Allergia al polline, allergie e intolleranze alimentari_sofia

Malattie Allergiche
Malattie Allergiche
L’allergia (dal greco: alterata reattività) è
un tipo di reazione immunitaria messa in
atto contro sostanze normalmente presenti
nell’ambiente (allergeni), che non sono
nocive per la maggior parte della
popolazione, ma sono in grado di provocare
eventi morbosi in alcuni soggetti
predisposti.
Malattie Allergiche
Le malattie allergiche sono patologie
determinate da una flogosi mediata da
meccanismi immunologici, ad andamento
acuto o cronico, che coinvolge la mucosa
delle alte e basse vie respiratorie, meno
frequentemente quella dell’apparato
gastroenterico, la cute e in rari casi,
l’apparato cardio-circolatorio
Malattie Allergiche
Epidemiologia
Numerosi studi epidemiologici indicano che
negli ultimi due-tre decenni l’incidenza di
queste malattie è aumentata notevolmente
nei paesi industrializzati ad elevato livello
socio-economico.
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Tali malattie sono anche dette atopiche (dal
greco: di difficile collocazione) e
comprendono:
- la rinite allergica
- l’asma
- la dermatite atopica
- l’orticaria
- l’anafilassi
- le manifestazioni gastroenteriche
dovute ad allergia alimentare
Malattie Allergiche
Etiologia
Le malattie allergiche o atopiche sono
indotte da un numeroso ed eterogeneo
gruppo di molecole, ampiamente presenti
nell’ambiente e in grado di determinare, in
soggetti geneticamente predisposti,
reazioni immunitarie caratterizzate dalla
sintesi di IgE specifiche, che si legano ai
mastociti e basofili (degranulano istamina),
dall’attivazione di linfociti T e dal successivo
reclutamento di eosinofili.
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Etiologia
I principali allergeni sono rappresentati da pollini di
piante erbacee (appartenenti, più frequentemente
alle famiglie delle graminacee, urticacee,
composite) o di alberi ad alto fusto (ad esempio
olivo, betulla, quercia, cipresso etc.) e da acari
presenti nelle polveri domestiche
(dermatophagoides) o da altri acari minori.
Il ruolo dei pollini come allergeni giustifica la
stagionarietà della sintomatologia di alcune
malattie allergiche per la coincidenza con l’epoca
della fioritura.
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Etiologia
Altri allergeni, anche se meno frequentemente,
sono in grado di indurre allergie.
Tra questi:
-micofiti (Alternaria tenuis, Aspergillus fumigatus,
cladosporium, helminthosporium, candida,
penicillum)
-derivati animali (peli di cane, gatto, ratto, cavallo
etc.)
-alimenti (bianco e rosso d’uovo, proteine del latte,
merluzzo, pomodoro, fagiolo, pisello etc.)
Inoltre reazioni allergiche immuno-mediate
possono essere scatenate da molecole presenti nei
veleni inoculati da punture di insetti.
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Cellule effettrici e Mediatori chimici
Quando allergeni con più siti di legame o
polivalenti reagiscono con IgE specifiche
legate alla membrana di mastociti e basofili
mediante i recettori Fcε-RI, si realizza un
fenomeno di aggregazione di questi
recettori con innesco della degranulazione
(istamina) cellulare e liberazione di
mediatori chimici sia preformati all’interno
dei granuli citoplasmatici che sintetizzati ex
novo.
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La reazione allergica in senso stretto è mediata quasi
esclusivamente dalla classe immunoglobulinica
delle IgE. Questi anticorpi hanno alcune
caratteristiche peculiari:
•  sono presenti nel siero in una concentrazione
estremamente bassa;
•  v e n g o n o d e t t e o m o c i t o t r o p e p e r l a l o r o
capacità di legarsi, mediante la regione
corrispondente al frammento cristallizzabile
(Fc), ad uno specifico recettore presente sui
granulociti basofili circolanti o tissutali
(mastociti).
Malattie Allergiche
Una risposta immunitaria con importante
produzione di IgE dipende dall’impegno
prevalente di linfociti Th2 rispetto a quello
di linfociti Th1. Tutti sono esposti alle
sostanze che più spesso provocano allergia.
In soggetti allergici si ha una intensa
produzione di anticorpi della classe IgE
(atopia).
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La presenza di mastociti è il secondo fattore
indispensabile perché si possa verificare una
reazione allergica. Dopo stimolazione queste
cellule sono in grado di liberare nell’ambiente
circostante numerose sostanze attive
contenute preformate nei granuli (istamina) di
cui sono ricche, nonché di produrre ex-novo
mediatori derivati dall’acido arachidonico.
