Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1 DCB Milano Anno 13, n. 2/2010 Direttore Responsabile Pietro Cazzola Direttore Generale Armando Mazzù Direttore Marketing Antonio Di Maio Redazione e Amministrazione Scripta Manent s.n.c. Via Bassini, 41 - 20133 Milano Tel. 0270608091 - 0270608060 Fax 0270606917 E-mail: [email protected] Consulenza Amministrativa Cristina Brambilla Progetto Grafico Volume 13, n. 2, 2010 ICE D IN MICS - Milano Consulenza Grafica Piero Merlini . 35 g a p Impaginazione Stefania Cacciaglia Registrazione Tribunale di Milano n. 383 del 28/05/1998 Iscrizione al Registro Nazionale della Stampa n.10.000 . 37 pag È vietata la riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo, di articoli, illustrazioni e fotografie pubblicati su Scripta MEDICA senza autorizzazione scritta dell’Editore. L’Editore non risponde dell’opinione espressa dagli Autori degli articoli. Edizioni Scripta Manent pubblica inoltre: ARCHIVIO ITALIANO DI UROLOGIA E ANDROLOGIA . 45 g a p . 51 pag . 63 pag RIVISTA ITALIANA DI MEDICINA DELL’ADOLESCENZA JOURNAL OF PLASTIC DERMATOLOGY JOURNAL OF ECOLOGIC DERMATOLOGY . 67 pag UPDATE IN PLASTIC SURGERY HUMAN TRICHOLOGY INFORMED, CADUCEUM, IATROS . 71 pag . 75 pag . 79 g a p Diffusione gratuita. Ai sensi della legge 675/96 è possibile, in qualsiasi momento, opporsi all’invio della rivista comunicando per iscritto la propria decisione a: Edizioni Scripta Manent s.n.c. - Via Bassini, 41 - 20133 Milano ia Mar one ezi cne t o ia opr fot esiti d La Bella a l l a e n o d te co , Seren uol a n Il r pazie nfrecol o nel pe M sep Giu le l so a i ell di cap al Stampa Arti Grafiche Bazzi SpA - Milano ano om R e cci rial etta Pu o t i c Ed Con le: pel a l l e I in ad io R cur a Fab e c zola gi ne zio biolo tro Caz e t o ie lità opr o, P fot la qua Di Mai os , e ive cotom en i del tonio t p t e o t Lic ntagg cio, An Leu pro s uno odium i va ardo Re m n lyp oim Leo fot di Po e i ato ant sid ardizz s o i d ant tan ton nea e ietà atto s ara Pin r p ion e cuta r o v z t r a a s z P ent Cal ne ion igm emuls di u iacomo p ’ a g un te l Pier lan VB di sol® ) o m U ba ti i e s ragg ne (O o i v a g ti rra i eni one i to l osizi di bo Ramon bin t e f p o o f i am s n l E b a e o f e e o St te ole dop enen centi, t o a: s n n n m o I o c o lan cell me Mar l e d aria rim p one sini nzi Tomas e v rco Pre a nM Gia le l so e d i nni rup i da stino C e use k ni Ago the d nec ova etrini, er i h t g I anc wi ad an c aP l l n t e s e io Ner rea nh ent r b ci, rev ion” i RT) o f p c ) n ls (EB (BRT . Micu mu ctio rea skin e erapy rapy eila, M s ou erm oth hythe Bunkh ane . adi d Cut Neovi eam r e-brac melli, F “ v b m i t f a l a C o a , S. per tti ern ext perio . Guido L. Busu A , d i , i r n n a ie o b ecc Bar A. C pe, E. e A. P Volume 13, n. 2, 2010 37 Il ruolo della fotoprotezione nel paziente con esiti di acne Giuseppe Monfrecola1, Serena La Bella2 Introduzione La valutazione degli effetti del sole sulla cute acneica e, in particolar modo, sulla cute post-acneica è condizionata da diverse variabili, alcune da mettere in relazione alle caratteristiche del paziente (fototipo, tipologia dell’acne, eventuali trattamenti pregressi ed in atto, esiti cicatriziali), altre relative alla variabilità dello spettro solare. Il sole emette radiazioni elettromagnetiche (REM) di diversa lunghezza d’onda (g), che vanno da quelle ionizzanti (raggi l e raggi X) fino alle onde radio. Alcune radiazioni solari non compatibili con gli organismi viventi vengono bloccate dal campo magnetico terrestre e dall’atmosfera gassosa del nostro pianeta. La cute umana viene, pertanto, raggiunta solo da REM non-ionizzanti di l superiore ai 290 nm, comprendenti gli ultravioletti (UV = 290-400 nm), il visibile (VIS = 400-700 nm) e gli infrarossi (IR > 760 nm). Per convenzione gli UV vengono ulteriormente divisi in corti o UVB (290-320 nm) e lunghi o UVA (320-400 nm) (Figura 1). È importante sottolineare che l’energia fotonica e la capacità di penetrazione a livello cutaneo dipendono dalla lunghezza d’onda dei singoli fotoni. In particolare, l’energia fotonica decresce dall’UVB verso lunghezze d’onda maggiori, tuttavia queste ultime hanno una capacità di penetrare più profondamente nella cute rispetto a quelle di lunghezza d’onda minore. In sintesi, l’UVB penetra fino allo Figura 1. Spettro solare sulla superficie terrestre. Raggi-X VuotoUV 100 Luce visibile Ultravioletto UVB UV-C 200 280 315 Emissione UV-C a 254 nm Infrarossi UV-A 400 Curva dell’effetto 1 Sez. di Dermatologia clinica, allergologica e venereologica 2 Dipartimento di Patologia sistematica – Università di Napoli Federico II 780 Lunghezza d’onda (nm) Volume 13, n. 2, 2010 38 strato basale dell’epidermide, l’UVA giunge fino al derma papillare e interagisce anche con elementi del sangue circolante, il VIS si spinge fino all’ipoderma, l’IR viene bloccato dal grasso sottocutaneo (isolante termico) e dall’acqua (Figura 2). Figura 2. Penetrazione delle radiazioni nella cute. Raggi UVA Raggi UVB Epidermide (Epidermis) Derma (Corium) Ipoderma (Subcutis) Sole e acne Molti medici e la maggior parte dei pazienti ritengono che l’esposizione solare apporti benefici alle lesioni acneiche1,2. In effetti, la pigmentazione melanica indotta dagli UV solari genera un “camouflage” naturale che riduce la visibilità delle manifestazioni acneiche e dei residui cicatriziali; inoltre, le favorevoli condizioni climaticoambientali determinano un leggero effetto “peeling” e diminuzione della seborrea; infine, l’effetto immunomodulante-antiinfiammatorio a basse dosi di UV può provocare una riduzione delle lesioni papulo-pustolose in alcuni individui3. Tuttavia, diversi studi hanno ridimensionato la diffusa opinione sugli effetti terapeutici degli UV solari nella patologia acneica4,5. Infatti, il peggioramento estivo, sottolineato dai dati epidemiologici, può trovare spiegazione in alcune considerazioni: effetto comedogenico indotto sia da UVB che da UVA6; sospensione estiva della terapia perché fotosensibilizzante; impiego di emulsioni idratanti o prodotti solari eccessivamente sostantive che possono creare un effetto occlusivo7; eventuale tasso di umidità che comporta rigonfiamento del corneo a livello ostio-infundibolare con conseguente effetto comedogenico e facile colonizzazione batterica. Nel rapporto acne-sole è opportuno effettuare una distinzione tra pazienti acneici e postacneici. La fotoprotezione solare si rende necessaria durante svariati trattamenti effettuati dal paziente acneico. In particolare, l’applicazione di alcuni prodotti topici come i retinoidi (tretinoina/isotretinoina) o il benzoilperossido rappresenta una controindicazione all’esposizione diretta al sole a causa del potere cheratolitico di tali sostanze8,9. La somministrazione orale di antibiotici, quali le tetracicline, può provocare reazioni fototossiche dose-dipendente10. Il peeling chimico rappresenta un trattamento cardine della terapia anti-acne soprattutto nella fase tardiva quando sono presenti esiti discromico-cicatriziali, perciò è opportuno vietare l’esposizione al sole fino alla risoluzione dei processi irritativi e desquamanti al fine di evitare iperpigmentazioni secondarie11-13. L’utilizzo della luce blu a 405-415 nm, della luce rossa a 630 nm, o l’associazione delle due, rappresenta una modalità di trattamento dell’acne intermedia-grave, grazie al potere anti-infiammatorio esercitato attraverso una riduzione della sintesi di citochine flogogene ed all’effetto fotodinamico diretto sulle coproporfirine sintetizzate da Propionibacterium acnes. Tuttavia, gli effetti collaterali sono abbastanza importanti (eritema, edema, dermatite esfoliativa, pigmentazioni) da richiedere una fotoprotezione elevata14. La presenza di cicatrici, esiti di pregresse lesioni infiammatorie acneiche, non solo costituisce un grave problema di natura estetica ma anche di tipo psico-sociale, in quanto causa di complessi e insicurezze che minano una buona qualità di vita del paziente post-acneico. Per tale motivo vengono utilizzate metodiche diverse finalizzate alla riduzione dei segni dell’acne: peeling chimici, trattamenti laser, dermoabrasione. La fotoprotezione gioca un ruolo di primaria importanza nel management del paziente post-acneico in quanto la cute trattata è estremamente delicata e sensibile ai raggi Volume 13, n. 2, 2010 39 solari. Il razionale del trattamento fotoprotettivo in seguito a cicli di esfoliazione chimica a base di sostanze cheratolitiche, come l’acido glicolico o altri alfa-idrossiacidi, sta nel prevenire la comparsa di discromie secondarie molto frequenti specialmente nei soggetti con fototipo elevato (IV-VI). La dermoabrasione è un intervento chirurgico il cui scopo è addolcire le irregolarità della texture cutanea livellandone la superficie mediante l’utilizzo di spazzole d’acciaio o frese che rimuovono gli strati più superficiali dell’epidermide. A fine trattamento è necessaria una elevata e prolungata fotoprotezione in quanto la perdita del mantello superficiale cutaneo rende più facile la penetrazione delle radiazioni ultraviolette con aumentato rischio di iper/ipopigmentazioni diffuse. Infine, l’eliminazione o attenuazione delle cicatrici da acne può essere ottenuta attraverso trattamenti laser che stimolano la sintesi del collagene favorendo il rimodellamento della cute. Il laser Er:YAG, che emette una radiazione di lunghezza d’onda pari a 2940 nm con un elevato coefficiente di assorbimento nell’acqua, genera l’ablazione dei tessuti con distruzione degli strati più superficiali dell’epidermide; mentre il laser CO2, con emissione nell’infrarosso, è in grado di interagire anche a livello dermico, stimolando nuova sintesi di collagene. Tali laser possono favorire la comparsa di esiti discromici legati all’azione esercitata sui melanociti. Per tale ragione nei mesi successivi ai trattamenti con laser di tipo ablativo, anche utilizzati a basso potenziale, è opportuno che il paziente segua un attento programma di fotoprotezione. È ben noto che il processo di cicatrizzazione comprende diverse fasi (infiammazione, proliferazione cellulare, maturazione) facilmente influenzabili da diversi fattori endogeni ed esogeni. Pertanto, le radiazioni UV possono intervenire su tale processo sia a monte, causando un aumento dell’infiammazione cutanea attraverso la comparsa di eritema da vasodilatazione e successivamente iperpigmentazione per stimolazione melanocitaria, che alla fine, regolando il metabolismo del collagene di tipo I che rappresenta il principale costituente della matrice extracellulare nel tessuto cicatriziale maturo15,16. Diversi studi hanno dimostrato che l’esposizione solare da un lato ha un effetto negativo sulla sintesi di collagene, mentre da un altro eser- cita un effetto stimolante sulla via di degradazione delle proteine, modificando così le caratteristiche istologiche del tessuto cicatriziale17,18. In uno studio su animale da esperimento19, le cicatrici indotte da trattamento laser venivano esposte a dosi crescenti di radiazioni UV al fine di valutare le eventuali modificazioni esercitate dall’esposizione solare. I risultati