Disturbi d'ansia e dell'umore
DISTURBI DEPRESSIVI
Un episodio depressivo è una situazione psicologico-affettiva ed emotiva caratterizzata da
umore depresso per la maggior parte del giorno. Un disturbo depressivo è caratterizzato
dalla presenza continuata nel tempo di episodi depressivi, i quali durano per più di due
settimane. La depressione infantile è stata spesso sottostimata, nell’infanzia l’incidenza
del disturbo raggiunge lo 0,5 -3% mentre nella pubertà il 10-15% . Nel bambino triste ci
sono molteplici indicatori di disagio, i quali possono essere:
SCOLASTICI : abbassamento del rendimento scolastico, perdita di interesse, scarso
impegno, compiti svolti in modo superficiale
COMPORTAMENTALI : agitazione, aggressività, dipendenza, regressione ,
comportamenti asociali, stanchezza e paure eccessive
COGNITIVI: indecisione, difficoltà a concentrarsi e a pensare
EMOZIONALI: bassa autostima, irritabilità, senso di colpa
FISICI: disturbo del sonno, disregolazione dell’alimentazione, senso di pesantezza
Le tematiche depressive nel bambino spesso assumono la forma dei disturbi di condotta,
dell’apprendimento, problemi di motivazione , di attenzione e di elaborazione di tipo
somatico ( disturbi fisici). Vere e proprie manifestazioni cliniche depressive cominciano a
riconfigurarsi nel corso della preadolescenza e adolescenza.
In terapia è importante aiutare il bambino ad esprimere i propri vissuti emotivi tramite il
gioco e il disegno.
Far scoprire la gioia e il piacere delle cose, far emergere il senso del dolore nascosto.
DISTURBI DELLA SFERA ALIMENTARE
Durante l’infanzia e la fanciullezza possono verificarsi molti particolari tipi di
comportamenti alimentari.
Il disturbo alimentare è legato al cibo ma il cibo non è la causa.
Lo stile anoressico può esprimersi in modo differente alle diverse età: vomito e difficoltà di
crescità, situazioni alimentari stressanti caratterizzate da interazioni altamente conflittuali
e insoddisfacenti madre-bambino incentrate sul cibo, rifiuto ostinato e persistente del cibo
(tale disturbo si sviluppo tra i 3 e i 6 mesi d’età, anoressia nervosa infantile) e sindromi
anoressiche ad esordio preadolescenziale e adolescenziale, quali:
- Anoressia Nervosa
Si sviluppa tra gli 11 e i 12 anni, e riguarda il 25-30% sono femmine.
I soggetti affetti da tale disturbo mantengono un peso corporeo al di sotto di quello minimo
normale per l’età e l’altezza.
La perdità di peso è ottenuta dal rifiuto di assumere cibo o da una selettiva assunzione.
Nell’esperienza di fame, i soggetti esperiscono se stessi, il corpo diventa l’interlocutore
del senso di sé. Il corpo affamato costituisce un importante senso di gravità al punto da
non dover far più affidamento sugli altri per definirsi.
Il costante tentativo di raggiungere standard elevatissimi di comportamento è un modo di
erigere una barriera ed evitare l’impatto delle critiche e il giudizio degli altri rispetto a se
stessi.
Il peso e la forma influenzano l’autostima del soggetto . Il costante conflitto contro il corpo
serve a misurare la loro abilità e la loro forza .
La magrezza risulta essere una conferma e una vittoria per coloro che strutturano la loro
identità personale dalla lotta con il proprio corpo.
- Bulimia nervosa
La bulimia nervosa esordisce nella tarda adolescenza ed è caratterizzata dalla presenza di
abbuffate e di inappropriati metodi compensatori per prevenire il conseguente aumento di
peso. Durante questi episodi i soggetti consumano quantità di cibo molto maggiore rispetto
a quello consentito ad una pasto. In conseguenza alle abbuffate compiono azioni
compensatorie quali vomito/lassativi ed eccessivo esercizio fisico.
La paura del rifiuto o dell’esclusione è una particolare caratteristica della bulimia.
