Colof. Index - Salute per tutti

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Volume 13, n. 2, 2010
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Il ruolo della fotoprotezione
nel paziente con esiti di acne
Giuseppe Monfrecola1, Serena La Bella2
Introduzione
La valutazione degli effetti del sole
sulla cute acneica e, in particolar modo, sulla
cute post-acneica è condizionata da diverse
variabili, alcune da mettere in relazione alle
caratteristiche del paziente (fototipo, tipologia dell’acne, eventuali trattamenti pregressi
ed in atto, esiti cicatriziali), altre relative alla
variabilità dello spettro solare.
Il sole emette radiazioni elettromagnetiche
(REM) di diversa lunghezza d’onda (g), che
vanno da quelle ionizzanti (raggi l e raggi X)
fino alle onde radio. Alcune radiazioni solari
non compatibili con gli organismi viventi vengono bloccate dal campo magnetico terrestre e
dall’atmosfera gassosa del nostro pianeta. La
cute umana viene, pertanto, raggiunta solo da
REM non-ionizzanti di l superiore ai 290 nm,
comprendenti gli ultravioletti (UV = 290-400
nm), il visibile (VIS = 400-700 nm) e gli infrarossi (IR > 760 nm). Per convenzione gli UV
vengono ulteriormente divisi in corti o UVB
(290-320 nm) e lunghi o UVA (320-400 nm)
(Figura 1).
È importante sottolineare che l’energia fotonica e la capacità di penetrazione a livello cutaneo dipendono dalla lunghezza d’onda dei
singoli fotoni. In particolare, l’energia fotonica decresce dall’UVB verso lunghezze d’onda
maggiori, tuttavia queste ultime hanno una
capacità di penetrare più profondamente
nella cute rispetto a quelle di lunghezza d’onda minore. In sintesi, l’UVB penetra fino allo
Figura 1.
Spettro solare sulla superficie terrestre.
Raggi-X
VuotoUV
100
Luce visibile
Ultravioletto
UVB
UV-C
200
280 315
Emissione UV-C a 254 nm
Infrarossi
UV-A
400
Curva dell’effetto
1 Sez. di Dermatologia clinica, allergologica e venereologica
2 Dipartimento di Patologia sistematica – Università di Napoli Federico II
780
Lunghezza d’onda (nm)
Volume 13, n. 2, 2010
38
strato basale dell’epidermide, l’UVA giunge
fino al derma papillare e interagisce anche
con elementi del sangue circolante, il VIS si
spinge fino all’ipoderma, l’IR viene bloccato
dal grasso sottocutaneo (isolante termico) e
dall’acqua (Figura 2).
Figura 2.
Penetrazione delle radiazioni nella cute.
Raggi UVA
Raggi UVB
Epidermide (Epidermis)
Derma (Corium)
Ipoderma (Subcutis)
Sole e acne
Molti medici e la maggior parte dei
pazienti ritengono che l’esposizione solare
apporti benefici alle lesioni acneiche1,2. In
effetti, la pigmentazione melanica indotta
dagli UV solari genera un “camouflage” naturale che riduce la visibilità delle manifestazioni acneiche e dei residui cicatriziali; inoltre, le favorevoli condizioni climaticoambientali determinano un leggero effetto
“peeling” e diminuzione della seborrea; infine, l’effetto immunomodulante-antiinfiammatorio a basse dosi di UV può provocare
una riduzione delle lesioni papulo-pustolose
in alcuni individui3. Tuttavia, diversi studi
hanno ridimensionato la diffusa opinione
sugli effetti terapeutici degli UV solari nella
patologia acneica4,5. Infatti, il peggioramento estivo, sottolineato dai dati epidemiologici, può trovare spiegazione in alcune considerazioni: effetto comedogenico indotto sia
da UVB che da UVA6; sospensione estiva
della terapia perché fotosensibilizzante; impiego di emulsioni idratanti o prodotti solari
eccessivamente sostantive che possono creare un effetto occlusivo7; eventuale tasso di
umidità che comporta rigonfiamento del corneo a livello ostio-infundibolare con conseguente effetto comedogenico e facile colonizzazione batterica.
Nel rapporto acne-sole è opportuno effettuare
una distinzione tra pazienti acneici e postacneici. La fotoprotezione solare si rende
necessaria durante svariati trattamenti effettuati dal paziente acneico. In particolare, l’applicazione di alcuni prodotti topici come i retinoidi (tretinoina/isotretinoina) o il benzoilperossido rappresenta una controindicazione
all’esposizione diretta al sole a causa del potere cheratolitico di tali sostanze8,9. La somministrazione orale di antibiotici, quali le tetracicline, può provocare reazioni fototossiche
dose-dipendente10. Il peeling chimico rappresenta un trattamento cardine della terapia
anti-acne soprattutto nella fase tardiva quando sono presenti esiti discromico-cicatriziali,
perciò è opportuno vietare l’esposizione al
sole fino alla risoluzione dei processi irritativi
e desquamanti al fine di evitare iperpigmentazioni secondarie11-13. L’utilizzo della luce blu a
405-415 nm, della luce rossa a 630 nm, o l’associazione delle due, rappresenta una modalità di trattamento dell’acne intermedia-grave,
grazie al potere anti-infiammatorio esercitato
attraverso una riduzione della sintesi di citochine flogogene ed all’effetto fotodinamico
diretto sulle coproporfirine sintetizzate da
Propionibacterium acnes. Tuttavia, gli effetti
collaterali sono abbastanza importanti (eritema, edema, dermatite esfoliativa, pigmentazioni) da richiedere una fotoprotezione elevata14.
La presenza di cicatrici, esiti di pregresse
lesioni infiammatorie acneiche, non solo
costituisce un grave problema di natura estetica ma anche di tipo psico-sociale, in quanto causa di complessi e insicurezze che
minano una buona qualità di vita del paziente post-acneico. Per tale motivo vengono utilizzate metodiche diverse finalizzate alla
riduzione dei segni dell’acne: peeling chimici, trattamenti laser, dermoabrasione. La
fotoprotezione gioca un ruolo di primaria
importanza nel management del paziente
post-acneico in quanto la cute trattata è
estremamente delicata e sensibile ai raggi
Volume 13, n. 2, 2010
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solari. Il razionale del trattamento fotoprotettivo in seguito a cicli di esfoliazione chimica a base di sostanze cheratolitiche, come
l’acido glicolico o altri alfa-idrossiacidi, sta
nel prevenire la comparsa di discromie
secondarie molto frequenti specialmente nei
soggetti con fototipo elevato (IV-VI). La dermoabrasione è un intervento chirurgico il cui
scopo è addolcire le irregolarità della texture
cutanea livellandone la superficie mediante
l’utilizzo di spazzole d’acciaio o frese che
rimuovono gli strati più superficiali dell’epidermide. A fine trattamento è necessaria una
elevata e prolungata fotoprotezione in quanto la perdita del mantello superficiale cutaneo rende più facile la penetrazione delle
radiazioni ultraviolette con aumentato rischio di iper/ipopigmentazioni diffuse.
Infine, l’eliminazione o attenuazione delle
cicatrici da acne può essere ottenuta attraverso trattamenti laser che stimolano la sintesi del collagene favorendo il rimodellamento della cute. Il laser Er:YAG, che emette una
radiazione di lunghezza d’onda pari a 2940
nm con un elevato coefficiente di assorbimento nell’acqua, genera l’ablazione dei tessuti con distruzione degli strati più superficiali dell’epidermide; mentre il laser CO2, con
emissione nell’infrarosso, è in grado di interagire anche a livello dermico, stimolando
nuova sintesi di collagene. Tali laser possono
favorire la comparsa di esiti discromici legati all’azione esercitata sui melanociti. Per tale
ragione nei mesi successivi ai trattamenti
con laser di tipo ablativo, anche utilizzati a
basso potenziale, è opportuno che il paziente segua un attento programma di fotoprotezione.
È ben noto che il processo di cicatrizzazione
comprende diverse fasi (infiammazione, proliferazione cellulare, maturazione) facilmente influenzabili da diversi fattori endogeni ed
esogeni. Pertanto, le radiazioni UV possono
intervenire su tale processo sia a monte, causando un aumento dell’infiammazione cutanea attraverso la comparsa di eritema da
vasodilatazione e successivamente iperpigmentazione per stimolazione melanocitaria,
che alla fine, regolando il metabolismo del
collagene di tipo I che rappresenta il principale costituente della matrice extracellulare
nel tessuto cicatriziale maturo15,16. Diversi
studi hanno dimostrato che l’esposizione
solare da un lato ha un effetto negativo sulla
sintesi di collagene, mentre da un altro eser-
cita un effetto stimolante sulla via di degradazione delle proteine, modificando così le
caratteristiche istologiche del tessuto cicatriziale17,18. In uno studio su animale da esperimento19, le cicatrici indotte da trattamento
laser venivano esposte a dosi crescenti di
radiazioni UV al fine di valutare le eventuali
modificazioni esercitate dall’esposizione
solare. I risultati hanno evidenziato un rallentamento della cicatrizzazione ed un’alterazione dell’aspetto delle cicatrici che apparivano più pigmentate ed ispessite. A conferma del fatto che le radiazioni UV sembrano
influenzare in maniera negativa il processo
fisiologico di cicatrizzazione, un ulteriore
studio ha dimostrato un aumento del tempo
di riparazione di cicatrici sottoposte ad irradiazione rispetto a quelle non irradiate20. Il
primo studio umano finalizzato ad esaminare gli effetti dell’esposizione solare sulle
cicatrici cutanee è stato condotto recentemente21: gli Autori hanno osservato un peggioramento clinico delle cicatrici irradiate
(iperpigmentazione, iperemia, maggiore
ispessimento), confermato anche dai risultati provenienti da misurazioni della riflettanza
cutanea. Le indagini biochimiche eseguite su
precursori del collagene (idrossiprolina,
idrossilisina e PINP -peptide N-terminale del
collagene tipo I) hanno evidenziato una diminuzione di alcuni di essi solamente dopo
irraggiamento a dimostrazione dell’effetto
negativo sulla sintesi del collagene da parte
delle radiazioni UV. In conclusione, l’esposizione al sole influenza in maniera negativa il
naturale processo di cicatrizzazione modulando il metabolismo del collagene di tipo I,
costituente essenziale del tessuto cicatriziale. Inoltre, è in grado di provocare un effetto
immediato proinfiammatorio che si estrinseca attraverso la comparsa di iperemia ed
iperpigmentazione in sede cicatriziale.
Sulla base di tali considerazioni risulta chiaro che la fotoprotezione della cute rappresenta uno strumento importante non solo
nel management del paziente acneico, ma
soprattutto nel paziente post-acneico o in
trattamento per esiti cicatriziali. Il filtro solare ideale in tali condizioni deve essere in
grado di proteggere in maniera bilanciata sia
nei confronti dell’UVB che dell’UVA ed a protezione “alta” o “molto alta” secondo la classificazione COLIPA. Tuttavia, una particolare
attenzione va riservata al veicolo della
sostanza filtrante, in quanto esso dovrebbe
Volume 13, n. 2, 2010
40
essere assolutamente non comedogenico, di
bassa sostantività e formulato come una leggera emulsione. Le applicazioni dovrebbero
essere fatte in maniera ripetuta durante le
ore del giorno ed in rapporto alle condizioni
climatiche.