Malattie Allergiche
Mediatori chimici: la degranulazione dei
mastociti dà luogo a un PROCESSO BIFASICO
1)REAZIONE DI TIPO IMMEDIATO.
La liberazione dei mediatori preformati
(istamina) o sintetizzati al momento della
degranulazione provoca una reazione locale
(generale nel corso dell’anafilassi) entro pochi
minuti.
2)REAZIONE DI TIPO RITARDATO (4-8H).
L’effetto pro-infiammatorio di alcuni tra questi
mediatori provoca un afflusso di altre cellule
(granulociti eosinofili, neutrofili, macrofagi)
che induce una reazione più tardiva, entro 4-8
ore.
In che modo si diventa
allergici ad un
allergene (es, polline
di graminacee)?
ESPOSIZIONE PRIMARIA (SENSIBILIZZAZIONE)
1)  La prima volta che viene inalato un allergene,
come per esempio un polline di graminacea,
nell'organismo non compare alcun sintomo.
2) Il sistema immunitario rintraccia il polline e lo
identifica come un pericoloso invasore.
3) Il sistema immunitario forma anticorpi IgE specifici
per il polline.
LINFOCITA
B
4) Gli anticorpi IgE aderiscono alla superficie di
alcune cellule nella mucosa nasale. Queste cellule
sono i mastociti e i basofili.
5) I mastociti e i basofili risiedono insieme agli
anticorpi IgE nella mucosa nasale. Gli anticorpi IgE
sono pronti a reagire in caso di ulteriore contatto con
il polline.
ESPOSIZIONE SUCCESSIVA
1)  Durante il successivo contatto con l'allergene, per
esempio un polline di graminacea, avviene che
2) gli anticorpi IgE presenti nel naso riconoscono il
polline.
3) Gli anticorpi IgE adesi alla superficie dei
mastociti e dei basofili si legano all’allergene (il
polline) e, così facendo, innescano una serie di
reazioni che porta al rilascio di numerose
molecole specifiche, tra cui l'istamina.
L'istamina (principale mediatore della risposta
infiammatoria all’allergene) entra poi in contatto
con le terminazioni nervose e causa starnuti e
prurito. Entra inoltre in contatto con le ghiandole
che producono muco, causando arrossamento e
rigonfiamento delle mucose del naso e, di
conseguenza, una congestione nasale.
4) Altre molecole fanno poi partire reazioni a
catena che fanno proseguire la reazione allergica.
Si tratta di una sorta di "effetto domino", che è
all'origine della persistenza dei sintomi
dell'allergia anche quando l'allergene non è più
presente ormai da molto tempo. (eosinofili etcc)
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Anafilassi
la reazione anafilattica è una grave risposta
acuta, talora fatale, che si verifica entro
pochi secondi o minuti dall’esposizione ad
un antigene specifico in un individuo già
sensibilizzato. Può manifestarsi con lesioni
cutanee (prurito, orticaria), disturbi
respiratori a carico delle alte vie (edema
della glottide, laringospasmo) o delle basse
vie respiratorie (broncospasmo), collasso
circolatorio.
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Anafilassi
La maggior parte delle reazioni anafilattiche
è causata dalla somministrazione di farmaci o
agenti diagnostici per via parenterale; una
minore percentuale di casi dipende
dall’assunzione di farmaci per via orale, da
cibi o additivi alimentari, dalla puntura di
insetti.
Malattie Allergiche
Anafilassi
Tipicamente le manifestazioni iniziano pochi
secondi o minuti dopo l’introduzione della
sostanza anafilattogena nell’organismo (più
spesso per via iniettiva, più raramente per
ingestione). Il paziente inizia ad avvertire
un prurito generalizzato, più spesso al volto,
parte superiore del torace, mani, ascelle,
inguine. Segue un eritema diffuso con
orticaria generalizzata (spesso con aspetto
figurato) e talora angioedema.
Malattie Allergiche
Anafilassi
Compaiono quindi i disturbi respiratori
riferibili sia alle alte che alle basse vie
respiratorie: dispnea, senso di
soffocamento, raucedine, stridore dovuto
all’edema della laringe, senso di costrizione
toracica, sibili e gemiti dovuti al
broncospasmo. Talora insorgono vomito,
dolori addominali crampiformi, diarrea per
spasmo della muscolatura gastroenetrica.
