Identificazione tecniche costruttive 1

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INDICE
Ambito disciplinare del progetto ............................................................................................. 2
1
INTRODUZIONE ............................................................................................................ 3
1.1
CENNI STORICI ...................................................................................................... 3
2
CARATTERI URBANISTICI E ARCHITETTONICI .......................................................... 6
3
TIPI DI MURATURE ....................................................................................................... 9
4
PARTICOLARI COSTRUTTIVI ..................................................................................... 16
5
TIPI DI ORIZZONTAMENTI .......................................................................................... 23
6
5.1
Volte ...................................................................................................................... 23
5.2
Solaio in legno ....................................................................................................... 25
5.3
Solaio in putrelle e voltine ...................................................................................... 27
LE COPERTURE .......................................................................................................... 28
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
Ambito disciplinare del progetto
“Gli interventi sulle strutture, volti a ridurre la vulnerabilità sismica degli edifici storici, sono da
valutarsi nel quadro generale della conservazione della costruzione.” La scelta della strategia
e della tecnica d’intervento, nonché l’urgenza di attuarlo, dipendono dai risultati della
precedente fase di valutazione e di conoscenza dell’edificio. La valutazione della sicurezza
e una chiara comprensione della struttura complessiva del bene architettonico e del suo
stato di conservazione devono essere alla base delle decisioni e delle scelte degli interventi.
Pertanto la scelta delle tecniche di intervento dovrà essere valutata caso per caso, dando
preferenza a quelle meno invasive e maggiormente compatibili anche con i criteri della
conservazione, tenendo conto dei requisiti di sicurezza e durabilità. “Gli interventi dovranno,
per quanto possibile, rispettare la concezione e le tecniche originarie della struttura, nonché
le trasformazioni significative avvenute nel corso del tempo sul manufatto.”1
La necessità di registrare la storia costruttiva delle murature ha portato alla nascita di un
ambito di ricerca, l’Archeologia dell’Architettura, i cui obbiettivi principali sono
l’interpretazione del manufatto architettonico attraverso la determinazione delle fasi
costruttive e la caratterizzazione delle tecniche edilizie. E’ un metodo che si avvale da una
parte dello studio dell’edificio, delle sue fasi costruttive, di tutti gli interventi praticati nel corso
della sua utilizzazione, dall’altra dello studio delle tecniche edilizie e dei materiali utilizzati.2
In tal modo si mette in relazione il singolo manufatto con il territorio in cui è inserito.
1
Linee guida per la valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale, luglio 2006, pp. 36-37
I principi fondamentali dell’Archeologia dell’Architettura sono esposti in alcuni testi base della disciplina:
Brogiolo, Mannoni, Parenti, Francovich et al.
2
2
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
TECNICHE COSTRUTTIVE RICORRENTI
1
INTRODUZIONE
Il Comune di Castelvecchio Calvisio, in Provincia de L’Aquila, è situato sulle pendici
meridionali del Gran Sasso d’Italia a circa 30 km dal capoluogo abruzzese, all’interno del
parco naturale del Gran Sasso e Monti della Laga.
Grazie alla sua posizione geografica, arroccata sulla sommità di un’altura, il borgo domina
verso nord-est la piana di Ofena e Navelli e a sud-ovest un’area riccamente costituita da
boschi e pascoli.
La morfologia del territorio e la matura geologica del sedime hanno indubbiamente inciso
sullo sviluppo urbanistico ed economico del paese e hanno notevolmente influenzato le
tecniche costruttive locali. Il processo generativo del paese, così come lo possiamo
ammirare ai nostri occhi, è il frutto del susseguirsi di interventi antropici che nel corso dei
secoli hanno plasmato il territorio in modo da renderlo ospitale e idoneo alla permanenza
umana. Inoltre, l’elevata sismicità dell’area, nota fin dai tempi antichi, ha costantemente
influito sulle modalità insediative del paese.
Castelvecchio Calvisio, come molti dei borghi appenninici abruzzesi, “fino all’annessione al
Regno (1860) furono castelli chiusi, al di fuori dei quali era inibito e pericoloso insediarsi. In
genere si tratta di centri in pendio o di centri sommitali alla cui periferia le case formano una
massa protetta e compatta a guisa di muraglia”3. La conformazione di borgo medievale, cinto
da mura difensive, è ancora riconoscibile nello sviluppo planimetrico ovoidale del centro
storico ma è certo che l’origine del paese si possa collocare in un periodo precedente.
1.1 CENNI STORICI
Castelvecchio Calvisio ha origini sicuramente molto antiche. La sua forma urbana molto
probabilmente ha origini romane e non è escluso che lo stesso sito fosse in precedenza
occupato da una cinta fortificata di origine italica.
Da antico “pagus” fortificato, probabilmente noto come Villa Calvisia4, nel XII secolo subì il
processo di “incastellamento” per il quale si trasformò in “castrum”5.
E’ così che Castelvecchio Calvisio diventa un borgo fortificato ossia “una struttura urbana
composta da un recinto murario all’interno del quale era organizzato l’edificato”6.
