Boa Mistura: tra i colori e le parole

Boa Mistura: tra i colori e le parole
Iria Gómez Valencia e Tiziana Ravelli
Versione italiana dell'articolo "Boa Mistura: entre colores y palabras”, vincitore
del Premio de Antropología Cultural 2014 della Fundación Joaquín Costa di Madrid,
e in corso di pubblicazione nella rivista annuale della Fundación.
ABSTRACT
Contemporary art, and in particular Urban art, is used to keep itself outside the limits of the
institutions, presupposing a non-acceptance of the forms in which the capitalist society
express itself, most of all in the public sphere. Because of this denial, the artistic expressions
that invade the public space usually have the aim of reforming the discourse about what is the
social and how can we live it. If most of the urban artists used a biting critic showing what it's
hidden behind the appealing face of capitalism, there's someone who is trying to change this
point of view. The Spanish collective Boa Mistura is working on positivity, trying to make a
change in people's mind with site-specific interventions aimed to carry out a real turn in the
way people live and modify their
social space. By emphasizing positive values Boa Mistura want that people take their social
power – as their dignity – back and come out of the impositions of the institutional grip. The
intention of the article is to show how this Madrid-based collective is doing a work that could
be considered like the artistic counterpart of an ethnographic research in disadvantage
societies.
KEY WORDS
Urban art, social critic, social space, social change, graffiti, positivity, art ethnography,
agency.
ESTRATTO
L'arte contemporanea, e in particolare l'arte urbana, è solita posizionarsi ai limiti delle
istituzioni, presupponendo la non accettazione delle forme in cui la società capitalista si
organizza, soprattutto nella sfera pubblica. Le espressioni artistiche che invadono lo spazio
pubblico urbano hanno frequentemente l'obiettivo di riformulare il discorso sulle pratiche
socialmente accettate e i valori apparentemente condivisi. Se molti artisti urbani usano una
critica caustica, mostrando ciò che si nasconde dietro il lato attraente del capitalismo, ce ne
sono altri che cercano un nuovo punto di vista. Il collettivo spagnolo Boa Mistura lavora sulla
positività, cercando di provocare un cambiamento il modo in cui le persone vivono e agiscono
1
nello spazio sociale con interventi site-specific. Focalizzando la loro attenzione su valori
positivi, Boa Mistura vuole fare in modo che la gente riacquisti il suo potere sociale e la sua
dignità, liberandosi dalle imposizioni della cultura istituzionale. L'intenzione dell'articolo è
mostrare come il gruppo lavori utilizzando una metodologia che può essere considerata la
controparte artistica di un lavoro etnografico.
PAROLE CHIAVE
Arte urbana, critica sociale, spazio sociale, cambio sociale, graffiti, positività, arte
etnografica.
1. Introduzione
Il nostro interesse per l'antropologia dell'arte deriva dalla volontà di ripensare all'immagine
prototipica e romantica dell'artista come persona isolata, ribelle e “marginale”. La sfida è
capire se davvero il fatto di essere un artista, con tutte le connotazioni che la categoria
suppone, possa condizionare certe caratteristiche della personalità o del comportamento
sociale; per questo abbiamo deciso di approfondire lo studio al di là dell'archetipo al fine di
avere una visione più complessa e vicina alla realtà. L'antropologia ci ha offerto strumenti
preziosi per questa indagine.
Se consideriamo la nostra società come una rete di relazioni, una “network society” 1 , è
impossibile pensare all'artista come impassibile ai fenomeni che succedono intorno a lui, in
quanto essi influiscono sia sulla sua percezione del mondo che conseguentemente sulla sua
arte.
Con questo non intendiamo negare che l'artista abbia una sensibilità particolare che ne fa un
osservatore privilegiato del mondo, capace di investigare le zone più oscure della società. È
necessario, però, ripensare l'identità dell'artista nel mondo globalizzato e dominato da un
flusso di informazione continuo, al di là del suo stereotipo romantico. È di grande importanza
indagare in che misura la società mondializzata, i sistemi di potere e controllo sociale, le
nuove tecnologie e i mezzi di comunicazione possano influire nell'arte di oggi e quali sono le
strategie artistiche più rappresentative del momento in cui viviamo, posto che l'arte è
strumento di rivelazione e articolazione delle relazioni storiche e sociali di ogni epoca e luogo
concreto.
1) Usiamo questo termine riferendoci ad una società in cui le connessioni tra individui sono diventate
sempre più ramificate e facili a livello globale, impedendo, di fatto, agli individui di restare isolati.
Per una spiegazione più esaustiva rimandiamo a Castells 1996.
2
Abbiamo guardato con interesse al mondo dell'arte urbana (in particolare dei graffiti) in
quanto tipologia artistica in grado di definire una nuova immagine del creatore. Nell'arte
urbana è evidente un senso di rivalsa nei confronti di un sistema in cui l'arte ufficiale si è a
volte intorpidita, seguendo il tracciato sicuro degli stili istituzionalizzati durante il XX secolo,
rinunciando in un certo senso al potere di rottura che le arti sempre hanno rivendicato.
Avvicinandoci al tema dei graffiti e dell'arte urbana abbiamo conosciuto il lavoro di Boa
Mistura, un collettivo di artisti urbani con base a Madrid: abbiamo osservato da vicino i loro
lavori sparsi per le strade della città, e grazie all'apparizione dei loro lavori all'estero su riviste
specialistiche abbiamo iniziato il nostro studio più approfondito. Grazie all'aiuto di un amico
che ci ha introdotto nel gruppo, abbiamo realizzato interviste con il collettivo, che ha il suo
studio nel quartiere di Malasaña a Madrid.
Fig. 1: Alcuni dei membri del collettivo nello studio di Madrid.
