Quale rapporto esiste tra metodo investigativo in criminologia e

Quale rapporto esiste tra metodo investigativo in criminologia e metodologia
operativa del clinico nella pratica quotidiana? Qual è la natura del procedimento
diagnostico, una volta stabilito dove finisce la “normalità” e dove comincia la
malattia? La malattia è un’entità a se stante ovvero è un puro nome dietro al
quale si nasconde l’unica cosa vera, cioè la persona malata su cui occorre? E le
diagnosi sono esiti di argomentazioni induttive, ovvero il clinico, anche quando
non lo ammette, usa per necessità logiche ed epistemologiche il metodo ipoteticodeduttivo, mutuando dalle scienze investigative usate dalle scienze criminologiche?
Quali sono le possibilità metodologiche essenziali e profonde di rilevare nella
persona malata i segni e i sintomi specifici che porteranno al riconoscimento della
diagnosi? Sono comparabili le tecniche investigative del clinico con quelle adottate
dal detective? Nelle nostre Facoltà di Medicina educhiamo i nostri giovani allievi in
un’atmosfera “falsificazioni sta” o “verificazionista”, ovvero alla mente critica
dell’investigatore o all’ossequio del dogma asservito alla scienza e alle risorse
tecnologiche? E infine, come funziona il cervello nell’elaborare i processi cognitivi,
deduttivi e decisionali nel processo investigativo?
Sono questi i temi attuali e di interesse generale che verranno affrontati nel corso
della tavola rotonda “Sherlock Holmes: tra semeiotica medica e tecniche
investigative” che si terrà giovedì 9 dicembre alle ore 14,30 nell’Aula Magna del
Rettorato (Via Savonarola, 9).
L’iniziativa, organizzata dal Direttore della Clinica Neurologica, prof. Enrico
Granieri insieme ai docenti delle Scuole di Specializzazione di Neurologia e
Neurochirurgia dell’Università di Ferrara, lo psichiatra dott. Marino Gatti e il
neurologo
dottor
Patrik Fazio,
si
svolge in
collaborazione
con
il
Nucleo
Investigativo RIS di Parma nell’ambito delle attività culturali e scientifiche
promosse dal Dipartimento di Discipline Medico-Chirurgiche della Comunicazione e
del Comportamento di UNIFE. Si tratta della quarta edizione di una serie di
Cenacoli Culturali inerenti Scienze Neuropsichiatriche e Tecniche Investigative che
mettono a confronto i clinici e gli alti esponenti del Nucleo RIS dell’Arma dei
Carabinieri. Negli scorsi anni la Clinica Neurologica aveva già proposto temi
relativi a tecniche di valutazione clinica e di investigazione sulla scrittura (nel
2006), su scena del delitto e neuropsico-patologia dell’abitare (nel 2008) e su
criminalità, neuropsicopatologia e criminalità degli incendiari (nel 2009).
L’incontro del 2010 vedrà gli interventi del Prof. Emilio Ramelli, già direttore della
Clinica Psichiatrica, del Prof. Enrico Granieri, del Prof. Patrik Fazio e della dott.ssa
Paola Milani della Clinica Neurologica, del Tenente Colonnello Dott. Giampietro
Laghi e del Capitano Giovanni Orienti dei RIS di Parma, del prof. Marino Gatti, del
prof. Claudio Rapezzi, dell’Università di Bologna, del dott. Paolo Fabi, chirurgo
dell’Università di Ferrara, del prof. Giovanni Zuliani, direttore di Medicina Interna
dell’Università di Ferrara, e dell’avvocato Antonio Salvatore, consigliere delle
Camere Penali di Ferrara.
“Ricerche nel mondo della Filosofia della Scienza e delle Neuroscienze, ma anche
degli Studi di Metodologia delle Scienze Sociali, - spiega il prof. Granieri dimostrano l’efficacia clinica del metodo unificato d’indagine scientifica e medica
che deve accompagnare il percorso diagnostico del clinico in ogni branca delle
diverse discipline, mutuando anche dalle scienze storiografiche, ermeneutiche e
investigative nel campo della criminologia e dell’antropologia criminale. La stessa
neurologia
quotidianamente,
nell’esplorare
le
disfunzioni
biologiche,
elettrofisiologiche e cognitive del cervello e della mente, adotta necessariamente i
criteri
dell’epistemologia,
ovvero
della
filosofia
della
scienza,
che
studia
criticamente la struttura conoscitiva delle scienze biologiche e umanistiche,
adottando il metodo investigativo tra conoscenza, intuizione, immaginazione,
correzioni, confronti, congetture e, naturalmente, logica. L’arte della professione
medica e specialistica neurologica è indirizzata alla ricerca della diagnosi corretta
e, se possibile, tempestiva, e deve mirare nel contempo alla cautela nelle scelte
terapeutiche, mediche o chirurgiche che siano, per evitare errori e danni per la
salute del paziente o per non ingenerare false speranze quando le indagini
investigative indirizzate a studiare criticamente quell’evento patologico non
dimostrano nessi di causalità o di reale beneficio, ingenerando invece confusione
tra medici e pazienti. Oggi appare fondamentale individuare e definire criteri
diagnostico-investigativi che sono alla base della Medicina Basata sull’Evidenza
(Evidence-Based Medicine)”.
