori (Ludovico II, Carlo il Calvo, Carlo il Grosso), ma con l'indebolimento della compagine imperiale i territori del Regnum Italiae finirono in una sorta di anarchia feudale, dominata dai signori locali nonostante alcuni deboli monarchi si avvicendassero sul trono, arrivando anche talora a venire incoronati dal papa. Tra l'888 e il 924 il titolo, al quale tuttavia non corrispondevano reali poteri, fu conteso fra numerosi feudatari locali, sia di origine italiana sia provenienti da regioni limitrofe: Berengario del Friuli, Guido da Spoleto, Lamberto II di Spoleto, Arnolfo di Carinzia, Ludovico il Cieco e Rodolfo II di Borgogna. Il X secolo[modifica | modifica wikitesto] Un momento di maggior solidità del Regnum si ebbe con il governo di Ugo di Provenza, che tra il 926 e il 946 regnò e cercò di risolvere le diatribe ereditarie sul titolo associandolo subito a suo figlio Lotario II. Questi però scomparve già nel 950, per cui gli successe il marchese d'Ivrea Berengario II, che a sua volta elesse come successore il figlioAdalberto. Berengario, temendo lotte e trame per il potere, fece perseguire la vedova di Lotario II, Adelaide, che si rivolse all'imperatore tedesco Ottone I, chiedendogli aiuto a fronte di quella che riteneva l'usurpazione della corona da parte di Berengario. Ottone colse il pretesto e scese in Italia, già nelle sue mire per via delle vie di comunicazione che l'attraversavano, per la possibilità di avviare un confronto con l'Imperatore bizantino, che possedeva ancora numerosi territori nella penisola (costa adriatica, Italia meridionale) e per instaurare un rapporto diretto con il papa. Dopo aver sconfitto Berengario, entrò nella capitale Pavia, sposò Adelaide e si cinse della corona italiana nel 951, legandola a quella dell'Impero romano-germanico. Da allora la corona d'Italia fu istituzionalmente connessa a quella imperiale, per cui fu automaticamente ereditata dai successori di Ottone I (Ottone II e Ottone III) fino al 1002 Lo Stato della Chiesa e il monachesimo[ Durante l'intero alto Medioevo la Chiesa cattolica fu l'unico potere che si dimostrò capace di conservare, tramandare e sviluppare la cultura latina, sia attraverso il monachesimo, sia mediante la creazione di un potere temporale concretizzatosi nel centro Italia con lo Stato della Chiesa e capace di conservare la propria autonomia. Il cristianesimo fu uno dei più potenti collanti che, a partire dai regni romano-barbarici, permisero la convivenza e in seguito l'integrazione tra due mondi distanti tra loro: quello romanico e quello germanico. Favorito dalla condivisione della religione cristiana, dalla progressiva integrazione tra il diritto latino e il diritto germanico e dall'intersezione culturale tra gli elementi germanici di più recente insediamento in territorio italico e quelli di più antica formazione, di derivazione latina, nacque uno spirito propriamente europeo. Ovviamente tale fusione fu instabile e ci vollero secoli prima di trovare un equilibrio. Equilibrio che però, una volta raggiunto, portò ad apici di cultura e spiritualità, quali non solo le innovazioni tecnologiche, ma anche la fioritura delle università come luoghi di diffusione e di ricerca del sapere. Nei secoli più travagliati, invece, l'eredità culturale classica era stata custodita prima con i monasteri cluniacensi, poi con quelli cistercensi. I monasteri medievali infatti si impegnarono a custodire il sapere di ogni tipo, dalla letteratura pagana (classici greci e latini) ai testi arabi di filosofia, matematica e medicina. È anche grazie alla lungimiranza dei monaci medievali che sono potuti fiorire i secoli dell'età moderna. Le incursioni arabe e la dominazione bizantina nel meridione[ Nel IX secolo gli Arabi iniziarono a sferrare varie incursioni nel Mediterraneo occidentale, invadendo nell'827 la Sicilia bizantina su invito del traditore bizantino Eufemio, che probabilmente con l'aiuto degli Arabi voleva ritagliarsi un dominio personale sull'isola; le sue speranze vennero disilluse e gli Arabi si sbarazzarono ben presto del traditore.