Durante il periodo medievale il paese passa sotto il controllo di diverse famiglie nobiliari, tra
le quali da ricordare gli Acquaviva e i conti di Celano.
3
Ortolani M., “La casa rurale negli Abruzzi”, Olschki Editore, Firenze, 1961
Dalla Corografia dell'Antinori emergono fatti di importanza fondamentale per la ricostruzione delle origini del
paese e del suo nome: infatti, l'autore parla di "Calvisia" un "podere" lontano da Carapelle costituito dall'insieme
delle case di servi e coloni, e forse è proprio da Calvisia che deriva la odierna denominazione di Castelvecchio
Calvisio e da ciò prende valore l'ipotesi della sua esistenza fin dai tempi dei Romani.
5
L’Incastellamento è un fenomeno insediativo presente anche in altre zone d’Italia durante il quale si assiste ad
un progressivo arroccamento dei centri abitati e quindi ad una inversione di tendenza rispetto al periodo romano
in cui l’intensificarsi delle reti viarie aveva incrementato le relazioni e gli scambi tra gli insediamenti.
Concretamente si assisteva alla costruzione di vere e proprie strutture difensive, in alcuni casi composte solo da
una torre in altri da veri e propri insediamenti fortificati, provviste di cinte murarie.
6
AA.VV., Le tradizioni del costruire della casa in pietra: materiali tecniche, modelli e sperimentazioni, GTE,
L’Aquila, 2009
4
3
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
Con precisione non sappiamo cosa sia successo nei secoli XIV e XV ma sicuramente un
avvenimento tale che ha portato all'attuale configurazione urbanistica e ad una costruzione
dell'edificato molto concentrata nel tempo: a testimonianza di ciò, vi sono tutti gli elementi
lapidei erratici presenti nelle murature di fondazione che permettono di datare le costruzioni
alla fine del XIV secolo, e il fatto che gli stessi siano distribuiti in modo uniforme in tutto
l'edificato presuppone la contemporaneità della realizzazione del Borgo.
Dopo che nel 1423 Braccio da Montone, uno dei più famosi capitani di ventura dell’epoca,
saccheggiò e distrusse il paese e dopo il terremoto del 1461 che causò ulteriori danni, per
Castelvecchio giunse il periodo di massimo splendore. E’ alla fine del XV secolo che
Castelvecchio attraversò il periodo di massimo splendore e assume la forma urbana che
ancora oggi possiamo ammirare: dopo che il territorio della baronia di Carapelle passò alla
famiglia Piccolomini venne promossa la totale ricostruzione del paese attraverso la quale
venne assunta la conformazione attuale. A questo periodo risale la costruzione della chiesa
di San Giovanni Battista7, ricavata sui sedimi di un precedente palazzetto fortificato8 posto a
sud del borgo e l’ampliamento verso sud-ovest che oltre a comprendere la già citata chiesa
di San Giovanni, comprendeva probabilmente altre costruzioni tra cui la porta su via della
Chiesa, della quale attualmente restano solo uno stipite ed un concio d'imposta dell' arco
addossati alla muratura di un fabbricato.
Nel 1501 il paese entrò a far parte del contado Aquilano e ciò significò l'apertura di nuovi
mercati per la vendita della lana e dello zafferano, mercati ampliati ancor di più con l'avvento,
nel 1566, della Signoria illuminata dei Medici.
Dopo un secolo segnato da espansioni interne alle mura, consistenti principalmente in
ampliamenti e sopraelevazioni degli edifici esistenti; nel 1703, a seguito del terremoto che
distrusse l’Aquila, si registra un interessante ampliamento in direzione sud: si tratta di edifici
rurali ad uso stalle e fienili ricavati sfruttando gli sgrottamenti naturali che si aprivano lungo il
pendio stesso per avere stalle più capienti.
Il tessuto edilizio di questo rione perde completamente l'ordine del Centro Storico e si
posiziona in modo disordinato; i fabbricati sono di piccole dimensioni e si sviluppano
solitamente su un unico vano per due-tre livelli.
Il tipo di architettura di questi fabbricati è molto povero e gli elementi strutturali in essi
presenti sono costituiti da muri in pietrame irregolare, volte in pietra grossolanamente
squadrata costruite con tecniche molto rudimentali e coperture ad unica falda rivolta verso
sud, gli elementi d’arredo sono rappresentati da grossi stipiti non sempre ben squadrati e
sempre privi di modanature, le finestre e le porte hanno dimensioni piuttosto contenute.
7
La chiesa venne eretta come parrocchiale in sostituzione alla preesistente chiesa di San Cipriano che, non
essendo vicina al centro abitato risultava difficile da raggiungere
8
La precedente destinazione dell'edificio è testimoniata dalle feritoie ancora visibili in facciata, dalla torre in pietra
squadrata che si innalza al centro dell'unica navata, dalla forma stessa della chiesa piuttosto irregolare e con due
navate asimmetriche ed infine dalla merlatura, purtroppo abbattuta negli anni cinquanta; di quest'ultima rimane
come testimonianza un unico merlo sulla sommità del muro di sud-ovest.