hanno evidenziato un rallentamento della cicatrizzazione ed un’alterazione dell’aspetto delle cicatrici che apparivano più pigmentate ed ispessite. A conferma del fatto che le radiazioni UV sembrano influenzare in maniera negativa il processo fisiologico di cicatrizzazione, un ulteriore studio ha dimostrato un aumento del tempo di riparazione di cicatrici sottoposte ad irradiazione rispetto a quelle non irradiate20. Il primo studio umano finalizzato ad esaminare gli effetti dell’esposizione solare sulle cicatrici cutanee è stato condotto recentemente21: gli Autori hanno osservato un peggioramento clinico delle cicatrici irradiate (iperpigmentazione, iperemia, maggiore ispessimento), confermato anche dai risultati provenienti da misurazioni della riflettanza cutanea. Le indagini biochimiche eseguite su precursori del collagene (idrossiprolina, idrossilisina e PINP -peptide N-terminale del collagene tipo I) hanno evidenziato una diminuzione di alcuni di essi solamente dopo irraggiamento a dimostrazione dell’effetto negativo sulla sintesi del collagene da parte delle radiazioni UV. In conclusione, l’esposizione al sole influenza in maniera negativa il naturale processo di cicatrizzazione modulando il metabolismo del collagene di tipo I, costituente essenziale del tessuto cicatriziale. Inoltre, è in grado di provocare un effetto immediato proinfiammatorio che si estrinseca attraverso la comparsa di iperemia ed iperpigmentazione in sede cicatriziale. Sulla base di tali considerazioni risulta chiaro che la fotoprotezione della cute rappresenta uno strumento importante non solo nel management del paziente acneico, ma soprattutto nel paziente post-acneico o in trattamento per esiti cicatriziali. Il filtro solare ideale in tali condizioni deve essere in grado di proteggere in maniera bilanciata sia nei confronti dell’UVB che dell’UVA ed a protezione “alta” o “molto alta” secondo la classificazione COLIPA. Tuttavia, una particolare attenzione va riservata al veicolo della sostanza filtrante, in quanto esso dovrebbe Volume 13, n. 2, 2010 40 essere assolutamente non comedogenico, di bassa sostantività e formulato come una leggera emulsione. Le applicazioni dovrebbero essere fatte in maniera ripetuta durante le ore del giorno ed in rapporto alle condizioni climatiche. Bibliografia 1. Harrison S, Hutton L, Nowak M. An investigation of professional advice advocating therapeutic sun exposure. Aust NZ J Pub Health 2002; 26:108. 2. Gfesser M, Worret WI. Seasonal variations in the severity of acne vulgaris. Int J Dermatol 1996; 35:116. 3. Roberts JE. Light and immunomodulation. Ann NY Acad Sciences 2000; 917:435. 4. Hjorth N, Sjolin KE, Sylvest B, thomsen K. 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Haedersdal M, Bech-Thomsen N, Poulsen T, Wulf HC. Ultraviolet exposure influences laser-induced wounds, scars, and hyperpigmentation: a murine study. Plast Reconstr Surg 1998; 101(5):1315. 20. Davidson SF, Brantley SK, Johnson SG, Hsu HS, Das SK. The effects of ultraviolet irradiation on wound contraction in the hairless guinea pig. Br J Plast Surg 1992; 45(7):508. 21. Due E, Rossen K, Sorensen LT, Kliem A, Karlsmark T, Haedersdal M. Effect of UV irradiation on cutaneous cicatrices: a randomized, controlled trial with clinical, skin reflectance, histological, immunohistochemical and biochemical evaluations. Acta Derm Venereol 2007; 87(1):27. Tratto da Bettoli V, Borghi A, Mantovani L, Virgili A. Cicatrici postacneiche. Clinica e Terapia, Ed. Scripta Manent 2009; p. 169. Volume 13, n. 2, 2010 45 I capelli al sole Fabio Rinaldi Introduzione L’inverno, l’umido e soprattutto l’inquinamento rovinano il fusto dei capelli, danneggiano le cellule della cuticola esterna e provocano irritazione al cuoio capelluto. Risale al 1995 la prima segnalazione (Rinaldi F., Sorbellini E., American Academy of Dermatology, Washington) sulla caduta imponente di capelli in conseguenza all’esposizione solare. neo (processo di invecchiamento, aumento del rischio di tumori della pelle) e può avvenire indipendentemente dalla massa e dalla lunghezza dei capelli, considerando che la testa è esposta al sole durante tutto il periodo primaverile-estivo e non solo durante le vacanze. Il rischio di tumore alla pelle del cuoio capelluto in chi non ha molti capelli, poi, è decisa- Figura 1. I raggi ultravioletti danneggiano in modo importante il fusto e il bulbo dei capelli. è molto importante proteggere i capelli dai danni del sole, del caldo. Così come per evitare i rischi degli UV alla pelle, anche i capelli devono essere protetti dal sole e preparati prima di affrontare l’estate sia in città che in vacanza. Nel decalogo specifico sono riportate tutte le regole necessarie. Le più recenti acquisizioni di molti ricercatori confermano che i raggi ultravioletti determinano un precoce passaggio del bulbo a uno stato di morte (la cosiddetta fase telogen), innescando così la caduta dei capelli. Il meccanismo è lo stesso del danno che si verifica a livello cuta- Dermatologo, Milano mente alto per la continua e involontaria esposizione della testa al sole. Ancora più evidente è il danno provocato dai raggi ultravioletti al fusto dei capelli. La sua valutazione diventa utile sia in termini di trattamento cosmetico del danno, sia per la prevenzione (filtri, maschere, eccetera) al fine di trattare in modo adeguato i capelli ed evitare ulteriori eventuali stress (Figura 1). Volume 13, n. 2, 2010 46 5) rendere il fusto dei capelli più resistente ai trattamenti cosmetici (tinta, permanente, eccetera) e li rende più belli, luminosi e pettinabili. Aumenta il volume del fusto dei capelli, così sembrano più vaporosi e resistenti. Dieci domande e risposte che non possiamo ignorare Figura 2. Per proteggere al meglio i capelli è consigliabile usare maschere che ricostruiscano e proteggano il fusto. Le maschere ricostruttive formano una specie di guaina esterna al fusto, che aumenta il diametro e protegge tutta la struttura. Si possono applicare maschere a casa, o fare trattamenti professionali con maschere che vengono “fissate” al fusto con una luce specifica (LED). Devo usare una protezione solare specifica per i capelli? Sì, ormai è noto che il sole fa male ai capelli e che quindi è meglio trattarli con un prodotto specifico ad alta protezione. Di solito gli olii protettivi sono le formulazioni più indicate perché hanno una certa affinità con il capello e resistono, quindi, più a lungo assicurando una protezione di maggiore durata. Prima dell’estate il fusto dei capelli è più fragile, più opaco, spesso risulta secco, si spezza facilmente. Non è certo la condizione ideale per affrontare un altro fattore di stress molto pericoloso per i capelli e il cuoio capelluto: i raggi del sole e il caldo. Quale prodotto posso usare per contrastare la secchezza dei capelli? Vi sono numerose creme per impacchi e maschere che hanno azione di ristrutturazione del fusto in quanto contengono principi capaci di “ricompattarlo”, rendendolo più forte e luminoso e riparando i danni provocati dal sole e dall’acqua del mare. Il parrucchiere può essere un utile punto di riferimento per la scelta del prodotto più adatto. Come ristrutturare il fusto dei capelli per averli più protetti e più belli Il fusto dei capelli è costituito da una struttura molto complessa di aminoacidi e proteine. IL TRATTAMENTO RICOSTRUTTIVO DELLE PROTEINE DEL FUSTO serve a: 1) aumentare lo strato proteico intorno al fusto, a renderlo più grosso e quindi esteticamente più voluminoso; 2) ricompattare le proteine della cuticola del capello (la parte esterna) per renderlo più forte, più resistente ai danni del sole e dell’inquinamento, più luminoso; 3) idratare il fusto per renderlo più elastico, più pettinabile, più resistente; 4) proteggere la cuticola con uno strato di sostanze capaci di bloccare l’effetto dannoso dei raggi solari, dell’acqua di mare, della piscina, dell’inquinamento; È meglio usare un cappello, specie se si hanno pochi capelli? Assolutamente sì, per prevenire i danni che il sole causa non solo alla cute più esposta ma anche ai capelli, che invecchiano più rapidamente e nei mesi successivi tendono a cadere in maggior numero. I capelli vanno lavati più spesso in estate e con quale shampoo? La frequenza dei lavaggi varia con le abitudini: se i capelli sono esposti al sole, acqua di mare, vento o se si suda molto, si possono lavare anche tutti i giorni con shampoo delicati o con shampoo-balsami. È bene tagliarli dopo una vacanza al mare? Il taglio dopo l’estate è utile per eliminare le eventuali doppie punte: sono le zone di più facile rottura del fusto dovuta ai danni ambientali che subisce. Volume 13, n. 2, 2010 47 È meglio applicare i colpi di sole dopo l’estate? Sì, perché il capello decolorato è più vulnerabile all’azione dei raggi solari e tende a rovinarsi maggiormente. Allo stesso modo anche i capelli biondi, per la particolare melanina che li caratterizza, sono più fragili e vanno protetti più dei capelli scuri. Cosa posso fare per prevenire la caduta autunnale? Limitare l’esposizione al sole, ”trattare” bene i capelli e assumere antiossidanti per bocca. Al primo apparire di caduta rivolgersi in primo luogo al parrucchiere, che è un professionista attento. Ma se la caduta autunnale diventa più marcata, rivolgersi a un dermatologo che valuterà se è il caso di intervenire con terapie specifiche. Ci sono integratori specifici da assumere prima dell’estate? Sono molto utili integratori che contengono licopene, picnogenolo, resveratrolo e altri antiossidanti, nonché proteine come la taurina, la fenilalanina e il triptofano: sono gli aminoacidi degli strati esterni del fusto in grado di proteggerlo dalle aggressioni esterne. C’è differenza tra i capelli delle donne e quelli degli uomini al sole? Se non ci sono patologie concomitanti (in particolare l’alopecia androgenetica) i capelli di uomini e donne vanno protetti allo stesso modo e le cure non differiscono molto. Certamente gli uomini sono meno sensibili e attenti alla cura dei loro capelli e risultano quindi più esposti a conseguneze negative. I bambini vanno protetti in modo particolare? Sì, esattamente come si protegge la pelle anche i capelli vanno salvaguardati: sono molto utili i cappellini pretrattati con filtri che garantiscono una protezione pressocché totale e sono sicuramente più pratici. Come proteggersi Se è ormai noto il danno provocato dalle radiazioni ultraviolette ed i meccanismi che lo inducono, meno diffusa è la conoscenza sulla necessità di adottare una adeguata fotoprotezione esattamente come si fa per la pelle. Infatti il messaggio “il sole fa male alla pelle” è ormai molto diffuso e ogni medico è in grado di consigliare ai pazienti alcune misure cautelative da adottare per evitare i danni acuti e cronici degli UV. In tal senso la comunicazione è ovviamente più facile perché il rischio di insorgenza di tumori cutanei è sicuramente un forte deterrente all’esposizione selvaggia. Diverso il discorso per quanto riguarda la protezione del cuoio capelluto che viene ancora vissuto come un’area meno importante. La strategia da utilizzare per una corretta fotoprotezione