[14]Nonostante venissero sconfitti più volte, i Bizantini riuscirono a resistere alla progressiva conquista islamica dell'isola per ben settantacinque anni: infatti gli Arabi completarono la conquista della Sicilia solo nel 902, con la capitolazione diTaormina.[15] Mentre gli Arabi erano ancora impegnati nella conquista della Sicilia, sferrarono alcune incursioni nel meridione, inserendosi nelle contese tra gli stati minori. Infatti i signori degli staterelli del meridione decisero di fare largo uso di mercenari arabi nelle lotte con gli stati confinanti, e gli Arabi decisero di approfittarne saccheggiando le terre del signore che dovevano appoggiare e impadronendosi delle terre contese dai belligeranti.[16] Preoccupato per le incursioni arabe, l'Imperatore d'Oriente Teofilo cercò l'alleanza con l'Imperatore d'Occidente Ludovico il Pio e con Venezia, ma senza risultati. Quando però Roma fu assaltata dagli islamici, l'Imperatore carolingio Lotario I decise di intervenire inviando il re d'Italia suo figlio Ludovico II a combattere gli Infedeli. Questi liberò Benevento dagli Arabi e fece in modo che i due contendenti al principato di Benevento si spartissero il dominio: il principato si divise dunque in due principati, quello di Benevento e quello di Salerno (849), ed entrambi i principi vennero costretti a non far più uso di mercenari arabi.[17] Tuttavia, sotto la dinastia macedone (867-1056), Bisanzio riuscì a recuperare terreno in Puglia, Basilicata e Calabria. Nell'876 Bisanzio riprese possesso di Bari e nell'885-886, edificarono in suo onore addirittura una chiesa.[18]L'Imperatore Leone VI in un manuale militare lodò Niceforo come esempio di come si dovrebbe comportare un generale nel riorganizzare un territorio recentemente conquistato.[18] I suoi successori, seppur vittoriosi, non furono altrettanto generosi e quando i Bizantini riuscirono nell'impresa di conquistare Benevento (891), che divenne per pochi anni la sede dello stratego bizantino, gli abitanti della città vessati dalla dominazione bizantina chiesero aiuto al marchese di Spoleto che sconfisse gli imperiali scacciandoli dalla città (895).[19] Tale insuccesso fu sicuramente il frutto della politica errata di Bisanzio, che aveva alienato la popolazione beneventana, ma non intaccò l'influenza bizantina nel meridione, che ora, a causa del crollo dell'Impero carolingio, si estendeva indirettamente persino sui principati longobardi, i cui principi usavano titoli di corte bizantini e riconoscevano, almeno in linea di principio, la superiorità bizantina.[18] Nel X secolo i territori bizantini dovettero subire numerose incursioni da parte degli Arabi e attacchi da parte dei principi longobardi e anche varie rivolte interne in Puglia.[20] Quando salì sul trono di Germania Ottone I, che fondò il Sacro Romano Impero Germanico, questi si fece incoronare Imperatore dal Papa e attaccò i possedimenti bizantini nel meridione. Ne seguì una lunga lotta, intervallata da tentativi di pace in cui Ottone tramite i suoi messi chiedeva a Bisanzio il riconoscimento del titolo di Imperatore, il matrimonio tra suo figlio Ottone II e una principessa porfirogenita bizantina e la cessione al Sacro Romano Impero dell'Italia meridionale.[21] Finché regnò a Costantinopoli Niceforo II Foca (nipote del generale Niceforo Foca), gli ambasciatori fallirono nel tentativo e in qualche caso vennero anche arrestati per insulti (come chiamare Niceforo "Imperatore dei Greci" invece di "Imperatore dei Romani").[22] Il successore di Niceforo, Giovanni I Zimisce, si mostrò invece propenso a giungere a un accordo di pace e acconsentì a dare in sposa a Ottone II la principessa bizantina Teofano e a riconoscere all'Impero d'Occidente la sovranità su Capua e Benevento; in cambio Ottone I rinunciava alle sue pretese sui territori bizantini del Sud Italia.