Malattie Allergiche
Anafilassi
I casi fatali sono dovuti a:
a)
insufficienza respiratoria acuta
conseguente all’edema della glottide o
all’ostruzione bronchiale
b)
collasso cardiovascolare anche in
assenza di eccessivo interessamento
respiratorio. In tali casi l’intervallo tra
l’introduzione dell’agente causale e la morte
varia tra i 15 e i 120 minuti. I casi non fatali
tendono a migliorare nell’arco di 24-48 ore.
La sintomatologia clinica più grave, in corso
di adeguata terapia, può iniziare a migliorare
nell’arco di alcuni minuti.
Malattie Allergiche
Anafilassi
La terapia si basa sulla somministrazione di
farmaci capaci di antagonizzare gli effetti dei
mediatori rilasciati nel corso della reazione
anafilattica: il più importante è l’adrenalina,
di una certa utilità nel controllo delle
manifestazioni cutanee sono gli
antistaminici. Per il broncospasmo trovano
impiego l’aminofillina e gli steroidi
Introduzione asma
RIMODELLAMENTO DELLA PARETE DELLE VIE AEREE (ASMA) •  La situazione infiammatoria cronica delle vie aeree cara3eris4ca del paziente asma4co determina un’alterazione della stru3ura della parete bronchiale, definita “rimodellamento”, determinata dalla successione dei seguen4 fenomeni: •  Flogosi cronica delle vie aeree •  Distruzione dell’epitelio bronchiale •  Processi di riparazione dell’epitelio bronchiale: inspessimento della membrana basale, infiltrazione di cellule infiammatorie, ipertrofia e alterazioni della muscolatura liscia, alterazioni delle stru3ure ghiandolari e della componente vascolare, alterazioni ed aumento della matrice extracellulare, edema dell’avven4zia, aumento dello spessore della parete •  Rimodellamento bronchiale, che interessa sia la parte interna, con riduzione del lume, che esterna del bronco. IPERREATTIVITÀ BRONCHIALE I FATTORI SCATENANTI LA BRONCOSTRUZIONE Nota: Per lo studio, fare riferimento al materiale
informativo presente sul sito
ALLERGIE ED
INTOLLERANZE
ALIMENTARI
Nell’ambito delle reazioni avverse ad alimenti una
prima distinzione fondamentale è quella tra
reazioni tossiche e reazioni non tossiche.
Le reazioni
tossiche più frequenti sono:
-la gastroenterite causata da tossine batteriche
contenute in cibi avariati, o da batteri tossici.
-la cosiddetta “reazione sgombroide” simile ad
una reazione allergica causata dall’istamina che
si manifesta in caso di ingestione di proteine del
pesce avariato per difetto di conservazione
(tonno in scatola).
-le reazioni da tossine naturali quali la muscarina
dei funghi.
Le reazioni non tossiche
agli alimenti dipendono
dalla suscettibilità individuale e vengono a loro
volta suddivise in reazioni immunologiche nelle
quali è possibile dimostrare la presenza di
anticorpi IgE o di cellule (linfociti T) specificamente
dirette verso alimenti, ed in reazioni non
immunologiche nelle quali non è coinvolto il
sistema immunitario.
Il termine di allergie
alimentari viene comunemente utilizzato per le
prime, mentre le seconde vengono definite
intolleranze alimentari, a loro volta meglio
caratterizzate a seconda del meccanismo che sta
alla base.
Che cos’è l’allergia
alimentare?
L’allergia è una malattia del sistema immunitario
che normalmente ci difende dalle aggressioni
esterne; le Allergie Alimentari si manifestano, nei
soggetti predisposti, a seguito della perdita della
tolleranza verso le proteine dell’alimento, a sua
volta ascrivibile alla perdita della funzione di
barriera della mucosa intestinale: vengono prodotti
anticorpi IgE specifici, si attivano complessi eventi
cellulari con conseguente reazione infiammatoria.
Sintomi dell’Allergia Alimentare
A) REAZIONI CUTANEE (le più frequenti)
- prurito
- orticaria
- angioedema (labbra, lingua, palpebre, mucose
genitali, mani, piedi)
B) REAZIONI GASTRO-INTESTINALI
- sindrome orale-allergica: prurito e/o angioedema
a livello della mucosa orale, lingua, labbra e
glottide, con conseguente difficoltà a deglutire,
cambiamento del tono di voce, difficoltà a
respirare
- dolori gastrici o addominali, nausea, vomito o
diarrea di tipo episodico
C) REAZIONI RESPIRATORIE (più rare)
Rinite (starnuti, naso che cola, prurito al naso) e
congiuntivite
asma (tosse, fischio, oppressione toracica)
D) REAZIONI GENERALIZZATE
Anafilassi: reazione immediata, che coinvolge diversi
organi e apparati e può portare allo shock, anche
mortale. In questi casi la reazione è tanto più grave
quanto più è precoce la comparsa.
