Cibo a sei zampe? Presto lo mangeremo tutti... o almeno così spera Marcel Dicke Genova, 28 ottobre 2011. Patate. Kiwi. Funghi. Sushi. Tutti alimenti che storicamente hanno fatto fatica ad entrare nella nostra alimentazione, ma che oggi mangiamo tranquillamente. Eppure c'è un tipo di cibo che viene gustato in molte parti del mondo, ma ancora a fatica in Europa: gli insetti. Secondo Marcel Dicke, docente dell'Università di Wageningen in Olanda, però, questi animali non solo sono “delle vere e proprie prelibatezze”, ma rappresentano anche quello che mangeremo nel futuro. Tanto che il ricercatore ha cercato di convincere la platea della Sala del Minor Consiglio a Palazzo Ducale a correre al più presto alla ricerca di un ristorante che li serva anche in Italia. Per farlo, il ricercatore olandese ha prima decantato le lodi di questi piccoli animali. “Prima di tutto gli insetti sono tutto intorno a noi e dunque non dovremmo esserne spaventati”, ha spiegato. “Se non ci fossero noi non potremmo essere qui. Il nostro mondo sopravvive grazie a loro. Ad esempio alcuni di loro mangiano escrementi, quindi se non ci fossero ne saremmo probabilmente sommersi. Inoltre un terzo di quello che ingeriamo è il risultato dell'impollinazione: senza gli insetti il 33% delle piante non potrebbero riprodursi, tra queste arance, fragole, pomodori e zucchine. E poi mantengono il controllo della natura, evitando che altri animali prendano il sopravvento. Come nel caso delle coccinelle che mangiano gli afidi evitando che diventino infestanti. Senza contare che questi piccoli animali sono alla base della catena alimentare. Se li mangiano gli altri animali perché noi no?”, ha aggiunto. Tutte queste caratteristiche, inoltre contano anche sul bilancio statale. “Nel 2006 è uno studio americano ha quantificato il vantaggio apportato dagli insetti. È emerso che le particolarità appena elencate fanno risparmiare agli Stati Uniti ogni anno 57 miliardi di dollari, che è poco meno di quanto è stato speso lo stesso anno nella guerra in Irak, che è stata una delle più costose”, ha spiegato Dicke. Un investimento niente male. “Scommetto che non sapreste vivere senza passato di pomodori, vero?”, ha poi chiesto il ricercatore alla platea. “Lì dentro ci trovate insetti. Tutti i cibi confezionati ne contengono. Il colorante rosso che si trova nello yoghurt o nel surimi viene dalla cocciniglia, quello che viene usato per rendere gli alimenti brillanti da un particolare insetto indiano. Nel cioccolato si trovano 60 piccole parti di insetti ogni 100 grammi. Nella farina di grano 75 pezzetti ogni 50 grammi. Morale della favola? Ognuno di noi già oggi mangia almeno 500 grammi di insetti ogni anno.” Il ricercatore ha anche mostrato alcune immagini di cibi agli spettatori: ostriche, lumache, scampi. “Perché queste sono considerate prelibatezze e le cavallette, no?”, ha chiesto ancora. Aggiungendo: “L'industria della carne crea molti problemi, dovremmo ridurne la produzione”. Ma in che modo trasformare bruchi, vespe ed api in cibi comuni potrebbe aiutarci? “Innanzi tutto mangiare carne di animali come maiale e manzo ha ripercussioni sulla salute. Ma non solo per rischi cardiaci, più banalmente anche perché gli animali più simili all'uomo, portano malattie che possiamo contrarre anche noi. L'esempio più semplice è quello dell'influenza suina. Inoltre da 10 kg di mangime si possono produrre al massimo un kg di manzo o 3 di maiale, mentre con la stessa quantità di cibo fornisce fino a 9 kg di locuste. Il resto? È scarto che va in letame, che ha ripercussioni anche sull'effetto serra e sull'inquinamento”, ha spiegato Dicke. Concludendo poi: “E se vi chiedete se a mangiare insetti la qualità del cibo è peggiore, vi dovrete ricredere. Questi animali sono abbastanza ricchi in proteine, hanno il giusto quantitativo di grassi e contengono minerali come ferro e calcio. Insomma, mangiare insetti è sostenibile, sicuro, ecologico e sano. Per dirla con una metafora calcistica: insetti contro mammiferi, quattro a zero.”