Allegato 2 1 SCHEDA PER LA PRESENTAZIONE DEI

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Allegato 2 SCHEDA PER LA PRESENTAZIONE DEI PROGETTI DI ALTERNANZA SCUOLA/LAVORO A.S. 2011/2012 1 Istituto scolastico proponente: I.P.S.I.A. “F.lli Taddia” – Via Baruffaldi, 10 Cento Cap 44042
Codice Meccanografico: FERI01000V In caso di ISS indicare l’ordine di scuola a cui si riferisce il progetto (Liceo, Tecnico, Professionale) : □ LICEO □ TECNICO
X □ PROFESSIONALE Progetto di singola scuola sì X □ no □ Progetto di rete di scuole sì □ no X □ 2 Nel caso di rete descriverne la composizione: SCUOLA CAPOFILA ALTRE SCUOLE * con la presentazione di questa scheda il dirigente scolastico della scuola capofila dichiara sotto la propria responsabilità che il Collegio docenti della propria scuola e delle altre scuole eventualmente coinvolte nella rete hanno approvato il progetto 3 Titolo del Progetto I servizi alla persona: alternanza scuola lavoro nel settore dell’assistenza socio sanitaria – 3 Z
4 Indirizzo di studi cui si riferisce il progetto Altri servizi alla persona – Indirizzo sociale
Servizi socio sanitari
5 Studenti (indicare per ogni progetto il numero di studenti a cui si rivolge) Nr. studenti Classe III 17 Classe IV Classe V TOT 6 Il progetto si effettua: Per classi intere sì X □ no □ Per gruppi di studenti provenienti da classi diverse sì □ no X □ 1
Allegato 2 7 Tipologia del progetto: (barrare la voce corrispondente) □ X Alternanza in Azienda □ Impresa formativa simulata sostenuta dall’Azienda partner □ Progetto di ricerca e sviluppo commissionato dall’Azienda partner 8 Aziende o associazioni coinvolte nel progetto Ial Innovazione Apprendimento Lavoro Emilia Romagna S.r.l. Impresa sociale Sede Legale Via Bigari, 3 Bologna
– Sede di Ferrara Via Montebello, 46 Ferrara
Confartigianato di Ferrara Via Veneziani 1/5 Ferrara
CSR La Coccinella Gialla Anffas onlus Via dei Tigli 2/b Cento
Asilo Nido Comunale Dozza Via Puccini, 242 Crevalcore
Scuola Materna Statale Dozza Via Puccini 242 Crevalcore
Girotondo associazione culturale senza scopo di lucro Via Carpeggiani 11 Cento
Torre di Galliera Casa di Riposo Via Coronella, 75 Galliera
Centro Donne Giustizia Via Terranova, 12/b Ferrara
Scuola Materna Parrocchiale Sacro Cuore Corso Roma, 4 Sant’Agostino
Spazio Bimbi Il Filo di Arianna e Asilo Nido Il grillo parlante Via Oberdan, 31 Finale Emilia
Scuola dell’infanzia Via XII Morelli 28 XII Morelli
Scuola Materna Penzale Via Penzale, 27/1 Cento
Scuola Materna Via Giovannina Via Giovannina. 57/a Cento
ASP Galoppi Ramponi Casa di Riposo Via Gramsci 28 Pieve di Cento
Scuola dell’infanzia Santa Teresa del Bambino Gesu’ Via Gennai, 68 Cento
Casa Protetta Cavalieri Gallerani Corso Guercino, 6 Cento
2
Allegato 2 9 Eventuale Centro di Formazione accreditato che collabora al progetto Ial Innovazione Apprendimento Lavoro Emilia Romagna S.r.l. Impresa sociale Sede Legale Via Bigari, 3
Bologna – Sede di Ferrara Via Montebello, 46 Ferrara
Il centro di Formazione accreditato che collabora al progetto è IAL Innovazione Apprendimento Lavoro Emilia
Romagna. IAL E. R. realizza molte attività di obbligo formativo integrato con scuole tecniche e professionali in
tutta la regione. IAL Emilia Romagna grazie ai suoi oltre 40 anni di attività nel campo della formazione per
l’assolvimento dell’obbligo di istruzione/formazione, della formazione superiore, della formazione continua e
permanente, rappresenta un importante punto d’incontro tra domanda e offerta di lavoro. La conformazione
odierna si articola in 19 strutture formative distribuite sull’intero territorio regionale, di cui 15 sedi formative, due
scuole regionali nel settore ristorativo - alberghiero, un Campus internazionale e una sede regionale.
Dal 1996 tutte le strutture hanno un proprio sistema qualità certificato, oggi secondo le Norme Uni En Iso
9001:2000. La certificazione è relativa alla progettazione ed erogazione di attività formative e di orientamento
negli ambiti dell’obbligo formativo, della formazione superiore, della formazione permanente e continua, della
formazione erogata tramite fondi interprofessionali e per ambiti speciali (utenze speciali, apprendistato).
I servizi di formazione (non solo attività corsuali quindi, ma anche analisi dei bisogni, progettazione ricerche,
produzione di strumenti didattici) sono realizzati perlopiù in convenzione con istituzioni pubbliche a livello
provinciale, regionale, nazionale e comunitario. Allo stato attuale circa l’85% dei nostri Clienti committenti è
rappresentato da realtà istituzionali, provinciali e regionali e da fondi interprofessionali, mentre la parte restante
comprende programmi con organismi pubblici nazionali, l’Unione Europea e clienti privati (imprese, associazioni,
enti bilaterali, scuole, ecc.).
IAL partecipa inoltre a diverse compagini societarie che operano in ambiti specialistici della formazione, nonché
a supporto di iniziative di sviluppo territoriale e settoriale. 10 Scheda progetto ‐ Fornire una presentazione del progetto che contenga indicazioni su: 10.a) Motivazione dell’idea progettuale 10.b) Fasi e articolazione del progetto 10.c) Struttura organizzativa 10.d) Competenze, abilità e conoscenze da acquisire nel percorso di alternanza in coerenza con quelle indicate dalle linee guida e dalle indicazioni di riordino 10.e) Attività previste per il percorso in azienda 10.f) Attività previste per il percorso a scuola 10.g) Modalità di accertamento delle competenze 10.h) Modalità di certificazione delle competenze 10 a) Motivazione dell’idea progettuale Invecchiamento della popolazione: i dati nazionali e regionali
Negli ultimi decenni si è verificata in tutti i paesi ricchi una netta riduzione sia del tasso di natalità sia del tasso di
mortalità. Di conseguenza è fortemente aumentata l’incidenza degli anziani sul totale della popolazione. In EmiliaRomagna questo fenomeno ha assunto dimensioni molto più rilevanti, sia rispetto alla media nazionale sia rispetto agli
altri paesi europei. Occorre sottolineare come la popolazione in età da lavoro rimanga (da tempo) praticamente invariata
in regione: in sette anni la popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni è cresciuta di appena 1.000 unità (mentre si
riduce in Italia, -85.000). Ciò avviene nonostante la popolazione totale abbia ripreso a crescere: +104.000 persone in
regione (+652.000 in Italia). La differenza misura l’impatto significativo dell’invecchiamento.
L’indicazione di fondo, ben conosciuta ma comunque impressionante nelle sue dimensioni quantitative, è che l'EmiliaRomagna, così come l'intera circoscrizione del Nord-Est, presenta percentuali di anziani nettamente superiori e
percentuali di giovani nettamente inferiori rispetto alla media nazionale e, in misura ancora più elevata, rispetto ai dati
3
Allegato 2 medi degli altri paesi europei.
In Irlanda, che si configura come il paese più "giovane" dell'Unione Europea, la percentuale di giovanissimi, 22,7% della
popolazione totale, è praticamente doppia rispetto alla percentuale degli anziani, 11,4%; seguono, in questa classifica, la
Finlandia e, via via, tutti gli altri paesi, fino ad arrivare ai tre paesi «meridionali» – la Spagna, la Grecia e l’Italia,
nell’ordine – che sono gli unici nei quali la percentuale degli anziani supera quella dei giovanissimi: rispettivamente di
0,9; 1,5 e 2,2 punti percentuali. L’Italia è il paese con il più alto rapporto tra anziani e giovani. Nel Nord-Est e nell’EmiliaRomagna la situazione è peggiore di quella indicata dalla media nazionale: il differenziale tra la percentuale degli anziani
e quella dei giovanissimi è, infatti, pari a 5,7 punti percentuali nel Nord-Est e, addirittura, a 9,4 punti percentuali in EmiliaRomagna, dove la percentuale di anziani è stata, nel 1999, quasi doppia rispetto alla percentuale di giovanissimi: 20,6
contro 11,2%; una situazione diametralmente opposta rispetto a quella dell'Irlanda. Negli ultimi anni la percentuale di
anziani è cresciuta sistematicamente, tanto in Italia quanto in Emilia-Romagna e nella circoscrizione del Nord-Est, sia
riguardo alla popolazione maschile sia riguardo alla popolazione femminile. Il processo di invecchiamento si sta dunque
aggravando e raggiunge tra le donne dimensioni assolutamente impressionanti: le donne al di sopra dei 64 anni
costituiscono, in Emilia-Romagna, il 24,4% della popolazione mentre le giovanissime di meno di 15 anni sono ormai
soltanto il 10,9%.
L’unico aspetto positivo che è possibile notare in questi anni è l’aumento dei giovani in età inferiore ai 15 anni tanto in
Emilia-Romagna (dove la loro percentuale sul totale della popolazione è passata dall’11% all’11,6% tra il 1997 e il 2003)
quanto, sia pure in misura minore, nel Nord-Est, probabilmente grazie alle conseguenze dei robusti processi di
immigrazione, dalle regioni meridionali e dall’estero, che si sono verificati in questi anni. In definitiva, l’immigrazione è
oggi il principale antidoto all’invecchiamento della popolazione.
L’invecchiamento della popolazione è un processo molto difficile da disinnescare. Esso, infatti, si alimenta in parte
rilevante da sé. L’aumento della quota di popolazione di età elevata riduce il tasso di fertilità, con conseguente riduzione
della quota dei giovani e, in prospettiva, un peggioramento cumulativo della situazione demografica. Esso provoca una
tendenziale riduzione dei tassi di occupazione come rapporto tra occupati e persone in età lavorativa. Il tasso di
occupazione di chi ha più di 50 anni, infatti, è, in Italia, pari alla metà di quello dei lavoratori di età compresa tra i 25 e i
50 anni.
Tutto ciò dà luogo a problemi di sostenibilità dei sistemi di sicurezza sociale. Man mano che gli anziani raggiungono l’età
del ritiro dal lavoro, il rapporto tra coloro che ricevono una pensione e coloro che pagano contributi aumenta. Al fine di
mantenere in equilibrio il sistema previdenziale occorre che aumentino le sue entrate o attraverso un aumento dei
contributi sociali o attraverso l’aumento della spesa pubblica. L’aumento dei contributi sociali comporta aumento del
costo del lavoro e, di conseguenza, perdita di competitività internazionale, nella misura in cui le imprese scaricano sui
prezzi di vendita i maggiori costi; oppure conflitti sociali, in quanto l’aumentato costo dovrà essere sopportato dalle
imprese, se i prezzi di vendita rimarranno invariati, o dai lavoratori, se le imprese ridurranno le retribuzioni in modo da
mantenere invariato il costo del lavoro.
Non si deve trascurare, poi, il rischio di marginalizzazione e caduta nella povertà degli anziani, che produrrebbe
