DIAGNOSTICA PER IMMAGINI Sez. I: Diagnostica per apparati Cap. 1: Scheletro Par. I: Caratteristiche generali Istologia dell’osso L’osso è un tessuto connettivo specializzato, formato da elementi cellulari immersi in una matrice organica (collagene) ed in una inorganica (minerali): • Funzioni fondamentali o Sostegno e protezione degli organi parenchimatosi o Immagazzinamento del 97% del calcio dell’organismo e dell’85% del fosforo o Custodia del midollo rosso emopoietico • Metabolismo: il rapporto tra azione di osteoblasti, che formano nuovo tessuto, e di osteoclasti, che riassorbono tessuto, determina il turnover osseo, che si esplica tramite: o Crescita: formazione > distruzione o Rimodellamento: formazione = distruzione o Invecchiamento fisiologica dell’osso (o processi patologici): distruzione > formazione • Anatomia radiologica (AR): è più o meno radiopaco a seconda del contenuto calcifico; alterazioni della radiopacità costituiscono il vero segno di patologia. Lo studio diagnostico delle affezioni scheletriche si basa su: o Esame diretto radiografico (del quale si prospettano, in situazioni definite, insostituibili complementi e, talora, alternative di prima istanza, quali TC e/o RM) o Diagnostica radioisotopica (scintigrafia statica e dinamica) o Altro Mineralometria ossea: nelle sindromi osteopeniche Morfometria vertebrale: “ Angiografia: nella stadiazione dei tumori o quale supporto a procedure interventistiche • Istologia: il tessuto osseo può considerarsi un connettivo specializzato adatto ad un’intensa mineralizzazione, la quale conferisce all’osso caratteristiche di solidità e resistenza. o Cellule: cellule endostali, osteoclasti, cellule intermedie, osteoblasti, osteociti o Razionale: il tessuto risulta un’entità dinamica assoggettata ad un continuo rimaneggiamento strutturale, necessario per adattare i singoli segmenti ossei a mutate esigenze meccaniche (rimodellamento; vedi anche sopra) e per contribuire al mantenimento della calcemia o Rimodellamento osseo: ha luogo per azione di un complesso transitorio di cellule, l’unità multicellulare di base (UMB), che svolge le seguenti funzioni: Diastasi delle cellule endostali di rivestimento Reclutamento degli osteoclasti e richiamo sulla superficie ossea Riassorbimento osseo ad opera degli osteoclasti ed immissione in circolo di calcio e fosforo liberati dall’idrossiapatite ossea Progressiva sostituzione degli osteoclasti da parte di cellule intermedie e successivamente di osteoblasti Riparazione delle lacune di Howship ad opera degli osteoblasti 1 Scaricato da www.sunhope.it o NB: l’alterazione di una qualunque delle fasi conduce al disaccoppiamento funzionale tra osteoclasti ed osteoblasti, con possibile conseguente malattia metabolica dell’osso Markers di ricambio osseo (BTM, bone turnover markers): consentono di individuare, in maniera aspecifica, alterazioni del metabolismo scheletrico Di riassorbimento osseo: fosfatasi acida, idrossiprolina, etc. Di formazione ossea: osteocalcina, isoenzima osseo della fosfatasi alcalina, etc. Esame diretto RX Metodica fondamentale in grado di assolvere alla quasi totalità delle esigenze di rilievo semeiologico, viene effettuata di norma nelle due proiezioni ortogonali di base (PA, LL) ed eventualmente in altre complementari. Consente, grazie al contrasto naturale dell’osso, di valutare la sua morfologia; può valutare – in maniera indiretta – le capsule articolari (se si inietta mdc > artrografia dell’atmosfera perischeletrica). Non valuta, invece, muscoli e tendini. Comunque, l’esame RX diretto è il primo esame nelle lesioni morfologiche. Considerazioni importanti riguardano: • Altre tecniche o Radiografia digitale: è utile per la contemporanea rappresentazione delle parti molli perischeletriche e per una più agevole dimostrazione di taluni segmenti ossei esplorabili con difficoltà con la radiografia convenzionale, quale il tratto di passaggio cervico-dorsale NB (da Wikipedia): In medicina con radiografia digitale si indica la modalità digitale di acquisizione dall'immagine RX che, a differenza della meno recente tecnica analogica, permette di sfruttare software e hardware abili all'archiviazione di immagini e alla loro modificazione post-acquisizione. A confronto con la radiografia convenzionale, la tecnica digitale perde in risoluzione spaziale, poiché il punto (l'elemento più piccolo) analogico ha diametro di 2 µm (il bromuro d'argento utilizzato nella pellicola radiografica), mentre il punto digitale è il pixel, un quadrato di spazio enormemente più grande, che può andare da 30 µm a 200 µm. Questo comporta una certa perdita di informazioni spaziali, sebbene l'occhio umano in genere non sia in grado di apprezzare tale differenza in condizioni normali di osservazione. D'altro canto, i sistemi digitali posseggono un grande intervallo dinamico e la loro curva caratteristica è praticamente lineare, per cui eventuali errori di esposizione, sempre possibili in radiologia, portano comunque ad un'immagine utilizzabile per la diagnosi, mentre per i sistemi convenzionali un errore significa ripetizione dell'esposizione, con conseguente doppia esposizione del paziente. o Radiografia con ingrandimento diretto d’immagine: consente un’analisi più fine delle strutture ossee primarie ingrandite di 2-3 volte o Radioscopia: può esser utile come guida a manovre ortopedico-traumatologiche • AR: l’elevato contenuto in Sali di calcio conferisce all’osso una spiccata radiopacità rispetto agli altri tessuti dell’organismo. o La disposizione delle lamelle ossee in sistemi trabecolari (osso spugnoso) e sistemi lamellari (osso compatto) genera sostanziali differenze di contrasto radiologico all’interno del singolo osso; quindi, le strutture primari dell’osso, costituite da compatta e spugnosa, sono ben individuabili: Compatta: tipicamente rappresentata nelle diafisi delle ossa lunghe, si presenta come una striscia periferica longitudinale, più o meno spessa, di osso uniformemente radiopaco, delimitante il canale midollare radiotrasparente. Essa si assottiglia a 2 Scaricato da www.sunhope.it o o o livello metafisario fino ad assumere nell’epifisi l’aspetto di una sottile linea opaca che circonda l’osso spugnoso (corticale) Spugnosa: si presenta come un intreccio di trabecole radiopache. Le trabecole più spesse sono orientate secondo vettori condizionati dalle esigenze di resistenza alla pressione ed alla trazione (linee di forza: particolarmente evidenti nel collo o nei condili femorali, nell’epifi prossimale tibiale, nell’astragalo e nel calcagno Altre strutture Periostio ed endostio: non sono visibili in condizioni normali, ma lo divengono quando si ispessiscono o calcificano Cartilagine di accrescimento (o disco epifisario): è visibile sotto forma di banda trasversale radiotrasparente, che sembra interrompere la continuità fra metafisi ed epifisi, fino alla completa ossificazione al termine dell’accrescimento scheletrico. Spesso rimane apprezzabile nell’adulto sotto forma di stria radiopaca trasversale nel tratto di passaggio metafiso-epifisario Cartilagine articolare, capsula articolare, dischi fibrocartilaginei e legamenti: non sono visibili direttamente con la radiografia, ma possono esser evidenziati dopo introduzione nell’articolazione di mdc (artrografia). TC, RM ed ecografia possono dare, invece, una valida dimostrazione diretta Canale nutritizio: può essere talora apprezzato, nella diafisi delle ossa lunghe, sotto forma di sottile immagine longitudinale “a binario”, che all’ingresso nell’osso sembra interrompere la continuità della compatta Tipi di ossa: Ossa corte: sono costituite da spugnosa rivestita da un sottile strato di corticale. Il disegno trabecolare è analizzabile in maniera molto favorevole nel calcagno Ossa piatte: sono costituite da una diploe spugnosa a trabecole spesse e maglie larghe ed irregolari, rivestita all’esterno ed all’interno da tavolati di osso compatto Come stabilire l’età ossea (vedi anche dopo) Valutazione del numero totale di centri di ossificazione presenti (non più in uso per la necessità di troppe RX) Epoca di comparsa (5 anni) o di fusione (12 anni) dei centri di ossificazione in rapporto a tabelle di riferimento Morfologia di specifici centri di ossificazione in relazione all’età (test di Risser per le creste iliache) e rapporti con l’indice di maturazione (tabelle) TC Consente uno studio molto accurato dell’osso per quanto concerne sia le strutture primarie sia la forma e le sue alterazioni; è del tutto indispensabile in alcuni distretti anatomicamente difficili (rocca petrosa, atlante, epistrofeo, corpi vertebrali, spalla, anca, articolazioni sacroiliache, piede): • Strutture: o Compatta, corticale e spugnosa: sempre ben dimostrate o Periostio ed endostio: ben visibili in caso di ispessimento e calcificazione o Strutture cartilaginee e capsulo-legamentose: sufficientemente delineate (soprattutto mediante artro-TC) o Muscoli e tendini: direttamente apprezzabili • Esame o Densitometrico o Morfologico (importante – come detto – per le aree difficili) • Indicazioni 3 Scaricato da www.sunhope.it o o o o o o o Patologie traumatiche Osteomieliti Spondiliti Sindromi dolorose lombari Tumori ossei e delle parti molli adiacenti Individuazione di lesioni metastatiche insospettate Determinazione del contenuto minerale dell’osso: tramite misurazione del valore di attenuazione in opportuni segmenti scheletrici RM Dà buona dimostrazione, sia pure in forma indiretta, delle strutture ossee primarie: • Strutture o Compatta e corticale: non danno segnale per la bassa intensità (ipointense) e sono ben differenziate dalla spugnosa, della quale si ha immagine attraverso visualizzazione diretta del midollo osseo contenuto nelle areole intertrabecolari o Muscoli e cartilagini ialine: danno segnale intermedio o Tendini e legamenti: danno segnale molto basso • Indicazioni o Stadiazione dei tumori ossei: risulta più accurata della TC nella valutazione dei rapporti tra tumore, tessuti peritumorali e strutture vascolari e nella definizione dell’interessamento epifisario ed articolare o Studio della diffusione metastatica al midollo osseo: può rivelarsi positiva quando la scintigrafia è ancora negativa o Fratture ossee occulte: traumatismi della spongiosa (ematoma od edema spongiosa con iperintensità in T2): sono fratture senza lesioni di continuo o Studio dell’osteonecrosi della testa del femore: consente l’individuazione precoce della compromissione delle strutture ossee subcondrali radiologicamente ancora normali (stadio I e II) o Osteomieliti: consente l’individuazione precoce dell’aumento del contenuto acquoso (essudato infiammatorio) o Valutazione dell’andamento nel tempo di lesioni tendinee e legamentose Ecografia È l’indagine elettiva dello studio dei muscoli e dei tendini, dei quali consente anche una valutazione dinamica, dimostrandosi sotto questo aspetto più vantaggiosa rispetto a TC e RM. La rappresentazione ecografica delle strutture ossee primarie è assai scarsa, soprattutto per le ossa lunghe superficiali dello scheletro appendicolare: • Strutture o Nelle scansioni longitudinali il segmento osseo appare delineato da uno strato iperecogeno più o meno spesso (compatta), al di sotto del quale la mancata riflessione e l’attenuazione subita dal fascio US inducono una larga banda ipo-anecogena che non consente la valutazione delle strutture ossee presenti o A livello epifiso-apofisario l’aspetto iperecogeno della corticale consente una valida differenziazione tra questa e le strutture extraossee (tendini, componente meniscolegamentosa e cavità sinoviali) o Il periostio non risulta differenziabile in condizioni normali per la marcata eterogeneità del tutto sovrapposta a quella della corticale 4 Scaricato da www.sunhope.it Maggiori informazioni sono ottenibili nell’osso in fase di sviluppo, nel quale è agevole l’identificazione del nucleo di ossificazione cartilagineo caratterizzato da una omogenea ecogenicità di tipo solido, a contorni netti, che riproduce la morfologia del capo articolare Indicazioni o Displasia dell’anca del neonato o Controllo evolutivo del collo osseo in formazione o Studio di muscoli e tendini o • Metodiche radiologiche contrastografiche • Arteriografia: è utilizzata nello studio dei tumori ossei con la finalità di visualizzare i rapporti che la massa neoplastica assume con i grossi vasi sanguigni (stadiazione) e come guida a procedure interventistiche (embolizzazione) • Fistolografia ossea: consente lo studio di tramiti fistolosi coinvolgenti l’osso (osteomieliti) • Artrografia (vedi dietro) Diagnostica radioisotopica La scintigrafia assume notevole importanza nello studio della patologia ossea; sono utilizzati composti fosfatici marcatici con Tc (99m-Tc-Difosfonato). La captazione del radiofarmaco da parte del tessuto avviene mediante chemioadsorbimento sulla superficie dei cristalli di idrossiapatite di nuova formazione: la deposizione riflette, dunque, l’entità dei fenomeni osteoblastici (in condizioni normali il tessuto spongioso capta di più!).. I radiofarmaci, inoltre, somministrati ev, si depositano nelle strutture rapidamente (entro 1 ora) ed in notevole quantità (30-40%): l’acquisizione scintigrafica viene, però, ritardata fino a circa 3 ore dopo l’iniezione, sì da attendere la riduzione, a seguito dell’escrezione urinaria, della radioattività di fondo dai tessuti molli ed il legame del tracciante al tessuto bersaglio. Comunque, il radiofarmaco si deposita nel tessuto osseo in maniera direttamente proporzionale al flusso ematico ed all’attività osteoblastica ed inversamente proporzionale al tono simpatico locale. In caso di necrosi avascolare, ad esempio, la scintigrafia ossea mostrerà, nella fase precoce, un ridotto flusso ematico e, nella fase tardiva, una ipercaptazione per la presenza di attività osteoblastica. Si distinguono: • Scintigrafia statica: nella ricerca di metastasi ossee presenta elevate sensibilità e precocità di individuazione rispetto all’esame radiografico. La precocità è attribuibile al fatto che il fenomeno patologico viene rilevato subito dopo il suo insorgere, senza necessità di una riduzione distrettuale del contenuto minerale dell’osso, ossia del parametro morfologico. Infatti, l’evidenza radiologica di una lesione osteolitica metastatica si manifesta almeno 3-6 mesi più tardivamente rispetto alla scintigrafia. I fenomeni biologici alla base dell’ipercaptazione, peraltro, conferiscono alla scintigrafia ossea una bassa specificità. Le aree di ipercaptazione corrispondono sempre ad un aumento distrettuale dei fenomeni osteoblastici: poiché i fenomeni di osteolisi metastatica si accompagnano quasi sempre ad una reazione osteoblastica, è divenuto paradigmatico identificare la presenza di aree di ipercaptazione dei composti fosfatici con lesioni osteolitiche. Tuttavia, l’ipercaptazione è rilevabile anche in condizioni di osteoblastosi con assenza di osteolisi, come nella riparazione delle fratture ossee, nell’osteoartrosi, nella malattia di Paget. Lesioni osteolitiche senza reazione osteoblastica (come quelle determinate dal mieloma) sono scintigraficamente mute. Quindi, nella stadiazione e nel monitoraggio di pazienti con neoplasie ad elevata incidenza di metastasi scheletriche (carcinoma della mammella, della prostata, della tiroide, del polmone, del rene), il rilievo scintigrafico positivo deve essere sempre verificato, sia alla luce di una accurata 5 Scaricato da www.sunhope.it • • • anamnesi volta ad escludere traumi pregressi o cause non neoplastiche di ipercaptazione, sia mediante uno studio complementare per immagini (RX, TC, RM) Scintigrafia dinamica: condotta con tecnica trifasica, assume importanza in presenza di fenomeni flogisticoinfettivi (osteomielite, infezione locale dopo impianto di artroprotesi), nell’algoneurodistrofia, nella necrosi avascolare, in alcune neoplasie benigne (osteoma osteoide, fibroma osseo). o Fasi: si svolge nelle seguenti fasi: Prima fase: fase vascolare: viene acquisita una sequenza iniziale di immagini nei 2-3 minuti seguenti l’iniezione del radiofarmaco> valutazione del flusso ematico Seconda fase: fase del blood pool: viene acquisita un’immagine statica a circa 10-20 minuti di distanza utile per quantificare l’aumento del volume ematico locale> valutazione del volume ematico Terza fase: fase tardiva: viene acquisita un’immagine a circa 3 ore di distanza, sì da evidenziare eventuali fenomeni di rimaneggiamento osteoblastico> valutazione della risposta osteoblastica o Interpretazione Aumento in tutte e 3 le fasi: tumori e metastasi Aumento nella fase del blood pool: osteomielite Scintigrafia ossea con leucociti marcati: trova indicazione specifica nella ricerca di focolai infiammatori dell’osso e dei tessuti molli. È utilizzata soprattutto in presenza di artroprotesi infette, nel piede diabetico e nell’osteomielite. La marcatura dei leucociti può avvenire in vivo od in vitro PET e PET/TC con 18FDG Mineralometria ossea Le misure quantitative della massa ossea assumono importanza nello studio delle sindromi osteopeniche, ed in particolare dell’osteoporosi, della quale consentono individuazione precoce, controllo evolutivo e valutazione della risposta alla terapia. Possono esser effettuate a livello assiale (corpi vertebrali lombari) o periferico (su polso o collo del femore). Tecniche utilizzate sono: • Mineralometria a raggi X in doppia energia (DXA: Dual-energy X-ray Absoptiometry): tecnica di riferimento a livello assile e femorale, utilizza un tubo da raggi X, che emette un fascio a pennello di fotoni, misurato da un rilevatore a scintillazione; il paziente è supino e viene studiato in proiezione AP. La conversione analogico/digitale del fascio rende possibile l’elaborazione dei dati da parte del computer e, attraverso il confronto dei valori di attenuazione osservati alle due diverse energie, la determinazione del contenuto minerale osso incontrato nell’intera superficie del singolo corpo vertebrale (BMC, Bone Mineral Content) od in opportuni segmenti del collo femorale. Viene quindi calcolato il rapporto BMC/superficie, così da ottenere un valore di densità minerale ossea per unità di superficie (BMD, Bone Mineral Density), che consente di confrontare i risultati di soggetti con dimensioni corporee differenti (vedi osteoporosi). La dose di radiazioni erogata al paziente è molto bassa. Inoltre, le più moderne apparecchiature associano alle misure della densità ossea la riproduzione con qualità similtrasparente della colonna vertebrale dorsolombare in proiezione LL, sì da poter fornire simultaneamente i migliori indici di valutazione nei pazienti con osteoporosi: densità minerale dell’osso ed eventuale presenza di fratture vertebrali • Tomodensitometria quantitativa (QCT: Quantitative Computed Tomography): è una tecnica TC, la quale, tramite l’utilizzo di appositi programmi di calcolo, consente di determinare, a differenza della DXA, una vera e propria densità minerale ossea volumetrica 6 Scaricato da www.sunhope.it • Ultrasonorografia quantitativa (QUS: Quantitative UltraSound): consente di ottenere informazioni complementari a quelle sulla densità ossea, quali distribuzione della matrice mineralizzata all’interno dell’osso e la diversa resistenza al carico del tessuto osseo in funzione dell’orientamento trabecolare. Il loro utilizzo, nello screening dell’osteoporosi e soprattutto a livello delle falangi della mano non dominante, risulta importante per l’assenza di impiego di radiazioni Età scheletrica(vedi anche dietro) • Valutazione di o Numero totale di centri di ossificazione presenti o fusi: il gran numero di radiogrammi necessari rende questi metodi poco utilizzati o Epoca di comparsa o di fusione dei centri di ossificazione: il confronto con opportune tabelle consente un orientamento sullo sviluppo scheletrico o Morfologia di opportuni centri di ossificazione in rapporto all’età (ad esempio del nucleo di ossificazione secondario della cresta iliaca) e dell’indice di maturazione • NB: qualunque sia il metodo utilizzato, è sempre necessario un giusto compromesso tra precisione della determinazione e dose di radiazione: aumentando il numero di segmenti ossei studiati, aumenta la precisione, ma nel contempo si espongono quantitativi di midollo osseo spesso troppo grandi (soprattutto in considerazione della giovane età del paziente) Par. II: Alterazioni fondamentali dell’osso Caratteristiche generali La diagnostica radiologica delle affezioni scheletriche è basata sul rilievo semeiologico e sull’analisi di 3 tipi di alterazioni: della densità, della struttura e della forma. Un’alterazione della densità costituisce anche un’alterazione della struttura e viceversa; alterazioni di densità e struttura inducono, spesso, alterazioni della forma. Alterazioni della densità dell’osso • Osteopenia: comprende ogni situazione nella quale è diminuita la densità fisica dell’osso (e quindi la radiopacità!) o Malattie metaboliche dell’osso in cui si osserva Osteoporosi: è ridotta la massa ossea Rachitismo-osteomalacia: è ridotta la mineralizzazione della matrice ossea di nuova formazione Iperparatiroidismo: è aumentato il riassorbimento osteoclastico dell’osso o Finalità dello studio radiologico Individuare e caratterizzare qualitativamente il tipo di osteopenia Quantificare la perdita dell’osso NB: è opportuno considerare separatamente il contenuto corticale (75-80% dell’osso) e compartimento spugnoso (20-25%). In quest’ultimo, infatti, il ricambio osseo è circa 8 volte più intenso e la superficie di scambio osso/tessuti molli maggiore: di conseguenza, la perdita di massa ossea è più precoce ed intensa o Osteoporosi: Caratteristiche • Riduzione della massa ossea (diminuita produzione di sostanza osteoide) sia nei sistemi trabecolari della spugnosa, sia nei sistemi lamellari della compatta 7 Scaricato da www.sunhope.it • 8 Conservazione del contenuto minerale della matrice ossea residua (normale mineralizzazione) • Riduzione del volume osseo Patogenesi: • Ipodisponibilità di proteine e mucopolisaccaridi • Depressa attività osteoblatica > produzione di sostanza fondamentale quantitativamente insufficiente alle esigenze del normale rimaneggiamento ossea Classificazione • Osteoporosi pura da causa sconosciuta> idiopatica • Disordini ereditari del tessuto connettivo> familiare • Osteoporosi associata ad altre malattie> secondaria Forme • I: osteoporosi post-menopausale: la perdita di tessuto trabecolare ha luogo prevalentemente a livello assiale, con cinetica rapida e con conseguenti fratture vertebrali frequenti • II: osteoporosi senile (in entrambi i sessi): la perdita di osso trabecolare e corticale è più equilibrata, la cinetica più lenta, e prevalgono fratture di anca, polso ed omero Topografia • Osteoporosi localizzata: artriti, forme meccanocircolatorie • Osteoporosi generalizzata Aspetto RX: l’osso presenta alterazioni della spugnosa e della compatta: • Assottigliamento della compatta e, nei casi più avanzati, spongiosizzazione: nelle ossa lunghe l’endostio perde progressivamente la sua netta demarcazione ed assume un aspetto festonato • Ampliamento del canale midollare • Bardatura periferica dell’osso • “Disegno troppo bello”: la spugnosa è più nitida del normale per la miglior apprezzabilità delle trabecole residue • Strie radiopache trasversali: veri ponti ossei di consolidamento, conseguono a microfratture della spugnosa • Deformazioni ossee: corpi vertebrali ad aspetto “a lento biconcava” od “a vertebra di pesce” • Fratture patologiche o O. I: corpi vertebrali o O. II: polso, omero, colli femorali DXA: la misura della densità minerale dell’osso per unità di superficie, il BMD, praticata con la DXA nella colonna lombare e nel collo del femore, è ritenuta essenziale per la diagnosi di osteopenia/osteoporosi, per la valutazione del rischio di frattura e della risposta a farmaci dotati di specifico effetto sul ricambio osseo. I suoi valori sono confrontati con valori di riferimento e la differenza è espressa in forma di un opportuno punteggio (T-score e Z-score). I valori di BMD ottenuti nel soggetto in studio sono confrontati con i valori di riferimento prescelti: la densità media rilevata in giovani sani di 30 anni d’età (densità minerale massimale o di picco) o la densità media rilevata in un campione di soggetti della stessa classe d’età, conformazione e sesso. Scaricato da www.sunhope.it o 9 La differenza tra i valori del soggetto e quelli di riferimento, espresso in multipli di DS del campione di riferimento prescelto, fornisce nel primo caso il T-score, nel secondo lo Z-score; maggiori sono le DS in senso negativo, minore è la massa ossea e maggiore il rischio di frattura. Risultati sono: • T-score > -1: normale • T-score: -1/-2,5: osteopenia • T-score: < -2,5: osteoporosi • T-score < -2,5 e fratture: osteoporosi conclamata Studio delle fratture vertebrali osteoporotiche • Morfologia o A cuneo: riduzione di altezza del corpo vertebrale nel suo tratto anteriore o A lente biconcava: nel suo tratto medio o Collasso vertebrale: nel suo tratto posteriore • Diagnosi: o Valutazione visiva semiologica dei radiogrammi del rachide dorsale e lombare: per escludere affezioni di altra natura o Morfometria vertebrale: misura dell’altezza dei corpi vertebrali da D4 ad L4 nei loro tratti anteriore, medio e posteriore Esame densitometrico DXA con applicazioni di ultima generazione Analisi RX (morfoexpress) o NB: la deformità della vertebra è significativa per frattura quando almeno una delle misurazioni è inferiore alle altre di almeno 4 mm o del 10% TC: è sensibile ed accurata sia nell’individuazione dei rilievi semeiologici in sede delicate, come la colonna vertebrale, sia nella determinazione della massa ossea Scintigrafia ossea: consente di differenziare l’osteoporosi, nella quale la ridotta attività osteoblastica induce una diminuzione di captazione del farmaco, dalle forme osteomalaciche, nelle quali l’abbondante produzione di matrice osteoide induce un’ipercaptazione diffusa Rachitismo-osteomalacia: Caratteristiche • Diminuita mineralizzazione della matrice ossea di nuova formazione • Massa ossea ridotta, normale od aumentata Tipi • Rachitismo: il difetto metabolico insorge prima della saldatura delle cartilagini di coniugazione • Osteomalacia: il difetto insorge nell’adulto Patogenesi • Ipodisponibilità di calcio a livello osseo per insufficiente apporto alimentare, assorbimento, assimilazione, eccessiva escrezione urinaria • Incompleta mineralizzazione della matrice proteica • Ipocalcemia • Iperparatiroidismo secondario • Attivazione osteoclastica Scaricato da www.sunhope.it • 10 Mobilizzazione del calcio scheletrico con aggravamento della situazione ossea • Elaborazione compensatoria da parte dell’endostio, molto attivo, di una matrice proteica, che non può superare, per difetto di minerali, la fase osteoide Classificazione • Congenite • Acquisite o Carenziali primarie: insufficiente apporto alimentare di calcio, fosforo e vit. D o Carenziali secondarie Malassorbimento di calcio Ipovitaminosi D secondaria con insufficiente assorbimento intestinale di calcio Nefropatia glomerulare Clinica • Dolore osseo • Fratture da durata • Deformazioni: legate alla maggior plasticità dell’osso, sono rare nell’adulto, frequenti nel bambino, in cui sono accompagante da tipiche alterazioni della cartilagine di accrescimento: o Assottigliamento delle ossa della volta cranica a livello delle fontanelle o Torace “a campana” con slargamento “a cupola” dell’estremità anteriore delle coste o Cifoscoliosi dorsale secondaria allo schiacciamento di corpi vertebrali o Bacino ovale “a cuore di carta da gioco” o Coxa vara o Femore “a pastorale” Quadro RX • Osteomalacia dell’adulto: le alterazioni delle strutture ossee sono importanti: o Spugnosa: rarefatta, presenta un disegno sfumato per la minore nettezza delle trabecole (orletti di tessuto osteoide) o Compatta: nelle forme di recente insorgenza è normale; nelle forme più avanzate si assottiglia e si sfrangia sia sul versante endostale che su quello periostale. Questa sfrangiatura, “a carboncino”, è un elemento diagnostico differenziale molto importante con le osteoporosi o Fratture da durata (linee di Loosen): si presentano come linee radiotrasparenti, rettilinee o sinuose, orientate perpendicolarmente alle linee di forza principali; vanno ricercate a livello di ileo, branche ileo- ed ischiopubiche, femori, coste, clavicole, scapole. Se le linee di Loosen sono numerose, si definisce la sindrome di Milkman, tipica espressione dell’osteomalacia conclamata dell’adulto Scaricato da www.sunhope.it Deformazioni secondarie: interessano soprattutto colonna vertebrale e bacino • Rachitismo del bambino: clinicamente presente nella forma avitaminosica ed in quella renale, radiologicamente si presentano in maniera simile, essendo in ogni caso la risultante del fatto anatomico dominante, ossia della formazione di tessuto osteoide in eccesso in sostituzione del normale tessuto osseo mineralizzato. La regione metafisio-epifisaria, soprattutto nel polso e nel ginocchio, presenta segni radiologici caratteristici: o Linea di calcificazione provvisoria sfumata ed irregolare (piuttosto che netta e regolare): segno della frangia o Ispessimento della zona radiotrasparente corrispondente alla cartilagine di accrescimento o Estremità delle metafisi slargate “a tromba” o Ritardo della comparsa dei nuclei epifisari, mal delimitati e decalcificati o Listesi del nucleo epifisario verso l’interno o NB: a livello diafisario si osservano tipiche apposizioni ossee sottoperiostali Iperparatiroidismo: l’aumentata increzione, primitiva o secondaria, di ormone paratiroideo induce nell’osso aumento del riassorbimento osteoclastico (e verosimilmente anche periosteocitario) in entità quantitativamente prevalente sulla produzione di nuovo osso, con conseguente riduzione della massa ossea Forme • Iperparatiroidismo primario: adenoma (80%), iperplasia (15%) o carcinoma (5%) delle paratiroidi • Iperparatiroidismo secondario: più frequente, si instaura come risposta di adattamento in situazioni di diminuzione della calcemia (IRC, sindromi da malassorbimento intestinale) • Iperparatiroidismo terziario: si manifesta come iperincrezione ormonale autonoma da parte di paratiroidi iperplastiche allorquando persiste nel tempo un iperparatiroidismo secondario Aspetto • “Segmenti spia”: queste alterazioni, nonostante il coinvolgimento osseo diffuso ed aspecifico, sono più precoci e producono quadri radiologici caratteristici. o Erosioni multiple sul versante radiale delle falangi intermedie delle dita della mano: conseguono al riassorbimento periostale o Riassorbimento del terzo esterno della clavicola o Scomparsa della lamina dura dentaria • Quadro a livello delle ossa lunghe o Assottigliamento della compatta e della corticale: per riassorbimento endostale o Aumento delle strie intracorticali: per abnorme ampliamento dei canali di Havers o Zone iuxtacorticali riassorbite con margini maldefiniti: per fibrosi subcorticale o o 11 Scaricato da www.sunhope.it Tumori bruni: piuttosto rari, assumono l’aspetto di osteolisi con rigonfiamento dell’osso localizzate soprattutto nelle coste, nelle ossa lunghe della mano e del piede Osteosclerosi: comprende ogni situazione nella quale è aumentata la densità fisica dell’osso (e quindi la radiopacità!) o Quadri: lo “stipamento” spaziale dell’osso può interessare: Spugnosa: spongiosclerosi Endostio: endostosi Periostio: periostosi o Forme Eziologiche • Pura • Associata ad altre alterazioni Topografiche • Generalizzata (soprattutto di origine congenita) • Poliostatica • Monostatica Per sedi • Diafisaria • Metafisaria • Nei nuclei epifisari o Aspetto RX: l’area osteosclerotica, quando circoscritta, è facilmente differenziabile dall’osso normale circostante per la sua iperopacità o perché ne altera la disposizione abituale. Nelle forme generalizzate l’aumento diffuso dell’opacità ossea può rendere impossibile la distinzione delle strutture primarie. Comunque, si distinguono: Spongiosclerosi: area di iperopacità ossea di forma quanto mai variabile, ma in genere rotondeggiante Endostosi: di forma a placca, deforma e restringe il canale midollare Periostosi: si presenta con colate ossee paradiafisarie a striscia longitudinale ed a contorni regolari, talora sovrapposte “a bulbo di cipolla”, con tipico alternarsi di strisce opache e trasparenti (come nel tumore di Ewing) NB: nella localizzazione vertebrale l’osteosclerosi configura il caratteristico quadro della vertebra d’avorio NB: l’osso osteosclerotico va incontro con facilità a fratture da trauma istantaneo che consolidano rapidamente e completamente o • Alterazioni della struttura dell’osso • Osteonecrosi: è la morte di porzioni più o meno estese di osso o Cause Traumi Intossicazioni Fattori vascolari acuti Agenti fisici Processi infiammatori o Classificazione Settica Asettica • Idiopatica 12 Scaricato da www.sunhope.it Giovanile: può interesse epifisi, apofisi, metafisi, ossa corte