è invece meno chiara in quanto i filtri per capelli presentano problemi di formulazione che li rendono meno efficaci di quelli impiegati per la protezione della cute. Eppure la protezione dal sole dei capelli e del cuoio capelluto è importantissima. La scelta della formulazione è fondamentale perché il filtro deve depositarsi in quantità adeguata sul fusto (deve pertanto essere incorporato in prodotti con affinità particolare) e rimanervi un tempo adeguato. In tal senso sarebbero le formulazioni spray di alta affinità e quindi maggiore stabilità e durata. Un altro grande capitolo della fotoprotezione è legato all’uso di copricapo che sono sicuramente pratici e confortevoli durante la normale vita all’aria aperta non costringendo a ripetute applicazioni di prodotti topici che non tutti possono gradire (si pensi in particolare agli uomini). Attenzione però: un normale cappello di cotone o di paglia possono proteggere solo dal 30% circa dei danni solari. Solo l’uso di particolari tessuti trattati e schermanti nei confronti delle radiazioni UV garantisce un indice di protezione molto più alto di quello dei cappelli normali, che raggiunge il 98,9% (test clinico effettuato da IHRF); è importante anche un trattamento antitraspirante del tessuto perché è ben noto che il calore e l’umidità che si sviluppano in condizioni di ipersudorazione (specie in ambiente chiuso come sotto un cappello) sono fattori aggravanti il danno attinico, in quanto la maggior ricchezza di acqua favorisce la formazione di radicali liberi. Esistono in commercio speciali cappellini che garantiscono una protezione dei raggi UV del 98%, equivalente ad un valore di indice di Volume 13, n. 2, 2010 48 protezione di 50+ (in accordo con la classificazione AS/NZS 4399 1996). La International Hair Research Foundation ha effettuato i test clinici dermatologici di valutazione sull’effettiva capacità filtrante del tessuto, con uno studio in doppio cieco con cappellini trattati e non trattati (vedi anche in www.ihrf.eu). Indicato è anche l’utilizzo di antiradicalici per via sistemica (genisteina, picnogenolo, licopene) ed integratori di aminoacidi specifici (compresi triptofano, taurina ed ornitina). Gli stessi aminoacidi sono efficaci se applicati direttamente sul cuoio capelluto e capelli in varie formulazioni (lozioni, maschere) che possono essere preparate galenicamente secondo il colore e la tipologia dei capelli. È ormai ben noto che i raggi ultravioletti possono causare la caduta dei capelli ed addirittura alcuni studiosi ipotizzano che anche l’alopecia androgenetica possa essere causata e aggravata dal danno solare. Uno stimolo significativo alla crescita dei capelli è rappresentato dall’applicazione dei polipeptidi che svolgono l’azione simile ai fattori di crescita (Growth Factor mimiking) che rappresentano una via di trasferimento dei segnali di regolazione cellulare a livello della papilla dermica e delle altre strutture del bulbo pilifero. Tratto da Rinaldi F. Perché perdere i capelli se si può fare qualcosa? Ed. Scripta Manent 2009; p. 61. Volume 13, n. 2, 2010 51 Licopene, fotoprotezione e cura della pelle: i vantaggi della qualità biologica Leonardo Rescio1, Antonio Di Maio2, Pietro Cazzola3 Introduzione La pelle è l’organo più esteso del corpo umano nonché la prima linea di difesa contro l’attacco di organismi patogeni ed agenti tossici. Molto più che una semplice barriera passiva, essa svolge un ruolo attivo nella protezione fisica, biochimica e immunologica dell’organismo. La pelle protegge l’organismo dai danni meccanici, dalle radiazioni ultraviolette (UV), dagli agenti microbici e dai contaminanti ambientali; regola, inoltre, la temperatura corporea, è sede dei recettori tattili (meccanici e termici) e svolge un ruolo attivo nella biosintesi della vitamina D. Da un punto di vista istologico, la pelle è composta da tre strati che, dall'esterno verso l'interno, assumono il nome di epidermide, derma e ipoderma. Con il passare degli anni, la pelle va incontro ad una serie di modifiche biochimiche, strutturali e fisiologiche che determinano perdita di consistenza ed elasticità e rendono il suo aspetto rugoso ed invecchiato. Le radiazioni UV costituiscono il fattore principale in grado di attivare e/o accelerare il processo di invecchiamento cutaneo dovuto ad eccessiva esposizione della pelle alla luce solare e/o a lampade abbronzanti. A seconda della lunghezza d’onda, le radiazioni UV si suddividono in UV-A (400-315 nm), UV-B (315-280 nm) e UV-C (280-210 nm). La profondità di penetrazione delle radiazioni UV, pur dipendendo dalle caratteristiche strutturali e dalla pigmentazione (fototipo) della cute, è direttamente proporzionale alla lunghezza d’onda della radiazione luminosa. Quanto maggiore è la lunghezza d'onda, tanto più profonda risulta la capacità di penetrazione negli strati cutanei 1. La pericolosità delle radiazioni e, di conseguenza, il 1 Chemical Engineer, Researcher, Lecce, Italy 2 Scientific Writer, Milan, Italy 3 Medical Doctor, Patologist, Milan, Italy danno che esse arrecano alle strutture biologiche dipende, invece, dall’energia ad esse associata che è inversamente proporzionale alla lunghezza d’onda. Le radiazioni UV-A, pur essendo meno energetiche rispetto alle UV-B e UV-C, sono quelle con maggiore lunghezza d’onda e penetrano, perciò, in profondità nel derma alterando e danneggiando le cellule che producono le fibre di collagene, l’elastina ed i capillari. Esse sono considerate le principali responsabili dell’invecchiamento cutaneo foto-indotto (photo-aging) 2. Pur avendo un potere di penetrazione inferiore, le radiazioni UV-B possono provocare, a livello cellulare, mutazioni del DNA e indurre tumori cutanei (melanomi); esse inoltre danneggiano il sistema immunitario della pelle. Le radiazioni UV-C sono le più energetiche dello spettro, quindi potenzialmente molto pericolose per la salute umana, ma vengono in massima parte assorbite nell'alta atmosfera dalle molecole di ossigeno e di ozono. Studi effettuati in vitro e in vivo dimostrano che anche le radiazioni infrarosse possono svolgere un ruolo nel photo-aging 3. Uno dei meccanismi con cui le radiazioni UV accelerano i fenomeni di invecchiamento cutaneo è dovuto alla formazione di radicali liberi dell’ossigeno estremamente reattivi (Reactive Oxygen Species - ROS) quali l’anione superossido (O2-) e l’ossigeno allo stato di singoletto (1O2), che inducono reazioni a catena di ossidazione delle molecole biologiche in grado di causare mutazioni genetiche, alterazioni nella risposta immunitaria, eventi infiammatori e apoptosi. I danni causati dalla foto-ossidazione riguardano la componente lipidica, le proteine ed il DNA. I processi di foto-ossidazione inducono eritemi, invecchiamento prematuro e insorgenza di tumori della pelle 4-6. L’invecchiamento della pelle è, in termini generici, un processo di atrofia tissutale du- Volume 13, n. 2, 2010 52 rante il quale lo spessore dello strato corneo varia molto poco mentre quello del derma si riduce significativamente. Il numero di melanociti e di cellule di Langerhans si riduce gradualmente, contemporaneamente ai tre componenti primari del tessuto connettivale dermico (glicosaminoglicani, elastina e collagene). La distruzione delle fibre di elastina (pari al 2-4% del volume totale del derma di un adulto), ha inizio intorno ai trent’anni e determina una progressiva diminuzione dell'elasticità cutanea. Parallelamente alla riduzione dell’elastina, col procedere dell’età la pelle è interessata da una riduzione massiva del collagene (pari al 70-80% del peso secco del derma) che comporta una progressiva riduzione della compattezza e dello spessore del derma, in misura di circa il 6% per decade di vita. Nutrizione e salute della pelle La profilassi del danno foto-ossidativo prevede la riduzione dell'esposizione alle radiazioni UV. Tuttavia un’adeguata e corretta alimentazione rappresenta un fattore fondamentale per il mantenimento della funzionalità e della salute della pelle e per combattere i danni foto-indotti. Una dieta arricchita in specifici componenti può essere equiparata ad un vero e proprio intervento terapeutico7. Gli acidi grassi polinsaturi ω-3 di cui sono ricchi gli oli di pesce e di alcuni vegetali sono comunemente utilizzati nel trattamento sintomatico della psoriasi e delle malattie infiammatorie della pelle8. Una dieta equilibrata che apporti sufficienti quantità di proteine, lipidi, carboidrati, vitamine e minerali è importante per la rapida guarigione delle ferite cutanee. Gli effetti di una dieta ricca in antiossidanti (vitamina C ed E) e minerali (Se, Mn, Cu e Zn) sulla foto-protezione della pelle sono stati ampiamente studiati8-12. La vitamina C e la vitamina E (soprattutto nella forma di a-tocoferolo) hanno dimostrato una efficace azione antiossidante e protettiva nei confronti dei danni indotti dall’esposizione a radiazioni UV sia attraverso applicazioni topiche che sistemiche11, 12. La supplementazione con sali minerali, allo stesso modo, ha sortito effetti positivi sulla salute della pelle probabilmente perché alcuni di essi costituiscono il sito reattivo di enzimi quali la superossido dismutasi, la glutatione perossidasi e la catalasi capaci di detossificare le ROS. Carenze di zinco sembrano essere correlate all’insorgenza di alcuni tipi di acne. Dati di letteratura hanno evidenziato che anche altri composti dotati di attività antiossidante quali i carotenoidi, in particolare licopene e ß-carotene, hanno un importante effetto di protezione sulla pelle. prevenendo, attraverso vari meccanismi d’azione, la formazione delle ROS13, 14. Carotenoidi e protezione della pelle I carotenoidi sono stati utilizzati da diversi decenni per via sistemica come micronutrienti per la foto-protezione della pelle. Si sono rivelati particolarmente utili nel trattamento delle porfirie cutanee (formazione cronica di vesciche nella cute esposta alla luce solare) e, su individui sani, nella prevenzione dai danni dovuti all'eccessiva esposizione al sole (eritemi solari)15. L’uso di carotenoidi per la prevenzione del danno foto-ossidativo è stato studiato in vitro e in vivo anche mediante l’uso di marcatori biologici di alterazioni molecolari a livello di DNA (basi ossidate del DNA, dimeri di timina, ecc.). Alcuni studi sperimentali condotti su animali e cellule in coltura hanno suggerito l’efficacia dell’uso di carotenoidi nella prevenzione di tumori cutanei16, tuttavia ciò non ha ancora trovato conferma in studi clinici epidemiologici17, 18. ß-carotene e fotoprotezione Il ß-carotene è il carotenoide più comunemente usato come ingrediente nella formulazione di integratori alimentari per il benessere della pelle. Nonostante siano stati effettuati numerosi studi per valutare gli effetti protettivi della somministrazione per via sistemica a volontari sani di ß-carotene nei confronti del danno foto-ossidativo, i risultati ottenuti hanno portato a conclusioni contraddittorie. Un moderato effetto fotoprotettivo del ß-carotene sull’eritema solare indotto da radiazioni UV è stato evidenziato in numerosi casi in dipendenza della dose somministrata (> 20 mg/die) e delle