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MARIA NELLA MISSIONE DELLA CHIESA
L'azione dello Spirito Santo fa di Maria e della Chiesa un
segno portatore di Cristo Redentore universale. Manifestare
Cristo, comunicarlo e farlo nascere nel cuore di ogni uomo, è la
ragion d'essere di Maria e della Chiesa. Maria precede, quale
"segno grandioso" ed esemplare della Chiesa.
Le aspirazioni dell'uomo verso la perfezione si trovano
pienamente realizzate in Maria: "Partendo dall'umile serva del
Signore, l'umanità inizia il suo ritorno a Dio" (MC 28). La realtà
di Maria aiuta a scoprire la realtà di Cristo che si prolunga
nella Chiesa per comunicarsi a tutti i popoli.
1. Maria nel primo annunzio ("kerigma") della Chiesa primitiva
Il "kerigma" (primo annunzio) del vangelo, che la Chiesa
predica a tutti i popoli sin dal giorno della Pentecoste, si
svolge in queste linee fondamentali: Gesù è il Figlio di Dio fatto
uomo per la nostra salvezza, per mezzo della sua morte e
risurrezione; in lui si compiono le speranze messianiche (cf At
2,15-41).
Maria è un aspetto essenziale di questo annunzio missionario
come "la donna" da cui, per opera dello Spirito, nasce il
Salvatore.
I testi mariani del Nuovo Testamento contengono gli elementi
basilari dell'annunzio missionario: in Cristo, Figlio di Davide
(vero uomo) e Figlio di Dio (concepito per opera dello Spirito
Santo), ha cominciato l'adempimento delle profezie e delle
speranze messianiche.
La figura di Maria, come descritta nel Nuovo Testamento,
mette in rilievo la realtà integrale di Cristo uomo (Maria Madre),
Cristo Figlio di Dio (Maria Vergine) e Cristo Salvatore (Maria
associata, "la donna", Tipo della comunità ecclesiale). Maria
appare sempre in rapporto con il mistero di Cristo e della Chiesa,
figura della comunità credente, associata sponsalmente all'"ora"
di Cristo (cf Gv 2,4; 19,25-28; Gal 4,4). Il mistero pasquale di
Cristo morto e risorto, che la Chiesa annunzia a tutti i popoli,
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trova in Maria un "segno" trasparente ed efficace.
Il primo annunzio ("kerigma") con tutti gli elementi basilari
e
tutta
la
forza
missionaria
appare
nei
testi
mariani
dell'infanzia di Gesù (Mt 1-2; Lc 1-2) e nei testi del vangelo di
Giovanni (Gv 2 e 19). Come ogni frammento evangelico, anche questi
testi annunziano Cristo "il Signore". "La donna" per mezzo di cui
Gesù è della nostra stirpe ("uomo"), è vergine e madre per opera
dello Spirito Santo; così si mette in risalto che Cristo è Figlio
di Dio, il Signore risorto.
Gesù è "il Salvatore preparato davanti a tutti i popoli, luce
per illuminare le genti" (Lc 2,32-33; cf Is 42.6; 49,6). Maria è
parte dell'epifania di questo mistero salvifico fino a correre la
stessa "sorte" di Cristo (cf Lc 2,35).
I testi mariani del Nuovo Testamento, nel loro rapporto con i
testi veterotestamentari, lasciano intravedere la figura di Maria
come Tipo della comunità ecclesiale che annunzia e comunica il
mistero di Cristo nella sua integrità "kerigmatica". Quando la
Chiesa proclama questo messaggio biblico su Maria, indica
l'atteggiamento da attuare riguardo i disegni salvifici di Dio per
mezzo di Cristo: "Fate quello che lui vi dirà" (Gv 2.5). La nuova
Alleanza a bene di tutti i popoli ha le stesse note
caratteristiche della prima Alleanza. Dio ha l'iniziativa nella
storia di salvezza, però vuole la risposta libera dell'uomo:
"Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e lo eseguiremo" (Es
24,7).
Nell'azione missionaria della Chiesa, Maria è presente come
parte integrante del "kerigma" (primo annunzio). La Chiesa è
"missionaria per sua natura" (AG 2), come "sacramento universale
di salvezza" (AG 1; LG 48), che trova in Maria la sua
personificazione e "Tipo" (cf LG 53, 63). Nel vivere e annunziare
il mistero di Cristo nato da Maria, la Chiesa ritrova
continuamente la sua identità.
