DROGHE
Sostanze che modificano sensazioni e comportamento
Le droghe sono sostanze che agiscono sul sistema nervoso centrale alterando
le percezioni, le emozioni e lo stato di coscienza. Inizialmente si fa uso di
droghe per i loro effetti piacevoli. Questi effetti con il passare del tempo
possono diventare sempre più necessari all'individuo per il suo benessere fisico
e mentale, così che la ricerca e il consumo della droga diventano una ragione
primaria di vita. Tale condizione estrema si chiama dipendenza. Certe droghe
possono produrre effetti tossici acuti come allucinazioni, crisi di panico, febbre
elevata e favorire la comparsa di disturbi di natura psichiatrica come manie,
depressione e schizofrenia, soprattutto negli adolescenti, che appaiono più
sensibili degli adulti a questi effetti
Una parola con più significati
Nell'immaginario giovanile degli anni Sessanta del 20° secolo le droghe per
eccellenza erano gli allucinogeni (sostanze che causano allucinazioni, cioè
percezioni di cose e fenomeni che non esistono), come l'LSD, la mescalina, la
fenciclidina (o polvere degli angeli). Droghe sono anche l'eroina, la marijuana,
la cocaina, l'amfetamina, l'MDMA (metilendiossimetamfetamina, o ecstacy).
Il termine droga ha anche un significato più generale di preparazione organica
di origine vegetale o animale provvista di effetti farmacologici. Così alcune
droghe, come il curaro, sono usate come veleni mentre altre, come la digitale,
si adoperano come medicinali.
In inglese, il termine drug ha un'eccezione ancora più generica, dato che
significa "farmaco" e sta a indicare qualsiasi sostanza di origine naturale o
sintetica provvista di effetti farmacologici. Così, in inglese le droghe sono drugs
in quanto farmaci.
Piaceri che diventano una schiavitù
Qui di seguito parleremo di droga nel senso di sostanza che l'uomo consuma
volontariamente per i suoi effetti piacevoli, almeno inizialmente, e non a scopo
di cura. Ma con il passare del tempo questi effetti diventano sempre più
necessari e implicano quantità di droga sempre più elevate, per garantire il
benessere fisico e mentale dell'individuo. Quindi una proprietà fondamentale di
tutte le droghe (con l'unica eccezione degli allucinogeni) è quella di produrre
uno stato di dipendenza, cioè di legare l'individuo al loro uso in maniera tale
che la ricerca e il consumo della droga diventano il centro di interesse, a volte
l'unico, dell'esistenza. In questi casi l'individuo sente un desiderio irrefrenabile
(compulsione) di consumare la droga e trascorre buona parte del tempo nella
sua ricerca, trascurando il lavoro, lo studio, la famiglia e i normali rapporti
sociali. Questa condizione estrema si chiama tossicodipendenza, una
dipendenza caratterizzata dal fatto che l'individuo continua a ricercare e a
consumare la droga nonostante sia perfettamente conscio delle conseguenze
negative di natura sia penale sia medica.
Droghe permesse e droghe vietate
Le droghe di cui si parla qui sono quelle illecite, il cui consumo, detenzione e
commercio sono proibiti per legge. Esistono anche droghe lecite, il cui uso,
anche se regolato, è permesso. È questo il caso del tabacco e delle bevande
alcoliche (alcol e alcolismo).
Dato che le droghe in generale (con l'eccezione degli allucinogeni) provocano
una serie di disturbi che possono culminare nella tossicodipendenza, ci si
chiede cosa hanno di diverso le droghe lecite da quelle illecite. Sono forse
meno pericolose?
Di sicuro il tabacco e l'alcol possono essere fonte di malattie e di dipendenza
non meno gravi di quelle prodotte da certe droghe vietate. Allora, perché non
si proibisce anche l'uso del tabacco e dell'alcol? Il motivo è che il loro uso è
talmente radicato e diffuso da secoli nel costume della nostra società da
renderne praticamente impossibile la proibizione. Negli anni Trenta del 20°
secolo negli Stati Uniti venne vietata la vendita di bevande alcoliche (periodo
chiamato proibizionismo): ciò provocò un forte aumento della criminalità legata
al commercio clandestino di alcolici e peraltro non servì a ridurre l'incidenza
della tossicodipenza dall'alcol.