Dell’adulto: caratteristica è la necrosi asettica dell’epifisi prossimale femorale dell’adulto (malattia di Chandler). In questo caso, per evitare complicanze quali schiacciamento della testa femorale e l’artropatia secondaria, è importante la diagnosi precoce Da cause note (vedi sopra) o o • o 13 Diagnostica Fasi RX generali • Non individuabilità radiologica • Addensamento • Frammentazione • Riassorbimento Diagnosi della necrosi asettica dell’epifisi prossimale del femorale • RX o I: il reperto è normale, per assenza di modifiche della struttura ossea o II: ad esso segue la formazione di aree similcistiche di rarefazione ossea espressione del riassorbimento dell’area necrotica ed aree di osteoscleorsi espressive di fenomeni di osteogenesi riparativa o III: si sviluppa una linea di minor radiopacità subcondrale (segno della falce) o IV: schiacciamento della testa femorale o V: restringimento articolare • TC: consente di individuare l’osteonecrosi più precocemente, di valutare accuratamente le fratture subcondrali ed i collassi anche sfumati • Scintigrafia ossea: può dimostrare il quadro di anca fredda, conseguente alla riduzione dell’apporto ematico quando la testa del femore appare ancora radiologicamente normale. Successivamente, in fase di riparazione, si manifesta un quadro di anca calda ipervascolarizzata • RM: indagine elettiva per la diagnosi precoce, è in grado di etichettare l’osteonecrosi nei suoi diversi stadi evolutivi: o Fase iniziale simil-adiposa: è caratterizzata dalla necrosi delle componenti cellulari meno resistenti con risparmio delle cellule adipose e della matrice mineralizzata; il focolaio appare iperintenso nelle sequenze T-1 e T-2 pesate (tessuto adiposo) ed è circondato da un doppio orletto, il più interno ipointenso (fenomeni riparativi) ed il più esterno iperintenso (edema) o Fase simil-fluida: è caratterizzata dalla comparsa di una reazione infiammatoria con ingorgo vascolare ed aumento della componente liquida; il focolaio appare ipointenso nelle sequenze T-1 ed iperintenso nelle sequenze T-2 o Fase simil-emorragica: è caratterizzata da intensa iperemia attiva, formazione di tessuto fibroso, marcata attività osteoblastica nella porzione periferica e progressivo riassorbimento dell’osso spugnoso; il focolaio va incontro a significative variazioni del segnale RM, iperintenso nelle sequenze sia T-1 che T-2 o Fase simil-fibrosa: il marcato riassorbimento osseo e la sostituzione dell’area necrotica da parte di tessuto fibroso determina un’elevata ipointensità in tutte le sequenze Scaricato da www.sunhope.it • • 14 Osteocondrite dissecante di König: è una necrosi epifisaria asettica, che interessa preferenzialmente anca e ginocchio. È caratterizzata dal distacco di frammenti osteocartilaginei dall’epifisi prossimale o distale, i quali possono cadere nella cavità articolare e persistervi come corpo libero (topo articolare); nel capo articolare, poi, si apprezza sotto forma di incisura ad unghiata il letto residuo (nido articolare). L’intervento operatorio è spesso necessario, specie quando il topo tende a bloccare la motilità articolare Osteolisi: è la distruzione od il riassorbimento di porzioni più o meno grandi di un osso o Cause Sostituzione da parte di tessuto flogistico, distrofico, granulomatoso o tumorale Formazione di cisti vere o pseudocisti Compromissione estrinseca o Aspetto RX: il focolaio osteolitico si presenta come un’area radiotrasparente, più o meno definita, nella quale non è più apprezzabile il disegno osseo. Le caratteristiche della forma, delle dimensioni, dei margini, del focolaio stesso, l’unicità e la molteplicità, il comportamento dell’osso circostante, consentono il più delle volte un valido orientamento diagnostico Osteodistrofia: è una lesione strutturale comportante l’alterazione del normale processo di rimaneggiamento dell’osso. Appartengono a questo gruppo: o Osteofibrosi: è la sostituzione di tessuto osseo con tessuto fibroso proveniente da un’alterazione del normale meccanismo di rimaneggiamento dell’osso o dalla proliferazione del midollo osseo. Il primo meccanismo, più frequente, è caratterizzato dal fatto che all’azione degli osteoclasti non segue la produzione di sostanza osteoide da parte degli osteoblasti, ma la produzione di tessuto fibroso Aspetto RX: le localizzazioni ossee si presentano come aree di osteolisi più o meno estese e delimitate Affezioni con alla base un quadro di osteodistrofia fibrosa • Malattia di Jaffé-Lichtenstein: osteodistrofia fibrosa giovanile localizzata • Malattia di Recklinghausen: osteodistrofia fibrosocistica dell’adulto generalizzata in rapporto ad iperparatiroidismo primario o Malattia di Paget: è un’affezione caratterizzata dalla progressiva sostituzione di osso normale con osso più o meno marcatamente alterato (osso pagetico), nel quale si confondono tessuto osseo ad architettura anomala, tessuto osteoide e tessuto fibroso. Coesiste, di norma, un aumento di spessore più o meno marcato del segmento osseo interessato (quindi alterazione della forma ossea) Aspetto RX • Iperostosi più o meno intensa • Ipertrofia dei fasci trabecolari • Ampi spazi radiotrasparenti di tessuto osteoide: aspetto sfumato delle trabecole • Aree osteosclerotiche Altre caratteristiche • Diffusione poliostotica (ma possibili anche forme monostotiche) • Segmenti più colpiti: colonna vertebrale, bacino, cranio • Complicanze: fratture patologiche, trasformazione sarcomatosa ad evoluzione assai rapida Scaricato da www.sunhope.it Alterazioni della forma ossea • Ipoplasia: osso più corto • Iperplasia: osso più lungo • Ipostosi: osso più sottile • Iperostosi: osso più spesso • Disostosi: osso deformato • Frattura: osso interrotto nella sua continuità • Distacco epifisario: osso distaccato dal nucleo epifisario • Lussazione: osso spostato nell’articolazione Par. III: Malformazioni scheletriche Malformazioni complesse • Osteogenesi imperfetta congenita: è un’affezione ereditaria a trasmissione AD con espressione variabile. Il difetto genotipico determina carenza di matrice ossea e di collagene con gravi alterazioni secondarie scheletriche (osteoporosi intensa generalizzata, abnorme fragilità ossea, conseguenti deformazioni e fratture molteplici), sclere blu, ipoacusia. L’aspetto RX si caratterizza per. o Osteoporosi generalizzata intensa o Aspetti topografici: Ossa lunghe: compatta molto assottigliata, numerosi incurvamenti, fratture recenti od esiti di esse (spesso con callo esuberante) Cranio: notevole ritardo di ossificazione, invaginazione della base Rachide: curvature cifotiche e scoliotiche accentuate, corpi vertebrali deformati “a lente biconcava” Bacino: evidente protrusione dell’acetabolo • Osteopetrosi (o malattia delle ossa di marmo): affezione ereditaria rara, caratterizzata da un difetto dei processi di riassorbimento osseo, determina ispessimento delle compatte, conseguente restringimento dei canali midollari ed ipercalcificazione della spugnosa: o Forme Generalizzata: AR Localizzata a singoli segmenti ossei: AD o Aspetto RX Diffuso aumento della densità ossea con perdita della distinzione tra compatta e midollare Slargamenti metafisari “a mazza da golf” per alterato modellamento e spesso mineralizzazione difettosa Fratture patologiche frequenti Immagini iperdense di “osso nell’osso” Densità ossea cranica uguale o superiore a quella dei denti • Acondroplasia (o malattia di Parrot): è un’affezione a trasmissione AD, per lo più già evidente dalla nascita. Il difetto genotipico dà luogo ad insufficiente formazione di osso encondrale: ne consegue un quadro peculiare di nanismo rizomelico, con statura media in età adulta di 120 cm, cranio voluminoso, bozze frontali prominenti (con necessità di taglio cesareo), appiattimento della radice del naso, cifosi e lordosi fisiologiche accentuate, mani e piedi corti e tozzi (mano “a tridente”). L’esame RX mostra normale struttura ossea, ma alterata forma ossea • Esostosi multiple: possono comparire come malattia ereditaria (malattia di Léri), ad esordio nell’adolescenza ed arresto a sviluppo scheletrico completato, soprattutto a livello iuxtametafisario 15 Scaricato da www.sunhope.it • • delle ossa lunghe. Le estroflessioni, inizialmente cartilaginee, vanno incontro ad ossificazione, suturandosi in osso spugnoso rivestito da corticale in continuità con quella del segmento interessato. Hanno aspetto “a clava” e si estrinsecano “fuggendo” l’articolazione. Coesistono, inoltre, deformazioni dell’osso interessato. Complicanze importanti sono compressioni nervose e midollari e la possibile trasformazione neoplastica maligna (condrosarcoma). Pertanto, un’esostosi che aumenta di volume dopo la pubertà va considerata con grande sospetto. Meloreostosi: malattia ereditaria, rara ed asintomatica, è caratterizzata dalla comparsa di numerose aree osteosclerotiche nodulari “a travata” od “a stria” nella spugnosa ossea, ubiquitarie, ma con predilezione per le regioni metafisio-epifisarie delle ossa lunghe Morbo di Cooley: è caratterizzato da ipertrofia del midollo osseo (in particolare di zigomi ed ossa del cranio) Malformazioni isolate di singoli segmenti scheletrici • Colonna vertebrale: possono osservarsi variazioni di numero e di forma delle vertebre ed anomalie di differenziazione nei tratti di passaggio (soprattutto a livello lombosacrale): o Malattia di Klippel e Feil: caratterizzata da collo abnormemente corto con mobilità ridotta ed impianto basso dei capelli, ha alla sua base la fusione più o meno completa (sinostosi) di due o più corpi vertebrali cervicali e talora anche degli archi posteriori. L’esame RX del rachide cervicale dimostrerà: Fusione somatica con scomparsa totale degli spazi intervertebrali corrispondenti Riduzione del diametro AP Eventuale schisi degli archi posteriori o Emispondilia: è la mancata funzione di uno dei nuclei primari di ossificazione, con sviluppo di una sola metà del corpo vertebrale, deformazione “a triangolo” e scoliosi congenita secondaria a piccolo raggio o Spina bifida anteriore: è la mancata saldatura dei due nuclei con segmentazione verticale del corpo vertebrale. Le due metà risulteranno separate da una soluzione di continuo più o meno ampia o Spina bifida posteriore occulta: spesso reperto occasionale in radiogrammi della colonna lombosacrale effettuati per motivi disparati, è costituita da un ponte fibroso o fibrocartilagineo che sostituisce un tratto più o meno ampio dell’arco posteriore vertebrale. Molto frequentemente la cute sovrastante la lesione è iperpigmentata e con ciuffi di peli. Eventuali malformazioni midollari associate (meningocele, mielomeningocele) possono essere individuate con ecografia e RM. Il reperto radiografico di schisi, comunque, assume importanza solo dopo i 17 anni, epoca in cui la saldatura dell’arco posteriore a livello lombosacrale dovrebbe esser completata o Spina bifida posteriore propriamente detta: assai più rara della precedente ed anch’essa localizzata per lo più a livello lombosacrale, costituisce oggetto di interesse neuroradiologico (per le complicanze meningee e midollari). Il reperto radiografico è di una schisi ampia ed estesa a più corpi vertebrali con aumento della distanza interpeduncolare. Il contenuto della tumefazione posteriore può esser analizzato mediante RM o Spondilolisi: è l’interruzione uni- o bilaterale della colonna tra corpo ed arco vertebrale a livello del tratto di congiunzione tra apofisi articolare superiore ed inferiore (istmo). Se l’interruzione è bilaterale, risulteranno due componenti: una anteriore, costituita dal corpo vertebrale e dalle apofisi articolari superiori, ed una posteriore, costituita dall’arco e dalle apofisi articolari inferiori. La soluzione di continuo istmica può esser dimostrata con opportuni radiogrammi in proiezione obliqua, con evidenza del “segno della decapitazione 16 Scaricato da www.sunhope.it • • 17 del cagnolino”: l’interruzione istmica appare propria come un’area radiotrasparente che “decapita” il cagnolino, rappresentato da apofisi articolari, superiore ed inferiore, ed arco. Quando, in presenza di una spondilolisi, il corpo vertebrale slitta in avanti, si ha la spondilolistesi, evidenziabile nel radiogramma in proiezione LL e nelle prove di flessoestensione del rachide (bending). La spondilolistesi, inoltre, può manifestarsi anche in assenza di spondilolisi (pseudospondilolistesi), quale conseguenza di alterazioni degenerative del complesso articolare compreso in due vertebre o Sacralizzazione della quinta vertebra lombare (uni- o bilaterale): nei casi più vistosi si ha completa fusione bilaterale della quinta vertebra lombare con il sacro. Lo spazio intervertebrale è ridotto fino alla completa scomparsa o Presenza di costa sovrannumeraria, di solito articolata con la settima vertebra cervicale o Ipertrofia delle apofisi trasverse della settima vertebra cervicale: la radiografia consente la DD con la sindrome dello scaleno (ipertrofia, sclerosi ed anomala inserzione dello scaleno anteriore) Dita: anomalie di una certa frequenza delle dita di mani e piedi sono: o Polidattilia: aumento di numero delle dita o Ectrodattilia: assenza parziale o totale di una o più dita o Sindattilia: fusione più o meno completa di una o più dita o Brachidattilia: ipoplasia o Macrodattilia: gigantismo o Aracnodattilia: in alcune affezioni (sindrome di Marfan, omocistinuria), le ossa tubulari di mani e piedi si allungano abnormemente e si assottigliano assumendo un aspetto “a zampa di ragno” Anca: displasia congenita dell’anca: caratterizzata, nella forma più avanzata, dalla perdita dei normali rapporti articolari tra epifisi femorale ed acetabolo, se non trattata, può determinare un’artrosi secondaria entro la terza decade di vita. Sotto il termine “displasia evolutiva congenita” vengono comprese non solo la dislocazione completa della testa del femore (lussazione propriamente detta), ma anche le sue fasi evolutive con i diversi gradi di spostamento (anca instabile, prelussazione, sublussazione). La diagnosi, che deve esser il più precoce possibile, si avvale di: o Ecografia: tecnica fondamentale nelle fasi precoci, consente rilievi diretti sulle strutture cartilaginee (labbro cotiloideo, nuclei di accrescimento) ed è, pertanto, indicata già nei primi giorni di vita e fino al quarto mese. La diagnosi si fonda sulla valutazione di determinati angoli, che esprimono i rapporti tra nucleo epifisario femorale e cavità acetabolari (metodo di Graf)Per il giudizio quantitativo (misura dell'anca) devono essere considerate tre linee e gli angoli che formano tra loro: Linee • Prima linea: va dal punto di inserzione della capsula fino al margine cotiloideo ("linea di base"); • Seconda linea: è la tangente al margine ileale inferiore e al margine cotiloideo ("linea acetabolare"); • Terza linea: è quella tra il margine cotiloideo ed il centro degli echi del labbro acetabolare ("linea dell'asse cartilagineo"). Angoli • Angolo osseo alfa: è quello compreso tra linea di base e linea acetabolare: i suoi valori rispecchiano la situazione dell'acetabolo osseo, cioè il grado di Scaricato da www.sunhope.it o • • 18 maturazione scheletrica dell'anca.In base all'angolo alfa si possono definire quattro gruppi principali: o anche normali: con angolo alfa maggiore di 60°; o anche displasiche: con angolo alfa tra 50° e 60°; o anche critiche: con angolo alfa tra 43° e 49°; o anche decentrate: con angolo alfa minore di 43 • Angolo cartilagineo beta: è compreso tra la linea di base e la linea dell'asse cartilagineo e dà un'idea quantitativa della situazione dell'acetabolo cartilagineo, che, nel processo displasico, presenta delle variazioni di spessore, per compensare l'eventuale difetto di maturazione scheletrica dell'anca RX diretta AP del bacino e delle anche: è in grado di valutare alcuni importanti parametri della morfologia del cotile e della posizione della testa del femore. Traide di Putti • Sfuggenza o marcata obliquità del tetto cotiloideo • Ritardata comparsa (cioè dopo il sesto mese) od ipoplasia del nucleo cefalico femorale • Ipoplasia del bacino dal lato interessato Conseguenze dell’azione del carico su di un’anca prelussata. • Sublussazione: il nucleo cefalico femorale è ancora parzialmente in rapporto con l’acetabolo • Lussazione: il nucleo cefalico femorale si lateralizza e risale subito al di sopra del ciglio cotiloideo o ancor più prossimalmente fino a produrre un neocotile iliaco. Altri reperti sono: o Testa femorale più o meno schiacciata ed irregolare o Cavità acetabolare progressivamente obliterata o Accentuazione dell’ipoplasia del bacino Femore o Morbo di Perthes: malattia degenerativa della testa del femore (probabilmente di natura vascolare), si manifesta con dolore e zoppia o Epifiolisi: distacco dell’epifisi femorale prossimale per interrotta continuità tra testa e collo femorale Piede: o Piede torto congenito: si tratta di un piede equino-cavo-varo-supinato, cioè iperesteso, addotto nel piano orizzontale (punta del piede rivolta medialmente) e ruotato secondo l’asse AP (faccia plantare rivolta medialmente) o Piede piatto: la riduzione, di solito bilaterale, della concavità della volta plantare è di solito associata ad un certo grado di valgismo del calcagno e del retropiede. L’alluce e le altre dita si atteggiano “ad artiglio”. Per una corretta analisi andranno assunti radiogrammi sotto carico di stazione eretta in posizione LL con tubo orizzontale e radiogrammi convenzionali nelle due proiezioni ortogonali in assenza di carico Scaricato da www.sunhope.it Scoliosi Consiste in una deviazione laterale della colonna vertebrale, con conseguente rotazione assiale dei corpi vertebrali. Negli atteggiamenti scoliotici la deviazione del rachide è completamente riducibile nelle prove funzionali (come nel test di flessione in avanti); nella scoliosi strutturale, invece, la deviazione non è riducibile o lo è solo parzialmente ed è presente una deformazione dei corpi vertebrali: • Forme di scoliosi strutturale o Congenite Emispondilia Anomalie del tratto di passaggio lombosacrale o Acquisite Osteocondriti vertebrali Lesioni ossee sistemiche o distrettuali Fibrotorace Poliomielite o Idiopatiche (85%) • Esame RX o Informazioni su: Sede e fulcro della curvatura primaria e di quelle secondarie compensatorie Entità della curvatura: la deviazione angolare può esser agevolmente misurata con il metodo di Cobb (vedi avanti) Grado di rotazione dei corpi vertebrali; è direttamente dimostrato dallo spostamento delle apofisi spinose controlateralmente rispetto alla convessità della curvatura scoliotica Alterazioni della forma dei corpi vertebrali: l’aspetto trapezoidale si accentua con l’avvicinarsi al fulcro della curvatura Entità della deformazione secondaria della gabbia toracica Correggibilità della curvatura scoliotica: tramite confronto tra radiogrammi effettuati in massima flessione laterale a destra ed a sinistra Età del rachide: poiché la prognosi evolutiva è funzione dell’attività residua delle cartilagini di accrescimento dei corpi vertebrali, è opportuno il ricorso a test di riferimento attendibili; il più utilizzato è il test di Risser, basato sulla determinazione del grado di evoluzione del nucleo secondario di ossificazione della cresta iliaca Individuazione di eventuali alterazioni congenite od acquisite Evoluzione della scoliosi con particolare riferimento ai risultati della terapia o Metodo Esame RX • Dapprima: in stazione eretta in proiezione AP e LL • In seguito: singoli radiogrammi nei diversi tratti in decubito supino, proiezione AP normale ed in massima flessione destra e sinistra Metodo di Cobb: si individuano le vertebre poste all’estremità prossimale e distale della curvatura scoliotica; si tracciano due linee passanti rispettivamente per la marginale superiore della vertebra prossimale e per quella inferiore della distale; si abbassano le perpendicolari a queste linee, dalla cui inserzione risulteranno due coppie di angoli supplementari. Il valore dell’angolo più acuto è utilizzato quale misura angolare dell’entità della curvatura scoliotica, identificando 4 classi a gravità progressivamente crescente: • < 30° 19 Scaricato da www.sunhope.it • • • 30-50° 50-70° > 70° Par. IV: Altre patologie ossee Fratture L’interruzione della continuità dell’osso può aver luogo con modalità diverse: • In un osso strutturalmente normale, per azione di una forza superiore alla sua resistenza: fratture traumatiche • In un osso strutturalmente alterato da un processo patologico (distrofico, flogistico, granulomatoso, neoplastico), per azione di forze anche di minima entità: fratture patologiche • In un osso strutturalmente normale sottoposto a sollecitazioni straordinariamente minime ma continuate nel tempo: fratture da durata Dunque, si hanno: • Fratture traumatiche: l’esame radiografico, nelle due proiezioni ortogonali di base, ha lo scopo, in prima istanza, di caratterizzare le fratture e, successivamente, di controllare l’evoluzione dei fenomeni di riparazione o Quesiti principali Frattura mono- o poliostotica? Uni- o plurifocale? Interessamento a tutto spessore o frattura incompleta? Decorso della rima di frattura: trasversale, obliquo, spiroide, longitudinale, complesso? Sede? Spostamenti dei frammenti: ad latus, ad longitudinem, ad axim, ad peripheriam? Frammenti dislocati nelle parti molli? Stato delle parti molli adiacenti? Enfisema post-traumatico? NB: in aggiunta può effettuarsi una TC o Evoluzione della frattura Frattura e formazione dell’ematoma Callo fibroso (2°-3° giorno) Callo osseo primario (4°-5° giorno) Callo osseo secondario (3°-4° mese) Ripristino completo strutturale (1-2 anni) o Condizioni che richiedono una particolare attenzione diagnostica Ritardo di formazione del callo osseo Callo ipertrofico e deforme Pseudoartrosi o non unione fibrosa Algoneurodistrofia simpatica riflessa post-traumatica di Sudeck: una lieve osteopenia è praticamente la norma come conseguenza della prolungata immobilizzazione del segmento scheletrico fratturato. Quando questa è intensa e si associa a dolori simil-causalgici, disturbi vasomotori, rigidità articolare, modificazioni trofiche dei tessuti molli, si configura questa sindrome. L’esame diagnostico si avvale di: • RX: 20 Scaricato da www.sunhope.it Fasi precoci: normale Fase avanzate: osteopenia tipicamente localizzata ad un solo segmento osseo od a parte di esso TC: poco più sensibile Ecografia: consente di evidenziare edema dei tessuti periarticolari e versamento articolare RM: è la metodica d’elezione nello studio dell’affezione già in fasi molto precoci consente di evidenziare l’edema della spongiosa, di localizzarlo con precisione e di evidenziare le alterazioni correlate (edema dei tessuti periarticolari, modica sinovite) o o • • • Complicanze Artrosi post-traumatica • RX • TC Osteonecrosi: temibile complicanza delle fratture che interessano ossa a vascolarizzazione di tipo terminale (collo del femore, astragalo), si avvale, oltre che di RX e TC, di RM, che consente il riconoscimento precoce, o, in alternativa, della scintigrafia ossea Fratture patologiche: cause sono: o Osteiti (soprattutto tubercolari) o Tumori primitivi e metastatici o Osteopatie sistemiche rarefacenti: osteoporosi, osteomalacia o Malattie del SN che interessano il trofismo osseo: lesioni midollari, tabe, siringomielia, paralisi periferiche o Diabete o Cachessia Fratture da durata: insorgono in soggetti che subiscono sollecitazioni staticodinamiche minime, ma sollecitate nel tempo sullo stesso segmento scheletrico. Si instaurano, di conseguenza, microfratture interessanti dapprima compatta o corticale e successivamente la spugnosa sottostante; seguono riassorbimento dell’osso necrotico, stravaso ematico e produzione del callo, che per la persistenza delle sollecitazioni non supera la fase fibrosa. Esempi sono: o Frattura di 2°, 3° e 4° metatarso delle reclute o Frattura del terzo prossimale della diafisi tibiale dei marciatori o Frattura dell’epifisi distale radiale nei lavoratori con martello pneumatico o Frattura della prima costa degli scaricatori o • • Distacchi epifisari Sono vere e proprie separazioni, con o senza dislocazione, tra epifisi e metafisi, che hanno luogo in età nelle quali non è ancora avvenuta la scomparsa della cartilagine di accrescimento (infanzia, adolescenza): • Tipi o Puri: la soluzione di continuo interessa solo la cartilagine di accrescimento o Misti: la soluzione di continuo interessa anche l’estremità diafisaria • Sedi: spalla, polso, ginocchio, anca • Aspetto RX: la linea radiotrasparente tra epifisi e metafisi è slargata (praticamente sempre d’obbligo il confronto con la regione simmetrica controlaterale); nei distacchi misti possono apprezzarsi irregolarità della superficie diafisaria • Guarigione: ha luogo con formazione del callo osseo, controproducente per il conseguente arresto dell’accrescimento 21 Scaricato da www.sunhope.it Osteomielite • Acuta: sostenuta nell’80% dei casi da S. aureus, raggiunge la massima frequenza nell’adolescenza (per il più intenso accrescimento osseo) e colpisce soprattutto ossa lunghe (femore, tibia, omero), con netta predilezione per le regioni metafisarie (iperemia e stasi sanguigna fisiologica in rapporto all’accrescimento osseo) o Fasi Iniziale: nessun reperto radiologico nelle prime 2 settimane Osteitica pura: osteopenia ed osteolisi multipla “a tarlato” Di osteonecrosi Di sequestrazione: i tratti necrotici risultano ben delimitati dall’osso circostante rarefatto (sequestro) Di regressione: si ha il progressivo ripristino di forma e struttura ossea (mai completo nei sequestri) o Approccio diagnostico RX: è positivo alquanto tardivamente in riferimento all’insorgenza dei segni clinici Scintigrafia ossea con composti fosfati marcati con Tc, preferibilmente condotta con tecnica dinamica trifasica, o con leucociti autologhi marcati: consente già 24-72 ore dall’inizio dell’infezione il riscontro di iperafflusso ed iperaccumulo del radiofarmaco RM: consente di individuare, con assoluta precocità (ad esame RX negativo) l’infiltrazione infiammatoria de midollo osseo, del canale midollare e dell’osso spugnoso • Cronica: un trattamento terapeutico non radicale o la presenza di sequestri abnormemente estesi possono indurre la cronicizzazione persistente del processo osteomielitico acuto. In questi casi dominano il quadro i fenomeni di produzione di nuovo osso su base irritativa; la compatta perde la sua individualità sia verso l’interno (endostosi), sia verso l’esterno (periostosi); il canale midollare scompare. Nel contesto dell’osso iperostosico, inoltre, persistono cavità con sequestri fistolizzate, talora mascherate dall’intensa eburneizzazione Altre forme infettive • Osteoartrite tubercolare: la localizzazione elettiva è nella spongiosa ricca di midollo delle ossa corte (corpi vertebrali, carpo, tarso) e delle epifisi delle ossa lunghe. L’iniziale medullite si propaga rapidamente all’osso lungo nei canali haversiani; il tessuto granulomatoso induce intensi fenomeni distruttivi ai quali l’osso risponde in maniera caratteristicamente passiva senza fenomeni neoproduttivi. La caseificazione del tessuto granulomatoso e la marcata fluidificazione determinano la sua facile propagazione alla corticale, che risulta così erosa. Ne consegue, da un lato, l’invasione articolare e, dall’altro, la formazione di caratteristici ascessi ossifluenti che migrano lungo le vie di minor resistenza (guaine vascolari e fasci muscolari). L’indagine radiologica consente un corretto accostamento diagnostico, l’individuazione di eventuali complicanze (sublussazioni, lussazioni e fratture patologiche), il controllo della lesione e degli esiti post-terapeutici. Il quadro RX riflette le suddette alterazioni AP: o Fasi iniziali: osteopenia intensa o Fasi successive: aree osteolitiche multiple, circoscritte o Possibili aree osteonecrotiche o Erosioni superficiali: spia del vuotamento post-colliquativo di focolai caseosi o Rima articolare: dapprima slargata, tende poi a restringersi o Cavità articolare tumefatta per l’invasione della capsula e della sinoviale 22 Scaricato da www.sunhope.it Ascesso ossifluente: ben evidenziabile tramite TC, si presenta sotto forma di tumefazione di densità delle parti molle, con aspetto “a colata” od “a bisaccia” Spondilite tubercolare (o malattia di Pott): con grande frequenza sono interessati 2-3 corpi vertebrali nel tratto di passaggio dorso-lombare. Caverna osteolitiche ed ascessi ossifluenti sono dimostrabili tramite TC. Se c’è caseosi massiva, il corpo vertebrale assume aspetto eburneo (“vertebra d’avorio”). Se l’affezione evolve, la progressiva distruzione del corpo vertebrale ed il suo schiacciamento a cuneo anteriore conducono alla formazione del gibbo Osteite luetica: o Sifilide congenita precoce Manifestazioni periostotiche aspecifiche Aree osteolitiche Alterazioni a carattere osteocondritico o Sifilide congenita tardiva ed acquisita terziaria: si determinano, soprattutto a livello di tibia, omero e cranio, aree osteolitiche rotondeggianti multiple, dovute al tessuto granulomatoso ed alle gomme luetiche, con orletto osteosclerotico (tibia “a sciabola” o Sifilide acquisita secondaria: periostosi aspecifica o • • Par. V: Pseudotumori e tumori ossei Cisti ossee • Cisti ossea semplice (o giovanile o solitaria): a contenuto sieroso, interessa soprattutto i primi 2 decenni di vitae sarebbe dovuta ad alterazioni vascolari con stasi venosa e accumulo di liquidi extracellulari o Sedi: metafisi prossimali di omero e femore: origina al di sotto della cartilagine di coniugazione nelle metafisi di ossa in accrescimento o Aspetto RX Area osteolitica centrale uniforme: interessa progressivamente, a pieno spessore, la metafisi colpita, assottiglia la compatta fino a dar luogo a fratture patologiche, spesso caratterizzate dalla presenza di un frammento osseo all’interno della cavità cistica (segno del frammento caduto) Possibili pluriconcamerazioni Sottile strato di osso “a guscio d’uovo” Sconfinamento nella diafisi NB: la presenza della cartilagine di coniugazione impedisce l’invasione dell’epifisi • Cisti ossea aneurismatica: lesione simil-tumorale benigna, è un amartoma osseo che consiste in tessuto emorragico reattivo che cresce all’interno dell’osso. Interessa prevalentemente il 2° decennio e si localizza preferenzialmente nelle metafisi e nelle diafisi delle ossa lunghe (tibia, femore, omero) e negli archi posteriori vertebrali: o RX Forma eccentrica: più frequente, la lesione osteolitica, radiotrasparente o pseudosempimentata, origina in sede sottoperiostica, espandendo il periostio, erodendo la compatta sottostante ed invadendo il canale midollare. Forma centrale: l’osteolisi interessa prevalentemente la spugnosa e la lesione può confondersi con la cisti ossea semplice> lesione osteolitica policentrica con distruzione cartilaginea o Scintigrafia ossea: mostra un’ipercaptazione del radiofarmaco nella parte periferica della lesione, meno intensa nella parte centrale 23 Scaricato da www.sunhope.it TC: evidenzia le minute calcificazioni a guscio presenti nei contorni ed i livelli fluido-fluido indotti dalla presenza di una componente corpuscolata ad alta densità o RM Cisti epidermoide (o epiteliale): rara lesione cistica rivestita da tessuto epiteliale ed a contenuto cheratinosebaceo, interessa l’età giovane ed adulta e si localizza preferenzialmente nelle falangi distali delle mani e nella regione fronto-parietale del cranio. Radiologicamente assume l’aspetto di un’osteolisi superficiale “a scodella” o espansiva, uniforme e ben delimitata o • Tumori primitivi dell’osso • Classificazione o Ossei Benigni • Osteoma • Osteoma osteoide • Osteoblastoma Maligni • Sarcoma osteogenico (osteosarcoma) • Sarcoma parostale o iuxtacorticale o Cartilaginei Benigni • Osteocondroma • Condroma • Condroblastoma • Fibroma condromixoide Maligni • Condrosarcoma o Fibro-istiocitari Beingni • Fibroma • Tumore a cellule giganti Maligni • Fibrosarcoma • Istiocitoma maligno o NET: sarcoma di Ewing o Vascolari: angioma ed angiosarcoma o Muscolari: leiomioma e leiomiosarcoma o Adiposi: lipoma e liposarcoma • Caratteristiche generali dello studio diagnostico per immagini o Quando sospettare un tumore osseo: in caso di dolore e di fratture ossee indeterminate (per invasione delle strutture vascolo-nervose): il dolore osseo spontaneo è indice di neoformazione maligna! Tumori maligni quasi sempre dolorosi Dolori notturni: osteoblastoma, osteoma, osteoma osteoide Dolore con il freddo: tumore glomici Fratture patologiche NB: una lesione tumorale dolorosa deve essere sempre studiata con una biopsia o Finalità (dopo aver distinto tra tumore primitivo e metastatico!) 