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Tratto da Bettoli V, Borghi A, Mantovani L, Virgili A.
Cicatrici postacneiche. Clinica e Terapia, Ed.
Scripta Manent 2009; p. 169.
Volume 13, n. 2, 2010
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I capelli al sole
Fabio Rinaldi
Introduzione
L’inverno, l’umido e soprattutto l’inquinamento rovinano il fusto dei capelli, danneggiano le cellule della cuticola esterna e provocano irritazione al cuoio capelluto.
Risale al 1995 la prima segnalazione (Rinaldi F.,
Sorbellini E., American Academy of Dermatology, Washington) sulla caduta imponente di
capelli in conseguenza all’esposizione solare.
neo (processo di invecchiamento, aumento del
rischio di tumori della pelle) e può avvenire
indipendentemente dalla massa e dalla lunghezza dei capelli, considerando che la testa è
esposta al sole durante tutto il periodo primaverile-estivo e non solo durante le vacanze.
Il rischio di tumore alla pelle del cuoio capelluto in chi non ha molti capelli, poi, è decisa-
Figura 1.
I raggi ultravioletti danneggiano in modo importante il fusto e il bulbo dei capelli.
è molto importante proteggere i capelli dai danni del sole, del caldo.
Così come per evitare i rischi degli UV alla pelle, anche i capelli devono essere protetti dal sole e preparati prima di affrontare l’estate sia in città che in vacanza.
Nel decalogo specifico sono riportate tutte le regole necessarie.
Le più recenti acquisizioni di molti ricercatori
confermano che i raggi ultravioletti determinano un precoce passaggio del bulbo a uno stato
di morte (la cosiddetta fase telogen), innescando così la caduta dei capelli. Il meccanismo è lo
stesso del danno che si verifica a livello cuta-
Dermatologo, Milano
mente alto per la continua e involontaria
esposizione della testa al sole.
Ancora più evidente è il danno provocato dai
raggi ultravioletti al fusto dei capelli. La sua
valutazione diventa utile sia in termini di trattamento cosmetico del danno, sia per la prevenzione (filtri, maschere, eccetera) al fine di
trattare in modo adeguato i capelli ed evitare
ulteriori eventuali stress (Figura 1).
Volume 13, n. 2, 2010
46
5) rendere il fusto dei capelli più resistente
ai trattamenti cosmetici (tinta, permanente, eccetera) e li rende più belli, luminosi e
pettinabili. Aumenta il volume del fusto
dei capelli, così sembrano più vaporosi e
resistenti.
Dieci domande
e risposte che non possiamo ignorare
Figura 2.
Per proteggere al meglio i capelli è consigliabile
usare maschere che ricostruiscano e proteggano
il fusto. Le maschere ricostruttive formano una
specie di guaina esterna al fusto, che aumenta il
diametro e protegge tutta la struttura. Si possono
applicare maschere a casa, o fare trattamenti professionali con maschere che vengono “fissate” al
fusto con una luce specifica (LED).
Devo usare una protezione solare specifica per i capelli?
Sì, ormai è noto che il sole fa male ai capelli
e che quindi è meglio trattarli con un prodotto specifico ad alta protezione. Di solito gli
olii protettivi sono le formulazioni più indicate perché hanno una certa affinità con il
capello e resistono, quindi, più a lungo assicurando una protezione di maggiore durata.
Prima dell’estate il fusto dei capelli è più fragile, più opaco, spesso risulta secco, si spezza facilmente. Non è certo la condizione
ideale per affrontare un altro fattore di stress
molto pericoloso per i capelli e il cuoio capelluto: i raggi del sole e il caldo.
Quale prodotto posso usare per contrastare la secchezza dei capelli?
Vi sono numerose creme per impacchi e
maschere che hanno azione di ristrutturazione del fusto in quanto contengono principi
capaci di “ricompattarlo”, rendendolo più
forte e luminoso e riparando i danni provocati dal sole e dall’acqua del mare. Il parrucchiere può essere un utile punto di riferimento per la scelta del prodotto più adatto.
Come ristrutturare il fusto
dei capelli per averli più
protetti e più belli
Il fusto dei capelli è costituito da una
struttura molto complessa di aminoacidi e
proteine. IL TRATTAMENTO RICOSTRUTTIVO
DELLE PROTEINE DEL FUSTO serve a:
1) aumentare lo strato proteico intorno al
fusto, a renderlo più grosso e quindi esteticamente più voluminoso;
2) ricompattare le proteine della cuticola
del capello (la parte esterna) per renderlo
più forte, più resistente ai danni del sole e
dell’inquinamento, più luminoso;
3) idratare il fusto per renderlo più elastico,
più pettinabile, più resistente;
4) proteggere la cuticola con uno strato di
sostanze capaci di bloccare l’effetto dannoso dei raggi solari, dell’acqua di mare,
della piscina, dell’inquinamento;
È meglio usare un cappello, specie se si
hanno pochi capelli?
Assolutamente sì, per prevenire i danni che il
sole causa non solo alla cute più esposta ma
anche ai capelli, che invecchiano più rapidamente e nei mesi successivi tendono a cadere in maggior numero.
I capelli vanno lavati più spesso in estate e con quale shampoo?
La frequenza dei lavaggi varia con le abitudini: se i capelli sono esposti al sole, acqua di
mare, vento o se si suda molto, si possono
lavare anche tutti i giorni con shampoo delicati o con shampoo-balsami.
È bene tagliarli dopo una vacanza al
mare?
Il taglio dopo l’estate è utile per eliminare le
eventuali doppie punte: sono le zone di più
facile rottura del fusto dovuta ai danni
ambientali che subisce.
Volume 13, n. 2, 2010
47
È meglio applicare i colpi di sole dopo
l’estate?
Sì, perché il capello decolorato è più vulnerabile all’azione dei raggi solari e tende a rovinarsi maggiormente. Allo stesso modo anche
i capelli biondi, per la particolare melanina
che li caratterizza, sono più fragili e vanno
protetti più dei capelli scuri.
Cosa posso fare per prevenire la caduta
autunnale?
Limitare l’esposizione al sole, ”trattare” bene
i capelli e assumere antiossidanti per bocca.
Al primo apparire di caduta rivolgersi in
primo luogo al parrucchiere, che è un professionista attento. Ma se la caduta autunnale
diventa più marcata, rivolgersi a un dermatologo che valuterà se è il caso di intervenire
con terapie specifiche.
Ci sono integratori specifici da assumere prima dell’estate?
Sono molto utili integratori che contengono
licopene, picnogenolo, resveratrolo e altri
antiossidanti, nonché proteine come la taurina, la fenilalanina e il triptofano: sono gli aminoacidi degli strati esterni del fusto in grado
di proteggerlo dalle aggressioni esterne.
C’è differenza tra i capelli delle donne e
quelli degli uomini al sole?
Se non ci sono patologie concomitanti (in
particolare l’alopecia androgenetica) i capelli
di uomini e donne vanno protetti allo stesso
modo e le cure non differiscono molto.
Certamente gli uomini sono meno sensibili e
attenti alla cura dei loro capelli e risultano
quindi più esposti a conseguneze negative.
I bambini vanno protetti in modo particolare?
Sì, esattamente come si protegge la pelle
anche i capelli vanno salvaguardati: sono
molto utili i cappellini pretrattati con filtri
che garantiscono una protezione pressocché
totale e sono sicuramente più pratici.
Come proteggersi
Se è ormai noto il danno provocato
dalle radiazioni ultraviolette ed i meccanismi
che lo inducono, meno diffusa è la conoscenza sulla necessità di adottare una adeguata
fotoprotezione esattamente come si fa per la
pelle.
Infatti il messaggio “il sole fa male alla pelle”
è ormai molto diffuso e ogni medico è in
grado di consigliare ai pazienti alcune misure cautelative da adottare per evitare i danni
acuti e cronici degli UV. In tal senso la comunicazione è ovviamente più facile perché il
rischio di insorgenza di tumori cutanei è
sicuramente un forte deterrente all’esposizione selvaggia.
Diverso il discorso per quanto riguarda la protezione del cuoio capelluto che viene ancora
vissuto come un’area meno importante.
La strategia da utilizzare per una corretta
fotoprotezione è invece meno chiara in
quanto i filtri per capelli presentano problemi di formulazione che li rendono meno efficaci di quelli impiegati per la protezione
della cute. Eppure la protezione dal sole dei
capelli e del cuoio capelluto è importantissima.
La scelta della formulazione è fondamentale perché il filtro deve depositarsi in quantità adeguata sul fusto (deve pertanto essere incorporato in prodotti con affinità particolare) e rimanervi un tempo adeguato. In
tal senso sarebbero le formulazioni spray di
alta affinità e quindi maggiore stabilità e
durata.
Un altro grande capitolo della fotoprotezione
è legato all’uso di copricapo che sono sicuramente pratici e confortevoli durante la normale vita all’aria aperta non costringendo a
ripetute applicazioni di prodotti topici che
non tutti possono gradire (si pensi in particolare agli uomini).
Attenzione però: un normale cappello di
cotone o di paglia possono proteggere
solo dal 30% circa dei danni solari. Solo
l’uso di particolari tessuti trattati e
schermanti nei confronti delle radiazioni UV garantisce un indice di protezione
molto più alto di quello dei cappelli normali, che raggiunge il 98,9% (test clinico effettuato da IHRF); è importante anche
un trattamento antitraspirante del tessuto
perché è ben noto che il calore e l’umidità
che si sviluppano in condizioni di ipersudorazione (specie in ambiente chiuso come
sotto un cappello) sono fattori aggravanti il
danno attinico, in quanto la maggior ricchezza di acqua favorisce la formazione di radicali liberi.
Esistono in commercio speciali cappellini che
garantiscono una protezione dei raggi UV del
98%, equivalente ad un valore di indice di
Volume 13, n. 2, 2010
48
protezione di 50+ (in accordo con la classificazione AS/NZS 4399 1996).
La International Hair Research Foundation ha
effettuato i test clinici dermatologici di valutazione sull’effettiva capacità filtrante del
tessuto, con uno studio in doppio cieco con
cappellini trattati e non trattati (vedi anche in
www.ihrf.eu).
Indicato è anche l’utilizzo di antiradicalici per
via sistemica (genisteina, picnogenolo, licopene) ed integratori di aminoacidi specifici
(compresi triptofano, taurina ed ornitina). Gli
stessi aminoacidi sono efficaci se applicati
direttamente sul cuoio capelluto e capelli in
varie formulazioni (lozioni, maschere) che
possono essere preparate galenicamente
secondo il colore e la tipologia dei capelli.
È ormai ben noto che i raggi ultravioletti possono causare la caduta dei capelli ed addirittura alcuni studiosi ipotizzano che anche l’alopecia androgenetica possa essere causata
e aggravata dal danno solare.
Uno stimolo significativo alla crescita dei
capelli è rappresentato dall’applicazione dei
polipeptidi che svolgono l’azione simile ai fattori di crescita (Growth Factor mimiking) che
rappresentano una via di trasferimento dei
segnali di regolazione cellulare a livello della
papilla dermica e delle altre strutture del bulbo
pilifero.
Tratto da Rinaldi F. Perché perdere i capelli se si
può fare qualcosa? Ed. Scripta Manent 2009; p. 61.