Il gruppo Boa Mistura (che in portoghese significa “buona miscela”) si è formato a Madrid
nel 2001 e il suo nome riflette la ricchezza nata dalla diversità delle formazioni dei suoi
componenti: l'architetto Javier Serrano “Pahg”, l'ingegnere Ruben Martin “rDick”, il grafico
Pablo Purón “ Purone” e i due laureati in Belle Arti Pablo Ferreiro “Arkoh” e Juan Jaume
“Derko”. I componenti del gruppo avevano iniziato a dipingere graffiti durante la loro
adolescenza, alla fine degli anni '90, e così si conobbero, instaurando un rapporto di amicizia
che li ha portati a creare un gruppo di lavoro affiatato e duraturo, che nell'ultimo paio di anni
sta riscuotendo molto successo, sia a livello di critica specializzata sia a livello di
committenza.
3
2. L'idea della positività come base teorica del lavoro creativo
Si potrebbe dire che dalla pittura di strada più pura, quella dipinta di notte nelle periferie
deserte, il lavoro del collettivo si è evoluto fino a un' arte urbana più complessa. Parliamo di
opere murali di grandi dimensioni che diventano parte della quotidianità dello spazio
pubblico, però in un contesto ermeneutico il cui intento non è solamente decorativo o
autoreferenziale – tipico invece delle tag – ma di interventi che hanno l'obiettivo di
modificare l'estetica di un luogo caratterizzato, e la sua percezione da parte del tessuto sociale.
Le forme concrete di attuazione di Boa Mistura variano a seconda dei casi: non hanno
rinunciato alla parte più rischiosa del lavoro continuando a dipingere graffiti illegalmente – gli
interventi hanno addirittura aumentato le loro dimensioni in modo notevole – ma ora il
collettivo lavora anche per istituzioni pubbliche e fondazioni private, e la sua partecipazione è
spesso sollecitata da biennali e concorsi. Ciò, come ci ha spiegato il nostro informatore Juan
“Derko”, non sempre significa che il lavoro venga realizzato in una dimensione “legalmente
accettata”, considerando che le committenze a volte non si occupano di chiedere i dovuti
permessi alle autorità competenti, benché le opere siano di grande formato ed abbiano una
grande visibilità.
In questo articolo vogliamo focalizzare il nostro studio sulle opere che il gruppo stesso e la
critica considerano come le più importanti. Ometteremo perciò gli interventi che il gruppo ha
realizzato all'inizio della sua carriera: opere effimere più vicine per stile alle origini della
pittura di strada, in particolare alla scena della street art illegale europea della fine degli anni
'90. Bisogna comunque sottolineare che il mondo dei graffiti costituisce un campo di analisi
più che interessante per uno studio antropologico, sia per il suo carattere di rottura nei
confronti delle convenzioni sociali e del potere costituito, sia per il suo peculiare sviluppo nei
luoghi in cui quel potere viene percepito come più blando.
4
Fig. 2: Intervento di Boa Mistura a Madrid, parte del progetto Poesía Bajo Blanco, 20102011.
Nelle diverse interviste realizzate è risultato evidente che esistono varie forme attraverso cui
l'arte urbana ha la facoltà di incidere sulla realtà: come uno dei componenti del gruppo ha
spiegato, alcune opere – lui ha segnalato in particolare quelle dell'artista bolognese Blu –
cercano di creare uno sconvolgimento nella percezione della realtà mostrando la parte
nascosta e oscura della società, aggiungendo negatività a negatività, con l'intento di generare
una riflessione nello spettatore. In Boa Mistura al contrario credono che questa operazione
porti a un circolo senza fine di passività e immobilismo, e sono convinti che il cambiamento
sociale si possa produrre più facilmente attraverso la proposta di idee nuove e stimolanti. Gli
interventi di Boa Mistura, pertanto, nascono dall' idea che la positività possa cambiare non
solo l'estetica di un luogo, ma anche la relazione profonda che lega un territorio ai suoi
abitanti. Il collettivo è convinto che l'arte urbana possa migliorare le relazioni sociali e che
l'uso condiviso degli spazi pubblici, attraverso questo rivolgimento estetico, si converta in un
segnale di contrasto verso le connotazioni previe del luogo.
5
Fig. 3: intervento di Blu a Roma.
Gli interventi, per tanto, non si limitano ad un rinnovamento estetico superficiale – che
equivarrebbe a mascherare il brutto con qualcosa di piacevole alla vista – ma, attraverso uno
sguardo verso l'interno, avviano un processo di rivalutazione sociale e culturale di un
territorio che precedentemente veniva connotato negativamente. Si tratta di convertire la
criminalità, la povertà, l'abbandono e la disperazione in un veicolo di unione che porti a
qualcosa di migliore; come di investigare la realtà specifica di un luogo e usarla per mostrare
qualcosa di più, un'uscita dal circolo vizioso della negatività che conduce solamente ad altra
negatività.
Questa è l'idea che ha sostenuto l'intervento del 2012 nella favela di Villa Brasilandia, a San
Paolo del Brasile. Come scrive l'artista Jan Swidzinski: “Essere un artista oggi significa
parlare con le persone e ascoltarle allo stesso tempo” 2 . Le parole “firmeza” o “orgulho” 3 ,
usate frequentemente come forma di saluto fra gli abitanti di Villa Brasilandia, sono state
dipinte sulle pareti delle strette viuzze della favela, a ricordare il loro significato latente che
viene spesso ignorato nell'uso quotidiano. Come ci spiegava Juan “Derko”, questo è un modo
di ri-presentare i valori della comunità che si mostrano quotidianamente e che la comunità
stessa ha smesso di percepire come qualcosa di positivo e peculiare. La funzione delle opere
del collettivo è rimarcare i valori culturali dimenticati, affinché la collettività percepisca
2) Swidzinski 1988: 5.
3) In portoghese “fermezza” e “orgoglio”.
6
nuovamente le sue radici come qualcosa di vivo, e fare in modo che da questo primo passo
scaturisca una volontà di cambio delle condizioni in cui versa la vita nella favela.
Fig. 4: Intervento di Boa Mistura a Villa Brasilandia, San Paolo del Brasile,
2012.
3. L'espressione artistica come modello rivendicativo
Criticare una società e le sue dinamiche è sempre stato considerato dagli artisti uno dei
compiti fondamentali dell'arte, ma lo è in particolar modo per gli artisti contemporanei: fra gli
esempi più conosciuti e studiati di arte politica o sociale si possono citare, fra le Avanguardie
Storiche, le opere di alcuni artisti tedeschi come Ernst Ludwig Kirchner o George Grosz. Le
loro opere mostrano le conseguenze che i debiti economici, a cui la Germania dovette far
fronte dopo la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale, avevano provocato nella società reale:
povertà, abbandono, violenza e degrado morale che portarono allo smantellamento della
coesione sociale.