Come si presenta l’allergia
alimentare?
I sintomi insorgono dopo pochi minuti
dall’assunzione dell’alimento Le reazioni non
dipendono dalla dose ingerita: possono
essere sufficienti anche piccole dosi dell’alimento
in causa; in pazienti molto sensibili si possono
avere reazioni gravissime anche a causa di
piccole quantità di allergeni incidentalmente
presenti nel cibo come contaminazioni (“allergeni
nascosti”) o come ingredienti non dichiarati in
etichetta in preparazioni alimentari commerciali.
Quali sono gli alimenti che
possono provocare reazioni
allergiche?
Potenzialmente ogni alimento può indurre allergia.
I soggetti allergici ai pollini sono più a rischio di
allergia verso alimenti di origine vegetale (frutta,
verdura, semi, legumi, cereali), mentre quelli
allergici agli acari della polvere di casa o ai derivati
epidermici del gatto o del cane sono più a rischio
per alimenti di origine animale (soprattutto
crostacei, molluschi, lumache).
Nei bambini l’alimento più in causa è il latte,
frequente è anche l’allergia all’uovo, al
pomodoro, alle arachidi, al grano e ad altri
cereali.
Negli adulti è più frequente l’allergia a frutta
(mela, kiwi, banana, pesca…) verdura
fresca (pomodoro, sedano, carota, patata,
aglio, cipolla..) e ai semi (arachidi, nocciole,
noci, semi di sesamo,ed altri..)
Diagnostica dell’allergia
alimentare
q ESAMI DI PRIMO LIVELLO
1.1 raccolta dati anamnestici
1.2 prove allergologiche cutanee (prick test)
q ESAMI DI SECONDO LIVELLO
2.1 esami di laboratorio
a. ricerca IgE totali (PRIST)
b. ricerca IgE specifiche (RAST o CAP)
c. altri
2.2 test di provocazione orale
Prick-test
Dati anamnestici di rilievo per la
diagnosi di allergia alimentare
Esami di primo livello: raccolta dati
anamnestici
-manifestazione clinica presentata
-tempo trascorso fra l’assunzione dell’alimento e
comparsa dei sintomi
-modalità d’insorgenza e durata della
sintomatologia
-modalità di risoluzione della sintomatologia
(spontanea o dopo terapia)
-tipologia e quantità di alimenti assunti nelle
precedenti 24 ore l’insorgenza del quadro clinico
-rapporto con assunzione di farmaci (antidolorifci,
antibiotici..)
-rapporto con altre patologie (apparato gastroenterico
etc..)
-rapporto con attività fisica dopo il pasto
-presenza o meno di sintomi analoghi in altre persone
che hanno assunto lo stesso cibo.
Prove allergologiche cutanee
Le prove allergologiche cutanee (eseguite con la
tecnica del prick test) sono sensibili, specifiche,
sicure, e consentono di indagare diversi alimenti.
La tecnica del “prick by prick”, consiste
nell’effettuare il prick test dopo che l’ago per
effettuare il test cutaneo è passato attraverso
l’alimento fresco: questa tecnica aumenta la
sensibilità del test cutaneo, consente di saggiare
diversi alimenti, soprattutto quelli sospettati come
causa della reazione allergica e quelli per i quali
non esiste in commercio l’estratto diagnostico.
E’ opportuno sottolineare che la positività del test
cutaneo o sierologico per un alimento non
significa che quell’alimento provochi una reazione
allergica una volta ingerito: positività sia ai test
cutanei che sierologici possono dipendere da una
reattività crociata fra proteine alimentari ed
allergeni da inalazione e quindi dal riconoscimento
da parte delle IgE di frazioni allergeniche
condivise.