Molti pazienti imparano a far fronte a questa paura del giudizio degli altri manipolando la
loro attrazione fisica e la forma corporea. La mancanza di approvazione provoca una forte
attivazione emotiva, malessere riferito alla forma corporea. Tale stato innesca
comportamenti non controllati , come il consumo incontrollato di cibo. La consapevolezza
di stati viscerali attraverso l’ingestione e l’espulsione di cibo permette al corpo di emergere
come centro , grazie al quale armonizzare il sé e rendersi libero dall’altro e dalle emozioni
negative sorte dalla relazione con l’altro.
Altre forme di disturbo alimentare nell’infanzia:
- Alimentazione selettiva
- Alimentazione restrittiva
- Fobia del cibo
- Iperalimentazione compulsiva: obesità
A fronte dei delusivi sbilanciamenti affettivi con l’altro confermante, in una tale
indefinitezza, il corpo rimane l’unico elemento di riconoscimento e definizione di sé in
relazione all’altro significativo.
DISTURBI D’ANSIA
Sindrome ansiosa da separazione
E’ un disturbo internalizzante e presenta ansia eccessiva (inadeguata rispetto all’età e al
livello di sviluppo) e specifica che concerne la separazione dai familiari cui il bambino è
maggiormente legato e che non è semplicemente parte di un’ansia generalizzata estesa a
più situazioni. L’esordio può avvenire anche prima dei 18 mesi, ma è più frequente nella
fascia dei cinque –sette anni, si può presentare a qualsiasi età anche nella prima
adolescenza.
La manifestazione principale dei bambini che soffrono di ansia da separazione è l’intensa
difficoltà o malessere che avvertono nei momenti in cui devono separarsi dalle figure di
riferimento. Nei periodi di lontananza, il bambino ha bisogno di sapere spesso dove sia la
persona, e di stare in contatto il più possibile, per esempio con frequenti telefonate.
Il bambino manifesta preoccupazioni irrealistiche circa incidenti o eventi sfavorevoli
(smarrimenti, ricoveri, incidenti)
all’adulto che è lontano oppure l’eccessiva
preoccupazione che capiti qualcosa di brutto a lui stessi, che lo allontanerebbero dai
familiari; persistente paura di rimanere solo. Si presenta anche riluttanza o rifiuto ad
andare a scuola, al campeggio, a dormire a casa di amici.
Possono comparire anche sintomi somatici quali : nausea, mal di stomaco, vomito e
cefalea.
I bambini con questo disturbo spesso hanno difficoltà all’ora di andare a letto e possono
insistere affinché qualcuno stia con loro finché non si addormentano.
Fobia Specifica
Con il termine fobia specifica si indica la persistente paura –eccessiva ed irragionevole per
qualsiasi cosa, che una persona prova sia in presenza dell’oggetto o della situazione
temuta o di avere di fronte l’oggetto di cui ha paura.
Nei bambini l’ansia all’esposizione dello stimolo pauroso, può esser espressa piangendo,
con scoppi d’ira, con irrigidimento o con l’aggrapparsi a qualcuno.
Le paure possono riguardare:
- Animali , di grandi dimensioni o insetti
- Ambienti, altezze temporali, acqua
- Sangue, Iniezioni e ferite
- Situazioni, ascensori, luoghi chiusi
- Altro tipo
Fobia scolare
Consiste in un’ eccessiva difficoltà ad andare a scuola o a rimanervi per un’ intera
giornata. Tale disturbo interessa l’1-5% dei bambini in età scolare.
E’ caratterizzata da ansia, eccessivo stato di paura, e da lamentele di sentirsi male. Lo
stato di angoscia aumenta se si sforza il bambino ad andare a scuola.
Questi bambini si definiscono nervosi, dicono di non voler andare a scuola e lo stato di
ansia può esser più o meno manifesto. Alcuni bambini rifiutano esplicitamente la scuola ,
altri tendono al risveglio mattutino a lamentarsi di aver mal di qualcosa.
Il tragitto verso la scuola è facoltoso, il bambino non solo rallenta per allontanare il più
possibile il momento di ingresso nella scuola, ma può piangere e disperarsi tra scuola e
casa
I bambini manifestano panico all’ingresso da scuola e sintomi somatici, quali dolori
addominali, nausea, vomito, inappetenza, cefalea e dolori agli arti. Tali sintomi sono
presenti anche la sera prima, insonnia e disturbi del sonno.