Non mancano d'altro canto esempi anteriori alle Avanguardie Storiche: basti pensare ad
Honoré Daumier, o al suo discepolo ideale Van Gogh, per non parlare del ruolo di anticipatore
7
di Francisco Goya, pioniere della critica sociale già nel XVIII secolo.
Se guardiamo a questi esempi così importanti è facile notare come gli strumenti utilizzati
dagli artisti, anche se in epoche distanti, siano molto simili: la strategia visiva si basa nel
ritrarre la realtà com'è, aggiungendo derive formali che enfatizzino espressivamente quelle
caratteristiche della realtà che possano suscitare nello spettatore un senso di degradazione e
abbrutimento. Le forme naturali sono portate verso i loro punti estremi di distorsione; i colori
vengono scuriti fino all'impossibilità di riconoscere l'ambiente, come nel caso di Goya o nel
primo realismo di Van Gogh, oppure portati fino ai contrasti più irreali e allucinati, come nelle
opere di Kirchner.
Si potrebbe pensare che questi esempi siano troppo antichi e che per questo non possano
essere usati come riferimento per parlare di un arte tanto contemporanea come quella di Boa
Mistura. Questo piccolo inquadramento storico invece serve a contestualizzare una postura
artistica che, pur con delle differenze, era già presente nel XVIII secolo e che oggi si sta
facendo sempre più condivisa. Se consideriamo i graffiti come una delle forme artistiche
dominanti nel panorama dell'arte urbana e guardiamo al loro modo di costruire un discorso
innovativo sulla società, possiamo renderci conto che gli strumenti che utilizza,
adeguatamente contestualizzati, non differiscono poi troppo da quelli di un Kirchner o di un
Grosz. Come sottolinea Fernando Figueroa-Saavedra, lo spazio pubblico dove lavorano gli
artisti murali è un campo estetico che
“Si presenta come un esponente fisico e simbolico dello scontro fra prospettive o punti
di vista diversi su come si intende debba essere configurato fisicamente l'ambito
pubblico, e la forma della vita in una porzione o nella totalità della città” 4 .
È evidente che il panorama dei graffiti, in quanto genere artistico, è amplio e variabile e che i
punti di vista degli artisti sono diversi tanto quanto le loro opere. D'altra parte all'interno di
una serie eterogenea di stili, è possibile distinguere un congiunto di autori che si occupano di
critica sociale in una forma piuttosto mordace. Possiamo citare a titolo esemplificativo uno
degli artisti più conosciuti anche ai non addetti ai lavori, come Shepard Fairey, graffitista nord
americano conosciuto con lo pseudonimo di Obey. Obey è un progetto che consiste nel
diffondere cartelloni pubblicitari con il viso del campione di wrestling Andrè “The Giant”
accompagnato dalla parola “obey”. Come spiega lo stesso artista, il cartello incollato in
grande quantità sui muri delle città è una critica all'enorme presenza della pubblicità nello
4) Figueroa-Saavedra 2007: 112.
8
spazio pubblico, che ricopre le pareti di interi edifici, diventando uno strumento di
inquinamento visivo legalizzato. La pubblicità, secondo l'artista, è un'esercitazione di potere
operata dal sistema capitalista sugli spazi collettivi, nonché una forma di istigazione indiretta
a sostenere il sistema stesso, che toglie ai soggetti la facoltà di caratterizzare il loro ambiente
di vita. Quello che fa Shepard Fairey, come gli artisti di un secolo fa, è usare gli strumenti e le
forme di manifestarsi – in altre parole i linguaggi – attraverso cui si esprime la società
capitalista senza modificarne l'essenza, ma al contrario enfatizzandone la peculiarità: in
questo caso la presenza ossessiva e ubiquitaria di un medesimo messaggio.
Fig. 5: Shepard Fairey affiggendo i suoi cartelli di Obey.
Un altro artista particolarmente critico e attivo in campo sociale è il bolognese Blu, celebre
per il suo spirito caustico e la sua critica mordace delle dinamiche economico-finanziarie del
capitalismo globale, che si basano sullo sfruttamento delle minoranze economiche e culturali.
La strategia di Blu è indagare in profondità quelle dinamiche, fino a raggiungere il lato più
oscuro della nostra realtà, cioè andare al di là dei proclami istituzionali, delle pubblicità
ingannevoli e del marketing delle immagini. Il suo obiettivo è smascherare le menzogne che
si celano dietro la logica della crescita economica continua, e mostrare che ciò che vediamo e
viviamo in realtà è peggio di quello che sembra. L'intenzione è risvegliare la coscienza
addormentata del cittadino, abituato a vedere solo la superficie delle dinamiche del mercato,
senza domandarsi ciò che esse presuppongono né tantomeno in che modo la sua condotta di
vita contribuisca al mantenimento di un sistema fondato sull'ineguaglianza.
9
Fig. 6: Intervento di Blu a Messina, 2013.
Attraverso questa breve ricognizione si può comprendere per quale ragione la postura artistica
di Boa Mistura sia così rilevante e particolare. In un mondo inondato dai mass media,
dominato dalla paura e dalla disperazione, questo gruppo vuole provocare un cambiamento di
mentalità partendo dalla positività.
Cosa significa dunque rivendicare il cambiamento partendo dalla positività? L'obiettivo di
Boa Mistura continua ad essere, come nei due casi anteriori e come in buona parte dell'arte in
contesto urbano, criticare le situazioni di abbandono e sfruttamento delle minoranze. Ciò che
cambia, rispetto ad artisti come Blu o Shepard Fairey è la dinamica di lavoro.