Volume 13, n. 2, 2010
51
Licopene, fotoprotezione
e cura della pelle:
i vantaggi della qualità biologica
Leonardo Rescio1, Antonio Di Maio2, Pietro Cazzola3
Introduzione
La pelle è l’organo più esteso del corpo
umano nonché la prima linea di difesa contro
l’attacco di organismi patogeni ed agenti tossici. Molto più che una semplice barriera passiva, essa svolge un ruolo attivo nella protezione fisica, biochimica e immunologica dell’organismo. La pelle protegge l’organismo dai
danni meccanici, dalle radiazioni ultraviolette
(UV), dagli agenti microbici e dai contaminanti ambientali; regola, inoltre, la temperatura
corporea, è sede dei recettori tattili (meccanici e termici) e svolge un ruolo attivo nella biosintesi della vitamina D. Da un punto di vista
istologico, la pelle è composta da tre strati
che, dall'esterno verso l'interno, assumono il
nome di epidermide, derma e ipoderma.
Con il passare degli anni, la pelle va incontro
ad una serie di modifiche biochimiche, strutturali e fisiologiche che determinano perdita
di consistenza ed elasticità e rendono il suo
aspetto rugoso ed invecchiato. Le radiazioni
UV costituiscono il fattore principale in grado
di attivare e/o accelerare il processo di invecchiamento cutaneo dovuto ad eccessiva
esposizione della pelle alla luce solare e/o a
lampade abbronzanti.
A seconda della lunghezza d’onda, le radiazioni UV si suddividono in UV-A (400-315
nm), UV-B (315-280 nm) e UV-C (280-210
nm). La profondità di penetrazione delle
radiazioni UV, pur dipendendo dalle caratteristiche strutturali e dalla pigmentazione (fototipo) della cute, è direttamente proporzionale
alla lunghezza d’onda della radiazione luminosa. Quanto maggiore è la lunghezza d'onda, tanto più profonda risulta la capacità di
penetrazione negli strati cutanei 1. La pericolosità delle radiazioni e, di conseguenza, il
1 Chemical Engineer, Researcher, Lecce, Italy
2 Scientific Writer, Milan, Italy
3 Medical Doctor, Patologist, Milan, Italy
danno che esse arrecano alle strutture biologiche dipende, invece, dall’energia ad esse
associata che è inversamente proporzionale
alla lunghezza d’onda. Le radiazioni UV-A,
pur essendo meno energetiche rispetto alle
UV-B e UV-C, sono quelle con maggiore lunghezza d’onda e penetrano, perciò, in profondità nel derma alterando e danneggiando le
cellule che producono le fibre di collagene,
l’elastina ed i capillari. Esse sono considerate
le principali responsabili dell’invecchiamento
cutaneo foto-indotto (photo-aging) 2. Pur
avendo un potere di penetrazione inferiore,
le radiazioni UV-B possono provocare, a livello cellulare, mutazioni del DNA e indurre
tumori cutanei (melanomi); esse inoltre danneggiano il sistema immunitario della pelle.
Le radiazioni UV-C sono le più energetiche
dello spettro, quindi potenzialmente molto
pericolose per la salute umana, ma vengono
in massima parte assorbite nell'alta atmosfera dalle molecole di ossigeno e di ozono.
Studi effettuati in vitro e in vivo dimostrano
che anche le radiazioni infrarosse possono
svolgere un ruolo nel photo-aging 3.
Uno dei meccanismi con cui le radiazioni UV
accelerano i fenomeni di invecchiamento cutaneo è dovuto alla formazione di radicali liberi
dell’ossigeno estremamente reattivi (Reactive
Oxygen Species - ROS) quali l’anione superossido (O2-) e l’ossigeno allo stato di singoletto
(1O2), che inducono reazioni a catena di ossidazione delle molecole biologiche in grado di
causare mutazioni genetiche, alterazioni nella
risposta immunitaria, eventi infiammatori e
apoptosi. I danni causati dalla foto-ossidazione riguardano la componente lipidica, le proteine ed il DNA. I processi di foto-ossidazione
inducono eritemi, invecchiamento prematuro e
insorgenza di tumori della pelle 4-6.
L’invecchiamento della pelle è, in termini
generici, un processo di atrofia tissutale du-
Volume 13, n. 2, 2010
52
rante il quale lo spessore dello strato corneo
varia molto poco mentre quello del derma si
riduce significativamente. Il numero di melanociti e di cellule di Langerhans si riduce gradualmente, contemporaneamente ai tre componenti primari del tessuto connettivale dermico (glicosaminoglicani, elastina e collagene). La distruzione delle fibre di elastina (pari
al 2-4% del volume totale del derma di un
adulto), ha inizio intorno ai trent’anni e
determina una progressiva diminuzione dell'elasticità cutanea.
Parallelamente alla riduzione dell’elastina,
col procedere dell’età la pelle è interessata
da una riduzione massiva del collagene (pari
al 70-80% del peso secco del derma) che
comporta una progressiva riduzione della
compattezza e dello spessore del derma, in
misura di circa il 6% per decade di vita.
Nutrizione e salute
della pelle
La profilassi del danno foto-ossidativo
prevede la riduzione dell'esposizione alle
radiazioni UV. Tuttavia un’adeguata e corretta alimentazione rappresenta un fattore fondamentale per il mantenimento della funzionalità e della salute della pelle e per combattere i danni foto-indotti. Una dieta arricchita
in specifici componenti può essere equiparata ad un vero e proprio intervento terapeutico7. Gli acidi grassi polinsaturi ω-3 di cui
sono ricchi gli oli di pesce e di alcuni vegetali sono comunemente utilizzati nel trattamento sintomatico della psoriasi e delle
malattie infiammatorie della pelle8. Una dieta
equilibrata che apporti sufficienti quantità di
proteine, lipidi, carboidrati, vitamine e minerali è importante per la rapida guarigione
delle ferite cutanee.
Gli effetti di una dieta ricca in antiossidanti
(vitamina C ed E) e minerali (Se, Mn, Cu e Zn)
sulla foto-protezione della pelle sono stati
ampiamente studiati8-12. La vitamina C e la
vitamina E (soprattutto nella forma di a-tocoferolo) hanno dimostrato una efficace azione
antiossidante e protettiva nei confronti dei
danni indotti dall’esposizione a radiazioni UV
sia attraverso applicazioni topiche che sistemiche11, 12. La supplementazione con sali
minerali, allo stesso modo, ha sortito effetti
positivi sulla salute della pelle probabilmente
perché alcuni di essi costituiscono il sito reattivo di enzimi quali la superossido dismutasi,
la glutatione perossidasi e la catalasi capaci
di detossificare le ROS. Carenze di zinco sembrano essere correlate all’insorgenza di alcuni tipi di acne. Dati di letteratura hanno evidenziato che anche altri composti dotati di
attività antiossidante quali i carotenoidi, in
particolare licopene e ß-carotene, hanno un
importante effetto di protezione sulla pelle.
prevenendo, attraverso vari meccanismi d’azione, la formazione delle ROS13, 14.
Carotenoidi
e protezione della pelle
I carotenoidi sono stati utilizzati da
diversi decenni per via sistemica come
micronutrienti per la foto-protezione della
pelle. Si sono rivelati particolarmente utili
nel trattamento delle porfirie cutanee (formazione cronica di vesciche nella cute esposta alla luce solare) e, su individui sani, nella
prevenzione dai danni dovuti all'eccessiva
esposizione al sole (eritemi solari)15.
L’uso di carotenoidi per la prevenzione del
danno foto-ossidativo è stato studiato in
vitro e in vivo anche mediante l’uso di marcatori biologici di alterazioni molecolari a
livello di DNA (basi ossidate del DNA, dimeri
di timina, ecc.). Alcuni studi sperimentali
condotti su animali e cellule in coltura hanno
suggerito l’efficacia dell’uso di carotenoidi
nella prevenzione di tumori cutanei16, tuttavia ciò non ha ancora trovato conferma in
studi clinici epidemiologici17, 18.
ß-carotene e fotoprotezione
Il ß-carotene è il carotenoide più
comunemente usato come ingrediente nella
formulazione di integratori alimentari per il
benessere della pelle. Nonostante siano stati
effettuati numerosi studi per valutare gli
effetti protettivi della somministrazione per
via sistemica a volontari sani di ß-carotene
nei confronti del danno foto-ossidativo, i
risultati ottenuti hanno portato a conclusioni
contraddittorie. Un moderato effetto fotoprotettivo del ß-carotene sull’eritema solare
indotto da radiazioni UV è stato evidenziato
in numerosi casi in dipendenza della dose
somministrata (> 20 mg/die) e delle durata
del trattamento (almeno 10 settimane)19-21.
Volume 13, n. 2, 2010
53
Periodi di somministrazione ridotti (3-8 settimane) non hanno invece determinato alcun
effetto significativo22, 23.
La somministrazione di ß-carotene per diversi
anni in dosi di 20-30 mg/die, da solo o in
associazione con a-tocoferolo o retinolo, sembra correlare positivamente con una maggiore incidenza di cancro ai polmoni (+20%) in
soggetti ad alto rischio di contrarre tale malattia, sollevando perplessità in merito alla sicurezza dell’utilizzo di ß-carotene in dosi così
elevate, per periodi prolungati24.
La somministrazione per un periodo di 12
settimane di una miscela costituita da ßcarotene, luteina e licopene (8 mg/die di
ognuno) ha mostrato una efficacia nel contrastare il danno foto-ossidativo paragonabile a quella di dosi elevate di ß-carotene (24
mg/die) somministrate per un uguale periodo di tempo25. Effetti protettivi soddisfacenti nei confronti degli eritemi solari sono stati
ottenuti anche utilizzando una miscela di ßcarotene e licopene (6 mg/die di ognuno)
con l'aggiunta di 10 mg di a-tocoferolo e 75
μg di selenio già dopo un periodo di 7 settimane26.
Licopene
Il licopene è il principale responsabile
della colorazione rossa del pomodoro maturo e dei prodotti da esso derivati (salse,
sughi, concentrati, etc.). Il contenuto di licopene nelle bacche di pomodoro dipende
dalla varietà e dal grado di maturazione.
Pomodori maturi possono contenere da 30 a
oltre 100 mg di licopene per kg di prodotto
fresco.
Da un punto di vista chimico, il licopene è un
carotenoide aciclico lineare caratterizzato da
11 doppi legami coniugati. In natura si trova
in forma isomerica trans, tuttavia, in seguito
al processing industriale del pomodoro, il
licopene può modificare la sua conformazione spaziale formando isomeri cis.
Il licopene è il carotenoide maggiormente
presente nell’organismo umano, seguito da
ß-carotene, luteina e zeaxantina27.
L’organismo umano non è in grado di sintetizzare il licopene e pertanto esso può essere assunto solo tramite la dieta. Oltre l'80%
del licopene presente nel corpo umano deriva da consumo di pomodoro o di prodotti da
esso derivati28. A differenza del ß-carotene ,
una volta assunto dall’organismo il licopene
non viene convertito in vitamina A ed espli-
ca le sue attività benefiche con meccanismi
completamente diversi. Sia nel plasma che
nei tessuti (fegato, nei testicoli, nelle ghiandole surrenali, nella prostata e nella pelle) il
licopene è presente principalmente in forma
cis; in alcuni (prostata e testicoli) gli isomeri
cis rappresentano oltre l’80% del licopene
presente29, 30.