E’ di fondamentale importanza sottolineare che non
è opportuno ricorrere, in un soggetto allergico ad
esempio alle graminacee, all’esclusione di tutti gli
alimenti cross-reattivi in caso di sospetta allergia
alimentare, e neppure di tutti quelli risultati positivi ai
test di primo e secondo livello: laddove non vi è
chiara correlazione con i dati clinici è opportuno
ricorrere ai test di provocazione, ad eccezione dei
casi di reazioni gravi, somministrando dosi crescenti
dell’alimento sotto controllo medico. Aspetti terapeutici dell’allergia
alimentare
La terapia dell’allergia alimentare consiste
nell’esclusione dalla dieta dell’alimento o degli
alimenti in causa. Il miglioramento o la scomparsa
dei sintomi a seguito dell’esclusione di questi
alimenti dalla dieta è la riprova migliore della
corretta diagnosi. In rari casi di elevatissima
sensibilità è stata effettuata una
desensibilizzazione: viene somministrato al
paziente l’alimento in causa iniziando con quantità
estremamente piccole ed aumentando
gradualmente la dose.
E’ importante poi indicare a quali presidi
farmacologici sia necessario ricorrere
nell’eventualità si ripresentino sintomi ed in
particolare informare ed educare il paziente sulle
indicazioni ed il corretto uso dell’autoiniettore di
adrenalina.
Nelle reazioni gravi l’unica terapia efficace e ad
azione immediata è infatti l’adrenalina, che non è
solo un farmaco attivo sul sistema circolatorio ma
bensì il più potente farmaco anti–shock.
Cortisonici ed antistaminici agiscono troppo
lentamente nei casi gravi.
La preparazione per auto-somministrazione
(autoiniettore di adrenalina) eroga per via
intramuscolare in poche secondi una dose di
adrenalina: i soggetti altamente allergici ad
alimenti e quelli che hanno avuto episodi gravi
(shock o edema della glottide o sintomi
respiratori gravi), soprattutto se non chiariti dal
punto di vista diagnostico,dovrebbero portarla
sempre con sé.
TEST DI PROVOCAZIONE
ORALE
Il test di provocazione orale è considerato dalla
letteratura come il test di riferimento per la
diagnosi di allergia alimentare.
Il test di provocazione può essere effettuato in
aperto (è noto sia al paziente che al medico
l’alimento che viene somministrato), in singolo
cieco (solo il medico conosce l’alimento che viene
somministrato, in genere sotto forma liofila ) o in
doppio cieco con placebo (né il medico né il
paziente sanno se e quando viene somministrato
l’alimento in causa e il placebo): quest’ultimo è da
considerare il “gold standard” della diagnostica
delle allergie alimentari.
Il test in doppio cieco contro placebo si effettua
in regime protetto, con a disposizione presidi per
l’urgenza medica, sotto stretto controllo medico,
somministrando dosi crescenti dell’alimento e/o
del placebo; si esegue laddove i dati raccolti non
consentono di identificare l’alimento in grado di
determinare i sintomi e laddove questi non siano
gravi.
Quando la positività degli esami allergologici
cutanei o ematici correla con la storia clinica non
è necessario ricorrere al test di provocazione.
LE INTOLLERANZE
ALIMENTARI
Il termine intolleranza alimentare viene spesso
utilizzato in maniera impropria: sono poche le
intolleranze alimentari per le quali è noto il
meccanismo in grado di determinarle e che
possono effettivamente avere un ruolo nel
provocare alcuni sintomi.
Le intolleranze alimentari sono reazioni
avverse ad alimenti non-immunomediate e si
dividono in:
1)Intolleranze enzimatiche
2)Intolleranze farmacologiche
3)Intolleranze da meccanismi sconosciuti
Intolleranze alimentari
enzimatiche
La più frequente è l’intolleranza al lattosio (meno
frequenti sono quella al fruttosio, al sorbitolo, al
trealosio, al sucrosio ed altre). Questa forma
d’intolleranza è causata dalla mancanza di lattasi
(enzima in grado di consentire la scissione del
lattosio,lo zucchero del latte), che può essere
congenita (rara), con sviluppo in età adulta. Nella
forma acquisita il difetto enzimatico può essere
secondario ad altre patologie del tratto
gastroenterico, quali le MICI.
Occorre sottolineare che la riduzione della
produzione dell’enzima lattasi è pressochè
fisiologica con l’età: si stima che in Italia il deficit di
lattasi (che è un enzima inducibile) più o meno
significativo interessi il 50% della popolazione; ciò
accade in particolare in alcune regioni dove minore
è l’assunzione di latte vaccino per abitudini
alimentari particolari.
I sintomi dell’intolleranza al latte per difetto di
lattasi sono diarrea, crampi addominali, vomito
ed insorgono a seguito dell’assunzione di latte.