La situazione sociale e culturale del contesto d'intervento viene presa come punto di partenza
per l'analisi delle relazioni di potere stabilite tra autorità e cittadini per poi lavorare sul
linguaggio verbale: il lessico attraverso cui vengono espressi i valori culturali emblematici del
territorio è la base su cui Boa Mistura lavora per realizzare la sua critica, operando quello che
si potrebbe definire un “giro semantico” dei significati del lessico di partenza. Invece di
smascherare il peggio e tirarlo fuori come il liquido infetto di una piaga putrefatta, il negativo
viene evocato attraverso la sua assenza. Il lavoro di Boa Mistura consiste nell'individuare il
negativo attraverso le parole che più lo rappresentano, per poi utilizzare nell'opera i suoi
contrari, così da richiamarlo ma all'interno di un messaggio di speranza. Non serve, secondo
il collettivo, che l'arte mostri quanto le cose vanno male, perché questo porta a crogiolarsi nel
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pensiero che sia impossibile un'uscita, creando ulteriore miseria e depressione. Mostrare ai
cittadini che la loro società non è né buona né giusta sembra agli artisti madrileni un invito a
non impegnarsi, e legittimare la permanenza in una condizione di oppressione imposta da un
potere impossibile da condizionare o sconfiggere.
Boa Mistura vuole che siano le idee positive a parlare alla gente: è necessario, secondo loro,
recuperare idee relazionate alla speranza, al lavoro comune e alla solidarietà, affinché
cambiare la società sia percepito come un'azione possibile. Il metodo che ha scelto il
collettivo madrileno è suggerire questa possibilità di cambiamento attraverso la riproposizione
di parole del lessico quotidiano che richiamino le difficoltà della realtà, ma attraverso un
meccanismo oppositivo: per richiamare all'abbandono e il degrado della favela vengono usate
parole di amicizia e gioia. Parole relazionate a valori positivi suggeriscono la necessità di
lasciarsi alle spalle la realtà negativa, e dirigersi verso una società solidale e unita. Ciò
permette da un lato di realizzare il cambiamento positivo dando una spinta all'azione
collettiva, e dall'altro di evocare la negatività a cui bisogna far fronte in virtù della sua
omissione. Mostrare la violenza, l'abbandono e la povertà attraverso la loro assenza equivale a
suggerire l'idea che quelle situazioni possano essere risolte positivamente.
Il metodo di lavoro di Boa Mistura è collettivo in una doppia accezione: lavorano insieme
come collettivo creativo nel momento della progettazione dell'intervento, e in più lavorano
collettivamente anche al momento di dipingere concretamente le opere, facendosi aiutare
dagli abitanti dei luoghi in cui intervengono. Questa forma di lavoro è la simbolizzazione di
un processo di cambiamento sociale che si può mettere in pratica anche nella vita reale, ed è
qui che si mostra la vera positività dell'opera di Boa Mistura.
Riferirsi alla negatività attraverso la sua omissione suggerisce la fattibilità di una rivoluzione
nella gestione della società. Le parole che il collettivo dipinge richiamano un insieme di valori
a cui si deve guardare per ricostruire la coesione sociale, e il lavoro collettivo di realizzazione
dimostra come il cambiamento sia possibile solo grazie al lavoro di una comunità unita.
Boa Mistura ci dimostra, attraverso forme peculiari di simbolizzazione dei processi collettivi,
il potere che ha discorso artistico alla volta di modificare la percezione che l'essere umano ha
del suo intorno, e dunque il potenziale rivoluzionario dell'arte considerata come un agente
concreto della critica sociale.
La peculiarità del collettivo madrileno è che la sua critica mira ad un'azione comune in
funzione del miglioramento delle condizioni di vita di popolazioni sprofondate in un'
oppressione sistematica, in altri termini che vivono senza alcun potere di influenza sulle
autorità che le governano.
11
Fig. 7: Intervento di Boa Mistura a Villa Brasilandia, San Paolo del
Brasile, 2012.
Se consideriamo lo spazio urbano come “ […] spazio di conflitto e luogo di incontro e
scambio, negazione decostruttiva o ricostitutiva o apporto costruttivo nell'ambito della
definizione o ridefinizione dell'ambito e dei modi di vita urbani” 5 , restituire agli individui la
possibilità di ristrutturare il loro spazio – architettonico e sociale – attraverso il lavoro
artistico, significa restituirgli dignità e libertà, quindi restituirgli l'opportunità di scegliere
quali sono i valori davvero condivisi e degni di essere recuperati nella vita comunitaria.
4. La questione dell'estetica
Dal momento che l'obiettivo del gruppo è rivoluzionare il punto di vista di una collettività
attraverso l'arte, la dimensione visuale dei lavori assume un'importanza che va al di là della
pura estetica. Tenendo presente i lavori più rappresentativi del collettivo possiamo distinguere
due linee estetiche principali: parleremo di un'estetica “di rottura” e di un'estetica
“conservativa”.
5) Figueroa-Saavedra 2007:114.
12
Per estetica “di rottura” ci riferiamo alle opere che si pongono in contrasto con l'aspetto
previo del sito dell'intervento, che rompono la percezione quotidiana dell'intorno, obbligando
a ripensare lo spazio vissuto. In questa tipologia possiamo inserire gli interventi di San
Cristóbal de los Ángeles nella Comunidad de Madrid, di Villa Brasilandia a San Paolo del
Brasile, di El Chorrillo a Panama o della colonia di Las Américas in Messico.
Fig. 8: Edificio di El Chorrillo prima dell'intervento di Boa Mistura, Panama,
2013.
In questi contesti era necessario, seguendo la filosofia della positività del collettivo,
trasformare completamente l'aspetto di luoghi caratterizzati da violenza e povertà. Dipingere
in questi luoghi significava intervenire su un supporto che conservava i segni di tutte le
violenze sofferte da parte della popolazione: il sangue o i buchi lasciati dai proiettili in alcuni
quartieri sono spesso l'unica decorazione concessa alle pareti di stabili fatiscenti.
13
Fig. 9: edificio di El Chorrillo a Panama dopo l'intervento di Boa Mistura, 2013.