“L'investigazione, - interviene il prof. Fazio - definibile come un processo cognitivo atto a scegliere,
in base ad indizi, prove ed evidenze, la miglior strategia e azione per ottenere la soluzione del caso
rappresenta un'ottimo esempio per spiegare processi cognitivi complessi. In atto sono anche
coinvolti aspetti etici e quindi emotivi sempre di competenza neurale. Esistono, in questo campo di
esplorazione delle funzioni cerebrali, ricerche sperimentali che in questi ultimi anni sono state
favorite dall’uso di apparecchiature sofisticate quali le nuove tecniche di imaging o di
neurofisiologia sperimentale come la Risonanza Magnetica funzionale e la MEG
(Magnetoencefalografia) che permettono la visualizzazione e l'identificazione, seppur con certi
limiti, di quelle aree cerebrali che sono coinvolte nei più svariati compiti. Per quel che rigurada
l'oggetto del nostro seminario, l'investigazione, tra le funzioni coinvolte in questa complessa
computazione mentale molto è stato descritto e dimostrato per la “funzione” cerebrale che permette
di eseguire delle scelte (in gergo scientifico Decision Making). Questo compito, sicuramente molto
complesso e distribuito su tutta la corteccia, attiva, in certi paradigmi sperimentali la corteccia
orbitofrontale e il giro del cingolo che sembrano essere critici per il processamento, la valutazione e
la considerazione delle informazioni sociali ed emotive per l'esecuzione di appropriate decisioni in
ogni contesto. Un'altra “funzione”, meno indagabile ma interessante da prendere in questo contesto
è l'intuito. I processi cognitivi sottostanti l'intuizione sicuramente prendono parte a molti processi
decisionali per la scelta della strategia giusta in ogni caso di un'investigazione. Sono quelle scelte
che non hanno un'esplicita spiegazione o una giustificazione espilcita. Viene definita anche come
capacità di eseguire senza sforzo scelte complesse sulla base di un limitato numero di informazioni,
sensazioni ed esperienze che, al momento della decisione e dell'azione, non sono completamente
recuperate a livello cosciente. Poco è noto circa le basi neurali che mediano i giudizi intuitivi.
Sempre con tecniche di Risonanza Magnetica funzionale è stato dimostrato che compiti di giudizio
di coerenza semantica erano associati ad un'incremento dell'attività neurale nelle aree di
associazione delle cortecce parietali inferiori e nella parte superiore della corteccia temporale. Altre
funzioni cognitive sicuramente utilizzate nelle investigazioni – continua il prof. Fazio - sono il
mental imagery ovvero la capacità di immaginare scenari e possibilità e quella che viene definita
come teoria delle mente (Theory of Mind) che è quella capacità di mettersi nei panni di un' altra
persona per capire come ha agito in una determinata situazione (per esempio in contesto delittuoso).
La summa di queste evidenze e considerazioni pone sicuramente di fronte alla estrema complessità
dell'organizzazione dei processi neurofisiologici durante il ragionamenti degli investigatori. Tale
processo mette in gioco diverse aree cerebrali che devono certamente integrare “informazioni e
dati” di diversa natura e provenienza in una rappresentazione coerente e verificabile.
“Fondamentale – spiega il Prof. Ramelli dell’Università di Ferrara -
sarà il
confronto costruttivo tra diversi esperti che partiranno da concetti base inerenti le
diagnosi in neurologia, neuropsicologia e psicopatologia e proporranno i risultati
dei
principali
studi
di
interazione
tra
neuro-psicopatologia
e
tecniche
investigative”. Lo psichiatra dottor Gatti, esperto in psicopatologia forense,
proporrà alcuni casi clinici e forensi tuttora irrisolti, forse perché modelli
investigativi adottati non hanno applicato il metodo epistemologico in maniera
esaustiva, forse inquinati da distorsioni operative che hanno sviato gli esperti.
Il Tenente Colonnello Giampietro Lago e il Capitano Giovanni Orienti dei RIS di
Parma incentreranno i loro interventi sull’approccio alla formazione quantitativa
della prova scientifica, proponendo parallelismi con esperienze investigative in
campo sanitario.
Perché nel titolo viene proposta la figura di Sherlock Holmes? “Sherlock Holmes è qualcosa di più
del prototipo dell’investigatore moderno - puntualizza il prof. Rapezzi -. È un archetipo di
intelligenza applicata e di metodo scientifico, valido in molte circostanze e nei contesti più svariati.