4
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
Figura 1 Schema dell’evoluzione del centro storico di Castelvecchio Calvisio
Nel XVIII secolo, dopo l’annessione al regno delle due Sicilie, avvenuta nel 1743, si hanno
interventi significativi anche all'interno del Centro Storico e quasi sicuramente comportano la
chiusura di almeno due "vicoli'' in corrispondenza dei palazzi più importanti: Palazzo del
Capitano a Nord-Ovest e Palazzo Visioni ad Est.
La lettura di alcuni elementi d'arredo (stipiti ed architravi di porte e finestre) confermano gli
interventi in tal senso in questo secolo.
Nel XIX secolo c'è l'espansione definitiva del Borgo lungo la strada principale che collega il
paese a S.Pio delle Camere, verso ovest, e a Calascio verso est con fabbricati di
soddisfacente qualità architettonica ad uso prevalentemente residenziale.
Non mancano alcuni elementi originali come, ad esempio, le decorazioni in facciata,
vagamente liberty, sul fabbricato prospicente Piazza Torre Maggiore; oppure gli affreschi
floreali presenti su volte, a padiglione o a vela su pennacchi, insieme a notevoli camini che si
trovano nel palazzo Corsi-Pucci e nel già menzionato palazzo Visioni.
Dopo l’acquisizione dell’autonomia dal Comune di Carapelle, 1906, a Castelvecchio si
registrano alcuni significativi interventi di carattere pubblico quali:
- l’ ampliamento della piccola piazza davanti la Chiesa Parrocchiale;
- la costruzione del Palazzo Comunale, appena fuori l’antico Centro Storico verso sud;
- la costruzione della piccola Piazza alberata (Piazza Principe Umberto ), perfettamente
triangolare, costruita negli anni venti in occasione della prima fornitura di acqua potabile
proveniente dalle sorgenti del Gran Sasso; condotta realizzata in consorzio con S.Stefano di
Sessanio e Carapelle Calvisio;
- sempre agli anni ’20 risale la costruzione delle così dette "casette" lungo il viale d'ingresso
al paese, per chi proviene dall' Aquila; costruite in seguito al terremoto del 1915 utilizzando i
criteri antisismici conosciuti all’epoca;
- negli anni ’50 viene realizzato l’edificio scolastico e la scuola materna.
Questi sono tutti interventi che interessano esclusivamente il territorio fuori dal centro storico
e che spesso , non presentando i caratteri costruttivi tradizionali, si mal inseriscono nel
paesaggio urbano.
Negli ultimi anni il paese ha subito un costante abbandono e conta circa duecento abitanti
insediati per lo più al di fuori della cinta muraria.
5
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
2 CARATTERI URBANISTICI E ARCHITETTONICI
Dell’antica struttura urbana Castelvecchio conserva ancora l’impianto cardo-decumanico che
sottolinea l’unitarietà dell’intervento, inoltre non è raro osservare lapidi ed epigrafi di origine
romana o massi di pietra squadrata utilizzati come materiale di reimpiego proveniente da
probabili fortificazioni preesistenti. Di particolare interesse è la corrispondenza tra le
murature delle chiese che si trovano fuori dal centro storico (San Cipriano e San Vittorino) e
quelle che si riscontrano nei primi livelli delle cellule abitative interne alle mura che hanno
mantenuto pressoché inalterato il loro aspetto nel corso dei secoli: sono paramenti costituiti
da conci di piccole e medie dimensioni parzialmente squadrati e a ricorsi orizzontali e “mette
in risalto come le tecniche costruttive murarie siano state trasferite dal contado all’interno del
borgo”9.
Il recinto fortificato che caratterizza il nucleo centrale di Castelvecchio è di forma ellittica e
presenta case-mura sorte a ridosso della cinta muraria medievale la cui forma è stata dettata
dalla morfologia del colle di Castelvecchio, di cui il borgo segue le naturali pendenze.
La struttura urbanistica del centro storico presenta un sistema viario cardo-decumanico ed è
attraversata al centro da un asse viario principale, via Borghi Archi Romani, orientato da N-W
a S-E, dal quale si diramano perpendicolarmente sette traverse da un lato e otto dall' altro.
Castelvecchio risulta pertanto diviso dalle strade in porzioni geometriche collegate soltanto
dalla presenza di archi e passaggi tra i vari aggregati.
Figura 2: Schema della struttura urbanistica di Castelvecchio Calvisio
Gli accessi al borgo medievale avvenivano attraverso quattro porte ancora esistenti: ad ovest
la Porta di Torre Maggiore consente l’ingresso in via Borghi Archi Romani, a nord-ovest la
Porta del Ponte Levatoio, a sud la Porta di San Martino che oggi,a causa dei successivi
ampliamenti del borgo, è in posizione interna alla cinta muraria e infine, sempre a sud, una
quarta porta di cui oggi resta solo uno stipite. Probabilmente c’era anche una quinta porta a
nord est che immetteva in via Borghi Archi Romani, di cui rimangono alcune tracce all’interno
di Palazzo Visioni. Delle vecchie fortificazioni rimangono alcuni elementi quali la Torre di
9
L. Zordan, op.cit.
6
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
Guardia che si affaccia in via delle Sentinelle, la parte di muratura esterna del Palazzo del
Capitano e la parete sud della Chiesa di San Giovanni realizzata in grossi blocchi di pietra.