24 Scaricato da www.sunhope.it 25 Riconoscimento della presenza della lesione • RX: pur essendo l’esame di prima istanza, il riconoscimento radiografico non sempre è precoce, potendosi spesso osservare un periodo “muto”, ossia il periodo in cui la distruzione ossea raggiunge un valore soglia del 50%. La durata di questo periodo, inoltre, è maggiore se il tumore si trova nella spugnosa: la configurazione anatomica dell’osso spongioso “a maglie larghe” non facilita, infatti, il riconoscimento di osteolisi piccole. Quindi, allorquando l’RX non evidenzia una lesione ossea clinicamente sospetta, si rende necessario il ricorso a tecniche più sensibili, quali scintigrafia, TC e RM • Scintigrafia ossea pancorporea: contribuisce, spesso in maniera decisiva, all’individuazione di lesioni situate in sedi di difficile studio radiografico (ad esempio, osteoma osteoide localizzato in un peduncolo vertebrale), alla dimostrazione della plurifocalità, all’individuazione di metastasi ed alla valutazione del grado di captazione • TC: o Caratteristiche generali: il suo utilizzo è di particolare rilievo nell’individuazione di lesioni pelviche e rachidee; altre finalità sono: Riconoscimento di calcificazioni intralesionali Stabilire l’origine: osso o tessuti molli Differenziare un’esostosi da un condrosarcoma periferico in base allo spessore del cappuccio cartilagineo o Utilizzo Localizzazione topografica della lesione ossea ed invasione dei tessuti molli adiacenti Stadiazione a distanza Ricerca di metastasi • NB: il 20% degli osteosarcomi presenta metastasi polmonari al momento della diagnosi • RM: dà informazioni importanti soprattutto in fase di bilancio prechirurgico (stadiazione locale!): o Estensione intramidollare della lesione o Rapporti con cartilagine di accrescimento, strutture articolari e periarticolari, fasci muscolari e formazioni vascolari maggiori o Individuazione di noduli neoplastici intramidollari ben distinti dalla massa tumorale principale o Skip metastasi Caratterizzazione della sua natura: riguardo una lesione tumorale ossea (solitamente osteolitica), alcuni rilievi semiologici sono correlati a caratteristiche di crescita, grado di attività biologica e, dunque, alla natura benigna o maligna della lesione: • Caratteristiche morfologiche della distruzione ossea o Tipo I: “a carta geografica”: tipica delle lesioni benigne: contorni regolari, ritagliati, netti, con possibile orletto sclerotico o Tipo II: “a tarlatura”: tipica delle lesioni maligne: aree irregolari, piccole o grandi, di osteolisi o Tipo III: infiltrativa: piccoli fori corticali non ben visibii; corticale e spongiosi quasi cancellate > osteolisi microscopica Scaricato da www.sunhope.it • • • • 26 Evoluzione o Latente: ad esempio, il fibrolipoma o Molto lenta: ad esempio, il fibroma non ossificante o Veloce o Aggressiva Aspetto dell’osso circostante o Studio della zona di confine Stretta: ben definita, tipica di tumori poco aggressivi Ampia: mal definita, tipica di tumori molto aggressivi o Presenza di osteosclerosi reattiva: è tanto più pronunciata, quanto più è lenta la crescita della lesione, cosicché la sua assenza indirizza la diagnosi verso la malignità Altri rilievi semeiologici importanti o Struttura della matrice tumorale o Reazione periostale Tumori benigni • A pilastro: reazione periostale solida Tumori maligni • A singolo strato • A bulbo di cipolla: neoapposizione di osso paralleli alla corticale • Triangolo di Codman: distacco e distruzione di corticale > triangolo formato da osso e periostio: è una reazione tipica di processi altamente aggressivi in cui la distruzione ossea neoplastica supera l’apposizione periostea • A sole raggiante: è il più eclatante segno di aggressività! • A denti di pettine: deposizione di Sali di calcio sulle fibre dello Sharpey o Interessamento della corticale o Invasione delle parti molli o Localizzazioni nel contesto osseo o Segmenti ossei interessati ed il loro numero o Età del soggetto Criteri generali o Tumori benigni Dimensioni < 3 cm Margini netti e regolari Orletto sclerotico Comportamento: assottigliano e rigonfiano la compatta, ma non la distruggono, non inducono reazioni periostali, non invadono le parti molli, ma possono comunque causare fratture patologiche o Tumori maligni Dimensioni > 6 cm Margini mal definiti ed irregolari (assenza di contorni netti!): pattern infiltrativo (aspetto sfumato) Scaricato da www.sunhope.it Assenza di orletto sclerotico Vasta osteolisi Comportamento: usurano la compatta (erosione corticale!), inducono reazioni periostali, invadono le parti molli e sono causa frequente di frattura patologica Bilancio di estensione (stadiazione): impiega RM, TC, scintigrafia, angiografia • 27 Tumori benigni o Osteoma: costituito da tessuto osseo ben differenziato, si osserva tipicamente in età adulta e nei seni frontali e mascellari, ma anche nel tavolato esterno della volta cranica (il meningioma, invece, interessa il tavolato interno). Presenta: Forma compatta: è caratterizzata da un’area di osteosclerosi omogenea, a larga base d’impianto, nettamente delimitata dall’osso sano circostante Forma spugnosa: l’osteosclerosi è strutturata o Osteoma osteoide: costituito da tessuto osteoide e tessuto osseo immatura, si localizza preferenzialmente a livello di metafisi e diafisi di femore, tibia ed omero, ma anche nella spugnosa delle ossa corte e nell’arco posteriore delle vertebre. La diagnosi si avvle di.: Informazioni generali • Tipico di 2°-3° decade • Anamnesi: o Reazione ai salicilati o Dolore notturno: esacerbato dall’alcol, regredisce con l’assunzione di ASA o Sede (vedi sopra) RX: • Nidus centrale radiotrasparente • Area circostante di osteosclerosi reattiva: o Localizzazione nella spugnosa: scarsa o Localizzazione nella compatta: intensa • Possibili calcificazioni all’interno del nidus TC: è la metodica d’elezione per evidenziare il nidus, sia quando localizzato in zone difficilmente accessibili (pelvi, rachide, piede) sia in presenza di una sclerosi esuberante che può mascherarlo o Osteoblastoma: costituito da osteoblasti producenti tessuto osteoide ed osso maturo, si differenzia dall’osteoma osteoide per l’aspetto AP e le maggiori dimensioni: Caratteristiche generali • Lesione tipicamente giovanile (15-20 anni) • Predilezione per ossa lunghe • Benignità biologica, ma aggressività locale durante lo sviluppo Radiologicamente presenta: • Negli stadi iniziali: aspetto di area osteolitica “a carta geografica”, spesso voluminosa, a delimitazione netta • Negli stadi più evoluti: per la più intensa attività osteoblastica, l’area osteolitica presenta nel suo contesto zone calcificate ed ossificate ed è circondata da un’osteosclerosi reattiva • Caratteristiche distintive: o Aspetto polilobulato (“a bolle di sapone”) o Presenza di calcificazioni puntiformi o Reazione periostale esuberante Scaricato da www.sunhope.it Osteocondroma (o esostosi osteocartilaginea o esostosi solitaria): trae origine da elementi della serie cartilaginea ed è costituito da cartilagine che maturando (ossificazione encondrale) diventa osso. Lo si osserva già in età infantile, soprattutto nella metafisi distale del femore e prossimale dell’omero. Radiologicamente assume il tipico aspetto di un’escrescenza ossea peduncolata o sessile, a struttura interna spugnosa, con un orletto periferico di compatta in diretta continuità con quello della metafisi dell’osso ospite o Condroma: trae origine da elementi della serie cartilaginea, è costituito da cartilagine ben differenziata e si localizza preferenzialmente nelle ossa tubulari della mano: RX • Forma centrale (encondroma): area osteolitica di tipo cistico ben delimitata e spesso con zone calcifiche nel suo contesto: l’osso è rigonfiato e la compatta assottigliata • Forma periferica (eccondroma): osteolisi “a scodella” TC: è la metodica di elezione per evidenziare le fini matrici di mineralizzazione localizzate nel contesto dell’encondroma e l’integrità della corticale RM: è in grado di dimostrare l’elevato contenuto di cartilagine ialina dell’encondroma (95%) Scintigrafia: accumulo aspecifico del radiofarmaco o Condroblastoma: trae origine da elementi della serie cartilaginea, è costituito da condroblasti e si localizza nelle epifisi fertili (lontano dal gomito e vicino al ginocchio). Radiologicamente appare come un’area di osteolisi eccentrica, ovalare, a delimitazione netta, contenente calcificazioni, talora accompagnate da reazione periostale e da tumefazione parostale o Fibroma condromixoide: trae origine da elementi della serie connettivale precartilaginea ed è costituito da cellule condroidi, mixoidi e fibrose. Si localizza nelle metafisi prossimali della tibia e del perone ed in quelle distali del femore. Radiologicamente si presenta come area osteolitica ovalare, eccentrica, espandente la compatta fino alla sua scomparsa, delimitata dalla spugnosa normale da un orletto sclerotico o Fibroma istiocitico: trae origine da istiofibroblasti, è costituito da tessuto fibroso compatto con scarse cellule giganti e si localizza “vicino al ginocchio”. Radiologicamente induce un’area osteolitica superficiale, delimitata da un orletto sclerotico, che espande la compatta. Regredisce spontaneamente prima dei 30 anni ed è asintomatico o Tumore a cellule giganti od osteoclastoma: trae origine da istiofibroblasti midollari, è altamente vascolarizzato e costituito da un tappeto di cellule mononucleate nel contesto del quale sono uniformemente distribuite cellule giganti plurinucleate. Ha aggresività locale e va incontro a degenerazione sarcomatosa. Si localizza “vicino al ginocchio”. Radiologicamente induce un’area osteolitica ovalare, eccentrica, a margini non perfettamente definiti, con orletto sclerotico e periostosi scarsi Tumori maligni o Osteosarcoma (o sarcoma osteogenetico): trae origine da uno degli elementi della serie cambiale (osteoblasto, condroblasto, fibroblasto) e si localizza nel tratto metafisario o metafiso-diafisario “vicino al ginocchio”: Forme osteogenetiche • Osteolitica pura (la più rara) • Addensante pura • Mista (la più frequente): si osserva l’associazione di lesioni osteosclerotiche a margini irregolari e di lesioni osteolitiche confluenti Varietà o • 28 Scaricato da www.sunhope.it o 29 • Classica • Periostale • A piccole cellule • Multifocale • Di superficie • Teleangectasica • A basso grado di malignità • Secondaria Classificazione per sede: • A: trabecolare • B: con lesione corticale • C: con reazione periostale Altri aspetti RX • Facile invasione del canale midollare • Ostacolo della cartilagine di accrescimento alla diffusione all’epifisi • Compatta rapidamente distrutta con conseguente invasione delle parti molli parostali • Comparsa di tipiche travate calcifiche lineari “a peli di spazzola” o “a raggi di sole” • Periostosi “a bulbo di cipolla”: è più intensa agli estremi prossimali e distali della massa tumorale, ove compare una spicula triangolare (triangolo di Codman) Iter diagnostico • RX • TC: consente di individuare piccole aree osteolitiche della compatta ed alterazioni della trabecolatura spugnosa, ma soprattutto di dimostrare fini calcificazioni tumorali • RM: è molto accurata nella valutazione del grado di estensione del tumore nel canale midollare e, nelle parti molli parostali, della presenza di piccole metastasi ossee a distanza dalla lesione primitiva • Scintigrafia ossea: è molto sensibile • Angiografia: può esser d’ausilio in procedure interventistiche (chemioembolizzazione) Condrosarcoma: trae origine da cellule cartilaginee (talora a seguito di trasformazione maligna di osteocondroma o encondroma) e si localizza in bacino, coste, femore ed omero Forme • Centrale: area osteolitica ovalare con: o Calcificazioni diffuse o Compatta erosa in più punti o Osso rigonfiato o Reazione periostale modesta o Invasione delle parti molle nelle fasi avanzate • Periferica: tumefazione delle parti molli irregolare, con grossolane caratteristiche calcificazioni nel suo contesto Diagnosi • RX • TC e RM: per stadiazione Scaricato da www.sunhope.it o o o Istiocitoma fibroso maligno: trae origine da istiofibroblasti midollari e si localizza “vicino al ginocchio”. Radiologicamente induce un’area osteolitica a margini sfumati ed irregolari Sarcoma di Ewing: trae origine da cellule neuroendocrine e può interessare diafisi, metafisi, ossa piatte ed ossa corte; è tipico dell’età infantile: RX • Aree osteolitiche multiple a piccoli focolai non confluenti • Osso “cancellato (“osso fantasma”) nelle fasi finali • Osteosclerosi reattiva dovuta alla produzione di osso non tumorale • Reazione periostale “a bulbo di cipolla” con possibili triangoli di Codman • Invasione delle parti molli TC e RM: studio dell’estensione locale ed a distanza Mieloma multiplo: trae origine dai plasmociti midollari ed interessa soprattutto vertebre, coste, cranio e bacino; caratteristiche radiologiche sono: Aree osteolitiche multiple rotondeggianti di dimensioni variabili, a limiti netti ma non accompagnate da orletto osteosclerotico, con aspetto “a tarlatura” diffuso Compatta soffiata e distrutta Invasione delle parti molli Quadro, soprattutto nel rachide e nel bacino, similosteoporomalacico Metastasi ossee • Tipi o Osteolitiche Possibile aspetto osteolitico “soffiante”: l’area osteolitica, centrale od eccentrica, rigonfia l’osso ed assottiglia fortemente la corticale o Osteoblastiche o Miste • Sedi più frequenti o Colonna dorsolombare o Cranio o Coste o Bacino o Terzo prossimale femorale • Esami o Primari Scintigrafia ossea RX o Secondari TC RM 30 Scaricato da www.sunhope.it CAP. 2: APPARATO CARDIOVASCOLARE Par. I: Cuore Caratteristiche generali La diagnostica per immagini assume notevole rilevanza nella valutazione morfologica e funzionale delle patologie cardiache: • Tecniche tradizionali o RX torace: consente di valutare l’ombra cardiaca, i grossi vasi ed eventuali alterazioni polmonari associate o Ecocardiografia: consente lo studio della funzione ventricolare e delle valvole cardiache o Angiografia coronarica: rappresenta il gold standard per la valutazione delle arterie coronarie • Nuove metodiche non invasive o RMN: valuta funzione regionale e globale o SPECT: valuta la perfusione miocardica o PET: valuta il metabolismo miocardico e la perfusione o Angiografia coronarica mediante TC multistrato Buona parte di questo moderno imaging si avvale di indagini eseguite in condizioni di stress cardiocircolatorio attraverso esercizio fisico od agenti farmacologici (vasodilatatori od inotropi). Il principio sottostante tali test da sforzo è quello di evidenziare una anormale riserva di flusso od una risposta ischemica in pazienti con stenosi significative delle arterie coronariche. La risposta ischemica può esser identificata come un difetto di perfusione, un anormale ispessimento sistolico zonale, ipo-acinesie di parete od un anormale metabolismo di settore miocardico. La PET, in particolare, valuta allo stesso tempo i difetti di perfusione ed il metabolismo, fornendo preziose indicazioni allo studio della vitalità miocardica nella cardiopatia ischemica. Altre tecniche forniscono precise indicazioni sulla vitalità miocardica, quali l’ecocardiografia o la RMN con dobutamina, l’ecocardiografia con mdc, la scintigrafia miocardica e la RMN con delayed enhancement. Generalità sulle tecniche • RX torace: o Considerazioni tecniche: si utilizzano le due proiezioni convenzionali, PA e LL (dal lato sinistro del paziente) o Interpretazione: è difficoltosa per le molteplici informazioni in essa raccolte e per le numerose variabili intercorrenti: Dimensioni: in proiezione PA, il diametro del cuore è normalmente meno della metà del diametro trasverso del torace; se supera queste dimensioni, si tratta di un quadro di franca cardiomegalia (globale, dilatazione di una o più camere, presenza di versamento pericardico) Mediastino superiore: è occupato dall’aorta discendente: normalmente definita dall’arco al diaframma di sinistra, tende a dilatarsi ed ad assumere decorso tortuoso con l’età Arteria polmonare sinistra: sul radiogramma LL si dispone superiormente e posteriormente alla destra. Radice aortica ed aorta ascendente: in entrambe le proiezioni sono nascoste dall’arteria polmonare comune e dagli atri Camere cardiache:non è possibile definirle singolarmente, ma è necessario determinarne posizione e dimensione 31 Scaricato da www.sunhope.it • 32 In proiezione PA, il contorno destro del mediastino comprende: • Arco superiore destro: vena cava superiore ed aorta ascendente • Arco inferiore destro:atrio destro. Il ventricolo destro, invece, si sovrappone parzialmente al ventricolo sinistro A sinistra si rilevano: • Arco superiore sinistro: arco aortico • Arco medio sinistro: arteria polmonare sinistra, camera di efflusso del ventricolo destro • Arco inferiore sinistro: marcata convessità del profilo del ventricolo sinistro sino all’apice: a questo livello vi è anche una concavità, l’orecchietta dell’atrio sinistro. L’atrio sinistro non può esser distinto dal ventricolo sinistro disposto inferiormente Pericardio: non può esser riconosciuto, a meno che non sussistano condizioni patologiche (calcificazioni, versamento pericardico) Profili cardiaci: non sono nitidi a causa del movimento; solo in caso di acinesia (come per aneurisma ventricolare) i profili diventano nitidi Parenchima polmonare: varia in rapporto ad atti inspiratori, età, habitus corporeo ed eventuali processi patologici; lo scompenso cardiaco sinistro, ad esempio, riduce l’espansione polmonare. Inoltre, in pazienti con BPCO i polmoni appaiono più areati ed espansi con formazione di bolle ed enfisema Ili (arterie polmonari): congesti per ipertensione polmonare Valutazione anche di diaframma, pleura e strutture ossee (anche vertebrali) o Indicazioni In urgenza o come profilo d’ingresso in paziente con sintomatologia toracica per DD iniziale Quesiti pratici: posizionamento corretto di pacemaker, cannule endotracheali, etc. Ecocardiografia: comprende un insieme di applicazioni di US (ecotomografia bidimensionale, TMmode, tecniche Doppler, imaging armonico ed ecocardiografia con mdc) volte alla valutazione non invasiva morfologica e funzionale delle cavità cardiache. Quindi, tecniche utilizzate sono: o Ecotomografia transtoracica: rappresenta la tecnica di base e consente una valutazione in tempo reale delle sezioni del cuore, con riferimento ai piani fondamentali di scansione (apicale a quattro camere, asse lungo parasternale, asse corto a due camere) Monodimensionale: consente di rappresentare il movimento delle valvole e delle pareti cardiache Bidimensionale: • Sezioni del cuore o Apicale a 4 camere o Long-axis parasternale o Short-axis a 2 camere • Informazioni o Morfologiche: dimensioni delle camere cardiache, spessore delle pareti, aspetto delle valvole cardiache o Funzionali: cinetica delle pareti ventricolari e delle valvole, flussi transvalvolari, frazione di eiezione del ventricolo sinistro (equazione di Simpson) • Utilizzo o Ricerca di aree ischemiche: ipo-acinesie ed ispessimenti parietali o Cardiomiopatie Scaricato da www.sunhope.it • • 33 o Patologie valvolari o Patologie pericardiche o Cardiopatie congenite Test sotto sforzo o stress farmacologico (dobutamina o dipiridamolo): valutazione della vitalità miocardica, soprattutto nella cardiopatia ischemica Ecocardiografia transesofagea: consente una visione più diretta e dettagliata del cuore (soprattutto del ventricolo destro) e dei grossi vasi; indicazioni alla sua esecuzione sono: • Sospetto di endocardite, ma assenza di trombi all’ecocardiogramma transtoracico • Trombosi atriale (soprattutto prima di intervento di cardioversione) • Dissecazione aortica • Patologie del bulbo aortico • Forame ovale pervio • Difetto interatriale Ecografia intravascolare: con sonde miniaturizzate introdotte nelle arterie coronarie in corso di angiografia coronarica convenzionale, è una tecnica invasiva, che consente di valutare le caratteristiche di parete dei vasi, soprattutto dopo angioplastica (vedi anche sotto) o Tecniche Doppler: sono utili per la valutazione dei flussi intracavitari Angiografia convenzionale: l’introduzione di mdc iodato mediante cateterismo venoso od arterioso consente la valutazione delle cavità cardiache, dei grossi vasi e delle arterie coronariche: o Angiocardiografia: il mdc è iniettato nella vena cava superiore mediante accesso venoso dalla vena femorale destra (nella cardioangiografia il mdc è iniettato selettivamente nell’atrio destro). Questo studio, fondamentale nella valutazione delle cardiopatie congenite, consente di evidenziare: Cavità di destra: destrocardiogramma Circolo polmonare: angiopneumogramma Camere di sinistra: levocardiogramma Aorta: aortogramma o Aortografia: prevede il cateterismo arterioso transfemorale per lo studio della patologia dell’aorta toracica e dei tronchi sovraortici. Se il catetere venoso supera la valvola aortica, giungendo al ventricolo sinistro, si effettua una ventricolografia: questa viene solitamente eseguita durante la coronarografia o Angiografia coronarica o coronarografia: è il gold standard per la valutazione delle arterie coronarie e delle stenosi determinate dalla coronaropatia aterosclerotica. La coronarografia, comunque, è una tecnica biplanare e non consente la valutazione delle pareti vascolari. o Ecografia intravascolare: effettuata durante coronarografia, consente: Caratterizzazione tissutale delle pareti dei vasi: placche AS lipidiche, fibrose e calcifiche; rimodellamento vascolare Estensione dell’AS RM: come le tecniche successive, deve essere ECG-gated (-sincronizzata), fatto che consente di acquisire le immagini durante la telediastole, quando il cuore è fermo, per ridurre gli artefatti e migliorare la risoluzione o Principi tecnici Vantaggi • Multiplanarità Scaricato da www.sunhope.it • o o 34 Elevata risoluzione temporale (fondamentale per l’analisi dinamica del movimento cardiaco) • multiparametricità Piani di scansione (simili all’ecocardiografia) • Vista a due camere: secondo l’asse lungo del cuore, parallelamente al setto interventricolare • Vista a quattro camere: secondo l’asse lungo con scansione perpendicolare al setto • Vista trasversale delle cavità atriali e ventricolari: secondo l’asse corto Angio-RM: consente la valutazione dei grossi vasi e la visualizzazione delle arterie coronarie nei tratti prossimali. Tuttavia, risulta tecnicamente difficile a causa della ridotta dimensione e della tortuosità dei vasi e dei movimenti respiratori Piani di studio Studio morfologico Studio funzionale (sistole/diastole, valvole) Studio vascolare • Macrocircolo • Microcircolo Applicazioni cliniche: Studio morfologico (RM senza mdc) • Localizzazione del cuore o Acquisizione di immagini in sezioni trasversale, coronale, sagittale o Individuazione dell’asse cardiaco o Acquisizioni orientate (short axis, long axis a 4 camere): i diametri risultano perfettamente evidenziabili • Analisi dettagliata delle strutture interessate o Valutazione di volume e massa ventricolari, spessore parietale delle camere cardiache (soprattutto per cardiomiopatie), dinamica dei flussi intracavitari e la funzione contrattile (anche sotto stress farmacologico) o Caratterizzazione di neoplasie cardiache, masse paracardiache e trombi intracardiaci o Valutazione pre- e post-chirurgica Studio della cinetica • Metodica di studio o Imaging iltrafast (in 10-15 secondi: tempo di apnea espiratoria) o Numerosi acquisizioni, sincrone alle fasi del ciclo, orientate secondo i diversi assi • Applicazioni: ottima valutazione di diametri cavitari e spessori parietali o Calcolo del volume cavitario (accuratissimo) + calcolo frazione d’eiezione o Calcolo della massa ventricolare (bordo pericardico ed endocardico) o Calcolo dello spessore miocardico con rappresentazione della variazione in corso di sistole-diastole: individua con precisione Discinesie: si ricorda che il ventricolo sinistro è diviso in 17 settori e la RM individua esattamente la sede di discinesia Scaricato da www.sunhope.it 35 Aneurismi Fibrosi post-infartuale Studio delle patologie valvolari: analisi flussimetriche acquisite in contrasto di fase: algoritmi complessi ricostruiscono dinamiche di flusso con misurazione accurate: • Fase E (early): riempimento ventricolare • Fase A (atrial): sistole atriale • Fase S: sistole ventricolare • Fase L (late): telesistole Studio della perfusione miocardica mediante iniezione di mdc paramagnetico • Acquisizioni: sono 4 per ogni ciclo cardiaco o 3 in short axis a livello di base, medio ed apice o 1 in long axis a 4 camere (per l’apice) • Metodiche di studio o A riposo o Dopo stress farmacologico con inotropi • Livelli di studio o Entità di perfusione: il mdc è assunto in relazione alla perfusione miocardica ed eliminato con meccanismi attivi (richiede dunque vitalità) Cellule • Sane: eliminazione rapida del mdc • Ischemiche: eliminazione lenta Perfusione • Miocardio sano: captazione normale del mdc • Miocardico non vitale (ischemico od infartuato): ipocaptazione del mdc o Vitalità (wash out) Miocardio ischemico • Stordito (stunned): si ha un deficit acuto di ossigeno, ma un supporto parziale da collaterali; il miocardio è comunque non contrattile o Funzione depressa o Perfusione conservata o Metabolismo conservato • Ibernato: si ha una riduzione del metabolismo per ipoperfusione cronica; il miocardio non è contrattile o Funzione depressa o Perfusione diminuita o Metabolismo ridotto • Necrotico (infartuato): si ha un deficit di ossgigeno non sorretto da collaterali; non si ha né la contrazione né il metabolismo basale, con conseguente morte cellulare o Funzione depressa o Perfusione diminuita o Metabolismo ridotto Scaricato da www.sunhope.it 36 Come valutare la vitalità: il delayed enhancement rappresenta la presenza tardiva di mdc nel miocardio ischemico • < 10 minuti o Miocardio sano (1-2 minuti) o Miocardio ischemico con possibilità di recupero (stordito o ibernato) • > 10 minuti o Miocardio necrotico senza possibilità di recupero Quadro: se si incrociano i dati con quelli di cinesi parietale si avrà una zona ischemica con • Area acinetica con wash-out > 10’: necrosi • Area ipo-acinetica con wash-out < 10’: ischemia reversibile o Contrattilità • Ricostruzione delle acquisizioni o Sequenze cinematografiche panoramiche (ottima visione d’insieme) o Costruzione di curve oggettive e riproducibili di intensità legata al mdc (analisi semi-quantitativa) • Utilità dello studio o CAD cronica e SCA-NSTEMI Valutazione prima delle procedure di rivascolarizzazione • Zone ischemiche sotto stress che beneficiano di terapia • Zone necrotiche che non ne risentono Valutazione di ischemia • Subendocardica • Transmurale o SCA-STEMI e SCA-NSTEMI Differenziazione di aree necrotiche ed aree ischemiche: stratificazione precoce Differenziazione di infarto transmurale e subendocardico o Evoluzione post-IMA I settimana: edema intramiocardico II settimana: cicatrizzazione e formazione di circoli collaterali III settimana: graduale ripresa dell’attività o Complicanze chirurgiche Infarto transmurale: diminuzione dell’elasticità con dilatazione, aneurisma ventricolare e possibile rottura Infarto subendocardico: alterazioni della trasmissione dell’impulso (aritmie) Valutazione della cardiopatie congenite: vantaggi sono: • Visione tridimensionale anatomica • Contemporanea valutazione funzionale • Minor dipendenza della tecnica dall’operatore rispetto all’ecografia Scaricato da www.sunhope.it • • 37 • Follow-up: indagine ripetibile, riproducibile e non invasiva • NB: i pazienti pediatrici, tuttavia, necessitano di anestesia o sedazione TC: numerose e recenti sono le applicazioni della TC in ambito cardiaco, specialmente dopo l’introduzione della TC multistrato (TCMS), dotata di elevata risoluzione spaziale e temporale. La principale applicazione è la quantificazione del calcio coronarico (calcium score). La TC del cuore può essere effettuata con: o Tecnica diretta: è orientata alla visualizzazione delle strutture calcifiche (calcificazioni pericardiche, valvolari e coronariche), da correlare soprattutto ad AS o Tecnica angiografica: le acquisizioni angiografiche con mdc iodato sono volte allo studio delle camere cardiache, delle valvole, dei grossi vasi (aneurismi e dissezioni dell’aorta toracica, endoleak periprotesici, embolia polmonare), delle arterie coronarie (AS coronarica), delle vene cardiache e delle vene polmonari o Coronaro-TC: è caratterizzata da un dose aumentata ed è indicata in pazienti con: Controindicazioni alla RM Bassa probabilità pre-test di stenosi significativa o NB: la TCMS permette anche uno studio dettagliato della funzione ventricolare sinistra ed il calcolo della frazione di eiezione o NB: “triple rule out” Sindrome coronarica acuta Dissecazione aortica Tromboembolia polmonare Tecniche di MN: il loro utilizzo si basa sull’identificazione delle conseguenze funzionali delle stenosi coronariche: o SPECT (con 99mTc-Sesta-MIBI o Tc-Tetrafosmina): indagine di MN più eseguita in cardiologia, si esegue mediante sincronizzazione con ECG, consentendo una contemporanea valutazione della perfusione miocardica e della funzione ventricolare sinistra. Ricerca l’ischemia miocardica attraverso l’induzione di anomalie della perfusione miocardica o della funzione contrattile del ventricolo sinistro con uno stress test fisico o farmacologico (“cascata ischemica”): manifestazioni iniziali della cascata ischemica sono anomalie della perfusione miocardica, manifestazioni successive sono anomalie delle funzione diastolica e poi anche sistolica del ventricolo sinistro. Alterazioni elettriche e dolore anginoso sono manifestazioni ancora più tardive. In sostanza, la gated-SPECT è la tecnica d’imaging non invasiva maggiormente utilizzata per la stratificazione del rischio della cardiopatia ischemica, grazie alla valutazione di importanti fattori prognostici quali estensione del tessuto miocardico necrotico, estensione e severità dell’ischemia inducibile e la misurazione della funzione e dei volumi del ventricolo sinistro. La frazione d’eiezione post-stress è il miglior indice predittivo di morte cardiaca, mentre l’estensione dei difetti di perfusione è il più potente indice predittivo di infarto miocardico non fatale o PET: consente lo studio della perfusione e del metabolismo miocardici Vantaggi rispetto alla SPECT • Utilizzo sistematico della correzione per l’attuazione • Capacità di ottenere quantificazioni assolute della perfusione Utilizzo: con N13H3; Rb o H2O15, è la tecnica ideale per la valutazione della fisiologia cardiaca, in quanto possiede un’elevata risoluzione spaziale e temporale ed un’eccellente sensibilità ed accuratezza diagnostica. Inoltre, la PET è l’unica tecnica che consente la quantificazione del flusso coronarico in condizioni di riposo e della riserva coronarica durante ischemia: essa può, quindi, esser utilizzata per Scaricato da www.sunhope.it misurare l’AS precoce, consentendo di individuare pazienti con rischio elevato di danno coronarico. Peraltro, la valutazione della riserva coronarica con la PET è in grado di identificare quelle aree di miocardio a rischio, che possono non esser diagnosticate alla SPECT. La PET con 18FDG consente, poi, di caratterizzare il miocardio necrotico e quello non funzionale ma vitale: infatti, questo tracciante rimane intrappolato all’interno delle cellule e consente una valida visualizzazione dell’attività metabolica del miocardio Cardiopatia ischemica • Ischemia miocardica inducibile: l’ischemia, come detto, può esser indotta da stress ergometrico o farmacologico o Ecocardiografia (dobutamina): consente di definire le alterazioni della cinetica parietale o Scintigrafia (dobutamina, adenosina, dipiridamolo): è in grado di identificare le aree di miocardio ipoperfuso (difetti di perfusione reversibili a riposo) con ridotta riserva coronarica o RM: consente di evidenziare discinesie contrattili e deficit di perfusione delle pareti del ventricolo sinistro o Angiografia coronarica convenzionale: valuta il grado di severità di una stenosi coronarica: una stenosi è considerata emodinamicamente significativa se interessa il 50% della sezione del tronco comune sinistro od il 70% di una delle coronarie principali. La coronarografia, dunque, indirizza verso il trattamento più idoneo o Angiografia coronarica mediante TCMS: è utile in caso di probabilità intermedia di malattia AS coronarica • Infarto miocardico acuto (IMA): o RX AP: per conoscere il grado di congestione polmonare o Ecocardiografia: per identificare le ipo-acinesie di parete e le complicanze dell’infarto, quali la rottura del setto o della parete libera, l’insufficienza mitralica secondaria alla rottura dei muscoli papillari, la presenza di trombi endocavitari, aneurismi ventricolari e versamenti pericardici o TCMS: consente la valutazione precisa di aneurismi e trombi endocavitari o Scintigrafia: assume particolare rilievo quando si intendano valutare l’estensione dell’area necrotica o, nel follow-up, l’eventuale presenza di aree miocardiche ibernate (scintigrafia con dipiridamolo) o RM con Gd: è in grado di identificare anche piccole aree di infarto miocardico. Il Gd è un mdc extracellulare: pertanto, si accumula tardivamente, dopo 10-15 minuti (delayed enhancement) nelle aree infartuate (iperintense) che presentano un