Anche se non proibito completamente, il consumo di alcolici e tabacco è
sottoposto però a una serie di regole che hanno finito per ridurne l'uso. Per
esempio, in Italia è stimata intorno al 10% la riduzione del consumo di tabacco
come effetto della proibizione totale di fumare nei locali pubblici. Analogo
effetto hanno avuto, per quanto riguarda il consumo di alcol e la percentuale di
incidenti stradali legati al suo consumo, la riduzione dei punti vendita di alcolici
e l'introduzione, in alcuni veicoli, di dispositivi automatici che producono un
blocco dell'accensione del motore dell'auto quando l'alito del conducente
supera un certo livello alcolico.
Principi attivi delle droghe
Le droghe, così come vengono usate, non sono in genere sostanze pure. Ogni
droga deve i suoi effetti a un principio attivo, un particolare composto chimico
che essa contiene. Per esempio, il principio attivo della marijuana è il ∆-9tetraidrocannabinolo, che è presente in concentrazione del 5÷15%. Il principio
attivo dell'oppio, la morfina, è presente in concentrazione del 10%. All'eroina,
derivata dalla morfina, vengono aggiunte una quota variabile di sostanze senza
effetti (si dice che viene tagliata), oltre all'eroina stessa, che è il principio
attivo.
Anche se le droghe hanno in comune la proprietà di produrre la condizione
patologica di tossicodipendenza, questa proprietà non dipende in uguale
misura dalla quantità di droga usata. Infatti essa varia a seconda di alcuni
fattori: la via di introduzione nell'organismo (per esempio, la cocaina fumata, o
crack, è più pericolosa della cocaina annusata, perché raggiunge più
rapidamente e in maggiore quantità i centri del cervello dove agisce); la
concentrazione del principio attivo (per esempio, l'hashish è più potente della
marijuana perché ha una concentrazione più alta di ∆-9-tetraidrocannabinolo);
la natura chimica della droga (per esempio, la morfina, il componente naturale
dell'oppio, è meno pericolosa del suo derivato eroina, perché quest'ultima
passa più rapidamente dal sangue al cervello).
Droghe pesanti e droghe leggere
A causa di questi fattori non è facile paragonare la pericolosità di droghe
diverse. Per esempio è diffusa l'idea che esistano droghe pesanti (come
l'eroina) e droghe leggere (come la marijuana). Anche se effettivamente il
potere dell'eroina di indurre tossicodipendenza è maggiore di quello della
marijuana, non è sicuro che questa diversità sia dovuta a differenze
nell'efficacia dei loro principi attivi, l'eroina e il ∆-9-tetraidrocannabinolo. Infatti
ci sono molte differenze tra l'eroina e la marijuana per quanto riguarda la
concentrazione del principio attivo (molto più elevato nel caso dell'eroina) e la
via di introduzione (per via endovenosa l'eroina, attraverso il fumo la
marijuana), cosicché è difficile un paragone tra le due droghe.
Meccanismo d'azione e classificazione delle droghe
Le droghe modificano la normale attività del sistema nervoso centrale
producendo attività abnormi che sono alla base della loro proprietà di
provocare tossicodipendenza. Più precisamente, le droghe agiscono sul sistema
nervoso centrale a livello delle sinapsi (connessioni funzionali tra cellule
nervose), interferendo con la trasmissione dell'informazione tra i neuroni. I
neuroni, infatti, comunicano tra di loro attraverso i neurotrasmettitori,
sostanze che, liberate dal neurone presinaptico (a monte della sinapsi),
raggiungono il neurone postsinaptico sulla cui membrana si legano in
corrispondenza di proteine specializzate, chiamate recettori. Questo legame
produce una serie di modificazioni funzionali nel neurone postsinaptico. È così
che si propagano i segnali nel sistema nervoso. Le droghe alterano la
trasmissione dei segnali a livello di sinapsi che utilizzano specifici trasmettitori.
Sulla base del meccanismo d'azione distinguiamo almeno cinque diversi gruppi
di droghe.