Il tipo edilizio caratterizzante il centro storico è costituito principalmente da aggregati formati
da una doppia fila di case a schiera che si affacciano sulle vie perpendicolari all’asse viario
principale, via Borghi Archi Romani; tra le due schiere vi è uno spazio riempito di pietrame, la
“rua”, avente la funzione sia di “giunto tecnico” per evitare il martellamento tra murature
contigue in caso di evento sismico, sia di canale per lo scolo delle acque piovane.
Figura 3: Individuazione degli edifici di matrice medievale di Castelvecchi Calvisio
Dall’analisi del sistema tipologico-costruttivo degli edifici si evince come la tipologia base
delle varie unità fosse definita da una distribuzione di tipo monoaffaccio sviluppata in alzato
su tre piani e solo in alcuni casi si arriva anche a quattro; a livello distributivo sono costituiti
da un locale principale e da uno secondario disposto al di sotto dello stesso. Nel tempo
operazioni di ampliamento,ricostruzione e ristrutturazione, dovute ad incrementi demografici
o a eventi tellurici spesso di elevata magnitudo, hanno condizionato l’evoluzione del tipo
edilizio originario stratificandosi sulla storia del borgo, è proprio a causa di questi eventi che
sono stati introdotti quali rimedi costruttivi innovativi alcuni elementi architettonici divenuti poi
fortemente caratterizzanti per il borgo: gli archi e i profferli10.
A Castelvecchio si distinguono due tipologie di profferli: quelli che poggiano su volta
rampante in muratura e quelli realizzati in muratura su barbacani lapidei a forma di “ala
d’uccello. Essi sono costituiti da una prima rampa di scale molto più stretta rispetto alle
rampe dei livelli superiori, per sfruttare maggiormente lo spazio delle vie e consentire
l’apertura di botteghe e il passaggio di mezzi da soma.
Per quanto riguarda l'elemento fortemente caratterizzante degli archi, questi soprattutto in via
Borghi Archi Romani formavano originariamente una specie di galleria di cui oggi restano
visibili solo alcuni tratti. Gli archi avevano la duplice funzione di creare uno spazio riparato
lungo le vie di collegamento al piano terra, in modo da rendere vivibili e fruibili gli spazi
all’aperto, e di collegare gli isolati ai livelli superiori.
Gli interventi che nel tempo hanno coinvolto gli edifici di Castelvecchio Calvisio hanno
influenzato anche il sistema costruttivo dell’intero borgo che nel tempo si è modificato per
rispondere al meglio alle esigenze dell’abitare, agli standard di comfort che venivano via via
richiesti e al progresso tecnologico.
10
Il profferlo è un elemento tipico dell'architettura civile del Medio Evo.E’ costituito da una scala a una sola rampa
che corre lungo la facciata dell'edificio, in cima alla quale vi è una piccola loggia che precede la porta d’ ingresso
dell'abitazione. Al di sotto della scala, si apre un mezzo arco che racchiude l'accesso all'ambiente di pian terreno.
7
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
L’intervento di recupero di manufatti storici presuppone, quindi, una scrupolosa analisi
finalizzata alla conoscenza della loro composizione sotto ogni punto di vista, da quello
strutturale all’utilizzo dei materiali. La conseguenza di questa metodologia di lavoro è
l’acquisizione delle tecniche costruttive e di lavorazione razionali e locali, che consente al
progettista sia di rintracciare gli elementi originari, che di operare le scelte più consone e
congrue all’interno del processo di recupero.
Con l’obiettivo ultimo della logica del “minimo intervento” a carattere conservativo, è
necessario quindi aver assorbito una profonda conoscenza dei materiali utilizzati con i quali
si è chiamati ad interagire, partendo dal loro comportamento all’interno della struttura fino ad
arrivare ad un’ipotetica sostituzione con elementi compatibili con le preesistenze. I materiali
che sono stati principalmente utilizzati durante il corso dei secoli (anche in base alla
disponibilità e reperibilità) di questi, sono essenzialmente tre:
•
•
•
pietra, in genere di origine calcarea e ricca di quarzo poiché estratta dalle cave poste
nelle vicinanze;
legno;
ferro.
La pietra è stata utilizzata soprattutto nella costruzione dei muri portanti esterni e di quelli di
spina; il legno per la creazioni di solaio piani e architravi; il ferro veniva utilizzato sia come
utile presidio antisismico (basti pensare alle numerose catene o tiranti che caratterizzano la
maggior parte degli edifici del comune), che come elemento portante nella creazione di solai.
-
Metodologia di analisi e obiettivi:
L’obiettivo fondamentale è la conservazione di edifici storici in muratura appartenenti
al tessuto urbano Abruzzese, danneggiati e non dal terremoto del 6 aprile 2009.