[23] Mappa dell'Italia meridionale verso l'anno 1000. Sotto il regno di Basilio II (976-1025) i territori bizantini dell'Italia meridionale subirono numerose incursioni arabe, che però vennero respinte. Con il pretesto di difendere il meridione bizantino dagli Arabi, il Sacro Romano Imperatore Ottone II invase l'Italia meridionale bizantina ma, giunto in Calabria, subì una disfatta contro gli Arabi a cui riuscì a stento a fuggire, rischiando persino di essere portato come ostaggio aCostantinopoli (983).[24] Il fallimento della spedizione ottoniana favorì i Bizantini contro gli Arabi perché questi ultimi, danneggiati dall'attacco di Ottone II, si ritirarono temporaneamente nelle loro basi in Sicilia. Tuttavia continuarono sporadicamente ad attaccare le coste dell'Italia meridionale. Bisanzio provò a risolvere il problema alleandosi con Venezia la cui flotta liberò Bari dall'assedio arabo (1004).[25] Oltre alle incursioni dei Saraceni, Bisanzio doveva temere anche le rivolte delle popolazioni locali. Nel 1009 Melo organizzò una rivolta anti-bizantina a Bari, episodio mitizzato dalla storiografia italiana come uno dei tentativi di indipendenza italiana dall'oppressore straniero.[26] La rivolta comunque fallì e Melo fu costretto a fuggire a Capua dove assoldò al suo servizio guerrieri mercenari Normanni che vennero utilizzati contro i Bizantini. Tuttavia i Normanni vennero sconfitti nella Battaglia di Canne (1018) dalle forze bizantine comandate dal catapano bizantino Basilio Boianne e Melo fuggì in Germania alla corte di Enrico II per spingerlo ad aggredire i possedimenti bizantini nel meridione.[27] Enrico II intraprese la sua spedizione nel 1021 forte di 60.000 uomini ma dopo aver tentato di assediare inutilmente Troia per tre mesi fu spinto dal caldo e dalla dissenteria a ritornare in patria.[28] La sconfitta di Melo aveva portato al consolidamento della potenza bizantina in Italia meridionale, che sotto la guida energica del catapano Basilio Boianne aveva espanso i suoi confini pugliesi fino al fiume Fortore. Nel 1025 inoltre l'Imperatore Basilio II, distruttore dell'Impero bulgaro, decise di condurre di persona una spedizione in Sicilia contro gli Arabi: perì tuttavia in quell'anno e l'impresa fu tentata, con iniziale successo ma con fallimento finale, nel 1037-1043 dall'abile generale Giorgio Maniace.[29] Proprio verso la fine della spedizione in Sicilia, tuttavia, i Normanni iniziarono a espandersi a danni dei Bizantini e nell'arco di trent'anni riuscirono a cacciare definitivamente i Bizantini dall'Italia (1071). Il basso Medioevo[ La lotta per le investiture: Enrico IV e Gregorio VII (1073-1122)[ La posizione ambigua dei vescovi-conti, vassalli dell'imperatore che avevano anche cariche religiose, creati da Ottone I, portò il papato e l'impero a scontrarsi su chi li avrebbe dovuti nominare. Il Papato reclamava per sé il diritto di nominarli, in quanto vescovi mentre l'impero reclamava lo stesso diritto, in quanto vassalli. Alle origini della disputa, chiamata lotta per le investiture, vi era anche il Privilegium Othonis del 962, una legislazione secondo la quale l'elezione del Pontefice sarebbe dovuta avvenire soltanto col consenso dell'Imperatore. Nel 1059 il Concilio Lateranense abolì questa legislazione. La lottà entrò nel vivo con l'imperatore Enrico IV e il papa Gregorio VII. Quest'ultimo pubblicò nel 1075 il Dictatus Papae, documento nel quale sosteneva che solo il Papa può nominare e deporre i vescovi. Enrico continuò nella sua politica e anzi, alle minacce di scomunica, convocò un sinodo a Worms nel quale dichiarava il Papa deposto. Gregorio rispose scomunicando l'imperatore e dispensando quindi i suoi sudditi dal dovere di servirlo. Preoccupato da una rivolta di baroni che avevano approfittato della sua scomunica, Enrico si recò a Canossa dove il Pontefice si era rifugiato, presso Matilde di Canossa, e si umiliò pubblicamente invocando il perdono del Pontefice che ottenne (vedi:umiliazione di Canossa). La lotta riprese nel 1080 quando Enrico venne di nuovo colpito da scomunica. Egli nominò subito un antipapa(Clemente III) e scese in Italia occupando Roma, ma il normanno Roberto il Guiscardo, alleato