durata del trattamento (almeno 10 settimane)19-21. Volume 13, n. 2, 2010 53 Periodi di somministrazione ridotti (3-8 settimane) non hanno invece determinato alcun effetto significativo22, 23. La somministrazione di ß-carotene per diversi anni in dosi di 20-30 mg/die, da solo o in associazione con a-tocoferolo o retinolo, sembra correlare positivamente con una maggiore incidenza di cancro ai polmoni (+20%) in soggetti ad alto rischio di contrarre tale malattia, sollevando perplessità in merito alla sicurezza dell’utilizzo di ß-carotene in dosi così elevate, per periodi prolungati24. La somministrazione per un periodo di 12 settimane di una miscela costituita da ßcarotene, luteina e licopene (8 mg/die di ognuno) ha mostrato una efficacia nel contrastare il danno foto-ossidativo paragonabile a quella di dosi elevate di ß-carotene (24 mg/die) somministrate per un uguale periodo di tempo25. Effetti protettivi soddisfacenti nei confronti degli eritemi solari sono stati ottenuti anche utilizzando una miscela di ßcarotene e licopene (6 mg/die di ognuno) con l'aggiunta di 10 mg di a-tocoferolo e 75 μg di selenio già dopo un periodo di 7 settimane26. Licopene Il licopene è il principale responsabile della colorazione rossa del pomodoro maturo e dei prodotti da esso derivati (salse, sughi, concentrati, etc.). Il contenuto di licopene nelle bacche di pomodoro dipende dalla varietà e dal grado di maturazione. Pomodori maturi possono contenere da 30 a oltre 100 mg di licopene per kg di prodotto fresco. Da un punto di vista chimico, il licopene è un carotenoide aciclico lineare caratterizzato da 11 doppi legami coniugati. In natura si trova in forma isomerica trans, tuttavia, in seguito al processing industriale del pomodoro, il licopene può modificare la sua conformazione spaziale formando isomeri cis. Il licopene è il carotenoide maggiormente presente nell’organismo umano, seguito da ß-carotene, luteina e zeaxantina27. L’organismo umano non è in grado di sintetizzare il licopene e pertanto esso può essere assunto solo tramite la dieta. Oltre l'80% del licopene presente nel corpo umano deriva da consumo di pomodoro o di prodotti da esso derivati28. A differenza del ß-carotene , una volta assunto dall’organismo il licopene non viene convertito in vitamina A ed espli- ca le sue attività benefiche con meccanismi completamente diversi. Sia nel plasma che nei tessuti (fegato, nei testicoli, nelle ghiandole surrenali, nella prostata e nella pelle) il licopene è presente principalmente in forma cis; in alcuni (prostata e testicoli) gli isomeri cis rappresentano oltre l’80% del licopene presente29, 30. Il licopene proveniente dal consumo di pomodoro fresco o dal succo di pomodoro ha una bassa bio-disponibilità; passate e concentrati di pomodoro sono invece caratterizzati da una maggiore bio-disponibilità conseguenza diretta del processing che comporta la triturazione dei tessuti e trattamenti termici che aumentano il rapporto tra gli isomeri cis/trans29, 31-36. La bio-disponibilità del licopene è fortemente influenzata da diversi fattori tra cui la conformazione isomerica (gli isomeri cis sono più bio-disponibili rispetto al trans), lo stato fisico (grado di cristallinità e dimensione dei cristalli di licopene) e la concomitante assunzione di lipidi nella dieta. I lipidi, infatti, favoriscono la solubilizzazione del licopene durante la digestione, il suo l’assorbimento a livello della mucosa intestinale (disciolto nei chilomicroni) e il trasporto ai tessuti attraverso il circolo sanguigno35. In vitro, il licopene è risultato il carotenoide più efficiente nel detossificare l’ossigeno singoletto37. Il licopene ha mostrato anche considerevoli proprietà antiossidanti in vivo risultando più efficace del ß-carotene e della luteina38. La somministrazione di licopene con la dieta incrementa la sua concentrazione nel plasma ed il potenziale antiossidante totale dell’organismo. Oltre all’attività antiossidante, al licopene sono state attribuite altre proprietà salutari che possono essere rilevanti in un contesto di prevenzione di un gran numero di patologie (malattie cardio-vascolari, ipertensione, tumore della prostata, osteoporosi, infertilità maschile, ecc.) i cui meccanismi molecolari meritano uno studio molto approfondito39. Per le sue proprietà chimiche e biologiche, il licopene è considerato un ottimo ingrediente nella formulazione di integratori alimentari specifici per la prevenzione dei danni fotoossidativi e per il benessere cutaneo. Licopene e fotoprotezione Studi su colture cellulari ed animali hanno dimostrato che il licopene previene il Volume 13, n. 2, 2010 54 danno foto-ossidativo. In fibroblasti umani esposti a radiazioni UV-A o UV-B, la formazione di malondialdeide, un marker biologico della perossidazione lipidica, è ridotta significativamente in presenza di licopene ed altri carotenoidi40, 41. La presenza contemporanea di a-tocoferolo aumenta la stabilità del licopene nelle colture cellulari. Per uso topico, il licopene è risultato efficace nella prevenzione dei danni foto-ossidativi causati da radiazioni UV-B42. La maggior parte degli studi sull’uomo per la valutazione degli effetti di foto-protezione del licopene sono stati condotti utilizzando derivati del pomodoro. Molto scarsi sono, invece, gli studi che hanno fatto uso di integratori alimentari43-45. La somministrazione di succo di carota ottenuto dalla varietà Nutrired particolarmente ricca in licopene (10 mg di licopene e 5,1 mg di ß-carotene /die per 12 settimane) o di un concentrato di pomodoro addizionato di olio d’oliva (16 mg di licopene/die per 10 settimane) a un campione di volontari sani ha determinato un aumento dei livelli di carotenoidi nel plasma di 1,5-2 volte superiore rispetto ai livelli fisiologici e un pronunciato effetto foto-protettivo44, 45. La sensibilità individuale verso le radiazioni UV è stata valutata utilizzando come parametro la soglia MED (Minimal Erythema Dose), ovvero la più bassa dose di radiazioni UV in grado di determinare l’insorgenza di un eritema rilevabile 24 ore dopo l'esposizione. Nel corso di ciascun trattamento, ad intervalli di tempo predefiniti, ogni volontario è stato sottoposto a valutazione del valore MED e del livello di licopene e altri carotenoidi nel plasma e nella pelle. L’effetto foto-protettivo stimato è risultato leggermente superiore nei soggetti che avevano assunto succo di carota arricchito in licopene (+45% di soglia MED rispetto al valore base misurato prima del trattamento) che in quelli che consumavano concentrato di pomodoro (+40%). Tali variazioni sono state ricondotte a differenze di dosaggio e biodisponibilità del licopene ottenuto da fonti diverse. Recentemente, mediante la stessa strategia sperimentale, è stata messa a confronto la capacità di prevenire o ridurre l’insorgenza di eritemi solari da parte di tre diversi integratori alimentari contenenti licopene. In particolare è stato testato l’effetto su campioni di volontari sani della somministrazione giornaliera di: a) due capsule di un integratore contenente licopene estratto da pomodoro mediante l’uso di solventi organici (licopene naturale) corrispondenti ad una dose totale di 9,8 mg di licopene e 0.4 mg di ß-carotene die; b) 2 x 250 ml di una bevanda arricchita in licopene naturale corrispondenti ad una dose totale di 8,1 mg di licopene e 0.4 mg di ß-carotene die; c) due compresse al giorno di un integratore alimentare contenente licopene sintetico (10,2 mg licopene/die in totale)46. Dopo 4 settimane di somministrazione, i livelli di licopene nel plasma risultavano aumentati da tutti e tre i trattamenti sino a valori compresi tra 0,55 e 0,84 nmol/ml, circa 2 volte superiori a quelli fisiologici. Un ulteriore graduale aumento del livello di licopene nel plasma è stato messo in evidenza tra le 4 e le 12 settimane. Anche l’incremento del livello dei carotenoidi nella pelle è stato indotto da tutti e tre i trattamenti, ma in misura nettamente inferiore a quello verificatosi nel sangue aumentando di circa 1,2-1,4 volte rispetto al valore di base. Entrambe i trattamenti con licopene naturale (integratore alimentare e bevanda arricchita) aumentavano, sebbene in misura diversa, la soglia MED in modo statisticamente significativo dopo 12 settimane dall’inizio della sperimentazione. La somministrazione dell’integratore alimentare contenente licopene sintetico, al contrario, non ha mostrato effetti significativi. Questa differenza è stata attribuita alla presenza nei trattamenti a base di licopene naturale, oltre che del licopene, di altri carotenoidi (ß-carotene, fitofluene, fitoene, ecc.) e molecole bio-attive co-estratte dal pomodoro che potrebbero contribuire sinergicamente ai processi di foto-protezione. Tali composti risultano ovviamente assenti nei prodotti contenenti licopene sintetico. I risultati di questi studi concordano nel dimostrare che l’assunzione per via sistemica di prodotti ricchi in licopene, in associazione ad altri componenti naturalmente presenti nel pomodoro, migliora l’effetto di fotoprotezione della pelle nei confronti dell’esposizione a radiazioni UV. Carotenoidi, struttura e consistenza della pelle È noto che l’alimentazione e l’assunzione di integratori specifici possa influenzare positivamente numerose caratteristiche strutturali e fisiologiche della pelle quali densità, consistenza, colore, idratazione, ecc.8 Tuttavia, gli studi relativi gli effetti dell’as- Volume 13, n. 2, 2010 55 sunzione di carotenoidi sull’aspetto estetico della pelle sono molto limitati. Recentemente, tramite l’uso di ultrasuoni per la misurazione della densità e dello spessore della pelle (B-Scan), è stato dimostrato che la somministrazione sistemica di una miscela di antiossidanti a base di licopene (6 mg/die), ß-carotene (4,8 mg/die), a-tocoferolo (10 mg/die) e selenio (75 µg/die) influenza significativamente tali parametri strutturali47. Rispetto ai valori di partenza, dopo 12 settimane di somministrazione, la densità della pelle è risultata aumentata di circa il 7% e lo spessore di circa il 15%. Inoltre i parametri di superficie cutanea “ruvidità” e “squamosità”, determinati utilizzando il metodo SELS (Surface Evaluation of Living Skin), sono risultati ridotti di circa il 30% e il 45%, rispettivamente. Al contrario i paramentri “levigatezza” e “rugosità” non sono stati influenzati dal trattamento. Questi effetti positivi sono accompagnati da un contemporaneo aumento dei livelli di licopene e ß-carotene nel plasma ma non dell’a-tocoferolo. Recentemente è stata, inoltre, evidenziata una stretta correlazione tra alti livelli di licopene nel plasma e bassi livelli di rugosità della pelle48. La somministrazione di una miscela di antiossidanti migliora, quindi, la Schema dei tre struttura e la fisiologia della pelle apportando miglioramenti significativi all’aspetto estetico. Non è chiaro quale dei composti della miscela fornisca il maggiore contributo e quali siano i meccanismi alla base di questi miglioramenti. Sicuramente un aspetto fondamentale è l’attività antiossidante e la particolare efficacia nel detossificare le ROS che caratterizza tutti i carotenoidi e il licopene