Disturbi alimentari: colpiscono tre milioni di italiani

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Disturbi alimentari: colpiscono tre milioni di
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#coloriamocidililla, oggi la Giornata Nazionale contro i comportamenti nocivi
nell’alimentazione. In occasione della campagna molte fontane d’Italia si illumineranno di
lilla
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NICLA PANCIERA
Erickson
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Si svolge oggi la quarta Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, iniziativa
dedicata ai disturbi del comportamento alimentare promossa dall’Associazione
Mi Nutro di Vita, associazione fondata da Stefano Tavilla padre di Giulia,
ragazza genovese morta a soli 17 anni per problemi legati alla bulimia.
La campagna #coloriamocidililla vedrà lo svolgersi oggi in tutta Italia, dove
molte fontane saranno illuminate di lilla, di iniziative di informazione (le
istituzioni e le associazioni si riuniranno a Roma al Comprensorio di Santa Maria
della Pietà) e di sensibilizzazione verso patologie in continua crescita e di cui
spesso non si parla abbastanza. Anoressia, bulimia, binge eating («abbuffate»), i
disordini alimentari (DCA) riguardano circa 3 milioni di italiani, dei quali 2,3
milioni sono adolescenti. Sono 8500 i nuovi casi l’anno, per il 95% si tratta di
donne, ma il fenomeno è in crescita anche tra gli uomini.
LEGGI ANCHE: ADOLESCENTI ITALIANI I PIU’ OBESI D’EUROPA
ANORESSIA: SEMPRE PIÙ GIOVANI E NON SOLO DONNE
L’anoressia nervosa colpisce tra lo 0,2 e lo 0,8% dei bambini e ragazzi in età
pediatrica. Nel 95% dei casi si manifesta tra i 12 e i 17 anni, ma l’esordio è
sempre più precoce, anche verso gli 8-9 anni. I dati mostrano che a soffrirne
non è solo il genere femminile e che il numero dei maschi, soprattutto in età
prepuberale, è in aumento. Tra le malattie psichiatriche, l’anoressia è la
sindrome che fa registrare il più alto tasso di mortalità: 1,8% in età infantile, 10%
in età adulta. Inoltre, nelle persone anoressiche il rischio di morte è 5-10 volte
maggiore di quello di persone sane della stessa età e sesso.
MOLTE LE CAUSE SOTTOSTANTI
Sono moltissimi i fattori che possono dare origine ai DCA: predisposizione
genetica, tratti di personalità che tendono al perfezionismo, attitudine al
controllo ossessivo e fattori familiari. Sempre più ricercatori e clinici si
concentrano poi sulle cause scatenanti, come le pressioni e i modelli sociali,
che possono favorire la comparsa di queste malattie. Il trattamento dei DCA è
dunque molto complesso e va dal ricovero ospedaliero, nelle forme più gravi e
acute, a quello ambulatoriale o in centri specializzati per le forme meno severe
o croniche. La complessa genesi di questi disturbi fa sì che la cura non si basi
solo sul monitoraggio alimentare, ma anche sul disagio emotivo sottostante.
DIAGNOSI PRECOCE PER GUARIRE
La diagnosi precoce aumenta le probabilità di trattamento e guarigione nei più
giovani. «Quanto prima si presenta il problema, tanto più è facile intervenire con
programmi terapeutici intensi, quotidiani, che coinvolgano anche i genitori»
s o t t o l i n e a l a dottoressa Valeria Zanna della neuropsichiatria infantile
trattamento dei disturbi psichiatrici in età pediatrica.
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«Anche nei più piccoli i sintomi dell’anoressia possono essere del tutto simili a
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dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Centro di riferimento nazionale per il
quelli delle forme adulte: vediamo bambine di 8 o 9 anni che smettono di
mangiare, conteggiano le calorie e hanno un’attenzione esasperata per il
proprio aspetto fisico. Ma la personalità di un bambino è ancora in via di
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sviluppo, il disturbo non ha tempo di cronicizzare ed è per questo che
l’intervento terapeutico risulta più efficace», con tassi di risoluzione che, in età
evolutiva, possono arrivare fino al 70-90% dei casi.
MEDICO E PAZIENTE, DUE PUNTI DI VISTA IN «CORPI SENZA PESO»
Come per le altre psicopatologie, anche per i DCA è andata abbassandosi l’età
della comparsa. Se da una parte, gli studi confermano che diagnosi e intervento
precoci possono migliorare decisamente gli esiti, dall’altra sempre più specialisti
sono chiamati a riconoscere e interagire con questi giovani pazienti. E delle
esperienze raccontate dai giovanissimi e dal loro neuropsichiatra parla «Corpi
senza peso», libro appena pubblicato da Edizioni Erickson e scritto da Stefano
Vicari, direttore della Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Pediatrico
Bambino Gesù di Roma, massimo esperto di disturbi dello sviluppo e di
psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, e dall’avvocato Ilaria Caprioglio, vicepresidente dell’associazione Mi nutro di vita.
Sono le storie di Cecilia, Serena, Diego, Alessia e Matilde, cinque adolescenti
che si ritrovano a fare i conti proprio con questa malattia corrosiva che ne
svuota il fisico, minandone la giovinezza e sconvolgendone la vita, insieme a
quella delle loro famiglie. Storie narrate in prima persona dai cinque giovanissimi
protagonisti e dalla voce del neuropsichiatra che li segue verso una guarigione
possibile.
VERSO UNA DIAGNOSI AUTOMATIZZATA CON LE NEUROIMMAGINI
La ricerca di marcatori affidabili per una diagnosi certa e veloce dei disturbi del
comportamento alimentare ha portato alla creazione di un algoritmo in grado di
individuare con una risonanza magnetica la presenza di lesioni cerebrali dovute
a questi disordini.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Behavioural Neurology, è stata condotto da un
team tutto italiano di ricercatori dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia
molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Catanzaro e Milano(IbfmCnr) e dell’Università Magna Grecia di Catanzaro. Ricorrendo agli strumenti
dell’intelligenza artificiale, il gruppo ha insegnato all’algoritmo di analisi a
distinguere le caratteristiche dei pazienti sani e malati, incluse quelle cerebrali
ottenute con la risonanza magnetica, arrivando ad un classificatore già alquanto
preciso (l’accuratezza è dell’80%). Ulteriori studi saranno necessari per la sua
applicazione clinica.
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