Quartetto Vela Beethoven Šostakovič Brahms Torino Tempio

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Torino
Tempio Valdese
Quartetto Vela
Mercoledì 23.IX.2015
ore 17
Beethoven
Šostakovič
Brahms
36
°
Ludwig van Beethoven
(1770-1827)
Quartetto in do minore op. 18 n. 4
Allegro ma non tanto
Scherzo. Andante scherzoso quasi Allegretto
Menuetto. Allegretto – Trio
Allegro – Prestissimo
Dmitrij Šostakovič
(1906-1975)
Quartetto n. 3 in fa maggiore op. 73
Allegretto
Moderato con moto
Allegro non troppo
Adagio
Moderato
Johannes Brahms
(1833-1897)
Quartetto in la minore op. 51 n. 2
Allegro non troppo
Andante moderato
Quasi Minuetto, moderato
Finale. Allegro non assai
Quartetto Vela
Julia Schleicher, violino
Wolfgang Herrmann, violino
Mischa Pfeiffer, viola
Simon Hoffmann, violoncello
In collaborazione e con il supporto economico
del Consolato Generale di Germania a Milano
Nell’ambito di
3
Nel 1798 il Principe Franz Joseph Lobkowitz commissionò a
Beethoven sei quartetti per archi. Avendo completato con grande
soddisfazione i Trii per archi op. 9, Beethoven si sentiva pronto
ad affrontare l’ultima sfida nel genere della musica da camera:
il quartetto per archi. I suoi appunti mostrano che stese per
primo il Quartetto in re maggiore (poi pubblicato come op. 18
n. 3) nell’autunno del 1798, seguito nei due anni seguenti dai
Quartetti n. 1, 2, 5, 4 e 6. Tale numerazione dipese dalla decisione
dell’editore Mollo di pubblicare i quartetti in due volumi (il primo
uscì in giugno e il secondo nell’ottobre del 1801): Beethoven li
organizzò dunque in modo da garantire che ciascun volume avesse
in apertura il quartetto più interessante.
Tra i suoi quaderni di appunti, non sono stati trovati gli abbozzi
del Quartetto in do minore op. 18 n. 4. Alcuni musicologi hanno
messo in relazione l’assenza di abbozzi con la rielaborazione di
materiale composto in precedenza a Bonn. Barry Cooper invece
ha avanzato l’ipotesi che uno dei quaderni di appunti sia andato
perduto, visto che, tra le oltre 8000 pagine, non ci sono abbozzi
né del Settimino né della Prima Sinfonia, composti grosso modo
nello stesso periodo del Quartetto in do minore. Si deve in parte a
questa mancanza di fonti, se il Quartetto n. 4 tra i sei dell’op. 18
è diventato il più controverso. Joseph Kerman, per esempio, lo ha
descritto come “eccezionale nella sua debolezza nell’intero corpus
dei quartetti di Beethoven”. Comunque sia, Beethoven deve averlo
avuto in alta considerazione, visto che lo collocò in apertura del
secondo volume. Così come il Quartetto in fa maggiore in apertura
del primo volume, quello in do minore certamente avrebbe fatto
una forte impressione: nonostante la sua presunta debolezza, rimane uno dei pezzi favoriti tra i musicisti da camera e il pubblico.
Šostakovič affrontò il quartetto d’archi piuttosto tardi nella sua
carriera. Aveva già scritto la Prima Sinfonia, prima che il Quartetto n. 1 apparisse. E fu solo dopo aver composto la Settima e
l’Ottava Sinfonia che egli sentì la necessità di scrivere per quartetto d’archi in maniera continuativa. Il Terzo Quartetto fu eseguito
per la prima volta a Mosca il 16 dicembre 1946. In quell’anno
Šostakovič non aveva scritto altri pezzi, fatto che suggerisce “un
disagio latente nel compositore” (Niall O’Loughlin). In effetti, nel
1946 la politica culturale attuata sotto Stalin da Andrej Ždanov
aveva iniziato a colpire gli scrittori, con l’obiettivo di imporre
un’ideologia unica sugli intellettuali (Stephen Harris). Era stata poi
estesa al cinema e al teatro. Nel 1948 era arrivata a colpire compositori e musicisti. Per questa ragione il Terzo Quartetto fu ritirato
subito dopo la prima esecuzione, destino condiviso da altre opere
scritte da Šostakovič in questo periodo (Laurel E. Fay). Nonostante
4
ciò, il Terzo e il Quarto Quartetto e le arie da camera From Jewish
Poetry continuarono a essere eseguite in circoli musicali privati.