col Papa, lo costrinse alla ritirata. L'intervento normanno si tradusse, però, in un saccheggio e Gregorio VII fu costretto a seguire il Guiscardo a Salerno, dove morì nel 1085. Il contenzioso continuò tra i successori del Papa e dell'Imperatore fino al 1122 quando, anche grazie al ruolo di mediatrice assunto da Matilde di Canossa, che sarà incoronata Vicaria Imperiale d'Italia per mano di Enrico V nel 1111 presso il Castello di Bianello (Quattro Castella), le due parti firmarono il concordato di Worms. Le lotte tra papa e imperatore erano però ben distanti dalla fine. La Chiesa riformata[ Nell'XI secolo l'ufficio del papa era in piena decadenza, conteso fra le sanguinarie famiglie romane e i tentativi moderati dell'imperatore. Ma si rivelò altrettanto difficile governare le città italiane. Pavia si ribellò ad Enrico II (1002-1024) che fu l'ultimo esponente della casa dei sassoni. A lui succedette Corrado II di Franconia (1027-1039) contro cui si ribellarono i valvassori della Lombardia, guidati dal vescovo Ariberto d'Intimiano. Nel 1037 Corrado fu così costretto a concedere anche ai feudatari minori quello che il Capitolare di Quierzy aveva concesso ai maggiori: l'ereditarietà (Constitutio de feudis). In questo periodo si levò alta la protesta contro la corruzione e l'abiezione del papato. Se da una parte ci furono movimenti religiosi di stampo pauperistico ed eremita - come quello di San Romualdo dall'altra ebbe molta fortuna il nuovo monachesimo cluniacense, che si nutriva solo delle donazioni dei feudatari, ma che proponeva uomini di grande autorità morale, di spessa cultura e abili capacità politiche e amministrative. Più tardi nacquero l'ordine dei monaci certosini e quello dei cistercensi, che puntavano l'attenzione alla vita solitaria e contemplativa, e che si diffusero a macchia d'olio. Anche gli abitanti delle città si opponevano alla corruzione del clero, biasimando in particolar modo lasimonia, cioè la compravendita delle cariche, e il nicolaismo, cioè la pratica del concubinaggio, dando vita al movimento dei "patari", movimento che fornì alla Chiesa anche il papa Alessandro II (1061-1073). Nel frattempo Papa Urbano II (1088-1099), di fronte anche alle richieste di aiuto dell'Imperatore bizantino Alessio I Comneno (il cui Impero era minacciato dai Turchi, che avevano conquistato tutta l'Anatolia bizantina), stimolò i cavalieri occidentali affinché liberassero la Terra Santa dagli Infedeli islamici. I cavalieri crociati, dopo aver conquistato e consegnato all'Imperatore di Bisanzio parte dell'Anatolia, crearono vari regni crociati in Siria e in Palestina e infine conquistarono Gerusalemme (1099). I Normanni nell'Italia meridionale (1030-1189)[modifica | modifica wikitesto] I Normanni, popolo di avventurieri provenienti dalla Normandia, arrivarono nell'XI secolo nel sud Italia. Aiutando militarmente vari Signori longobardi, in lotta tra di loro, riuscirono ad avere i primi possedimenti, prime tra tutte la Contea di Aversa, nel 1030, e la Contea di Puglia nel 1043. Approfittando di una ribellione nella Puglia bizantina scoppiata nel 1038, i Normanni si impossessarono di Melfi (1040) e sconfissero per ben tre volte l'esercito imperiale sopraggiunto per fermare la loro avanzata (1041).[30] Negli anni successivi i Normanni estesero le loro conquiste nella Puglia e nella Lucania e nel 1047 ottennero dall'Imperatore tedesco Enrico III il riconoscimento delle conquiste fatte fino in quel momento.[31] L'Imperatore d'Oriente inviò allora in Italia con il titolo di dux Argiro, con il compito di fermare i Normanni più con la diplomazia che con le armi.[31] Non essendo riuscito a corrompere i capi normanni spingendoli a rinunciare alle loro conquiste, Argiro allora cercò un'alleanza con papa Leone IX, anch'egli allarmato dall'espansione normanna.[31] Il loro tentativo di arginare l'invasione normanna risultò però in una sconfitta a Civitate nel 1053 e Argiro, avendo fallito, fu richiamato quasi immediatamente a Costantinopoli.