Nell'inizio del capitolo mariano della Lumen Gentium, il
concilio Vaticano II riassume l'azione ecclesiale di annunziare al
mondo Cristo Redentore: "Volendo Dio misericordiosissimo e
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sapientissimo compiere la redenzione del mondo, 'quando venne la
pienezza dei tempi, mandò il suo Figlio nato da una donna... per
fare di noi dei figli adottivi' (Gal 4,4-5). Egli per noi uomini e
per la nostra salvezza è disceso dal cielo e si è incarnato per
opera dello Spirito Santo da Maria Vergine. Questo mistero di
salvezza ci è rivelato e si continua nella Chiesa" (LG 52).
2. La Chiesa, in Cenacolo con Maria, diventa evangelizzatrice
La "cooperazione (di Maria) alla salvezza", come "associata
all'opera del Redentore" (LG 61), diventa "influsso" salvifico e
"funzione materna" verso tutti gli uomini (LG 60). Maria, "la
donna" figura della Chiesa (Gv 2,4; 19,26; Gal 4,4), è "il segno
grandioso" (Apoc 12,1) di fronte alle nazioni.
L'identità della Chiesa s'ispira principalmente sul modello
mariano: "Acconsentendo alla parola divina... e abbracciando con
tutto l'animo... la volontà divina di salvezza, consacrò
totalmente se stessa quale ancella del Signore alla persona e
all'opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione in
dipendenza da lui e con lui" (LG 56; cf. RM 40).
Il processo di maternità verginale di Maria avvenne sotto
l'azione dello Spirito Santo (Lc 1,35; Mt 1,18-20). Anche la
Chiesa divenne missionaria e madre guidata dalla stessa azione
dello Spirito, ricevuto con "pienezza" (At 2,4), per poter
annunziare Cristo "con audacia" (At 2,32-33; 4,31).
Questa realtà missionaria e materna della Chiesa, sotto
l'azione dello Spirito Santo, fondamenta il desiderio permanente
della stessa Chiesa a vivere nel cenacolo "con Maria la Madre di
Gesù" (At 1,14). Guidata dallo spirito, la Chiesa vive della
parola e dell'eucaristia. si edifica come fraternità e si
indirizza decisamente verso l'evangelizzazione (cf At 2,42-47;
4,31-34). Maria è presente in modo esemplare e attivo in questo
processo di maternità.
Da questa realtà scaturisce spontaneamente nella Chiesa
l'atteggiamento di "identificarsi" con Maria sin dal momento
dell'Annunciazione fino alla croce, e la esperimenta sempre
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presente nel cenacolo conla comunità ecclesiale: "Onde anche nella
sua opera apostolica la Chiesa giustamente guarda a colei che
generò il Cristo, concepito appunto dallo Spirito Santo e nato
dalla Vergine per nascere e crescere anche nel cuore dei fedeli
per mezzo della Chiesa" (LG 65; RMi 92).
3. La missionarietà della Chiesa come maternità universale, in
rapporto alla maternità di Maria
Nel Cenacolo di Gerusalemme la Chiesa, radunata con Maria,
cominciò la sua "nuova maternità nello Spirito" (RM 47), che
costituisce la sua ragione d'essere e quindi la sua missionarietà.
In ogni epoca storica lo Spirito Santo attua la missione della
Chiesa comunicandole nuove grazie per "rendere testimonianza con
audacia della risurrezione del Signore Gesù" (At 4,33) .
I periodi più fecondi per l'evangelizzazione sono quelli in
cui i credenti sono stati più consapevoli della maternità della
Chiesa. Ciò si può costatare nella vita e negli scritti dei santi.
Da
questo "senso" e amore di Chiesa si passa spontaneamente a
riconoscere Maria come Tipo della maternità della Chiesa.
In questa maternità apostolica la Chiesa imita Maria (LG 65).
Il rapporto tra la maternità di Maria e la maternità della Chiesa
è così profondo, che si può parlare di una sola maternità (RH 22).
Propriamente è la maternità di Maria che viene attuata per mezzo
della Chiesa: "Le parole che Gesù pronuncia dall'alto della croce
significano che la maternità della sua genitrice trova una nuova
continuazione nella Chiesa e mediante la Chiesa" (RM 24).
