Anoressia e disturbi alimentari- l`approccio sistemico

Anoressia e disturbi alimentari- l'approccio sistemico
Anche tu cedi alla follia
del nostro strano tempo
che ci chiede sempre
quello che non siamo
e non pensiamo:
di vestirci d’aria
e mangiare vento
pur di avere
sempre
le nostre quattro ossa striminzite in copertina,
perché dicano:
“sei bella”
anche se annientata,
anche se ci tiriamo addosso
come una coperta logora
una pelle estranea
e ormai troppo larga
ma
tanto,
tanto di moda
( Anonimo)
Come sappiamo e vediamo negli ultimi anni questo problema si presenta con sempre maggiore
frequenza e peraltro con elementi nuovi e differenti . Sempre piu’ spesso si riscontrano casi di
disturbi alimentari in età che non erano considerate a rischio, sempre di piu’ risulta essere un
problema non solo femminile ma anche maschile. Infine vorrei sottolineare come sempre piu’
frequentemente in terapia arrivino casi complessi di anoressie atipiche o di abbinamento o
alternanza di diversi disturbi alimentari.
Tutti questi elementi stanno rendendo il quadro ancor piu’ complesso tant’e’ che molti degli
approcci terapeutici sembrano avere avuto difficoltà nel trattare i casi di disturbo alimentare con
successo.
Uno degli approcci che invece sembra avere avuto sviluppi interessanti e l’approccio della
terapia sistemico famigliare.
Per questo motivo vorrei con questo articolo inaugurare una serie di articoli divulgativi sui
disturbi alimentari visti sotto una luce sistemico famigliare.
1/5
Anoressia e disturbi alimentari- l'approccio sistemico
Linee comuni nelle famiglie di anoressiche
“I miei genitori mi conoscono pochissimo.
Tutte le volte che fanno
apprezzamenti su di me sono legati alla forma fisica,
mai per quello che penso o dico.
Da me si aspettano sempre il massimo."
La famiglia e’ stata infatti spesso studiata per la patologia anoressica come sfondo per la
patologia o come elemento strutturante del sintomo, tant’è che i primi studiosi la cui piu’
importante rappresentante, con approccio dinamico, Hilde Bruch, aveva già percepito
l’importanza del contesto familiare, mantenendo pero’ il focus della sua attenzione sul rapporto madre - bambina.
Rispetto però a tutti gli altri studi l’approccio sistemico familiare considera la famiglia in modo
completamente diverso a partire dalla conduzione della seduta terapeutica, che vede chiamata
in causa la famiglia del paziente designato e ove possibile e necessario le famiglie di origine al
fine di andare alla ricerca della radice profonda che ha nel tempo scatenato il sintomo.
Salvador Minuchin, uno dei padri della terapia famigliare, parla a questo proposito di “famiglia
anoressica”, una terminologia che ci sottolinea ed evidenzia come la famiglia sia al centro
dell’attenzione e la paziente designata sia semplicemente la portatrice di un sintomo di un
sistema più complesso.
In questo contesto diventa importante osservare e valutare le relazioni che intercorrono nella
famiglia, il panorama trigenerazionale, le linee generazionali, i triangoli all’interno della famiglia
e i miti che percorrono le famiglie delle anoressiche.
La famiglia diventa la matrice dell’identità il luogo dove viene definito il proprio sé. Per questo
motivo ho cercato di riassumere alcuni elementi comuni riscontrabili in gran parte delle famiglie
delle ragazze anoressiche.
Iperprotettività dei genitori:
La famiglia è, per ognuno di noi, la primaria e principale fonte di esperienza, nonché il primo
tramite con il mondo esterno.
2/5
Anoressia e disturbi alimentari- l'approccio sistemico
Molti autori hanno concluso che l’anoressia nervosa è un disturbo che riflette modalità
particolari di un funzionamento familiare, quali la tendenza ad evitare i conflitti, un
atteggiamento eccessivamente protettivo dei genitori nei confronti dei figli, una mancanza di
regole chiare e di confini tra i membri della famiglia, da cui risulta una eccessiva intrusione di
ciascuno negli spazi dell’altro.