I narcotici analgesici sono sostanze che causano perdita della coscienza
(narcosi) e della sensibilità dolorifica (analgesia), quindi hanno la capacità di
togliere il dolore; in questo gruppo rientrano l'eroina e la morfina, il principio
attivo dell'oppio.
Gli psicostimolanti sono sostanze eccitanti che stimolano le funzioni mentali:
fanno parte di questa categoria la cocaina, l'anfetamina, la metanfetamina,
l'ecstasy e la fenciclidina.
I sedativi e gli ipnotici, sono sostanze calmanti (sedativi) che inducono sonno
(ipnotici); tra questi ci sono i comuni tranquillanti e i barbiturici (che peraltro
sono farmaci, quindi droghe lecite, se prescritte dal medico) e il γidrossibutirrato (GHB).
Un altro gruppo è costituito dalla canapa indiana o Cannabis sativa, la pianta
da cui si ottengono marijuana e hashish. Infine ci sono gli allucinogeni, come
l'LSD (acido lisergico) e la mescalina.
La maggior parte delle droghe, con l'eccezione dei sedativi, degli ipnotici e
degli psicostimolanti, stimola direttamente gli specifici recettori presenti sulla
membrana cellulare dei neuroni che la natura ha creato per accogliere (come la
serratura accoglie la chiave) altrettanti neurotrasmettitori. Potremmo dire che
queste droghe sono come chiavi false che simulano le chiavi naturali (i
neurotrasmettitori) e sono in grado di aprire le 'serrature' dei recettori. Per
esempio, la morfina stimola recettori che fisiologicamente sono stimolati da
trasmettitori chiamati endorfine; il ∆-9-tetraidrocannabinolo stimola recettori
normalmente stimolati da un altro trasmettitore, l'anandamide; l'LSD e la
mescalina stimolano recettori per i neurotrasmettitori dopammina e
serotonina.
Altre droghe si comportano come stimolanti indiretti dei recettori. Per esempio,
gli psicostimolanti agiscono indirettamente sui recettori della dopammina e
della noradrenalina, aumentando la concentrazione di questi trasmettitori a
livello dei recettori corrispondenti.
Effetti delle droghe sul comportamento
Le droghe possono alterare il nostro comportamento in maniera drammatica.
Di questo si rese conto a sue spese il chimico tedesco Albert Hoffmann, che nel
1943 sintetizzò in laboratorio l'LSD; dopo aver assaggiato una piccolissima
quantità della sostanza ebbe una serie imponente di allucinazioni visive
(vedeva cioè cose che non esistevano) e un profondo senso di malessere
psichico dovuto al fatto di rendersi conto di non riuscire a controllare il flusso
delle sensazioni e delle idee, e quindi di non essere del tutto padrone di sé
stesso (perdita della personalità). In persone predisposte, anche una droga
considerata meno pericolosa come la marijuana può produrre allucinazioni
visive.
Si sa che il nostro comportamento deriva dall'attività di determinate aree
cerebrali. Ciascuna classe di droghe produce effetti comportamentali diversi e
tipici, dovuti all'azione delle droghe su differenti e specifiche aree cerebrali. Da
questo punto di vista le differenze tra i vari tipi di droga possono essere
enormi. Per esempio, gli psicostimolanti come la cocaina, l'anfetamina,
l'ecstasy facilitano la veglia e inibiscono il sonno, mentre i sedativi-ipnotici e i
narcotici analgesici lo favoriscono.
Diffusione delle droghe in Italia
Tra le droghe illecite i derivati della Cannabis (marijuana e hashish) sono i più
diffusi. Al secondo posto vengono la cocaina e le anfetamine e soprattutto
l'ecstasy. Tra le droghe più pericolose, l'eroina è sempre meno usata e viene
progressivamente sostituita dalla cocaina sniffata, o iniettata per via
endovenosa, o fumata (crack). Gli allucinogeni non costituiscono nel nostro
paese un problema grave in quanto sono poco usati e non producono
dipendenza. La tendenza di queste droghe a produrre prima o poi il cosiddetto
bad trip (significa "brutto viaggio", un'esperienza che provoca forte ansia,
dovuta alla sensazione di perdere il controllo di sé stessi) ha l'effetto di
limitarne l'uso.