La diagnosi viene fatta con un “test sul respiro”
(breath test), non invasivo, sicuro, che consente
appunto di determinare se il paziente produce o 5
meno l’enzima lattasi. Occorre sempre valutare se si
tratta di un deficit secondario ad abitudini alimentari
individuali
Intolleranze alimentari
farmacologiche
Sono correlate con una particolare suscettibilità di
alcuni pazienti a sostanze, presenti in diversi
alimenti, che possono indurre una sintomatologia
varia con un meccanismo dose-dipendente.
Queste sostanze sono l’istamina (vino, spinaci,
pomodori, alimenti in scatola, sardine, filetti
d’acciuga, formaggi stagionati, quali gorgonzola,
gruviera, provolone), la tiramina (formaggi
stagionati, vino, birra, lievito di birra, aringhe
affumicate), la caffeina (caffè),
l’alcool, la solanina (patate),la teobromina
(tè,cioccolato), la triptamina (pomodori,
prugne), la feniletilamina (cioccolato), la
serotonina (banane, pomodori).
I sintomi si manifestano soltanto in seguito ad
un accumolo di queste molecole nell’organismo.
ciò significa che chi non tollera una
determinata sostanza ma la assume ogni 4-5
giorni può non accusare nessuna alterazione e
l’intolleranza può non essere rilevata.
Nel caso, invece , di un ingestione ripetuta per
diversi giorni della molecola incriminata,
magari contenuta in alimenti diversi, si determina
un accumolo che si traduce in sintomi simili a quelli
dell’allergia ed in altri più specifici.
Sono stati proposti alcuni meccanismi d’azione per
questi tipi di reazioni, anche se molto resta da
chiarire.
E’ interessante ricordare a tale proposito che diete
povere di istamina consigliate empiricamente a
pazienti con orticaria cronica sono in grado di dare
buoni risultati.
I sintomi più frequenti sono orticaria e/o
Angioedema (gonfiore delle mucose), mentre sono
rare le reazioni anfilattiche, cioè generalizzate e
gravi.
A carico dell’apparato digerente si possono
avere pesantezza di stomaco, dolori gastrici o
addominali e diarrea, che possono essere confusi
con la sindrome dell’intestino irritabile.
Si può anche avere emicrania legata
essenzialmente alla presenza di tiramina o
feniletilamina.
La tiramina può scatenare orticaria o emicrania
nei
soggetti che assumono inibitori delle MAO.
Nell’intolleranza all’alcool possono essere
implicati
diversi meccanismi di azione tra cui la presenza di
solfiti e l’intolleranza al’acido benzoico.
Intolleranze alimentari da
meccanismi sconosciuti
Per la maggior parte delle reazioni avverse
provocate da additivi aggiunti agli alimenti e ai
farmaci (conservanti, coloranti, aromi e molti altri)
non è stato possibile dimostrare scientificamente un
meccanismo immunologico (anticorpi o cellule
specificamente diretti verso la molecola): si parla
quindi di reazioni pseudo-allergiche, perché
riproducono gli stessi sintomi di quelle veramente
provocate dalle proteine alimentari.
Raramente gli additivi provocano reazioni gravi
come lo shock anafilattico e l’asma, ad eccezione
dei solfiti.
Più frequentemente sono stati sospettati di
aggravare i sintomi in patologie croniche come
l’asma bronchiale (solfiti e
monosodiogluatammati), la dermatite atopica e
l’orticaria cronica (tartrazina).
Solfiti e parabeni sono contenuti anche in
preparazioni farmaceutiche, soprattutto sciroppi,
granulati e gocce.
Non esistono mezzi diagnostici per la
diagnosi:
l’unico test attendibile è il test di
provocazione
cioè la somministrazione dell’additivo
sospettato, sempre che i sintomi siano
scomparsi
dopo apposita dieta di eliminazione.
Diagnosi di intolleranza
alimentare
Per confermare o escludere un’intolleranza
farmacologica o da additivi è necessario modificare
la dieta, eliminando tutti gli alimenti che contengono le
sostanze di cui sopra, per un periodo di 2-3
settimane. A volte è necessario seguire una dieta
molto ristretta a base di pochi alimenti (dieta
ipoallergenica): riso, tacchino, olio
extravergine di oliva, insalata verde, pere sbucciate,
acqua naturale o minerale, tè, zucchero di canna.
Qualora con questa dieta, si ottenga la scomparsa
dei sintomi, sarà necessario reintrodurre un
alimento alla volta, ognuno per almeno 3 giorni,
tenendo un diario dei sintomi.
Nei casi controversi è necessario effettuare un
test di provocazione in doppio cieco con placebo.