Intervista
AMEDEO
MINGHI
La coerenza e la capacità di sperimentare nuove strade musicali
diventano per Amedeo Minghi il modo migliore per coinvolgere le
persone di varie generazioni intorno ai suoi progetti artistici.
Con “Su di me”, l’autore di successi come “L’Immenso”, “1950”, "St.
Michel", "Quando l'estate verrà", "Sognami", "Emanuela e io", "Cuore
di pace", "Ladri di sole" e via di questo passo, racconta se stesso.
Lo fa in un modo innovativo pur basandosi sulle emozioni, le sensazioni,
le esperienze soprattutto umane che in questi anni lo hanno segnato
dentro in modo del tutto particolare.
Già ad un primo ascolto si comprende come in questo lavoro siano
esaltati la maturazione da un lato e la voglia di non restare legato ai
soliti stereotipi.
Questi due aspetti conducono Amedeo Minghi a navigare nel
pentagramma con raffinatezza e freschezza di idee che sono tipiche
delle persone che sanno essere libere e prive di condizionamenti.
La "storia" di Amedeo Minghi è lunga una quarantina d’anni e inizia
alla metà degli anni ’60 anche se bisogna spostarsi sino alla metà degli
anni settanta per scoprire il suo talento.
Con "L'immenso" s’impone all’attenzione del grande pubblico e da
quel momento si colloca tra i big della canzone d’autore.
Nel 1983 l'incontro con un giovane poeta romano, Gaio Chiocchio,
segna un momento di grande importanza nel suo percorso artistico.
Minghi non è certo tipo che si ferma al primo ostacolo e allora eccolo
pronto a scommettere su se stesso producendo e pubblicando a sue
spese prima “Serenata” e successivamente il disco destinato finalmente
a consacrarlo nell'Olimpo dei grandi "Le nuvole e la rosa".
Dopo faticosi inizi e battute d'arresto, il percorso professionale di
Minghi procede dunque speditamente per arrivare alla seconda metà
degli anni '90 accompagnato da altri lavori di grande successo come
"Come due soli in cielo", "Cantare è d'amore", fino a "Decenni".
Il suo percorso artistico saluta la fine di questo millennio con “Un
uomo venuto da lontano” dedicato al Papa ed eseguito nell'aula Paolo
VI alla presenza del Pontefice.
Nella primavera 2000 Amedeo Minghi partecipa al festival di Sanremo
cantando, insieme a Mariella Nava, "Futuro come te". Sempre in
quell’anno pubblica il suo 20° album: “Anita”.
E' una vera e propria sferzata di novità.
Sulla scia dei consensi ottenuti con “ Anita” nel 2002 ha
pubblicato un’altra opera, "L'altra faccia della luna", che segna
un ulteriore salto di qualità.
Arriviamo ai giorni nostri e ad Amedeo Minghi chiedo di
parlare di questa ennesima perla
“E’ un’altra pagina nuova di questo fantastico libro musicale.
- racconta durante una pausa delle prove del suo nuovo spettacolo
teatrale - Si tratta di un cd assolutamente diverso che mette in
evidenza il mio forte desiderio di sperimentare strade nuove.
Debbo sottolineare pure che è fortemente autobiografico tanto
che ho voluto titolarlo “Su di me” perché ogni brano scritto
racconta di momenti di vita che ho vissuto proprio su di me”.
Siamo dinanzi quindi ad una persona che non si accontenta,
che non dorme sugli allori?
“Sin da quando ho iniziato il mio cammino artistico ho sempre
affrontato questa esperienza come una continua ricerca del
nuovo. I risultati ottenuti mi hanno certamente ripagato per la
scelta compiuta. Ho voluto unire la tradizione del melodramma
italiano con la musica pop. Credo che la musica leggera si stia
evolvendo e questo non può che essere un segnale positivo
non solo per il sottoscritto”.
Il fatto che anche i giovani del nuovo millennio sappiano
apprezzare le tue canzoni vuol dire che la coerenza alla fine
paga sempre?
“Oltre al fatto di essere coerenti bisogna a mio avviso avere
avendo il coraggio di sperimentare. Cd come L’altra faccia
della luna e Anita hanno ottenuto il plauso della critica e del
pubblico. Anche la collaborazione instaurata con una autore
Pasquale Pannella mi è servita per maturare e per ricevere
stimoli ulteriori a non mollare. Ritengo quindi Su di me un
grande salto in avanti”.
Da come ne parli si può comprendere che per meglio
esprimere le atmosfere presenti nel disco hai bisogno di un
contesto come il teatro?
“Si. Credo proprio che la sua forma ideale sia il teatro; ciò non
esclude che alcuni dei brani possano benissimo far parte del
concerto che proporrò nella tournée estiva. Il contesto delle
piazze e degli stadi ovviamente mi impone scelte diverse”.
Forse non tutti sanno chi sia effettivamente Amedeo Minghi?
“Sono sulla scena da 38 anni e in questo arco di tempo non mi
sono limitato a scrivere ed interpretare canzoni. Ho fatto una
decina di colonne sonore, ho partecipato alla realizzazione di
una fiction per Raiuno nella quale ho curato il soggetto e la
sceneggiatura insieme a Massimo De Rita e Mario Falcone,
attualmente, ad esempio, sono impegnato in un progetto
"UNICEF" insieme a Lino Banfi. Mi piace insomma spaziare
su più fronti”.
Dal punto di osservazione perché i giovani faticano a trovare
giusti spazi?
“Probabilmente perché i giovani manca la voglia di fare di
gavetta. Su di me, sulla mia pelle ho provato anche l’amarezza
di vedermi chiudere le porte dinanzi a progetti in cui credevo.
Non mi sono mai arreso. C’'e un aspetto che trovo curioso noi
vecchi abbiamo ancora la voglia di sperimentare, i giovani no.
Francamente non è colpa loro se si limitano a sentire e non ad
ascoltare”.
Paolo Biondo