Il genio di Antonello da Messina Nell’ambito della pittura del Quattrocento e quindi della storia dell’arte moderna, la figura di Antonello da Messina assume una posizione rilevante. Per quello che concerne la sua vita, ci sono ancora alcuni lati oscuri da chiarire e se non fosse stato a Venezia tra il 1474 e il 1476 probabilmente avremmo parlato di Antonello come pittore di medio livello. Grazie proprio alle opere del periodo veneziano ma anche ai fondamentali studi effettuati prima del terremoto del 1908 dal messinese Gaetano La Corte Cailler e dal palermitano monsignor Gioacchino Di Marzo, si è fatta luce sulla vita e sulla pittura di Antonello. Tra i dati probabili della sua vita ricordiamo che morì, come afferma il Vasari, all’età di quarantanove anni e visto che fece testamento nel 1479, non è difficile ipotizzare che nacque nel 1430 a Messina nella contrada dei Sicofanti, dove oggi sorge il monastero di Montevergine. Antonello aveva un fratello ed una sorella mentre il padre si chiamava Giovanni e faceva il mestiere di “mazonus”, probabilmente scultore o scalpellino. Nella vicenda biografica di Antonello, risulta impossibile la notizia riportata dal Vasari il quale afferma che il messinese fu a Bruges dove il pittore Jan Van Eyck gli trasmise prima di morire i segreti della pittura ad olio. Considerando che Van Eyck morì nel 1441 quando Antonello era appena un ragazzino, tale notizia risulta falsa. Tra i dati che possediamo, segnaliamo che Antonello intorno al 1450 decise di trasferirsi a Napoli dove era attivo il più importante pittore napoletano del Quattrocento: Colantonio. Antonello fu proprio allievo di Colantonio e da una lettera del Summonte scritta nel 1524 ma pubblicata solo nel 1925 dal Nicolini, risulta che il messinese riuscì a raggiungere “la perfezione del disegno delle cose antique”. Nella città di Napoli erano presenti echi della tradizione fiamminga e rimandi della pittura spagnola e le prime opere attribuite al pittore messinese risentono proprio di questo trapianto di pittura fiammingospagnola che aveva toccato Napoli grazie ai movimenti di Renato d’Angiò. Opere realizzate da Antonello durante questo soggiorno potrebbero essere la Virgo advocata di Como (figura 1) e la Vergine leggente di Venezia (figura 2) (Fig. 1 Virgo advocata, olio su tavola 57x39 cm. Como, Pinacoteca Civica) (Fig. 2 Vergine leggente, tempera e olio su tavola 38x26 cm. Venezia, collezione Mino Forti) che sarebbero testimonianza dell’influenza che l’arte spagnola aveva su Antonello anche se qualcuno afferma che le opere in questione potrebbero essere di qualche pittore iberico attivo a Napoli. Nel 1457 due atti notarili indicano che Antonello è di nuovo a Messina mentre un altro documento lo segnala di ritorno da un misterioso viaggio nel 1460. Fu un viaggio abbastanza lungo questo visto che portò con se la moglie, il figlio, il fratello, la sorella, il padre e il suocero scatenando così una ridda di ipotesi sulla meta di questo ignoto ma quanto mai fondamentale viaggio. E’ difficile pensare che restasse nell’ambito dell’Italia meridionale visto che a Napoli la situazione artistica regrediva dopo la morte del re Alfonso di Aragona. E’ più probabile pensare che fosse a Roma dal papa Callisto III visto che certi quadri antonelleschi degli anni ‘60 hanno echi della pittura di Piero della Francesca attivo a Roma in quegli anni. Visti però i suoi interessi per la pittura fiamminga, è ancora più probabile l’ipotesi che egli si trasferì in Provenza dove il ritorno del re Renato d’Angiò con il suo seguito, poteva rappresentare un polo d’attrazione all’interno del Mediterraneo. Tornando al discorso iniziale, è chiaro che il periodo veneziano rappresenti il momento più fecondo per Antonello o perlomeno quello più conosciuto. Dopo aver preso l’impegno di dipingere nell’agosto 1474 l’Annunciazione di Palazzolo Acreide(figura 3), (Figura 3 Annunciazione, olio su tavola di noce trasportata su tela 180x180 cm., Siracusa Galleria Regionale di Palazzo Bellomo) egli si trasferisce a Venezia tra la fine dello stesso 1474 e il 1476 in un un periodo durante il quale lavora piuttosto alacremente. Un dipinto come il celebre San Gerolamo nello studio (figura 4) (Fig.4 San Gerolamo nello studio, Olio su tavola di tiglio, 45x36 cm.,Londra National Gallery) potrebbe essere il segno tangibile dell’arrivo del pittore messinese nella città lagunare. All’attenzione del lettore si segnalano alcune opere riconducibili a questo momento come la frammentaria Pala di San Cassiano, alcuni ritratti, fino ad arrivare alla splendida Annunciata di Palazzo Abatellis a Palermo (figura 5) ( Fig. 5 Annunciata, tempera e olio su tavola, 45x34 cm., Palermo, Galleria Regionale di Palazzo Abatellis) A chiudere la parabola di Antonello, due opere straordinarie realizzate probabilmente di ritorno a Messina come la Pietà del Prado di Madrid, dove sullo sfondo sembra rievocare una veduta della città di Messina e lo splendido San Sebastiano di Dresda (Figura 6) (Fig. 6 San Sebastiano, olio su tavola trasportata su tela 171x85 cm., Gemaldegalerie Dresda.) con chiari rimandi all’ambiente veneziano. Il 14 febbraio del 1479 Antonello fa testamento e, come risulta dai documenti, viene sepolto nella chiesa di Santa Maria di Gesù Superiore a Ritiro dove è possibile che con accurati scavi possa emergere qualcosa di interessante.