Un cameo: Antonello e le Eolie
di Lina Paola Costa
Antonello fu pittore messinese, riconosciuto come uno dei maestri delle pittura
italiana moderna. Visse fra il 1430 circa e il 1479 nel tempo dunque in cui in altre
parti di Italia fiorivano le Signorie e i Ducati, le città si davano un’organizzazione
sociale, urbanistica, economica che inaugurava l’età moderna e promuoveva la
fioritura delle arti. Messina invece – dopo gli anni di prosperità legati alla coltura
del baco da seta – teneva il passo in modo diverso.
C’è un quadro di Antonello da Messina, pittore “non umano e quindi divino”, che parla al cuore
delle Eolie ma che il nostro territorio conosce forse poco. È la cosiddetta Crocifissione di Sibiu.
Il dipinto è infatti custodito in Romania: fino al 1948 fu nella città di Sibiu – già capitale europea
della cultura – e ancora oggi è a Bucarest, al Muzeul Naţional Brukenthal.
Antonello era forse trentenne quando dipinse il quadro, verso il 1460. Vi raffigurò la scena sacra
delle Crocifissione, con le tre croci, i due ladroni e al centro il Cristo, ai piedi del quale stanno le
Marie e Giovanni. La scena è collocata sulla costa messinese, si vede lo Stretto a incorniciare il
dolore della Madonna.
Si vede proprio l’ancona del porto di Messina a raccordare onde e sponda, con la voluta a
chiocciola.
Si vedono i bruni rilievi del peloritano a scandire la solennità del momento, si vede il mare.
Il mare e le isole Eolie stanno sullo sfondo, a parlare di infinito, di spazio incommensurabile
scandito dal profilo delle isole, come se le isole consentissero di prendere respiro, dare pausa
all’enormità dell’evento evangelico, fare da quinta alla scena centrale.
I Peloritani sono volti in Golgota, i colori anziché cupi sono spesso caldi e discreti, non ancora del
tutto esposti ai colpi di luce con i quali – di lì a poco – il pieno Rinascimento e poi Caravaggio e i
suoi ci avrebbero emozionato.
I panneggi sono composti, le tinte evocano l’iconografia tradizionale e il quadro vibra di dolore.
Antonello in questa piccola tavola racchiude un mondo, comprime le distanze rendendo
intensissima la commozione suscitata dall’evento.
Così straordinaria è la rivoluzione prospettica del territorio, perché dal porto cittadino le Eolie non
sono visibili… nella realtà le isole si scorgono invece lungo altri tratti di costa, fra le anse collinari
del fronte tirrenico.
Antonello mette tutto in un giro a spirale, davanti al quale svetta la Crocifissione.
Dopo aver visto questo quadro, è impossibile non pensare ad Antonello tutte le volte che
percorriamo la strada verso Messina, e magari – se ci capita di non guidare – possiamo concentrarci
per cercare di capire da quale esatto punto si intravvedono le Eolie e subito già il profilo della città
insieme… da dove Antonello avrà tratto ispirazione per dipingere questo gioiello? E perché ha
voluto mettere le Eolie a sfondo del suo Calvario? Non solo perché era la sua terra a ispirare la
pennellata, non solo…
Possiamo abbandonarci a ipotesi suggestive, possiamo sperare che storici e critici d’arte, Mauro
Lucco fra i primi, si spendano ancora per studiare Antonello.
Possiamo ricordarci della fortuna di avere due suoi quadri al Museo Regionale di Messina, e poi a
Siracusa, a Cefalù, a Palermo, a Londra.
Possiamo correre a vedere le mostre monografiche che di decennio in decennio gli vengono
dedicate, dopo le nuove scoperte e le nuove attribuzioni di quadri scovati negli angoli d’Europa…
ma il “nostro” quadro, la Crocifissione con le Eolie sullo sfondo, è detta di Sibiu. Sappiamolo.
Perché saperlo, informarci, magari vederlo è già un modo per farlo tornare fra le nostre colline, le
nostre onde, le gioie e gli strazi che a tutti riserva la vita.
Chissà se un giorno – tributando ad Antonello il valore della gratitudine – non potremo avere a
Lipari almeno un pannello permanente, con la riproduzione tecnologicamente avanzata di questo
piccolo struggente capolavoro. È una proposta troppo ardua?
Per chi vuole approfondire può leggere il bel saggio di Salvatore Tramontana, Antonello e la sua
città, Sellerio 1979/81.
(4 maggio 2015)