Poiché la riparazione e conservazione di un edificio non può prescindere dalla
rivitalizzazione e dal riutilizzo del centro storico, altro scopo sarà quello di verificare le
strategie finora adottate e suggerire interventi compatibili in zona sismica allo scopo
di formulare eventuali proposte innovative.
Di seguito verranno descritte le tecniche costruttive principali che sono state rilevate
all’interno del comune di Castelvecchio Calvisio, facendo una distinzione tra le tipologie di
murature e le tipologie di orizzontamenti.
8
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
3 TIPI DI MURATURE
I tipi di muratura ricorrenti nei centri storici della zona omogenea 4 sono accomunati dall’uso
di pietra che, in base alla forma ed alle dimensioni degli elementi lapidei, nonché alla
modalità di posa in opera, può differenziarsi in:
•
•
•
•
muratura in pietra squadrata disposta a ricorsi orizzontali con malta a base di calce;
muratura di pietrame e malta a base di calce;
muratura di pietre irregolarmente squadrate e malta a base di calce;
muratura di pietrame con corsi di mattoni e malta a base di calce
In base agli esempi osservati direttamente (edifici allo stato di rudere e scassi nelle murature
provocati dal sisma o dall’abbandono) e in base alle osservazioni riscontrate dalle ricerche di
archivio possiamo definire che in tutti i tipi di muratura si riscontra la stesso modalità di
costituzione del muro che consta di due paramenti più o meno legati da diàtoni e semidiatoni
al cui interno è sempre presente un nucleo di pietrame di riempimento e malta. La pietra
utilizzata nella costruzione dei paramenti è di tipo calcareo, poiché era possibile reperirla in
loco a quote relativamente basse e comode per l’estrazione; tale pietra si presentava facile
alla lavorazione ed idonea alla presa con calce.
Una particolare attenzione deve essere posta sulla muratura perimetrale della Chiesa di San
Giovanni, nella facciata e in parte del fronte laterale è costituita da un paramento murario
faccia a vista in pietra squadrata e levigata costituente un tempo la cinta muraria medievale.
All’interno della cinta muraria si riscontra una omogeneità dei materiali costruttivi utilizzati e
delle tecniche applicate: i paramenti murari sono stati realizzati con blocchi di pietra
irregolare e giunti di malta bastarda e presentano dei cantonali in blocchi di pietra squadrata
La sezione dei setti murari si restringe con l’altezza variando dai 70-80 cm della base fino a
50-60 cm ai livelli superiori.
Vi è da sottolineare che nel comune di Castelvecchio Calvisio le murature presentano una
chiara stratigrafia dovuta, come abbiamo già ripetuto al susseguirsi di interventi di
sopraelevazione. L’impianto murario base si legge in maniera chiara nel primo ordine delle
murature perimetrali degli edifici dove il paramento murario è costituito da conci in pietra
calcarea di medie dimensioni disposti su ricorsi orizzontali e continui; interventi autonomi,
invece, si distinguono negli ordini superiori dove spesso i paramenti presentano una tecnica
di posa differente caratterizzata dall’impiego di conci irregolari posati su ricorsi discontinui e
non perfettamente orizzontali.
La differenza tra il primo ordine e quello superiore si riscontra anche nell’attenzione e
accuratezza dei particolari costruttivi: se nel primo ordine, infatti, sono ben evidenti
ammorsature risolte senza soluzione di continuità lungo i corsi murari dei setti con uso di
blocchi in pietra squadrata in corrispondenza degli angoli in modo da realizzare dei cantonali
a regola d’arte, in quello successivo i paramenti non presentano quasi mai ammorsature con
i setti trasversali e ciò è determinato non solo dal fatto che non vi è contemporaneità di
realizzazione ma anche dalla particolare tipologia conclusiva dei setti trasversali che
prevedevano una testata a conci squadrati di grandi dimensioni che sono quindi presenti a
vista sulle facciate. “Dal punto di vista costruttivo, questa tecnica che si basa nel concludere i
9
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
setti trasversali con una sorta di pilastro, elude il principio della scatola muraria, che invece si
fonda nell’ammorsare in maniera efficace i setti ortogonali”11.
Un ulteriore modifica delle tecniche costruttive dei paramenti murari viene attuata in seguito
al terremoto del 1703: probabilmente i notevoli danni riportati nelle murature hanno suggerito
la necessità di regolarizzare dei paramenti notevolmente irregolari caratterizzati da
insufficienti prestazioni nei confronti delle azioni sismiche. Vengono così inseriti nelle
murature ricorsi orizzontali in mattoni o zeppe in laterizio per regolarizzare ed
omogeneizzare la superficie muraria; anche un uso sistematico di ricorsi in mattone a
distanza costante di 80-100 cm viene eseguito solo nell’800. Il mattone è spesso utilizzato
anche all’interno delle cellule abitative per costituire partizioni interne ad una sola testa sulle
quali poggiano solitamente le volte il foglio.
11
L.Zordan, op. cit.
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Scheda 1
Tecniche costruttive ricorrenti
Muratura di pietra squadrata disposta a corsi orizzontali
Schema
I paramenti sono costituiti da conci lavorati di pietra calcarea. La tessitura
muraria regolare presenta corsi orizzontali di altezze diverse ed un buon
Caratteristiche
sfalsamento dei giunti verticali. Vi è presenza di elementi disposti
ortogonalmente al piano della muratura (diatoni).