Allo stesso modo, le madri delle ragazze anoressiche sono state quasi tutte iperprotettive e
dominanti. Sembra che in queste famiglie siano incoraggiati e premiati la disciplina e il
successo, più che la conquista dell’autonomia e di una matura consapevolezza. Un’apparente
armonia tra i membri della famiglia diventa il modo in cui ci si preserva dall’affrontare i problemi
e si mantiene la stabilità.
Anche lo sviluppo dell’obesità e della bulimia sembra essere collegato a caratteristiche familiari
particolari, come la presenza di una madre iperprotettiva ed una mancanza di calore, supporto
nei confronti del soggetto.
Le figlie obese si sentono colpevolizzate come se non riuscissero a perdere peso per una
mancanza di volontà e di controllo.
Invischiamento (mancanza di confini), all’interno della famiglia
Minuchin nel suoi scritti parla di invischiamento; la ragazza che cresce in una famiglia di questo
tipo attribuisce un importanza fondamentale alla relazione con l’altro.
In queste famiglie sono stati eretti confini molto solidi tra l’interno e l’esterno della famiglia, ma
all’interno invece i confini sono molto labili e esiste poca differenziazione tra un membro e l’altro
come si evince anche dai racconti delle famiglia analizzate in letteratura.
Chi cresce in questa famiglia dà un’importanza capitale alla relazione con l’altro quasi che l’altro
definisca il sé della persona stessa.
Questo sistema così chiuso e protetto in realtà cela una forte conflittualità che come vedremo
spesso non solo non e’ celata ma diventa una dinamica manifesta all’interno della famiglia
stessa.
Andando in cerca alla cieca di un senso di identità e di autonomia, le giovani ragazze non
accettano nulla di quanto i genitori o il mondo che le circonda possono offrire; preferirebbero
morir di fame piuttosto che continuare una vita di accomodamenti.
Invischiamento e iperprottetività vanno nelle famiglie anoressiche di pari passo.
Perifericità del padre
Talvolta la figura paterna è in posizione periferica nella famiglia. Gli impegni di lavoro, il modello
culturale, ormai superato in una società in cui sia l’uomo che la donna lavorano fuori casa, lo
portano a delegare quasi completamente il compito di seguire i figli alla madre. Ciò però può
generare nei figli un senso di abbandono e di inadeguatezza, per cui finiscono erroneamente
per considerarsi poco importanti per il genitore. Inoltre, durante l’adolescenza, talvolta le figlie
entrano in conflitto con la madre, mentre risulterebbe più armonico il rapporto con il padre.
Questo aspetto verrà sottolineato anche successivamente in maniera più approfondita.
Alte aspettative da parte dei genitori: LA GABBIA DORATA
3/5
Anoressia e disturbi alimentari- l'approccio sistemico
Hilde Bruch ha ritenuto molto significative queste parole confidatale da una paziente
anoressica: “fin da bambina, Ida aveva sentito di non meritare tutti i privilegi e i benefici offerti
dalla famiglia perché le era sembrato di non essere sufficientemente brillante. Le venne in
mente un’immagine: lei era come un passerotto in una gabbia dorata, troppo insignificante e
semplice per la sua casa lussuosa, ma anche privata della libertà di fare quello che veramente
avrebbe voluto. Fino a quel momento aveva parlato soltanto degli aspetti di eccezionalità del
suo ambiente d’origine; ora invece cominciò a parlare di sofferenze, limitazioni e obblighi che
comporta il crescere in una casa ricca. Rifacendosi all’immagine del passero, disse che le
gabbie sono fatte per grandi uccelli multicolori che mettono in mostra le loro penne e si
accontentano di saltellare qua e là nella loro gabbia.
Lei si sentiva di essere del tutto diversa, come un passerotto che non dà nell’occhio ma è pieno
di energia e vuole stendere le ali e spiccare il volo per conto suo; non è fatto per la gabbia.