Il licopene proveniente dal consumo di
pomodoro fresco o dal succo di pomodoro
ha una bassa bio-disponibilità; passate e
concentrati di pomodoro sono invece caratterizzati da una maggiore bio-disponibilità
conseguenza diretta del processing che comporta la triturazione dei tessuti e trattamenti
termici che aumentano il rapporto tra gli isomeri cis/trans29, 31-36.
La bio-disponibilità del licopene è fortemente influenzata da diversi fattori tra cui la
conformazione isomerica (gli isomeri cis
sono più bio-disponibili rispetto al trans), lo
stato fisico (grado di cristallinità e dimensione dei cristalli di licopene) e la concomitante
assunzione di lipidi nella dieta. I lipidi, infatti, favoriscono la solubilizzazione del licopene durante la digestione, il suo l’assorbimento a livello della mucosa intestinale (disciolto
nei chilomicroni) e il trasporto ai tessuti
attraverso il circolo sanguigno35.
In vitro, il licopene è risultato il carotenoide
più efficiente nel detossificare l’ossigeno singoletto37. Il licopene ha mostrato anche considerevoli proprietà antiossidanti in vivo
risultando più efficace del ß-carotene e della
luteina38. La somministrazione di licopene
con la dieta incrementa la sua concentrazione nel plasma ed il potenziale antiossidante
totale dell’organismo.
Oltre all’attività antiossidante, al licopene
sono state attribuite altre proprietà salutari
che possono essere rilevanti in un contesto
di prevenzione di un gran numero di patologie (malattie cardio-vascolari, ipertensione,
tumore della prostata, osteoporosi, infertilità
maschile, ecc.) i cui meccanismi molecolari
meritano uno studio molto approfondito39.
Per le sue proprietà chimiche e biologiche, il
licopene è considerato un ottimo ingrediente
nella formulazione di integratori alimentari
specifici per la prevenzione dei danni fotoossidativi e per il benessere cutaneo.
Licopene e fotoprotezione
Studi su colture cellulari ed animali
hanno dimostrato che il licopene previene il
Volume 13, n. 2, 2010
54
danno foto-ossidativo. In fibroblasti umani
esposti a radiazioni UV-A o UV-B, la formazione di malondialdeide, un marker biologico
della perossidazione lipidica, è ridotta significativamente in presenza di licopene ed altri
carotenoidi40, 41. La presenza contemporanea di a-tocoferolo aumenta la stabilità del
licopene nelle colture cellulari. Per uso topico, il licopene è risultato efficace nella prevenzione dei danni foto-ossidativi causati da
radiazioni UV-B42.
La maggior parte degli studi sull’uomo per la
valutazione degli effetti di foto-protezione del
licopene sono stati condotti utilizzando derivati del pomodoro. Molto scarsi sono, invece,
gli studi che hanno fatto uso di integratori alimentari43-45. La somministrazione di succo di
carota ottenuto dalla varietà Nutrired particolarmente ricca in licopene (10 mg di licopene
e 5,1 mg di ß-carotene /die per 12 settimane)
o di un concentrato di pomodoro addizionato
di olio d’oliva (16 mg di licopene/die per 10
settimane) a un campione di volontari sani ha
determinato un aumento dei livelli di carotenoidi nel plasma di 1,5-2 volte superiore
rispetto ai livelli fisiologici e un pronunciato
effetto foto-protettivo44, 45. La sensibilità individuale verso le radiazioni UV è stata valutata
utilizzando come parametro la soglia MED
(Minimal Erythema Dose), ovvero la più bassa
dose di radiazioni UV in grado di determinare
l’insorgenza di un eritema rilevabile 24 ore
dopo l'esposizione. Nel corso di ciascun trattamento, ad intervalli di tempo predefiniti,
ogni volontario è stato sottoposto a valutazione del valore MED e del livello di licopene e
altri carotenoidi nel plasma e nella pelle.
L’effetto foto-protettivo stimato è risultato leggermente superiore nei soggetti che avevano
assunto succo di carota arricchito in licopene
(+45% di soglia MED rispetto al valore base
misurato prima del trattamento) che in quelli
che consumavano concentrato di pomodoro
(+40%). Tali variazioni sono state ricondotte a
differenze di dosaggio e biodisponibilità del
licopene ottenuto da fonti diverse.
Recentemente, mediante la stessa strategia
sperimentale, è stata messa a confronto la
capacità di prevenire o ridurre l’insorgenza
di eritemi solari da parte di tre diversi integratori alimentari contenenti licopene. In
particolare è stato testato l’effetto su campioni di volontari sani della somministrazione giornaliera di: a) due capsule di un integratore contenente licopene estratto da
pomodoro mediante l’uso di solventi organici (licopene naturale) corrispondenti ad una
dose totale di 9,8 mg di licopene e 0.4 mg di
ß-carotene die; b) 2 x 250 ml di una bevanda
arricchita in licopene naturale corrispondenti ad una dose totale di 8,1 mg di licopene e
0.4 mg di ß-carotene die; c) due compresse
al giorno di un integratore alimentare contenente licopene sintetico (10,2 mg licopene/die in totale)46. Dopo 4 settimane di somministrazione, i livelli di licopene nel plasma
risultavano aumentati da tutti e tre i trattamenti sino a valori compresi tra 0,55 e 0,84
nmol/ml, circa 2 volte superiori a quelli fisiologici. Un ulteriore graduale aumento del
livello di licopene nel plasma è stato messo
in evidenza tra le 4 e le 12 settimane. Anche
l’incremento del livello dei carotenoidi nella
pelle è stato indotto da tutti e tre i trattamenti, ma in misura nettamente inferiore a quello verificatosi nel sangue aumentando di
circa 1,2-1,4 volte rispetto al valore di base.
Entrambe i trattamenti con licopene naturale
(integratore alimentare e bevanda arricchita)
aumentavano, sebbene in misura diversa, la
soglia MED in modo statisticamente significativo dopo 12 settimane dall’inizio della
sperimentazione. La somministrazione dell’integratore alimentare contenente licopene
sintetico, al contrario, non ha mostrato effetti significativi. Questa differenza è stata attribuita alla presenza nei trattamenti a base di
licopene naturale, oltre che del licopene, di
altri carotenoidi (ß-carotene, fitofluene, fitoene, ecc.) e molecole bio-attive co-estratte dal
pomodoro che potrebbero contribuire sinergicamente ai processi di foto-protezione. Tali
composti risultano ovviamente assenti nei
prodotti contenenti licopene sintetico.
I risultati di questi studi concordano nel
dimostrare che l’assunzione per via sistemica di prodotti ricchi in licopene, in associazione ad altri componenti naturalmente presenti nel pomodoro, migliora l’effetto di fotoprotezione della pelle nei confronti dell’esposizione a radiazioni UV.
Carotenoidi, struttura e consistenza
della pelle
È noto che l’alimentazione e l’assunzione di integratori specifici possa influenzare positivamente numerose caratteristiche
strutturali e fisiologiche della pelle quali densità, consistenza, colore, idratazione, ecc.8
Tuttavia, gli studi relativi gli effetti dell’as-
Volume 13, n. 2, 2010
55
sunzione di carotenoidi sull’aspetto estetico
della pelle sono molto limitati.
Recentemente, tramite l’uso di ultrasuoni per
la misurazione della densità e dello spessore
della pelle (B-Scan), è stato dimostrato che la
somministrazione sistemica di una miscela
di antiossidanti a base di licopene (6
mg/die), ß-carotene (4,8 mg/die), a-tocoferolo (10 mg/die) e selenio (75 µg/die) influenza significativamente tali parametri strutturali47. Rispetto ai valori di partenza, dopo 12
settimane di somministrazione, la densità
della pelle è risultata aumentata di circa il 7%
e lo spessore di circa il 15%. Inoltre i parametri di superficie cutanea “ruvidità” e “squamosità”, determinati utilizzando il metodo SELS
(Surface Evaluation of Living Skin), sono
risultati ridotti di circa il 30% e il 45%, rispettivamente. Al contrario i paramentri “levigatezza” e “rugosità” non sono stati influenzati
dal trattamento. Questi effetti positivi sono
accompagnati da un contemporaneo aumento dei livelli di licopene e ß-carotene nel plasma ma non dell’a-tocoferolo.
Recentemente è stata, inoltre, evidenziata
una stretta correlazione tra alti livelli di licopene nel plasma e bassi livelli di rugosità
della pelle48.
La somministrazione di
una miscela di antiossidanti migliora, quindi, la
Schema dei tre
struttura e la fisiologia
della pelle apportando
miglioramenti significativi
all’aspetto estetico. Non è
chiaro quale dei composti
della miscela fornisca il
maggiore contributo e
quali siano i meccanismi
alla base di questi miglioramenti.
Sicuramente un aspetto
fondamentale è l’attività
antiossidante e la particolare efficacia nel detossificare le ROS che caratterizza tutti i carotenoidi
e il licopene in particolare. La difesa contro le
ROS potrebbe contribuire
alla salute della pelle,
migliorando le funzioni
cellulari anche tramite
meccanismi diversi da
quelli antiossidanti.
Produzione di licopene
Il licopene attualmente in commercio
ed utilizzato per la preparazione di integratori alimentari o altri preparati può essere
prodotto per sintesi chimica (licopene sintetico) o estratto dai vegetali che lo producono
e lo accumulano naturalmente (Licopene
Naturale) (Figura 1).
Il licopene sintetico viene prodotto a partire
da materie prime sintetiche disciolte in solventi organici. Il processo comunemente utilizzato (processo di Witting) è lungo e complesso e prevede, nelle fasi finali, la condensazione di due prodotti intermedi (il fosfonmetanosolfonato, un ilide del fosforo e la
C10-dialdeide), disciolti in toluene in presenza di sodio metilossido, a formare cristalli di
licopene grezzo che vengono successivamente purificati tramite filtrazione e ricristallizzazione.
I cristalli di licopene ottenuti sono di grandi
dimensioni, forma regolare e privi di impurità. Nel prodotto di finale il licopene è molto
concentrato (90-95% in peso), si degrada con
facilità e presenta problemi di bassa biodi-
Figura 1.
diversi metodi di produzione del licopene.
Volume 13, n. 2, 2010
56
sponibilità. È infatti noto che, a parità di altre
condizioni, la biodisponibilità del licopene
aumenta al diminuire delle dimensioni dei cristalli. Studi scientifici hanno dimostrato che,
a parità di altre condizioni, riducendo le
dimensioni dei cristalli di licopene da 5 µm a
0,5 µm la bio-disponibilità del licopene
aumenta del 30%.49 Gli integratori alimentari a base di licopene sintetico sono ottenuti
diluendo il prodotto di sintesi sino a concentrazioni variabili tra l’1% e il 10% in peso con
lipidi e aggiungendo conservanti ed altri
composti chimici esogeni. Il licopene sintetico può contenere residui dei solventi organici utilizzati durante il processo produttivo ed
altre impurità (materie prime non reagite,
intermedi di reazione, prodotti secondari)
potenzialmente tossiche anche a bassissime
concentrazioni. La C25-aldehyde (apo-12’licopenale) è un prodotto secondario che si
forma durante il processo di produzione del
licopene sintetico. La tossicità di questo composto è molto elevata e pertanto la sua concentrazione deve essere ridotta al minimo
attraverso processi di purificazione per salvaguardare la qualità e la sicurezza del prodotto finito. L’estrazione del licopene da bacche
di pomodoro mature può essere effettuata
con un processo tradizionale che fa uso di
solventi organici tossici per la salute umana e
nocivi per l’ambiente (licopene naturale)
oppure un processo innovativo che utilizza
anidride carbonica supercritica come unico
solvente estrattivo (licopene biologico).