[32] Negli anni seguenti i Normanni si adoperarono per migliorare i rapporti con il papato ed espansero ulteriormente i loro territori nel Meridione. Nel 1059 papa Niccolò II nel concilio di Melfi I riconobbe i territori normanni ed affidò a Roberto il Guiscardo il titolo di duca di Puglia, Calabria e di Sicilia, nonostante l'isola fosse allora ancora sotto il controllo degliArabi.[33] Nello stesso anno Roberto il Guiscardo completò la conquista della Calabria bizantina con le espugnazioni di Reggio e di Squillace.[34] Tra il 1061 e il 1091 Ruggero d'Altavilla, fratello di Roberto, iniziò la conquista della Sicilia sconfiggendo a più riprese gli Arabi. Nel 1060 i Bizantini fecero un disperato tentativo di riconquista riprendendo il possesso di alcune città pugliesi ma il ritorno dalla Sicilia del duca normanno vanificò il loro sforzo: il duca di Puglia decise infatti di abbandonare per il momento la conquista della Sicilia per impossessarsi delle ultime città della Puglia ancora in mano bizantina. Nel 1071, infine, gli ultimi baluardi bizantini, Brindisi e Bari, caddero in mano normanna. Successivamente, tra la fine del XI e la metà del XII secolo, i Normanni sottomisero tutti i principati e i ducati longobardi o formalmente bizantini (ma di fatto indipendenti) del meridione, unificando tutto il Mezzogiorno nelle loro mani. Nel 1113 Ruggero II riuscì a riunire nelle sue mani tutti i possedimenti normanni creando uno stato fortemente accentrato simile per molti versi ai moderni stati nazionali. Nel 1130 nacque il Regno di Sicilia, per volontà dell'antipapa Anacleto II espressa al concilio di Melfi. I Normanni attaccarono più volte la Grecia bizantina (a partire dal 1081) ma vennero più volte respinti e, sotto la guida dell'Imperatore d'Oriente Manuele I Comneno, i Bizantini fecero un ultimo tentativo per riconquistare l'Italia meridionale. Sbarcati in Puglia nel 1155, i Bizantini occuparono rapidamente l'intera Puglia ma vennero poi sconfitti dalla controffensiva normanna che nel 1158 li costrinse nuovamente ad abbandonare, questa volta definitivamente, la Penisola. La rinascita economica e la formazione dei Comuni (XI-XII secolo)[ Intorno all'XI secolo si ha in Europa la fine delle invasioni: i magiari sono definitivamente sconfitti, i saraceni smettono di saccheggiare le coste italiane e i normanni si stabilizzano in Normandia e nel sud Italia. A ciò si unisce una generale ripresa demografica e l'introduzione di nuove tecniche agricole come la rotazione triennale delle colture e l'aratro pesante che permettono di avere raccolti più abbondanti. La popolazione tende a trasferirsi dalle campagne alle città che divengono i nuovi centri della società. Si sviluppano l'artigianato e il commercio e conseguentemente la monetaassume un'importanza maggiore. I mercati tendono ad allargarsi e si forma dunque una nuova classe media di mercantie banchieri che mal si concilia con le istituzioni feudali. Così molte città del nord e del centro Italia tendono a staccarsi dalle istituzioni feudali e a divenire indipendenti dal potere imperiale. È questo il caso di città come Milano, Verona, Bologna, Firenze, Siena e di molte altre che si costituiscono "Liberi Comuni". Inizialmente il comune è retto da un Consiglio generale (spesso chiamato Arengo) che elegge due consoli. Successivamente in molti comuni fu istituito il podestà, una persona, possibilmente straniera, che reggeva il comune e si presumeva essere al di sopra delle parti. Spesso i cittadini si riunivano in corporazioni o arti in modo da tutelare e regolamentare gli appartenenti a una stessa categoria professionale. Il protrarsi degli scontri tra impero e Chiesa, la nascita di una borghesia mercantile, i cui interessi si opponevano frequentemente a quelli delle aristocrazie rurali, la lotta delle classi dirigenti urbane per acquisire quote di autonomia sempre più ampie, portò la società comunale del tempo a dar vita a tutta una serie di correnti e schieramenti spesso contrapposti. Particolare rilievo ebbero, a partire dal XII secolo e