Šostakovič aveva inizialmente dato un titolo a ciascuno dei cinque movimenti del Terzo Quartetto, ma senza alcuna spiegazione
tali titoli furono eliminati poco dopo la prima esecuzione. Harris
ha ipotizzato che tale scelta potrebbe essere dipesa dalla fredda
accoglienza della Nona Sinfonia, che apparentemente non aveva
ben rappresentato la gioia per la conclusione vittoriosa della guerra contro la Germania nazista; al contrario, alle autorità aveva
dato l’impressione di un certo tono satirico e cinico. In queste
circostanze Šostakovič potrebbe aver deciso di eliminare i titoli
dal Terzo Quartetto, temendo particolarmente l’effetto dell’ultimo: “L’eterna domanda: perché e a qual fine?”.
I quartetti di Brahms occupano un posto centrale non solo tra
le sue opere ma anche nella storia del genere. Per lungo tempo,
nella tradizione quartettistica tedesca, sono stati collocati tra
Beethoven e Schubert, da una parte, e Reger e Schönberg, dall’altra. In particolare i Quartetti op. 51 sono stati indicati come il
perfezionamento della forma attraverso “un’economia che non
tollera una singola nota superflua” (Friedhelm Krummacher). In
un famoso saggio del 1933 (poi rivisto nel 1947) Schönberg metteva in evidenza le qualità di Brahms come progressista, portando
ad esempio l’op. 51. La genesi dell’opera fu piuttosto lunga e in
effetti Brahms giunse a pubblicarla solo nel 1873, avendone iniziato la stesura verosimilmente nel 1866: fu dedicata al chirurgo
viennese Theodor Billroth, pianista e violinista dilettante. La prima esecuzione del Quartetto in la minore op. 51 n. 2 avvenne il
18 ottobre 1873 alla Singakademie di Berlino e vide protagonista
l’amico di vecchia data, suo grande estimatore, nonché uno dei
più famosi violinisti del tempo, Joseph Joachim. Seguì poi una
memorabile esecuzione in casa di Billroth a Vienna il 21 novembre
1873. La scelta di Billroth come dedicatario potrebbe essere un indizio, come ha suggerito Marie Sumner Lott, del pubblico al quale
Brahms intendeva rivolgersi attraverso la forma del quartetto: in
questo modo egli metteva l’op. 51 e se stesso sullo stesso piano
dei successi e risultati scientifici che Billroth aveva conseguito e
raggiungeva quel pubblico che questi rappresentava quale colto
esponente dell’alta società fin de siécle, ossia un pubblico selezionato che frequentava intime soirée tra intellettuali e amanti della
musica. D’altra parte, Joachim garantiva a Brahms il raggiungimento di quel pubblico che frequentava invece le grandi hall e
che Joachim aveva idealmente l’obiettivo di educare proponendo
nuovi stili.
Roberta Milanaccio
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Il Quartetto Vela è cresciuto alla Hochschule für Musik und
Theater di Amburgo e da allora si è perfezionato in diversi corsi
internazionali con artisti come Vogler Quartett, Niklas Schmidt
(Trio Fontenay), Arnold Steinhardt (Guarneri Quartet), Valentin
Erben e Gerhard Schulz (Alban Berg Quartett), Samuel Rhodes
(Juilliard Quartet), Heime Müller (Artemis Quartet). Nel 2010 è stato
ammesso nella classe dell’Artemis Quartet presso la Universität der
Künste Berlin, dai cui membri ha ricevuto importanti suggerimenti
e sostegni. Nel 2009 ha vinto il Concorso Internazionale della
Fondazione Villa Musica Rheinland-Pfalz, e da allora si è esibito in
concerti in patria e all’estero, ad esempio a San Pietroburgo. Il suo
suono si è arricchito anche grazie al lavoro artistico individuale
dei singoli membri con orchestre, studi all’estero e partecipazioni
a concorsi e festival internazionali.
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Impaginazione e stampa: Alzani Tipografia - Pinerolo (TO)
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