aumento delle spese per le politiche del lavoro di tipo «passivo» e con effetti di aumento degli squilibri nella distribuzione
del reddito.
Riguardo la «dipendenza» degli anziani dal resto della popolazione, si può fare la seguente considerazione: il rapporto
tra l’entità della popolazione di età superiore ai 64 anni (i quali, avendo ormai superato l’età lavorativa, sono, con
limitatissime eccezioni, a carico della collettività, in quanto pensionati e/o in quanto membri non attivi delle famiglie di
appartenenza) e la popolazione in età lavorativa (che costituisce il massimo potenziale di lavoratori esistente); il rapporto
tra la popolazione di età superiore ai 64 anni e gli occupati (che finanziano le entrate degli anziani o versando nuovi
contributi previdenziali o pagando le imposte o lavorando in famiglie nelle quali sia presente almeno un anziano). Anche
in questo caso è utile partire dal confronto internazionale. Gli indici italiani e regionali sono sensibilmente più alti di quelli
degli altri paesi europei, quasi doppi rispetto alle situazioni europee più favorevoli. Ad esempio, il rapporto tra anziani e
occupati è pari a 46,4 sia in Italia sia in Emilia-Romagna, in Irlanda e Olanda (che sono i due paesi con rapporti più
bassi) è 26,8 e 27,3, rispettivamente.
Tutto ciò è ben noto ed era stato già sottolineato nel Rapporto dello scorso anno. Occorre ora rilevare che l’evoluzione
recente segnala un importante mutamento. Mentre, come abbiamo visto, l’invecchiamento della popolazione prosegue,
negli ultimi tempi si assiste in Emilia-Romagna ad una inversione di tendenza dell’indice di dipendenza rispetto
all’occupazione. E’ un segno molto rilevante sul piano interpretativo. Esso si inserisce nel quadro dell’aumento
dell’offerta-domanda di lavoro dovuto alla ricerca da parte delle famiglie di una sostenibilità del reddito disponibile che si
percepisce come gravemente minacciata.
Ciò ripropone il tema delle politiche attive del lavoro in una prospettiva specifica. L’Unione Europea ha quantificato
4
Allegato 2 l’obiettivo di un tasso di occupazione dei lavoratori di età compresa tra i 55 e i 64 anni al 50% entro il 2010. La regione
Emilia-Romagna è lontana da tale obiettivo. Tuttavia, i dati più recenti potrebbero indicare una tendenza2, probabilmente
insufficiente a raggiungerli, ma a fornire un incremento significativo dei tassi di occupazione degli anziani, che però non
potrebbe essere giudicata senz’altro positiva. Se tale incremento, infatti, fosse determinato, come sembra apparire
attualmente, da crescenti difficoltà di bilancio delle famiglie, dovute alla riduzione del reddito reale e dalla
precarizzazione del lavoro dei non anziani, allora il senso da attribuire alla crescita del tasso di occupazione degli
anziani sarebbe ben diverso da quello auspicato ed implicito nella strategia europea.
Occorre riflettere, quindi, circa la natura che dovrebbero assumere le politiche del lavoro per far sì che l’aumento
dell’occupazione degli anziani non si verifichi in un quadro di degrado sociale, ma di progresso. A tal fine sembrerebbe
necessario porre al centro dell’attenzione i processi di sostituzione di anziani con giovani nel mercato del lavoro. Gli
anziani sono spesso in possesso più dei giovani di competenze tacite e di affidabilità, la cui perdita rappresenta per
l’impresa un costo significativo. Negli ultimi anni l’esistenza di strumenti legislativi a sostegno dell’assunzione dei giovani
e la disponibilità di misure nazionali di politica del lavoro di tipo «passivo» (cassa integrazione, trattamenti di mobilità,
pre-pensionamenti) ha spesso reso conveniente alle imprese attuare politiche di ristrutturazione orientate all’aumento
della flessibilità e alla riduzione del costo del lavoro. Le politiche del personale attuate all’interno di queste strategie
mirano a ridurre i danni che potrebbero derivare dalla ridotta trasmissione dei saperi dagli anziani ai giovani sviluppando
forme organizzative improntate alla definizione puntuale dei tasks («compiti») individuali e all’aumento della flessibilità
dell’intera organizzazione aziendale. Le implicazioni di questo contesto per le politiche del lavoro sono rilevanti: tali
politiche non possono essere concepite come misure semplici, ma andrebbero articolate nella direzione di un vero e
proprio progetto complesso di lungo respiro, all’interno del quale due misure si raccomandano in modo specifico: una
intesa ad incentivare, rendendo possibile e meno costosa la formazione nelle imprese rivolta specificamente agli
anziani; l’altra intesa ad aiutare le lavoratrici (mediante regimi di lavoro adeguati e anche mediante servizi sociali
migliori) di fronte ai loro impegni familiari e di cura dei familiari non autosufficienti; ad essi andrebbero affiancati incentivi
alle imprese che ritardano l’uscita dal lavoro degli anziani, al fine di controbilanciare gli incentivi all’assunzione dei
giovani forniti dalle misure di politica del lavoro nazionali. (Cfr. Osservatorio del Mercato del Lavoro: Economia e Lavoro
in Emilia Romagna )
Nuovi bisogni e nuovi servizi
L’emergere di nuovi bisogni (l’invecchiamento della popolazione pone seri problemi), l’impossibilità dello Stato di far
fronte in maniera diretta alla richiesta di nuovi servizi, la scarsa redditività dei servizi di utilità sociale per le imprese for
profit, hanno favorito la diffusione di quelle che Zamagni ha definito “organizzazioni dell’economia civile”.
I risultati più che apprezzabili conseguiti negli ultimi vent’anni dall’Emilia-Romagna in termini di sviluppo - inteso quindi
come crescita economica e coesione sociale – sono da ascrivere anche al contributo apportato dalle imprese non profit
e alla presenza di quelle “esternalità positive” generate dai comportamenti altruistici tra persone, organizzazioni e
collettività.
Per comprendere il ruolo svolto dalle imprese non profit e cercare di coglierne i possibili sviluppi futuri, è opportuno
ripercorrere per grandi linee l’evoluzione del sistema di welfare.
La crisi degli anni settanta - determinata dalla stagflazione, dagli shock petroliferi, dalla riduzione dei salari reali, dalle
inefficienze del sistema fiscale - ha segnato la fine della fase di sviluppo economico assicurata da elevati tassi di
crescita del reddito, evidenziando l’inadeguatezza dei modelli di welfare europeo diffusi sino ad allora. Secondo questi
modelli, il benessere era garantito dall’azione congiunta dello Stato e del mercato, con ruoli ben definiti. Lo spazio
lasciato all’autonomia della società civile e alle sue organizzazioni solidaristiche era marginale. L’attenzione sul settore
non profit era rivolta soprattutto al fenomeno del "volontariato" e alle sue funzioni di tutela, di promozione dei diritti di
cittadinanza e di sperimentazione di nuovi servizi o di nuove modalità per dar risposta a bisogni che la Pubblica
amministrazione non riusciva soddisfare. Era del tutto irrilevante il suo contributo sia alla distribuzione del reddito sia alla
produzione di servizi di utilità sociale.
L’ampliarsi del divario tra entrate ed uscite della Pubblica amministrazione, l’incapacità di fronteggiare la nuova
domanda sociale che si andava traducendo in domanda e servizi al di fuori della famiglia, la progressiva riduzione del
carico di “responsabilità sociale” sostenuto dalle imprese private per accrescere i livelli di competitività sono tra le
principali cause della fine del welfare state conosciuto sino ad allora.
Alla crisi del welfare state è corrisposto un cambiamento nelle funzioni del terzo settore. Un numero crescente di
organizzazioni è passato dalle funzioni di tutela, promozione e sperimentazione alla produzione diretta, in forma stabile
e organizzata, di servizi alla persona e alla comunità. Questo passaggio è stato stimolato sia dall'aumento della
2
Non ancora accertabile nei dati dei tassi di occupazione per età e confronto tra regione e paesi europei, fermi al 2001.
5
Allegato 2 domanda di servizi e dalla sua crescente differenziazione, sia dalla scelta di molte pubbliche amministrazioni di delegare
la produzione di servizi sociali ad organizzazioni di terzo settore. Si è così cominciato a superare l’idea secondo cui le
organizzazioni non profit siano realtà residuali dovute all’inefficienza di Stato e privati, ma soggetti privilegiati per
produrre servizi non standardizzati in stretta connessione con le istanze ideali della società civile.
Anche nella recente relazione del Presidente della RER in Consiglio Regionale si afferma che rientra tra le priorità per la
prossima legislatura l’assistenza ai non autosufficienti. La RER intende intervenire con investimenti per qualificare
ulteriormente la qualità dei servizi di assistenza e cura alle persona, soprattutto anziani. Gli ultimi dati disponibili riferiti
all’occupazione indicavano per “sanità e servizi sanitari privati” in 3.971 unità il fabbisogno e in 1.916 unità il fabbisogno
per altri servizi alla persona. Se nella seconda classe qui indicata possono rientrare i servizi più diversi, la previsione di
occupazione riferita alla prima, dimostra una tendenza sicura, uno sblocco per i qualificati del settore, sia presso
strutture pubbliche e private, sia a domicilio.
Se gli anziani rappresentano uno dei problemi maggiori (certamente in termini quantitativi) i servizi socio-sanitari,
devono e possono essere impiegati anche per l’assistenza dei soggetti con diversa abilità (soprattutto quelli con gravi
deficit di autonomia) per la loro riabilitazione e reinserimento sociale.
Anche per questa tipologia di utenza gli OSS possono trovare occupazione nelle strutture, pubbliche, private e del
privato sociale (cooperative sociali, associazioni…) che si occupano di tali soggetti, a sostegno anche delle famiglie.
La realtà provinciale
Nella realtà ferrarese la percentuale degli over 65 si eleva sino al 25%: Ferrara, infatti, è la provincia con il più alto“indice
di vecchiaia”, tra l’altro stimato in crescita.
A ciò corrisponde un incremento esponenziale dei bisogni sociali e assistenziali, ed una trasformazione nella
domanda dei servizi socio-sanitari, dato che la perdita delle autonomie e dell'autosufficienza è direttamente connesso
con l'avanzare dell'età: l’uso dei servizi sanitari cresce in modo significativo con il progredire dell'età e si concentra di
solito negli ultimi anni della vita. Coloro, compresi nella fascia d’età 65 - 74 anni, sono molto più attenti a pratiche
preventive, mentre gli over 75 esprimono una maggiore domanda di assistenza connessa in particolare – se si