Fobia sociale
E’ un disturbo internalizzante, ha una prevalenza del 1% sulla popolazione italiana tra
bambini e adolescenti..
E’ caratterizzata da una paura marcata, persistente e irrazionale per le situazioni sociali o
per le prestazioni in cui si è esposti al giudizio degli altri. I bambini hanno paura di apparire
goffi, impacciati, ridicoli e stupidi davanti agi altri. Le paure tipiche sono quelle di non esser
all’altezza e di arrossire, la vera paura non è arrossire in sé ma esser visti arrossire.
La conseguenza prima è l’evitamento sistematico di tutte le situazioni in cui è necessario
esporsi agli altri.
Sono bambini molto sensibili alle critiche ed ai giudizi espressi nei loro confronti. Spesso
per non incorrere nella possibilità di far brutta figura scelgono di stare in silenzio.
Le paure più comuni riguardano di solito il parlare in pubblico, andare alle feste, avere
relazioni con persone di sesso opposto, mangiare davanti agli altri, leggere in classe, stare
in gruppo con coetanei. La situazione sociale viene vissuta con un senso di fallimento, di
umiliazione e di imbarazzo.
Il bambino si percepisce fragile e inadeguato e teme di essere giudicato negativamente
dagli altri e di perdere la propria buona immagine.
La loro sicurezza personale è in funzione della percezione soggettiva della propria
accettazione da parte di un altro ritenuto importante o da parte del gruppo.
Mostrano un atteggiamento condiscendente e aderiscono alle aspettative dell’altro.
Disturbo ossessivo-compulsivo
Rientra nella categoria dei disturbi d’ansia, è caratterizzato oltre che da stati ansiosi da
pensieri intrusivi, le ossessioni e da comportamenti ritualistici, le compulsioni, i quali sono
fonte di sofferenza e di interferenza con la normale vita della persona. L’esordio avviene
tra i 10/12 anni.
I bambini a differenza degli adulti non sono in grado di concettualizzare o comunicare
esattamente la natura del loro problema, o delle loro preoccupazioni, spesso si limitano a
dire che devono ripetere certe azioni o certi pensieri affinché tutto non vada a posto.
Solitamente i bambini e gli adolescenti con disturbo ossessivo non rendono partecipi i
famigliari dei loro sintomi fino a quando il disagio è al di fuori della capacità di gestione,
sono generalmente imbarazzati e tendono a nascondere le compulsioni.
Quando i genitori o insegnanti cominciano a notarle vengono classificati come
comportamenti strani
Le ossessioni sono la componente cognitiva del disturbo, possono esser pensieri, dubbi
persistenti ed intrusivi, non voluti dalla persona, sono irragionevoli e inappropriati.
I temi ricorrenti dei pensieri ossessivi sono vari, legati all’esperienza del bambino.
I contenuti possono riguardare l’esser aggrediti, aggredire, responsabilità di aver creato un
danno, paura di esser stati contaminati, da qualche cosa di patologico, o di sporco, timore
di avere gravi malattie, temi legati al sesso, o alle credenze religiose, svariate forme di
pensiero magico.
Il bambino cerca di evitare questi pensieri e ne è infastidito, si sente colpevole perchè
spesso i pensieri negativi coinvolgono i famigliari.
Le compulsioni sono impulsi a metter in atto azioni ripetute, il cui fine è ridurre l’ansia che
si verifichi l’evento negativo associato alle ossessioni. Sono comportamenti ritualistici,
legati ad azioni . Dopo averle messe in atto il bambino sente che va tutto bene. Alcuni
esempi di rituali sono lavarsi ripetutamente (spesso le mani), controllare di aver fatto
qualcosa (, contare i numeri, ripetere specifiche sequenze di parole, toccare oggetti,
collezionare e conservare oggetti, ripetere più volte una semplice azione di routine.
Le azioni sono accompagnate da un senso di costruzione e obbligo, come se il bambino
non riesca a resistere alla spinta ad agire.