La parete diventa il simbolo dell'oppressione operata da parte della criminalità o frontiera
stabilita dalle autorità – che permettono di creare zone “neutrali” in cui confinare i gruppi
emarginati –, per questo Boa Mistura ha deciso di intervenire in contrasto totale con la
dimensione visiva che rappresentava quei poteri forti. Colori brillanti hanno illuminato le
viuzze della favela di Villa Brasilandia, parole di speranza hanno riempito i solchi dei
proiettili del Chorrillo a Panama e le pareti grigie si sono trasformate in fondi colorati aperti
all'esperienza creatrice della gente.
Quella che abbiamo definito “linea conservativa” opera secondo la base opposta: segue
l'estetica autoctona per richiamare la memoria storica collettiva. Con questo presupposto il
collettivo ha realizzato opere che rimarcano visualmente le tradizioni culturali, come fosse un
lavoro restauratore di un passato che è rimasto fuori dall'intervento istituzionale.
In questo caso possiamo citare gli interventi nel centro storico di Algeri o quelli nelle strade
del quartiere di Lavapiés di Madrid, in particolare Calle del Acuerdo e Mesón de Paredes.
14
Fig. 10: Intervento di Boa Mistura nel quartiere di Lavapiés a Madrid, 2012.
5. Etnografia nell'arte
Il gruppo ha deciso di non lavorare usando una critica mordace e caustica alla società,
contrariamente a come fanno altri artisti urbani. L'obiettivo è far brillare gli aspetti positivi,
con un'attitudine che, se al principio può sembrare semplicistica, è frutto di elaborazione e di
un lungo lavoro d'équipe.
Il processo di creazione inizia dalla selezione del lavoro. In alcune occasioni è lo stesso
gruppo a scegliere dove e che opera da realizzare, cercando a posteriori finanziatori che
rendano economicamente possibile il progetto. Non dobbiamo dimenticare i costi dei
materiali, dei viaggi e della soddisfazione delle necessità primarie come parti fondamentali
della quotidianità degli artisti. In altre occasioni il collettivo viene contattato da associazioni,
fondazioni artistiche, imprese private ed enti pubblici, ai quali viene richiesto di garantire la
piena libertà d'azione agli artisti riguardo la parte progettuale. Ciò suppone che se l'idea che
propone la committenza non risponde all'immagine positiva cardine della poetica del gruppo,
o se Boa Mistura stesso considera che l'intervento possa sortire effetti negativi, il progetto non
viene realizzato.
L'iter progettuale inizia direttamente in situ, e in questo senso il loro lavoro ricorda la ricerca
etnografica. Le idee nascono parlando con gli abitanti del territorio dell'intervento, con i quali
il gruppo si trova a vivere per un tempo sufficiente a comprenderne le dinamiche sociali. Il
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gruppo si immerge nella realtà del contesto per mettere in luce i suoi valori, quasi come fosse
una ricerca etnografica trasposta poi in prodotto artistico.
Fig. 11: Strumenti di lavoro del collettivo per l'incarico di Las Américas in
Messico, 2014.
Un caso concreto che può aiutare a focalizzare meglio questa metodologia etnografica di
creazione artistica è l'intervento del 2013 che Boa Mistura ha realizzato nel quartiere di El
Chorrillo a Panama. Arrivati sul posto il loro materiale consisteva solo in un computer e in
quaderni su cui prendere appunti. Durante la fase di progettazione e realizzazione del lavoro
hanno convissuto in una casa di accoglienza gestita dalla Chiesa, unico posto davvero al
sicuro dalle sparatorie fra bande rivali, che ogni notte infiammavano la zona. Il quartiere,
infatti, era dominato dalla criminalità e non erano cosa rara le morti violente. Le bande
cercavano costantemente la legittimazione del loro potere.
In una situazione tanto difficile e delicata la scelta della parola da dipingere sulla facciata di
uno degli edifici del quartiere è stato costante motivo di dibattito nel gruppo. Nelle
conversazioni risultò subito chiaro che la scelta della parola poteva avere nel peggiore dei casi
un risvolto negativo, ad esempio scrivere una parola come “fuerza”6 non avrebbe lasciato
indifferenti le bande, che avrebbero lottato per quell'edificio convertendolo nel simbolo del
6) In spagnolo “forza”.
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dominio sul quartiere. Nemmeno la scelta dell'edificio fu casuale: considerando la frequenza
delle sparatorie da un palazzo all'altro, Boa Mistura scelse l'unico edificio che avesse una
facciata libera dall'ingombro di altri edifici, al fine di evitare di essere feriti da proiettili
vaganti.
Fig. 12: Uno dei componenti del collettivo lavorando con i bambini della palazzina
a El Chorrillo, Panama, 2013.
Prima di realizzare l'opera il gruppo ha passato del tempo vivendo nell'edificio e parlando con
gli inquilini, insieme ai quali sono stati decisi i colori e le parole da dipingere, rispettando le
armonie cromatiche dell'architettura esistente della zona (Fig. 13).
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Fig. 13: Studio di colori basato sui colori delle abitazioni tipiche del quartiere. El Chorrillo,
Panama, 2013.
Prima dell'arrivo di Boa Mistura il colore delle pareti, dei bagni e delle porte era scelto da
ogni inquilino secondo le sue possibilità e il suo gusto. Così i componenti di ogni
appartamento (quasi tutti unifamiliari composti dagli 8 ai 15 membri) avevano decorato la
loro casa con i mezzi di cui disponevano. La proposta di Boa Mistura è stata accolta di buon
grado e uno dei ragazzi del gruppo ci ha raccontato che durante i giorni in cui stavano
dipingendo hanno praticamente vissuto in casa degli inquilini della palazzina.
Il gruppo degli “artisti” quindi non si è limitato ai componenti del collettivo, ma si è allargato
a tutta la comunità, che ha contribuito attivamente sia nelle questioni decisionali che nella
messa in opera del lavoro (Fig. 12). Il gruppo lavora dividendosi i compiti, uno di loro sempre
sta alla distanza necessaria per vedere la parete nel suo complesso e comunica con gli altri
tramite un walkie talkie, dando agli altri indicazioni riguardo alla realizzazione del disegno.