tralasciano malattie gravi – all’espletamento delle attività quotidiane, come cucinare, fare la spesa, pulire e riordinare la
casa, oppure nelle azioni legate alla cura di sé, come lavarsi, pettinarsi, vestirsi.
Rispetto a questa ultima categoria d’età, gli approcci ai problemi di salute possono essere suddivisi sinteticamente in:
- promozione di condizioni di vita e di lavoro che li mantengano il più a lungo possibile in buona salute, in grado di
condurre una vita autonoma e di partecipare alla vita sociale;
- assistenza prevalentemente sociale per supplire alle carenze di autonomia nelle attività quotidiane;
- assistenza prevalentemente sanitaria a coloro che sono gravemente malati e non autosufficienti.
In provincia di Ferrara gli anziani e disabili affetti da patologie importanti a carattere invalidante, allettati, persone sole,
affetti da patologie dementigene, oncologiche, vascolari, sono stati oltre 2000, in maggioranza ospitati:
-
in strutture protette residenziali e semiresidenziali convenzionate e non
in reparti ospedalieri di lungodegenza e per acuti
al domicilio con varie forme di assistenza domiciliare a prevenzione del ricovero
1.300
170
540
Gli aspetti qualitativi e quantitativi di tale fenomeno, la maggiore incidenza di patologie invalidanti e disabilità sul sistema
sanitario hanno stimolato il ricorso a nuovi modelli di assistenza e di cura, che favorissero una risposta adeguata
ai bisogni della popolazione anziana e, quindi, modalità e tipologie innovative di cura ed assistenza in un
sistema integrato.
Un servizio sanitario efficace In questo quadro, la svolta viene introdotta dal modello regionale di programmazione e gestione dei servizi sociosanitari, basato su alcuni fondamentali criteri di qualità, anzitutto la cultura dell'integrazione a livello:
istituzionale
- tra enti e strutture operative aventi compiti d'istituto diversi, come i Comuni per le competenze assistenziali e le
Aziende ASL per gli interventi sanitari;
progettuale
- dalla concezione della unicità dell'uomo nasce la globalità dell'intervento che si realizza nella fase di analisi e
6
Allegato 2 valutazione multidimensionale dei bisogni, nonché nella fase di progettazione socio-sanitaria integrata e
personalizzata degli interventi, fermo restando la specificità delle differenti e particolari prestazioni professionali;
operativo
- ove l'integrazione è raggiunta attraverso la consolidata metodologia del lavoro interdisciplinare e inter-professionale
delle varie figure che intervengono nel programma personalizzato.
La cultura dell'integrazione, opposta alla segmentazione delle prestazioni e del lavoro per interventi paralleli, costituisce
dunque la premessa metodologica per dare centralità all'utente nella sua dimensione umana, per personalizzare
gli interventi e per sviluppare alta professionalità nella prestazione.
Inoltre l'integrazione costituisce un insostituibile volano nella creazione di valori aggiunti nella formazione sul campo e
nel consolidamento del senso di utilità del lavoro, nella valorizzazione del sentimento di appartenenza dell'operatore,
dell'autostima, della disponibilità e del sentimento di accoglienza. Queste qualità intrinseche al modello dell'integrazione,
ricco di elementi motivanti, di stimoli e spunti, aprono la strada per la costruzione del modello solidale.
E' la cultura dell'integrazione che porta a superare i modelli operativi chiusi e autoreferenziali. Essa, infatti, apre
all'esterno a nuovi soggetti (art.2 punto 5 e art. 5 punti 1.2.3 e 4 Legge 328/2000 "Legge Quadro per la realizzazione del
sistema integrato di interventi e servizi sociali), quali le componenti il Terzo Settore, strutture del Volontariato,
Cooperazione sociale, Associazionismo, non solo per la gestione o cogestione delle attività, ma anche nella fase della
progettazione dei servizi, che vede come interlocutore riconosciuto dalla legge il settore del non profit.
La rete ospedaliera viene così interessata da un profondo processo di riorganizzazione teso a migliorare la
qualità dell’assistenza e ad assicurare continuità delle cure e quindi il collegamento con i servizi sanitari e
socio-sanitari del territorio.
In questo processo, la Regione ha tenuto conto delle caratteristiche demografiche dell’Emilia-Romagna, e cioè
della forte presenza di una popolazione anziana con elevati bisogni assistenziali, della forte presenza di cittadini
stranieri, del quadro epidemiologico regionale, della necessità di ricercare efficienza ed appropriatezza delle
prestazioni e dei servizi erogati.
La rimodulazione avviene contestualmente alla definizione e allo sviluppo di servizi sanitari e socio sanitari del territorio
ad essa collegati. In particolare, attraverso questo processo è stato rideterminato il numero di posti letto per acuti, sono
state attivate le unità di lungodegenza riabilitativa in ospedale, è stato definito il potenziamento dell’assistenza in day
hospital e in day surgery, è stata ridefinita l’organizzazione interna degli ospedali con la costituzione dei Dipartimenti
ospedalieri, è stato precisato il collegamento con i servizi del territorio (assistenza domiciliare, assistenza specialistica
ambulatoriale, assistenza in strutture residenziali e semiresidenziali), sono stati sottoscritti accordi con le Università per
la collaborazione tra assistenza – didattica – ricerca, sono state progressivamente integrate nel Servizio sanitario
regionale le strutture ospedaliere private accreditate.
Il Servizio sanitario regionale oggi garantisce a tutte le persone presenti in Emilia-Romagna servizi appropriati e
necessari per la tutela, la cura ed il recupero della salute, assicurando uniformità nell’accesso e nella erogazione delle
prestazioni e dei servizi nel rispetto dei tre principi fondamentali del Servizio sanitario nazionale: universalismo
dell’assistenza, uguaglianza di accesso, solidarietà.
Questi principi sono stati ribaditi dal decreto legislativo 229/99 che identifica nei "Livelli Essenziali di Assistenza" (le
prestazioni ed i servizi essenziali per la tutela, la cura e il recupero della salute), da assicurare a tutti e in modo uniforme
in tutto il Paese, la modalità concreta per applicarli. La legge regionale n. 11/2000, fa propri questi principi e ridisegna
l´organizzazione del Servizio sanitario regionale dell’Emilia-Romagna "finalizzata alla qualificazione delle prestazioni
ed alla semplificazione delle modalità di accesso da parte dei cittadini, mediante un sistema unitario ed
integrato di servizi distribuiti in modo razionale ed equilibrato sul territorio regionale".
Nell’ambito dell’assistenza ospedaliera sono compresi nei Livelli Essenziali di Assistenza tutte le prestazioni e i servizi di
diagnosi, cura, riabilitazione effettuati nelle strutture ospedaliere pubbliche e private accreditate, in regime di ricovero
(ordinario, day hospital, lungodegenza riabilitativa) e ambulatoriale.
I Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) riguardano le prestazioni ed i servizi compresi nelle tre grandi articolazioni del
Servizio sanitario (nelle quali rientrano, in modo trasversale, i servizi per la salute mentale e l’assistenza farmaceutica):
- assistenza sanitaria collettiva negli ambienti di vita e di lavoro;
- assistenza distrettuale;
- assistenza ospedaliera.
7
Allegato 2 Anche la promozione della salute e la prevenzione delle malattie rivestono significativa importanza nell’ambito
dell’assistenza ospedaliera. In particolare, per la promozione della salute sono in atto specifici programmi all’interno del
progetto "HPH" (Health Promoting Hospital). Per la prevenzione delle malattie l´attenzione è concentrata, oltre che sulla
sicurezza delle procedure di cura e delle attrezzature, sulla prevenzione delle infezioni ospedaliere.
Gli ospedali operano in stretto contatto con i servizi sanitari e socio-sanitari distrettuali per garantire continuità delle cure.
In questo ambito rientrano le dimissioni protette, vale a dire dimissioni dall’ospedale seguite da un programma di
assistenza concordato con i servizi territoriali e il medico di famiglia.
Già nel 2003 il Servizio sanitario regionale dell’Emilia-Romagna serviva una popolazione di oltre 4 milioni di cittadini e
cittadine, che per poco meno di un quarto avevano un’età superiore ai 65 anni. Ad oggi la situazione si è ulteriormente
inasprita avendo raggiunto gli over 65 all’incirca un milione.
Per far fronte a questa “emergenza” (cfr. Piano d’azione regionale per gli anziani), la programmazione dei servizi
sanitari e dei servizi sociali mira a rafforzare l’autonomia individuale, a prevenire la non autosufficienza, a mantenere
quanto più possibile la persona nel proprio contesto familiare, assicurando – al momento del bisogno – assistenza
qualificata in ospedale, in strutture residenziali o a domicilio, organizzando in rete i servizi al fine di garantire la continuità
delle cure e della relazione.
Globalmente viene quindi promosso un approccio multisettoriale ai servizi di cura e assistenza per andare incontro
alle esigenze espresse dagli assistiti, ma anche dalle famiglie che li sostengono e dagli operatori del settore per
formulare una offerta di servizi adeguata, passando così dal “Welfare dell'assistenza” al “Welfare familiare e
comunitario”, superando il concetto tradizionale di servizio pubblico, come puramente socio-assistenziale, per uno più
ampio progetto di assistenza che coinvolga non solo il settore pubblico, ma anche quello del no profit, il mercato, il
volontariato, oltre che la famiglia.
La qualificazione delle prestazioni
Dalle ricerche emerge uno scarso grado di soddisfazione degli anziani rispetto all’assistenza ricevuta nelle strutture
ospedaliere, sia per quel che riguarda quella infermieristica, sia per i servizi igienici, sia per il vitto.
Già la delibera di Giunta Regionale 1861/99, descriveva un mercato della sanità caratterizzato da:
l'emergere di forti carenze - sia quantitative che qualitative - di operatori formati
un aumento della crescita e del cambiamento della domanda di assistenza
una nuova domanda di professionalità
sottolineando nello specifico l'esigenza di qualificare e innovare le professionalità nell'ambito del settore sociale e sociosanitario e al contempo di superare la tendenza alla frammentazione di figure esistente in tale settore, attraverso un
processo di governo della nuova domanda di professionalità espressa dal mercato e dagli operatori
Fornire servizi sempre più rispondenti a standard di qualità in campo assistenziale, significa:



rafforzare la consapevolezza che l'uomo ha il primato su ogni altro elemento nella scala dei valori sociali;
sviluppare la professionalità degli operatori;
potenziare il comfort delle strutture.
Da questo punto di vista, un miglioramento effettivo viene avviato dalla riforma regionale del Welfare, che dettando
norme, in materia di autorizzazione e accreditamento delle strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie, stabilisce la
razionalizzazione e la qualificazione della professionalità quali elementi fondamentali per lo sviluppo della qualità degli
interventi e per l'attivazione del processo di accreditamento. In questo quadro, la Legge Regionale N. 2/2003
condiziona l’accreditamento delle strutture sanitarie all’assunzione di personale formato in possesso delle qualifiche
necessarie ad esercitare il ruolo affidato.
L’attenzione in particolare, viene focalizzata su percorsi di formazione che in un'ottica integrata, favoriscano
l'interprofessionalità e la multidimensionalità degli interventi. La formazione degli operatori infatti, è considerata
strumento per la promozione della qualità ed efficacia degli interventi e dei servizi del sistema integrato, per
l'integrazione professionale, nonché per lo sviluppo dell'innovazione organizzativa e gestionale.
Interventi e singole prestazioni efficaci e sicure nei risultati finali; appropriate rispetto a necessità cliniche e assistenziali
8
Allegato 2 del paziente e al livello organizzativo di erogazione; tempestive rispetto alla anamnesi della malattia e alle possibilità di
intervento, sono altrettante dimensioni essenziali che compongono la qualità del servizio.
Questi fattori individuano prioritariamente come luogo del cambiamento le competenze professionali e
relazionali degli operatori, gli assetti organizzativi dei servizi e la comunicazione con i pazienti e con i cittadini.
Come sottolineato dal Piano Sanitario Regionale “i pazienti hanno il diritto di aspettarsi che coloro che si prendono cura
di loro siano adeguati al compito che gli è stato affidato, mentre l’amministrazione ha il dovere di dimostrare e garantire
che essi lo siano effettivamente”.
Il fabbisogno di Operatori Socio-Sanitari
La volontà di coniugare le logiche dell’integrazione con l’innalzamento della qualità dei servizi offerti alla persona
è concretamente rappresentata dal profilo di Operatore Socio-Sanitario, figura professionale coerente con i principi
della integrazione sociale e sanitaria sanciti normativamente e indicati nel Piano sanitario regionale dell’Emilia-Romagna
Sostituendo l'addetto all'assistenza di base in ambito sociale e l'operatore tecnico dell'assistenza in ambito sanitario,
l’istituzione dell’ Operatore Socio-Sanitario consente una maggiore qualificazione dei servizi rivolti ad un’utenza
non o parzialmente autosufficiente, che versa in condizioni di sofferenza fisica e psichica o di emarginazione
sociale.
L’OSS, infatti, è in grado di lavorare con strumenti professionali adeguati nelle strutture residenziali, semiresidenziali e
nell'assistenza domiciliare e nelle strutture ospedaliere, al fine di garantire l'assistenza di base personalizzando la “presa
in carico" del paziente, in autonomia o a supporto dell’infermiere professionale (nelle attività sanitaria) o di altro referente
(nelle attività sociali).
Nella misura in cui il “settore” degli anziani continuerà ad esercitare una sempre maggiore pressione e si
intendano garantire servizi essenziali di qualità, emerge con evidenza come diventi indispensabile immettere
sul mercato del lavoro operatori socio sanitari, quale risposta efficace a soddisfare i crescenti fabbisogni
sanitari espressi dalla comunità e soprattutto dalla popolazione in età avanzata.
Il tema assume un peso particolare nel territorio provinciale dove, come abbiamo accennato, si assiste ad un
progressivo invecchiamento della popolazione, sempre più affetta da malattie anche irreversibili, quali la demenza. A
livello regionale, si stima che le demenze crescano complessivamente di circa 8.600 casi ogni anno, ma se solo l’uno
per cento delle persone di 65 anni è colpito da una forma di demenza senile, si sale oltre il 20 per cento per coloro con
più di 80 anni.
La rete dei servizi socio-sanitari offre prestazioni assistenziali e di cura in favore di questi anziani, con l´obiettivo di
intervenire con strumenti più efficaci e incisivi, sia nei confronti della malattia che per alleviare il disagio delle famiglie. In
questo ambito l’Operatore Socio Sanitario può svolgere un ruolo essenziale: la patologia infatti può essere
affrontata prendendosi cura del malato ed offrendo aiuti non solo di tipo medico, ma un’assistenza integrata a tutti i
livelli (alla persona affetta, ai familiari, agli operatori, all’ambiente sociale), al fine di migliorare la qualità della
vita del malato e di coloro che si prendono cura del malato stesso.
Ovviamente il ruolo dell’Operatore Socio Sanitario non si esaurisce solo nella cura delle demenza, ma ciò costituisce un
esempio esplicativo dei compiti che l’OSS può svolgere, essendo vari i gli ambiti di azione in cui può essere impiegata.
L’Operatore Socio Sanitario, anello di congiunzione tra l’anima sociale e sanitaria, può dunque veramente contribuire, al
pari delle altre figure impiegate nell’assistenza, ad assicurare:
- rispetto della dignità della persona e garanzia di riservatezza;
- adeguatezza, flessibilità e personalizzazione degli interventi, nel rispetto delle opzioni dei destinatari e delle loro
famiglie;
- sviluppo e qualificazione dei servizi sociali
come auspicato dalla Legge Regionale N. 2/2003.
L’incremento della domanda di servizi di assistenza che rispondano a standard di qualità e tengano conto
congiuntamente degli aspetti sia sociali che sanitari, sono dunque i motivi alla base della proposta di alternanza
scuola lavoro qui presentata, tesa a fornire competenze spendibili nel mondo del lavoro.
9
Allegato 2 10 b) Fasi e articolazione del progetto Ore previste per l’ alternanza Scuola-lavoro
Preparazione: 10 ore
Stage: 120 ore
Feed back: 10 ore
Totale ore anno: 140 ore
Il progetto prevede una tipologia di alternanza classica: stage e tirocini presso strutture pubbliche e private:
Le attività di alternanza previste sono le seguenti:
 Preparazione/teoria;
 Svolgimento dell’attività in azienda;
 Feedback dell’esperienza con verifica dell’attività effettuate e dell’acquisizione delle competenze previste.
Fase n° 1: Preparazione/teoria.
Questa prima fase si pone come obiettivo generale di preparare adeguatamente gli/le allievi/e allo svolgimento dello
stage presso strutture aziendali reali distribuite sul territorio.
Le azioni da svolgere in questa fase di attività sono:
 azione di analisi delle caratteristiche dei candidati allo stage che verrà svolta dal tutor scolastico;
 azione di preparazione degli/delle allievi/e da inviare in stage attraverso:
o azioni di orientamento sull’organizzazione e amministrazione aziendale;
o azioni legate al “clima aziendale”, inteso come insieme di risorse umane, di norme e procedure
ricorrenti, di vision e mission comune, per facilitare la presa di coscienza e l’acquisizione di tali
conoscenze da parte dell’allievo prima dell’effettivo inserimento in un determinato contesto aziendale;
 azione di supporto per la redazione dei curriculum personali degli/delle allievi/e;
 azione di redazione di una scheda di autovalutazione per permettere al tutor scolastico di orientare lo studente
verso l’azienda più adatta;
 colloquio con la potenziale azienda di stage;
 azione di definizione del progetto di stage. Il progetto formativo di stage verrà predefinito dal tutor scolastico in
concerto con i docenti dell’indirizzo scolastico e con il tutor aziendale prima della immissione dell’allievo nella
struttura aziendale ospitante.
Dopo avere definito i contenuti del progetto formativo di stage che tenga conto delle peculiarità del/della singolo/a
allievo/a, il tutor scolastico selezionerà la struttura aziendale più coerente con le caratteristiche dell’allievo/a all’interno
delle strutture aziendali che hanno manifestato la disponibilità a collaborare all’iniziativa avendo cura di verificare la
disponibilità di un tutor aziendale interno che possa seguire l’allievo/a.
Il tutor incontrerà ogni singola azienda nella persona del tutor aziendale e concorderà il percorso formativo da sviluppare
in azienda.
Il tutor, quindi, sottoporrà il progetto formativo all’allievo/a per la sua collocazione in stage.
Il periodo di stage aziendale non servirà solo a rendere coerente il “sapere” con il “saper fare”, ma anche con il “saper
essere” e “saper relazionarsi”. Oltre a mettere alla prova le conoscenze scientifiche e tecnologiche acquisite in aula, lo
stage deve aiutare il tirocinante ad inserirsi positivamente in un contesto sociale organizzato. Va tenuta, perciò, sotto
controllo la capacità di collaborazione sia orizzontale che verticale con i colleghi e con i superiori.
Fase n° 2: Svolgimento dello stage in azienda
Durante il periodo di stage, il tutor manterrà stretti contatti con l’azienda ospitante e l’allievo/a per ritarare il progetto
formativo in corso d’opera se necessario.
Detta modifica andrà comunque sottoposta preventivamente all’attenzione del Consiglio di Classe.
10
Allegato 2 Il progetto formativo di stage relativo al III anno dovrà soffermarsi sull’acquisizione delle seguenti competenze:
 Capacità di rapportarsi sufficientemente con gli altri colleghi di lavoro, in una concreta situazione aziendale.
 Capacità di acquisire una soddisfacente impostazione di metodo, mostrando affidabilità personale e rispetto delle
consegne e dei tempi.
Fase n° 3: Feedback dell’esperienza con verifica dell’attività effettuate e dell’acquisizione delle competenze
previste.
Al termine del periodo di stage appare fondamentale svolgere una attività di confronto con gli/le allievi/e per esaminare i
risultati del periodo svolto.
Questa fase appare fondamentale per comprendere con precisione l’efficacia dell’intervento svolto alla luce di un
confronto che il tutor scolastico effettuerà con i/le singoli/e allievi/e.
Questa fase si articola in due momenti:
 confronto con gli/le allievi/e circa il gradimento e l’utilità percepita dai/dalle partecipanti allo stage in rapporto alle
aspettative di ciascuno ed in confronto con il loro progetto di stage. Questa attività si svolgerà attraverso un esame
dei periodi di stage svolti che il tutor scolastico effettuerà singolarmente ed in gruppo. Dal confronto con il/la
singolo/a allievo/a e con il gruppo emergeranno gli elementi di criticità e di positività del periodo svolto che saranno
oggetto di discussione in gruppo per far comprendere le ragioni del gradimento o dell’insoddisfazione emersa.
 Analisi dei documenti di valutazione per comprendere il livello di acquisizione delle competenze previste dal
progetto formativo. In particolare verranno utilizzati i seguenti strumenti di valutazione:
o
Diario del tirocinante che ciascun/a allievo/a è tenuto/a a compilare durante il periodo e che
rappresenta una sorta di autovalutazione del periodo;
o
Questionario di gradimento compilato dall’allievo/a circa il gradimento del percorso di stage previsto;
o
Scheda di valutazione del tirocinante.
o
Scheda di valutazione finale e relazione finale del tutor aziendale;
o
Scheda di valutazione finale e relazione finale del tutor scolastico.
Planning dei tempi: Anno Scolastico 2011/2012
Preparazione / teoria: Gennaio 2012
Stage in azienda: Gennaio 2012 - Febbraio 2012
Feed back: Marzo 2012
Allo scopo di rendere maggiormente chiaro lo svolgimento del percorso di alternanza qui presentato riportiamo una
scheda sintetica dei tempi di realizzazione delle diverse fasi: preparazione, stage, feed back:
Anno Scolastico 2011/2012
Nov.
2011
Dic.
2011
Genn.
2012
Febb.
2012
Mar.
2012
Apr.
2012
Magg.
2012
Giu.
2012
Fase di
preparazion
e
Fase di stage
Fase di
feed back
11
Allegato 2 Percorso organizzativo seguito per lo sviluppo del progetto di alternanza scuola lavoro.
L’attività di individuazione del profilo professionale di riferimento su cui sperimentare un percorso di alternanza scuola
lavoro e di progettazione del percorso complessivo e di verifica rispetto ai vincoli organizzativi interni alla Scuola ha
seguito un processo lineare nel quale hanno operato diversi soggetti (Scuola, Associazione di imprenditori, Ente di
Formazione Professionale)
Il percorso organizzativo per la progettazione del progetto di alternanza è partito da un esame delle competenze
previste in uscita del profilo professionale individuato.
Sulla scorta dei risultati raggiunti abbiamo proceduto poi ad una ridefinizione del curricolo scolastico relativo al terzo
anno dell’indirizzo scolastico.
Individuazione delle competenze acquisibili durante il progetto di alternanza.
Definizione del curricolo scolastico in termini di competenze e strutturazione del percorso di alternanza da candidare a
finanziamento.
Definizione delle modalità organizzative del progetto
Stesura del progetto
12
Allegato 2 Schema di sviluppo della progettazione del percorso di alternanza scuola lavoro
Esame delle competenze previste in uscita del
profilo professionale
Ridefinizione del curricolo scolastico relativo al 3°
anno.
Individuazione delle competenze acquisibili durante il progetto di alternanza
Definizione del curricolo scolastico in termini di competenze e strutturazione del
percorso di alternanza da candidare e finanziamento
Definizione delle modalità organizzative del progetto
Stesura del progetto
Fonti informative utilizzate:





“Annuario socio economico ferrarese” Anno 2007 CDS
“Annuario socio economico ferrarese” Anno 2008 CDS
“Annuario socio economico ferrarese” Anno 2009 CDS
“Annuario socio economico ferrarese” Anno 2010 CDS
Sistema Informativo Excelsior
13
Allegato 2 10 c) Struttura organizzativa Ore di preparazione (in aula – dl nr. 77/2005) 20 Ore in azienda Durata totale in ore 120 140 10 d) Competenze, abilità e conoscenze da acquisire nel percorso di alternanza in coerenza con quelle indicate dalle linee guida e dalle indicazioni del riordino Competenze Abilità Capacità di rapportarsi
correttamente con gli altri colleghi di
lavoro, in una concreta situazione
aziendale.
Capacità di migliorare una
sufficiente impostazione di metodo,
mostrando affidabilità personale e
rispetto de consegne e dei tempi.
Capacità di sviluppare sufficienti
forme di autonomia di lavoro pur nel
quadro delle relazioni e dei processi
produttivi vigenti all’interno
dell’azienda.
Capacità di rapportarsi
correttamente con gli altri colleghi di
lavoro, in una concreta situazione
aziendale.
Capacità di migliorare una
sufficiente impostazione di metodo,
mostrando affidabilità personale e
rispetto de consegne e dei tempi.
Capacità di sviluppare sufficienti
forme di autonomia di lavoro pur nel
quadro delle relazioni e dei processi
produttivi vigenti all’interno
dell’azienda.
Migliorare la relazione con l’utente.
Migliorare la relazione con l’utente.
In conformità con le linee guida del
profilo educativo, culturale e
professionale l’allievo/a sarà in
grado di :
Partecipare alla rilevazione dei
bisogni socio-sanitari del territorio
Rapportarsi con i competenti Enti
Pubblici e privati
Applicare le principali norme relative
alla vigente normativa sulla privacy
e sulla sicurezza sociale e sanitaria.
Conoscenze La comunicazione efficace
La relazione con la persona
La qualità della relazione nei diversi
contesti di aiuto (teorico Rogers)
La comunicazione assertive e
l’empatia
Per un’etica della relazione
La gestione delle emozioni
L’approccio comunicativo di fronte a
diverse etnie e culture
Giochi di ruoli in situazioni di
relazione di aiuto
La relazione conflittuale, la relazione
difficile, il rifiuto.
Le risposte individuali allo stress
(burn out)
L’individuazione dei bisogni nelle
diverse fasi della vita
L’accertamento delle attività di vita
della persona ed i relativi bisogni
compreso il significato di funzioni
vitali
La comunità, la famiglia, la rete di
sostegno: una valutazione dei
bisogni a partire dalla conoscenza
della situazione
I diversi attori del sistema sanitario e
sociale: ruoli e competenze
Come funziona la rete, come si
attiva e quali percorsi si possono
realizzare
Interagire con gli utenti del servizio
Le restanti competenze previste dal
profilo verranno acquisite con le
attività previste per il IV e V anno.
14
Allegato 2 10 e) Attività previste per il percorso in azienda Stage in affiancamento al tutor aziendale o ad un lavoratore esperto che dialogherà costantemente con il tutor
aziendale per tutto il periodo di presenza in azienda per garantire il corretto svolgimento del progetto di stage.
Lo stage rappresenta un periodo formativo necessario per approfondire ed affinare le competenze
precedentemente acquisite, in quanto costituisce un'ulteriore situazione di apprendimento altamente
efficace. L'esperienza, realizzata grazie all'affiancamento degli/delle stagisti/e da parte di personale
esperto, permette a ciascun/a allievo/a di apprendere direttamente in ambito lavorativo - quindi in
un contesto reale - le competenze utili ai fini di un positivo inserimento lavorativo. In un percorso di
alternanza la fase d'azienda consente di creare quei legami concettuali e pratici tra quanto appreso in
aula e quanto poi effettivamente verificato sul lavoro.
Lo stage favorisce inoltre gli/le allievi/e nella conoscenza diretta dei soggetti operanti nel settore e
permetterà a ciascuno/a stagista di perfezionare la propria comprensione della professione e
dell'ambiente di lavoro, grazie all'interazione con le altre figure professionali coinvolte.
Durante lo stage ogni partecipante potrà fare riferimento al tutor scolastico e aziendale
individuati dal progetto per quanto riguarda questioni di tipo organizzativo-gestionali ed al referente di
stage per quanto concerne lo svolgimento del lavoro e le relative informazioni.
10 f) Attività previste per il percorso a scuola Attività di preparazione
preparazione in classe:
1^ unità didattica: ripresa dei contenuti del modulo sul tirocinio
2^ unità didattica:
 Individuazione e scelta delle strutture idonee al tirocinio area anziani
 Organizzazione e disposizione degli studenti nelle sedi del tirocinio
 Analisi della mappa topografica del territorio per l’individuazione della collocazione delle
strutture
 Analisi della documentazione cartacea relativa al tirocinio (diario di bordo, progetto
formativo, schede di osservazione, ecc.)
 Elaborazione delle aspettative, individuali e collettive sulla esperienza di tirocinio
3 ora
2 ore
Sicurezza nei luoghi di lavoro:

analisi dei rischi per la salute ed individuazione delle procedure per ridurre il danno alla
propria salute e a quella dei colleghi di lavoro
5 ore
Attività di feedback
Rielaborazione/discussione sull’esperienza di tirocinio (in classe)
10 ore
15
Allegato 2 10 g) Modalità di accertamento delle competenze Gli strumenti che verranno utilizzati sono i seguenti:
 Diario del tirocinante che ciascun/a allievo/a è tenuto/a a compilare durante il periodo e che rappresenta una sorta
di autovalutazione del periodo;
 Questionario di gradimento compilato dall’allievo/a circa il gradimento del percorso di stage previsto;
 Scheda di valutazione finale del tutor aziendale;
 Scheda di valutazione finale e relazione finale del tutor scolastico.
Modalità di valutazione dell’alternanza:
Modalità di valutazione dell’alternanza nel
curriculum
Percentuale di peso del modulo
alternanza
Ricaduta sulle seguenti discipline
%
AREA DI INDIRIZZO
Psicologia generale e applicata
10%
Diritto ed economia
10%
Tecnica amministrativa
10%
Cultura medico-sanitaria
10%
AREA DI PROFESSIONALIZZAZIONE
60%
Ricaduta sulla condotta
Il percorso di alternanza scuola lavoro
avrà una incidenza anche sulla
valutazione della condotta che verrà
valutata in sede di Consiglio di Classe
sulla base dell’andamento dell’intero
percorso scolastico.
Questa attività di valutazione si dovrà concludere antecedentemente all’effettuazione dello scrutinio finale
16
Allegato 2 10 h) Modalità di certificazione delle competenze Per quanto riguarda la certificazione rilasciata al termine del percorso di alternanza scuola lavoro essa
riguarda l’intero percorso di apprendimento. All’interno della dichiarazione dell’intero percorso formativo,
come già presente nell’Accordo sulla certificazione dei percorsi di istruzione e formazione approvato a livello
nazionale in Conferenza Unificata il 28/10/2004, andranno messe in evidenza, oltre alle competenze
acquisite, anche le modalità attraverso le quali sono state acquisite, rendendo perciò “evidente” il risultato
dell’alternanza svolta.
Al termine del percorso verrà, quindi, rilasciata una apposita dichiarazione come da accordo sancito dalla
Conferenza Unificata nella seduta del 28 Ottobre 2004 (Modello B Certificato di Competenze).
Riportiamo a titolo di esempio copia della dichiarazione che verrà rilasciata al termine dell’attività di
alternanza scuola/lavoro: (Allegato n° 2).
17
Allegato 2 11 Il progetto prevede: tutor scolastico Ruolo:
Assistere e guidare gli studenti che
seguono percorsi in alternanza e
verificare, con la collaborazione del
tutor aziendale, il corretto svolgimento
del percorso in alternanza.
Compiti:
In generale dovrà seguire il percorso di
alternanza dello studente in azienda
attraverso contatti periodici sia con
l’allievo che con il tutor aziendale per
verificare il livello di inserimento in
impresa e l’apprendimento. I contatti si
concretizzeranno in incontri con
entrambi i soggetti (tutor aziendale e
allievo) per conoscere l’andamento
dello stage dai diversi punti di vista ed
inoltre anche attraverso contatti
telefonici.
funzioni e compiti assegnati al
tutor aziendale Ruolo:
Favorire l’inserimento dello studente nel
contesto operativo, assistere lo
studente nel percorso di formazione sul
lavoro e fornire all’istituzione scolastica
ogni elemento atto a verificare e
valutare le attività dello studente e
l’efficacia dei processi formativi.
Compiti:
Favorire l’inserimento dello studente nel
contesto operativo, assistere lo
studente nel percorso di formazione sul
lavoro e fornire all’istituzione scolastica
ogni elemento atto a verificare e
valutare le attività dello studente e
l’efficacia dei processi formativi.
Responsabilità:
Favorire l’inserimento dello studente nel
contesto operativo, assistere lo
studente nel percorso di formazione sul
lavoro e fornire all’istituzione scolastica
ogni elemento atto a verificare e
valutare le attività dello studente e
l’efficacia dei processi formativi.
In particolare i compiti aggiuntivi affidati
a questa figura sono i seguenti:
 garantire la congruenza tra gli
obiettivi didattici perseguiti dai
docenti del curricolo scolastico e
gli obiettivi formativi esplicitati nel
progetto di alternanza scuola TUTOR: BRUGNATI DAVIDE (già
lavoro;
formato)  gestire
di concerto con il
coordinatore organizzativo ed i
docenti
l’aspetto
della
metodologia
didattica
per
garantire
l’efficacia
dell’acquisizione
delle
competenze;
 facilitare i processi comunicativi e le
dinamiche all’interno dell’azienda;
 rapportarsi con i docenti, i tutor
aziendali e gli allievi
come
referente della struttura e
mediatore tra gli attori in gioco;
 provvedere, di concerto con il
coordinatore un monitoraggio
complessivo per verificare la
tenuta
dell’intervento
di
alternanza;
 confrontarsi
con il coordinatore
organizzativo, il progettista del
percorso di alternanza, i docenti
del curricolo scolastico ed i diversi
tutor aziendali per consentire una
ritaratura del percorso in tempo
reale se dovessero emergere
particolari problematiche.
Responsabilità:
Il tutor scolastico è il garante del
corretto sviluppo dell’intero progetto di
alternanza scuola lavoro e del
raggiungimento degli obiettivi formativi
previsti.
TUTOR: CASTAGNOLI ANTONELLA
18
Allegato 2 Coordinamento (indicare soggetti e compiti) L’attività di indirizzo è svolta dal Consiglio di Classe allargato ad un rappresentante dell’Ente di Formazione Professionale Ial
Emilia Romagna S.r.l. ed un rappresentante del mondo del lavoro.
Nella fase gestionale il garante della realizzazione di quanto indicato dal Consiglio di classe è il coordinatore di classe
supportato dal tutor scolastico del percorso di alternanza della singola classe.
Il coordinatore è il garante dell’integrazione tra le diverse istanze che emergono dal gruppo (docenti/alunni/genitori) ed in
questo senso, il suo ruolo è quello di integrare le differenze esistenti tra i componenti di un gruppo di lavoro, di mediare le
conflittualità, di rintracciare ed evidenziare punti di contatto, di catalizzare le positività.
Il cambiamento dell’organizzazione scolastica determinato dalle norme sull’autonomia, il passaggio da un modello di
insegnamento trasmissivo ad uno personalizzato, l’emergere di una logica progettuale rispetto a una logica meramente
esecutiva sono alcune delle ragioni che hanno fatto maturare l’esigenza di precisare ruolo e funzioni di una nuova
professionalità: quella del coordinatore, che trova la sua massima espressione proprio nel progetto alternanza Scuola
Lavoro.
A questa figura sono pertanto richieste le seguenti competenze:




sapersi misurare, oltre che sui contenuti cognitivi della propria area di insegnamento, con il contesto economico e
del mercato del lavoro odierno
progettare e/o coprogettare percorsi di formazione che vedano impegnate Scuola e Azienda nella definizione di
obiettivi, metodi e contenuti condivisi, nell'ottica di un'efficace sinergia che avvicini i due mondi e ponendosi come
mediatore efficace tra le esigenze e gli interessi delle parti
saper coinvolgere tutte le energie e le professionalità disponibili e necessarie al raggiungimento degli obiettivi del
progetto su cui è impegnato
capacità di relazione e comunicazione efficace per gestire i complessi rapporti interni alla scuola e le dinamiche con
gli allievi in procinto di affrontare un'esperienza inconsueta e nuova
Inoltre deve conoscere:





la legislazione europea e nazionale in materia di istruzione, per avere gli strumenti adeguati a contestualizzare
l'esperienza dell'alternanza scuola lavoro
il tema specifico dell'alternanza nelle sue accezioni e valenze
il mondo delle imprese e delle professioni
metodi pi progettazione integrata basati sulle competenze
le metodologie e gli strumenti di osservazione e valutazione delle competenze
Infine deve saper:

padroneggiare gli strumenti e le procedure di integrazione, ponendosi in relazione con istituzioni ed aziende per
coordinare il progetto su cui è impegnato

utilizzare strumenti e metodi didattico – pedagogici, quantitativi e qualitativi e predisporre con i consigli di classe
strumenti di valutazione delle competenze acquisite in itinere ed ex post dagli allievi

progettare con i consigli di classe l’intero percorso o singoli moduli specifici in alternanza

cooperare con il tutor aziendale alla progettazione e gestione del percorso formativo in azienda, accompagnando
quest’ultimo non solo nella realizzazione operativa delle attività, ma anche nella valutazione delle competenze
cognitive, tecniche e trasversali acquisite dagli allievi

sviluppare un costante ed efficace confronto con gli utenti, le famiglie e il mondo del lavoro.
19
Allegato 2 Monitoraggio (indicare soggetti, modalità e indicatori di efficacia) Soggetti coinvolti:






Consiglio di Classe;
Progettista dell’Ente di Formazione;
Rappresentante del mondo del lavoro (associazione di categoria, imprenditore, tutor aziendale)
Coordinatore;
Tutor scolastico;
Tutor aziendale
Modalità ed indicatori di efficacia:
Il monitoraggio del percorso formativo
L’attività di monitoraggio e valutazione generale sarà il compito del Consiglio di Classe allargato a rappresentanti
dell’Ente di Formazione Professionale e del mondo delle imprese.
In particolare il Consiglio di Classe allargato avrà il compito di programmare e monitorare il corretto andamento
didattico dei corsi e delle azioni di accompagnamento collegate dal punto di vista qualitativo. Le attività che dovrà
svolgere sono:
- valutazione dell’impianto didattico di massima in funzione delle caratteristiche di ingresso dei partecipanti
selezionati,
- valutazione dei programmi didattici per materia,
- individuazione/selezione del parco docenti,
- selezione parco aziende,
- stage in funzione delle caratteristiche degli utenti, etc.).
Nelle attività di monitoraggio e valutazione (in itinere e finali) verrà posto in essere un processo continuo e circolare che
vedrà la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti: il soggetto gestore, partner/promotori, partecipanti all’attività
formativa. Ciò consentirà di acquisire feedback in tempo reale, ritarando quindi, se necessario, le azioni previste, i
tempi e le modalità di erogazione.
Monitoraggio e valutazione delle attività previste
Le attività previste nella presente operazione saranno costantemente monitorate attraverso una serie di interventi che
prevedono:
- Sottoscrizione congiunta del Patto Formativo;
- Valutazione ed autovalutazione delle competenze in ingresso;
- Verifiche intermedie e finali di gradimento dell’azione formativa;
- Schede e griglie di osservazione che consentiranno la valutazione dello stage;
- Verifiche intermedie di apprendimento;
- Verifica finale.
Indicatori di efficacia
La strategia di valutazione e verifica messa in campo dalla Scuola in partnership con Ial Innovazione Apprendimento
Lavoro Emilia Romagna S.r.l. Impresa Sociale non riguarda esclusivamente la valutazione intermedia e finale degli
apprendimenti (che costituisce uno degli indicatori di efficacia del corso), ma si articola sull’utilizzo di criteri e indicatori
che tengono monitorate e sottocontrollo le varie fasi dell’attività corsale (dalla pianificazione alla successiva
erogazione) e gli “attori” che vengono utilizzati per l’erogazione della stessa.
Tale strategia viene attivata per l’intera operazione, coinvolgendo tutti i progetti che la compongono.
Gli indicatori e i criteri sono monitorati dal tutor scolastico in collaborazione con il Consiglio di Classe allargato sulla base
di dati raccolti (in pianificazione, all’avvio del corso, in itinere ed al termine), attraverso diversi strumenti di rilevazione
e controllo (Questionari di gradimento, ecc.) con il contributo fondamentale degli allievi, dei docenti, dell’azienda e di
tutti gli altri soggetti/funzioni coinvolti nel percorso di alternanza.
20
Allegato 2 I criteri e indicatori di valutazione dell’azione adottati sono i seguenti:
Criterio 1: efficacia della pianificazione
Indicatori principali:
- Coerenza Economico-Finanziaria tra i Costi preventivati e il budget approvato a disposizione
- Coerenza della Previsione Tempistica di Realizzazione rispetto alla data di inizio percorso e la data di fine
percorso
- Coerenza fra le caratteristiche dell’offerta approvata e le caratteristiche di quanto pianificato
Criterio 2: efficacia dell’erogazione del percorso
Indicatori principali:
- Chiarezza e completezza della comunicazione agli allievi delle caratteristiche del percorso
- Grado di acquisizione competenze degli allievi sia in itinere che al termine del percorso
- Valutazione del servizio erogato in base ai risultati ottenuti
- Coerenza tra le caratteristiche del servizio erogato e le caratteristiche di quanto pianificato
- Valutazione dell’efficacia complessiva della docenza
Criterio 3: interazione tra le varie figure del percorso
Indicatori principali:
- Gradimento dei rapporti a metà percorso ed al termine dello stesso da parte degli allievi;
- Valutazione della percezione della qualità dei rapporti intercorsi fra le varie figure del percorso (coordinatore,
tutor scolastico, tutor aziendale, esperti)
Criterio 4: gradimento del percorso e soddisfazione sul percorso
Indicatori principali:
- gradimento intermedio dell’azione per l’allievo
- gradimento dello stage per l’allievo
- gradimento finale azione svolta per l’allievo
- gradimento/soddisfazione del coordinatore, tutor scolastico, tutor aziendale
- gradimento/soddisfazione esperti coinvolti
Criterio 5: rispondenza ai requisiti formali e normativi
Questo criterio comprende gli indicatori di controllo relativi a idoneità, adeguatezza, sicurezza di aule ed attrezzature e
alla corretta effettuazione degli adempimenti formali previsti dalle vigenti direttive verso l’ente finanziatore e gli utenti.
Contestualmente al monitoraggio ed al controllo dei vari aspetti che costituiscono l’erogazione dell’attività di alternanza,
grande rilievo viene dato al controllo e al monitoraggio dei “fornitori” utilizzati nelle azioni svolte di preparazione e
feedback: in particolare gli esperti e le aziende/enti che ospitano in stage gli allievi.
Gli esperti ricevono una valutazione preventiva basata sui seguenti indicatori:
- Esperienze lavorative e competenze professionali
- Conoscenza specifica nell’ambito delle attività richieste
- Studi
- Esperienza didattica
Dopo aver svolto il proprio intervento in aula vengono valutati, attraverso anche l’uso di strumenti come il questionario di
gradimento, sia dal coordinatore, sia dal tutor scolastico, sia dagli allievi, ottenendo una valutazione ex post incentrata
sui seguenti indicatori:
- Metodologia adottata
- Gestione del gruppo e dei rapporti interpersonali
- Competenze dimostrate
- Affidabilità e disponibilità nell’incarico
- Gradimento degli allievi rispetto all’efficacia delle tecniche e dei metodi didattici utilizzati
Queste valutazioni ex post hanno portato il nostro istituto a dotarsi di un “Elenco di esperti qualificati” da cui scegliere le
professionalità da utilizzare nelle azioni rivolte ai propri studenti.
Anche le aziende/enti che ospitano gli allievi in stage vengono scelte attraverso una valutazione preventiva, frutto di
incontri tra i coordinatori ed i tutor scolastici e i responsabili delle aziende, valutazione incentrata sui seguenti aspetti:
- Corrispondenza stage proposto dall’azienda con il profilo professionale formato dal percorso;
21
Allegato 2 -
Eventuali prospettive di occupabilità all’interno dell’azienda;
Organizzazione logistica e strumentale dell’azienda;
Presenza di un tutor stage aziendale dedicato.
Al termine dell’erogazione dello stage, le aziende/enti vengono valutate sia dai coordinatori/tutor scolastici che dagli
allievi, utilizzando strumenti come il questionario di gradimento stage, ottenendo una valutazione ex post incentrata sui
seguenti indicatori:
- Effettiva corrispondenza fra stage effettuato e profilo del percorso;
- Effettive prospettive di occupabilità all’interno dell’azienda;
- Effettiva presenza del tutor aziendale;
- Valutazione del contenuto dell’esperienza;
- Valutazione degli aspetti relazionali;
- Valutazione degli aspetti organizzativi gestionali;
- Valutazione degli aspetti logistici.
Queste valutazioni ex post hanno portato il nostro istituto a dotarsi di un “Elenco di aziende stage qualificate” da cui
scegliere le aziende/enti da utilizzare nelle azioni svolte.
12 Risultati attesi del progetto I risultati attesi per l’allievo/a sono:
L’alternanza scuola lavoro permette di introdurre nella scuola una metodologia didattica innovativa che ha lo scopo di
ampliare il processo e i luoghi dell’apprendimento coinvolgendo in tale processo oltre agli studenti ed agli insegnanti
anche l’ azienda che ospiterà le alunne e gli alunni nel percorso di alternanza e le famiglie degli studenti. In tal senso
l’esperienza diventa un sostegno all’orientamento alle scelte future e alla motivazione allo studio, elementi fondamentali
del successo scolastico.
Gli obiettivi che il progetto si propone di raggiungere sono:

attuare finalità di apprendimento flessibili ma equivalenti a quelle tradizionali che colleghino i due mondi
formativi: scuola e azienda;

arricchire la formazione acquisita nei percorsi scolastici con competenze spendibili nel mondo del lavoro;

favorire l’orientamento dei giovani per valorizzare le vocazioni personali, gli interessi e gli stili di
apprendimento;

creare un’occasione di confronto tra le nozioni apprese con lo studio delle discipline scolastiche e
l’esperienza lavorativa;

sviluppare la capacità di trasformare in teoria quanto appreso nell’esperienza lavorativa;

portare a conoscenza delle aziende i percorsi formativi attuati dalla scuola;

realizzare un organico collegamento tra scuola e mondo del lavoro;

correlare l’offerta formativa allo sviluppo sociale ed economico del territorio;

rafforzare nelle alunne e negli alunni l’autostima e la capacità di progettare il proprio futuro;

sviluppare e favorire la socializzazione in un ambiente nuovo;

favorire la comunicazione con persone che rivestono ruoli diversi all’interno della società e del mondo del
lavoro;

promuovere un atteggiamento critico e autocritico rispetto alle diverse situazioni di apprendimento;
22
Allegato 2 
promuovere il senso di responsabilità e rafforzare il rispetto delle regole;

favorire la motivazione e la rimotivazione allo studio;

sviluppare le principali caratteristiche e le dinamiche che sono alla base del lavoro in azienda (fare
squadra, relazioni interpersonali, rapporti gerarchici, fattori che determinano il successo);

rendere gli studenti consapevoli che la propria realizzazione nel mondo del lavoro è legata anche alle
conoscenze, alle competenze e alle capacità acquisite durante il percorso scolastico;

orientare i giovani così da facilitarne le successive scelte.
13 Polizza di assicurazione per gli studenti ed i tutors (Infortuni e R.C): Benacquista assicurazioni polizza n° 8496 periodo dal 14/09/2011 al 14/09/2012 14 La scuola ha presentato altri progetti che usufruiranno di ulteriori finanziamenti? sì X □ no □
Se sì, indicare la tipologia del progetto e la provenienza dei finanziamenti: I servizi alla persona: alternanza scuola lavoro nel settore dell’assistenza socio sanitaria: aspetti
relazionali e comunicativi – 3 S 15 Data delibera Collegio Docenti: Delibera del collegio dei docenti n° 279 del 03/10/2011 e delibera del Consiglio di Istituto n° 239 del 05/10/2011 Allegati: preventivo di spesa dichiarazione di volontà di collaborazione tra partners altro (specificare) Il Dirigente Scolastico che firma in calce dichiara che il progetto e la relativa realizzazione è prioritariamente conforme alle norme generali relative all’alternanza scuola‐lavoro di cui al D.Lgs. 15 aprile 2005 n. 77 ed alle eventuali successive correzioni ed integrazioni del medesimo, possibili ai sensi dell’art. 1 comma 5 della Legge 12 luglio 2006, n. 228, nonché conforme alle Linee Guida per la progettazione e la realizzazione dei percorsi di alternanza scuola‐lavoro per l’a.s. 2010‐2011, di cui all’Allegato 1 dell’Invito a presentare progetti di alternanza scuola‐lavoro per l’a.s. 2010/2011 – Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia‐Romagna. Cento, 24 Gennaio 2012 IL RESPONSABILE DI PROGETTO IL DIRIGENTE SCOLASTICO ________________________________ ___________________________________ 23
Allegato 2 Allegato n° 1 Preventivo di spesa TIPOLOGIA DI SPESE
PROGETTAZIONE E MONITORAGGIO DELLE SCUOLE E DELLE AZIENDE
(anche in collaborazione con Centri di formazione accreditati)
Progettazione e monitoraggio effettuata dalla Scuola
Progettazione effettuata dall’Ente di Formazione Professionale
TUTOR INTERNI ED ESTERNI
Tutor interni
Tutor esterni
INTERVENTI DI ESPERTI PROVENIENTI DAL MONDO DEL LAVORO
IMPORTO PREVISTO IN EURO
€ 200,00
€ 400,00
€1.650,00
€ 0,00
€ 450,00
ATTREZZATURE (hardware – software)
€120,00
MATERIALI DIDATTICI E DI CONSUMO
€180,00
SPESE PERSONALI DEGLI ALUNNI
TOTALE
€ 0,00
€ 3.000,00
24
Allegato 2 Allegato n° 2 Modello di dichiarazione di competenze rilasciate 25
Allegato 2 Allegato n° 3
Dichiarazione di volontà di collaborazione tra partners 26
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