L’idea di proporlo come compagno di viaggio attraverso i meandri dell’Evidence-Based Medicine è
assolutamente perfetta, come, più in generale, è stimolante il parallelismo fra “mondo clinico” e
“mondo dei detective. Pur essendo l’alfiere e il prototipo del metodo “logico-deduttivo”, Sherlock
Holmes non è però l’unica figura di detective che abbia creato una “scuola”, cioè un metodo. Il
mondo del romanzo poliziesco e della fiction è densamente popolato di figure di detective famosi,
ciascuno dei quali ha portato contributi importanti alla scienza investigativa. Nell’arco di più di un
secolo e mezzo (il romanza poliziesco nasce “ufficialmente” con Edgar Allan Poe nel 1848) diversi
metodi investigativi si sono succeduti, spesso embricandosi. Le analogie fra metodo clinico e
scienza dell’investigazione, fra grandi clinici e grandi detective nonché i richiami incrociati fra
medico e detective, fra crimine e malattia sono abbondantemente presenti nella letteratura, nel
cinema e nella televisione. Sia il medico sia il detective hanno, come finalità principale del loro
agire, l’identificazione del colpevole di una situazione abnorme e pericolosa (la diagnosi della
malattia da un lato, l’identificazione dell’assassino dall’altro). Per arrivare a ciò, entrambi debbono,
inoltre, reperire, archiviare e “gestire” una notevole quantità di informazioni sia tecnicoscientifiche, sia di cultura generale. Una breve riflessione sulle analogie fra il pensiero medico e i
metodi investigativi del romanzo poliziesco potrebbe contribuire alla “causa” del metodo clinico e
contribuire a ravvivare o a resuscitare il piacere della diagnosi”.
Il professori Giovanni Zuliani e Paolo Fabi proporranno questioni di Metodologia Clinica nella
Semeiotica medica e chirurgica. Verranno proposti alcuni casi clinici, cogliendo l’occasione anche
per esaminare il concetto di errore, del quale potrà essere anche sottolineata l’ambiguità
terminologica. “Proporrò una classificazione dell’errore medico basata sul riferimento a colui che la
compie – interviene il prof. Fabi - , cioè il Soggetto dell’errore, analizzando le relazioni tra errore e
colpa. È importante adottando il metodo “scientifico” investigativo aver ben presenti quegli
atteggiamenti, prima di tutto soggettivi, che operativamente possono contribuire a una riduzione
della tendenza dell’uomo, e del medico in questo contesto, a “fallire.”
Conclude l’avvocato Salvatore: “Negli ultimi anni, si è assistito a un incremento degli studi volti a
costruire, enucleare una scienza dell'investigazione autonoma ed epistemologicamente fondata, al
cui interno cooperino metodologie naturalistiche e storico-sociali. L'attività investigativa, del resto,
costituisce una parte applicativa della criminologia, disciplina, quest'ultima, per natura
multifattoriale, concorrendo alla sua determinazione scientifica il diritto penale, il diritto
penitenziario, la sociologia, la psicologia, la medicina legale, la neuro-psicopatologia, la semeiotica,
l'antropologia, le scienze naturali. L'epistemologia dell'investigazione, con particolare riferimento a
quel tipo di prova, la c.d. prova scientifica, tanta attualità riveste, soprattutto in seguito all'entrata in
vigore della legge n. 397 del 2000, disciplinante le investigazioni difensive, con particolare riguardo
per quelle di tipo scientifico. Il settore dell'investigazione richiede un approccio complesso,
improntato alla interdisciplinarietà: noti sono gli studi, soprattutto nel mondo anglosassone, sulle
profonde analogie tra metodo clinico e scienza dell'investigazione, tra il medico e il detective, tra il
crimine e la malattia. Va stabilita una definizione della prova scientifica, e partendo dalla fase
relativa alla raccolta di essa, è necessario stabilire l'impatto della prova sul processo, nelle rispettive
fasi dell'ammissione e della valutazione da parte del Giudice. Obiettivo dei moderni studi è quello
di collocare la conoscenza metodologica e le prassi investigative all'interno di un “sapere pubblico”,
controllabile e metodologicamente ripetibile. La scienza dell'investigazione, pur non essendo antiintuitiva, è a-intuitiva, richiede metodo, concretezza e coerenza. Invece, persiste, negli operatori
della giustizia, una sorta di disinteresse per le conoscenze logiche, epistemologiche, metodologiche
e multifattoriali del lavoro investigativo. Molto spesso, - conclude l’avv. Salvatore - ci si trova di
fronte a una vera e propria “competizione” tra le varie figure che di volta in volta intervengono a
supporto delle indagini. Spesso è un problema di aggiornamento, non tenendosi conto del fatto che
tra il 1975 e il 2000, nello spazio di venticinque anni, si è assistito a un'esplosione di indagini sui
processi cognitivi, sulle strutture sociali del comportamento, che hanno imposto revisioni radicali
alle ipotesi tradizionali”.
Moderatori del seminario saranno il prof. Francesco Avato, direttore dell’Istituto di
Medicina Legale e il prof. Luigi Grassi, direttore della Clinica Psichiatrica
dell’Università di Ferrara.
La tavola rotonda, indirizzata a medici, giuristi, investigatori, è aperta agli
studenti di Medicina e di Giurisprudenza, e al pubblico interessato, ed è a ingresso
libero. Verrà rilasciato attestato di partecipazione.