Nell'arte di Boa Mistura il linguaggio occupa un posto fondamentale: il collettivo lavora con
le parole per creare suggestioni che muovano l'animo degli osservatori. La scelta di parole
emblematiche ha lo scopo di parlare alle persone in una forma che sia la più semplice
possibile, cerca di sviluppare un discorso complesso usando la lingua d'uso comune,
attraverso cui costruisce un ambiente nel quale ognuno possa vivere e agire in modo personale
o condiviso. Così si cerca di creare un più forte senso di appartenenza.
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In un'intervista realizzata alcuni mesi più tardi7, Boa Mistura ci ha informato che l'opera di El
Chorrillo era stata cancellata per ordine dell'amministrazione comunale, nel contesto di
un'opera di sistemazione che comprendeva tutto il quartiere e che prevedeva la copertura di
tutte le pareti degli edifici con lo stesso colore: il grigio. Il collettivo stava dunque aspettando
notizie dall'amministrazione, considerando che l'intervento era stato commissionato dalla
Biennale d'Arte di Panama e approvato dalla comunità di vicini.
Illustrazione 14: Situazione di El Chorrillo a Gennaio 2014. Panama.
In altre occasioni Boa Mistura ha cercato la continuità e la visibilità con opere esteticamente
meno invasive, che mantenessero vivo il ricordo della storia del sito; sono i casi di Algeri e
Madrid. Nonostante un'estetica meno invasiva anche l'opera di Madrid è stata cancellata quasi
immediatamente dalle autorità municipali, che l'hanno considerata un semplice atto vandalico.
Questo intervento consisteva nel restaurare le pareti di Calle Mesón de Paredes nel quartiere
di Lavapiés, già di colore grigio, utilizzando una diversa tonalità di grigio che creasse affinché
dal contrasto emergesse la frase “La vida puede ser de color rosa” (Fig. 10), un richiamo alle
case popolari tipicamente madrilene che si trovano numerose in quella strada. Il colore
originale e sbiadito delle pareti, in un certo senso la loro storia e la loro memoria, era ciò che
riempiva le lettere della frase.
7) Il giorno 25 Febbraio 2014.
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Uno dei progetti più recenti è stato realizzato a Madrid nel quartiere di La Latina: il collettivo
ha dipinto le pareti esterne del Mercado de la Cebada, con l'obiettivo di rivalorizzare un
mercato coperto storico che rischiava di dover chiudere per mancanza di risorse, a causa delle
politiche comunali che hanno sovvenzionato mercati coperti più turistici come il famoso
Mercado de San Miguel.
Fig. 15: Intervento di Boa Mistura per il Mercado de la Cebada di
Madrid, 2013. Le lettere osservate dalla giusta prospettiva formano
la parola "color".
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Fig. 16: Intervento di Boa Mistura al Mercado de la Cebada, Madrid, 2013.
Si tratta di una ristrutturazione a doppio binario: da un lato rendere l'estetica dello stabile più
accattivante, e dall'altro rendere il mercato un luogo di aggregazione sociale, convertendolo
non solo in un centro di commercio ma anche di attività culturali. Oltre alle pareti esterne,
Boa Mistura ha dipinto le sei cupole che costituiscono il tetto del mercato, il tutto con colori
brillanti e con parole che richiamassero ancora una vola la filosofia positiva del collettivo.
Il lavoro di questo gruppo di giovani artisti non vuole mostrare il peggio a mo' di critica, ma
al contrario fare del sorriso e dell'allegria un'arma di denuncia sottile, che sia comprensibile
agli sguardi di chi è pronto ad intenderla. Anche se l'opera è stata finanziata da una marca di
prodotti alcolici, i componenti di Boa Mistura hanno posto come condizione alla realizzazione
dell'intervento il rifiuto di utilizzare il nome o i colori del logo di tale azienda, concedendo
però all'impresa la facoltà di utilizzare la nuova immagine del mercato nelle sue iniziative di
marketing.
6. L'arte e il contesto
Paul Ardenne – pseudonimo di Bertrand Gervais –, docente all'Université d'Amiens e critico
d'arte contemporanea, ci ricorda come l'artista di oggi senta la responsabilità di farsi carico
21
della realtà, prima di lavorare dal lato delle apparenze e della creazione figurativa. La
creazione artistica in contesto urbano non è certo un fenomeno esclusivo degli ultimi anni,
Ardenne definisce arte contestuale le esperienze di creazione artistica in ambiente
antropizzato nate già a partire dagli anni Sessanta. È in quegli anni che l'arte iniziò a prendere
possesso dello spazio fisico, uscendo dalle mura chiuse della galleria, per mettere in crisi la
normale percezione dello spazio quotidiano attraverso diversi tipi di azioni: dalla pittura alla
performance, per arrivare fino alle installazioni temporanee e agli happenings. Secondo il
critico la categoria di arte contestuale è sufficientemente complessa da contenere in sé
pratiche eterogenee e tipologie stilistiche diversificate. Quello che definisce i tratti comuni di
un panorama molto differenziato di tecniche è la necessità che esse hanno di adattarsi al luogo
in cui vengono realizzate insieme ad una relazione più diretta con il pubblico. La si potrebbe
considerare, in un certo senso, un'arte con uno sguardo antropologico, dal momento che usa le
espressioni culturali di ogni specifico contesto come punto di partenza della sua
significazione8. Come scrive Ardenne: “Un 'contesto' consegna il lessico, definisce 'l'insieme
di circostanze nelle quali si inserisce un fatto'” 9 .
Se si considera l'arte come una delle forme in cui si esprime la “lingua” parlata da una
società 10 – e pertanto dalla società stessa prende in prestito il lessico –, due sono le alternative
possibili per usare questo lessico come base del lavoro creativo: formulando quello che
Ardenne definisce un linguaggio di “adesione” alla cultura e ai valori del contesto (operazione
in cui l'artista ricicla il testo della società e sottoscrive il suo codice simbolico dominante);
oppure usando il lessico dominante e i valori che rappresenta come argomento di critica, cioè
lavorare con un linguaggio di “rigenerazione” in cui l'artista dia valore a segni inediti o fino
ad allora tenuti fuori dal codice simbolico accettato.