in particolare. La difesa contro le ROS potrebbe contribuire alla salute della pelle, migliorando le funzioni cellulari anche tramite meccanismi diversi da quelli antiossidanti. Produzione di licopene Il licopene attualmente in commercio ed utilizzato per la preparazione di integratori alimentari o altri preparati può essere prodotto per sintesi chimica (licopene sintetico) o estratto dai vegetali che lo producono e lo accumulano naturalmente (Licopene Naturale) (Figura 1). Il licopene sintetico viene prodotto a partire da materie prime sintetiche disciolte in solventi organici. Il processo comunemente utilizzato (processo di Witting) è lungo e complesso e prevede, nelle fasi finali, la condensazione di due prodotti intermedi (il fosfonmetanosolfonato, un ilide del fosforo e la C10-dialdeide), disciolti in toluene in presenza di sodio metilossido, a formare cristalli di licopene grezzo che vengono successivamente purificati tramite filtrazione e ricristallizzazione. I cristalli di licopene ottenuti sono di grandi dimensioni, forma regolare e privi di impurità. Nel prodotto di finale il licopene è molto concentrato (90-95% in peso), si degrada con facilità e presenta problemi di bassa biodi- Figura 1. diversi metodi di produzione del licopene. Volume 13, n. 2, 2010 56 sponibilità. È infatti noto che, a parità di altre condizioni, la biodisponibilità del licopene aumenta al diminuire delle dimensioni dei cristalli. Studi scientifici hanno dimostrato che, a parità di altre condizioni, riducendo le dimensioni dei cristalli di licopene da 5 µm a 0,5 µm la bio-disponibilità del licopene aumenta del 30%.49 Gli integratori alimentari a base di licopene sintetico sono ottenuti diluendo il prodotto di sintesi sino a concentrazioni variabili tra l’1% e il 10% in peso con lipidi e aggiungendo conservanti ed altri composti chimici esogeni. Il licopene sintetico può contenere residui dei solventi organici utilizzati durante il processo produttivo ed altre impurità (materie prime non reagite, intermedi di reazione, prodotti secondari) potenzialmente tossiche anche a bassissime concentrazioni. La C25-aldehyde (apo-12’licopenale) è un prodotto secondario che si forma durante il processo di produzione del licopene sintetico. La tossicità di questo composto è molto elevata e pertanto la sua concentrazione deve essere ridotta al minimo attraverso processi di purificazione per salvaguardare la qualità e la sicurezza del prodotto finito. L’estrazione del licopene da bacche di pomodoro mature può essere effettuata con un processo tradizionale che fa uso di solventi organici tossici per la salute umana e nocivi per l’ambiente (licopene naturale) oppure un processo innovativo che utilizza anidride carbonica supercritica come unico solvente estrattivo (licopene biologico). Il licopene naturale viene estratto dal pomodoro fresco o dagli scarti di lavorazione dell’industria del pomodoro (buccette) mediante l’uso di solventi chimici organici (cloroformio, esano, ecc.) da cui poi viene separato per cristallizzazione (Figura 2). L’estrazione non è selettiva e porta in soluzione, oltre al licopene, anche quantità consistenti di altre sostanze lipofile presenti nel pomodoro (ß-carotene , luteina, zeaxantina, astaxantina, fitoene, fitofluene, tocoferoli e tocotrienoli, steroli vegetali, amminoacidi aromatici ed acidi grassi polinsaturi). Le sostanze co-estratte con il licopene e presenti nelle acque madri di cristallizzazione in parte co-precipitano e restando incluse nei cristalli di licopene come impurità. Tali impurità sono di origine vegetale e, fondamentalmente, non risultano tossiche per l’organismo umano, anzi sembrano agire sinergicamente con il licopene potenziando l’attività antiossidante dell’estratto. Inoltre, esse determinano la formazione di cristalli più piccoli e meno regolari rispetto a quelli del licopene sintetico con conseguente miglioramento della sua bio-disponibilità. La presenza di impurità determina, tuttavia, un incremento della tossicità del licopene naturale in quanto, proporzionalmente alla loro quantità, nei cristalli di licopene vengono ad essere adsorbiti/trattenuti residui dei solventi utilizzati per l’estrazione ed altri contaminanti (pesticidi, diossina, metalli pesanti, ecc.) eventualmente presenti nel pomodoro fresco. Quest’ultimo problema, particolarmente sentito quando si usano gli scarti di lavorazione (i pesticidi ed i contaminanti si concentrano nelle buccette), è dovuto al fatto che per l’estrazione del licopene naturale possono essere utilizzate bacche di pomodoro non soggette a particolari restrizioni e/o vincoli produttivi. Possono pertanto essere usate varietà di pomodoro geneticamente modificate (OGM) e pomodori contenenti residui di pesticidi e metalli pesanti fuori dai limiti consentiti per il consumo alimentare. Il licopene naturale può essere “purificato” e reso meno tossico mediante ricristallizzazione con conseguente perdita di resa e di gran parte dei vantaggi delle sinergie dovute alle sostanze co-estratte. Anche in questo caso il licopene nel prodotto finito è estremamente concentrato (circa 60% in peso) e deve essere diluito con lipidi per la formulazione di integratori alimentari. Il licopene biologico, al contrario, si ottiene attraverso estrazione con anidride carbonica in condizioni supercritiche50, 51 a partire da una matrice liofilizzata di pomodoro preparata da bacche mature coltivate con metodi biologici che escludono l’uso di varietà geneticamente modificate e di prodotti chimici di sintesi (concimi, antiparassitari, pesticidi) e adottano strategie di lotta biologica contro le malattie vegetali, secondo quanto stabilito dal regolamento CEE 2092/91. L’assenza di solventi organici tossico-nocivi nel processo di estrazione esclude la possibilità di contaminazioni nel prodotto finito. Per tali ragioni, l’estratto risulta naturale al 100% e completamente privo di residui di solventi organici e/o di altre sostanze chimiche tossico-nocive. La produzione di licopene biologico è frutto della collaborazione tra una azienda privata del sud Italia (Pierre Srl - Galatina, Lecce) e Volume 13, n. 2, 2010 57 Figura 2. Separazione soluto-solvente: processo con solventi chimici tradizionali e con CO2 supercritica. Processo tradizionale con solventi organici Separazione licopene-solvente Processo innovativo con CO2 supercritica Separazione licopene-solvente Cristallizzazione Separazione diretta Lenta sovrassaturazione della soluzione (variazione di temp.) Istantanea riduzione della solubilità (variaz. di pressione) e precipitazione Processo di nucleazione e formazioni di cristalli di licopene NO processo di nucleazione NO sovrassaturazione NO formazione cristalli Accrescimento cristallino ± veloce Mantenimento delle condizioni di sovrassaturazione Accrescimento dei cristalli licopene e parz. esaurimento della soluzione Separazione licopene (crist./amorfo) dalla soluzione per centrifugazione Processo di separazione lento e regolabile (durata > 24 h) Prodotto con struttura cristallina e/o amorfa. Presenza di impurità tossiche inglobate e/o adsorbite sui cristalli di licopene. Prodotto con basse caratteristiche di biodisponibilità. Precipitazione immediata e totale esaurimento della soluzione Processo di separazione istantaneo (durata frazione di secondo) Soluzione sovra-satura di licopene in olio vegetale, priva di impurità tossiche e con ottime caratteristiche di bio-disponibilità. Volume 13, n. 2, 2010 58 partner pubblici quali l’Università del Salento (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali - Di.S.Te.B.A. - Laboratori di Botanica e Biologia Cellulare dei Vegetali; Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione - Laboratorio di Chimica Generale ed Inorganica) il CNR-ISPA - Istituti di Bari e Lecce e con il contributo fondamentale del Ministero della Ricerca Italiana (MIUR) (Progetto 7885/55 PAR 2001). Come il licopene naturale, quello biologico, contiene altri carotenoidi e molecole bioattive presenti naturalmente nel pomodoro che concorrono sinergicamente agli effetti benefici del licopene e ne aumentano stabilità e bio-disponibilità52. Queste sostanze, presenti anche in quantità superiori a quella del licopene, conservano le loro caratteristiche biochimiche e la loro attività biologica nell’estratto. Pertanto è plausibile che il licopene biologico abbia una attività antiossidante superiore rispetto ad una soluzione di licopene sintetico o naturale di pari concentrazione. Il licopene biologico presenta la massima predisposizione al processo di assimilazione poiché non è presente in forma cristallina ma come soluzione sovra-satura di licopene in un olio vegetale ricco di acidi grassi insaturi (oleoresina) (Figura 3). Questa caratteristica è strettamente connessa con la tecnologia di produzione. Infatti l'estrazione del licopene dal pomodoro con CO2 supercritica è favorita dalla presenza di sostanze lipidiche (pro- Figura 3. Oleoresina estratta mediante CO2 supercritica (licopene biologico). venienti dalle matrici di estrazione stesse); le sostanze lipidiche, durante la separazione della fase solida da quella supercritica, impediscono al licopene di aggregarsi in strutture cristalline dando origine ad un prodotto in cui il licopene è intimamente ed uniformemente circondato da sostanze lipidiche ed altri composti di co-estrazione. I lipidi, inoltre, favoriscono la formazione delle micelle/emulsioni attraverso cui i carotenoidi sono assorbiti dagli enterociti e veicolati ai tessuti attraverso il flusso ematico. Studi scientifici dimostrano inoltre che, a parità di altre condizioni, la biodisponibilità del licopene è significativamente più elevata se assunto in presenza di ß-carotene e lipidi vegetali53. La biodisponibilità del licopene biologico è ulteriormente aumentata dalla presenza di una maggiore quantità di isomeri cis rispetto agli altri tipi di licopene. Conclusioni La somministrazione per via sistemica di opportuni nutrienti risulta ottimale per la cura e la salute della pelle. Integratori alimentari contenenti opportune quantità di licopene assieme ad altri antiossidanti naturali estratti dal pomodoro sono utili per la protezione della pelle da una eccessiva esposizione alle radiazioni UV e contribuiscono a migliorarne significativamente struttura ed aspetto estetico. L’efficacia del trattamento dipende dalla dose di licopene assunta giornalmente, dalla sua bio-disponibilità, dalla contemporanea presenza di altre molecole bio-attive e lipidi e dal tempo di somministrazione. Diete ricche in derivati del pomodoro e trattamenti con integratori a base di licopene naturale protratti per periodi di durata superiore alle 10-12 settimane hanno mostrato una riduzione significativa del danno foto-indotto e un aumento del 7% e del 15%, rispettivamente, della densità e dello spessore della pelle. Il licopene sembra anche contribuire alla riduzione delle rughe ed a rendere la pelle meno ruvida. Attualmente sul mercato è presente un licopene estratto da pomodoro biologico (NO varietà OGM e/o pesticidi) con anidride carbonica supercritica. Il licopene biologico è naturale al 100%, privo di residui di solventi chimici e di tossicità e presenta ottime carat- Volume 13, n. 2, 2010 59 teristiche di biodisponibilità. Il licopene biologico costituisce una nuova materia prima fondamentale per la preparazione di integratori alimentari d’eccellenza anche mirati al benessere e alla salute della pelle. Bibliografia 1. Hoffmann K, Kaspar K, Altmeyer P, et al. 