Il licopene naturale viene estratto dal pomodoro fresco o dagli scarti di lavorazione dell’industria del pomodoro (buccette) mediante
l’uso di solventi chimici organici (cloroformio, esano, ecc.) da cui poi viene separato
per cristallizzazione (Figura 2).
L’estrazione non è selettiva e porta in soluzione, oltre al licopene, anche quantità consistenti di altre sostanze lipofile presenti nel
pomodoro (ß-carotene , luteina, zeaxantina,
astaxantina, fitoene, fitofluene, tocoferoli e
tocotrienoli, steroli vegetali, amminoacidi
aromatici ed acidi grassi polinsaturi).
Le sostanze co-estratte con il licopene e presenti nelle acque madri di cristallizzazione in
parte co-precipitano e restando incluse nei
cristalli di licopene come impurità. Tali impurità sono di origine vegetale e, fondamentalmente, non risultano tossiche per l’organismo umano, anzi sembrano agire sinergicamente con il licopene potenziando l’attività
antiossidante dell’estratto. Inoltre, esse determinano la formazione di cristalli più piccoli e meno regolari rispetto a quelli del licopene sintetico con conseguente miglioramento della sua bio-disponibilità. La presenza di impurità determina, tuttavia, un incremento della tossicità del licopene naturale in
quanto, proporzionalmente alla loro quantità, nei cristalli di licopene vengono ad essere adsorbiti/trattenuti residui dei solventi
utilizzati per l’estrazione ed altri contaminanti (pesticidi, diossina, metalli pesanti,
ecc.) eventualmente presenti nel pomodoro
fresco.
Quest’ultimo problema, particolarmente sentito quando si usano gli scarti di lavorazione
(i pesticidi ed i contaminanti si concentrano
nelle buccette), è dovuto al fatto che per l’estrazione del licopene naturale possono
essere utilizzate bacche di pomodoro non
soggette a particolari restrizioni e/o vincoli
produttivi. Possono pertanto essere usate
varietà di pomodoro geneticamente modificate (OGM) e pomodori contenenti residui di
pesticidi e metalli pesanti fuori dai limiti consentiti per il consumo alimentare. Il licopene
naturale può essere “purificato” e reso meno
tossico mediante ricristallizzazione con conseguente perdita di resa e di gran parte dei
vantaggi delle sinergie dovute alle sostanze
co-estratte. Anche in questo caso il licopene
nel prodotto finito è estremamente concentrato (circa 60% in peso) e deve essere diluito con lipidi per la formulazione di integratori alimentari.
Il licopene biologico, al contrario, si ottiene
attraverso estrazione con anidride carbonica
in condizioni supercritiche50, 51 a partire da
una matrice liofilizzata di pomodoro preparata da bacche mature coltivate con metodi biologici che escludono l’uso di varietà geneticamente modificate e di prodotti chimici di sintesi (concimi, antiparassitari, pesticidi) e
adottano strategie di lotta biologica contro le
malattie vegetali, secondo quanto stabilito
dal regolamento CEE 2092/91. L’assenza di
solventi organici tossico-nocivi nel processo
di estrazione esclude la possibilità di contaminazioni nel prodotto finito. Per tali ragioni,
l’estratto risulta naturale al 100% e completamente privo di residui di solventi organici e/o
di altre sostanze chimiche tossico-nocive.
La produzione di licopene biologico è frutto
della collaborazione tra una azienda privata
del sud Italia (Pierre Srl - Galatina, Lecce) e
Volume 13, n. 2, 2010
57
Figura 2.
Separazione soluto-solvente: processo con solventi chimici tradizionali e con CO2 supercritica.
Processo tradizionale con solventi organici
Separazione licopene-solvente
Processo innovativo con CO2 supercritica
Separazione licopene-solvente
Cristallizzazione
Separazione diretta
Lenta sovrassaturazione della
soluzione (variazione di temp.)
Istantanea riduzione della solubilità
(variaz. di pressione) e precipitazione
Processo di nucleazione e formazioni
di cristalli di licopene
NO processo di nucleazione
NO sovrassaturazione
NO formazione cristalli
Accrescimento cristallino
± veloce
Mantenimento delle condizioni
di sovrassaturazione
Accrescimento dei cristalli licopene
e parz. esaurimento della soluzione
Separazione licopene (crist./amorfo)
dalla soluzione per centrifugazione
Processo di separazione lento
e regolabile (durata > 24 h)
Prodotto con struttura cristallina e/o amorfa.
Presenza di impurità tossiche inglobate e/o adsorbite sui cristalli di licopene. Prodotto con basse
caratteristiche di biodisponibilità.
Precipitazione immediata e
totale esaurimento della soluzione
Processo di separazione istantaneo
(durata frazione di secondo)
Soluzione sovra-satura di licopene in olio vegetale,
priva di impurità tossiche e con ottime caratteristiche
di bio-disponibilità.
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58
partner pubblici quali l’Università del Salento
(Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali - Di.S.Te.B.A. - Laboratori di Botanica e Biologia Cellulare dei
Vegetali; Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione - Laboratorio di Chimica Generale
ed Inorganica) il CNR-ISPA - Istituti di Bari e
Lecce e con il contributo fondamentale del
Ministero della Ricerca Italiana (MIUR) (Progetto 7885/55 PAR 2001).
Come il licopene naturale, quello biologico,
contiene altri carotenoidi e molecole bioattive presenti naturalmente nel pomodoro che
concorrono sinergicamente agli effetti benefici del licopene e ne aumentano stabilità e
bio-disponibilità52.
Queste sostanze, presenti anche in quantità
superiori a quella del licopene, conservano le
loro caratteristiche biochimiche e la loro attività biologica nell’estratto. Pertanto è plausibile che il licopene biologico abbia una attività antiossidante superiore rispetto ad una
soluzione di licopene sintetico o naturale di
pari concentrazione.
Il licopene biologico presenta la massima
predisposizione al processo di assimilazione
poiché non è presente in forma cristallina ma
come soluzione sovra-satura di licopene in
un olio vegetale ricco di acidi grassi insaturi
(oleoresina) (Figura 3). Questa caratteristica
è strettamente connessa con la tecnologia di
produzione. Infatti l'estrazione del licopene
dal pomodoro con CO2 supercritica è favorita dalla presenza di sostanze lipidiche (pro-
Figura 3.
Oleoresina estratta mediante CO2 supercritica
(licopene biologico).
venienti dalle matrici di estrazione stesse); le
sostanze lipidiche, durante la separazione
della fase solida da quella supercritica, impediscono al licopene di aggregarsi in strutture
cristalline dando origine ad un prodotto in
cui il licopene è intimamente ed uniformemente circondato da sostanze lipidiche ed
altri composti di co-estrazione. I lipidi, inoltre, favoriscono la formazione delle micelle/emulsioni attraverso cui i carotenoidi
sono assorbiti dagli enterociti e veicolati ai
tessuti attraverso il flusso ematico. Studi
scientifici dimostrano inoltre che, a parità di
altre condizioni, la biodisponibilità del licopene è significativamente più elevata se
assunto in presenza di ß-carotene e lipidi
vegetali53. La biodisponibilità del licopene
biologico è ulteriormente aumentata dalla
presenza di una maggiore quantità di isomeri cis rispetto agli altri tipi di licopene.
Conclusioni
La somministrazione per via sistemica
di opportuni nutrienti risulta ottimale per la
cura e la salute della pelle. Integratori alimentari contenenti opportune quantità di
licopene assieme ad altri antiossidanti naturali estratti dal pomodoro sono utili per la
protezione della pelle da una eccessiva esposizione alle radiazioni UV e contribuiscono a
migliorarne significativamente struttura ed
aspetto estetico. L’efficacia del trattamento
dipende dalla dose di licopene assunta giornalmente, dalla sua bio-disponibilità, dalla
contemporanea presenza di altre molecole
bio-attive e lipidi e dal tempo di somministrazione. Diete ricche in derivati del pomodoro e trattamenti con integratori a base di
licopene naturale protratti per periodi di
durata superiore alle 10-12 settimane hanno
mostrato una riduzione significativa del
danno foto-indotto e un aumento del 7% e
del 15%, rispettivamente, della densità e
dello spessore della pelle.
Il licopene sembra anche contribuire alla
riduzione delle rughe ed a rendere la pelle
meno ruvida.
Attualmente sul mercato è presente un licopene estratto da pomodoro biologico (NO
varietà OGM e/o pesticidi) con anidride carbonica supercritica. Il licopene biologico è
naturale al 100%, privo di residui di solventi
chimici e di tossicità e presenta ottime carat-
Volume 13, n. 2, 2010
59
teristiche di biodisponibilità. Il licopene biologico costituisce una nuova materia prima
fondamentale per la preparazione di integratori alimentari d’eccellenza anche mirati al
benessere e alla salute della pelle.
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Per informazioni sul prodotto contattare:
[email protected]
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Tratto da Journal Ecologic Dermatology 2010; 3:7.
Volume 13, n. 2, 2010
63
Proprietà antiossidanti e fotoimmunoprotettive di un estratto standardizzato
di Polypodium Leucotomos
Piergiacomo Calzavara Pinton
Introduzione
Esposizioni eccessive al sole possono
causare ustioni solari di gravità proporzionale
alla dose ultravioletta (UV) ricevuta ed al proprio fototipo. Questo è un effetto ampiamente
prevedibile (sulla base dello spettro d’ azione
della risposta eritemigena) e misurabile clinicamente e pertanto è diventato il parametro della
efficacia dei prodotti antisolari. Tuttavia l’SPF o
fattore di protezione solare misura solamente
l’efficacia contro la comparsa di scottature ma
non ci dice di per sé molto sulla capacità di
difesa dagli altri effetti collaterali dannosi delle
esposizioni UV. Questi sono usualmente classificati come “a breve termine” perché compaiono dopo un intervallo di ore o pochi giorni dall’esposizione e “a lungo termine” (definizione
di gran lunga preferibile a quella di “cronici”)
perché si evidenziano dopo mesi o anni. Tra i
primi assumono un ruolo rilevante e crescente
non solo lo scatenamento di fotodermatosi,
quali le frequenti lucite estivale benigna e eruzione polimorfa solare e le più rare orticaria
solare e reticuloide attinico, ma anche il peggioramento di dermatosi infiammatorie, come
l’acne rosacea, o di manifestazioni cutanee di
connettiviti sistemiche. Il più noto e pericoloso
degli effetti avversi a lungo termine è la comparsa di tumori cutanei. Alcuni di questi, come
cheratosi attiniche e epiteliomi spinocellulari,
sono dovuti ad un accumulo di danni dovuti ad
esposizioni frequenti e prolungate per motivi
professionali o solamente estetici, perlopiù
motivati dal fascino dell’abbronzatura costante e intensa. La loro incidenza è crescente
anche per l’effetto dell’aumento progressivo
dell’età media. Altri, carcinomi basocellulari e
melanoma maligno, sono dovuti a ripetuti episodi di ustioni solari, particolarmente se avve-
Divisione di Dermatologia,
Università degli Studi, Brescia
nuti in età infantile/adolescenziale. Queste
sono indubbiamente favorite dal cambiamento
delle modalità di esposizione solare (esposizioni intermittenti, brevi e intense) tipiche
delle nostre vacanze. Le esposizioni UV, con
qualunque modalità avvengano possono portare a quell’insieme di manifestazioni cliniche,
come rughe, pigmentazioni irregolari con efelidi, lentigo solare, teleangiectasie e cute diffusamente secca, lassa e grigiastra, note come
fotoinvecchiamento.