Dimensioni
La sezione presenta una dimensione variabile tra i 50 / 90 cm, composta
da elementi di pietra calcarea squadrata di dimensioni variabili e altezza
mediamente pari a 20 cm.
Immagine
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Scheda 2
Tecniche costruttive ricorrenti
Muratura di pietrame e malta
Schema
La muratura in pietrame e malta bastarda è quella maggiormente diffusa
nell’edilizia dei centri antichi minori ed è realizata impiegando pietre di
varia pezzatura legate da malta di calce, disposte a ricorsi irregolari. In
sezione si presenta con doppio paramento e nucleo interno di riempitura
costituito da scaglie o pietrame e malta di calce. Spesso vi sono deli
Caratteristiche
elementi di dimensioni maggiori, disposti in modo trasversali con funzione
di datoni. Il paramento esterno presenta elementi destinati alla
rinzeppatura di quelli più grandi ed è raramente intonacato. Il paramento
interno invece, realizzato con elementi meno regolari, risulta sempre
rifinito ad intonaco.
Dimensioni
La sezione presenta una dimensione variabile tra i 50 / 90 cm, composta
da elementi di pietra calcarea di circa 20 / 25 cm di lunghezza e 10 / 15
cm di larghezza; l’altezza di tali elementi si aggira intorno ai 10 cm.
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
Immagine
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Scheda 3
Tecniche costruttive ricorrenti
Muratura di pietrame con corsi di mattoni
Schema
Questa tipologia di muratura, di realizzazione recente, vede la
compresenza di pietrame (legato con malta a costruire due paramenti) e
di laterizi a formare ripianamenti (ricorsi orizzontali) che consentono di
Caratteristiche regolarizzare il paramento. A volte al posto di veri e proprio corsi in
mattoni possono essere presenti solo delle zeppe in laterizio. Il nucleo è
sempre realizzato utilizzando pietre più piccole e frammenti di materiale
diverso.
Dimensioni
La sezione presenta una dimensione variabile tra i 40 / 70 cm, composta
da orizzontamenti in mattoni di dimensione standard.
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
Immagine
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
4 PARTICOLARI COSTRUTTIVI
Attraverso l’analisi dei particolari costruttivi, la verifica della qualità dei materiali utilizzati e
della cura con cui essi sono stati eseguiti, si evidenziano delle distinzioni all’interno del
territorio comunale derivate dalle diverse fasi evolutive del borgo. Come già accennato nel
paragrafo dell’analisi storia, il borgo di Castelvecchio, nel XVIII secolo si espande verso sud,
al di fuori della cinta muraria, seguendo le curve di livello imposte dal naturale andamento dl
terreno. Si vengono così a creare due rioni, uno corrispondente al nucleo originario, costituito
da edifici ad uso residenziale che, pur con modifiche avvenute nel corso dei secoli, mantiene
distinguibili i caratteri costruttivi originari e quello esterno alle mura, costituito principalmente
da edifici ad uso rurale che si contraddistingue per una povertà architettonica e spesso per
l’uso di tecniche costruttive rudimentali.
In questi edifici, quindi, raramente si riscontra presenta di cantonali a regola d’arte o speroni
o ammorsamenti tra unità contigue.
Nelle tavole che seguono sono stati presi in esame alcuni particolari costruttivi che rientrano
nel panorama edilizio del comune, riscontrati principalmente nel panorama edilizio interno
alla cinta muraria; le tecniche di quest’area sono caratterizzate dalla semplicità di esecuzione
e dell’utilizzo degli stessi materiali con cui venivano realizzate le strutture portanti degli
edifici.
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Scheda 4
Tecniche costruttive ricorrenti
Cantonale
Schema
L’edificazione del cantonale è eseguita utilizzando grossi blocchi di pietra
(conci) ai quali è posta un’attenzione particolare relativamente alla scelta
degli elementi e alla loro posa in opera. Tali conci sono sempre squadrati
e hanno finitura superficiale a scalpello in modo che le faccie a vista
Caratteristiche siano sempre levigate; sono disposti tra loro ortogonalmente all’incrocio
dei due muri realizzando un’efficace ammorsatura e conseguentemente
irrigidendo questa delicata parte di edificio. La muratura, in prossimità
dell’angolata, evidenzia quindi una maggior cura soprattutto nel
paramento esterno.
Dimensioni
I blocchi di pietra utilizzati per i cantonali hanno dimensione variabile,
generalmente sono comunque molto grossi e ben squadrati,
principlamente il lato maggiore ha una lughezza che varia dai 45 ai 60
cm, ma a volte può arrivare anhce a 80 cm.