I derivati della Cannabis sativa
Gli effetti acuti (cioè immediati) della marijuana e dell'hashish sono di tipo
stimolante (per esempio, euforia, ilarità), ma anche deprimenti di funzioni
come l'attenzione, la memoria, l'apprendimento e la capacità di agire in
situazioni inaspettate. Per dosi basse questi effetti negativi sono molto leggeri
e quindi possono passare inosservati, a meno che il soggetto non compia
operazioni complesse dove sono necessarie grande attenzione e capacità
esecutiva, come per esempio pilotare un aereo. La guida di un'auto è
compromessa da alte dosi di Cannabis; ma anche dosi medie, se associate
all'alcol, alterano l'efficienza della guida e, sono la causa di molti incidenti
stradali.
Si stima che in Italia il 12% dei giovani di 17÷18 anni faccia uso regolare di
Cannabis (più di 5 volte in un mese) e il 3% ne faccia un uso pesante (più di
una volta al giorno per un mese). L'uso frequente (cronico) produce una serie
di disturbi soprattutto negli adolescenti, che sono molto più sensibili agli effetti
negativi della Cannabis rispetto agli adulti. Inoltre, l'uso frequente conduce, in
un'alta percentuale di casi, alla dipendenza. Il soggetto diventa tollerante (ha
bisogno di dosi sempre più elevate) e fisicamente dipendente dalla Cannabis
(accusa malessere, irritabilità, ansia, aggressività, insonnia e tremori se smette
di consumarla). Si stima che il 10% delle persone che hanno fatto uso di
Cannabis diventa tollerante e dipendente.
L'uso frequente di Cannabis, soprattutto quello precoce (durante
l'adolescenza), è associato a un'alta probabilità di passare al consumo di
droghe più pericolose come l'eroina e la cocaina e aumenta notevolmente il
rischio di disturbi mentali come la depressione e la schizofrenia. La depressione
è un disturbo molto grave che può anche condurre al suicidio. La schizofrenia è
una malattia grave che compromette in maniera drastica le funzioni psichiche
più elevate: l'uso della Cannabis sembra far sì che si manifesti la malattia, che
altrimenti avrebbe potuto rimanere latente (nascosta) o comparire in età più
avanzata.
L'MDMA o ecstasy
Si stima che l'MDMA o un'altra droga simile alle anfetamine sia stata utilizzata
almeno una volta dal 4% della popolazione giovanile (studenti della scuola
media superiore) e che l'1,5% ne faccia un uso abituale.
L'MDMA produce euforia e stimola il tono dell'umore, riduce il senso di fatica e
abolisce il sonno, amplifica la percezione di suoni, colori e sensazioni tattili.
Questi effetti piacevoli però si pagano con effetti francamente tossici come
marcato aumento della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca,
nausea, brividi, tremori, sudorazione, sfregamento dei denti, contrazione della
mascella, dolori muscolari, nistagmo (movimenti rapidi degli occhi). La febbre
elevata, che può raggiungere i 43 °C, è l'effetto acuto più pericoloso
dell'MDMA, perché può provocare degenerazione delle fibre muscolari,
coagulazione diffusa del sangue e insufficienza renale acuta con blocco della
funzione urinaria, condizioni che mettono a rischio la vita.
Terminato l'effetto acuto e diretto dell'MDMA, subentra una fase caratterizzata
da depressione psichica, irritabilità, ansia con attacchi di panico, allucinazioni
visive e idee di persecuzione che possono persistere per qualche giorno.
L'MDMA produce nell'uomo e negli animali una degenerazione (distruzione)
delle terminazioni nervose dei neuroni che utilizzano la serotonina come
neurotrasmettitore. La serotonina regola importanti funzioni come il sonno,
l'attività sessuale, l'umore, l'appetito. Questa degenerazione è probabilmente
la causa dei disturbi a lungo termine che l'MDMA produce in tutte queste
funzioni e della sua capacità di indurre un disturbo maniaco-depressivo (uno
stato depressivo che si alterna o coesiste con uno stato di eccitazione),
particolarmente difficile da curare.