maggior comparto extracellulare a causa della rottura delle giunzioni intercellulari o Coronarografia selettiva: risulta indispensabile per valutare la possibilità di ricanalizzazione • Vitalità miocardica: o PET: metodica d’elezione, valuta perfusione ed attività metabolica o Ecocardiografia con dobutamina: rileva lo spessore delle pareti ventricolari e la cinetica parietale, per discriminare in condizioni di riposo e di stress le aree vitali con riserva contrattile da quelle non vitali o con ischemia residua o Scintigrafia con Tl o Tc: rappresenta una valida alternativa alla PET. Si ricorda che regioni normalmente perfuse a riposo con difetto di perfusione indotto da stress sono definite vitali con difetto di perfusione a ridotta riserva coronarica. Le regioni con difetto di perfusione irreversibile, ovvero senza variazioni tra condizioni di riposo e stress, rappresentano aree di infarto non vitale. Dunque, miocardio vitale e necrotico coesistono nel caso in cui la 38 Scaricato da www.sunhope.it • ridistribuzione del Tl o la reversibilità del Tc siano parziali. Inoltre, il miocardio possiede due meccanismi di protezione dall’ischemia: Stunning: un miocardio stunned è più comunemente osservato dopo un periodo di ischemia transitoria seguita da riperfusione (funzione depressa a riposo, perfusione preservata) Ibernazione: un miocardio ibernato si riferisce, invece, ad una risposta adattiva del miocardio ad una prolungata ipoperfusione a riposo (depresse funzione e perfusione) o RM eseguita durante infusione di dobutamina: valuta le alterazioni di parete e dello stato di perfusione regionale o RM con delayed enhancement: non necessita dell’induzione di stress e fornisce informazioni tessutali dirette sull’estensione del tessuto infartuato Rivascolarizzazione: o Coronarografia selettiva: è indispensabile nel follow-up di angioplastiche coronariche, introduzione di stent o di by-pass aorto-coronarici o TCMS Diagnosi di alcune patologie cardiache • Cardiopatie congenite: o Tipi Malformazioni congenite del cuore: stenosi valvolare aortica e/o polmonare, comunicazione interventricolare e/o interatriale, anomalie di origine e decorso delle arterie coronarie Malformazioni congenite dei grossi vasi: coartazione aortica, trasposizione dei grossi vasi, dotto arterioso pervio Quadri malformativi complessi: tetralogia di Fallot, anomalia di Ebstein Anomalie di rotazione: destrocardia o Approccio diagnostico RX torace: momento di ausilio diagnostico iniziale, consente spesso il corretto riconoscimento del tipo di malformazione Ecocardiografia: è la metodica di prima linea, grazie al non utilizzo di radiazioni ionizzanti RM: consente uno studio più preciso nelle patologie congenite scoperte in età adulta, nel quale è più difficile reperire un’adeguata finestra acustica, ed ha il vantaggio ulteriore di fornire indicazioni funzionali TC: ha lo svantaggio dell’utilizzo di radiazioni ionizzanti e della somministrazione di mdc; consente, comunque, un’analisi morfologica ad elevata risoluzione Angiografia: è utile in situazioni più complesse • Valvulopatie: o Ecocardiografia: evidenzia la dilatazione delle camere ed il loro spessore parietale, l’ispessimento o la fusione dei lembi valvolari: tramite color-Doppler analizza anche pressioni polmonari, velocità di flusso e gradienti pressori transvalvolari o RM: consente di valutare dimensioni delle camere cardiache, volumi ventricolari, frazione di rigurgito, turbolenze di flusso ed eventuali formazioni trombotiche atriali o TC: utile nella valutazione di eventuali calcificazioni o Cateterismo cardiaco: viene eseguito per confermare i dati non invasivi o per accertare l’eventuale presenza di patologia coronarica, soprattutto qualora la patologia valvolare presenti indicazione alla correzione chirurgica 39 Scaricato da www.sunhope.it • • • Cardiomiopatie o Tipi: sono malattie idiopatiche che si accompagnano a disfunzione ventricolare e possono essere: Dilatativa: difetto della pompa sistolica Ipertrofica: difetto della compliance diastolica Restrittiva: alterata distensibilità del ventricolo Displasia aritmogena del ventricolo destro: trasformazione parziale o totale del ventricolo destro in tessuto fibrolipomatoso o Approccio diagnostico Ecocardiografia: valuta dimensione e spessore delle cavità cardiache RM: è più accurata nelle valutazioni funzionali (specie nella displasia aritmogena del ventricolo destro) TC: utilizzata praticamente solo in casi di controindicazioni alla RM Pericarditi: o RX: fornisce indicazioni utili nella diagnosi di: Pericarditi acute essudative: • Configurazione a fiasca • Slargamento del peduncolo vasale • Difficoltà nella delimitazione degli archi cardiaci Pericarditi croniche costrittive • Calcificazioni • Morfologia cardiaca immutata nel passaggio dalla posizione eretta al decubito supino o Ecocardiografia: ha un’eccellente sensibilità nella valutazione dei versamenti pericardici anche di piccole dimensioni e rappresenta, dunque, la tecnica d’elezione per lo studio del pericardio. Dà informazioni anche su ispessimenti e calcificazioni o TC: identifica ispessimenti parietali, calcificazioni e versamenti. L’angolo cardio-frenico destro è la sede di riscontro delle cisti pericardiche, occasionalmente calcifiche Neoplasie o Ecocardiografia transtoracica o transesofagea: indagine di primo livello o TC e RM: di secondo livello, danno informazioni circa la natura delle lesioni Par. II: Arterie Tecniche diagnostiche • Ecografia: lo studio ecografico delle arterie prevede l’impiego della tecnica B-mode, che consente la valutazione delle pareti e del calibro, integrata dall’Eco-Doppler e dall’Eco-Color-Doppler. Quest’ultima tecnica consiste nel campionamento del segnale Doppler indotto dai globuli rossi in movimento all’interno di un box giustapposto all’immagine B-mode: il flusso viene codificato in una scala cromatica che ne rappresenta la direzione (rosso: flusso in avvicinamento; blu: flusso in allontanamento) e la velocità. Si può utilizzare anche un’ecografia con mdc, che consente una migliore visualizzazione della morfologia del lume vascolare (soprattutto per aneurismi dell’aorta addominale ed arteriti). • Angio-TC: è la metodica di imaging più utilizzata come indagine di secondo livello nello studio dell’aorta e dei suoi rami, del circolo intracranico e delle arterie periferiche; trova larga applicazione anche in urgenza 40 Scaricato da www.sunhope.it • • • • RM: o o o “Black-blood” imagimg “Phase-contrast” imaging Angio-RM “Time of flight” Con mdc: la più utilizzata, prevede l’acquisizione di sequenze 3D dopo somministrazione di mdc. Viene eseguita preliminarmente una sequenza basale, poi sottratta dalla sequenza contrastografica al fine di eliminare il segnale dai tessuti stazionari • Vantaggi o Maggior risoluzione spaziale o Riduzione dei tempi di acquisizione dell’immagine o Minori artefatti o Mdc meno nefrotossici ed assenza di radiazioni ionizzanti rispetto all’angio-TC • Indicazioni: è una metodica di secondo livello per lo studio delle arterie; le sole sequenze angio-RM producono immagini esclusivamente “luminografiche” dei vasi arteriosi e non forniscono informazioni sulle loro pareti Angiografia digitale sottrattiva (DSA): la tecnica digitale sottrattiva consiste nella sottrazione di un’immagine pre-contrastografica (maschera) dalle immagini acquisite durante l’iniezione di mdc, in modo da cancellare segmenti ossei e tessuti molli e valorizzare la visualizzazione dei vasi opacizzati. Oggi, comunque, è nella maggior parte dei casi riservata a procedure interventistiche: riguardo lo diagnosi, metodiche non invasive quali angio-TC ed angio-RM sono, generalmente, sufficienti. Inoltre, la DSA fornisce immagini luminografiche (quindi non dà informazioni sulle pareti) e bidimensionali, necessitando dunque di proiezioni multiple per lo studio di lesioni che non interessano in modo concentrico il lume vascolare; tuttavia, macchina più moderne danno informazioni tridimensionali Ecografia intravascolare: metodica invasiva, prevede l’introduzione di un catetere contenente una sonda ecografica nel vaso di interesse, così da ottenere immagini ad elevata risoluzione della parete ed, in particolare, delle placche AS Tomografia a coerenza ottica: nuova tecnica di imaging vascolare invasivo, si basa sull’utilizzo di un fascio di luce e sulla riflessione della stessa da parte della parete vascolare. Necessita del cateterismo del vaso di interesse e produce immagini con risoluzione spaziale più elevata rispetto alla precedente. Attualmente, ha impiego sperimentale a livello coronarico Malattie delle arterie • Aneurismi: l’aneurisma è la dilatazione permanente di un’arteria pari ad 1,5 volte il diametro del vaso a monte ed a valle: o Tipi AP Veri: le 3 tonache vascolari sono continue • Fusiformi: il processo interessa tutta la parete del vaso • Sacciformi: si sviluppa in una parte limitata della circonferenza Falsi: presentano un’interruzione della parete vasale o Eziologia AS: la più frequente Congenita Traumatica 41 Scaricato da www.sunhope.it Infiammatoria Approccio diagnostico Ecografia: metodica di prima istanza nel sospetto di aneurisma, ne consente anche un riscontro occasionale: • Studio B-mode: evidenzia la dilatazione del vaso e l’eventuale trombo parietale (a struttura omogenea o disomogenea in caso di fissurazione) • Eco-Color-Doppler (ECD): consente la caratterizzazione del flusso tipico dell’aneurisma. La codifica in colore fa assumere al lume residuo dell’aneurisma un aspetto “a bandiera coreana”, in relazione alla presenza nella sacca di un flusso vorticoso, contemporaneamente in avvicinamento ed in allungamento Angio-TC: esame di secondo istanza, ma di scelta in urgenza, consente l’analisi accurata della sede, della morfologia e delle dimensioni della sacca, del suo colletto, dei vasi afferenti ed efferenti. Lo studio dell’aneurisma richiede una scansione in fase arteriosa (angio-TC), preceduta da una scansione basale senza mdc per la valutazione della parete e del trombo parietale e per la ricerca del cosiddetto “crescent sign”: si tratta di un’iperdensità di forma semilunare a livello della parete dell’aneurisma o del trombo, espressione dell’iniziale penetrazione di sangue nella parete o nel trombo e segno imminente di rottura. Altri segni di rottura sono ematoma perivasale e stravaso extra-luminale Magnetic Proton Recoil (MPR) neutron spectrometer: è utile per misurazioni dei diametri delle arterie Angio-RM con mdc: può essere un’alternativa all’angio-TC in pazienti giovani o con compromessa funzionalità renale Malattia dissecante: la dissezione consiste nello scollamento dell’intima dalla tonaca media conseguente ad una lacerazione intimale, attraverso la quale penetra sangue; il flap intimale scollato determina la suddivisione del lume vascolare in vero e falso lume. Nel tempo il falso lume può dilatarsi, determinando la formazione di un aneurisma dissecante o Tipi più frequenti Dissecazione dell’aorta toracica: tipi di Stanford: • A: il flap coinvolge l’aorta ascendente • B: non la coinvolge Ematoma intramurale: emorragia spontanea dei vasa vasorum della tonaca media Ulcera penetrante: ulcerazione di una placca ateromasica con erosione della lamina elastica interna, penetrazione di sangue nella media ed estroflessione della parete vascolare indebolita o Approccio diagnostico Ecografia (anche transesofagea, soprattutto per dissecazioni dell’aorta toracica) • B-mode: visualizzazione del flap di dissezione • ECD: ricerca del flusso ematico nel vero e nel falso lume Angio-TC ed angio-RM con mdc: sono considerate metodiche di scelta per lo studio del flap di dissezione, del vero e del falso lume, nonché del coinvolgimento dei rami collaterali e dell’eventuale ischemia degli organi irrorati da questi ultimi • Angio-TC o Studio preliminare senza mdc: può dimostrare la medializzazione delle calcificazioni intimali e l’ematoma intramurale (ispessimento iperdenso, semilunare o circonferenziale della parete aortica) o • 42 Scaricato da www.sunhope.it Fase arteriosa: dimostra il flap intimale e l’opacizzazione del vero e del falso lume. Il vero lume può esser distinto dal falso individuandone la continuità con una porzione di vaso non dissecata, oppure valutandone la morfologia: il lume vero, infatti, ha solitamente dimensioni minori del lume falso, il quale, inoltre, presenta angoli di raccordo acuti tra flap di dissezione e parete aortica (“break sign”) • Angio-RM: dispone, per la distinzione tra vero e falso lume, anche di reperti legati al flusso Malattia steno-occlusiva: o Ecografia ECD: metodica di primo livello, fornisce, oltre ad informazioni morfologiche, anche informazioni flussimetriche • Tipi di placche o Calcifiche o Fibro-lipidiche • Segni considerati o Diretti: a livello delle lesioni o Indiretti: a monte ed a valle delle lesioni • Analisi del rapporto tra velocità di picco sistolico a livello della stenosi ed a monte della stesa: si definisce una stenosi emodinamicamente significativa quando il rapporto è maggiore di 2. • Flusso post-stenotico “tardus-parvus” (a valle) B-mode: analizza la parete vascolare, evidenziando l’ispessimento dell’intima e le placche AS o Angio-TC: insieme all’angio-RM è utilizzata come metodica di secondo livello ed ha sostituito la DSA con finalità diagnostiche in pressoché tutti i distretti Grading della stenosi tramite analisi del diametro del lume vascolare opacizzato Effetto “blooming” delle estese calcificazioni nei vasi piccoli: inficiano la visualizzazione del lume o determinano una sovrastima delle lesioni stenotiche o Angio-RM con mdc: può esser utilizzata come alternativa all’angio-TC. Ha il vantaggio della mancata visualizzazione delle calcificazione, che consente di valutare con maggior accuratezza la pervietà dei vasi di piccolo calibro diffusamente calcifici o NB: angio-TC ed angio-RM sono state proposte, negli ultimi anni, come alternativa all’ecografia intravasale per la caratterizzazione della placca AS, al fine di identificare le placche instabili o vulnerabili ad elevato contenuto lipidico Malformazioni vascolari: sono più frequenti a livello del circolo intracranico, polmonare e periferico o ECD: indagine di prima istanza, consente l’analisi del tipo di flusso (arterioso o venoso) e della sua velocità o RM: metodica di secondo livello più utilizzata, oltre allo studio morfologico delle lesioni e dei loro rapporti con le strutture adiacenti, può distinguere le malformazioni venose a basso flusso (iperintense in T-2) da quelle AV (prive di segnale in tutte le sequenze) o DSA: risulta spesso necessaria per la complessità morfologica delle malformazioni (soprattutto MAV) Lesioni traumatiche o Tipi Spasmo: lesione reversibile, si manifesta con stenosi concentriche, spesso multiple o • • • 43 Scaricato da www.sunhope.it • Contusione con ematoma parietale: determina l’occlusione del vaso e l’ischemia del territorio corrispondente Dissecazione: come sopra Pseudoaneurisma: si evidenzia con una raccolta di mdc perivascolare, tamponata dai tessuti circostanti Lacerazione: si osserva il sanguinamento attivo, caratterizzato da un irregolare stravaso di mdc con perdita della continuità del vaso Fistola AV o Approccio diagnostico Ecografia: trova indicazione soltanto nelle lesioni vascolari degli arti; in particolare, nella fistola AV, l’ECD evidenzia un flusso tipico a basse resistenze con brusca accelerazione a livello della fistola ed un flusso arterializzato in corrispondenza della vena efferente Angio-TC: metodica di scelta in caso di sospetto interessamento aorto-iliaco o dei vasi viscerali ed in tutti i pazienti politraumatizzati. Dovrebbe esser preceduto da una scansione pre-contrastografica per la ricerca di ematomi e versamenti ematici (iperdensi); la fase arteriosa deve esser seguita da una fase venosa e/o tardiva allo scopo di evidenziare l’eventuale sanguinamento di vasi di piccolissimo calibro, lento soprattutto nei pazienti in shock ipovolemico Controllo dei trattamenti o ECD: metodica di scelta per il follow-up post-interventi a livello delle arterie periferiche, specie degli arti inferiori o Angio-TC ed angio-RM: soprattutto per la valutazione del distretto aorto-iliaco NB: attenzione, nella RM, ad eventuale materiale metallico o NB: nel follow-up degli stent ricoperti, utilizzati nel trattamento di aneurismi e lesioni traumatiche, oltre alla valutazione della pervietà, è necessario ricercare l’eventuale presenza di flusso ematico residuo all’interno del device (endoleak), indicativo di persistente perfusione della sacca aneurismatica o pseudoaneurismatica Tipi di endoleak • I: deriva da estremità dello stent non aderenti alle pareti vasali • II: da rami collaterali pervi • III: da rottura del materiale protesico Ricerca dell’endoleak • ECD • Dimostrazione della presenza del mdc periprotesico mediante EG, angio-TC od angio-RM Par. III: Vene Arto superiore • Sistemi venosi o Vene profonde: satelliti delle rispettive arterie o Vene superficiali: decorrono nel sottocute • Ecografia: metodica di scelta per le vene dell’arto superiore, mostra, in condizioni normali, le vene come strutture anecogene, delimitate da una parete sottile e comprimibile. o Valvole venose: si riescono a valutare nel loro movimento ed appaiono come strutture iperdense o ECD: valuta il flusso 44 Scaricato da www.sunhope.it • • Trombosi venosa: patologia più frequente del sistema venoso o Cause Intrinseche: presenza di cateteri endoluminali Estrinseche: di natura compressiva, come per lesioni espansive, specie per compressione dei linfonodi o nella sindrome dello stretto toracico (compressione di distretto vascolare e nervoso) o Fisiopatologia: si apprezza un incremento della pressione venosa a monte della vena stessa e, specie se l’evento è acuto, si presentano edema dolente ed arrossamento cutaneo o Ecografia: valuta la presenza di un contenuto endoluminale con variabile ecogenicità, in base anche all’età del trombo, della non comprimibilità delle pareti associata ad un aumento del calibro del vaso ed all’assenza del segnale di flusso al color-Doppler ed al Doppler pulsato. È possibile schematizzare la datazione del trombo in 4 fasi evolutive: I fase (1-8 giorni): trombo diffusamente iperecogeno II fase (9-14 giorni): trombo anecogeno per la modificazione strutturale delle emazie del trombo; la vena è dilatata ed incomprimibile, priva di flusso III fase (dopo il 14 giorno): trombo iperecogeno, con aree scure alternate ad aree biancastre; in questa fase possono apprezzarsi canali vascolari comunicanti con la parete del vaso nel contesto del trombo (primo segno di ricanalizzazione) IV: lume del vaso anecogeno, diminuito di calibro; le pareti sono fibrotiche, ispessite e poco comprimibili. Possono, comunque, osservarsi residui ipoecogeni dovuti ad eventuali residui trombotici o Angiografia: ha ruolo terapeutico, permettendo, tramite l’utilizzo di cateteri a palloncino e stent metallici, il ripristino della regolare pervietà del vaso Fistole AV per emodialisi: permettono il trattamento emodialitico; sono confezionate chirurgicamente a livello dell’avambraccio, in particolare a livello della tabacchiera anatomica o della fossetta antecubitale. o ECD: metodica di prima istanza per il controllo della fistola o Angiografia: di seconda istanza, per casi più complessi o Flebografia: Vantaggi • Visualizzazione panoramica dell’intera fistola • Valutazione, previo arresto del flusso mediante gonfiaggio di apposito bracciale, anche del versante arterioso della FAV Utilizzo terapeutico: per lesioni ostruttive o trombotiche Arto inferiore • Ecografia: metodica di primo livello per lo studio del sistema venoso profondo degli arti inferiori, ne consente una valutazione morfologica e funzionale non invasiva • Varici o Tipologie Primitive Secondarie: sindrome post-flebitica, FAV, compressioni venose pelviche, angiodisplasie o Causa: quella più frequente è l’incontinenza della vena grande safena. Ne consegue un reflusso, per valutare il quale occorre eseguire delle manovre come la compressione a monte od a valle o la manovra di Valsalva, al fine di visualizzare con l’ECD la sede e l’entità del reflusso stesso o ECD 45 Scaricato da www.sunhope.it • Metodo • Posizione supina: per lo studio delle vene della coscia • Posizione ortostatica od a paziente seduto: per lo studio dell’asse venoso femoro-popliteo Tecnica d’esame: consiste nel valutare, seguendone il decorso ed applicando una leggera pressione con la sonda stessa, gli assi venosi della gamba. In condizioni normali la parete della vena collabisce, mentre la presenza di un trombo determina incomprimibilità del vaso Altri criteri ECD • Aumento di dimensioni del vaso • Assenza di flusso • Non fasicità del flusso con gli atti respiratori Trmboflebite venosa profonda (TVP) ed embolia polmonare (EP): o TC: ha sostituito la scintigrafia polmonare associata ad ECD degli arti inferiori. Consente, durante lo stesso esame, lo studio sia dell’eventuale presenza di trombi nei rami principali, segmentari e subsegmentari dell’arteria polmonare, sia della presenza di TVP a livello degli arti inferiori. TC dell’EP: eseguita mediante utilizzo di mdc, documenta l’embolo nel circolo arterioso polmonare come un’immagine ipodensa, con possibile aspetto “a binario” dovuto alla presenza di emboli fluttuanti nel lume del vaso TC della TVP: si pone come indagine di secondo livello, specie quando la trombosi si estende in sede sovrainguinale o l’esplorazione ecografica risulta difficoltosa o Radiologia interventistica: svolge un ruolo importante nel trattamento dell’EP causata da TVP, grazie al posizionamento di filtri cavali che, utilizzati in associazione alla terapia fibrinolitica, hanno la funzione di intrappolare fra le loro maglie gli eventuali emboli trombotici provenienti dal circolo venoso profondo. Si ricorda che i filtri cavali possono essere: Definitivi: non più recuperabili Temporanei: removibili Vena cava • Studio della vena cava superiore o TC: è importante nello studio della sindrome della vena cava superiore, consentendi du valutare l’entità del restringimento o dell’ostruzione e le strutture toraciche adiacenti. È importante anche nello studio della trombosi cavale, le cui caratteristiche sono: Ingrandimento del lume Ipodensità centrale (trombo) Presenza dei circoli collaterali ipertrofici: vene azygos, vene vertebrali, vene mammarie interne, vene toraciche laterali e posteriori o Ecografia (vedi dopo) o Flebografia: ha maggior valenza terapeutica; è, infatti, possibile trattare con tecnica endovascolare le ostruzioni neoplastiche mediante il posizionamento di stent metallici e l’eventuale trombosi con terapia fibrinolitica transcatetere • Studio della vena cava inferiore o TC: consente di ben evidenziare la trombosi e di chiarire i rapporti anatomici che la cava contrae con le strutture adiacenti o Ecografia: l’emodinamica della cava è influenzata dalla respirazione e dall’attività cardiaca; con l’inspirazione, infatti, si ha una diminuzione della pressione nella vena cava inferiore, 46 Scaricato da www.sunhope.it mentre aumenterà nelle vene epatiche. La misurazione con modulo Dopller della velocità del flusso, eseguita con paziente in apnea, in soggetto normale, mostra un flusso trifasico: Onda A di reflusso: contrazione atriale Onda S negativa: rilasciamento atriale ed abbassamento del piano della valvola tricuspide Onda D negativa: svuotamento dell’atrio e riempimento del ventricolo 47 Scaricato da www.sunhope.it CAP. 3: APPARATO RESPIRATORIO Par. I: Approccio diagnostico generale Anatomia polmonare • Vie o Di conduzione: trachea e bronchi o Di diffusione: bronchioli respiratori, dotti alveolari, alveoli • Unità funzionali o Lobulo secondario: ha un diametro di 15-20 mm, con base verso la pleura ed apice verso l’ilo. Vi sono strutture aeree, vasali, linfatiche, nervose e connettivali che fanno capo al bronchiolo corrispondente (13° ramificazione) o Acino: è la struttura a capo di bronchioli terminali (16° diramazione), con diametro di 5-7 mm (unità di base radiologica) o Lobulo primario: del diametro di 1-1,5 mm, è la struttura a capo dei bronchioli respiratori (19° diramazione): Bronchiolo respiratorio Dotti alveolari: comunicazione tramite i canali di Lambert Sacchi alveolari: comunicazione tramite i pori di Kohn • Scissure e lobi o A destra: la scissura obliqua divide il polmone in lobo inferiore e lobo superiore, diviso a sua volta dalla scissura orizzontale in lobo superiore e lobo medio (3 lobi a destra) o A sinistra: solo scissura obliqua (2 lobi a sinistra) • Circolazioni o Funzionale Arterie polmonari: seguono le ramificazioni bronchiali fino al bronchiolo respiratorio, di fianco alle vie aeree Vene polmonari: hanno decorso periferico nel lobulo secondario e nei setti interlobulari o Trofica Arterie bronchiali • A sinistra: 2 dall’aorta • A destra: 1 da arterie intercostali Vene bronchiali • 2/3 in vene polmonari (shunt) • 1/3 in azygos ed emiazygos o Linfatica Intrapolmonare: attorno al peduncolo bronco-arterioso fino ai dotti alveolari Sottopleurica: reticolo periferico prossimo alle vene • Mediastino: è lo spazio compreso tra i 2 polmoni; è formato da un tessuto connettivo lasso che contiene numerose strutture o Limiti Anteriore: sterno ed archi costali Posteriore: colonna vertebrale Inferiore: diaframma Superiore: continua col collo o Spazi Mediastino anteriore: tra sterno e cuore e grossi vasi 48 Scaricato da www.sunhope.it o • Superiore: dietro il manubrio • Medio: fino al ventricolo destro • Inferiore: fino al diaframma Mediastino medio: contiene cuore e grossi vasi, trachea e bronchi e linfonodi mediastinici • Spazio paratracheale (destro e sinistro) • Spazio sottocarenale: tra carena ed atrio sinistro • Finestra aorto-polmonare: tra arco superiore dell’aorta ed arteria polmonare sinistra Mediastino posteriore: tra parete posteriore di trachea e cuore e rachide, contiene esofago, dotto toracico, aorta discendente, vene azygos ed emiazygos, catena del simpatico Linfonodi mediastinici Catena paratracheale destra e sinistra + catena carenale Catena aorto-polmonare + catena anteriore Catena paraesofagea Catena tracheobronchiale (LN broncopolmonari o ilari) RX torace Quest’indagine offre informazioni utili nella valutazione delle vie aeree superiori, degli spazi aerei periferici, dei vasi polmonari, del mediastino, del cuore, della pleura e della parete toracica. L’apparato respiratorio, infatti, contiene, rispetto agli altri organi, prevalentemente aria, la quale determina un contrasto naturale in grado di evidenziare, con il semplice esame diretto, molti particolari della sua struttura. L’effetto radiografico che ne consegue, per cui dove c’è aria c’è trasparenze e dove non c’è aria c’è opacità, determina un intreccio di immagini variamente combinate, che riproducono l’anatomia macroscopica dell’apparato respiratorio con un dettaglio non raggiungibile negli altri apparati: • Tecnica: l’esame del torace è effettuato in stazione eretta in proiezione: o PA: il fascio incidente penetra dal dorso e fuoriesce dal petto del paziente, che poggia direttamente sulla cassetta radiografica, sì da minimizzare l’effetto di ingrandimento del cuore dovuto alla divergenza “a cono” del fascio radiante. Inoltre, l’esame è effettuato in apnea moderatamente inspiratoria, la quale aumenta il contrasto naturale dell’aria e migliora la dimostrazione del circolo polmonare o LL Sx: minimizza l’ingrandimento dell’ombra cardiaca Dx: in presenza di reperti patologici in questo lato o Obliqua o specifica per determinati distretti (apici, pleura costale, ili) • Altre note tecniche o Distanza dal tubo radiogeno di almeno 1,8 m: con la finalità di minimizzare l’ingrandimento proiettivo del cuore o Tempo di esposizione: millesimi di secondo: è molto breve, al fine di limitare la sfumatura di movimento indotta dalle pulsazioni cardiache e vasali sulle strutture polmonari e mediastiniche o Tecnica ad alto chilovoltaggio o Corretto posizionamento delle braccia del paziente per eliminare sovrapposizioni indesiderate di parti scheletriche: PA: pugni chiusi sui fianchi, gomiti flessi e ruotati anteriormente per far sì che le scapole si proiettino il più lateralmente possibile al di fuori dei campi polmonari 49 Scaricato da www.sunhope.it • • 50 LL: braccia alzate, parallele, facenti presa su di un sostegno, per far sì che scapole e teste omerali si proiettino il più possibile in alto e posteriormente o Sempre più frequente utilizzo di tecniche digitali Indicazioni al radiogramma toracico o Valutazione di segni e sintomi potenzialmente correlati a patologia respiratoria, cardiovascolare, del tratto prossimale del tubo digerente e del sistema muscoloscheletrico del torace o Follow-up di malattie toraciche note o Monitoraggio di soggetti con dispositivi di supporto vitale o sottoposti ad interventi chirurgici cardiaci e toracici od a procedure interventistiche o Valutazione radiografica preoperatoria in presenza di sintomi cardiaci o respiratori o di rischio potenziale di patologia toracica, che possa compromettere il risultato chirurgico od indurre aumentata morbilità o mortalità perioperatoria o Soddisfacimento di disposizioni di salute pubblica: sorveglianza di pazienti con tbc attiva, malattie polmonari professionali, esposizione professionale ad agenti nocivi, etc. Rilievi anatomoradiologici (AR) o Proiezione PA: Strutture superiori • Trachea: è normalmente riconoscibile in forma di ipertrasparenza nastriforme, mediana a livello del giugulo, lievemente spostata verso destra nel mediastino; si divide, al di sotto dell’arco aortico, nei due: • Bronchi principali: il destro è più corto del sinistro ed il suo asse risulta quasi in continuazione con quello della trachea. L’angolo compreso tra i due bronchi non supera, in condizioni normali, i 90°. Agli ili, i bronchi principali si dividono nei: • Bronchi lobari: intuibili sul radiogramma • Bronchi segmentari: intuibili se presi “d’infiltrata” • Rami bronchiali periferici: rami sottosegmentari e bronchioli non sono distinguibili, poiché la loro parete non è abbastanza spessa e densa da determinare un’opacità radiologica sufficiente ed il loro contenuto aereo non è distinguibile dall’aria alveolare che li circonda. Immagine radiografica dei polmoni: è costituita da una radiotrasparenza di base, sulla quale spiccano i vasi polmonari arteriosi e venosi: è la cosiddetta “trama” o “disegno”, alla costituzione del quale concorre solo la componente vascolare del polmone. In condizioni normali, infatti, non si ha alcuna rappresentazione del parenchima polmonare e dell’interstizio più periferico, i quali si manifestano solo in condizioni patologiche Mediastino: è un’opacità centrale omogenea che divide i due polmoni; principali costituenti sono cuore e grossi vasi Ili: si trovano ai due lati dell’ombra mediastinica. L’ilo radiologico è costituito dai grossi bronchi e dalle arterie polmonari, che gli conferiscono un caratteristico aspetto “a grossa virgola” (più evidente a destra). La distinzione tra arterie e vene non è facile ed alla periferia è quasi impossibile Emidiaframmi: delimitano in basso i polmoni. Si ricorda che, in radiologia, si parla di emidiaframma in quanto aspetto e comportamento del diaframma è diverso ai due lati. Entrambi, comunque, sono convessi superiormente. Quello di destra, interamente riconoscibile, si raccorda medialmente con il cuore in corrispondenza dell’angolo cardiofrenico, lateralmente si approfondisce più del sinistro nel seno Scaricato da www.sunhope.it • 51 costofrenico laterale; a sinistra, invece, l’angolo costofrenico è mascherato dal cuore. Inoltre, l’emidiaframma destro, sotto cui è apprezzabile la densa opacità omogenea del fegato, è situato circa 1 cm più in alto del sinistro, al di sotto del quale si apprezza, invece, l’ipertrasparenza del fondo gastrico. Pleura: normalmente non si vede Muscolatura toracica, involucro osseo costale, clavicola e scapola: costituiscono un’opacità che circonda i polmoni NB: reperi di normalità • Nei pazienti normotipi ed in condizioni di profonda inspirazioni gli ili sono situati a metà distanza fra clavicola e diaframma • L’estremo osseo anteriore della sesta costa raggiunge la sommità della cupola diaframmatica o Proiezione LL: in questo caso, si ha la riproduzione sovrapposta dei due polmoni e del mediastino: non sono quindi possibili rilievi differenziati fra i due lati. Tuttavia, è possibile individuare reperti localizzati in zone difficilmente valutabili nella proiezione sagittale (retrocardiaca, iuxtadiaframmatica) e, soprattutto, localizzare topograficamente rilievi patologici, la cui sede, anteriore o posteriore, non potrebbe essere stabilita con certezza sulla base del solo radiogramma frontale. Nella proiezione laterale, comunque, la trasparenza polmonare è delimitata anteriormente dallo sterno e posteriormente dal tratto dorsale della colonna vertebrale. Reperti della proiezione LL sono: Strutture superiori • Trachea: è sempre apprezzabile come immagine nastriforme trasparente • Bronchi lobari superiori: si possono osservare nella porzione inferiore della trachea come immagini trasparenti anulari (quello destro più alto) Ombra cardiaca: assume l’aspetto di un’opacità ovalare, la cui base, in alto e posteriormente, si proietta al davanti del 5° e 6° corpo vertebrale, ed il cui apice raggiunge l’angolo anteroinferiore del torace Ombra vascolare: è costituita dalle opacità di aorta, vena cava superiore ed ili • Aorta: è apprezzabile solo a livello della porzione istmica, in quanto solo questa sporge dal mediastino toccando il polmone e creando un contrasto naturale • Vena cava superiore: è riconoscibile come una banda di velatura, che decorre davanti alla colonna aerea tracheale • Ili: sono ben distintamente visibili Emidiframmi: sono distintamente riconoscibili, quello di destra completamente e quello di sinistra limitatamente alla porzione posteriore (quella anteriore è nascosta dal cuore) Archi costali Anatomia topografica macroscopica dei polmoni: radiologicamente, nel polmone normale, se non si dispone di radiogrammi ortogonali e se le scissure non sono almeno parzialmente visibili perché prese d’infiltrata, è impossibile individuare la sede dei vari lobi. Proprio per questo motivo, nella terminologia pratica, per esprimere la localizzazione di un reperto patologico sul radiogramma sagittale, si fa riferimento ai termini di “campo apicale” o “apice”, di “campo polmonare superiore” e di “campo polmonare inferiore”: o Apice: è quella parte di polmone che si proietta sopra una linea orizzontale passante per il punto più interno della clavicola; non vi è, dunque, un’esatta corrispondenza tra apice radiologico ed apice anatomico o clinico Scaricato da www.sunhope.it Campo polmonare superiore: è separato dall’inferiore da una linea orizzontale tracciata dal punto più interno dell’estremo osseo anteriore della terza costa. Il campo superiore corrisponde, quasi del tutto, al lobo superiore ed al segmento apicale del lobo inferiore o Campo polmonare inferiore: riproduce il lobo inferiore e medio sovrapposti (a sinistra la lingula), con l’esclusione del segmento apicale del lobo inferioriore Considerazioni sui rilievi dinamici: informazioni sulla dinamica respiratoria possono esser ottenute, oltre che con la radioscopia, con una coppia di radiogrammi, uno in fase inspiratoria ed uno in fase espiratoria. I territori che maggiormente subiscono escursioni respiratorie sono quelli basali: qui, appunto, si vedono le maggiori differenze tra i radiogrammi assunti nelle due fasi respiratorie. Le regioni apicali, invece, sono meno ventilate e costituiscono una sorta di territorio di riserva per determinate eventualità patologiche. Inoltre, mentre la pressione alveolare è identica in tutti i distretti polmonari, sul versante vascolare vi sono dei gradienti di pressione, maggiori nelle regioni declivi (per il sommarsi alla pressione della pompa ventricolare della pressione della colonna ematica sovrastante). Peraltro, nella fase espiratoria, la quantità di aria si riduce più alle basi che agli apici, determinando apparenti opacamenti basali; si riduce, inoltre, la porzione di polmone valutabile sul radiogramma. Limiti tra normale e patologico: alcuni rilievi possono indurre a giudicare erroneamente patologico un quadro polmonare del tutto normale: o Immagini estrinseche all’apparato respiratorio che si proiettano su di esso: Alterazioni dello scheletro toracico (calcificazione della parte cartilaginea delle coste) Ombre delle mammelle femminili: danno velature simmetriche nelle regioni mediobasali Immagini dei capezzoli: simulano noduli polmonari (va ricercata la bilateralità) Ombre dei muscoli pettorali o dorsali: nei soggetti robusti possono creare velature simili a quelle delle mammelle femminili o Immagini pleuriche ed extrapleuriche occasionalmente visibili o Pseudoscissure azygos o Scissure accessorie o Cuscinetto adiposo epipericardico o Ombra satellite della clavicola ed ombra dello SCM o • • TC La progressiva evoluzione delle apparecchiature TC, anche in riferimento alla sempre maggior velocità di ricostruzione delle immagini, ha indotto un significativo aumento dell’utilizzo di questa applicazione nello studio della patologia polmonare. Sono utilizzate scansioni dirette e contrastografiche. Il mdc iodato, introdotto ev, agevola il riconoscimento delle strutture vasali mediastiniche ed ilari e la discriminazione delle lesioni occupanti spazio dei vari compartimenti toracici: • Tecniche di base o TC convenzionale: si acquisiscono in singoli stati di apnea strati multipli di 5-10 mm di spessore, distanziati di 1 cm, estendentisi dagli apici alle basi o TC elicoidale: si acquisisce in singola apnea inspiratoria tutto il volume toracico o TC ad elevata risoluzione (hrCT): si acquisiscono strati multipli di 1 mm di spessore, distanziati in maniera variabile in relazione alle specifiche problematiche, con filtro di convoluzione ad alta frequenza spaziale (per una migliore definizione delle strutture dell’interstizio). Questa tecnica è utilmente impiegata per visualizzare strutture anatomiche fini (scissure, setti interlobulari, piccoli bronchi) e le relative patologie 52 Scaricato da www.sunhope.it TC dinamica: consente di visualizzare le modifiche respiratorie cui il paziente va incontro in momenti respiratori diversi Caratteristiche generali o L’elevata risoluzione di contrasto consente di visualizzare rilievi anatomici normali e patologici (soprattutto degli ili e del mediastino) con precisione di gran lunga superiore al radiogramma convenzionale ed alla TC convenzionale o La visione panoramica offerta dalla scansione trasversale consente di evidenziare lesioni collocate in distretti anatomici mal esplorabili con il radiogramma toracico (regioni parailari, retrocardiache e seni costodiaframmatici) o La precisione del dettaglio anatomico ottenibile con la TC è utile per identificare e definire semeiologicamente lesioni anche molto piccole (noduli polmonari periferici, alterazioni fini dell’interstizio, lesioni minimali della pleura e del parenchima) o La TC è più sensibile del radiogramma toracico nell’individuazione precoce di numerose alterazioni patologiche ed è anche più specifica e dotata di più elevato valore predittivo o Il radiogramma toracico ha ruolo fondamentale, di prima istanza, nel riconoscere o almeno nel sospettare l’esistenza di numerosi tipi di patologia, ma la TC occupa un ruolo di assoluto rilievo nel confermarla, nel precisarla sia semeiologicamente sia topograficamente, e sovente nell’identificarla anche in presenza di un radiogramma negativo Indicazioni o TC convenzionale: valutazione di: Rilievi patologici individuati nel radiogramma toracico Patologia toracica sospettata clinicamente, ma RX Follow-up e stadiazione di lesioni maligne del polmone e del torace Manifestazioni toraciche di malattie note extratoraciche Anomalie vascolari toraciche note o sospette, congenite od acquisite Malformazioni congenite toraciche note o sospette Follow-up di malattie polmonari parenchimali e delle vie aeree Traumi toracici Procedure interventistiche o hrCT: valutazione di Malattie polmonari diffuse, individuate nel radiogramma toracica o nella TC convenzionale ed eventuale scelta del punto più appropriato per la biopsia Parenchima polmonare in pazienti con sospetta patologia con radiogramma normale o dubbio Sospetta patologia delle vie aeree periferiche Sospette bronchiectasie Estensione di malattie polmonari diffuse ai fini di un’adeguata scelta terapeutica Tecniche di ricostruzione dell’immagine o MIP (maximum intensity projection): se occorre il massimo dell’intensità del torace, il pc consente di visualizzare il torace rappresentato con mediastino pieno di mdc e con le strutture vascolari o MinIP (minimum intensity projection): in caso di sospetto di patologie, come pneumotorace o bronchiectasia, si ricercano le strutture con la minima densità, ossia quelle areate o SSD (ricostruzione di superficie): si pratica quando non interessa la densità, ma solo il volume totale dei polmoni o Navigazione endocavitaria: penetra nella trachea e nei bronchi o Volume rending (ricostruzione di superficie + MIP): sottrae il parenchima polmonare e consente di visualizzare le strutture di tipo vascolare o • • • 53 Scaricato da www.sunhope.it Radioscopia L’esigenza di questa tecnica emerge dalla necessità estemporanea di valutare aspetti non compiutamente definiti sulla base dei soli rilievi statici. La radioscopia, dunque, segue (e non precede) l’esame RX standard; inoltre, dà un’immagine labile, che non lascia traccia, fornendo reperti soggettivi. Comunque, consente di documentare l’escursione inspiratoria ed espiratoria degli emidiaframmi, la pulsatilità ilare e cardiaca, la presenza di calcificazioni in strutture in movimento (valvole cardiache), presunte false immagini o sovrapposizioni di strutture anatomiche normali simulanti lesioni patologiche, reperti necessitanti di “centraggio radiologico”. Scintigrafia polmonare Assume un ruolo di primaria importanza nello studio della sospetta tromboembolia polmonare, nel quale ha particolare rilievo l’individuazione di difetti segmentari di perfusione e discrepanze tra ventilazione eperfusione, ma può esser utile anche in altre condizioni. Si distinguono: • Scintigrafia ventilatoria: fornisce indicazioni sulla ventilazione polmonare regionale. Il paziente inspira gas radioattivi (133Xe), sostanze gas-mimetiche (Tecnegas) o 99mTc-DTPA in forma di aerosol con particelle di dimensioni sufficientemente piccole da consentirne il deposito negli spazi alveolari • Scintigrafia perfusionale: fornisce indicazioni corrispondenti in senso topografico sulla perfusione. È realizzata con iniezione ev di macroaggregati di sieroalbumina umana marcata con 99mTc, che embolizzano omogeneamente ciascun segmento polmonare in ragione proporzionale al flusso ematico che lo perfonde Ecotomografia Trova impiego limitato nello studio della patologia toracica (con la rilevante eccezione della ricerca in fase prenatale di malformazioni polmonari), poiché lo scheletro toracico e l’aria polmonare costituiscono un ostacolo invalicabile alla propagazione degli US. Indicazioni utili sono costituite dallo studio dei versamenti pleurici e dell’emitorace “opaco” (ecostruttura liquida pura nel versamento pleurico massivo, ecostruttura solida di tipo parenchimale nell’atelettasia totale). Il suo impiego più importante, tuttavia, è la guida delle procedure interventistiche (toracentesi, drenaggio, biopsie). RM Non consente una risoluzione anatomica adeguata degli spazi aerei e delle strutture broncovascolari e si offre, al massimo, come complemento della TC nella valutazione di patologie “di confine” (infiltrazione parietale di tumori dell’apice polmonare, coinvolgimento mediastinico e diaframmatico). Ha un notevole ruolo nella stadiazione dei processi neoplastici. Limiti della RM, infatti, sono: • Segnale emesso dal parenchima polmonare troppo basso (bassa densità protonica) • Significativi effetti di diffusione • Artefatti indotti da moto cardiaco e respiratorio • Effetti di suscettibilità magnetica indotti dai gradienti di campo più elevati Angiopneumografia È l’angiografia, con mdc iodato, dei vasi polmonari, arteriosi e venosi: è una sorta di variante “distale” della cardioangiografia. Viene realizzata mediante puntura della vena femorale comune o di una vena antecubitale del braccio e cateterismo del tronco polmonare (angiopneumografia simultanea bilaterale), del ramo principale di destra o di sinistra (selettiva unilaterale) o delle loro diramazioni (superselettiva). Le indicazioni dell’angiopneumografia, la quale attualmente costituisce, nei seguenti casi, un’alternativa ad angio-TC ed angio-RM, sono: • Malattie polmonari caratterizzate da vascolarizzazione anormale (agenesia di un’arteria polmonare) 54 Scaricato da www.sunhope.it • Malattia tromboembolica (anche in previsione di procedure interventistiche Altre tecniche • Aortografia toracica: effettuata mediante cateterismo retrogrado transfemorale, trova indicazione nello studio della patologia primitiva vascolare e di talune malformazioni polmonari, come i sequestri • Arteriografia bronchiale: consente la dimostrazione del circolo nutritizio del polmone, frequentemente alterato in alcune patologie croniche. Si ricorda che l’arteria bronchiale sinistra emerge direttamente dall’aorta, quella destra da un tronco comune intercostale. È utilizzata esclusivamente con finalità interventistiche in pazienti con emoftoe infrenabile di origine neoplastica, flogistica o bronchiectasica Par. II: Semeiotica generale delle malattie polmonari Introduzione L’esame RX costituisce di regola l’indagine di prima istanza nello studio del torace: la sua analisi attenta consente di individuare patologie organiche (come un processo espansivo) e funzionali (come una ridistribuzione del piccolo circolo per iniziale insufficienza ventricolare sinistra), offrendo informazioni preliminari sulla sede delle lesioni (gabbia toracica, pleura, polmone, mediastino) unitamente ad un primo bilancio d’estensione. Con il solo radiogramma toracico o con l’ausilio di indagini di seconda istanza (solitamente TC), è spesso possibile formulare una diagnosi di natura, in base ai rilievi semeiologici specifici integrati con le informazioni anamnestiche, cliniche e laboratoristiche. Le immagini radiologiche costituiscono, inoltre, preziosa guida di procedure strumentali, mezzo di stadiazione delle lesioni neoplastiche e modalità elettiva di follow-up dopo terapia chirurgica, radioterapia e chemioterapia. Nel radiogramma toracico assume significato qualsiasi alterazione della densità e/o della morfologia delle varie strutture; riguardo la densità, si parla di: • Opacità: si determina per lesioni che addensano il parenchima, riducendone od annullandone la normale radiotrasparenza. Qualsiasi processo che sostituisce l’aria contenuta negli alveoli o aumenti lo spessore dell’interstizio è responsabile di un’opacità, sia esso costituito da trasudato, essudato, proliferazione flogistica o neoplastica. Comunque, le opacità possono essere: o Alveolari (o parenchimali): Tipi in base alla riduzione del contenuto aereo • Omogenee: riduzione omogenea • Disomogenea: riduzione a chiazze Cause • Riduzione del contenuto aereo (atelettasia): associati segni di perdita di volume, quali lo spostamento di limitanti mediastiniche, scissurali o diaframmatiche • Sostituzione del contenuto aereo (trasudato, essudato, cellule neoplastiche): non vi è perdita di volume, ma anzi può esservi un aumento del volume Distribuzione • Lobare: atelettasia • Segmentaria: infarto polmonare • Non segmentaria: broncopolmoniti Reperti caratteristici 55 Scaricato da www.sunhope.it • • • • Opacità rotondeggianti: testimoniano un processo di crescita attorno ad un nucleo di partenza (neoplasie, granulomi) Possibili calcificazioni Possibili ipertrasparenze (opacità escavate) o Interstiziali Ipertrasparenze: sono dovute a lesioni che si lasciano attraversare da raggi X in misura maggiore di quella del normale parenchima (lesioni “più nere” di ciò che le circonda); si tratta di processi a contenuto aereo, quali cisti, bolle di enfisema, cavità nel contesto di processi addensanti Atelettasia È una riduzione del volume polmonare conseguente alla riduzione del contenuto aereo nei bronchi e negli spazi alveolari; pur potendo esser causata da diversi meccanismi, la forma classica è sostenuta da ostruzione bronchiale con conseguente riassorbimento di aria (atelettasia da riassorbimento): • Forme topografiche o Atelettasia polmonare: di un intero polmone o Atelettasia lobare: di un lobo o Atelettasia segmentaria: di un segment • Cause o Neoplasie vegetanti che riducono il lume sino ad ostruirlo o Masse che lo comprimono dall’esterno o Cicatrici conseguenti a processi infiammatori o Tappi di muco e secreti: BPCO, pazienti in terapia intensiva o Corpi estranei inalati • Fasi o Iniziale: non sempre l’atelettasia si accompagna ad opacità in questa fase, cosicché i segni indicativi della sua presenza sono quelli apportati dalla riduzione del volume polmonare o Avanzata: riduzione di volume ed opacità a delimitazione segmentaria, lobare o totale sono sempre presenti • Caratteristiche delle principali forme o Atelettasia lobare: la riduzione del volume polmonare assume aspetti semeiologici peculiari Dislocazione delle scissure: tanto maggiore quanto più serrata è l’ostruzione bronchiale. È un segno diretto della riduzione volumetrica polmonare Risalita dell’emidiaframma dal lato interessato: più accentuata nelle atelettasie del lobo inferiore che non in quelle del lobo superiore Spostamento del mediastino verso il lato atelettasico: • Atelettasie lobari superiori: trachea e mediastino superiore • Atelettasie lobari inferiori: mediastino inferiore e cuore Iperinflazione compensatoria del polmone residuo omolaterale e/o controlaterale: è tanto più evidente quanto più grande è la porzione di parenchima atelettasico. Il parenchima iperdisteso si presenta ipertrasparente, con disegno rarefatto per distanziamento dei rami vascolari Dislocazione degli ili: • Verso l’alto nelle atelettasie superiori • Verso il basso in quelle inferiori Riduzione d’ampiezza degli spazi intercostali Assenza del broncogramma aereo: uno o più bronchi contenenti aria sono di solito identificabili nel contesto di un addensamento parenchimale non atelettasico con l’aspetto di nastri radiotrasparenti ramificati. Al contrario, nell’atelettasia ciò non 56 Scaricato da www.sunhope.it o avviene, proprio perché c’è ostruzione bronchiale e le diramazioni a valle si riempiono precocemente di secrezioni che le rendono radiopache Atelettasia polmonare totale: il mediastino è marcatamente spostato verso il lato interessato, cosicché il polmone controlaterale può oltrepassare la linea mediana Collasso polmonare È una riduzione del volume polmonare secondaria ad eventi differenti quali compressione estrinseca, ritorno elastico polmonare, ridotta capacità di espansione del polmone (quindi non è dovuto ad ostruzione bronchiale). L’esempio più tipico è il collasso da pneumotorace o da versamento pleurico. A differenza dell’atelettasia, è spesso presente un broncogramma aereo (proprio per la pervietà dei bronchi); in un emitorace opaco, inoltre, questo rilievo aiuta a differenziare la componente parenchimale (con broncogramma) da quella pleurica (omogenea). Tuttavia, in presenza di grosse masse pleuropolmonari o voluminose bolle, il parenchima può esser dislocato e ridotto di volume determinandosi un’atelettasia compressiva. Forma particolare di collasso distrettuale è quella secondaria ad alterazione del surfattante (atelettasia adesiva): anche in questo caso è spesso presente un broncogramma aereo. Forme minori di collasso polmonare sono le atelettasie lamellari discoidi o distelettasie o linee di Fleischner: conseguono per lo più a scarsa espansione delle basi polmonari negli atti respiratori e sono quindi frequenti nel radiogramma di pazienti operati al torace o all’addome, nei soggetti allettati a lungo, nei traumatizzati, nei grandi obesi ed ogniqualvolta vi sia deficit del materiale diaframmatico. Le distelettasie hanno aspetto di opacità lineari di 2-3 mm di spessore e di qualche cm di lunghezza, disposte orizzontalmente sopra il diaframma. Altra forma caratteristica è l’atelettasia rotonda, descritta in pazienti con asbestosi pleurica e con altre malattie polmonari: si localizza in sede periferica vicino ad un ispessimento pleurico, ha forma ovalare e margini regolari; sul suo profilo centrale convergono, con andamento curvilineo, bronchi e vasi (segno della “coda di cometa”). Opacità alveolari Ogniqualvolta l’aria contenuta negli spazi aerei è sostituita in parte o totalmente da liquidi o da tessuti patologici, si formano delle opacità alveolari: • Forme topografiche o Opacità acinari (6-8 mm): sono le più piccole opacità alveolari distinguibili nel radiogramma toracico o Opacità lobulari (10-25 mm) o Opacità lobari • Aspetto: è cotonoso, data la sfumatura dei margini delle opacità, nel cui contesto potrà descriversi un broncogramma aereo, indice della conservata pervietà bronchiale • Cause più comuni o Acute Edema polmonare • Cardiogeno: gli addensamenti sono gravitazionali, bilaterali, rapidamente confluenti (perché costituiti da trasudato libero di muoversi) • Da aumento della permeabilità alveolo-capillare: gli addensamenti sono a chiazze, con scarsa tendenza alla confluenza (perché costituiti da essudati proteinacei ad elevato contenuto cellulare) e distribuiti abbastanza omogeneamente dall’apice alla base 57 Scaricato da www.sunhope.it • o Da iponchia: è abbastanza caratteristica la distribuzione delle opacità nelle zone centrali del polmone con risparmio delle parti periferiche (aspetto “ad ali di farfalla”) Polmoniti: le opacità tendono a raggiungere dimensioni segmentarie o lobari, diventano presto omogenee ed è frequente il riscontro del broncogramma aereo Broncopolmoniti: hanno aspetto disomogeneo ed il broncogramma aereo è spesso assente Alveoliti: non si manifestano vere opacità, ma zone di velatura della trasparenza polmonare, con aspetto “a vetro smerigliato”. Queste alterazioni, ben documentabili alla hrCT, presentano caratteristiche peculiari: • Densità minore rispetto alle usuali opacità • Opacità dei vasi identificabili nel loro contesto Malattia delle membrane ialine Emorragie polmonari NB: il riempimento dei bronchioli con muco, pus o fluido, può mettere in evidenza le ramificazioni normalmente non visibili delle vie aeree periferiche, generando un caratteristico aspetto “ad albero in fiore”. Alla genesi di questo aspetto contribuiscono anche l’ispessimento delle pareti dei bronchioli e l’infiammazione peribronchiolare Croniche Tbc Micosi Sarcoidosi Linfomi Carcinoma bronchioloalveolare Opacità interstiziali L’ispessimento dell’interstizio peribroncovasale, perilobulare e subpleurico (grosso interstizio) e dell’interstizio parenchimale interalveolocapillare (piccolo interstizio) dà luogo alla comparsa di opacità interstiziali, di aspetto alquanto caratteristico nonostante la varietà dei substrati AP: • Cause più comuni o Opacità nodulare Metastasi Tbc miliare Sarcoidosi Linfomi Micosi Silicosi o Opacità reticolari/ lineari Edema interstiziale Collagenosi Asbestosi Fibrosi idiopatica • Aspetti comuni o Disposizione anatomica in sedi elettive dell’interstizio o Molteplicità delle lesioni o Piccole dimensioni (< 1 cm) o Margini netti 58 Scaricato da www.sunhope.it Comportamento: si stagliano su di un fondo di trasparenza caratteristicamente conservato e di solito non presentano tendenza alla confluenza. La trasparenza di fondo, tuttavia, si riduce allorquando l’ispessimento dell’interstizio è di entità tale da soffocare gli spazi aerei in esso compresi, inducendo radiologicamente una velatura a vetro smerigliato o Ruolo della TC: risolutiva in casi dubbi o negatici Forme semeiologiche o Opacità lineari: sono costituite da linee radiopache, per lo più sottili, visibili col radiogramma toracico e ben definibili con la hrCT. Frequentemente corrispondono a cicatrici parenchimali esito di processi flogistici o di infarti locali: Interessamentodell’interstizio peribroncovasale: altera, infatti, la normale visibilità delle strutture bronchiali. Le pareti dei grossi bronchi ed i tessuti peribronchiali si ispessiscono e sono meglio riconoscibili, sia se colti dal fascio di raggi X secondo il maggior asse (strie “a binario”) sia se colti d’infilata (“cuffie peribronchiali”) Interessamento dell’interstizio perilobulare: dà luogo alla comparsa di opacità lineari orizzontali alle basi, dette linee settali o di Kerley, che possono essere di tipo: • A: sono intraparenchimali, centrali, continue, di circa 1 mm di spessore e 34 cm di lunghezza • B: sono periferiche, basali, perpendicolarmente disposte rispetto alla superficie pleurica, di circa 1 mm di spessore ed 1-2 cm di lunghezza • C: centrali, reticolari Coinvolgimento dell’interstizio subpleurico: è responsabile dell’aumento dello spessore della limitante opaca marginale (con seno costofrenico, a differenza del versamento pleurico, normale) Interessamento dell’interstizio intralobulare: definibile solo alla hrCT o Opacità nodulari: sono osservate in malattie che si sviluppano in forma nodulare nell’interstizio peribroncovasale ed in quello lobulare (malattie granulomatose) o che giungono al polmone attraverso l’albero arterioso (tbc miliare, metastasi) o bronchiale (silicosi). Si presentano come noduli multipli, di dimensioni variabili (< 1 cm) o Opacità reticolari: sono costituite da opacità lineari (settali e peribroncovasali) variamente sovrapposte sì da formare un reticolo a maglie più o meno regolari o Opacità reticolonodulari: sono costituite da opacità reticolari e nodulari sovrapposte o Alterazioni cistiche: si manifestano a causa di fenomeni di distensione bronchiale, per sfiancamento della parete o trazione fibrotica con distorsione delle strutture interstiziale in corso di malattie fibrosanti come fibrosi idiopatica, asbestosi e collagenopatie. Sono caratterizzate da un rimaneggiamento dell’architettura del lobulo, le cui strutture vengono sostituite da piccoli spazi cistici circondati da parete più o meno spessa, talvolta rivestita da epitelio bronchiale. L’aspetto radiologico, meglio definibile con la hrCT, è quello di caratteristiche areole rotondeggianti ipertrasparenti del diametro di pochi mm, circondate da un orletto iperdenso (aspetto “a favo d’api”) o • 59 Scaricato da www.sunhope.it Alterazioni diffuse del circolo polmonare • Variazioni del flusso: o Quantitative Iperafflusso: è individuabile nel radiogramma toracico per la ricchezza del disegno polmonare, conseguenza dell’aumento del calibro e del numero dei vasi polmonari, che tuttavia mantengono le normali caratteristiche di distribuzione e morfologia • Fisiopatologia: non coincide ad ipertensione polmonare, poiché, in caso di iperafflusso, si ha apertura del circolo polmonare di riserva con caduta delle resistenze • Cause o Condizioni parafisiologiche: sforzi fisici, gravidanza o Condizioni patologiche sistemiche: febbre, tireotossicosi, policitemie ipervolemiche o Condizioni di aumento elettivo del flusso polmonare: shunt cardiaco sinistro-destro Ipoaffluso (od oligoemia): è individuabile nel radiogramma toracico per la povertà del disegno polmonare e per l’aumento della trasparenza di fondo, legato alla diminuzione del contenuto ematico nel microcircolo. Cause di ipoafflusso sono: • Cause cardiache: stenosi dell’arteria polmonare, tetralogia di Fallot • Cause vascolari organiche: obliterazione, occlusione o distruzione di vasi, come nelle endoarteriti e nelle tromboembolie • Cause vascolari funzionali: vasocostrizione da ipossia, come nelle ostruzioni bronchiali neoplastiche o Qualitative Dirottamento (o redistribuzione): consiste in una deviazione compensatoria del flusso da territori parenchimali danneggiati verso altri integri. Radiologicamente, si presenta sotto forma di iperafflusso distrettuale. Nell’insufficienza ventricolare sinistra e nella valvulopatia mitralica, la redistribuzione del flusso è sempre verso gli apici poiché l’aumento della pressione venosa polmonare si manifesta precocemente a livello basale • Variazioni della pressione o Ipertensione arteriosa (o precapillare): è riconoscibile nel radiogramma toracico per la presenza di alcuni segni altamente indicativi. Il tronco dell’arteria polmonare ed i suoi rami principali con le diramazioni maggiori (quindi gli ili) sono dilatati; a tale dilatazione fa seguito un brusco restringimento, che detrmina un’incisura sul contorno vasale od un caratteristico aspetto “a racchetta da tennis”. Vi è, quindi, una caratteristica discrepanza fra dilatazione prossimale e restringimento distale delle arterie polmonari (aspetto “ad albero potato”). Cause di ipertensione arteriosa sono: Distruttive: enfisema, fibrosi Costrittive: endoarteriti, sclerosi reattiva dell’intima e della media Ostruttive: tromboembolia acuta e cronica Funzionali: ipertono arterioso diffuso o Ipertensione venosa (o post-capillare): è riconoscibile nel radiogramma toracico, allorquando la pressione atriale sinistra supera i 20 mmHg, sotto forma della sequenza: dirottamento > edema interstiziale > edema alveolare > trasudazione pleurica. o Associazione di ipertensione arteriosa e venosa: Contemporanea: scompenso acuto ventricolare sinistro, embolia polmonare Successiva 60 Scaricato da www.sunhope.it Nodulo polmonare solitario È un’opacità intrapolmonare rotondeggiante od ovalare di diametro inferiore < 3 cm, non associata ad ulteriori reperti nodulari, linfonodali od atelettasici. Le lesioni > 3 cm sono considerate “masse” e l’iter diagnostico relativo è fortemente condizionato dall’elevata probabilità di malignità. I noduli polmonari solitari, invece, sono benigni nel 60-70% dei casi: • Obiettivi della diagnostica per immagini o Differenziare noduli benigni da quelli maligni o Definire l’approccio bioptico più indicato nei casi dubbi (percutaneo, transbrochiale, chirurgico) • Approccio o In prima linea RX TC o In seconda linea TC con mdc: il grado di c.e. è direttamente correlato alla vascolarizzazione del nodulo e, pertanto, in relazione alla neoangiogenesi neoplastica, aumentato nei noduli maligni PET: l’elevato metabolismo tumorale rende la PET con 18F-FDG molto accurata nella diagnosi di malignità di un nodulo polmonare solitario • Criteri per la definizione della natura del nodulo o Velocità di accrescimento: qualunque accrescimento dimostrabile di un nodulo polmonare è motivo sufficiente per indurre alla sua asportazione chirurgica o Densità: è generalmente parenchimatosa nei noduli sia benigni che maligni, ma possono esser presenti componenti adipose, calcifiche od a vetro smerigliato: Tessuto adiposo: è indice di benignità e virtualmente diagnostico di amartoma Calcificazioni (diffuse, centrali o lamellari): sono anch’esse indice di benignità; tipi particolari sono: • Calcificazioni “a pop corn”: amartoma • Calcificazioni eccentriche: nei noduli sia benigni che maligni Componente a vetro smerigliato (nodulo “semisolido”): può riscontrarsi in caso di carcinomi bronchioloalveolari o Margini: Tipi • Netti e regolari: solitamente, ma non sempre, benigni • Sfumati ed irregolari: indice di malignità • Lobulati: le lobulazioni sono indice di accrescimento disordinato di gittate di tessuto tumorale • Spiculati: il riscontro di spiculature sotto forma di travate di tessuto che si irradiano dai margini di un’opacità rotondeggiante verso i tessuti circostanti, espressivo di fenomeni desmoplastici reattivi, caratterizza nel 90% dei casi una lesione maligna o Dimensioni: la probabilità di malignità è correlata in maniera direttamente proporzionale alle dimensioni. Nessuno nodulo < 5 mm è ritenuto maligno o Cavitazioni: la presenza di componenti aeree è di riscontro relativamente frequente sia nei noduli benigni che in quelli maligni. Generalmente nei noduli benigni escavati le pareti sono sottili ed il contorno interno regolare, mentre nei noduli maligni l’escavazione è tanto più frequente ed estesa quanto più l’opacità è voluminosa, le pareti hanno spessore non uniforme ed il contorno interno irregolare. 