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
Immagine
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Scheda 5
Tecniche costruttive ricorrenti
Basamento di una casa muro
Schema
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
Caratteristiche
Alla base delle case-muro, che si sviluppano a ridosso della cinta muraria
seguendo l’andamento ellittico del borgo, si trovano grandi masse murarie
a scopo per lo più difensivo. Sono costituite da robusti elementi lapidei,
prevalenti per dimensioni rispetto agli altri. disposti in strati ordinati e che
si rastremano verso l’alto in contrasto con il pendio. Questi corsi poderosi,
le cui pietre sono legate da un sottile strato di malta di calce molto dura,
costituiscono i ripiani regolari al di sopra dei quali il muro continua ad
essere edificato. In questa porzione di muro non vi erano aperture, se
non piccole finestre spesso riparate da possenti inferiate, ciò perché
dovevano assolvere una funzione difensiva.
Dimensioni
Sono costituiti da pietre di dimensioni abbastanza regolari e di forma
piuttosto squadrata. Raggiunta un altezza in genere non più di 3-4 metri il
probilo del basamento recupera la pependicolarità e si raccorda al muro
perimetrale dell’edificio.
Immagine
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Scheda 6
Tecniche costruttive ricorrenti
Aggetto
Schema
Caratteristiche
La tecnica dell’aggetto viene utilizzata in aniera diffusa per risolvere
l’ammorsamento dei profferli alle murature estrne delle unità abitative. In
questi casi il profilo della muratura sporge rispetto alla normale
appiombatura. La tecnica di esecuzione della parte aggettante tiene
conto dell’inserimento di elementi di lunghezza maggiore rispetto agli altri;
in genere sul blocco inferiore si poggia un secondo blocco di dimensioni
maggiori su cui poi è appoggiata la scala. Tale elemento viene chiamato
anche barbacane e per la sua conformazione ricorda un’ala di uccello.
Ciò permetteva alla pare inferiore el muro di essere arretrata rispetto al
filo muro superiore e quindi no influiva sulla larghezza delle strade già di
per se limitata
Dimensioni
Generalmente vi è un rientro di circa 20 / 25 cm. Il primo blocco con
funzione di mensola presenta una lunghezza di circa 60 cm, una
larghezza di 20 cm ed un’altezza tra gli 8 e i 10 cm.
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
Immagine
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
5 TIPI DI ORIZZONTAMENTI
Effettuando i sopralluoghi all’interno di alcuni edifici12 è stata notata la presenza di alcune
tipologie di solai che si ripetono in tutto il borgo ed è opportuno pensare che risultino essere
orizzontamenti caratteristici del luogo. Tali tipologie, che vengono successivamente descritte,
sono le seguenti:
•
•
•
solaio in volte di mattoni in foglio;
solaio in legno;
solaio in putrelle e voltine.
5.1 Volte
Nel tessuto edilizio di Castelvecchio Calvisio, la ripartizione orizzontale tra il piano terra ed il
primo piano avviene spesso mediante l’impiego di volte; le tipologie rilevate sono
principalmente tre: le più antiche sono realizzate utilizzando la pietra (si distinguono quelle
realizzate direttamente all’interno della roccia e quelle con conci in pietra), quelle più recenti
sono in mattoni in laterizio principalmente disposti in foglio.
Tale tecnica, con l’evoluzione tipologica e costruttiva degli organismi edilizi è stata trasferita
anche nelle case ad arco e nei profferli di accesso al primo piano.
“Volte del tipo monostrato di mattoni disposti in foglio sono inserite negli organismi edilizi di
Castelvecchio Calvisio in sostituzione dei solai in legno13. Questi elementi sono realizzati
indipendentemente per essere portanti o di controsoffitto”14. Tali volte possono essere sia a
botte, ad arco ribassato o a tutto sesto, che a padiglione (quest’ultima tipologia risulta essere
più elegante).
La posa in opera avveniva senza l’ausilio di centinature lignee e quindi da un lato era più
veloce da realizzare, dall’altro necessitava di buone maestranze in quanto la tenuta
dipendeva dall’esatto sfasamento dei giunti e dalla qualità della malta solitamente a base di
gesso. Sull’estradosso, infine, veniva posato un rinfianco di materiale arido costipato che
contribuiva alla resistenza totale del sistema così composto.
L’ammorsamento con la muratura d’ambito avveniva attraverso la realizzazione di una
traccia all’altezza dell’imposta della volta. Tale traccia veniva realizzata prioprio come
rimedio costruttivo a seguito della sostituzione dei solai lignei con quelli voltati
12
E’ stato possibile effettuare il sopralluogo all’interno degli edifici appartenenti all’area pilota scelta per il piano di
ricostruzione
13
Crolli dovuti a terremoti o verificatisi a seguito di incendi hanno spesso incentivato, soprattutto nel XVIII secolo
tali interventi di sostituzione
14
A. Zordan, op. cit.
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Scheda 7
Tecniche costruttive ricorrenti
Volte in foglio
Schema
Le volte in foglio sono caratterizzate da mattoni di laterizio accostati l’uno
all’altro con giunti sfalsati. Sopra allo strato di mattoni è generalmente
Caratteristiche collocato un massetto oltre il quale trova sistemazione il pavimento.
Sull’estradosso, infine, veniva posato un rinfianco di materiale arido
costipato che contribuiva alla resistenza totale del sistema così composto
Dimensioni
La dimensione standard di un mattone utilizzato in queste volte è di
26x12x4,5 cm. Lo spessore rilevato delle volte nel loro punto più stretto è
di circa 15 cm.
