La teoria della deriva dei continenti

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LA TEORIA DELLA DERIVA DEI CONTINENTI
Lo strato più esterno delle Terra, la litosfera (che è formata dalla parte superiore del mantello), è suddiviso in
sei zolle rigide principali e in altre zolle minori, tutte in movimento relativo tanto tra loro quanto rispetto allo
strato sottostante la base. I margini delle zolle corrispondono alle zone sismiche e vulcaniche. La teoria
della tettonica a zolle, cioè della mobilità della crosta terrestre, si sviluppò a partire dal 1960 e contribuì a
confermare l’ipotesi della deriva dei continenti formulata all’inizio del nostro secolo dal metereologo Alfred
Wegener.
E’ nozione oggi accettata che i continenti hanno cambiato la loro posizione nel corso della storia della Terra, e
lo studio del magnetismo conservato nelle rocce ha consentito di rappresentare la configurazione dei
continenti nelle varie epoche geologiche. La sequenza della deriva continentale ha inizio con un’unica massa
continentale ( la Pangea) e con l’Oceano Pacifico ancestrale (la Pantalassa). La Pangea si frammentò
dapprima in una massa continentale boreale chiamata Laurasia e in un blocco australe detto Gondwana, e
successivamente nei continenti a noi oggi noti. Le cartine mostrano le posizioni dei continenti in passato, oggi
e tra 50 milioni di anni.
225 milioni di anni fa esisteva un’unica grande massa
continentale, la Pangea “tutta terra”, circondata
dall’Oceano Pacifico ancestrale, la Pantalassa “tutto
mare”. La Tetide, il Mar Mediterraneo primordiale,
separava l’Eurasia dall’Asia.
180 milioni di anni fa ( all’inizio del Triassico) la Pangea
si frammentò, il blocco continentale boreale, la Laurasia,
andò alla deriva verso Nord e il blocco australe, la
Gondwana, cominciò a dividersi. Da esso si separò l’India,
mentre il blocco delle attuali Africa e America del Sud si
staccò dal blocco Australia-Antartide. Tra i continenti
continuava a formarsi nuovo fondo oceanico.
135 milioni di anni fa la zolla indiana continuava la sua
deriva verso Nord e l’Eurasia ruotò cominciano a chiudere
l’estremità orientale della Tetide. Si erano aperti l’Atlantico
settentrionale e l’Oceano Indiano e proprio in quest’epoca
cominciò a formarsi l’Atlantico meridionale.
65 milioni di anni fa ( alla fine dell’era mesozoica) il
Madagascar si era ormai separato dall’Africa e la Tetide si
era chiusa. L’Oceano atlantico meridionale aveva ormai
un’estensione considerevole, ma l’Australia era ancora
unità all’Antartide e l’India stava per entrare in collisione
con l’Asia, sollevando la catena dell’Hymalaya.
Oggi l’India ha completato la sua deriva verso Nord e si è
saldata all’Asia, mentre l’Australia si è staccata
dall’Antartide e l’America Settentrionale si è separata
dall’Eurasia, lasciando in mezzo la Groenlandia. Durante gli
ultimi 65 milioni di anni si è formata quasi la metà
dell’attuale fondo oceanico.
Fra 50 milioni di anni l’Australia potrebbe continuare a
andare alla deriva verso Nord, una parte dell’Africa
orientale si separerà dal continente, e la California a Ovest
della faglia di San Andreas si separerà dall’America
Settentrionale. L’Oceano Pacifico diventerà più piccolo,
compensando in tal modo l’espansione degli Oceani
Atlantico e Indiano e il Mar Mediterraneo sarà destinato a
sparire.
LE ZOLLE TERRESTRI
La litosfera della Terra è composta da sei zolle principali e da altre zolle minori, separate tra loro da dorsali,
zone di subduzione o faglie trasformi. Le zolle si accrescono lungo le dorsali medio-oceaniche, vengono
distrutte in zone di subduzione al disotto delle fosse e scorrono l’una rispetto all’altra lungo le faglie
trasformi.
Le zolle africana e antartica non hanno, ai loro margini, fosse in cui si abbia una distruzione di crosta e così si
accrescono sempre di più. Questa crescita è compensata dalla zona di subduzione che si sta sviluppando a
Nord delle Isole Tonga e dalle zone di subduzione nel Pacifico. Al contrario, la zolla pacifica e quella indoaustraliana stanno contraendosi. Lungo i margini delle zolle il magma risale dal mantello e si formano i vulcani;
qui hanno anche origine i terremoti, quando le zolle collidono o scorrono lentamente l’una rispetto all’altra.
Fonte Bibliografica: “Grande Atlante del Mondo” , De Agostini
Barbara Rusconi 3AL
ALFRED LOTHAR WEGENER
Alfred Lothar Wegener (Berlino 1ᵒ novembre 1880 – Groenlandia, 3 novembre 1930) è stato un geologo, meteorologo ed
esploratore tedesco. Ѐ ricordato soprattutto per aver formulato, nel 1920, la Teoria della deriva dei continenti, da cui derivò
la Teoria della tettonica a placche. Divenne famoso per il suo lavoro come meteorologo e come pioniere di ricerca polare.