fino almeno agli ultimi decenni del XIV secolo, le fazioni dei Guelfi e Ghibellini; i primi sostenuti dall'autorità papale, i secondi da quella imperiale. La nascita delle repubbliche marinare (1015-1114) Localizzazione e antichi stemmi delle repubbliche marinare Un particolare sviluppo ebbero le cosiddette repubbliche marinare. Le più note sono Amalfi, Venezia, Pisa eGenova, ma oltre ad esse ci furono anche Ancona, Gaeta, la piccola Noli e la città dalmata di Ragusa. Amalfi e Gaeta godevano già di una fiorente economia e di un'autonomia politica considerevole nell'alto Medioevo; Ragusa iniziò ad affermarsi nei mari più tardi, soprattutto con l'esaurirsi delle razzie corsare musulmane, dopo il X secolo. Nel secolo successivo anche Genova, Pisa eAncona poterono affermarsi, con il declino del potere regale (formalmente esse erano sotto la corona del Regno d'Italia che apparteneva all'Imperatore germanico). Il prosperare di nuovi porti in alcuni casi era frenato dal punto di vista della dinamica socio-economica da un forte potere centrale, come a Salerno, Napoli,Bari e Messina. Già all'inizio del IX secolo i porti campani avevano una moneta propria, derivata dal tarì arabo (a testimoniare come il mondo musulmano fosse il mercato al quale essi guardavano). Ma fu a Venezia che poterono svilupparsi traffici di grande portata: grazie a una rete finanziaria, produttiva e commerciale i Veneziani crearono un vero e proprio impero economico. La navigazione sull'Adriatico fu sicura fin dal IX secolo e permise alla Repubblica di Venezia e a quelle di Ancona eRagusa lo sfruttamento di rotte che andavano da Costantinopoli, alla Siria e la Palestina, al Nordafrica e alla Sicilia. I veneziani, nonostante i reiterati divieti papali, commerciavano con gli Arabi, comprese quelle merci proibite quali armi, legname, ferro e schiavi (provenienti soprattutto dalle popolazioni slave di Istria, Croazia e Dalmazia, tanto che da "slavo" - e dal mediolatino creolo "sclavum*" - derivò poi la parola "schiavo"). Contemporaneamente Genova e Pisainiziavano a emergere con politiche autonome. Durante il XII secolo vi fu un profondo mutamento, che portò la navigazione ad essere il metodo di spostamento più comodo e usato: ne è prova il fatto che dalla Terza e dalla Quarta crociata in poi le truppe si mossero solo via mare, non perché le vie terrestri fossero diventate più insicure o lunghe (lo erano anche prima), ma perché ormai la nave era il mezzo più diffuso. I numerosi conflitti che sorsero tra le città marinare scaturivano spesso da questioni commerciali in oltremare. Per esempio Pisa e Genova furono inizialmente alleate contro i saraceni, ma la rivalità su chi dovesse avere l'egemonia inCorsica e in Sardegna compromise inevitabilmente i loro rapporti. Nei porti più importanti le repubbliche marinare avevano propri quartieri, con empori, fondachi, cantieri navali e arsenali; essi erano meta delle piste carovaniere e punto di partenza delle navi ricche di preziosi carichi diretti in Europa. Le città marinare italiane spesso diressero le crociate dirottando gli sforzi verso l'apertura di rotte commerciali ad esse propizie: emblematico è il caso della conquista di Costantinopoli del 1204, attuata dai veneziani sfruttando le forze della quarta crociata, ma anche con la quinta crociata pisani e genovesi fecero puntare sui ricchi porti egiziani diAlessandria e Damietta per fondarvi colonie commerciali. Genova riuscì anche, grazie all'appoggio della dinastia bizantina dei Paleologi a estendere le proprie rotte oltre il Bosforo, nel Mar Nero dove entravano in contatto con imongola dell'Orda d'oro e con i principati russi, verso i quali convergevano vie fluviali e carovaniere dal Baltico e dall'Asia centrale. Laggiù inoltre potevano acquistare il grano ucraino che riforniva l'Occidente. Alle fine del Duecento, con la battaglia della Meloria (1284) e quella di Curzola (1298) i genovesi batterono rispettivamente i pisani e i veneziani, assicurandosi, almeno apparentemente, un dominio mediterraneo.