8) Utilizziamo il termine “contesto” riferendoci alla definizione che ne da Nicolas Bourriaud: “L'art in
situ est une forme d'intervention artistique qui prend en compte l'espace dans lequel elle se donne à
voir. Cette prise en charge du lieu d'exposition par l'artiste consistait hier à explorer sa
configuration spatiale et architecturale. Une seconde possibilité qui domine dans l'art des années
90, consiste en une enquête sur le contexte général d'exposition: sa structure institutionnelle , les
caractéristiques socio-économiques au sein elle s'inscrit, ses acteurs” (Bourriaud 1998: 113).
9) Ardenne 2002:12.
10) Per approfondire la questione della cultura come testo vedere: Legendre 2001.
22
Fig. 17: Intervento di Boa Mistura nel centro storico di Algeri, 2013.
A causa della loro apparizione nel contesto dell'illegalità, i graffiti sono considerati ancora
oggi come un linguaggio di rottura – come del resto molte pratiche di arte contestuale.
Bisognerebbe però considerare qual'è il punto di vista che permette ai graffiti di essere
considerati uno strumento di cambiamento sociale, punto di vista non sempre univoco o
condiviso, nemmeno all'interno della storia di un artista o di un collettivo.
Cercare di provocare un ribaltamento della situazione partendo da quello che muove
l'interiorità delle persone è una delle strategie che può usare l'arte urbana, ed è da qui che
inizia il lavoro di Boa Mistura. L'arte urbana può agire affinché il sito dell'intervento si
caratterizzi “[...] come un'entità caratterizzata fisicamente quanto psicologicamente, nella cui
percezione pubblica si associno una serie di concetti e valori culturali” 11 .
Si potrebbe dire che in un certo modo l'arte contestuale sia un'arte politica, intendendo per
politico tutto ciò che riguarda la sfera relazionale dell'individuo all'interno di una comunità di
cui si sente parte. Come sottolinea Ardenne, dal momento in cui si costruisce un'azione
comune, “lo spettatore viene considerato cittadino ed essere politico” 12 . Creare azioni comuni
significa considerare l'individuo come parte integrante di una collettività, come essere che si
relaziona con altri esseri, e pertanto come un essere politico, posto che ogni relazione
11) Figueroa-Saavedra 2007: 114.
12) Ardenne 2002: 179.
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presuppone la messa in gioco di valori condivisi o contrastanti, nonché la ricerca di una
diversa via di comunione. Nicolas Bourriaud, nell'evidenziare la capacità dell'arte odierna di
creare relazioni umane, riconosce in essa la sua essenza politica: “L'arte contemporanea
sviluppa veramente un progetto politico quando si sforza di investire la sfera relazionale ,
problematizzandola” 13 .
Gli interventi di Boa Mistura a cui ci riferiamo si realizzano sempre con la partecipazione
attiva degli abitanti del luogo di creazione dell'opera, tanto a livello progettuale quanto nella
realizzazione pratica: il collettivo non arriva mai sul luogo di un lavoro con idee preconcette,
mentre predilige il confronto con chi vive il territorio, nell'intento di scoprirne le questioni più
stringenti. È solo grazie al diretto contatto con la popolazione, grazie a periodi di convivenza
più o meno lunghi, che si decidono i soggetti, i colori e le parole da usare in ciascun
intervento.
Lavorare collettivamente significa per l'artista considerare l'arte come uno strumento politico
che possa farsi carico della mancanza di comunicazione provocata dalla cultura
dell'individualismo. L'opera d'arte collettiva – o “autriste”, come la definisce Ardenne – ha
per vocazione provocare uno “stare insieme.” 14
Questo è ad esempio il caso dell'intervento nella favela, in cui il collettivo ha lavorato con i
bambini, i quali, inserendosi nella fase creativa e potendo partecipare direttamente alla
miglioria del loro intorno, hanno sentito e interiorizzato il valore delle loro radici culturali.
L'obiettivo di queste operazioni è creare una relazione sociale, “una forma complessa che
associ una struttura formale, oggetti posti a disposizione dello spettatore, e l'immagine
effimera che nasce dal comportamento collettivo 15 .
13) Bourriaud 1998:17.
14) Ardenne 2002: 124. Secondo l'autore l'arte contestuale, a causa della sua necessità di
partecipazione diretta del pubblico nella creazione dell'opera, è capace di creare comunità
temporanee di lavoro verso un fine comune, e ciò crea nei fruitori una nuova identità di gruppo.
15) Bourriaud 1998: 87.
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Fig.18: Intervento di Boa Mistura a El Chorrillo, Panama, 2013. I bambini che
lavorano con il collettivo.
7. Il Progetto “Las Américas”
Uno degli ultimi progetti a cui il gruppo ha lavorato è quello della colonia di Las Américas,
alla periferia di Querétaro in Messico. Il gruppo lavora molto all'estero e in questo caso
l'intervento è stato commissionato dalla Fondazione PROART e dall'Instituto de Creatividad,
Cultura, Arte y Desarrollo di Querétaro 16 . La colonia é piuttosto piccola, vive di piccolo
commercio, ed è situata al crocevia di due delle principali arterie stradali del Paese, su cui si
affacciano due facce della collina sulla quale sorge. È una posizione di snodo e molto visibile,
ma il villaggio continua ad essere molto povero e lasciato all'incuria da parte della
popolazione, che non può permettersi grandi opere di ristrutturazione.
Il progetto prevede un'intervento paesaggistico che rinforzi l'identità della colonia ed è
esteticamente basato sui tessuti tradizionali Otomíes, popolazione che ha in quella zona le sue
radici. I colori e le fantasie scelte si riferiscono all'artigianato autoctono e alla tradizione
messicana.
16) Ad oggi il progetto non è più di competenza del collettivo madrileno, ma è gestito unicamente
dalla Fondazione e Boa Mistura ha abbandonato l'opera.
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Fig. 19: Intervento di Boa Mistura nella colonia di Las Américas,
Messico, 2014.
Molto spesso è stata data agli abitanti la possibilità di scegliere direttamente la trama con cui
dipingere la loro casa, e di partecipare ai lavori di riqualificazione. L'obiettivo finale è
dipingere la città intera, costituita da 1074 case.