Immagine
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
5.2 Solaio in legno
I solai in legno sono molto diffusi all’interno delle cellule abitative di Castelvecchio, sia per la
facile reperibilità della materia prima, sia per il peso contenuto che tali strutture hanno. La
tipologia più diffusa è a doppia orditura con le travi principali poggianti sulle pareti trasversali:
tale sistema permetteva un uso limitato delle travi portanti principali e l’impiego di travi
secondarie, comunque di più facile manovrabilità e produzione. Lo strato di ripartizione è
generalmente un tavolato su cui viene spesso posato uno strato di finitura in battuto di detriti
o mattonato.
Scheda 8
Solai in legno
VISTA ASSONOMETRICA
Schema
Caratteristiche
I solai in legno sono costituiti da una doppia orditura: quella portane
appoggia sulle pareti trasversali, quella secondaria poggiante sulle travi
portanti sostiene un tavolato ligneo dell spessore di qualche cm. Il livello
di finitura degli elementi lignei è proporzionato all’importanza che le unità
edilizie avevano: spesso, quindi vi è una parziale rifinitura tra trave e
travetto ma solo per ottimizzarne l’appoggio, spesso non vi è nemmeno
un cuscino di ripartizione nella sede d’appoggio della trave ma il legno
poggia direttamente sulla muratura, raramente venivano utilizzati degli
elementi lapidei come mensole. Il tavolato non risulta selezionato in
quanto presenta caratteristiche e dimensioni disomogenee. Gli elementi
sono legati tra loro attraverso chiodature di dimensioni diverse a seconda
si tratti di collegamenti tra trave principale e secondaria o tra trave e
tavolato
Dimensioni
Le travi (generalmente di castagno) sorreggono un tavolato dello
spessore di 3 o 4 cm. L’oritura principale è realizzata con elementi a
sezione pressochè regolare di diametro 35-40 cm (non di rado però si
vedono veri e propri tronchi di albero con diramazioni e non modellati),
quella secondaria presenta diametri inferiori, circa 15-20 cm.
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
Immagine
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
5.3 Solaio in putrelle e voltine
La presenza di solai di voltine in laterizio con orditura portante in putrelle d’acciaio è legata
alla pratica diffusa a partire dalla fine del XIX secolo; queste vengono appoggiate ai muri
portanti secondo la luce più corta del vano. Questa tipologia di solaio si ripresenta svariate
volte all’interno degli edifici, probabilmente a causa di restauri che sono stati effettuati negli
ultimi decenni.
Scheda 9
Solai in putrelle e voltine
Schema
Caratterizzati dalla presenza delle putrelle come elemento portante del
solaio, sulle ali di queste vengono appoggiati in successione e in foglio i
Caratteristiche laterizi, a formare brevi archi dalla freccia molto contenuta. Sulla struttura
così composta si getta il massetto che supera di poco le fasce superiori
delle travi; la cappa di malta leggera e il pavimento concludono l’opera.
Dimensioni
Gli archi formati dalle voltine hanno una freccia in genere pari ad 1/10
dell’interasse tra le putrelle che non supera mai il metro.
Immagine
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO
Tecniche costruttive ricorrenti
Come per le volte, l’uso dei mattoni in foglio permette di economizzare il materiale. Tale
tecnica, però, richiede notevole competenza nella realizzazione, per questo nel tempo è
stato privilegiato l’uso di tavelloni in laterizio di più facile reperibilità e più economici.
6 LE COPERTURE
Le coperture in genere sono di tipo non spingenti a doppia orditura: in analogia a quanto
veniva attuato per i solai intermedi venivano posate le travature portanti ai paramenti
trasversali e a queste si appoggiavano le travi secondarie. Tale elemento costruttivo, in
realtà, con il passare dei secoli ha subito notevoli modifiche e spesso gli elementi
architettonici originari non sono più riconoscibili.
Le tipologie di copertura più diffuse sono la conformazione a “leggio”, utilizzata
principalmente nei casi delle schiere accoppiate15 e a “capanna” per gli edifici singoli.
L’utilizzo di capriate è molto limitato, solo in alcune cellule abitative di testata vi sono degli
elementi lignei che fungono da tiranti.
Gli elementi della struttura lignea principale sono solitamente due per ogni cellula abitativa di
diametro circa 30-35 cm e sono appoggiati sulle pareti trasversali (concluse a timpano) ad un
interasse di circa 1,50 metri. Sull’orditura principale è posta la secondaria a interasse di circa
70 cm e su questa il tavolato di ripartizione che sostiene il manto di copertura.
Particolare è il sistema di deflusso delle acque che viene risolto con la realizzazione di una
gronda in muratura ricavata nello spessore della muratura o in alcuni casi posata in aggetto
su mensole lapidee disposte con una pendenza verso il tubo di innesto discendente.
15
Questa tipologia di copertura permette uno scolo puntuale delle acque in modo che non si creino ristagni e di
conseguenza infiltrazioni d’umidità.
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