PENSIERO IN EVOLUZIONE Roberto Battiston Professore ordinario di fisica – Università di Trento La Terra vista dallo spazio È stata la più suggestiva delle quattro serate quella del 12 aprile 2013: l'umanità inchiodata al suolo terrestre dalla forza di gravità ha lo sguardo limitato ed un unico punto di vista. Ma se si potesse facilmente cambiare punto di riferimento, come vedremmo il nostro Pianeta? Abbiamo avuto l'occasione splendida di osservare dallo spazio la Terra che noi abitiamo, così come la vedono ogni giorno, e notte, gli astronauti che orbitano attorno al Pianeta sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Il professor Battiston per introdurre l'argomento ha mostrato l'immagine di un cielo stellato fortemente luminoso: è quello che vedremmo se fossimo in Africa in una notte senza Luna. A quelle latitudini vedremmo la parte centrale della Via Lattea (noi vediamo solo la parte periferica). Proviamo ad immaginare lo stupore dell'Homo Sapiens quando, alzando la testa, si è accorto di ciò che stava sopra di lui; in quel momento ha cominciato a confrontarsi con questa magnificenza. Ancora oggi il cielo sopra di noi sembra un riferimento immutabile. Subito dopo il punto di vista è cambiato. Foto dello spazio stellato con un piccolo puntino luminoso evidenziato con la scritta “you are here”. Quel puntino è la nostra Terra e noi ci viviamo sopra e con lei navighiamo nello spazio infinito. Ho proprio avuto la sensazione di essere a bordo di un'astronave meravigliosa. Sorge subito un problema: CHI avrà scattato questa foto? CHI può essere andato così lontano da aver colto la Terra grande come un puntino? La Pale Blue Dot (in italiano pallido punto blu) è una fotografia del pianeta Terra scattata nel 1990 dalla sonda Voyager 1, quando si trovava a sei miliardi di chilometri di distanza. L'idea di girare la fotocamera della sonda e scattare una foto della Terra dai confini del Sistema solare è stata dell'astronomo e divulgatore scientifico Carl Sagan. La sonda è attualmente ancora funzionante e continua a mandare sulla Terra informazioni che l'uomo fisicamente non potrebbe procurarsi. Ricordo a questo proposito che la prima stella dista 4,2 anni-luce dalla Terra e che, per avere un'idea dell'unità di misura, la luce del Sole giunge sulla Terra in 8 minuti! Altro riferimento: le distanze nel Sistema solare non arrivano all'ora-luce! (velocità della luce 300 000 km/s). LO SPAZIO È UN LUOGO INOSPITALE, manca l'aria e radiazioni penetranti bruciano (sulla Terra abbiamo l'atmosfera che protegge gli abitanti come farebbe uno strato di 3,5 m di alluminio, c'è l'ombra terrestre che ci protegge dai raggi cosmici, abbiamo i campi magnetici... ) tuttavia l'Uomo vuole esplorare l'immensità nella quale siamo immersi. Vogliamo spiegare ad esempio cosa sono le cosiddette stelle cadenti estive. Micrometeoriti entrano nell'atmosfera terrestre e vaporizzano, massa 1 mm cubo - velocità di 40 km/s! Per studiare lo spazio l'Uomo si è stabilito (almeno fino al 2020, ma è possibile anche fino al 2028) a 400 km dalla superficie terrestre in un laboratorio spaziale con una struttura abitabile; costantemente sono in orbita 6 astronauti che compiono misurazioni di fisica per cercare l'antimateria. Si tratta della International Space Station: ISS. La Stazione Spaziale Internazionale è una stazione spaziale dedicata alla ricerca che si trova in orbita terrestre bassa, gestita come progetto congiunto da cinque diverse agenzie spaziali: la statunitense NASA, la russa RKA, l'europea ESA, la giapponese JAXA, la canadese CSA. Viene mantenuta ad un'orbita compresa tra i 278 km e i 460 km di altitudine e viaggia a una velocità media di 27 743,8 km/h, completando 15,7 orbite al giorno (una volta ogni ora e mezzo). Trae energia dal Sole che cattura con pannelli fotovoltaici che cambiano continuamente inclinazione. Ogni giorno ormai si scoprono nuovi pianeti, rilevati mentre passano davanti alla loro stella e vi lasciano la loro ombra. In questo modo è stato individuato un sistema simile a quello solare. Studi dimostrerebbero che i pianeti collocati nella zona azzurra, come lo è la Terra, avrebbero condizioni tali da poter ospitare la vita. Secondo gli scienziati, quello chiamato Gliese 581d potrebbe essere provvisto di un vero e proprio oceano. Le sue dimensioni sono un tantino impressionanti: sette volte quelle della terra. Gliese 581d si trova a 20,5 anni luce da noi, quindi, anche utilizzando la nave spaziale più veloce disponibile ai giorni nostri, ci vorrebbero 350.000 anni per raggiungerlo: questo tempo è lungo centinaia di generazioni.! Quindi occupiamoci della bellezza della nostra Terra! Il professor Battiston ci ha mostrato quello che vedono sempre gli astronauti della ISS ogni volta che guardano dal finestrino, anche per occupare il tempo: aurore boreali dalla luce verdastra e dalle forme sinuose e contorte; isole artificiali degli Emirati arabi; immagini notturne di zone densamente abitate (Parigi, Londra, l'Italia tutta, America del Nord e il Brasile quasi