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Tuttavia l’SPF o fattore di protezione solare misura solamente l’efficacia contro la comparsa di scottature ma non ci dice di per sé molto sulla capacità di difesa dagli altri effetti collaterali dannosi delle esposizioni UV. Questi sono usualmente classificati come “a breve termine” perché compaiono dopo un intervallo di ore o pochi giorni dall’esposizione e “a lungo termine” (definizione di gran lunga preferibile a quella di “cronici”) perché si evidenziano dopo mesi o anni. Tra i primi assumono un ruolo rilevante e crescente non solo lo scatenamento di fotodermatosi, quali le frequenti lucite estivale benigna e eruzione polimorfa solare e le più rare orticaria solare e reticuloide attinico, ma anche il peggioramento di dermatosi infiammatorie, come l’acne rosacea, o di manifestazioni cutanee di connettiviti sistemiche. Il più noto e pericoloso degli effetti avversi a lungo termine è la comparsa di tumori cutanei. Alcuni di questi, come cheratosi attiniche e epiteliomi spinocellulari, sono dovuti ad un accumulo di danni dovuti ad esposizioni frequenti e prolungate per motivi professionali o solamente estetici, perlopiù motivati dal fascino dell’abbronzatura costante e intensa. La loro incidenza è crescente anche per l’effetto dell’aumento progressivo dell’età media. Altri, carcinomi basocellulari e melanoma maligno, sono dovuti a ripetuti episodi di ustioni solari, particolarmente se avve- Divisione di Dermatologia, Università degli Studi, Brescia nuti in età infantile/adolescenziale. Queste sono indubbiamente favorite dal cambiamento delle modalità di esposizione solare (esposizioni intermittenti, brevi e intense) tipiche delle nostre vacanze. Le esposizioni UV, con qualunque modalità avvengano possono portare a quell’insieme di manifestazioni cliniche, come rughe, pigmentazioni irregolari con efelidi, lentigo solare, teleangiectasie e cute diffusamente secca, lassa e grigiastra, note come fotoinvecchiamento. Polypodium Leucotomos Polypodium Leucotomos (PL) è una felce della famiglia delle Polypodiaceae ed è originario del Centro America. Le foglie sono 30-150 cm di lunghezza e 10-40 cm di larghezza. Come per tutte le piante filogeneticamente più antiche adattate all’ecosistema terrestre equatoriale e tropicale evolvendo da piante acquatiche, il rizoma è particolarmente ricco (3-10%) di composti fenolici, principalmente cinnamati e benzoati. Questi agiscono non solo come antiossidanti ma anche come filtri interni per assorbire gli UV. Altri componenti dell’estratto sono monosaccaridi, principalmente fruttosio, mannosio e glucosio, e acidi del ciclo di Krebs e esteri degli acidi fenolici. PL è un integratore registrato per la vendita sia in Europa che negli Stati Uniti. Non è stata dimostrata alcuna tossicità su linee cellulari umane e murine di cheratinociti, fibroblasti e melanociti. La DL50 nel ratto è superiore a 2 gr/kg di peso corporeo. Nell’uomo, il suo estratto non ha mostrato tossicità né dopo applicazione locale né dopo somministrazione sistemica. Tuttavia, la farmacocinetica di assorbimento e distribuzione tissutale e il metabolismo di Volume 13, n. 2, 2010 64 PL non sono completamente conosciuti. Il fatto che si abbia un incremento del beneficio dopo somministrazioni ripetute per via orale di PL suggerisce un effetto cumulativo di breve durata. L’ estratto di PL è stato utilizzato ampiamente nella medicina tradizionale del Centro e Sud America per il trattamento di differenti processi infiammatori, cutanei e non, e neoplastici. Polypodium Leucotomos nella profilassi dei danni ossidativi e anaerobi cellulari PL ha dimostrato in vitro un’attivita neutralizzante selettiva dell’ossigeno singoletto e delle specie reattive dell'ossigeno, in particolare dell’anione superossido: rispettivamente il 15-20% in confronto a nitrato di sodio e 40-55% in confronto a superossido dismutasi considerati come standard di riferimento in culture di numerose popolazioni cellulari tra cui cheratinociti, fibroblasti, linfocti e macrofagi. L’attività inibitrice la formazione di radicali idrossili e della perossidazione di membrane è del medesimo ordine di grandezza, rispettivamente, dell’acido ascorbico e della superossido dismutasi. PL è in grado di inibire la formazione di danni ossidativi del DNA e la perossidazione dei lipidi di membrana dei cheratinociti, dei linfociti e delle diverse popolazioni cellulari del derma. È inoltre in grado di ridurre la formazione anaerobia di dimeri della timina dopo esposizione UVB. Lavori di ricerca eseguiti in vivo sull'uomo hanno dimostrato che PL è la prima sostanza di origine naturale in grado di inibire sensibilmente la fototossicità di PUVA (psoraleni + UVA) anche dopo una singola somministrazione orale. Polypodium Leucotomos e fotoprotezione In studi di sopravvivenza cellulare su colture di fibroblasti e di cheratinociti, PL si è dimostrato molto più efficace (50-100%) dell’acido ascorbico e N-Acetilcisteina. PL ha inoltre permesso di mantenere l’integrità del citoscheletro e la funzionalità delle cellule irradiate. La produzione di PG2a è ridotta del 90% e quella di IL-1 e di TNF-a del 50%. Al contrario la produzione di collagenasi MMP1 (enzima di importanza cruciale nei processi di fotoinvecchiamento) da fibroblasti irradiati è ridotta dell’80%. Infine EPL ha dimostrato in vitro una riduzione del 17% della isomerizzazione dell’acido urocanico. Allo stato attuale PL è l’unico antiossidante con attività fotoprotettrice nell’uomo. Il fattore di protezione dopo esposizione UVB dopo una singola somministrazione orale di PL è circa 3 e l’attività fotoprotettrice deriva sia dalla capacità dei composti fenolici di assorbire l’UV sia dall’attività antiossidante. È stato dimostrato che su cute esposta a 3 MED di UVB il danno delle cellule epidermiche (degenerazione vacuolare, iperplasia epidermica e formazione di cellule "sunburn") e del DNA (sotto forma di dimeri pirimidinici) sono significativamente ridotti sia nell’animale da esperimento che nell’uomo. Dati preliminari paiono infine provare che ad un aumento della soglia eritemigena, non corrisponderebbe tuttavia una riduzione della reazione melanogenetica. PL si è anche dimostrato in grado di ridurre la fototossicità cutanea indotta da PUVA che è caratteristicamente dovuto alla formazione di diaddotti psoralene-DNA in ambiente anaeorbio. Polypodium Leucotomos e fotoimmunoprotezione Nell’uomo, PL è capace di prevenire le alterazioni morfologiche e la riduzione della densità numerica delle cellule di Langerhans causate da una esposizione eritemigena da simulatore solare. Nei ratti e nell’uomo, PL mantiene la funzionalità linfocitaria e inibisce la tolleranza immune al Nichel indotta da esposizioni UVB. La difesa dell’attività di immunosorveglianza insieme alla riduzione dei danni cellulari aerobi e anaerobi alle molecole cellulari, in particolare al DNA, costituisce indispensabile premessa biologica per sostenere la capacità fotochemioprofilattica di PL contro i tumori cutanei. Polypodium Leucotomos e fotoinvecchiamento Il fotoinvecchiamento è causato da specie reattive di ossigeno generate dall’esposizione UV che depleta e danneggia i sistemi di difesa antiossidante della cute. In modelli murini, la somministrazione preventiva di PL evita la comparsa di cheratinociti atipici e riduce significativamente l’infiltrato mastocitario, la formazione di nuovi vasi dermici e il grado di elastosi causati da esposizioni UVB ripetute A livello clinico ciò si potrebbe riflettere in una minore formazione di rughe e una minore atrofia cutanea legati all’esposizione UV. Volume 13, n. 2, 2010 65 Polypodium Leucotomos nel trattamento di malattie cutanee infiammatorie Conclusioni Lo studio del meccanismo d’ azione del PL durante gli ultimi anni ha mostrato una serie di attività immunomodulatorie che giustificano il suo impiego in malattie infiammatorie come la psoriasi e la vitiligine, le sue attività antiossidanti e fotoprotettive sono risultate particolarmente utili per pazienti affetti da tali dermatosi e trattati con fototerapia di cui era aumentato significativamente il risultato terapeutico. PL si è anche dimostrato molto efficace nella chemioprofilassi delle recidive di eruzione polimorfa solare. In conclusione le ricerche finora utilizzate con PL, tanto in vitro che in vivo, permettono di distinguere tre diverse azioni distinte tuttavia intimamente correlate l’una all’altra: antiossidante, fotoprotettore (nei confronti dell’eritema attinico) e fotoimmunoprotettrice. PL presenta proprietà antiossidanti di assoluto interesse, e potenzialità ancora in gran parte inesplorate, per fotoprotezione, fotoprofilassi e terapia di numerose dermatosi infiammatorie. Polypodium Leucotomos (PL) slide-show j PL è una felce della famiglia delle Polipodiaceae Originaria del Centro America Le foglie sono 30-150 cm di lunghezza e 10-40 cm di larghezza L’estratto del rizoma è ricco (3-10%) di composti fenolici (cinamati, benzoati) Riduce il danno ossidativo al DNA. Riduce la mutagenesi UV-indotta. Incrementa la rimozione di fotoprodotti UV-indotti. Attiva il gene oncosoppressore p53. Inibisce l’espressione UV-indotta di Cox-2. Riduce l’infiammazione. Protegge linfociti, c. di Langerhans, macrofagi e fibroblasti. Inibisce l’immunosoppressione secondaria a cis UCA. DERMATOLOGIA BRESCIA Zattra. Am J Pathol. 