Questa realtà materna, mariana ed ecclesiale, si fondamenta
nel fatto che Cristo è presente ed operante attraverso i segni
ecclesiali (Mt 28,20) associando Maria e la Chiesa (Gv 19,25-27).
La voce "maternità" applicato alla missione della Chiesa, trova il
suo punto di appoggio nella dottrina di Gesù sulle difficoltà
dell'apostolato
(Gv
16,20-22).
San
Paolo
adopera
questa
terminologia anche col riferimento ai "dolori di parto" (Gal 4,19)
in un contesto che è, al tempo stesso, mariano (Gal 4,4-7),
apostolico (Gal 4,19) ed ecclesiale (Gal 4,26).
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L'insegnamento paolino sulla maternità della Chiesa si
fondamenta nel testo di Isaia sulla nuova Sion o nuova
Gerusalemme, madre di tutti i popoli (Is 54,1; 11,12). Questa
nuova "Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre" (Gal
4,26) e ha il suo punto di partenza nella "pienezza dei tempi"
quando "Dio mandò il suo Figlio nato da donna" (Gal 4,4). Tutta
l'umanità viene chiamata a partecipare nella filiazione divina di
Cristo per opera dello Spirito Santo (Gal 4,6) poiché lui è "il
Salvatore di tutti" (1Tim 4,10).
Gesù risorto, presente attivamente nei segni ecclesiali che
costituiscono
la
maternità
ministeriale
e
sacramentale
della
Chiesa, continua ad associare Maria sua Madre all'applicazione
della redenzione. La maternità della Chiesa, in rapporto alla
maternità di Maria, diventa strumento di Cristo risorto, sia
perché la sua salvezza arrivi ad ogni essere umano (anche se non
ancora esplicitamente cristiano), sia perché tutta l'umanità
diventi esplicitamente la Chiesa istituita da Cristo como segno
visibile e sacramentale per la salvezza di tutti.
Nel grado in cui la Chiesa è vergine fedele, diventa anche
madre e sposa feconda, "sacramento universale di salvezza" (AG 1).
Maria è figura e aiuto della verginità materna della Chiesa: "La
Madre di Dio è figura della Chiesa, come già insegnava
sant'Ambrogio, nell'ordine cioè della fede, della carità e della
perfetta unione con Cristo. Infatti nel mistero della Chiesa, la
quale pure è giustamente chiamata madre e vergine, la beata
Vergine Maria occupa il primo posto, presentandosi in modo
eminente e singolare quale vergine e quale madre" (LG 63; cf RM
44).
La mediazione ecclesiale trova nella mediazione mariana il
suo Tipo ("personificazione"), il modello di cooperazione materna
e l'aiuto per attuare la propria mediazione. Maria attua la sua
mediazione materna anche per mezzo della Chiesa. La maternità di
Maria "permane nella Chiesa come mediazione materna: intercedendo
per tutti i suoi figli, la Madre coopera all'azione salvifica del
Figlio Redentore del mondo" (RM 40). Per ciò "la maternità della
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Chiesa si attua non solo secondo il modello e la figura della
Madre di Dio, ma anche con la sua cooperazione" (RM 44).
In questo senso "si può dire che la Chiesa apprende da Maria
anche la propria maternità: essa riconosce la dimensione materna
della sua vocazione, legata essenzialmente alla sua natura
sacramentale... Perché, come Maria è al servizio del mistero
dell'incarnazione, così la Chiesa rimane al servizio del mistero
dell'adozione a figli mediante la grazia" (RM 43).
4.
La
pietà
mariana
popolare
come
strumento
della
maternità
universale di Maria e della Chiesa
Le speranze di tutte i popoli riguardo la salvezza umana si
esprimono per mezzo di elementi culturali di questi popoli. Il
messaggio cristiano si inserisce o "incultura" in queste realtà
rispettando, purificando e portando i valori culturali fino alla
pienezza in Cristo. La pietà popolare, specialmente quella
mariana, è una manifestazione di questo inserimento "inculturato"
ed esprime il grado di maturità nel processo di evangelizzazione.
L'indice che esprime se il cristianesimo si è "incarnato"
("inculturato") in un popolo sono i segni popolari. La pietà
mariana popolare, se è autentica, indica che il vangelo è arrivato
fino il cuore di un popolo. Le manifestazioni popolari della
religiosità sono una via della vita della Chiesa e lì deve essere
presente Maria (cf RH 22).
Nella pietà mariana popolare si esprime la maternità
missionaria della Chiesa in rapporto alla maternità di Maria.