spento); campagna coltivata disegnata con geometrica precisione; laghi dalle forme strane come quello a forma di cuore nell'Asia centrale; incendi selvaggi in Australia; la Nuova Zelanda, terra di estremi climatici incredibili; la Luna e il Sole con gioco di rifrazione che mostra la “gobba”; circuito di formula 1 di Indianapolis, il fiume Nilo e il Cairo; il delta di un fiume in Madagascar con colori meravigliosi; il Mare del Nord con le strisciate degli aerei decollati dall'aeroporto di Amsterdam; un uragano con la sua struttura e atolli all'interno della struttura corallina.... Venezia, disegnata con la precisione di un geografo; la sua laguna con le paludi salmastre con una varietà biologica incredibile; Non c'è aria lassù dove vengono scattate le foto che risultano perciò molto nitide e dai contorni precisi. Questo sguardo sulla terra fa venir voglia di viaggiare... Ma non fin lassù, a 400 km dal suolo! Infatti il Professore ha elencato anche i numerosi problemi che incontra l'organismo umano nell'adattarsi all'apparente assenza di gravità (la gravità non viene percepita perchè si sta cadendo liberamente oltre l'orizzonte): i liquidi del corpo si spostano verso l'alto; gli occhi subiscono un grande affaticamento e hanno una pressione maggiore; le ossa perdono minerali, quindi resistenza e di conseguenza si sgretolano (effetti simili a quelli dell'osteoporosi); la massa muscolare si riduce a causa del minimo sforzo (gli astronauti fanno molta ginnastica per combattere questo problema) l'esposizione alle radiazioni cosmiche (in un anno un astronauta assorbe tante radiazioni quante ne assorbe in una vita un lavoratore radioesposto!) al rientro gli astronauti manifestano problemi di equilibrio e devono stare attenti alla fragilità degli organi, quindi sono controllati in un lungo periodo di riabilitazione. Dobbiamo essere grati a queste persone che accettano di mettere a dura prova il loro corpo per contribuire allo sviluppo scientifico. CONCLUSIONI Brevemente possiamo ricordare : 1. lo spazio è un luogo inospitale; 2. la Terra è un luogo bellissimo; 3. Gliese 581d possiede acqua liquida e potrebbe ospitare forme di vita, così come altri pianeti che hanno massa adeguata e distanza dal sole utile; 4. l'Uomo con la sua sete di conoscenza non ha a disposizione il tempo necessario per viaggiare nello spazio e fare esperienza diretta di questi mondi; inventa allora sistemi per visitare lo spazio senza muoversi dalla Terra; 5. è necessario riflettere sul futuro del Pianeta e diventare meno spreconi. Non ho resistito alla tentazione di allegare le riflessioni di Carl Sagan in riferimento al minuscolo punto blu che è la nostra Terra. Lo propongo a chi vorrà avere la pazienza di leggerlo: “Da questo distante punto di osservazione, la Terra può non sembrare di particolare interesse. Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita. L'insieme delle nostre gioie e dolori, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche, così sicure di sé, ogni cacciatore e raccoglitore, ogni eroe e codardo, ogni creatore e distruttore di civiltà, ogni re e plebeo, ogni giovane coppia innamorata, ogni madre e padre, figlio speranzoso, inventore ed esploratore, ogni predicatore di moralità, ogni politico corrotto, ogni "superstar", ogni "comandante supremo", ogni santo e peccatore nella storia della nostra specie è vissuto lì, su un minuscolo granello di polvere sospeso in un raggio di sole. La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica. Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare i signori momentanei di una frazione di un puntino. Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti scarsamente distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti le incomprensioni, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto fervente il loro odio. Le nostre ostentazioni, la nostra immaginaria autostima, l'illusione che abbiamo una qualche posizione privilegiata nell'Universo, sono messe in discussione da questo punto di luce pallida. Il nostro pianeta è un granellino solitario nel grande, avvolgente buio cosmico. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c'è alcuna indicazione che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi. La Terra è l'unico mondo conosciuto che possa ospitare la vita. Non c'è altro posto, per lo meno nel futuro prossimo, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, sì. Colonizzare, non ancora. Che vi piaccia o meno, per il momento la Terra è dove ci giochiamo le nostre carte. È stato detto che l'astronomia è un'esperienza di umiltà e che forma il carattere. Non c'è forse migliore dimostrazione della follia delle vanità umane che questa distante immagine del nostro minuscolo mondo. Per me, sottolinea la nostra responsabilità di occuparci più gentilmente l'uno dell'altro, e di preservare e proteggere il pallido punto blu, l'unica casa che abbiamo mai conosciuto.” Carl Sagan, Pale Blue Dot: A Vision of the Human Future in Space, 1st edition, New York, Random House, 1994. You are here!