61 Scaricato da www.sunhope.it L’aria penetra attraverso connessioni bronchiali per la discontinuità della superficie della lesione o vi si forma seguito di processi flogistici (ascesso). o Noduli satelliti: sono piccoli noduli associati alla lesione dominante. La loro presenza depone per diffusione endobronchiale di alterazioni flogistiche attive, con valore predittivo di benignità del 90% circa Calcificazioni Il riscontro di calcificazioni polmonari può avvenire in maniera isolata oppure nel contesto di un’alterazione patologica diversa, ad esempio un’opacità rotondeggiante. Nel primo caso, la calcificazione costituisce spesso l’unica spia residua di una patologia pregressa; nel secondo, essa può risultare elemento importante nell’etichettamento del processo patologico in cui si colloca. In linea generale, comunque, ha luogo nel contesto di tessuti degenerati e necrotici. Si riconoscono: • Calcificazioni parenchimali isolate: sono, in genere, l’esito di un processo granulomatoso (soprattutto tbc). Il focolaio di Ghon del complesso primario ne è l’esempio più tipico. Calcificazioni isolate possono trovarsi anche nel contesto di lesioni maligne • Calcificazioni parenchimali diffuse: o Microlitiasi polmonari o Ipertensione atriale sinistra (come da stenosi mitralica) o Silicosi ed asbestosi o Polmoniti • Calcificazioni linfonodali o Amorfe nella tbc o “a guscio d’uovo” nella silicosi • Calcificazioni pleuriche (pachipleurite calcifica): solitamente esito di pregresso emotorace, piotorace, versamento specifico od asbestosico, sono presenti per lo più a placche • Calcificazioni delle arterie polmonari o Nell’ipertensione precapillare o Nei rari aneurismi del tronco polmonare, all’interno di trombi endoluminali Par. III: Patologia respiratoria infettiva ed interstiziale Processi infiammatori acuti • Caratteristiche generali o Dopo l’avvento dell’era antibiotica, è nettamente diminuita la frequenza delle polmoniti batteriche in raffronto alle polmoniti da virus e micoplasmi o Nel contesto delle polmoniti batteriche, il diplococco, responsabile della classica polmonite lobare franca, interviene in ragione sempre minore rispetto ad altri Gram+ (strepto- e stafilococchi) o La percentuale di polmoniti da Gram- è del 20%, maggiore nei soggetti ospedalizzati o I quadri radiologici osservabili consentono di: Individuare la presenza del processo infiammatorio acuto Caratterizzarne l’aspetto generale • Opacità omogenea pneumonitica (alveolare) • Opacità multiple lobulari broncopneumoconiotich • Opacità interstiziali Definire l’estensione 62 Scaricato da www.sunhope.it NB: raramente forniscono sicure indicazioni eziologiche! Le polmoniti batteriche determinano prevalentemente opacità alveolari e le polmoniti atipiche prevalentemente opacità interstiziali o Generalmente il radiogramma toracico nelle due proiezioni ortogonali è sufficiente agli scopi e solo in casi particolari è necessario il ricorso alla TC Finalità dello studio per immagini o Verificare l’ipotesi clinica di processo infiammatorio polmonare, identificando l’alterazione o Contribuire alla definizione della prognosi, monitorandone il decorso dopo opportuna terapia o Identificare le possibili complicanze Tipi più frequenti di polmonite o Polmonite da pneumococco o polmonite franca lobare: il batterio giunge e si moltiplica a livello alveolare, dove dà luogo alla produzione di abbondante edema con scarsa reazione cellulare. L’essudato può così passare velocemente da un alveolo all’altro, diffondendosi nel parenchima e traducendosi radiologicamente in un’opacità omogenea ad estensione lobare. Nel suo contesto è sempre apprezzabile il broncogramma aereo o Polmonite da klebsiella: frequente negli alcolisti cronici e nei pazienti ospedalizzati, presenta, in comune con la precedente, la formazione e diffusione rapida dell’essudato alveolare. Questo, tuttavia, è più abbondante e può provocare aumento di volume del lobo affetto con aspetto “bombato” delle scissure. La componente cellulare abbondante è responsabile della necrosi e della formazione di ascessi (fino alla gangrena polmonare), che cavitano con possibile rottura nella cavità pleurica e formazione di empiema, piopneumotorace e fistole broncopleuriche o Broncopolmoniti: sostenute da germi la cui azione si manifesta inizialmente a livello della mucosa bronchiale, sono apprezzabili radiologicamente come opacità alveolari multiple, a chiazze, con simultaneo interessamento del grosso interstizio peribronchiale. Il coinvolgimento dei bronchi induce una riduzione di volume del distretto interessato su base ostruttiva o Polmonite interstiziale: tipicamente da virus e micoplasmi, edema ed infiltrato cellulare interessano prevalentemente l’interstizio oltre che gli alveoli. Queste forme, dunque, presentano un certo polimorfismo morfologico, con opacità di aspetto reticolo-nodulare e, soprattutto nelle fasi iniziali, opacità alveolari multiple. Varianti possono essere: Ilifughe: si irradiano verso la periferia con manicotti di ispessimento peribronchiale Lobitiche: all’opacamento massivo, per lo più del lobo superiore, si associa una certa riduzione di volume a carattere atelettasico, espressiva della simultanee compromissione bronchiale Ad opacità omogenea: rotondeggiante, densa, simil-neoplastica Aspetti radiologici particolari o Bulging scissurale: aumento di volume del lobo con sporgenza delle scissure, in corso di essudazione abbondante (pneumococco, klebsiella) o Ascessualizzaione o Empiema pleurico o Sindrome acuta respiratoria severa (SARS): è una forma atipica di polmonite, a decorso clinico grave ed esitante in decesso entro 15 giorni in circa il 10% dei soggetti colpiti RX • Fase iniziale: l’unico rilievo presente è un’opacità periferica subpleurica, ad aspetto a vetro smerigliato o da riempimento alveolare o • • • 63 Scaricato da www.sunhope.it • Fase avanzata: l’opacità coinvolge estesamente le parti basali di uno di entrambi i polmoni hrCT: è molto sensibile Tbc polmonare • Ciclo primario: o Quadro caratteristico: la classica doppia localizzazione, polmonare e linfonodale, dell’infezione tbc primaria (complesso primario o di Ghon) determina: Opacità parenchimale circoscritta di tipo alveolare, a contorni poco sfumati Ingrandimento e deformazione dell’ilo omolaterale per la comparsa di opacità omogenee a contorni netti, dovute all’adenopatia consensuale: questo reperto è il segno radiologico più tipico e costante del complesso primario o Altri possibili reperti In casi del tutto occasionali, sorpresi in piena fase di acuzie: strie interstiziali che collegano la localizzazione polmonare a quella ilare (espressione di linfoangite) Reazione perifocale primaria od epitubercolosi: reazione essudativa aspecifica perifocale o Evoluzione Guarigione primaria: è la norma; possono residuare calcificazioni ilari (meno frequentemente parenchimali) Complicanze • Cavitazione della localizzazione polmonare con formazione della caverna primaria: si manifesta con la comparsa di un’immagine ipertrasparente rotondeggiante, delimitata da un cercine sottile. Da questa caverna può diffondere nei bronchi materiale bacillifero, con conseguente insorgenza di broncopolmoniti multiple specifiche • Fistolizzazione dell’adenite nelle pareti di un bronco o della trachea: dà luogo alla disseminazione broncogena di materiale bacillifero e conseguente insorgenza di broncopolmoniti multiple specifiche • Stenosi bronchiale: interessa per lo più il bronco lobare medio od il bronco lingulare, il cui lume è ristretto o per diretto coinvolgimento della parete o per la compressione esercitata dai linfonodi circostanti. Ne consegue la cosiddetta sindrome del lobo medio, cioè una polmonite cronica, che radiologicamente si evidenzia con opacità disomogenea ad estensione segmentaria o lobare, perdita di volume dei territori coinvolti, ili ingranditi e deformati per la presenza di linfoadenopatia • Disseminazione ematogena precoce: si manifesta con la comparsa di numerose piccole localizzazioni nodulari interstiziali rotondeggianti, a margini ben definiti (miliare primaria) • Tbc post-primaria: le due diverse forme di esordio, essudativa e produttiva, costituiscono risposte diverse dell’organismo allo stesso stimolo batterico o Forma essudativa Infiltrato tisiogeno precoce di Assmann-Redeker: è un’alveolite essudativa specifica circoscritta. L’attributo “tisiogeno” ricorda la principale caratteristica evolutiva del processo: la caseosi e l’ulcerazione. L’infiltrato tisiogeno si presenta radiologicamente come un’opacità rotondeggiante, di qualche cm di diametro, a contorni sfumati, non accompagnata da adenopatia ilare consensuale 64 Scaricato da www.sunhope.it • • Lobite tubercolare: interessa un intero lobo (di solito il superiore destro) ed ha tendenza alla rapida caseosi ed alla ulcerazione, con conseguente quadro multicavitario “a formaggio svizzero” Broncopolmonite a localizzazioni multiple Caverna tubercolare: manifestazione evolutiva più tipica di tutta la malattia, ha l’aspetto di ipertrasparenza ben delimitata, a contorni diversi a seconda del meccanismo di formazione: • Da fusione: denso strato circostante di tessuto caseoso • Dinamiche: cercine anche molto sottile, specie quando la caverna sia insufflata od iperdistesa per meccanismo a valvola espiratoria del suo bronco tributario o Forme diffusive: a genesi linfo-ematogena e quindi ad estrinsecazione interstiziale, sono le cosiddette miliari, caratterizzare dalla presenza di granulomi tubercolari costituiti da tubercoli miliarici (visibili radiologicamente solo quando raggruppati in conglomerati macroscopici) Guarigione o Processi di fibrosi, sclerosi e calcificazioni o Guarigione delle caverne Per collabimento delle pareti Per elisione della perdita di sostanza > cicatrice stellata Per disgregazione del cercine > ipertrasparenza irregolare, priva di contorno Per guarigione aperta > immagine cavitaria, detersa, di aspetto regolare come una cisti aerea Tubercoloma: è qualsiasi localizzazione tubercolare a grosso nodulo solitario o Tipi Nodulo tipico della tbc produttiva cronica: ad evoluzione lenta e benigna, è caratterizzato dalla formazione di un nucleo centrale e da successive apposizioni stratificate di tessuto granulomatoso specifico Nodulo derivante dalla conglomerazione di tubercoli o dall’evoluzione cicatriziale di caverne non svuotate per la completa chiusura del bronco di drenaggio o Aspetto RX: opacità solitaria, di densità elevata e piuttosto omogenea (ma talora con piccole calcificazioni nel suo contesto), a contorni definiti, di aspetto simil-neoplastico, delle dimensioni di alcuni cm Polmoniti interstiziali idiopatiche Costituiscono un insieme di patologie aventi in comune un infiltrato infiammatorio cellulare e/o fibrosante ed un’eziologia sconosciuta. La manifestazione più diffusa è la fibrosi polmonare idiopatica, caratterizzata da insufficienza respiratoria progressiva di tipo restrittivo: • Classificazione o Polmonite interstiziale (PI) usuale o PI non specifica o PI desquamativa o PI acuta o PI linfocitaria o Polmonite organizzata o Polmonite respiratoria sinciziale 65 Scaricato da www.sunhope.it • Aspetto AR della polmonite interstiziale usuale: caratterizzata da fibrosi a distribuzione eterogenea spazialmente e temporalmente (aree di fibrosi iniziale e matura) con foci di proliferazione fibroblastica o Quadro RX: è caratterizzato da opacità reticolo-nodulare distribuite preferenzialmente alle basi ed in sede subpleurica; in seguito, nelle fasi più evolute, il quadro è tipo “a favo d’api” o hrCT: i rilievi sono identificabili precocemente: opacità reticolari a favo d’api bronchiectasie da trazione scarso ed isolato aspetto a vetro smerigliato Ascesso polmonare Alcune forme pneumonitiche in cui si ha elevata componente cellulare dell’essudato e quindi necrosi tissutale (polmonite da stafilococchi e da Gram-) hanno peculiare tendenza alla formazione di ascessi. Quando un’opacità broncopneumotica si ascessualizza, il nucleo centrale diviene più denso ed omogeneo; quando poi l’ascesso si apre nell’albero respiratorio, compare all’interno dell’opacità una cavità quasi sempre centrale e molto spesso contenente un livello liquido. Le pareti interne della cavità, inoltre, possono essere regolari o ad aspetto mammellonato per la presenza di residui di tessuto purulento non eliminato. L’ascesso, poi, può complicare una neoplasia periferica (cancro-ascesso). Come tutte le manifestazioni cicatriziali, infine, anche la guarigione dell’ascesso comporta retrazioni, deformazioni, stiramenti, lacerazioni, bronchiectasie. Echinococcosi Diffusa soprattutto in Sardegna, dove l’allevamento delle pecore ha un grande sviluppo, è caratterizzata dalla crescita polmonare del parassita sotto forma di cisti: la cisti, ripiena di liquido, determina, al radiogramma, un’opacità omogenea, rotondeggiante, a contorni netti “come tracciati col compasso” (quindi con presenza della capsula). La cisti è, in genere, unica ed il più delle volte ha sede basale posteriore destra. All’osservazione radiologica, inoltre, in rapporto al contenuto liquido, la forma dell’opacità si modifica con gli atti respiratori: nell’inspirazione forzata si allunga, nell’espirazione forzata si restringe. Elemento diagnostico importante, poi, è la tipica trasparenza falciforme dovuta alla penetrazione di aria tra pericistio e membrana cistica (segno dello scollamento della membrana). Se la cisti si apre in un bronco, la membrana può rimanere galleggiante sul liquido residuo, determinando il caratteristico segno del galleggiamento della membrana (o segno della ninfea). La parete cistica può esser sede di calcificazioni multiple arciformi. Complicanze, infine, sono ascessualizzazione, pleurite e/o pneumotorace. Par. IV: Patologia polmonare vascolare Emorragie polmonari • Emorragie polmonari post-traumatiche: danno luogo alla formazione, in corrispondenza topografica con la sede del trauma, di opacità alveolari isolate o multiple, che regrediscono a vista d’occhio nei controlli radiografici seriati nel tempo. Si associano con grande frequenza a fratture costali • Emosiderosi polmonare idiopatica e sindrome di Goodpasture: sono affezioni ad eziopatogenesi probabilmente disimmunitaria, caratterizzata da episodi emorragici endoalveolari ripetuti nel tempo e da anemia sideropenica (con associata GN nella sindrome di Goodpasture). Interessano soggetti in età giovanile ed hanno prognosi infausta. I quadri RX sono del tutto identici: 66 Scaricato da www.sunhope.it o o o o Primo episodio emorragico polmonare: sindrome da riempimento alveolare in forma similedematosa diffusa (ma con ombra cardiaca normale) Dopo 2-3 giorni: aspetto reticolare (per la veicolazione dei prodotti di disgregamento ematico nei tessuti interstiziali e nei linfatici Dopo 1-2 settimane: ritorno alla norma In caso di episodi emorragici ripetuti: fibrosi evolutiva Vasculiti Le vasculiti sono un insieme eterogeneo di affezioni aventi quale elemento in comune un danno infiammatorio-necrotico della parete dei vasi di piccolo, medio e grosso calibro; quelle che colpiscono in maniera più o meno preponderante il polmone sono: • Granulomatosi di Wegener: vasculite polmonare più comune, è caratterizzata da: o Triade Lesioni di trachea, bronchi e polmoni (100%) Lesioni di naso e seni paranasali (90%) GN (85%) o Quadro RX Opacità polmonari multiple, rotondeggianti, a margini sfumati, di diametro fino a 10 cm, con spiccata tendenza alla cavitazione Ispessimento circonferenziale della parete di trachea e bronchi • Granulomatosi allergica (o sindrome di Churg-Strauss): caratterizzata da sintomi severi e da interessamento vascolare importante da parte di granulomi ricchi di eosinofili, ha un quadro radiologico simile a quello di una polmonite eosinofila, ma può assumere aspetto interstiziopatico diffuso e, meno comunemente, di opacità rotondeggianti multiple che, a differenza della granulomatosi di Wegener, non vanno incontro ad escavazione Embolia ed infarto polmonare L’occlusione improvvisa e duratura dell’arteria polmonare o di suoi rami, per embolia o per trombosi, può produrre la classica sequenza ischemia, emorragia endoalveolare e necrosi, che esita di norma in guarigione con fibrosi e cicatrizzazione. L’embolia polmonare, comunque, è seguita da infarto nel 10-15% dei casi. • Approccio clinico-diagnostico o Valutazione del D-Dimero < 200 ng/ml: ha VPN del 99% > 200 ng/ml: si procede alla DPI o RX polmonare + ecocardiogramma o ECD arti inferiori o TC spirale: gold standard o Scintigrafia polmonare ventilatoria/perfusoria: era il gold standard, ma oggi è un’integrazione alla TC o Angio-RM: in pazienti con embolia polmonare cronica • Finalità della diagnostica per immagini o Dimostrazione del difetto perfusorio: RX e scintigrafia polmonare o Documentazione dell’ostruzione: TC, angiopneumografia • Mezzi o RX toracico: Macroembolia senza infarto • Marcata riduzione circoscritta del disegno polmonare nel territorio ischemico 67 Scaricato da www.sunhope.it • o o 68 Rami arteriosi rarefatti e sottili con conseguente ipertrasparenza in queste zone (segno di Westermark) • Abnorme dilatazione dell’arteria polmonare in sede ilare con brusco restringimento del tratto a valle (segno della nocca) • Esaltazione del reticolo vascolare (segno di Flischner) • Risalita dell’emidiaframma del lato interessato (in rapporto alla diminuzione del volume polmonare per la ridotta produzione di surfattante da ridotta perfusione) • Obliterazione dell’angolo costo-frenico laterale per la presenza di un tenue versamento pleurico reattivo • Possibile prominenza dell’arco cardiaco medio sinistro (prima espressione dell’instaurarsi del cuore polmonare) Microembolie multiple: quadro dell’ipertensione precapillare Lesione infartuale (emorragica o necrotica): • Fase iniziale: tenue opacità alveolare, a contorni sfumati • Fase successiva: opacità più densa e definita (raramente a forma triangolare) • NB: l’infarto situato negli angoli costo-frenici può esser differenziato da un piccolo versamento pleurico per la convessità del contorno prossimale (gobba di Hampton) • NB: la differenza tra infarto emorragico e necrotico poggia solamente sul criterio evolutivo: o Emorragico: compare entro 24 ore dall’evento embolico e regredisce senza lasciar traccia in circa 7 giorni o Necrotico: compare dopo qualche giorno e regredisce in circa un mese, lasciando opacità cicatriziali lineari residue TC: realizzata con tecnica spirale a strato sottile durante infusione ev di mdc iodato, consente un’analisi vascolare di elevata definizione. Trombosi acute e croniche sono evidenziate sotto forma di difetti di opacizzazione parziale o completi di un vaso arterioso polmonare. L’impiego della TC è sempre più frequente, soprattutto in emergenza, anche per la possibilità di ottenere dettagliate informazioni sul parenchima polmonare e sulla pleura e di identificare eventuali fonti emboligene nei distretti profondi Scintigrafia polmonare Tecniche • Perfusionale: con microaggregati/microsfere di albumina (20-50 mm) marcate con 99mTc: diminuzione del flusso distale all’embolo • Ventilatoria: o Miscele con 133Xe o 127Xe o Aerosol con 99mTc Quadro • Mancata distribuzione del radiofarmaco in corrispondenza di aree uni- o plurisegmentate • Aree di perfusione forzata • Alterazioni del gradiente di perfusione Limite: pur avendo un’elevata sensibilità, la sua specificità può esser diminuita da concomitanti alterazioni parenchimali in grado di ridurre la perfusione polmonare distrettuale (atelettasie, bronchiectasie, bolle di enfisema); si rende, in questi casi, utile associare una scintigrafia ventilatoria Fasi Scaricato da www.sunhope.it • o Embolia polmonare recente: nelle prime ore dopo il verificarsi dell’embolia, i segmenti interessati possiedono ancora una componente ventilatoria normale • Embolia polmonare in fase subacuta: poche ore dopo l’arresto della perfusione ematica di un segmento polmonare, si attiva un meccanismo riflesso che porta alla sua esclusione dal normale flusso ventilatorio (difetto “accoppiato” di perfusione e di ventilazione) Angiopneumografia: consente di definire l’esatta sede delle ostruzioni vasali Edema polmonare • Tipi di edema o Da aumento della pressione microvascolare (edema emodinamico) Cause più frequenti • Insufficienza ventricolare sinistra • Stenosi mitralica Sequenza evolutiva e suo aspetto RX • Prima fase: il liquido si raccoglie nell’interstizio e si osserveranno o Sfumatura del disegno vasale, soprattutto in sede ilare (“ili nebbiosi”) o Comparsa di cuffie attorno ai bronchi o Linee B di Kerley o Ispessimento della stria scissurale tra lobo superiore e medio di destra • Seconda fase: il liquido diffonde anche negli spazi aerei alveolari, con quadro della sindrome da riempimento alveolare e possibile versamento pleurico o NB: aspetto “a farfalla”: in alcuni casi il liquido edematoso si distribuisce simmetricamente nelle parti centrali dei polmoni con risparmio relativo delle parti periferiche. Questa caratteristiche è causata dal fatto che il drenaggio linfatico è più efficiente nelle parti periferiche del polmone in ragione delle loro più ampie escursione ventilatorie o Da aumento della permeabilità dell’endotelio capillare e dell’epitelio alveolare (edema lesionale) Cause più frequenti • Inalazione di gas tossici • Aspirazione di liquidi irritanti • Sindrome da difficoltà respiratoria dell’adulto Aspetto RX: sin dall’inizio v’è il quadro conclamato della sindrome da riempimento alveolare. Mancano i segni dell’ipertensione post-capillare ed il cuore è normale. Caratteristica è la distribuzione a chiazze multiple estese dagli apici alle basi, tra le quali è spesso riconoscibile il broncogramma aereo (assente nell’edema idrostatico) o Da causa mista Causa più frequente: edema da insufficienza renale 69 Scaricato da www.sunhope.it Par. V: Sindromi ostruttive delle vie aeree inferiori Introduzione Si raggruppano sotto tale definizione asma bronchiale, bronchite cronica ed enfisema, affezioni accomunate da un aumento diffuso del contenuto aereo polmonare a seguito di fenomeni di intrappolamento espiratorio di aria, dei quali eventi costituiscono un corrispettivo funzionale l’aumento del rapporto tra volume residuo e capacità polmonare totale e la riduzione del rapporto tra volume espiratorio per secondo e capacità vitale. Asma • Finalità dello studio radiologico o Accertare l’assenza di altre possibili cause di broncospasmo o Individuare condizioni patologiche che fungono da concausa negli accesi asmatici: sinusiti, polipi nasali, RGE, ernia iatale o Dimostrare eventuali complicanze: pneumotorace, pneumomediastino, atelettasie • Quadro RX o Accesso asmatico acuto Segni di iperinsufflazione polmonare • Cupole diaframmatiche abbassate, appiattite (ma mai a concavità superiore, a differenza dell’enfisema conclamato), ipomobili (per l’ipospansibilità delle basi polmonari) • Spazio chiaro retrosternale ampliato Ombra cardiovascolare allungata e medianizzata per l’abbassamento del diaframma Ili e disegno polmonare normali (a differenza dell’enfisema) o Fase intervallare: normale o Cronicizzazione: segni dell’ipertensione precapillare e del cuore polmonare Bronchite cronica Uno studio RX attento può consentire il sospetto (e non la diagnosi, che è clinica) di bronchite cronica e di escludere la presenza di bronchiectasie. Nel radiogramma toracico si osservano: • Disegno polmonare “sporco” con tratti broncovasali accentuati: i contorni vasali sono irregolari e sfumati (endoarterite obliterante e fibrosi perivasale); l’ispessimento delle pareti bronchiali e dei tessuti peribronchiali genera immagini “a binario” ed opacità tubulari (“manicotti peribronchiali”) • Fascio cardiovascolare: generalmente normale, nelle forme con sovrapposto enfisema si caratterizza per la presenza di segni di ipertensione precapillare e del cuore polmonare • Iperinsufflazione moderata Enfisema L’enfisema è una condizione anatomica caratterizzata da dilatazione degli spazi aerei situati distalmente al bronchiolo terminale, con associata distruzione delle loro pareti: • Forme o Panlobulare: i fenomeni distruttivi interessano acino e lobulo secondario nella loro totalità, riducendone in maniera proporzionata le componenti ventilatoria e perfusoria (“pink puffer”) o Centrolobulare: dovuta alla distruzione del parenchima nella regione dei bronchioli respiratori prossimali, si caratterizza per interessamento maggiore della componente ventilatoria, cosicché ne derivano desaturazione arteriosa, ipercapnia ed acidosi (“blue bloated”) • Quadro RX: l’indagine radiologica mira ad individuare la duplice componente iperinsufflativa e distruttiva parenchimale (cogliendo la differenza con forme non distruttive come l’asma bronchiale): 70 Scaricato da www.sunhope.it o o o o Enfisema panlobulare (“con riduzione del disegno”): interessa soprattutto i lobi inferiori e si caratterizza per: Segni di iperinsufflazione • Cupole diaframmatiche concave verso l’alto • Sterno incurvato anteriormente • Spazi intercostali slargati ed orizzontalizzati Vasi arteriosi ridotti di numero e di calibro con dirottamento verso i territori indenni Bolle multiple a contenuto aereo Ipertensione precapillare e cuore polmonare nelle forme più progredite NB: l’hrCT consente di individuare precocemente le alterazioni Enfisema centrolobulare (“con accentuazione del disegno”): tipico dei fumatori, interessa prevalentemente i due lobi superiori: Segni di iperinsufflazione modesti Formazione di bolle infrequente Disegno polmonare accentuato, con vasi a contorni irregolari e sfumati (endoarterite obliterante e fibrosi perivasale), “sporco” Ipertensione precapillare e cuore polmonare costanti NB: la scintigrafia polmonare può esser d’aiuto nel recare informazioni topografiche e quantitative sullo squilibrio ventilazione/perfusione Enfisema parasettale: interessa selettivamente dotti e sacchi alveolari nella porzione più periferica del lobulo, in zone adiacenti alla pleura o lungo i setti interlobulari, e dà frequentemente adito alla formazione di bolle (con possibile evoluzione in pneumotorace) Enfisema paracicatriziale (o irregolare): si associa a zone di fibrosi (e quindi è limitato) Par. VI: Altro Bronchiectasia È una situazione irreversibile di dilatazione cilindrica, varicosa o sacciforme, quasi sempre circoscritta, dei bronchi periferici e dei bronchioli: • Forme o Congenite: ad estensione sopralobare o Acquisite: ad estensione sublobare, sono spesso in chiaro rapporto di conseguenza a polmoniti batteriche atelettasiformi, che inducono distruzione e dilatazioni della parete bronchiale o Sindrome di Kartagener Bronchiectasie Sinusiti Destrocardia (talvolta con cardiopatie congenite più complesse) • Indagine radiologica o Scopi Dimostrare la presenza di bronchiectasie Caratterizzare il tipo morfologico della deformazione bronchiale Definire l’entità della distruzione parenchimale o Mezzi RX 71 Scaricato da www.sunhope.it • • Disegno polmonare accentuato per il sovrapporsi di una componente broncogena tubulare a contorni poco definiti (per la presenza di secreto e la fibrosi peribronchiale) Disegno polmonare affastellato (per la diminuzione del volume polmonare conseguente alle manifestazioni atelettasiche periferiche) Aree cistiche (corrispondenti a bronchi dilatati e deformati) Aspetti a favo d’api Iperinsufflazione compensatoria dei tratti risparmiati del polmone • • • hrCT: • Dilatazione diffusa o focale del bronco (di calibro superiore rispetto al ramo arterioso polmonare adiacente) • Marcata riduzione distale di calibro • Ispessimento della parete • Presenza di secreto o di tappi di muco • Insorgenza di complicanze: atelettasie periferiche, ascessi, fibrosi Pneumoconiosi Sono affezioni provocate dall’inalazione di polveri inorganiche capaci di accumularsi nel polmone, comportandosi come materiale inerte (pneumoconiosi non evolutive) od inducendo una reazione fibrogenica (pneumoconiosi evolutive). L’indagine radiologica è preziosa nel loro studio, in quanto consente di evidenziare ed obiettivare i 3 eventi che possono conseguire: fibrosi polmonare, enfisema ostruttiva e fibrosi pleurica. Le più frequenti sono: • Silicosi: causata dall’inalazione di polvere di silice cristallina (biossido di silicio), si caratterizza radiologicamente per la formazione del nodulo silicotico: o Fase iniziale: rilievi aspecifici o Fase conclamata (dopo 10-20 anni dall’esposizione): Opacità multiple nodulari, a margini netti, di 1-2 mm di diametro, sparse qua e là nei campi polmonari Linfonodi ilari ingranditi e spesso patognomonicamente calcificati “a guscio d’uovo” o Fase avanzata: progressivo aumento dimensionale delle opacità polmonari che tendono a conglomerarsi in masse più grossolane • Asbestosi: caratteristica dell’asbesto è l’induzione dei danno sia parenchimale che pleurico: o Fase iniziale: aspetto a vetro smerigliato, soprattutto nei campi polmonari inferiori, espressivo di un ispessimento del piccolo interstizio o Fase conclamata: Reticolazione più marcata Ispessimenti pleurici: placche lineari, bilaterali, diaframmatiche e marginocostali o Fase avanzata Reticolazione ancor più marcata ed estesa a tutto l’ambito polmonare Calcificazioni degli ispessimenti pleurici 72 Scaricato da www.sunhope.it LES È caratterizzato radiologicamente da: • Versamento pleurico (mono- o bilaterale) • Ingrandimento dell’ombra cardiaca: versamento pericardico o cardiomiopatia • Edema polmonare: insufficienza cardiaca o renale, acuta o cronica • Paralisi diaframmatica: è di tipo miopatico, con ipoventilazione polmonare e distelettasie basali • Addensamenti parenchimali o Infiammatori: da terapia immunosoppressiva o Infartuali: da vasculite o Broncopolmonite lupica • Interstiziopatia cronica Sarcoidosi Un esordio acuto con febbre, artralgie ed eritema nodoso si manifesta radiologicamente con adenopatie ilomediastiniche bilaterali, riconoscibili nel radiogramma toracico se voluminose e sempre ben dimostrabili alla TC. Si apprezzeranno opacità interstiziali reticolo-nodulari diffuse, ma con netta prevalenza nelle parti distali dei campi superiori. Nei pazienti che non vanno incontro a guarigione si sviluppa, nel giro di qualche anno, un quadro di polmonite a favo d’api, con fibrosi grossolana e bolle di enfisema paracicatriziale. La scintigrafia con 67Ga-citrato, di seconda istanza nella diagnosi di sarcoidosi (la diagnosi definitiva è, comunque, bioptica), offre maggior sensibilità del radiogramma toracico nell’individuare l’interessamento dei linfonodi dell’ilo e del parenchima polmonare, ma ha bassa specificità (linfomi, malattie infettive, interstiziopatie, intossicazioni da farmaci). La scansione pancorporea acquisisce valore specifico allorquando l’ipercaptazione nei linfonodi mediastinici induce un caratteristico aspetto scintigrafico a λ e l’ipercaptazione a livello delle ghiandole lacrimali e salivari arrotonda il contorno del volto come nel panda. Consente, infine, di individuare eventuali altre sedi extratoraciche di interessamento sarcoidosico. Par. VII: Tumori polmonari Caratteristiche generali • Identificazione della lesione neoplastica o RX o TC: per lesioni molto piccole o situate in sedi di difficile valutazione radiografica • Caratterizzazione della natura benigna o maligna o RX e TC: studiano reperti: Morfologici: dimensioni, margini, contorni Densitometrici: zone calcifiche, necrotiche, aeree, adipose Contrastografici: modalità del c.e. Evolutivi: confronto con indagini precedenti, controllo a distanza o PET (18F-FDG): un’elevata captazione del tracciante radioattivo è indice di grande sensibilità e specificità in favore di una lesione proliferativa • Definizione della sede in rapporto all’anatomia zonale e lobare polmonare (vedi definizione di T) • Definizione di o T: dimensione del tumore ed infiltrazione delle strutture pleuriche, parietali e mediastiniche TC: elevata risoluzione spaziale RM: risoluzione di contrasto o N: presenza e sede di linfoadenomegalie metastatiche 73 Scaricato da www.sunhope.it o TC e RM: consentono una dettagliata valutazione anatomica delle stazioni linfonodali del mediastino, ma, basandosi prevalentemente sul criterio dimensionale, non consentono un’identificazione certa delle metastasi PET: ha un’accuratezza diagnostica maggiore Biopsia M: metastasi a distanza Sedi più frequenti: surreni, encefalo, polmone, scheletro Mezzi: PET (RM per encefalo) Carcinoma broncogeno • Forme istologiche o Carcinoma epidermoide: origina dalle cellule pavimentose o Adenocarcinoma: origina dagli elementi ghiandolari della mucosa bronchiale NB: sottotipo particolare è il carcinoma bronchiolo-alveolare, che origina dalle strutture ghiandolari più periferiche, nei sacchi e negli alveoli o Microcitoma (o carcinoma indifferenziato a piccole cellule): origina dal tessuto neuroendocrino localizzato nella parete bronchiale) o Carcinoma indifferenziato a grandi cellule • Forme topografiche o Forma centrale: i tumori insorgono nell’area compresa tra bronco principale e bronchi segmentari. Originano dalla trasformazione neoplastica delle cellule pavimentose e basali della mucosa bronchiale (quindi, più frequenti sono carcinoma epidermoide e microcitoma): Prima varietà: ha sviluppo prevalentemente endobronchiale e dà luogo alla formazione di masse polipoidi, frequentemente necrotiche, che determinano l’ostruzione parziale o totale del lume bronchiale. L’atelettasia, la polmonite o l’enfisema che ne conseguono sono, spesso, le uniche spie radiologiche di una neoplasia clinicamente ancora silente Seconda varietà: ha sviluppo transbronchiale ed infiltra progressivamente le strutture peribroncovasali dell’ilo. Ne conseguono ingrandimento, deformazione ed addensamento dell’ilo, che assume spesso contorni policiclici, nel cui contesto sono presenti anche tumefazioni linfonodali metastatiche o Forma periferica: i tumori insorgono distalmente ai bronchi segmentari. La forma prevalente è quella adenocarcinomatosa; morfologicamente possono presentarsi come: Forma nodulare periferica: assume l’aspetto di opacità nodulare periferica, a contorni di solito netti, ondulati per la presenza di lobulazioni, che testimoniano l’attività proliferativa. Dai suoi margini si dipartono strie lineari simili alle linee B di Kerley dovute alla diffusione linfatica del tumore • Opacità tipica: omogenea, trattandosi di tessuto neoformato, “cancella” tutte le strutture che invade o Possibili aree necrotiche e livelli gassosi da escavazione nel suo contesto o Possibili adenopatie metastatiche (indagine elettiva di diagnosi è la TC) o