Questa pietà, ben approfondita nel campo liturgico e catechetico,
diventa una forza rinnovatrice ed evangelizzatrice che supera
tutte le difficoltà dei cambiamenti storici.
L'universalità dell'annunzio evangelico trova nella pietà
mariana un mezzo privilegiato per adattarsi ad ogni cultura e
popolo "rispettando le circostanze di tempo e di luogo, il
temperamento e il genio proprio dei fedeli" (LG 66).
Le
comunità
ecclesiali
diventano
missionarie
quando
riscoprono la loro realtà di mediazione materna, come strumento di
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vita in Cristo. La pietà mariana popolare può rinnovare la
comunità ecclesiale aprendola all'universalismo missionario.
La maternità di Maria è presente nella mente e nel cuore
della chiesa, quando si rivolge ad essa nelle espressioni di
devozione mariana. La Chiesa si sente, con Maria, Madre di tutti i
popoli.
I mezzi concreti di devozione mariana popolare aiutano ad
esprimere il mistero di Cristo tale come è, meditandolo e
vivendolo con e come Maria. Questi mezzi diventano un cammino
semplice di spiritualità profondamente biblica, cristologica,
pneumatologica,
ecclesiale,
contemplativa
e
missionaria,
come
fonte permanente di rinnovamento. "Maria è un catechismo vivente"
(CT 73) che aiuta i fedeli e la comunità ecclesiale ad attuare la
propria identità collaborando nei disegni salvifici e universali
di Dio in Cristo.
La maternità universale di Maria e della Chiesa si trovano in
stretto rapporto nell'attuare il mandato missionario di Gesù. La
figura biblica di Maria è per la Chiesa un esempio e uno
stimolante per costruire la "comunione" universale della famiglia
dei figli di Dio. Nel meditare il Mistero di Cristo, come Maria e
col suo aiuto, la Chiesa diventa più consapevole della sua realtà
di mistero (segno di Cristo), comunione e missione.
Annunziando il mistero di Cristo, nato da Maria e che associa
Maria nell'opera redentrice, la Chiesa attua la sua realtà di
"sacramento universale di salvezza" (AG 1; LG 48), cioè, di "segno
e strumento dell'intima comunione con Dio e dell'unità di tutto il
genere umano" (LG 1).
Maria è il "Tipo" (personificazione e figura) di questa
maternità della Chiesa su tutti i popoli. Per ciò il concilio
Vaticano II, nell'esposizione della dottrina mariana, esprime un
desiderio di prospettiva missionaria universale: "Tutti i fedeli
effondano insistenti preghiere alla Madre di Dio e Madre degli
uomini, perché, dopo aver assistito con le sue preghiere la Chiesa
nascente, anche ora, esaltata in cielo sopra tutti i beati e gli
angeli, nella comunione dei santi interceda presso il Figlio suo,
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fin tanto che tutte le famiglie dei popoli, sia quelle insignite
del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro
Salvatore, in pace e concordia siano felicemente riunite in un
solo popolo di Dio, a gloria della santissima e indivisibile
Trinità" (LG 69).
Gesù fu annunziato da Simeone come "luce davanti ai popoli"
(Lc 2,32), mentre, al tempo stesso, Maria era invitata a
partecipare alla "sorte" dolorosa di Cristo (Lc 2,33-35). La
maternità verginale di Maria, ricevendo il Verbo sotto l'azione
dello Spirito Santo, diventa nuova maternità universale come tipo
della
maternità
missionaria
della
Chiesa.
Maria
è
"il
segno
grandioso" che trasparisce la luce di Cristo (Apoc 12, 1ss). La
Chiesa è "segno" efficace di Cristo ("sacramento"), perché Cristo,
luce di tutti i popoli, "risplende sul volto della Chiesa" (LG 1).
BIBIOGRAFIA
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Popolo di Dio, Loreto 1973; AA.VV., María en la pastoral popular,
Bogotá, Paulinas 1976; J. ESQUERDA BIFET, Maternidad de la Iglesia
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Pneumatologia, Roma, Lib. Edit. Vaticana 1983, 1293-1306; L.
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30
(1980)
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S.
MEO,
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dell'evangelizzazione, in: L'Annuncio del Vangelo oggi, Roma,
Pont. Univ. Urbaniana 1977, 763-778; A. SEUMOIS, Maria nei paesi
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