Fig. 20: progetto di intervento paesaggistico di Boa Mistura nella colonia di La Américas, Messico,
2014.
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8. Conclusioni
Benché l'opera d'arte sia comunemente considerata come frutto della personalità dell'autore,
Boa Mistura intende l'arte come qualcosa di collettivo, propria non dell'individuo ma della
collettività che ha partecipato a crearla, oltre che dei fruitori della cui quotidianità diventerà
un'immagine quotidiana. Le opere contemporanee necessitano di una maggior partecipazione
da parte degli spettatori, che attraverso la loro interpretazione contribuiscono a crearne il
significato e dunque la sua esistenza, come sottolineato in diversi contesti da Ortega y
Gasset 17 e Umberto Eco 18 .
L'arte deve essere intesa ed integrata tanto nei problemi collettivi di ogni epoca, dunque
inserirsi in quello che si può romanticamente chiamare Zeitgeist – lo Spirito del tempo –; ma
essa si relaziona in modo molto stretto anche alla situazione specifica del sito in cui si
sviluppa, che influenza l'artista in quanto personaggio totalmente inserito nel tessuto sociale.
L'artista poi, grazie ad una sua particolare sensibilità, cerca di elaborare creativamente le
questioni che il mondo gli pone d'innanzi o che invece occulta19 .
Nicolas Bourriaud evidenzia come l'arte della nostra epoca lavori usando paradigmi teorici
che non sono più quelli della rottura, della novità formale o dell'ampliamento dei materiali
artistici. Lui stesso identifica come caratteristica principale dell'arte contemporanea il regime
della relazione: anche se l'arte sempre si era occupata di mettere in relazione livelli della
realtà normalmente distanziati, Bourriaud evidenzia che
“La possibilità di una arte relazionale – un arte che prenda come orizzonte teorico la sfera
delle relazioni umane e il
loro contesto sociale, più che l'affermazione di uno spazio
simbolico autonomo e privato – da conto di un cambio radicale degli obiettivi estetici,
culturali e politici messi in gioco dall'arte moderna” 20 .
È la realtà urbana, con l'inconsistenza dei rapporti sociali che incentiva, che dà agli artisti
urbani la chiave per creare opere effimere che siano sempre un lavoro in fieri, ovvero
17) Ortega y Gasset 1987.
18) Eco 1962.
19) Per approfondire il tema delle relazioni reciproche tra la realtà sociale e l'artista vedere: Sanmartín
2003.
20) Bourriaud 1998:14.
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creazioni totalmente sottomesse al tempo della vita cittadina e delle sue dinamiche. Sono le
stesse istituzioni del potere amministrativo che spesso si prodigano per la distruzione delle
opere d'arte contestuale, come è successo a Boa Mistura con il lavoro di Panama,
recentemente cancellato per volere dell'amministrazione comunale 21 . Una presa di posizione
così dura da parte delle autorità suggerisce implicitamente il carattere antagonista dell'arte
contestuale – benché questa generalizzazione porti con sé il rischio di non evidenziare come
ogni opera si dimostri in modo peculiare il suo carattere oppositivo. D'altro canto, come
suggerisce Ardenne, le opere artistiche a carattere pubblico non propongono ai fruitori il loro
significato in modo trasparente, al contrario lasciano l'interpretazione aperta, anche se
frequentemente suggeriscono una prospettiva anti-autoritaria. 22
Boa Mistura, come buona parte delle tendenze attuali, concepisce l'arte come qualcosa di
totalmente legato all'ambito urbano, che non può stabilire se non una relazione diretta con il
pubblico. La miglior forma per fare ancora oggi un'arte in grado di parlare al pubblico e di
significare, secondo il collettivo madrileno, è usare il linguaggio quotidiano che non implichi
la presenza di mediatori colti. È una delle forme di fuga dal white cube rappresentato dalle
gallerie e dai musei, con il loro circuito di abitudini e formalismi.
Boa Mistura vuole provocare attraverso il suo lavoro un'azione individuale, che arrivi senza
intermediari e che sia efficace, che provochi un cambiamento di attitudine sia a livello
soggettivo che collettivo. Usano l'espressione grafica come forma di avvicinamento più
dinamico e diretto al pubblico, che sia più facile da accogliere e per questo più aperta alla
riflessione personale.
Percependo la pressione delle abitudini culturali della nostra società, che impediscono la
libera espressione e tolgono gli spazi di formazione della soggettività, gli sforzi del collettivo
risultano ancora più forti, e hanno come fine attivare un ribaltamento nella percezione che la
comunità ha del suo spazio vitale. La positività, l'amore, l'amicizia, la gioia, la realizzazione
personale sono alcuni dei valori da riattivare.
Anche se la loro opera si esprime in parole semplici – trasparenti – il suo significato è più di
un insieme di lettere: attraverso una rete di riferimenti culturali e iconografici genera
un'opacità che il fruitore deve dissolvere, ed è questo il fulcro del piacere estetico.
L'arte non è nulla se nessuno ne usufruisce, ma il collettivo è consapevole del fatto che il
21) Il lavoro, a seguito della cancellazione voluta dall'amministrazione comunale, è stato rieseguito dal
medesimo collettivo su richiesta degli abitanti dello stabile qualche mese dopo.
22) “[...] des propositions publiques son faites […] sans que le sens précis en soit donné. Ces formules
laissant l'interpretation, sinon libre, du moins ouverte se nourrisent d'un volunté génerique antiautoritaire”. (Ardenne, Beausse, Goumarre 1999: 45).
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rischio di cadere nello sconforto e nel senso di abbandono possa essere causato dagli stessi
soggetti che vorrebbero cambiare le loro condizioni di vita. Il compito dell'arte diventa
dunque quello di un giudice imparziale, di un fattore positivo di rivalsa, che provenendo
dall'esterno risulti più efficace e in grado di mostrare una maniera positiva di sciogliere i nodi,
quindi dare una spinta al rinnovamento. La strada è elemento carico di valori simbolici in
continuo cambiamento, che dona alle opere quello che con Umberto Eco chiameremo il
“secondo grado di apertura”, che suppone la partecipazione attiva del pubblico nella creazione
del senso di ciascuna opera.
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