SEMINARIO DI ELISABETTA CHIACCHELLA FORESTIERISMI, NEOLOGISMI E TECNICISMI NELL’ITALIANO DI OGGI Nel seminario da me tenuto riguardo ai forestierismi, ai tecnicismi e ai neologismi nell’italiano contemporaneo ho offerto innanzitutto una piccola bibliografia di riferimento che è la seguente: AA.VV., a cura di A. Sobrero, Introduzione all’italiano contemporaneo, Laterza, 1999; M. V. Marasco, N. Santeusanio, Il consolidamento e la diffusione di espressioni del linguaggio pubblicitario italiano nell’italiano contemporaneo, “Annali dell’Università per stranieri”, 2001, n.28; Il dizionario dei termini di marketing e pubblicità, supplemento a “Italia Oggi”, 2003; R. Simone, Il Treccani, Istituto dell’Enciclopedia italiana, 2003; M. Castoldi e U. Salvi, Parole per ricordare. Dizionario della memoria collettiva, Zanichelli, 2003; G. Adamo, V. Della Valle, 2006 parole nuove, Sperling&Kupfer, 2005; P. D’Achille, L’italiano contemporaneo, Il Mulino, 2006; F.Sabatini, L’italiano nella tempesta delle lingue, in “Lingua e stile”, anno XLIII, 1/2008. Nella lezione si è messa in evidenza la grande presenza, tra i forestierismi dell’italiano contemporaneo, di anglicismi che, dai linguaggi settoriali ad ambiti anche non specialistici (come lo sport, ad esempio), permeano la nostra lingua e sono frequenti anche nella lingua comune. Si è sottolineato come, presso i parlanti italofoni, mal si sopporti questa onda che viene percepita come onnipresente e provinciale, mentre il punto di vista di linguisti accreditati (Luca Serianni, Maurizio Trifone, Paolo D’Achille), maturato sulla base di ricerche nei settori del lessico complessivo e del vocabolario di base, è che molte espressioni siano destinate a tramontare quando non si siano inserite stabilmente nella lingua. Cominciano a farsi sentire però i primi autorevoli campanelli di allarme: Francesco Sabatini infatti commenta negativamente il fenomeno della sostituzione dell’inglese all’italiano nell’insegnamento universitario, arrivando ad usare il termine di “esaltazione” nel caso del Politecnico di Torino. Lì si tengono infatti vari corsi di ingegneria, impartiti in inglese e gratuiti, mentre quelli residui, tenuti in italiano, sono a pagamento! La globalizzazione dunque incide, ma produce pure il sovrapporsi di nuovi significati su parole che ne hanno da sempre altri: basti pensare a termini come sito, portale, chiocciola, processare o scannare per rendersene conto. Piuttosto è da stigmatizzare l’abitudine degli uomini pubblici italiani, politici e giornalisti inclusi, a usare anglicismi nella comunicazione rivolta a tutti: Tullio De Mauro ha infatti dimostrato quanto sia vasta e addirittura maggioritaria la fetta di italiani tagliata fuori dalla comprensione di espressioni come Ministero del welfare o question time in Parlamento. Molto rilievo è stato dato anche alla necessità, soprattutto per chi vive all’estero, di poter conoscere che cosa gli italiani intendano con espressioni che attingono alla nostra memoria collettiva, così difficili da decifrare: cosa significa ad esempio “una foglia morta di Pinturicchio gela San Siro”? Significa che una punizione calciata dal giocatore juventino Alessandro Del Piero getta nello sconforto i tifosi milanisti (o interisti). Come si vede, nessun neologismo rientra in questa frase, eppure la sua comprensione è destinata solo a chi ha una vera dimestichezza con il nostro immaginario. E per interpretarla, dall’estero, possiamo avvalerci del dizionario di Salvi e Castoldi. Così il seminario si è chiuso con la ricognizione soprattutto di repertori che possano essere d’aiuto alla comprensione non solo della lingua, ma anche, perché no?, di un nostro modo di essere.