2009 PL attività protrettice sumacrofagi con effetto immunoprotettore e antinfiammatorio macrofago TGFb IL10 INIBIZIONE MACROFAGICA Proliferazione linfociti T Æ Antiangiogenesi Gonzalez S, et al. Anticancer research 2000; 20:1567-1576 Æ IL-2 INF-g Attivazione cheratinociti Æ Æ Æ Æ INIBIZIONE RISPOSTE Th1 MEDIATE IL-6 TNFa DERMATOLOGIA BRESCIA PL attività protettrice su fibroblasti e cheratinociti con/senza RUV Migliora l’integrità della membrana cellulare (rilascio di LDH) in fibroblasti e cheratinociti. Inibisce la perossidazione lipidica in fibroblasti e cheratinociti. Aumenta l’espressione di elastina in fibroblasti e cheratinociti. Inibisce l’espressione di MMP-1 nei fibroblasti. Inibisce l’attività di promoter di MMP-1 nei cheratinociti. ) Treatment of vitiligo with NB NVB and oral PL extract: a randomized double-blind-placebo-controlled study 50 45 40 35 30 25 20 15 10 50- Æ Æ CL k PL m PL contrasta i danni biologici UV indotti: PL Placebo Head/neck Trunk Arm/Leg Hands/Feed DERMATOLOGIA BRESCIA Middelkamp-Hup MA. JEADV 2007 l n PL for Polymorphic Light Eruption prophylaxis 15 - o Without PL With PL 10 Questi effetti avvengono senza irradiazione ma sono più intensi dopo esposizione UVA o UVB. 5- 0- 1,00 2,00 3,00 4,00 Never + Positive reaction after n exposures to UVA DERMATOLOGIA BRESCIA Calzavara PG, Tane WA. JAAD in press DERMATOLOGIA BRESCIA Volume 13, n. 2, 2010 71 Prevenzione primaria del melanoma: sole e bambini Gian Marco Tomassini Melanoma cutaneo Il melanoma cutaneo è una neoplasia Poiché il melanoma nei bambini è raro, accamaligna estremamente aggressiva, che negli de sovente che le lesioni pigmentate in età ultimi anni ha mostrato un preoccupante pediatrica vengano relativamente sottovaluaumento della sua frequenza che le ultime statate, tanto che oltre la metà dei melanomi tistiche valutano addirittura intorno al 30%. viene diagnosticato con ritardo. In Italia si verificano 6000 nuovi casi con Le cause del preoccupante aumento del melacirca 1000 decessi all’anno. noma sono da ricercarsi nella sconsiderata La rarità del melanoma prima della pubertà esposizione ai raggi ultravioletti (sia quelli impedisce un‘elaborazione statistica dei dati e del sole, sia quelli artificiali), nella diminuzioun confronto con il melanoma nell’adulto. ne dello strato di ozono e nella ridotta capaIl melanoma pediatrico rappresenta circa il 2% cità di filtro dell’atmosfera per il progressivo di tutti i melanomi e una frazione comunque inquinamento. apprezzabile (1-3%) di tutte le malignità pediaÈ importante ricordare che nei primi 18 anni triche, con una incidi vita si verifica la denza in salita del 2,9% maggior parte dell’eogni anno (dato del sposizione al sole e National Cancer Instiche una scottatura tute). Il tumore colpigrave in giovane età sce in grande maggioraddoppia i rischi di ranza soggetti di età una neoplasia cutanea superiore ai 15 anni in età matura (85%) e meno frequenLa strategia più importemente (15%) i bambitante per combattere ni in età prepuberale, questa malattia è la con una incidenza nelprevenzione primaria, la seconda decade 8 con campagne d’inforvolte maggiore rispetmazione ed educazioto alla prima: 0,6 per ne (particolarmente inFigura 1. milione nei bambini tra teressanti quelle effetIl melanoma è il tumore maligno che origina dai 0-10 anni e 6,3 per mituate in Australia e melanociti. Può nascere da pelle sana, da un lione nei ragazzi tra negli Stati Uniti e rivolnevo atipico* o da un nevo congenito. Colpisce più spesso persone di pelle chiara con 11-20 anni. La maggiote soprattutto ai bamnumerosi nevi melanocitari e esposti facilmente ranza (oltre il 60%) dei bini), per favorire camalle scottature solari. Esiste anche una predispomelanomi pediatrici inbiamenti radicali nei sizione genetica allo sviluppo di melanoma. sorge su un preesicomportamenti indiviPertanto tutti i familiari di un soggetto con melanoma devono sottoporsi a visite di controllo. stente nevo congenito, duali ed una diagnosi mentre i restanti comprecoce, con conse* Neo atipico: forma asimmetrica, bordi irregopaiono su cute appaguenti rapide e corretlari, colore nero o più colori, dimensioni oltre i 5-6 millimetri. Inoltre, essendo un tumore malirentemente sana. te decisioni terapeutigno, a differenza dei nevi melanocitari si modiche (asportazione chifica rapidamente in queste caratteristiche rurgica, ricerca del Coordinatore nazionale (forma, bordi, colore e dimensioni). gruppo melanoma ADOI linfonodo sentinella). Volume 13, n. 2, 2010 72 L’ADOI (Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani) è una società scientifica, senza fini di lucro. Fondata oltre 50 anni fa da un gruppo di dermatologi ospedalieri. L’Associazione ha, tra i fini statutari, la promozione e la ricerca nelle discipline della dermatologia medica, chirurgica ed estetica. L’ADOI promuove il continuo aggiornamento professionale dei propri associati, elabora linee guida, e promuove ricerche scientifiche, al fine di garantire il progresso delle suddette discipline nel loro complesso. A tal fine ha attivato numerosi gruppi di studio e di ricerca che hanno anche l’incarico di definire linee guida diagnostiche e terapeutiche. Tra gli obiettivi prioritari rientra l’attività di informazione, di sensibilizzazione e di formazione degli specialisti dermatologi, in particolare quelli che esercitano l’attività nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. Ormai dovrebbero essere ampiamente note le buone norme di esposizione al sole, tuttavia non tutti sanno che… Tabella 1. MySkinCheck: risultati dello studio epidemiologico 2009. Clinicamente accertate (n=57) Sospette da accertare (n=78) Tipo Cheratosi Spinocellulare Basocellulare Melanoma Non noto 31 1 18 5 2 12 2 16 45 3 Localizzazione Capo-collo Tronco Arti inferiori Arti superiori 27 16 5 5 14 38 23 9 dai 300 metri sul livello del mare la radiazione aumenta del 4-5%; in acqua, ad un metro di profondità, arriva comunque il 90% dei raggi del sole; se si indossano indumenti per proteggersi, si devono privilegiare tessuti sintetici e colorati, che proteggono più di quelli con fibre naturali (cotone); prima di esporsi al sole, bisogna evitare di mettere profumi o deodoranti. Le ricerche dimostrano che una serie di accortezze prima ricordate e l’uso regolare di un protettore solare in giovane età riduce fini a quasi l’80 % il numero di alcuni tumori della pelle. MySkinCheck MySkinCheck è un progetto dermatologico e di salute pubblica, sviluppato grazie all’impegno e al supporto tecnico e scientifico di ADOI (Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani) e La Roche-Posay. Dalla prima edizione svoltasi nel 2009 è emerso un dato preoccupante: per il 7,8% dei 1.729 soggetti visitati (età media 40 anni; 57,3% femmine) è risultata un’anamnesi positiva per neoplasia, di cui il 41% accertata e il restante 59% sospetta. Per il 37% dei casi positivi la neoplasia rilevata è il melanoma (Tabella 1). L’unica arma per combattere questa malattia è la diagnosi precoce con conseguenti rapide e corrette decisioni terapeutiche (asportazio- ne chirurgica, ricerca del linfonodo sentinella), che danno quasi la certezza di guarigione. Per questo è tanto importante la prevenzione che costituisce l’oggetto della seconda edizione del progetto MySkinCheck. L’iniziativa è rivolta a tutta la popolazione, ma con una particolare attenzione ai bambini. Il progetto, che sarà attivo 365 giorni l’anno, si articola in quattro iniziative complementari: il tour MySkinCheck con analisi gratuite dei nei nelle principali località balneari della penisola, nei mesi di maggio e giugno; il sito www.myskincheck.it, dove trovare consigli utili per la propria salute, approfondimenti sul tema del melanoma e strumenti per prepararsi alla visita dal dermatologo; il coinvolgimento di 19 strutture ospedaliere che divulgheranno nelle proprie sale d’attesa l’importanza della preven- Volume 13, n. 2, 2010 73 zione del melanoma attraverso corner informativi per un totale di 95 giornate di sensibilizzazione; il coinvolgimento di oltre 1.000 farmacie che si faranno promotrici dell’iniziativa. Quest’anno, adiacente allo shuttle, sarà allestito uno spazio dedicato ai bambini, dove anche i più piccini potranno colorare, giocare e ricevere simpatici gadget. Ma i bambini saranno soprattutto coinvolti nelle visite dermatologiche. Le mamme saranno infatti invitate a far visitare dal dermatologo anche i propri bimbi, al fine di sensibilizzarle sull’importanza del monitoraggio dei nei anche dalla più tenera età, educandole così alla vera prevenzione. Il sito myskincheck.it Il tour MySkinCheck Uno shuttle moderno e spazioso, attrezzato per ospitare un paziente e un dermatologo che effettua lo screening dei nei, toccherà nei week-end tra fine maggio e fine giugno sei delle più importanti località marittime italiane. Le regioni coinvolte nel tour sono: Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Puglia, Marche. Le visite verranno eseguite nei seguenti orari: dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 22.00. Dopo lo screening il dermatologo compilerà una “Scheda visita paziente” dove sarà indicato il livello di protezione necessario, la localizzazione e il numero dei nei del paziente, in modo che possa tenerli monitorati e conoscere il proprio livello di rischio. Le date e le tappe del tour MySkinCheck sono indicate nel sito: www.myskincheck.it Sul sito si potranno trovare consigli utili per la propria salute e ottenere informazioni scientifiche riguardo il tumore della pelle. Myskincheck.it permette di scoprire il proprio livello di rischio (tramite il test “Qual è il mio livello di rischio?”) e di conoscere alcuni metodi di valutazione utilizzati in dermatologia per aiutare ad analizzare i nei del proprio corpo: il metodo ABCDE e il brutto anatroccolo. Il metodo ABCDE si riferisce ad alcune caratteristiche fisiche del neo come: Asimmetria, Bordo/contorno, Colore, Diametro ed Evoluzione. Nello stesso soggetto i nei presentano spesso un aspetto simile, si assomigliano molto, stesso colore e stesso spessore: il metodo del brutto anatroccolo fa riferimento a una lesione pigmentata che potrebbe essere considerata sospetta qualora appaia diversa dalle altre presenti sul corpo del soggetto. Volume 13, n. 2, 2010 74 Sul sito sarà anche possibile anche localizzare i propri nei e monitorarne l’evoluzione con l’aiuto di video educativi e di strumenti di controllo MySkinCheck, conoscere le buone abitudini di esposizione al sole e imparare l’importanza di una visita dermatologica. Inoltre l’utente del sito avrà un suo spazio personale in cui potrà utilizzare il molechecker, uno strumento che consente di localizzare i nei del proprio corpo su delle immagini che mostrano il profilo destro e sinistro, il davanti e il dietro di una persona. In questo modo l’utente potrà anche monitorare l’evoluzione e l’eventuale comparsa di nuovi nei così da avere una scheda con tutti i dettagli necessari per arrivare preparato alla visita dal dermatologo. Solo un medico, infatti, è in grado di formulare una diagnosi e la visita va effettuata una volta all’anno. 19 ospedali coinvolti Per contattare il maggior numero di persone, che normalmente non si recano dal dermatologo, nelle sale d’attesa di 19 importanti ospedali italiani verranno posizionati corner informativi che per una settimana distribuiranno materiali di sensibilizzazione alla prevenzione del melanoma, con l’aiuto di una persona preparata sull’argomento. Inoltre, verranno divulgati video educativi sulla prevenzione del melanoma per creare una maggiore consapevolezza sull’importanza della prevenzione ed incentivare a consultare il dermatologo. Oltre 1.000 farmacie coinvolte Anche le farmacie, informate del progetto, ricorderanno l’importanza della prevenzione e sensibilizzeranno l’adozione di comportamenti responsabili al sole attraverso la distribuzione di materiali informativi. Volume 13, n. 2, 2010 75 I giovani e i danni del sole Nerella Petrini 1, Agostino Crupi 2 Introduzione Le campagne educative alla foto-protezione, realizzate nel primo decennio del 2000, hanno sicuramente aumentato la conoscenza dei danni solari sulla pelle e di conse- 1Socio AIDA, Firenze 2 Presidente AIDA, Milano guenza innalzato il livello di consapevolezza della popolazione, al punto che gran parte dei pazienti che si rivolgono al dermatologo per i motivi più disparati chiedono anche consigli sulle problematiche dovute all'esposizione solare. Restano comunque alcune fasce di criticità nella ricezione del messaggio formativo alla