La biografia
Wegener nacque a Berlino nel 1880. Erano il più piccolo dei cinque figli di un pastore protestante. Il padre, Richard Wegener, era
teologo ed insegnava lingue antiche al Ginnasio Grauen Kloster di Berlino. L’amore per la natura fu ispirato dal trasferimento
definitivo della famiglia Wegener dalla dimora estiva di Zechlinerhütte, vicino a Rheinsberg, avvenuto nel 1886. Nella casa ora si
trovano un punto di informazione turistica ed un sito memoriale dedicato ad Alfred Wegener. Frequentò il Cöllnishe Gymnasium sulla
Wallstrβe, come ricorda una targa ivi affissa, e dove fu il migliore della sua classe. Dopo di che egli studiò, dal 1900 al 1904, fisica,
meteorologia e astronomia presso le Università di Berlino, Heidelberg e Innsbruck. Durante i suoi studi, dal 1902 al 1903, fu anche
Assistente all’Osservatorio astronomico “Urania” di Berlino. Conseguì la laurea in Astronomia all’Università di Berlino nel 1905,
tuttavia era più interessato alla meteorologia e alla fisica. La sua opinione era che un astronomo non avesse molto da ricercare, ed
era costretta a lavorare in un Osservatorio senza potersi muovere tanto. Nel 1905 iniziò a lavorare presso l’Osservatorio
Meteorologico Lindenberg a Beeskow. Lavorò all’Osservatorio insieme al fratello Kurt, di due anni più vecchio, e sviluppò il proprio
interesse per la meteorologia e lo studio e esplorazione dei Poli. Dal 5 al 7 aprile 1906 i fratelli Wegener fissarono un nuovo record di
52 ore ininterrotte di volo di palloni ad aria usati per l’osservazione meteorologica.
Nel 1906 Wegener partecipò alla prima delle sue quattro spedizioni esplorative in Groenlandia. Egli considerò questa come la
decisione più importante della sua vita. Lo scopo della spedizione, guidata dal danese Ludwig Mylius-Erichsen, era di esplorare
l’ultimo pezzo della costa nordorientale della Groenlandia. Wegener costruì la prima stazione di osservazione meteorologica in
Groenlandia presso Danmarkshavn, dove istallò misuratori aerei e palloni aerostatici per l’osservazione meteorologica del clima
artico. Fece anche la sua prima conoscenza con la morte nell’artico: durante un viaggio di esplorazione con una slitta, il capo della
spedizione e due altri membri della stessa morirono. Al suo ritorno nel 1908, e fino all’inizio della Prima guerra mondiale, Wegener fu
docente di Meteorologia, Astronomia pratica e Fisica cosmica a Magdeburgo. Dal 1909 al 1910 egli lavorò al suo libro
“Termodinamica dell’Atmosfera”, per il quale usò anche numerosi risultati ottenuti dalla sua spedizione in Groenlandia. Gli studenti e
i colleghi di Wegener a Magdeburgo stimavano particolarmente il suo talento; riusciva a rendere semplici le questioni complicate e
spiegava con chiarezza i risultati delle nuove scoperte. Questi anni segnarono il periodo più creativo di Wegener: il 6 novembre del
1912 egli presentò le sue prime ipotesi sulla deriva dei continenti. Fu in questi anni che conobbe Else Köppen, che divenne sua
moglie nel 1913.
Prima del matrimonia Wegener partecipò ad una seconda esplorazione in Groenlandia. Dopo una sosta inermedia in islanda,
dove furono comperati e testati i pony per il carico, la spedizione raggiunse nuovamente Danmarkshavn. Prima che iniziassero ad
addentrarsi all’interno della zona da esplorare, la spedizione fu quasi annullata a causa degli esiti infausti di un yentativo di scalata di
un ghiacciaio. Cadendo nella crepa del ghiacciaio, il capo della spedizione (il danese Johan Peter Koch) si ruppe un arto, e fu
costretto a rimanere fermo per mesi al campo base. Tuttavia la spedizione riuscì a proseguire, nonostante i rischi di assideramento
del campo base, e passò alla storia per la più lunga traversata a piedi della calotta polare. I partecipanti alla spedizione poterono
raccogliere diversi carotaggi di una ghiacciaio in movimento, e fecero molte osservazioni meteorologiche. Nel 1913 prese il posto del
suocero come direttore del dipartimento di ricerche meteorologiche dell’osservatorio marino di Amburgo, e dal 1924 insegnò
meteorologia e geofisica all’Università di Graz, in Austria. Nella sua terza missione in Groenlandia, nel 1930, Wegener morì, forse
per attacco cardiaco.
Wegener viene ricordato soprattutto per aver elaborato la Teoria della deriva dei continenti. Iniziò a lavorare quest’idea nel 1910.
Nel libro La formazione dei continenti e degli oceani, Wegener ricorda che la teoria si sviluppò a partire dall’osservazione della
straordinaria concordanza delle coste dei continenti affacciati attorno all’Oceano Atlantico. Nel 1911 Wegener venne a conoscenza
delle nuove teorie che stavano emergendo dallo studio dei fossili, in particolare quella di un amico in collegamento fra Brasile e
Africa, e quella di Roberto Mantovani che ipotizzava una deriva dei continenti per dilatazione del pianeta. L’anno successivo
Wegener annunciò la teoria della deriva dei continenti in una conferenza della Società Geologica di Francoforte sul Meno dal titolo
La formazione dei continenti e degli oceani in base alla geofisica, a cui seguì una seconda conferenza dal titolo Gli spostamenti
orizzontali dei continenti.
Filippo Erba 3BIGEA
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