Polypodium Leucotomos
Polypodium Leucotomos (PL) è una felce
della famiglia delle Polypodiaceae ed è originario del Centro America. Le foglie sono 30-150
cm di lunghezza e 10-40 cm di larghezza.
Come per tutte le piante filogeneticamente più
antiche adattate all’ecosistema terrestre equatoriale e tropicale evolvendo da piante acquatiche, il rizoma è particolarmente ricco (3-10%)
di composti fenolici, principalmente cinnamati
e benzoati. Questi agiscono non solo come
antiossidanti ma anche come filtri interni per
assorbire gli UV. Altri componenti dell’estratto
sono monosaccaridi, principalmente fruttosio,
mannosio e glucosio, e acidi del ciclo di Krebs
e esteri degli acidi fenolici.
PL è un integratore registrato per la vendita
sia in Europa che negli Stati Uniti. Non è stata
dimostrata alcuna tossicità su linee cellulari
umane e murine di cheratinociti, fibroblasti e
melanociti. La DL50 nel ratto è superiore a 2
gr/kg di peso corporeo. Nell’uomo, il suo
estratto non ha mostrato tossicità né dopo
applicazione locale né dopo somministrazione sistemica.
Tuttavia, la farmacocinetica di assorbimento
e distribuzione tissutale e il metabolismo di
Volume 13, n. 2, 2010
64
PL non sono completamente conosciuti. Il
fatto che si abbia un incremento del beneficio dopo somministrazioni ripetute per via
orale di PL suggerisce un effetto cumulativo
di breve durata.
L’ estratto di PL è stato utilizzato ampiamente
nella medicina tradizionale del Centro e Sud
America per il trattamento di differenti processi infiammatori, cutanei e non, e neoplastici.
Polypodium Leucotomos nella profilassi
dei danni ossidativi e anaerobi cellulari
PL ha dimostrato in vitro un’attivita
neutralizzante selettiva dell’ossigeno singoletto e delle specie reattive dell'ossigeno, in
particolare dell’anione superossido: rispettivamente il 15-20% in confronto a nitrato di
sodio e 40-55% in confronto a superossido
dismutasi considerati come standard di riferimento in culture di numerose popolazioni
cellulari tra cui cheratinociti, fibroblasti,
linfocti e macrofagi. L’attività inibitrice la formazione di radicali idrossili e della perossidazione di membrane è del medesimo ordine di grandezza, rispettivamente, dell’acido
ascorbico e della superossido dismutasi.
PL è in grado di inibire la formazione di
danni ossidativi del DNA e la perossidazione
dei lipidi di membrana dei cheratinociti, dei
linfociti e delle diverse popolazioni cellulari
del derma. È inoltre in grado di ridurre la formazione anaerobia di dimeri della timina
dopo esposizione UVB. Lavori di ricerca eseguiti in vivo sull'uomo hanno dimostrato che
PL è la prima sostanza di origine naturale in
grado di inibire sensibilmente la fototossicità
di PUVA (psoraleni + UVA) anche dopo una
singola somministrazione orale.
Polypodium Leucotomos
e fotoprotezione
In studi di sopravvivenza cellulare su
colture di fibroblasti e di cheratinociti, PL si
è dimostrato molto più efficace (50-100%)
dell’acido ascorbico e N-Acetilcisteina. PL ha
inoltre permesso di mantenere l’integrità del
citoscheletro e la funzionalità delle cellule
irradiate. La produzione di PG2a è ridotta del
90% e quella di IL-1 e di TNF-a del 50%. Al
contrario la produzione di collagenasi MMP1 (enzima di importanza cruciale nei processi di fotoinvecchiamento) da fibroblasti irradiati è ridotta dell’80%. Infine EPL ha dimostrato in vitro una riduzione del 17% della
isomerizzazione dell’acido urocanico.
Allo stato attuale PL è l’unico antiossidante
con attività fotoprotettrice nell’uomo. Il fattore di protezione dopo esposizione UVB
dopo una singola somministrazione orale di
PL è circa 3 e l’attività fotoprotettrice deriva
sia dalla capacità dei composti fenolici di
assorbire l’UV sia dall’attività antiossidante. È
stato dimostrato che su cute esposta a 3
MED di UVB il danno delle cellule epidermiche (degenerazione vacuolare, iperplasia epidermica e formazione di cellule "sunburn") e
del DNA (sotto forma di dimeri pirimidinici)
sono significativamente ridotti sia nell’animale da esperimento che nell’uomo.
Dati preliminari paiono infine provare che ad
un aumento della soglia eritemigena, non
corrisponderebbe tuttavia una riduzione
della reazione melanogenetica.
PL si è anche dimostrato in grado di ridurre
la fototossicità cutanea indotta da PUVA che
è caratteristicamente dovuto alla formazione
di diaddotti psoralene-DNA in ambiente
anaeorbio.
Polypodium Leucotomos
e fotoimmunoprotezione
Nell’uomo, PL è capace di prevenire le
alterazioni morfologiche e la riduzione della
densità numerica delle cellule di Langerhans
causate da una esposizione eritemigena da
simulatore solare. Nei ratti e nell’uomo, PL
mantiene la funzionalità linfocitaria e inibisce la tolleranza immune al Nichel indotta da
esposizioni UVB. La difesa dell’attività di
immunosorveglianza insieme alla riduzione
dei danni cellulari aerobi e anaerobi alle
molecole cellulari, in particolare al DNA,
costituisce indispensabile premessa biologica per sostenere la capacità fotochemioprofilattica di PL contro i tumori cutanei.
Polypodium Leucotomos
e fotoinvecchiamento
Il fotoinvecchiamento è causato da specie reattive di ossigeno generate dall’esposizione UV che depleta e danneggia i sistemi di
difesa antiossidante della cute. In modelli
murini, la somministrazione preventiva di PL
evita la comparsa di cheratinociti atipici e riduce significativamente l’infiltrato mastocitario,
la formazione di nuovi vasi dermici e il grado
di elastosi causati da esposizioni UVB ripetute
A livello clinico ciò si potrebbe riflettere in una
minore formazione di rughe e una minore
atrofia cutanea legati all’esposizione UV.
Volume 13, n. 2, 2010
65
Polypodium Leucotomos nel trattamento
di malattie cutanee infiammatorie
Conclusioni
Lo studio del meccanismo d’ azione del
PL durante gli ultimi anni ha mostrato una
serie di attività immunomodulatorie che giustificano il suo impiego in malattie infiammatorie come la psoriasi e la vitiligine, le sue attività antiossidanti e fotoprotettive sono risultate particolarmente utili per pazienti affetti da
tali dermatosi e trattati con fototerapia di cui
era aumentato significativamente il risultato
terapeutico. PL si è anche dimostrato molto
efficace nella chemioprofilassi delle recidive
di eruzione polimorfa solare.
In conclusione le ricerche finora utilizzate con PL, tanto in vitro che in vivo, permettono di distinguere tre diverse azioni
distinte tuttavia intimamente correlate l’una
all’altra: antiossidante, fotoprotettore (nei
confronti dell’eritema attinico) e fotoimmunoprotettrice. PL presenta proprietà antiossidanti di assoluto interesse, e potenzialità
ancora in gran parte inesplorate, per fotoprotezione, fotoprofilassi e terapia di numerose dermatosi infiammatorie.
Polypodium Leucotomos (PL) slide-show
j
PL è una felce della famiglia delle
Polipodiaceae
Originaria del Centro America
Le foglie sono 30-150 cm di lunghezza
e 10-40 cm di larghezza
L’estratto del rizoma è ricco (3-10%) di
composti fenolici (cinamati, benzoati)
Riduce il danno ossidativo al DNA.
Riduce la mutagenesi UV-indotta.
Incrementa la rimozione di fotoprodotti UV-indotti.
Attiva il gene oncosoppressore p53.
Inibisce l’espressione UV-indotta di Cox-2.
Riduce l’infiammazione.
Protegge linfociti, c. di Langerhans, macrofagi e fibroblasti.
Inibisce l’immunosoppressione secondaria a cis UCA.
DERMATOLOGIA BRESCIA
Zattra. Am J Pathol. 2009
PL attività protrettice
sumacrofagi con effetto
immunoprotettore
e antinfiammatorio
macrofago
TGFb
IL10
INIBIZIONE
MACROFAGICA
Proliferazione
linfociti T
Æ
Antiangiogenesi
Gonzalez S, et al. Anticancer research 2000; 20:1567-1576
Æ
IL-2
INF-g
Attivazione
cheratinociti
Æ
Æ
Æ
Æ
INIBIZIONE RISPOSTE
Th1 MEDIATE
IL-6
TNFa
DERMATOLOGIA BRESCIA
PL attività protettrice su fibroblasti
e cheratinociti con/senza RUV
Migliora l’integrità della membrana
cellulare (rilascio di LDH)
in fibroblasti e cheratinociti.
Inibisce la perossidazione lipidica
in fibroblasti e cheratinociti.
Aumenta l’espressione di elastina
in fibroblasti e cheratinociti.
Inibisce l’espressione di MMP-1
nei fibroblasti.
Inibisce l’attività di promoter
di MMP-1 nei cheratinociti.
)
Treatment of vitiligo with NB NVB and oral PL extract:
a randomized double-blind-placebo-controlled study
50 45 40 35 30 25 20 15 10 50-
Æ
Æ
CL
k
PL
m
PL contrasta i danni biologici UV indotti:
PL
Placebo
Head/neck
Trunk
Arm/Leg
Hands/Feed
DERMATOLOGIA BRESCIA
Middelkamp-Hup MA. JEADV 2007
l
n
PL for Polymorphic Light Eruption prophylaxis
15 -
o
Without PL
With PL
10 Questi effetti
avvengono
senza irradiazione
ma sono più intensi
dopo esposizione
UVA o UVB.
5-
0-
1,00
2,00
3,00
4,00
Never +
Positive reaction after n exposures to UVA
DERMATOLOGIA BRESCIA
Calzavara PG, Tane WA. JAAD in press
DERMATOLOGIA BRESCIA
Volume 13, n. 2, 2010
71
Prevenzione primaria del melanoma:
sole e bambini
Gian Marco Tomassini
Melanoma cutaneo
Il melanoma cutaneo è una neoplasia
Poiché il melanoma nei bambini è raro, accamaligna estremamente aggressiva, che negli
de sovente che le lesioni pigmentate in età
ultimi anni ha mostrato un preoccupante
pediatrica vengano relativamente sottovaluaumento della sua frequenza che le ultime statate, tanto che oltre la metà dei melanomi
tistiche valutano addirittura intorno al 30%.
viene diagnosticato con ritardo.