foto-protezione, in particolare i giovani d'età fra i 18 ed i 25 anni ai quali è necessario rivolgersi con particolare attenzione, in quanto i danni derivati da sconsiderate esposizioni solari intenzionali possono manifestarsi con più facilità proprio perché in questa fascia di età abbiamo normalmente già depauperato il nostro "capitale-sole". Ci riferiamo con questo termine alla possibilità di esporsi alle radiazioni ultraviolette senza subire danni, possibilità geneticamente determinata alla nascita e legata alle caratteristiche fenotipiche quali il colore della pelle, degli occhi e dei capelli. Questo capitale è destinato a impoverirsi rapidamente in caso di esposizione solare inappropriata, soprattutto in coloro che tendono più a scottarsi che ad abbronzarsi e normalmente è ridotto al minimo già prima dei 20 anni. È quindi necessario economizzare su questo capitale in modo da limitare al massimo la possibilità di insorgenza di fenomeni dannosi quali il foto-invecchiamento e la foto-carcinogenesi. Volume 13, n. 2, 2010 76 Il foto-invecchiamento è tanto più precoce quanto più la pelle è chiara e non adeguatamente protetta e si manifesta con la comparsa dei segni, quali rugosità cutanea, macchie, secchezza della pelle, ecc., che fisiologicamente si dovrebbero manifestare in età avanzata. Le moderne ricerche di foto-biologia hanno invece dimostrato che più di 2/3 dell'invecchiamento cutaneo è causato dalle esposizioni quotidiane e non dal passare del tempo. La foto-carcinogenesi è l'altra faccia del danno solare in grado di indurre l'insorgenza dei tumori cutanei di origine epiteliale (cheratosi solare e carcinomi) e di tumori di origine melanocitica, come il melanoma. È stato dimostrato da molte ricerche scientifiche che l'esposizione cronica ai raggi ultravioletti favorisce l'insorgenza dei tumori epiteliali, che sono quindi più frequenti nelle persone con un'elevata esposizione cumulativa ai raggi UV nel corso della propria vita, come coloro che svolgono attività lavorative all'aperto. Il rischio di melanoma è invece legato ad un'esposizione massiva al sole, intensa ed intermittente, in grado di provocare scottature; quest'ultime, specialmente se subite nell'infanzia e nell'adolescenza, possono favorire a distanza di anni l'insorgenza del melanoma. La ricerca nel campo del foto-danneggiamento cutaneo è in continuo sviluppo, in quanto i tumori della pelle costituiscono sempre più un problema sociale, essendo in costante aumento; in particolare l'incidenza del melanoma maligno è raddoppiata nell'ultimo decennio ed interessa un sempre maggior numero di giovani con una frequenza preoccupante. La foto-protezione diventa quindi un fondamentale investimento per il futuro, per cui l'adozione di comportamenti corretti - quale l'impiego di filtri solari, di indumenti fotoprotettivi, di occhiali e l'utilizzo di dosimetri UV - è sempre più da considerare una forma di tutela della salute, che deve essere estesa a tutte le fasce di età compresa quella dell'adolescenza e dei giovani adulti, notoriamente insensibili ai messaggi proibitivi e più difficili da raggiungere, a meno che non si adoperi un linguaggio consono e delle modalità di comunicazione facilmente recepibili. Volume 13, n. 2, 2010 77 AIDA-Vichy: educare per prevenire L’ AIDA (Associazione Italiana Dermatologi Ambulatoriali) ha da sempre condiviso le campagne di informazione rivolte alla popolazione generale. Nel 1996, sempre sotto l’egida dell’AIDA, si è costituito il GISPOD (Gruppo Italiano di Studio e Prevenzione Onco-Dermatologico) con lo scopo di divulgare alcune delle regole elementari di comportamento nei confronti delle radiazioni solari e dei nevi melanocitari al maggior numero di persone. In occasione del V° Congresso Nazionale AIDA, è stata realizzata la prima campagna di informazione con lo slogan “Controlla che i tuoi nei siano tutti di bellezza“, mediante la distribuzione gratuita di poster e di leaflet a tutti i soci AIDA. Nel materiale veniva riportata l’immagine accattivante di una famigliola di cuccioli di dalmata che, specchiandosi in uno stagno, si controllavano le proprie macchie. Si è trattato di un nuovo modo di dialogare con la popolazione, uscendo dalle solite immagini fredde e poco rassicuranti in uso, che di certo avevano indotto la gente a fare più da struzzo che da dalmata. Successivamente è stata creata una campagna ancor più incisiva e diretta, denominata “Sole buono se ti proteggi”, che grazie al coinvolgimento dei vari Provveditorati agli Studi ha raggiunto i bambini delle scuole elementari di quasi tutte le provincie Italiane. L’intento è stato quello di istruire i maestri che a loro volta hanno poi trasmesso il messaggio educativo ai bambini. In quella occasione si è creato un rapporto di collaborazione tra AIDA e Vichy che, nell’ottica di “educare per prevenire”, prosegue anche quest’anno con un’indagine informativa condotta tra gli adolescenti italiani. I giovani italiani e l’esposizione solare L’obiettivo dell’indagine è stato quello di analizzare l’attenzione degli adolescenti e dei giovani verso i problemi della pelle conseguenti a una non corretta esposizione al sole e il loro comportamento circa l’impiego delle creme solari. La ricerca è stata realizzata tra il 15 e il 30 settembre 2009 tramite 800 interviste somministrate in modalità CAWI (Computer Aided Web Interview) ad un campione rappresentativo della popolazione italiana di ragazzi e ragazze in età compresa tra i 15 e i 25 anni. Dallo studio emerge una consapevolezza dei danni dell'esposizione solare senza protezione: infatti, il 75% dei giovani ritiene che questo sia il principale fattore di rischio per i tumori della pelle. Nonostante ciò molti ragazzi non danno a questo aspetto l’importanza che merita: oltre il 50% non prende nessuna precauzione e tale percentuale sale al 60% per i maschi in età compresa tra i 15 e i19 anni. Le motivazioni principali per il mancato utilizzo delle creme solari sono da ricercarsi nel 58% dei casi nella presunta saltuarietà con la quale ci si espone al sole (“in fondo si tratta solo di una volta l’anno...”). Motivazioni che addirittura salgono al 65% sul segmento dei 19-25enni. Segue a ruota il ritenere che in fondo un po’ di sole non abbia mai fatto male a nessuno (27%). Un’altra delle ragioni per cui i ragazzi non usano la crema protettiva è la convinzione che non aiuti a ottenere un’abbronzatura bella e duratura. Tuttavia il 50% delle ragazze non utilizzatrici di solari sarebbe disposta a cambiare le proprie abitudini al sole, impiegando quindi una crema protettiva, se questa assicurasse una buona abbronzatura. Novità nella fotoprotezione Le ultime scoperte nella foto-biologia dimostrano che i raggi UV sono capaci di alterare il DNA delle stem cells presenti nello strato basale dell’epidermide, con importanti ripercussioni sul processo di rigenerazione cutanea. Per preservare il “capitale genetico” della cute e proteggere anche le stem cells i Laboratori Vichy hanno messo a punto una formula per i solari di nuova generazione (CAPITAL SOLEIL ) che affianca ai filtri anti-UVA/UVB (Meroxil SXXL) un anti-ossidante naturale: il DHC. Volume 13, n. 2, 2010 79 POSTER AIRO 2009 Cutaneous reaction prevention with the use of “Neoviderm skin emulsion” in head and neck external beam radiotherapy (EBRT) and perioperative-brachytherapy (BRT) for breast cancer A. Cecconi, A. Guido, S. Cammelli, F. Bunkheila, M. Micucci, A. Pepe, E. Barbieri, L. Busutti “Neoviderm emulsione cutanea” nella prevenzione dei danni cutanei da trattamenti radioterapici In questo studio condotto presso il Dipartimento di Radioterapia dell’Università di Bologna è stato testato l’effetto radioprotettivo sulla cute di una innovativa emulsione cutanea (Neoviderm – Istituto Ganassini) abitualmente impiegata nelle scottature solari. Dieci pazienti sottoposte a brachiterapia perioperatoria per neoplasia mammaria e venti pazienti sottoposti a radioterapia a fasci esteni (EBRT) mediante tecnica ad intensità modulata (IMRT) per neoplasie del distretto cervico-cefalico sono stati sottoposti a trattamento locale mediante applicazione di Neoviderm in posologia di due applicazioni al giorno per tutta la durata del trattamento radioterapico e una applicazione al giorno nei sei mesi successivi. Durante lo studio ogni paziente è stato monitorizzato mediante controlli periodici obiettivi relativi alle condizioni cliniche della cute irradiata. I risultati qui riportati indicano che Neoviderm riduce l’eritema e la secchezza, preserva l’elasticità ed evita l’impiego di corticosteroidi topici sulla cute irradiata. Purpose To control the appearance of cutaneous reaction (grade of intensity and incidence) during and after EBRT for head and neck cancer and brachytherapy with MammoSite for breast cancer using an innovative skin emulsion Neoviderm (by Istituto Ganassini). The object was the protective and moisturizing action, with alginate-betaglucano acid and hyaluronic acid; in fact this emulsion soothes the skin favoring the physiological normalizing process. a day during their radiation treatment and once a day for six months afterwards. The clinical analysis was done with objective analysis (Grading RTOG-SOMA LENT) and the use of photograph archiving. During this trial we evaluated for every patient the superficial cutaneous damage, the skin elasticity, the superficial changes: hyperpigmentation, epilation, skin dryness, telangiectasia. Results Materials and methods Study design: in our institute, since February, we have evaluated, with a new clinical trial of phase II, 10 patients who have been treated with brachytherapy (MammoSite) for breast cancer and 20 patients underwent EBRT with or without chemotherapy for head and neck cancer. All patients underwent this local treatment with Neoviderm skin emulsion twice Department of Radiotherapy, S. Orsola-Malpighi Hospital University of Bologna All patients treated with MammositeBRT were evaluable at day 0, day 7,1-3 months after treatment and 4/10 pts were evaluable at 6 months. Our results in term of skin toxicity were: at time 0 3 patients were Gr. 0, 6 pts Gr. 1 and 1 pt developed precocious skin toxicity Gr. 2; after 7 days 5 patients Gr. 0 and 5 Gr. 1, after 1 month 6 patients Gr. 0 and 4 Gr. 1, after 3 months 8 patients Gr. 0 and 4 Gr. 1, after 6 months 4/4 patients Gr. 0. In all patients we evaluated a low level of atrophy and hyperpigmentation after treatment and we didn’t use the cortico- Volume 13, n. 2, 2010 80 steroids. Good was the level of skin elasticity and skin dryness. Six patients treated with IMRT for head and neck cancer were evaluable: during the period of radiotherapy treatment, median dose 66 Gy, we observed Gr. 1 skin toxicity in only 2 patients (one of these treated with IMRT + anti-EGRF monoclonal antibody-cetuximab) and Gr. 0 in the others. All patients didn’t use topic corticosteroid-therapy. Tossicità cutanea. Tempo 0 7 Giorni 3 Mesi 6 Mesi 1 Mese Gr. 0 Gr. 1 Gr. 2 Conclusion The use of Neoviderm skin emulsion improve the skin elasticity, reduce the dryness and the risk of cutaneous erythema and reduce the use of topic corticosteroid-therapy.