Titolo Macrocosmo e Microcosmo: viaggio dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande Istituto Istituto Tecnico Statale per Attività Sociali “G. Deledda” Lecce Data 20 aprile 2007 Relatori Sergio Fonti, Marco Anni Abstract L’incontro ha avuto l’obiettivo di presentare alcune tematiche di ricerca relative all’Astrofisica e alla Fisica dei Materiali; una scelta, quella dell’argomento da trattare, derivata anche dalla volontà di informare sulla vastità e sui risultati delle ricerche conseguiti presso l’Università del Salento nel settore della Fisica. L’incontro è stato suddiviso in due seminari: il primo, tenuto dal Prof. Fonti, ha illustrato la ricerca di forme di vita sul pianeta Marte, uno dei filoni di studio della planetologia; il secondo, tenuto dal Dr. Anni, ha riguardato lo studio di sistemi più piccoli di quelli oggetto di analisi dell’astrofisica. L’argomento oggetto di discussione del primo seminario è stato quello della ricerca di forme di vita extraterrestre, tema affrontato anche attraverso il riferimento a eventi del passato, quali il finto notiziario di Orson Welles sull’invasione dei marziani e le errate conclusioni sulla natura artificiale di alcune strutture della crosta marziana, come i canali di Schiaparelli. In seguito, è stata presentata una stima di quei pianeti appartenenti al nostro sistema solare che presenterebbero forme di vita intelligente: secondo i calcoli più recenti, essi ammonterebbero a 20000, mentre sarebbero circa 200 quelli esterni alla nostra galassia che, in base a esplorazioni iniziate negli anni ’90, parrebbero popolati. Il successivo argomento proposto dal professore è stato quello della ricerca di vita su Marte, attività nella quale il centro di ricerche di Lecce è massicciamente impegnato; in particolare, sono stati presentati alcuni risultati prodotti dalla sonda Mars Express – attualmente in orbita attorno a Marte – ed è stato dimostrato, con l’ausilio di immagini delle sonde, che quei segni compatibili con l’esistenza di frane sulla superficie di Marte sono verosimilmente simili agli effetti derivanti dallo scorrere dell’acqua sulla terra. L’intervento del Prof. Fonti è stato, poi, chiosato dalla spiegazione del principio di funzionamento degli spettrometri utilizzati per analizzare la composizione chimica della superficie marziana. Il secondo seminario, tenuto dal Dr. Anni, ha avuto lo scopo di presentare i motivi di interesse legati alla realizzazione e allo studio di sistemi su scala nanometrica. Realizzare sistemi nanometrici comporta la capacità di controllare la materia sulla scala di pochi atomi e, conseguentemente, di capire le motivazioni dei vantaggi legati alla realizzazione di sistemi così piccoli. Pertanto, sono stati presentati esempi di applicazioni in cui la capacità di miniaturizzazione porta a dei vantaggi; come caso iniziale è stato scelto quello dell’elettronica. I dispositivi su cui è basata l’elettronica fino alla fine degli anni ’50 sono stati i cosiddetti tubi a vuoto, limitati per dimensioni, costi e prestazioni; per questo, si è passati all’utilizzo dei transistor, dispositivi a semiconduttore con caratteristiche elettriche simili a quelle dei tubi a vuoto ma decisamente più vantaggiosi in termini di prestazioni e di costi; da qui, la necessità di miniaturizzare i transistor per realizzare dispositivi elettronici più potenti. Dopo questi chiarimenti preliminari, si è poi passati alla spiegazione del significato e dei campi d’azione delle Nanotecnologie, settore che si occupa di realizzare e studiare sistemi materiali su scala di pochi milionesimi di millimetro. Pertanto sono stati presentati i due approcci più diffusi di nanofabbricazione, noti come approccio top-down e bottom-up, rispettivamente. Il primo approccio consiste nel realizzare micro o nanodispositivi utilizzando tecniche che sfruttano fasci di elettroni, di ioni, o particolari nano-penne, noti come microscopi scanningprobe. A riprova di questo sono state proiettate immagini al microscopio che hanno dimostrato come, allo stato attuale, sia realmente possibile vedere sistemi di pochi atomi e interagirvi in maniera controllata, per modificarne le proprietà in funzione delle applicazioni volute. Il secondo tipo di approccio consiste nel guardare il problema dalla prospettiva opposta: costringere, cioè, atomi e molecole ad acquistare le proprietà necessarie per i dispositivi, inducendoli ad assemblarsi spontaneamente. A titolo esemplificativo, sono state descritte le proprietà di nuove molecole plastiche intelligenti; tali molecole presentano tutti i vantaggi tipici delle plastiche, ma hanno in più la capacità di trasportare corrente e/o emettere luce, qualità richiesta dalle applicazioni elettroniche o optoelettroniche. Infine, sono stati presentati alcuni esempi di nanomacchine molecolari che rappresentano la frontiera più estrema della ricerca su nanosistemi meccanici. LINK UTILI www.scienzaonline.com/astronomia/forme-di-vita.html