Molte ragazze si esprimono in modo simile, usando perfino immagini quasi identiche, per dire
che tutta la loro vita è stata dominata dal desiderio di soddisfare le aspettative dei loro familiari
e dal timore di essere impari, meno brave di altri e pertanto causa di grosse delusioni.
L’angoscia e lo scontento di fondo contrastano con la provenienza di queste ragazze da
famiglie che a prima vista suscitano impressioni positive e in cui è stato provveduto a tutto ciò di
cui una ragazza può avere bisogno per il suo benessere fisico e sviluppo intellettuale.
Rigidità
Le ragazze tendono a dipingere un quadro positivo della loro famiglia. Si tratta in parte di una
negazione diretta dei fatti o del timore di trovarsi costretti a manifestare una critica; ma è anche
espressione di un eccessivo conformismo: quello che dicono i genitori è sempre giusto e le
ragazze si rimproverano per non essere abbastanza buone.
Secondo gli studiosi in molte famiglie si poneva l'accento su un comportamento educato e i
genitori erano fieri della loro bambina perfetta che non aveva mai manifestato i comuni atti di
insubordinazione infantile, come il contraddire, la caparbietà o l'ira. Infatti, la mancata
espressione dei sentimenti, specie di quelli negativi è una regola generale finché non si
manifesta il problema e l'antica bontà cede il passo a un negativismo indiscriminato.
Molti giovani si preoccupano moltissimo dell'impressione che fanno, di quello che la gente
penserà e dell'immagine che debbono dare.
Le famiglie di anoressiche sembrano quadri ben dipinti perfetti da esporre al mondo.
Una pace a tutti costi, un rapporto ostentatamente corretto e rispettoso quasi una caricatura
dello stesso, caricatura perché se si osservano attentamente le dinamiche interne, le
disconferme tra i diversi membri e le squalifiche sono continue.
In queste affermazioni che ci sottolinea la Selvini Palazzoli sulla squalifica reciproca dei membri
della famiglia troviamo già il germe delle teorie piu’ recenti: la possibilità che nelle famiglie
anoressiche esista una polarità semantica di fondo “Vincente /perdente” e questa squalifica
rappresenterebbe esattamente la necessità di vincere e di uscire vittorioso dalla lotta.
Nel prossimo articolo invece approfondiremo alcune relazioni interne alla famigli d’origine e i
miti famigliari che percorrono le famiglie anoressiche.
4/5
Anoressia e disturbi alimentari- l'approccio sistemico
Angelo C. (1994). Maltrattamento infantile: stereotipi concettuali e percorsi di ricerca. In
L’infanzia negata, Terapia Familiare, 46, pp.39-49
Bowlby J. (1989). Una base sicura. Cortina, Milano.
Bruch H. (2000). Patologia del comportamento alimentare, Feltrinelli, Milano
Bruch H. (1988). Anoressia, casi Clinici , Raffaello Cortina Editore, Milano
Bruch H. (1983). La Gabbia d’oro. L’enigma dell’anoressia mentale – Feltrinelli, Milano
De Pascale A. (1991). I disturbi alimentari psicogeni, in Malagoli, Togliatti e Telfner (a cura di)
Dall’individuo al sistema. Bollati Borighieri, Torino.
Manara F. (1991). L’anoressia nervosa tra psichiatria, psicologia e medicina, F. Angeli, Milano
Minuchin S. e Coll. (1980). Le Famiglie Psicosomatiche. L’anoressia mentale nel contesto
famigliare, Astrolabio, Roma
Selvini Palazzoli M. (1998). Ragazze anoressiche e bulimiche, R. Cortina Editore, Milano
Selvini Palazzoli M. (1963). L’anoressia mentale, Feltrinelli, Milano
Ugazio V. (1998). Storie permesse storie proibite. Polarità semantiche familiari e psicopatologie.
Bollati Boringhieri, Torino
5/5