In Italia si verificano 6000 nuovi casi con
Le cause del preoccupante aumento del melacirca 1000 decessi all’anno.
noma sono da ricercarsi nella sconsiderata
La rarità del melanoma prima della pubertà
esposizione ai raggi ultravioletti (sia quelli
impedisce un‘elaborazione statistica dei dati e
del sole, sia quelli artificiali), nella diminuzioun confronto con il melanoma nell’adulto.
ne dello strato di ozono e nella ridotta capaIl melanoma pediatrico rappresenta circa il 2%
cità di filtro dell’atmosfera per il progressivo
di tutti i melanomi e una frazione comunque
inquinamento.
apprezzabile (1-3%) di tutte le malignità pediaÈ importante ricordare che nei primi 18 anni
triche, con una incidi vita si verifica la
denza in salita del 2,9%
maggior parte dell’eogni anno (dato del
sposizione al sole e
National Cancer Instiche una scottatura
tute). Il tumore colpigrave in giovane età
sce in grande maggioraddoppia i rischi di
ranza soggetti di età
una neoplasia cutanea
superiore ai 15 anni
in età matura
(85%) e meno frequenLa strategia più importemente (15%) i bambitante per combattere
ni in età prepuberale,
questa malattia è la
con una incidenza nelprevenzione primaria,
la seconda decade 8
con campagne d’inforvolte maggiore rispetmazione ed educazioto alla prima: 0,6 per
ne (particolarmente inFigura 1.
milione nei bambini tra
teressanti quelle effetIl melanoma è il tumore maligno che origina dai
0-10 anni e 6,3 per mituate in Australia e
melanociti. Può nascere da pelle sana, da un
lione nei ragazzi tra
negli Stati Uniti e rivolnevo atipico* o da un nevo congenito.
Colpisce più spesso persone di pelle chiara con
11-20 anni. La maggiote soprattutto ai bamnumerosi nevi melanocitari e esposti facilmente
ranza (oltre il 60%) dei
bini), per favorire camalle scottature solari. Esiste anche una predispomelanomi pediatrici inbiamenti radicali nei
sizione genetica allo sviluppo di melanoma.
sorge su un preesicomportamenti indiviPertanto tutti i familiari di un soggetto con melanoma devono sottoporsi a visite di controllo.
stente nevo congenito,
duali ed una diagnosi
mentre i restanti comprecoce, con conse* Neo atipico: forma asimmetrica, bordi irregopaiono su cute appaguenti rapide e corretlari, colore nero o più colori, dimensioni oltre i
5-6 millimetri. Inoltre, essendo un tumore malirentemente sana.
te decisioni terapeutigno, a differenza dei nevi melanocitari si modiche (asportazione chifica rapidamente in queste caratteristiche
rurgica, ricerca del
Coordinatore nazionale
(forma, bordi, colore e dimensioni). gruppo melanoma ADOI
linfonodo sentinella).
Volume 13, n. 2, 2010
72
L’ADOI (Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani) è una
società scientifica, senza fini di lucro. Fondata oltre 50 anni
fa da un gruppo di dermatologi ospedalieri. L’Associazione
ha, tra i fini statutari, la promozione e la ricerca nelle discipline della dermatologia medica, chirurgica ed estetica.
L’ADOI promuove il continuo aggiornamento professionale dei propri associati, elabora
linee guida, e promuove ricerche scientifiche, al fine di garantire il progresso delle suddette discipline nel loro complesso. A tal fine ha attivato numerosi gruppi di studio e di
ricerca che hanno anche l’incarico di definire linee guida diagnostiche e terapeutiche.
Tra gli obiettivi prioritari rientra l’attività di informazione, di sensibilizzazione e di formazione degli specialisti dermatologi, in particolare quelli che esercitano l’attività nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale.
Ormai dovrebbero essere ampiamente note
le buone norme di esposizione al sole, tuttavia non tutti sanno che…
Tabella 1.
MySkinCheck: risultati
dello studio epidemiologico 2009.
Clinicamente
accertate
(n=57)
Sospette da
accertare
(n=78)
Tipo
Cheratosi
Spinocellulare
Basocellulare
Melanoma
Non noto
31
1
18
5
2
12
2
16
45
3
Localizzazione
Capo-collo
Tronco
Arti inferiori
Arti superiori
27
16
5
5
14
38
23
9
dai 300 metri sul livello del mare la
radiazione aumenta del 4-5%;
in acqua, ad un metro di profondità, arriva comunque il 90% dei raggi del sole;
se si indossano indumenti per proteggersi, si devono privilegiare tessuti sintetici
e colorati, che proteggono più di quelli
con fibre naturali (cotone);
prima di esporsi al sole, bisogna evitare
di mettere profumi o deodoranti.
Le ricerche dimostrano che una serie di accortezze prima ricordate e l’uso regolare di un protettore solare in giovane età riduce fini a quasi
l’80 % il numero di alcuni tumori della pelle.
MySkinCheck
MySkinCheck è un progetto dermatologico e di salute pubblica, sviluppato grazie
all’impegno e al supporto tecnico e scientifico di ADOI (Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani) e La Roche-Posay.
Dalla prima edizione svoltasi nel 2009 è
emerso un dato preoccupante: per il 7,8% dei
1.729 soggetti visitati (età media 40 anni;
57,3% femmine) è risultata un’anamnesi
positiva per neoplasia, di cui il 41% accertata e il restante 59% sospetta. Per il 37% dei
casi positivi la neoplasia rilevata è il melanoma (Tabella 1).
L’unica arma per combattere questa malattia
è la diagnosi precoce con conseguenti rapide
e corrette decisioni terapeutiche (asportazio-
ne chirurgica, ricerca del linfonodo sentinella), che danno quasi la certezza di guarigione. Per questo è tanto importante la prevenzione che costituisce l’oggetto della seconda
edizione del progetto MySkinCheck.
L’iniziativa è rivolta a tutta la popolazione, ma
con una particolare attenzione ai bambini.
Il progetto, che sarà attivo 365 giorni l’anno,
si articola in quattro iniziative complementari:
il tour MySkinCheck con analisi gratuite dei
nei nelle principali località balneari della
penisola, nei mesi di maggio e giugno;
il sito www.myskincheck.it, dove trovare consigli utili per la propria salute,
approfondimenti sul tema del melanoma
e strumenti per prepararsi alla visita dal
dermatologo;
il coinvolgimento di 19 strutture ospedaliere che divulgheranno nelle proprie
sale d’attesa l’importanza della preven-
Volume 13, n. 2, 2010
73
zione del melanoma attraverso corner
informativi per un totale di 95 giornate
di sensibilizzazione;
il coinvolgimento di oltre 1.000 farmacie
che si faranno promotrici dell’iniziativa.
Quest’anno, adiacente allo shuttle, sarà allestito uno spazio dedicato ai bambini, dove
anche i più piccini potranno colorare, giocare
e ricevere simpatici gadget.
Ma i bambini saranno soprattutto coinvolti
nelle visite dermatologiche. Le mamme saranno infatti invitate a far visitare dal dermatologo anche i propri bimbi, al fine di sensibilizzarle sull’importanza del monitoraggio dei nei
anche dalla più tenera età, educandole così
alla vera prevenzione.
Il sito myskincheck.it
Il tour MySkinCheck
Uno shuttle moderno e spazioso,
attrezzato per ospitare un paziente e un dermatologo che effettua lo screening dei nei,
toccherà nei week-end tra fine maggio e fine
giugno sei delle più importanti località marittime italiane.
Le regioni coinvolte nel tour sono: Liguria,
Emilia Romagna, Toscana,
Lazio, Puglia, Marche.
Le visite verranno eseguite
nei seguenti orari: dalle
10.00 alle 13.00 e dalle
17.00 alle 22.00.
Dopo lo screening il dermatologo
compilerà
una
“Scheda visita paziente”
dove sarà indicato il livello
di protezione necessario, la
localizzazione e il numero
dei nei del paziente, in
modo che possa tenerli
monitorati e conoscere il
proprio livello di rischio.
Le date e le tappe del tour
MySkinCheck sono indicate
nel sito:
www.myskincheck.it
Sul sito si potranno trovare consigli
utili per la propria salute e ottenere informazioni scientifiche riguardo il tumore della
pelle.
Myskincheck.it permette di scoprire il
proprio livello di rischio (tramite il test
“Qual è il mio livello di rischio?”) e di conoscere alcuni metodi di valutazione utilizzati
in dermatologia per aiutare ad analizzare i
nei del proprio corpo: il metodo ABCDE e il
brutto anatroccolo.
Il metodo ABCDE si riferisce ad alcune caratteristiche fisiche del neo come: Asimmetria,
Bordo/contorno, Colore, Diametro ed Evoluzione.
Nello stesso soggetto i nei presentano spesso un aspetto simile, si assomigliano molto,
stesso colore e stesso spessore: il metodo
del brutto anatroccolo fa riferimento a una
lesione pigmentata che potrebbe essere considerata sospetta qualora appaia diversa
dalle altre presenti sul corpo del soggetto.
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74
Sul sito sarà anche possibile anche localizzare i propri nei e monitorarne l’evoluzione con
l’aiuto di video educativi e di strumenti di
controllo MySkinCheck, conoscere le buone
abitudini di esposizione al sole e imparare
l’importanza di una visita dermatologica.
Inoltre l’utente del sito avrà un suo spazio
personale in cui potrà utilizzare il molechecker, uno strumento che consente di
localizzare i nei del proprio corpo su delle
immagini che mostrano il profilo destro e
sinistro, il davanti e il dietro di una persona.
In questo modo l’utente potrà anche monitorare l’evoluzione e l’eventuale comparsa di
nuovi nei così da avere una scheda con tutti
i dettagli necessari per arrivare preparato
alla visita dal dermatologo.
Solo un medico, infatti, è in grado di formulare una diagnosi e la visita va effettuata una
volta all’anno.
19 ospedali coinvolti
Per contattare il maggior numero di persone, che normalmente non si recano dal dermatologo, nelle sale d’attesa di 19 importanti
ospedali italiani verranno posizionati corner
informativi che per una settimana distribuiranno materiali di sensibilizzazione alla prevenzione del melanoma, con l’aiuto di una persona
preparata sull’argomento. Inoltre, verranno
divulgati video educativi sulla prevenzione del
melanoma per creare una maggiore consapevolezza sull’importanza della prevenzione ed
incentivare a consultare il dermatologo.
Oltre 1.000 farmacie coinvolte
Anche le farmacie, informate del progetto, ricorderanno l’importanza della prevenzione e sensibilizzeranno l’adozione di comportamenti responsabili al sole attraverso la
distribuzione di materiali informativi.
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I giovani e i danni del sole
Nerella Petrini 1, Agostino Crupi 2
Introduzione
Le campagne educative alla foto-protezione, realizzate nel primo decennio del
2000, hanno sicuramente aumentato la conoscenza dei danni solari sulla pelle e di conse-
1Socio AIDA, Firenze
2 Presidente AIDA, Milano
guenza innalzato il livello di consapevolezza
della popolazione, al punto che gran parte
dei pazienti che si rivolgono al dermatologo
per i motivi più disparati chiedono anche consigli sulle problematiche dovute
all'esposizione solare. Restano
comunque alcune fasce di criticità nella ricezione del messaggio formativo alla foto-protezione, in particolare i giovani d'età
fra i 18 ed i 25 anni ai quali è
necessario rivolgersi con particolare attenzione, in quanto i
danni derivati da sconsiderate
esposizioni solari intenzionali
possono manifestarsi con più
facilità proprio perché in questa
fascia di età abbiamo normalmente già depauperato il nostro
"capitale-sole".
