Dov’è finito l’inverno?
Chissà se quando leggerete queste righe la pioggia sarà arrivata. Al momento, ci sono
solo piccole e rare nubi, che non danno conforto alla fine di un inverno senza freddo,
acqua e neve. L’anomalo andamento climatico che sta investendo l’Italia potrebbe
mettere in ginocchio anche il sistema idrico abruzzese, con le riserve ormai a livelli di
siccità estiva. Ne risentirebbe l’intera collettività, figuriamoci gli agricoltori. Un
disastro che non accenna a migliorare. Anzi. Pensiamo alla scorsa estate: seppure
dopo un inverno particolarmente nevoso, l’acqua è stata assicurata col contagocce
privilegiando l’uso a scopo idroelettrico. Così, se quest’anno le riserve dovessero
essere scarse è facile immaginare non solo campi riarsi ma anche rubinetti a secco e
probabili black-out. Che fare quindi? Checchè ne dicano gli indiani, la danza della
pioggia non risolve. Bisogna razionalizzare le risorse, utilizzare l’acqua disponibile
con parsimonia, migliorare la capacità di raccolta, ridurre al massimo le perdite nella
distribuzione. Diminuire i consumi, anche. Cose semplici ma che, come rilevava
qualche settimana fa un ingegnere dell’ufficio acquedotto del Comune di Chieti
intervistato da un quotidiano locale, nessuno si adopera a fare.
A livello strutturale sono necessari interventi di manutenzione, risparmio, recupero e
riciclaggio delle acque con le opere previste dalla finanziaria nel piano irriguo
nazionale. E sono anche determinanti le campagne di informazione ed educazione
sull'uso corretto dell’acqua, l’impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a
basso consumo, il potenziamento della ricerca per l’innovazione e lo sviluppo di
coltivazioni a basso fabbisogno idrico. Insomma, per cambiare il clima, dobbiamo
cambiare anche noi stessi, cittadini e agricoltori.
Però attenzione. Per l’agricoltura non è solo la siccità il problema del mutato
andamento climatico. Alla ridotta disponibilità di acqua nel terreno, per la mancata
ricostituzione delle falde acquifere a causa delle scarse piogge e soprattutto a causa
dell’assoluta mancanza di neve, bisogna aggiungere la condizione delle piante
(stressate dallo scarso riposo vegetativo) e lo stato di molti parassiti, insetti in
particolare, che sono riusciti in varie forme a superare l’inverno, a differenza di altri
anni, che sicuramente ci ritroveremo a combattere durante la stagione prossima.
Un’altra preoccupazione è il possibile colpo di coda dell’inverno. Infatti, se
dovessimo registrare un fine inverno con abbassamenti repentini di temperatura è
facile immaginare le conseguenze. Molte produzioni, ortofrutticoli in particolare ma
anche cereali, a causa dei cicli vegetativi anticipati, risentirebbero sicuramente degli
sbalzi di temperatura con conseguente perdita dei prodotti.
Per ora, comunque, anche se la situazione non è rosea non possiamo permetterci di
essere catastrofici. Non è la prima volta che la natura si presenta matrigna. I grandi
cambiamenti climatici hanno caratterizzato da sempre la storia dell’umanità. E
l’uomo ha saputo sempre fronteggiarla. Probabilmente cambieranno molte cose nel
prossimo futuro, sicuramente ci dovremo ingegnare con nuove colture o affidarci a
nuovi sistemi di irrigazione. La speranza, per ora, è che la fine della stagione
invernale ormai prossima, ci riservi precipitazioni sufficienti in grado di ritemprare le
falde e variazioni di temperatura graduali in modo da evitare il più possibile
fenomeni irreversibili. Il futuro, si vedrà. Certamente, con una buona
programmazione e interventi che partono dall’alto, sapremo fronteggiarlo.