Possibili bronchiectasie post-stenotiche • Tumore di Pancoast: è una forma particolare di carcinoma periferico, a localizzazione all’estremo prossimale di uno dei lobi superiori. La sua caratteristica è quella di dare precocemente osteolisi costale e dei peduncoli vertebrali: 74 Scaricato da www.sunhope.it Sindrome clinica Dolore irradiato alla spalle Progressiva atrofia dei muscoli della mano Rigonfiamento dell’arto superiore corrispondente per ostacolo al flusso venoso Sindrome di Horner: enoftalmo, miosi, ptosi palpebrale ed anidrosi omolaterale o RX Ispessimento della pleura apicale: progressivamente aumenta di dimensioni Osteolisi dell’arco posteriore delle prime 3 coste e dei corrispondenti peduncoli vertebrali Possibile tumefazione che si estende in alto nelle parti molli del collo ed in basso verso il corno ilare superiore Forma pseudopolmonitica: è tipica del carcinoma bronchiolo-alveolare: l’accrescimento della neoplasia avviene per progressivo riempimento degli spazi alveolari (come per l’essudato infiammatorio) e si traduce in un’opacità disomogenea, a margini sfumati ed irregolari, costituita da micronoduli confluenti. Reperti radiologi sono: • In fase iniziale: opacità nodulare solitaria a sede subpleurica o NB: alla TC sono frequentemente rilevabili piccole componenti aeree (bronchiologramma) od un aspetto di densità sfumata a vetro smerigliato • In fase più avanzata: sono apprezzabili noduli multipli di grandezza eterogenea, con tendenza alla coalescenza in masse più o meno grosse fino ad assumere aspetto pseudopolmonitico. • NB: caratteristicamente il carcinoma bronchiolo-alveolare rispetta la perfusione regionale (scintigrafia negativa) e, per motivi ancora non chiari, risulta spesso negativo alla PET o Metastasi polmonari • Metastasi ematogene: si presentano come opacità uniche o multiple, rotondeggianti od ovalari, a margini netti e regolari o Dimensioni: variabili Metastasi miliariformi: di pochi mm, sono caratteristiche delle neoplasie altamente vascolarizzate (carcinomi renali e tiroidei, osteosarcoma, carcinoma bronchioloalveolare) Metastasi a palla di cannone: di 10 o più cm o Numero: variabile Metastasi “a tempesta di neve”: sono così tante da occupare la maggior parte del parenchima polmonare o Necrosi, cavitazione e calcificazione: rare • Metastasi linfatiche: assumono un aspetto di infiltrazione reticolo-nodulare a carattere interstiziale o Cause più comuni: tumori di stomaco, mammella e pancreas o Quadro caratteristico (“linfangite carcinomatosa”): ben individuabile alla TC, si caratterizza per: Adenopatia ilare Opacità lineari interstiziali 75 Scaricato da www.sunhope.it Linee B di Kerley Linfomi e leucemie • Linfomi: le adenopatie determinano slargamenti mediastinici, spesso bilaterali, tipicamente asimmetrici, fino al quadro del “mediastino gigante”. Le localizzazione parenchimali, non molto frequenti, si manifestano come opacità alveolari a noduli multipli confluenti o ad aspetto reticolonodulare interstiziopatico • Leucemia: danno interessamento polmonare di tipo reticolare diffuso a tipo linfangite carcinomatosa Par. VIII: Pleura Anatomia radiografica • RX toracico: l’insieme delle strutture pleuriche è visibile nel radiogramma toracico in forma di “limitante” tra la trasparenza del polmone e l’opacità della parete toracica, del diaframma e del mediastino. Radiograficamente, la pleura è visibile come vera e propria linea solo a livello delle scissure, dove assume l’aspetto di sottile linea radiopaca tra la trasparenza di due lobi adiacenti • Ecografia: la pleura risulta visibile in sede margino-costale come una linea iperecogena situata internamente alle coste e ritmicamente interrotta dalle loro ombre acustiche • TC: è in grado, soprattutto se ad elevata risoluzione, di fornire una valida rappresentazione dell’interfaccia polmone/parete toracica, quindi propriamente del complesso costituito dalla pleura con le strutture ad essa addossate. In corrispondenza degli spazi intercostali, tale complessa assume l’aspetto di linea o sottile banderella della densità dei tessuti molli, dello spessore di 1-2 mm, la quale rappresenta la pleura viscerale e parietale accollate, lo spazio pleurico, la fascia endotoracica ed il muscolo intercostale interno. In corrispondenza delle docce costovertebrali, il muscolo intercostale interno è assente e l’interfaccia polmone/parete toracica è costituita solo dai foglietti pleurici e dalla fascia endotoracica: in tale sede, pertanto, non è solitamente visibile alcuna banderella o linea sottile. Lo stesso avviene a livello del mediastino. La presenza di linee o bande dense in regioni dove fisiologicamente sono assenti, ha significato patologico ed indica l’esistenza di ispessimenti pleurici o di piccoli versamenti. Versamento pleurico • Tipologie o Versamento trasudatizio (contenuto proteico < 3 g/dl) Aumento della pressione idrostatica • Scompenso cardiaco • Sovraccarico di fluidi • Pericardite costrittiva Diminuzione della pressione colloido osmotica • Cirrosi ascitogena • Sindrome nefrosica • Ipoalbuminemia o Versamento essudativo (contenuto proteico > 3 g/dl) Alterazioni della permeabilità capillare • Infezioni • Tumori primitivi o secondari 76 Scaricato da www.sunhope.it • 77 • Malattie del collagene o del sistema immunitario • Affezioni addominali Altre cause • Infarto polmonare • Trauma • Radioterapia o Versamento chiloso: Rottura di un grosso vaso linfatico Ostruzione venosa Diffusione transdiaframmatica di ascite chilosa o Emotorace: Traumi con lacerazione polmonare Rottura di grossi o piccoli vasi Approccio diagnostico o RX toracico: Posizione del paziente • Eretta: consente l’individuazione di versamenti di volume di almeno 250 ml • Supina: il versamento pleurico si raccoglie posteriormente ed il suo riscontro radiografico in proiezione frontale risulta meno agevole Disposizioni del versamento • Tipiche: o Proiezione frontale: l’opacità indotta dal versamento è delimitata superiormente da una linea curva disposta obliquamente dall’alto in basso e dall’esterno verso l’interno (linea di Damoiseau-Ellis) o Proiezione laterale: l’opacità ha disposizione concava verso l’alto con punti più elevati anteriormente e posteriormente. In presenza di versamento massivo, l’emitorace appare totalmente opacato, il diaframma dislocato verso il basso, il mediastino più o meno dislocato controlateralmente. Ogni versamento massivo non accompaganto da dislocazione mediastinica e diaframmatica deve far sospettare una concomitante patologia del polmone omolaterale (atelettasia, fibrosi) o della pleura stessa (mesotelioma) • Atipiche: si riscontrano in caso di modificazioni dell’elasticità polmonare o Versamento sottopolmonare: il liquido pleurico può continuare ad accumularsi tra la superficie inferiore del polmone e l’emidiaframma anche in cospicua quantità o Versamento pleuro-flogistico con scarsa tendenza alla risoluzione: si formano tralci di fibrina, che, deponendosi sulle superfici pleuriche e creando aderenze tra di esse, bloccano il liquido. Il versamento, quindi, non è più libero, ma organizzato e sul radiogramma si osserverà, piuttosto che la tipica disposizione “a menisco”, un’opacità margino-costale a banda più o meno spessa, l’obliterazione del seno costo-diaframmatico e la rettilineizzazione dell’emidiaframma o Versamento saccato dell’empiema: si presenta, se colto con opportuna tangenza, in forma di opacità omogenea, ovale o lenticolare, con base sulla margino-costale e cupola convessa verso Scaricato da www.sunhope.it o o o il parenchima. Se colto di facci, si presenta come opacità a margini sfumati o Versamento intrascissurale: è un versamento saccato, conseguente ad episodi di scompenso cardiaco, con morfologia biconvessa ed estremità rastremate prolungantesi nel contesto della scissura Ecografia: il versamento pleurico appare caratteristicamente anecogeno e può costituire una finestra acustica utile per lo studio delle strutture sottostanti (lesioni di parete, polmone collassato). L’indagine può evidenziare raccolte molto piccole, non visibili nel radiogramma toracico e fornire un’utile guida al loro drenaggio TC: il versamento pleurico libero si dispone secondo una tipica configurazione “a menisco posteriore”. La valutazione densitometrica, inoltre, fornisce utili informazioni sulla natura del versamento: l’emotorace ha valore di attenuazione superiore al trasudato, il chiotorace inferiore RM: ha indicazione solo nella stadiazione del mesotelioma Pneumotorace • Tipi o Spontaneo Primitivo: spesso conseguente a lacerazione di bolle subpleuriche Secondario: apertura nello spazio pleurico di bolle di enfisema, di cisti aeree, di cisti da echinococco, etc. o Post-traumatico: solitamente è un emopneumotorace o Post-toracentesi: solitamente è un idropneumotorace o Iatrogeno: lacerazione della pleura apicale durante apposizione di cateteri nella vena succlavia • Approccio diagnostico o RX toracico: il riconoscimento dello pneumotorace è agevole quando il contenuto di aria nello spazio pleurico è elevato ed il polmone vistosamente collassato. Si osserva, in questi casi, un netto contrasto tra la trasparenza vitrea della cavità toracica (nella quale è completamente assente il disegno polmonare) ed il polmone ipotrasparente ben delineato dalla pleura viscerale colta tangenzialmente dal fascio di radiazione (“linea pleurica”). Il riconoscimento dello pneumotorace è agevolato dall’assunzione di un radiogramma in fase espiratoria, che fornirà indicazioni anche sulla situazione della lacerazione pleurica: • Chiusa: il polmone si ridurrà marcatamente di volume per la fuoriuscita di aria attraverso i bronchi • Aperta: il volume del polmone e dello pneumotorace si ridurranno in maniera identica, trattandosi di compartimenti in equilibrio Segni indiretti dello pneumotorace: • Aumento della trasparenza nei quadranti superiori dell’addome • Abbassamento e definizione “troppo bella” dell’emidiaframma • Netta visibilità del seno costo-frenico anteriore (segno del solco profondo) Penumotorace iperteso: si instaura per meccanismo a valvola, ossia quando l’aria può entrare nello spazio pleurico, ma non uscirne. In questi casi il polmone è ridotto alle dimensioni di un pugno e completamente addossato al mediastino; cuore e mediastino sono dislocati, inoltre, controlateralmente, il diaframma è abbassato ed appiattito, gli spazi intercostali allargati 78 Scaricato da www.sunhope.it o TC: può dimostrare, con grande accuratezza, la presenza di aria nello spazio pleurico; il suo impiego può esser proposto nei casi dubbi per differenziare lo pneumotorace da altre cause di ipertrasparenza (bolle e cavità) Tumori della pleura: il mesotelioma • RX torace: o Presenza di “bozzellature” multiple: ispessiscono e deformano, a seconda della localizzazione, la limitante margino-costale, la cupola diaframmatica ed il profilo mediastinico o Versamento pleurico nelle forme diffuse • TC: consente di evidenziare: o Aspetti tipici di ispessimenti maligni Estensione circonferenziale con coinvolgimento della pleura mediastinica e scissurale Spessore maggiore di 1 cm Presenza di nodularità o Altri segni Perdita di volume dell’emitorace affetto Invasione della parete toracica Metastasi linfonodali mediastiniche Rare calcificazioni • RM: può risultare più accurata della TC nell’individuare infiltrazioni della parete toracica e del diaframma • PET: è la metodica più sensibile nell’identificazione di ispessimenti pleurici neoplastici e consente allo stesso tempo un’accurata valutazione dei linfonodi mediastinici • Biopsia: eco- o TC-guidata, è la diagnosi di conferma Par. IX: Mediastino Tecniche utilizzate • RX: è sempre il primo filtro • TC: esame di riferimento o Individuazione della natura delle lesioni (densità) o Discriminazione dell’origine e dell’estensione delle lesioni • RM: si utilizza a complemento della TC o Svantaggi Bassa risoluzione spaziale Scarsa visibilità di osso, trachea ed aria Artefatti da pulsazione o Utilizzi Valutazione del segnale adiposo in masse Rapporti tra pleura, parete e vasi • Ecografia: si usa solo per lesioni parietali e versamenti; l’ecotransesofagea può utilizzarsi per: o Spazi paraesofagei o Patologia dell’aorta • PET-TC: si utilizza sempre più di frequente per le patologie oncologiche (linfomi, tumori polmonari o del tubo digerente alto) 79 Scaricato da www.sunhope.it Patologia mediastinica • Adenopatie mediastiniche o Cause Linfomi Metastasi Reattive o DPI RX: si utilizza solo per adenopatie voluminose (bassa sensibilità per lesioni piccole) e vede un’alterazione della silhouette con convessità esterne tipicamente policicliche TC: si utilizza in ogni caso di studio mirato • Diametro minore: se maggiore di 2 cm, ha un elevato VPP per neoplasia • Densità o Aumentata senza mdc o Possibili aree necrotiche ipodense o Possibili calcificazioni RM: alternativa alla TC PET-TC (con FDG): ha un’elevata sensibilità per linfonodi patologici di dimensioni normali • Masse e tumori mediastinici o Approccio generale in base alla sede Anteriore: • Patologie di tiroide, paratiroidi o timo • Tumori a cellule germinali • Linfomi, lipomi, fibromi Medio • Linfomi • Cisti broncogene Posteriore • Aneurismi • Neuroblastomi, neurinomi, schwannomi • Formazioni vertebrali ossifluenti o DD Utilizzo di TC per definizione di sede, estensione, struttura ed origine Natura • Cistica: teratomi cistici, cisti mediastiniche, broncogene. linfangiomi • Solida adiposa: lipomi, teratomi maturi • Solida parenchimatosa: linfomi, tumori germinali, NET, neuroblastomi • Mediastiniti o Acute Cause • Perforazione esofagea (spontanea, traumatica, iatrogena) • Discendenti: da ascessi tonsillari o cervicali • Post-sternotomia Coinvolgimento • Diffuso • Saccato TC 80 Scaricato da www.sunhope.it • • Aumento della densità con raccolte fluide • Possibili bolle gassose o Croniche: fibrosi mediastinica Cause • Post-RT • Post-mediastinite acuta Quadro • Deformazione mediastino, pericardio e pleure mediastiniche Patologia traumatica o Emomediastino (soprattutto da incidenti stradali) Approccio • RX • TC con mdc: può rilevare o Flogosi intimali o Deformità dell’aorta o Ematoma mediastinico o Pneumomediastino Cause • Lacerazione di polmoni o pleura • Rottura dell’albero bronchiale o dell’esofago Approccio • RX • TC o Linea di radiotrasparenza netta o Piccole bolle radiotrasparenti (enfisema sottocutaneo) Par. X: Seni paranasali Caratteristiche generali Sono cavità pneumatiche nelle ossa mascellare, frontale, etmoidale e sfenoidale, che giungono a maturità completa intorno ai 20 anni. Sono rivestite da epitelio respiratorio saldamente adeso al periostio e comunicano con le cavità nasali. Si dividono in un comparto anteriore (frontale e mascellare, cellule etmoidali anteriori) e posteriore (sfenoidale e cellule etmoidali posteriori). Tra le più importanti patologie dei seni nasali si ricordano: • Rinosinusiti o Acute Diagnosi clinica ed endoscopica RX per valutare i livelli idroaerei TC per valutare eventuali complicanze o Croniche TC per valutare l’anatomia del complesso osteomeatale • Ispessimento ed iperplasia della mucosa • Ispessimento dell’osso (osteite proliferativa) • Lesioni associate all’infiammazione o Poliposi: è un’iperplasia della mucosa sinusale, che occupa gradualmente la cavità ed è dovuta a stimoli flogistici cronici, soprattutto allergici: 81 Scaricato da www.sunhope.it o • 82 RX: “aree piene” TC: evidenzia un tessuto con densità normale, aspetto mammellonato a margini definiti. La compressione sull’osso può determinarne un assottigliamento Mucocele: è l’accumulo di muco in un seno con un ostio ostruito (infezioni, allergie, tumori). Il riempimento della cavità determina compressione e lenta espansione delle pareti cavitarie RX • Opacizzazione completa ed omogenea • Espansione delle pareti ossee TC • Tessuti molli solo dislocati • Densità sopraliquida • Assenza di captazione di mdc RM Tumori o Beingni Osteoma Papilloma invertito, angiofibroma, emangioma capillare lobulare o Maligni RX • Opacamento della cavità sinusale • Processi di erosione della parete TC • Estensione e contorni irregolari • Processi di erosione parietale • Osteolisi • Valutazione dei LN RM: valuta la diffusione perineurale e l’estensione al basicranio Scaricato da www.sunhope.it CAP. 4: APPARATO DIGERENTE Par. I: Metodo diagnostico RX diretta dell’addome Se il paziente è deambulante, i radiogrammi vengono assunti in ortostasi, in proiezioni PA e LL; in caso contrario, a paziente supino, vengono eseguiti nelle due proiezioni, una in AP e l’altra con tubo in posizione orizzontale in LL. Il ruolo di tale indagine oggi è limitato alla ricerca di corpi estranei radiopachi, di calcificazioni ed alla documentazione dei rilievi morfointestinali. Indagini contrastografiche In base all’utilizzo del solo contrasto radiopaco o dell’associazione di questo con un mdc radiotrasparente, vengono distinte in: • Monocontrasto: ha l’obiettivo di distendere il lume del viscere per ottenere un “calco”. o Mdc utilizzato: solfato di bario (BaSO4): poiché lo spandimento extraluminale di solfato di bario provoca una peritonite chimica, nei pazienti con sospetta perforazione intestinale o nei controlli precoci di suture anastomotiche, deve esser utilizzato un mdc iodato idrosolubile o Immagini Minus: lesioni proliferanti (per difetto di riempimento) Plus: lesioni ulceranti (per raccolta di bario) o Utilizzo Alterazioni funzionali di faringe ed esofago Studio del transito ileo-colico Studio dell’evacuazione rettale (defecografia): prevede il riempimento dell’ampolla rettale con solfato di bario molto denso, introdotto tramite sonda anale ed il posizionamento di un paziente su di un WC mobile, posizionato sulla pedana del tavolo radiologico. Le fasi delle defecazione (riposo > contrazione > ponzamento > evacuazione > post-evacuazione) vengono registrate su diversi radiogrammi • Doppio contrasto: prevede l’introduzione, dapprima, di solfato di bario e, successivamente, di un mdc radiotrasparente (come l’aria) per lo studio delle prime vie e del crasso o l’idrossimetilcellulosa per lo studio del tenue o Tecniche utilizzate: Esofago-stomaco-duodeno con doppio mdc Clisma del colon a doppio contrasto Clisma del tenue (enteroclisi) o Indicazioni Studio della patologia organica: valuta la distensibilità delle pareti intestinali ed identifica compressioni estrinseche; consente, infine, la diagnosi di fini lesioni parietali, quali erosioni, ulcere e polipi Ecografia Questa tecnica, benché non biologicamente invasiva, ampiamente disponibile, ripetibile ed a basso costo, ha i limiti di essere strettamente operatore dipendente, di avere bassa panoramicità e di essere ostacolata dalla distensione gassosa delle anse e dall’obesità. Comunque, consente di valutare lo spessore, la stratificazione delle pareti e le componenti anatomiche extraparietali. L’ECD ed il power-Doppler consentono, inoltre, la valutazione della vascolarizzazione e del flusso. 83 Scaricato da www.sunhope.it Le sonde endoluminali contribuiscono alla stadiazione di neoplasie digestive, potendo distinguere i vari strati parietali e diagnosticando con esattezza il grado di infiltrazione locale. L’ecografia risulta, inoltre, utile nell’integrazione diagnostica in pazienti affetti da patologie flogistiche, quali morbo di Crohn e diverticolite, e nell’addome acuto. TC Tecnica dotata di ampia panoramicità (consentendo, quindi, anche uno studio ottimale delle strutture anatomiche extraparietali) e rapidità di esecuzione, è in grado di valutare l’estensione loco-regionale ed a distanza delle patologie GI. Svantaggi sono l’elevato costo, l’esposizione a radiazioni ionizzanti e l’utilizzo di mdc iodati. Per ottenere risultati ottimali, è necessario eseguire un’adeguata preparazione intestinale e distendere le pareti con l’introduzione di mdc ipodensi (aria, acqua o metilcellulosa) od iperdensi (idrosolubili diluiti). La TC consente di valutare lo spessore delle pareti (ma non la loro stratificazione) e, dopo iniezione di mdc iodato ev, anche la loro vascolarizzazione. Una recente tecnica è l’enteroclisi TC multistrato: consente lo studio del piccolo intestino e delle patologie infiammatorie e neoplastiche e prevede 8 fasi: • Preparazione intestinale • Intubazione naso-digiunale • Trasferimento in sala TC • Esecuzione della scout-view • Ipotonia farmacologica • Infusione di mdc intraluminale • Somministrazione di mdc iodato ev • Acquisizione volumetrica • Ricostruzione multiplanare RM Nonostante il vantaggio di fornire un elevato dettaglio anatomico, è una metodica di seconda istanza per l’elevato costo e la presenza di controindicazioni quali pacemaker, claustrofobia, protesi metalliche e clips vascolari. Grazie allo sviluppo di bobine endorettali, è utilizzata soprattutto nella valutazione della patologa del retto. MN • • • 84 Scintigrafia con leucociti marcati con 99Tc nella valutazione del morbo di Crohn in fase attiva Scintigrafia con emazie marcate con 99Tc: è in grado di evidenziare un sanguinamento del tratto GI superiore od inferiore PET: consente di studiare in vivo i processi metabolici dei tessuti grazie all’utilizzo del 18F-FDG. Viene utilizzata nella differenziazione delle lesioni maligne da quelle benigne, nella stadiazione e nel follow-up dei tumori dei diversi distretti corporei, per individuare precocemente recidive o metastasi di nuova insorgenza e, quindi, per valutare l’efficacia della terapia Scaricato da www.sunhope.it Par. II: Faringe Caratteristiche generali La faringe è divisa in 3 porzioni (rino-, oro- ed ipofaringe): oro- ed ipofaringe sono generalmente accessibili alla semeiotica classica ed all’endoscopia.Lo studio radiologico, peraltro, non è molto frequente: vi si ricorre soprattutto per la ricerca di corpi estranei, per l’analisi di turbe della deglutizione e per la valutazione dell’estensione di tumori. La funzione della faringe è strettamente legata alla deglutizione ed alla propulsione del bolo nell’esofago attraverso la bocca di Killian (SES), chiusa in condizioni di riposo. La deglutizione ha luogo mediante l’azione coordinata di bocca, faringe ed esofago; l’atto deglutitorio dura circa 1 secondo e consiste in: • Fase I: o Preparazione del bolo o Controllo della rima buccale anteriore e posteriore • Fase II: o Inizio della deglutizione (atto volontario) o Spinta del bolo da parte della pompa linguale o Innalzamento del velopendulo o Chiusura del rinofaringe • Fase III o Passaggio del bolo in orofaringe o Chiusura dell’aditus laringeo da parte dell’epiglottide • Fase IV: al passaggio del bolo alimentare la pervietà delle vie aeree viene ripristinata Comunque, l’esame della faringe (dopo un approccio clinico e logopedistico) si avvale di: • Esame RX diretto: si effettua in stazione eretta, proiezione LL e PA ed espirazione forzata a bocca e naso chiusi. Consente di evidenziare corpi estranei, fistole, ascessi, perforazione o masse palpabili latero-cervicali • Studio con bolo baritato: realizzato in proiezione AP dapprima e LL poi, documenta la progressione del bolo con videoregistrazione o radioscopia digitale. Dà risultati circa: o Meccanismo malfunzionante o Identificazione di penetrazione/aspirazione o Tempistica di penetrazione/aspirazione Prima di deglutizione: incontinenza posteriore> leakage ( > aspirazione) Durante la deglutizione: alterato tilting epiglottico> aspirazione Dopo la deglutizone: bolo rimane nelle vallecule (diverticoli, RGE) o Alterato rilasciamento dello SES • Videofluoroscopia (primo esame): è lo studio dinamico dell’orofaringe e dell’esofago con 12-18 fotogrammi al secondo • Videofluoromanometria: è l’insieme dell’indagine fluoroscopia e manometrica, eseguite contemporaneamente. Consente di studiare al meglio le alterazioni della dinamica deglutitoria. Si posiziona il sondino (con 4-5 traduttori) per determinare la pressione a livello di cuscinetto di Passavant, epiglottide, giunzione faringo-esofagea ed esofago. Si osserva l’onda pressoria a partire dalla pompa linguale e faringea, poi l’apertura del SES e la peristalsi esofagea. Possibili reperti sono: o Apertura della pompa linguale prima dell’apertura del SES: caduta pre-deglutitoria o Apertura precoce del SES: caduta extradeglutitoria o Doppia contrazione della pompa faringea e poi del SES: penetrazione o Incapacità di apertura del SES: aspirazione 85 Scaricato da www.sunhope.it • • TC: è eseguita in apnea con acquisizione volumetrica secondo piani trasversali paralleli al palato duro. L’iniezione ev a bolo di mdc iodato è importante per distinguere i linfonodi dai vasi e per valutare il c.e. delle lesioni espansive RM Reperti più frequenti • Disfagia alta: innanzitutto è importante l’anamnesi per capire se è per solidi o liquidi, se per boli piccoli o grandi. Diverse sono le condizioni patologiche associate quali morbo di Parkinson, accidenti cerebro-vascolari, botulismo, SLA, sclerosi multipla o cause meccaniche: o Radioscopia: deve Identificare le anomalie della deglutizione Identificare l’aspirazione del mdc nelle vie aeree Determinare le condizioni nelle quali il paziente può deglutire senza rischi per la vita (polmoniti ab ingestis) o Studio con bolo di solfato di bario a diversa densità (pasto solido, intermedio, fluido): condizioni di più frequente riscontro sono: Leakage: il paziente non riesce a tenere il bolo in bocca e questo scende senza esser deglutito Rigurgito nasale Aspirazione nelle vie aeree Penetrazione: il liquido si ferma al disopra delle corde vocali o Rapporto dei reperti con la deglutizione Prima della deglutizione: il paziente non riesce a tenere in bocca il bolo e si ha perdita posteriore con aspirazione (leakage) Durante la deglutizione: si ha mancata chiusura della laringe perché l’osso ioide non si alza per incapacità dell’epiglottide Dopo la deglutizione • SES aperto completamente • Aspirazione del bolo ritenuto nelle vallecule • Tardivo svuotamento di diverticoli o tasche • RGE • Rigurgito di materiale in esofago NB: se c’è sospetto di aspirazione o penetrazione si usa il mdc baritato, perché quello iodato idrosolubile è iperosmolare: va negli alveoli, che si riempiono di acqua (rischio di edema alveolare), e non riesce poi a fuoriuscire; quello baritato, invece, viene eliminato con colpi di tosse o Adattamenti posturali e tecniche riabilitative per migliorare la deglutizione Pressione sulle vallecule e colpo di tosse in caso di Leakage Movimento della “gallina” (manovra di compenso): il paziente flette in avanti il capo girato • Corpi estranei o Radiopachi (osso di pollo, spina di pesce, dente, etc.): esame RX diretto (faringoscopia opaca in caso di localizzazione difficile) o Radiotrasparenti (cappucci di penna biro, piccoli oggetti di plastica): somministrazione di bolo baritato o TC • Anomalie della deglutizione: il suo studio è condotto con videoregistrazione del transito orofaringeo di bolo baritato ad alta viscosità 86 Scaricato da www.sunhope.it • • • Paralisi della faringe: l’assenza od incordinazione dei movimenti che guidano il bolo lungo la faccia posteriore della laringe nell’esofago attraverso la bocca di Killian, ne induce il passaggio nella laringe e nella trachea Diverticoli: soprattutto diverticolo di Zenker Tumori o Benigni: deformano la trasparenza aerea della faringe all’esame diretto ed inducono difetti di riempimento dopo bolo baritato o Carcinomi: deformano i contorni ed alterano la distensibilità della faringe durante gli atti deglutitori. TC e RM sono utili per la stadiazione Par. III: Esofago Caratteristiche generali L’esofago è per lo più oggetto di studio radiologico di passaggio nel contesto di esami baritati più specificamente rivolti alla valutazione dello stomaco e del duodeno: è oggetto di studio radiologico mirato solo allorquando la sintomatologia clinica del paziente induce a rivolgergli primitivamente l’attenzione: • Studio morfologico o Esofagografia a doppio contrasto: il paziente, digiuno, eventualmente premedicato con ipotinizzanti (Buscopan), inizialmente in stazione eretta, viene invitato ad ingerire, con l’aiuto dell’acqua, una dose di polveri effervescenti; il gas distende il lume esofageo. Si fanno quindi ingerire rapidamente 100 ml di una sospensione di solfato di bario, sì da indurre un verniciamento a strato sottile ed uniforme della mucosa esofagea Si assumono, quindi, radiogrammi mirati nelle proiezioni oblique (onde dissociare l’esofago dalla colonna vertebrale e dal cuore); si passa poi, al decubito prono, particolarmente utile per la dimostrazione di eventuali ernie iatali o Esofagografia opaca a singolo contrasto: ottiene un “riempimento a calco” del lume esofageo, cioè un riempimento progressivamente massimale, nel contesto del quale tutto ciò che aggetta verrà rilevato sotto forma di riempimento (minus), tutto ciò che infiltra od ulcera come immagine di plus. Quest’indagine ha potere risolutivo significativamente inferiore alla precedente • Studio funzionale: le zone più rilevanti alla manometria esofagea sono: o Sfintere esofageo inferiore (LES): costituisce un’importante barriera in grado di opporsi al reflusso di contenuto gastrico nell’esofago o Anello B: salienza anulare della mucosa nella porzione sottodiaframmatica, rivestita prossimalmente da epitelio squamoso e distalmente da epitelio colonnare, diviene radiologicamente apprezzabile allorquando risale al di sopra del diaframma per la presenza di un’ernia iatale o Angolo di His: formato dall’esofago terminale con il fondo gastrico, acuto in condizioni normali, rappresenta un importante meccanismo antireflusso o NB: indicazioni funzionali possono ricavarsi, oltre che dalla manometria, dall’RX diretta e dalla scintigrafia (vedi dopo) • Altre tecniche o TC: consente di visualizzare in condizioni normali l’esofago, nel cui lume è per lo più presente contenuto aereo. La somministrazione per os di mdc radiopaco consente di delineare meglio il lume esofageo e la parete. 