Ci riferiamo con questo termine
alla possibilità di esporsi alle
radiazioni ultraviolette senza
subire danni, possibilità geneticamente determinata alla nascita e legata alle caratteristiche
fenotipiche quali il colore della
pelle, degli occhi e dei capelli.
Questo capitale è destinato a
impoverirsi rapidamente in
caso di esposizione solare inappropriata, soprattutto in coloro
che tendono più a scottarsi che
ad abbronzarsi e normalmente
è ridotto al minimo già prima
dei 20 anni.
È quindi necessario economizzare su questo capitale in modo
da limitare al massimo la possibilità di insorgenza di fenomeni
dannosi quali il foto-invecchiamento e la foto-carcinogenesi.
Volume 13, n. 2, 2010
76
Il foto-invecchiamento è tanto più precoce
quanto più la pelle è chiara e non adeguatamente protetta e si manifesta con la comparsa dei segni, quali rugosità cutanea, macchie, secchezza della pelle, ecc., che fisiologicamente si dovrebbero manifestare in età
avanzata. Le moderne ricerche di foto-biologia hanno invece dimostrato che più di 2/3
dell'invecchiamento cutaneo è causato dalle
esposizioni quotidiane e non dal passare del
tempo.
La foto-carcinogenesi è l'altra faccia del
danno solare in grado di indurre l'insorgenza
dei tumori cutanei di origine epiteliale (cheratosi solare e carcinomi) e di tumori di origine melanocitica, come il melanoma.
È stato dimostrato da molte ricerche scientifiche che l'esposizione cronica ai raggi ultravioletti favorisce l'insorgenza dei tumori epiteliali, che sono quindi più frequenti nelle
persone con un'elevata esposizione cumulativa ai raggi UV nel corso della propria vita,
come coloro che svolgono attività lavorative
all'aperto.
Il rischio di melanoma è invece legato ad
un'esposizione massiva al sole, intensa ed
intermittente, in grado di provocare scottature; quest'ultime, specialmente se subite nell'infanzia e nell'adolescenza, possono favorire a distanza di anni l'insorgenza del melanoma. La ricerca nel campo del foto-danneggiamento cutaneo è in continuo sviluppo, in
quanto i tumori della pelle costituiscono
sempre più un problema sociale, essendo in
costante aumento; in particolare l'incidenza
del melanoma maligno è raddoppiata nell'ultimo decennio ed interessa un sempre maggior numero di giovani con una frequenza
preoccupante.
La foto-protezione diventa quindi un fondamentale investimento per il futuro, per cui
l'adozione di comportamenti corretti - quale
l'impiego di filtri solari, di indumenti fotoprotettivi, di occhiali e l'utilizzo di dosimetri
UV - è sempre più da considerare una forma
di tutela della salute, che deve essere estesa
a tutte le fasce di età compresa quella dell'adolescenza e dei giovani adulti, notoriamente insensibili ai messaggi proibitivi e più difficili da raggiungere, a meno che non si adoperi un linguaggio consono e delle modalità
di comunicazione facilmente recepibili.
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AIDA-Vichy:
educare per prevenire
L’ AIDA (Associazione Italiana Dermatologi Ambulatoriali) ha da sempre condiviso
le campagne di informazione rivolte alla
popolazione generale.
Nel 1996, sempre sotto l’egida dell’AIDA, si è
costituito il GISPOD (Gruppo Italiano di Studio e Prevenzione Onco-Dermatologico) con
lo scopo di divulgare alcune delle regole elementari di comportamento nei confronti
delle radiazioni solari e dei nevi melanocitari al maggior numero di persone.
In occasione del V° Congresso Nazionale
AIDA, è stata realizzata la prima campagna
di informazione con lo slogan “Controlla che
i tuoi nei siano tutti di bellezza“, mediante la
distribuzione gratuita di poster e di leaflet a
tutti i soci AIDA.
Nel materiale veniva riportata l’immagine
accattivante di una famigliola di cuccioli di
dalmata che, specchiandosi in uno stagno, si
controllavano le proprie macchie.
Si è trattato di un nuovo modo di dialogare
con la popolazione, uscendo dalle solite
immagini fredde e poco rassicuranti in uso,
che di certo avevano indotto la gente a fare
più da struzzo che da dalmata.
Successivamente è stata creata una campagna ancor più incisiva e diretta, denominata
“Sole buono se ti proteggi”, che grazie al
coinvolgimento dei vari Provveditorati agli
Studi ha raggiunto i bambini delle scuole elementari di quasi tutte le provincie Italiane.
L’intento è stato quello di istruire i maestri
che a loro volta hanno poi trasmesso il messaggio educativo ai bambini.
In quella occasione si è creato un rapporto di
collaborazione tra AIDA e Vichy che, nell’ottica di “educare per prevenire”, prosegue
anche quest’anno con un’indagine informativa condotta tra gli adolescenti italiani.
I giovani italiani
e l’esposizione solare
L’obiettivo dell’indagine è stato quello
di analizzare l’attenzione degli adolescenti e
dei giovani verso i problemi della pelle conseguenti a una non corretta esposizione al
sole e il loro comportamento circa l’impiego
delle creme solari.
La ricerca è stata realizzata tra il 15 e il 30
settembre 2009 tramite 800 interviste somministrate in modalità CAWI (Computer Aided
Web Interview) ad un campione rappresentativo della popolazione italiana di ragazzi e
ragazze in età compresa tra i 15 e i 25 anni.
Dallo studio emerge una consapevolezza dei
danni dell'esposizione solare senza protezione: infatti, il 75% dei giovani ritiene che questo sia il principale fattore di rischio per i
tumori della pelle.
Nonostante ciò molti ragazzi non danno a
questo aspetto l’importanza che merita: oltre
il 50% non prende nessuna precauzione e
tale percentuale sale al 60% per i maschi in
età compresa tra i 15 e i19 anni.
Le motivazioni principali per il mancato utilizzo delle creme solari sono da ricercarsi nel
58% dei casi nella presunta saltuarietà con la
quale ci si espone al sole (“in fondo si tratta
solo di una volta l’anno...”).
Motivazioni che addirittura salgono al 65%
sul segmento dei 19-25enni. Segue a ruota il
ritenere che in fondo un po’ di sole non abbia
mai fatto male a nessuno (27%).
Un’altra delle ragioni per cui i ragazzi non
usano la crema protettiva è la convinzione
che non aiuti a ottenere un’abbronzatura
bella e duratura.
Tuttavia il 50% delle ragazze non utilizzatrici
di solari sarebbe disposta a cambiare le proprie abitudini al sole, impiegando quindi una
crema protettiva, se questa assicurasse una
buona abbronzatura.
Novità
nella fotoprotezione
Le ultime scoperte nella foto-biologia
dimostrano che i raggi UV sono capaci di
alterare il DNA delle stem cells presenti nello
strato basale dell’epidermide, con importanti ripercussioni sul processo di rigenerazione
cutanea.
Per preservare il “capitale genetico” della cute
e proteggere anche le stem cells i Laboratori
Vichy hanno messo a punto una formula per i
solari di nuova generazione (CAPITAL SOLEIL )
che affianca ai filtri anti-UVA/UVB (Meroxil SXXL) un anti-ossidante naturale: il DHC.
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79
POSTER
AIRO
2009
Cutaneous reaction prevention with the use of “Neoviderm skin
emulsion” in head and neck external beam radiotherapy (EBRT)
and perioperative-brachytherapy (BRT) for breast cancer
A. Cecconi, A. Guido, S. Cammelli, F. Bunkheila, M. Micucci, A. Pepe, E. Barbieri, L. Busutti
“Neoviderm emulsione cutanea”
nella prevenzione dei danni cutanei da trattamenti radioterapici
In questo studio condotto presso il Dipartimento di Radioterapia dell’Università di Bologna è stato testato l’effetto radioprotettivo sulla cute di una innovativa emulsione cutanea (Neoviderm – Istituto
Ganassini) abitualmente impiegata nelle scottature solari.
Dieci pazienti sottoposte a brachiterapia perioperatoria per neoplasia mammaria e venti pazienti sottoposti a radioterapia a fasci esteni (EBRT) mediante tecnica ad intensità modulata (IMRT) per neoplasie del
distretto cervico-cefalico sono stati sottoposti a trattamento locale mediante applicazione di Neoviderm
in posologia di due applicazioni al giorno per tutta la durata del trattamento radioterapico e una applicazione al giorno nei sei mesi successivi.
Durante lo studio ogni paziente è stato monitorizzato mediante controlli periodici obiettivi relativi alle
condizioni cliniche della cute irradiata.
I risultati qui riportati indicano che Neoviderm riduce l’eritema e la secchezza, preserva l’elasticità ed
evita l’impiego di corticosteroidi topici sulla cute irradiata.
Purpose
To control the appearance of cutaneous
reaction (grade of intensity and incidence)
during and after EBRT for head and neck cancer and brachytherapy with MammoSite for
breast cancer using an innovative skin emulsion Neoviderm (by Istituto Ganassini).
The object was the protective and moisturizing action, with alginate-betaglucano acid
and hyaluronic acid; in fact this emulsion
soothes the skin favoring the physiological
normalizing process.
a day during their radiation treatment and once
a day for six months afterwards. The clinical
analysis was done with objective analysis
(Grading RTOG-SOMA LENT) and the use of
photograph archiving. During this trial we evaluated for every patient the superficial cutaneous damage, the skin elasticity, the superficial changes: hyperpigmentation, epilation,
skin dryness, telangiectasia.
Results
Materials and methods
Study design: in our institute, since
February, we have evaluated, with a new clinical trial of phase II, 10 patients who have been
treated with brachytherapy (MammoSite) for
breast cancer and 20 patients underwent EBRT
with or without chemotherapy for head and
neck cancer. All patients underwent this local
treatment with Neoviderm skin emulsion twice
Department of Radiotherapy, S. Orsola-Malpighi Hospital
University of Bologna
All patients treated with MammositeBRT were evaluable at day 0, day 7,1-3
months after treatment and 4/10 pts were
evaluable at 6 months. Our results in term of
skin toxicity were: at time 0 3 patients were
Gr. 0, 6 pts Gr. 1 and 1 pt developed precocious skin toxicity Gr. 2; after 7 days 5
patients Gr. 0 and 5 Gr. 1, after 1 month 6
patients Gr. 0 and 4 Gr. 1, after 3 months 8
patients Gr. 0 and 4 Gr. 1, after 6 months 4/4
patients Gr. 0. In all patients we evaluated a
low level of atrophy and hyperpigmentation
after treatment and we didn’t use the cortico-
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steroids. Good was the level of skin elasticity and skin dryness. Six patients treated
with IMRT for head and neck cancer were
evaluable: during the period of radiotherapy
treatment, median dose 66 Gy, we observed
Gr. 1 skin toxicity in only 2 patients (one of
these treated with IMRT + anti-EGRF monoclonal antibody-cetuximab) and Gr. 0 in the
others. All patients didn’t use topic corticosteroid-therapy.
Tossicità cutanea.
Tempo 0
7 Giorni
3 Mesi
6 Mesi
1 Mese
Gr. 0
Gr. 1
Gr. 2
Conclusion
The use of Neoviderm skin emulsion improve the
skin elasticity, reduce the dryness and the risk of
cutaneous erythema and reduce the use of topic corticosteroid-therapy.
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