87 Scaricato da www.sunhope.it o o o o La distensione gassosa con polveri effervescenti previa ipotonizzazione esofagea (TCesofagografia gassosa) si va diffondendo con successo per la capacità di visualizzare in modo soddisfacente la parete, ma non di risolverne i diversi strati RM: non ha vantaggi rispetto alla TC, ma l’uso di bobine miniaturizzate introdotte in sede endoluminale per via transnasale può rendere possibile una visualizzazione analitica dei singoli strati della parete Ecografia: Endoluminale: consente di riconoscere le tonache parietali sotto forma di bande alternate iper- ed ipoecogene Transesofagea Transcutanea (ruolo molto limitato) PET: stadiazione del carcinoma esofageo Scintigrafia (con Tc-colloide): permette di valutare con facilità il transito del bolo alimentare attraverso l’esofago e di quantificare i parametri che lo caratterizzano: Tempi medi di transito per i diversi segmenti Detersione dell’esofago Eventuale RGE (importante il suo utilizzo in età pediatrica!) Diagnosi delle patologie dell’esofago • Discinesie e distonie esofagee: in linea generale, lo studio funzionale ha luogo, per via interconnessa, per via manometrica e radiologica o Discinesie ipertoniche segmentarie (“peristalsi terziaria”): epifenomeno di alcuni tipi di patologia esofagea (RGE, esofagite), sono caratterizzate, all’osservazione radiologica, dalla comparsa, subito dopo il passaggio del bolo opaco, di incisure multiple dei contorni dell’esofago con aspetto frastagliato e localizzate nei due terzi inferiori o Spasmo esofageo diffuso: vero e proprio disturbo neuromuscolare della propagazione dell’onda peristaltica, è caratterizzato dalla formazione di spasmi anulari fra i quali si interpongono dilatazioni (“esofago a cavaturaccioli”). L’esofago è nel complesso accorciato e la parete ispessita o Acalasia: vi è incapacità del LES a rilasciarsi coordinatamente all’atto deglutitorio, con conseguenti disfagia, ristagno e rigurgito di materiale: Fase iniziale con compenso funzionale: di difficile riconoscimento radiologico, è presente solo restringimento del tratto terminale esofageo Fase di scompenso iniziale: dilatazione del corpo esofageo Fase di scompenso funzionale conclamato: il corpo esofageo appare dilatato, allungato ed alquanto tortuoso, con aspetto simil-sigmoideo (megaesofago); il tratto terminale, invece, è stretto “a coda di topo”. Radioscopicamente, è possibile dimostrare come il tratto terminale si apra “a scatto” solo allorquando la colonna baritata, raccogliendosi nell’esofago, raggiunge un livello definito (segno del livello costante) Terapia: miotonia extramucosa secondo Heller: dopo questo intervento (che non coinvolge la mucosa e che ha la finalità di ridurre la pressione muscolare) si può avere un’ernia post-Heller (o di tipo Spinnaker). In tal caso, si procede all’intervento secondo Hellen-Dor, che “mette una pezza” su questa ernia mucosa secondaria. Inoltre, la miotonia di Heller è quasi sempre accompagnata da RGE e, pertanto, viene pressoché costantemente accompagnata da un intervento di fundoplicatio. o Discinesie ipotoniche diffuse: frequenti in corso di malattie del SNC o del collagene, risultano in esofago sclerodermico: 88 Scaricato da www.sunhope.it • • 89 Esofago slargato ed atonico, con rilievo mucoso appiattito e peristalsi povera od assente Svuotamento gastrico assente a paziente supino, normale in posizione eretta o Disfagie esofagee prossimali: la contrazione incoordinata e persistente del muscolo cricofaringeo può stenosare e dislocare in avanti il tratto prossimale dell’esofago cervicale ed essere quindi causa di disfagia. Il faringoesofagogramma baritato consente con facilità di dimostrare stenosi e dislocazione Diverticoli: o Tipi Veri: estroflessione di tutta la parete Falsi: erniazione della mucosa e della sottomucosa o Meccanismo: trazione o pulsione (i più frequenti) o Diverticoli più frequenti Diverticolo faringo-esofageo di Zenker: da pulsione, è un diverticolo falso, ossia un’erniazione di mucosa e sottomucosa attraverso una diastasi esistente nel contesto della parete posteriore della faringe fra le fibre del muscolo crico-faringeo (triangolo di Laimer). Dopo somministrazione di pasto baritato si apprezza, nella parte superiore del mediastino, una sacca mediana, a convessità inferiore, riempita parzialmente di bario. Durante la deglutizione la sacca diverticolare è dislocata bruscamente verso l’alto e si vuota parzialmente del suo contenuto Diverticolo dell’esofago toracico: presenti in sede epibronchiale, si presentano sotto forma di piccole taschette rotondeggianti riempite di bario, collegate all’esofago da un colletto ampio e corto Diverticoli epifrenici: hanno aspetto simile a quello dell’ernia iatale, da cui si differenziano per i contorni molto regolari e per l’assenza di rilievo mucoso nel loro contesto Ernie iatali o Ernie da scivolamento (75%): consistono nella risalita assiale del cardias e di parte dello stomaco nel mediastino posteriore attraverso lo iato diaframmatico slargato. Lo studio baritato effettuato a paziente in decubito prono con addome compresso da un cuscino in inspirazione profonda durante il passaggio del bolo radiopaco nello stomaco potrà evidenziare: Slargamento dello iato esofageo del diaframma Presenza della tasca erniaria: è differenziabile dall’ampolla epifrenica per la presenza nel suo contesto di pliche in continuità con lo stomaco Giunzione esofago-gastrica al di sopra del diaframma Esofago terminale flessuoso Anello B in sede sovradiaframmatica (certezza della presenza dell’ernia) Riducibilità dell’ernia in stazione eretta o Ernie paraesofagee (o da rotolamento): si differenziano dalle precedenti per: Conservazione dell’angolo di His (quindi con assenza di reflusso) Tasca erniaria, costituita dal fondo gastrico, situata a lato dell’esofago Ernia non riducibile in stazione eretta Assenza della bolla gassosa dalla sede normale e presenza di opacità in sede retrocardiaca o Ernie da esofago corto: l’esofago è accorciato nel complesso e ristretto nel tratto distale; la tasca erniaria è ben apprezzabile e l’ernia non è riducibile Scaricato da www.sunhope.it • 90 Ernie transdiaframmatiche o Rapporti tra raccolte aeree e diaframma Bolla gastrica: è visibile in condizioni normali a distanza di 1-2 cm dall’emidiaframma sinistro; la distanza può aumentare per • Epato-splenomegalia • Ascite o ascesso subfrenico • Processi neoplastici retroperitoneali Sindrome di Chilaiditi: è l’interposizione del colon tra fegato e diaframma, visualizzabile in RX (in TC e clisma del colon a DC in seconda istanza) o Classificazione delle ernie diaframmatiche Congenite • Ernia di Morgagni-Larrey (parasternale paramediana): è la mancata fusione tra elementi fibrotendinei sternali e costali del diaframma (nel 90% dei casi a destra). L’ernia è avvolta da pleura e peritoneo ed ha contenuto variabile (omento, colon trasverso, stomaco, tenue, etc.) o RX in prima linea o TC e clisma del colon a DC in seconda linea • Ernia di Bachdolek (postero-laterale): è la persistenza del canale pleuroparietale, con formazione di un triangolo con base su coste posteriori (a sinistra molto più frequentemente che a destra, dove c’è il fegato che limita lo spostamento). Il contenuto è variabile (grasso retroperitoneale, intestino, milza, rene, fegato) • Ernia iatale congenita (tipicamente da brachiesofago) Acquisite • Spontanee • Post-traumatiche: un trauma diaframmatico si accompagna spesso a traumi maggiori e, di conseguenza, viene spesso misconosciuto, esitando poi – dopo 2, 4 mesi – in necrosi per viscere erniato nel diaframma lesionato: o Punti di rottura del diaframma Centro tendineo (50%) Giunzione muscolo-tendinea Compagine muscolare o Iter diagnostico RX diretta del torace (screening in pazienti traumatizzati) RMN: è la metodica di scelta per l’imaging del diaframma: • No in fase acuta • Visualizzazione diretta del diaframma in T1 TC • Segni diretti di lesione o Erniazione di visceri nel torace o Interruzione del profilo del diaframma o Segno del collare (buco del diaframma attorno a ciò che ernia) o Disinserzione del profilo periferico • Cosa non si vede o Centro frenico o Giunzione muscolo-aponeurotica Scaricato da www.sunhope.it • • 91 RGE: se dopo 2 settimane di terapia con IPP la situazione non migliora, bisogna avviare un procedimento diagnostico mirato: o Studio della fase oro-faringea Videofluoroscopia in AP e LL • Caduta bolo: penetrazione/aspirazione • Risalita: reflusso in alto o Studio della superficie mucosa Esofago a DC • Valutazione precisa del calibro • Ricerca di masse ab estrinseco o sottomucose • Studio della giunzione GE Esofagoscopia: esame complementare, è tuttavia fondamentale in pazienti con FR per cancro • Valutazione precisa della parete • Possibilità di biopsia o Studio della peristalsi esofageo Esofago baritato: consente una valutazione ottimale dei disordini funzionali dello SEI • Peristalsi I: propulsiva, attivata dalla deglutizione • Peristalsi II: propulsiva, attivata da distensione parietale • Peristalsi III: non propulsiva, ma segmentaria, connessa all’emissione di bolo • NB: la clearance esofagea è ritardata se il bolo permane per più di 20’’ o Studio della giunzione GE Esofago baritato: valuta il cardias • Sede rispetto al diaframma • Rapporti con i meccanismi di protezione • Ricerca e valutazione dell’ernia iatale • Studio dell’evolutività del RGE • Riscontro anatomico e funzionale Mezzi di integrazione • pH-metria monitorata: tipi di reflusso e tempo • manometria: competenza dello SEI • gastroscopia: danno mucoso Varici esofagee: si ricorda che le vene della metà distale dell’esofago drenano nel sistema portale, mentre quelle della metà prossimale drenano nel sistema azygos; di conseguenza, un’ipertensione portale può causare la formazione di varici esofagee. L’approccio diagnostico si avvale di: o Endoscopia: indagine di prima scelta, valuta: Dimensioni e colore delle varici Presenza di strie longitudinali “a colpo di frusta” Eventuali esofagite o varici gastriche associate o Esofagografia a DC: può evidenziare: Varicosi iniziale: piccoli cordoni serpiginosi e moniliformi Varicosi conclamata: difetti di riempimento nodulari multipli ravvicinati con quadro risultante “a legno tarlato” Altri segni • Esofago dilatato per l’ipotonia Scaricato da www.sunhope.it • • • • 92 Persistente verniciamento della mucosa per l’insufficiente “lavaggio” data la condizione di ipocinesia o TC con scansione contrastografica: strutture dilatate periesofagee o Ecografia endocavitaria eventualmente associata a tecniche Doppler o Angiografia: dà una valutazione panoramica del sistema portale Corpi estranei o Radiopachi: esame RX diretto o Radiotrasparenti: TC (indagine di prima scelta, anche per la valutazione di eventuali complicanze) e RX dopo somministrazione di bolo baritato Lesioni traumatiche o Cause Traumi toracici chiusi o penetranti Sindrome di Mallory-Weiss: lacerazione longitudinale della mucosa durante vomito o distensione acuta gastrica Sindrome di Boerhaave: rottura a tutto spessore della parete esofagea causata da elevata pressione intraesofagea e favorita da un danno cronico della mucosa dell’esofago o Approccio diagnostico RX diretto del torace e della regione cervicale (prima scelta, senza mdc) • Dislocazione trachea e dilatazione dello spazio retrofaringeo • Pneumomediastino (bolle, raccolte aeree) • Versamento pleurico ed idropneumotorace (con mdc idrosolubile) • Corpi estranei Studio del transito esofageo con mdc idrosolubile (per identificare sede ed entità della perforazione) TC: essenziale per valutare l’estensione dell’infiammazione mediastinica, eventuali ascessi e la presenza di corpi estranei, e per pianificare la terapia Tumori o Benigni (della mucosa o della sottomucosa) Esofagografia TC o Carcinoma esofageo: i tipi più frequenti sono quello squamoso e l’adenocarcinoma Esofagografia a DC: distingue • Forme infiltranti: l’interessamento circonferenziale del lume è pressoché completo, sì da risultarne un restringimento concentrico; il tratto a monte è per lo più marcatamente dilatato ed il passaggio tra parete esofagea indenne e parete interessata ha luogo con una tipica rientranza “a scalino” • Forme polipoidi: o Formazioni aggettanti irregolari o Interessamento circonferenziale incompleto o Restringimento eccentrico del lume con dilatazione a monte modesta ed incostante • Forme ulcerative: grossa massa profondamente ulcerata, con aspetto “a menisco” e margini irregolari • Forme variciformi: estesi e tortuosi difetti di riempimento associati a stenosi modesta del lume, non facilmente differenziabili dalle varici esofagee TC-esofagografia gassosa: Scaricato da www.sunhope.it • Valutazione dell’ispessimento della parete del lume: più o meno marcato, focale o circonferenziale • Definizione dell’estensione longitudinale e trasversale • Stadiazione: tramite valutazione di: o Profondità di estensione parietale del tumore o Coinvolgimento delle strutture mediastiniche circostanti o Diffusione secondaria linfonodale locoregionale e metastatica RM: non offre sostanziali vantaggi Ecografia perendoscopica e transesofagea: sono importanti per la possibilità di analizzare l’estensione in profondità (intra- ed extra-parietale) del tumore e di localizzare linfonodi locoregionali PET: assume grande rilievo nella stadiazione, soprattutto per la capacità di individuare linfonodi mediastinici positivi ipercaptanti anche di piccole dimensioni Par. IV: Stomaco Caratteristiche generali • Studio morfologico: o Esame radiologico di superficie (o esame a DC): si effettua tramite l’utilizzo di sospensioni baritate in grado di indurre un verniciamento a strato sottile della mucosa gastrica. Il lume è preliminarmente disteso con gas e tono e cinesi sono depressi farmacologicamente. Si ottiene così una rappresentazione della superficie gastrica, nella quale sono messi in evidenza rilievo plicare ed areole. A verniciamento gastrico realizzato, si procede all’assunzione di una sequenza standardizzata di radiogrammi dello stomaco e del duodeno, ad elevata definizione, a paziente inizialmente in decubito dorsale, poi in decubito ventrale, infine in stazione eretta. o Esame radiologico con pasto baritato (o a contrasto singolo): alternativo al precedente, realizza una riproduzione “a calco” del lume gastrico con dimostrazione della morfologia cavitaria in condizioni più fisiologiche di tono e di cinesi o NB: l’uso del solfato di bario può presentare rischi in caso di sospetta perforazione (peritoniti per spandimento in cavità peritoneale) e di sospetta occlusione (peggiorata dalla formazione di aggregati compatti di bario, i baritomi). In questi casi, come pure nel controllo precoce dello stomaco operato, si utilizzano mdc iodati idrosolubili disponibili in apposite preparazioni addizionate di agenti viscosizzanti, edulcoranti ed aromatizzanti • Studio funzionale: ha per oggetto la valutazione delle attività di rimescolamento, di triturazione e di svuotamento del contenuto: o Radiogrammi ad intervalli di tempo predefiniti dopo somministrazione di pasti fisiologici o parafisiologici (ai quali sono aggiunte piccole quantità di solfato di bario) o Ecografia: consente di seguire in tempo reale, senza rischio biologico, le attività di rimescolamento e triturazione, e di determinare con semplicità il tempo di svuotamento gastrico o Scintigrafia: è necessaria per uno studio analitico: Scintigrafia statica Scintigrafia sequenziale 93 Scaricato da www.sunhope.it Diagnosi delle patologie più frequenti • Ipertrofia del piloro: produce un’impronta “ad ombrello aperto” sia sul versante bulbare che su quello antrale (con aspetto di “piloro tra parentesi”). Lo stomaco è dilatato ed ipercinetico, ha svuotamento ritardato, contiene residui alimentari a digiuno (con rischio di gastriti ed ulcere peptiche). o NB: in età pediatrica lo studio del piloro è elettivamente condotto per via ecografica: Osservabile come formazione “ad oliva” nelle scansioni paramediane destre “Segno del bersaglio” rilevabile al suo interno: anello ipoecogeno periferico muscolare con nucleo centrale iperecogeno costituito dal lume, dalla mucosa e dalla sottomucosa • Gastriti: l’esame radiologico di superficie, consentendo l’analisi del rilievo plicare e delle areole, è la metodica più indicata, ma nella pratica molti rilievi radiologici sono espressione di atteggiamenti funzionali transitori e sono quindi insoddisfacentemente correlati con i rilievi AP o Rilievi generali Ispessimento e tortuosità delle pliche (segni molto frequenti, ma poco specifici) Assenza di pliche lungo la grande curvatura ed ingrandimento ed irregolarità della areole: sono fortemente indicativi di gastrite atrofica, ma la loro mancanza non esclude la diagnosi (poco sensibili) o Caratteristiche particolari di alcune gastriti: Gastriti erosive: l’esame a DC evidenzia la presenza di piccole e multiple lacune vacuolari del velo baritato (rilevatezze pomfoidi della mucosa) al centro delle quali sono apprezzabili raccolte baritate puntiformi, lineari od a chiazza (erosioni). Talora, le lacune sono mascherate nel contesto di pliche ispessite e tortuose Malattia di Menetrier: l’ipertrofia e l’iperplasia delle pliche fanno loro assumere un caratteristico aspetto “cerebroide”, ben visibile nel fondo e nel corpo gastrico lungo la grande curvatura. Il verniciamento mucoso è alterato dal secreto ristagnante e qua e là sono presenti formazioni polipoidi. Gastrite da HP: il quadro radiologico è aspecifico e costituito da slargamento plicare, talora con erosioni e nodularità dell’antro e del corpo gastrico • Ulcera gastrica: l’ulcera è una perdita di sostanza della parete gastrica, che raggiunge la tonaca muscolare (nelle erosioni, invece, la perdita di sostanza è limitata alla mucosa ed alla sottomucosa): o Endoscopia: è la metodica di prima istanza nel sospetto di ulcera gastrica, sia per la grande sensibilità nell’individuazione di lesioni millimetriche, sia per la possibilità di biopsia mirata o Esame a DC: oltre al rilevamento di ulcere di piccole dimensioni (5 o più mm di diametro), permette una buona visualizzazione del rilievo mucoso circostante, molto importante per differenziare ulcere benigne e maligne. L’aspetto dell’ulcera gastrica varia in funzione dell’angolo secondo il quale è vista dal fascio di radiazione e della sua ubicazione sulla parete sotto- o soprastante in riferimento al decubito del paziente: Visualizzazione di faccia: • Ulcera situata sulla parete sottostante: assume l’aspetto di “raccolta radiopaca”, rotondeggiante od ovalare • Ulcera situata sulla parete sovrastante: assume un aspetto “a cerchiello”, poiché il bario ne delinea solamente i margini. Invertendo il decubito, tuttavia, la penetrazione della sospensione baritata nel catetere riproduce l’aspetto di raccolta radiopaca Visualizzazione di profilo: la nicchia assume il classico aspetto di immagine di plus “a cupola”, “a bottone di camicia” od “a semiluna” 94 Scaricato da www.sunhope.it • 95 NB: l’esame a DC è, inoltre, in grado di fornire informazioni particolarmente analitiche sul rilievo mucoso circostante la lesione e sulla regolarità dei margini del cratere ulceroso: • Ulcera recente florida: ha margini netti a stampo e cratere occupato da stratificazioni di fibrina • Ulcera acuta: ha margini più sfumati per l’edema circostante • Ulcera callosa: è un’ulcera di vecchia data, nella quale i margini del cratere sono irregolari e sfrangiati o Esame baritato a calco (o a singolo contrasto): Segno diretto • Dimostrazione della nicchia ulcerosa: o Di profilo: salienza improvvisa nel contorno gastrico nella quale penetra il mdc (immagine di plus) o Di faccia: zona circoscritta ripiena di bario (immagine di raccolta) Segni indiretti (morfofunzionali): • Rientranza del profilo gastrico a monte ed a valle della nicchia per l’edema periulceroso • Convergenza delle pliche mucose “a stella” verso i margini dell’ulcera • Spasmo sulla curvatura contrapposta a quella sede della lesione (segno dell’indice) • Deformazione cicatriziale dello stomaco “a clessidra”, “a chiocciola” od “ a borsa di tabacco” • Ipersecrezione gastrica a digiuno Tumori maligni: il più comune è l’adenocarcinoma gastrico: o Esame a DC: consente di distinguere: Forme vegetanti: • Irregolarità di superficie e marginali della massa aggettante • Pliche bruscamente interrotte in prossimità della lesione • Peristalsi assente nel tratto gastrico corrispondente alla base di impianto Forme infiltranti: la stenosi tubulare, spesso concentrica, riduce d’ampiezza la cavità gastrica fino a conferirle un aspetto “a clessidra” rigida Forme ulcerative o Ecoendoscopia: è la metodica di scelta per la determinazione preoperatoria del T. L’indagine fornisce una rappresentazione sufficientemente risolutiva dei diversi strati della parete gastrica in forma di bande alternate ipo- ed iperecogene. Punto di repere è il secondo strato ipoecogeno, costituito dalla tonaca muscolare propria: la penetrazione di questo strato consente di distinguere T1 e T2; l’infiltrazione del terzo strato iperecogeno (sierosa) consente di distinguere il T3. Essa, infine, consente di visualizzare solo i linfonodi regionali (perigastrici) o TC, RM, PET: per la stadiazione Scaricato da www.sunhope.it Par. V: Tenue Caratteristiche generali di diagnosi La recente disponibilità di videocapsule endoscopiche ha aperto nuove prospettive, inducendo ad una revisione degli iter diagnostici di studio dell’intestino tenue. Fondamentalmente, dunque, lo studio radiologico della patologia del tenue va assumendo ruolo più mirato ed in alcuni casi di seconda istanza. Comunque, tecniche utilizzate sono: • Esame RX diretto: in ortostasi ed in decubito supino, è l’indagine di prima istanza nel sospetto di occlusione intestinale, che mira ad individuare e caratterizzare nella natura meccanica o paralitica attraverso l’analisi della distribuzione spontanea di gas e feci • Esame baritato: in genere realizzato previa intubazione digiunale (clisma del tenue), offre importanti prospettive di individuazione di molti tipi di patologia o Tecniche Prosecuzione dell’esame dello stomaco e del duodeno: è il sistema più semplice, ma di minor affidabilità Con tecnica “dedicata”: il paziente è premedicato con metoclopramide, antagonista della dopamina, in grado di incrementare la motilità GI, 30 minuti prima della somministrazione di 400 ml di pasto baritato. Si procede poi alla documentazione radiografica mirata sia in forma panoramica, sia con immagini di dettaglio dell’ultima ansa e di eventuali reperti patologici o Tipologie Con enteroclisi opaca: usa esclusivamente una sospensione baritata, fatta scendere per gravità. Questa tecnica conserva oggi un’unica indicazione, ossia si esegue prima di un’indagine con videocapsula: infatti, dato l’elevato costo della video capsula, bisogna prima accertarsi che il lume sia pervio Con enetroclisi a DC: metodica più sensibile, richiede una preparazione intestinale accurata identica a quella utilizzata per il clisma a DC del crasso, sì che il tenue risulti libero ad ogni residuo alimentare ed il colon ben pulito. La progressione lascia adeso alla mucosa intestinale un velo di particelle baritate e nel contempo distende il lume, rendendolo radiotrasparente. Il doppio contrasto indotto rende possibile individuare, per trasparenza, reperti patologici fini anche in anse sovrapposte e non dissociabili. In alternativa all’aria, si può utilizzare la metil-cellulosa: • Con bario e metil-cellulosa l’ansa appare un po’ più opaca; la metil-celluosa mantiene un po’ più distese le anse • Con bario ed aria, invece, l’ansa si vede meglio in trasparenza; l’aria induce più rapidamente i fenomeni di contrazione o Quadro: all’esame a DC il tenue presenta un aspetto di nastro ampiamente flessuoso, più o meno intensamente verniciato dal bario e disteso dal mdc radiotrasparente, di calibro lentamente decrescente dal digiuno verso l’ileo, a contorni più o meno regolarmente lisci NB: di rilievo risulta l’ultima ansa ileale: vista di profilo, essa si dilata subito prima di affilarsi bruscamente nella valvola ileocecale; ne risulta un’immagine “a testa d’uccello”, il cui becco è rivolto verso il cieco. Al di sopra ed al di sotto del becco, il versante mediale del cieco presenta una duplice impronta arciforme dovuta al protrudere rispettivamente del labbro superiore ed inferiore del “muso di tinca ileale”. Quest’ultimo, visto di faccia, si presenta come un difetto di riempimento endocecale, rotondeggiante, nel cui contesto si apre l’orifizio valvolare 96 Scaricato da www.sunhope.it • TC: Tecniche Scansione diretta Dopo somministrazione per os di opportuno mdc Enteroclisi-TC (o enteroclisi mutlislice): si posiziona un sondino naso-gastrico e si inietta il mdc nel sondino; poiché, dunque, il mdc non si dà per os e quindi l’analisi non è condizionata dallo svuotamento gastrico, quest’analisi è più sensibile della precedente. Associa i vantaggi dell’enteroclisi convenzionale a quelli dell’esame TC volumetrico • Vantaggi o Tecnica standardizzata o Digitale o Elevata risoluzione spaziale • Svantaggi o Utilizzo di RX o Mancata visualizzazione delle afte (importante reperto precoce nel morbo di Crohn) o Utilizzo: Determinazione di sede e natura dell’ostacolo nelle occlusioni meccaniche Definizione di masse addominali Valutazione della componente endo- ed esoluminale di tumori, processi infiammatori ed ischemici RM: ha un ruolo complementare alle altre indagini o Enteroclisi-RM: proposta di recente, presenta: Vantaggi • Immagini in tempo reale (fluoroscopia a RM) • Favorevole contrasto dei tessuti molli • Capacità multiplanari dirette • Assenza di radiazioni ionizzanti Svantaggi • Complessità di comportamenti del segnale di rilassamento • Elevato costo Indicazioni: diagnosi e stadiazione del morbo di Crohn Ecografia: consente utili rilievi nello studio delle sospette occlusioni e della malattia di Crohn. Requisiti essenziali sono un’adeguata distensione del lume e l’allontanamento del contenuto gassoso (la cui iperecogenicità riduce l’accuratezza dell’immagine). Entrambi sono ottenuti con semplicità mediante ingestione di fluidi anecogeni capaci di progredire lungo l’intestino tenue senza essere significativamente riassorbiti Diagnostica radioisotopica: o Individuazione dei diverticoli di Meckel (mucosa gastrica in grado di captare il 99mTc pertecnetato) o Individuazione di emorragie intestinali, di processi infiammatori attivi e di alcuni tumori intestinali e, talora, nello studio delle sindromi da malassorbimento Angiografia: interviene in seconda istanza nello studio delle sindromi da insufficienza acuta e cronica mesenterica, nella definizione del punto di origine di emorragie digestive e nelle relative procedure interventistiche o • • • • 97 Scaricato da www.sunhope.it Diagnostica di alcune patologie intestinali • Diverticoli: trattasi in genere di erniazioni acquisite della mucosa e della sottomucosa attraverso i punti di ingresso dei vasi nella tonaca muscolare; quindi, di norma emergono dal versante mesenterico o Diverticolo di Meckel: diverticolo congenito, vero, trae origine dalla mancata obliterazione del dotto onfalomesenterico; con riempimento e svuotamento attivo, è impiantato sul versante antimesenterico e reperibile per lo più a 30-90 cm dalla valvola ileo-cecale. La diagnosi si avvale di: Esame baritato ed enteroclisi: possono evidenziarlo sotto forma di estroflessione piriforme riempita agevolmente dal bario date le ampie dimensioni del colletto, nel cui contesto è dimostrabile la presenza di plicatura di tipo gastrico in un terzo dei casi (in questi casi è patognomonica!). Tuttavia, il più delle volte la sua presenza passa inavvertita, venendo confuso con una sovrapposizione di anse Scintigrafia: il riconoscimento può essere facile quando in esso è presente mucosa gastrica eterotopa, che concentra attivamente il 99mTc pertecnetato • La valutazione radioisotopica del diverticolo (come pure di altre forme di eterotopia della mucosa gastrica, come nell’esofago di Barrett) è basata sulla proprietà della mucosa gastrica di trasferire attivamente anioni dal sangue circolante all’ambiente gastrico. Questa proprietà, ben dimostrata per lo ione ioduro, è esercitata anche per lo ione pertecnetato, il che consente di identificare e localizzare il diverticolo di Meckel in quei casi nei quali è sede di mucosa gastrica eterotopa • La presenza del diverticolo è dimostrata dalla comparsa di un’area di marcato accumulo della radioattività situata di norma nel quadrante addominale inferiore destro • La ricerca di sanguinamento con eritrociti marcati integra utilmente la scintigrafia con pertecnetato • Sindromi da malassorbimento o Studio radiologico generale: mira ad evidenziare le alterazioni morfologiche coesistenti e le eventuali complicanze Enteroclisi a DC: offre un quadro solo genericamente indicativo TC: è importante complemento in grado di dimostrare lo stato della parete e del mesentere e la presenza di linfoadenopatie, di lesioni del fegato e della milza Scintigrafia: consente valutazioni mirate e di alta specificità: • Misurazione del 14C nell’aria espirata dopo ingestione di trigliceridi o di Dxilosio marcati • Quantificazione dei fenomeni di iperproliferazione batterica (14C-glicolato), della deficienza di lattasi (14C-lattosio) e del tempo di transito digiunale (14C-lattulosio) • Misurazione della radioattività eliminata con le feci e simultanea localizzazione visiva scintigrafica dei segmenti interessati coinvolti nei fenomeni di dispersione proteica (99mTc-albumina) o Studio radiologico di sindromi specifiche Malattia celiaca dell’adulto • Esame baritato “a calco”: consente di rilevare rilievi generici: o Dilatazione più o meno evidente delle anse del digiuno o Alternarsi di segmenti dilatati “a salsicciotto” a segmenti ristretti o Ipersecrezione che diluisce la sospensione baritata 98 Scaricato da www.sunhope.it Aspetto liscio della mucosa Aspetto “a spirale metallica” legato ad invaginazioni transitorie ileo-cecali • Enteroclisi a DC: è in grado di dimostrare rilievi più specifici o Distanziamento delle valvole conniventi digiunali o Aumento numerico e di spessore delle valvole conniventi ileali: quadro di “digiunalizzazione” dell’ileo o Aspetto a mosaico del rilievo mucoso generato dall’intersezione di solchi nei quali si deposita bario, espressivo dell’atrofia dei villi Sindrome dell’intestino corto: si manifesta dopo importanti resezioni segmentarie dell’intestino tenue (soprattutto nella malattia di Crohn); lo studio radiologica valuta: • Lunghezza dell’intestino residuo • Entità della digiunalizzazione dell’ileo • Presenza di complicanze ischemiche Iperplasia dei follicoli linfatici: o Reperto RX: multipli e piccoli difetti di riempimento rotondeggianti a margini sfumati ed irregolari, di 3-4 mm di diametro, elettivamente localizzati nell’ultima ansa ileale o Insorgenza Reperto occasionale e transitorio nell’infanzia e nell’adolescenza Espressione di flogosi distrettuale (ileiti da yersinia) In rapporto a particolari fasi evolutive della tbc e della malattia di Crohn Espressione radiologica di sindromi da immunodeficit Espressione di linfomi • Aspetto più francamente macronodulare • Ispessimento delle pliche della parete Tumori o Benigni: leiomiomi, polipi adenomatosi, lipomi, emangiomi: radiologicamente (enteroclisi a DC ed enteroclisi-TC) si caratterizzano per: Leiomiomi: aspetto di difetto di riempimento a margini sfumati Adenomi: sessili o peduncolati, danno luogo a difetti di riempimento di piccole dimensioni, che sfuggono spesso ad un’indagine non attenta Lipomi: assumono l’aspetto di difetti di riempimento ovalari, a margini regolari Emangiomi: capillari o cavernosi, singoli o multipli, assumono aspetto polipoide o Maligni: Iter diagnostico • Enteroclisi-TC: indagine di prima scelta • Enteroclisi a DC: in alternativa • Scintigrafia: assume grande rilievo nei NET Tipi • Adenocarcinomi: si presentano in forma anulare stenosante o TC: consente di Evidenziare l’estensione trans-parietale ed agli organi circostanti Individuare la presenza di linfoadenomegalie secondarie all’ilo epatico, alla confluenza mesenterico-portale ed all’origine dell’arteria mesenterica superiore o o • • 99 Scaricato da www.sunhope.it • Dimostrare la presenza di lesioni metastatiche epatiche e peritoneali Carcinoidi: o Caratteristiche generali Localizzazione elettiva nell’ultima ansa ileale e nell’appendice (segmenti ricchi di cellule cromaffini) Malignità potenziale (con frequente metastatizzazione, soprattutto epatica) Possibile sindrome da carcinoide (iperserotoninemia) Difetti di riempimento di piccole dimensioni di difficile individuazione o Iter diagnostico Enteroclisi a DC o TC Scintigrafia con MIBG (metaiodio-benzilguanidina): questa è un analogo della guanetidina che si accumula in elevate quantità nelle terminazioni adrenergiche, strutture di cui sono ricchi, in ambito addominale, il carcinoide, il feocromocitoma ed il neuroblastoma. La positività dell’indagine costituisce il presupposto indispensabile per indirizzare il paziente verso la radioterapia metabolica con 131 I-MIBG (l’effetto cancerida è dovuto all’emissione β dello iodio) Scintigrafia con pentetreotide: l’espressione di recettori per la somatostatina sulla superficie cellulare dei carcinoidi permette di utilizzare per la loro rilevazione scintigrafica questo analogo della somatostatina marcato con 111In. Questa tecnica diagnostica è importante non solo per la diagnosi (specie in fase di stadiazione), ma soprattutto per la prognosi, individuando eventuali casi potenzialmente responsivi alla terapia con analoghi della somatostatina a lunga emivita Par. VI: Crasso Caratteristiche diagnostiche generali • Esame RX diretto: è uno studio della distribuzione spontanea di gas e feci, che può consentire o Individuazione di stati occlusivi o preocclusivi o Riconoscimento di alcune fasi evolutive della colite ulcerosa idiopatica e della colite pseudomembranosa o Conferma della diagnosi clinica sospetta di megacolon tossico • Metodiche di studio della superficie mucosa e del lume o Clisma a DC: dimostra direttamente la mucosa colica, verniciandolo con un sottile strato di mdc opaco (solfato di bario), reso appropriamente capace di aderirvi in maniera omogenea e regolare; cancella il lume intestinale distendendolo con un mdc gassoso (aria). Ciò consente la dimostrazione analitica della mucosa e delle formazioni patologiche che da esse originano Fasi • Preparazione del paziente: preparazione del lume e della mucosa colica 100 Scaricato da www.sunhope.it • o 101 Realizzazione del doppio contrasto in due tempi: o Verniciamento uniforme a strato sottile baritato della mucosa o Distensione gassosa del lume colico • Documentazione radiologica Razionale: il clisma a DC prospetta esigenze complesse di preparazione intestinale, non solo per la necessità di eliminazione radicale del contenuto fecale, ma anche per la simultanea esigenza di un opportuno controllo del grado di idratazione nel quale è lasciata, al momento di esecuzione dell’indagine, la mucosa colica. A ciò sembra aver ovviato un metodo personale puramente farmacologico, basato sull’associazione di un primo purgante ad azione prolungata ma parafisiologica sul colon (sennosidi A e B) ed un secondo ad azione rapida sul tenue (solfato di magnesio). Per contrastare la disidratazione legata all’effetto del purgante salino, il paziente berrà, nel pomeriggio precedente l’indagine, un abbondante quantitativo di liquidi. Una sua variante prevede l’utilizzo, in sostituzione del purgante ad azione rapida sul tenue, di una soluzione isotonica contenente polietilenglicole e solfato di magnesio, assunta per os in quantità di 2 l nel pomeriggio precedente l’indagine. Quadro • Pliche semicircolari: si presentano per lo più con l’aspetto in doppia linea “a binario”, netta e regolare, separante due concamerazioni australi adiacenti • Mucosa del colon: ha superficie fondamentalmente liscia e ciò agevola il rilievo dei più fini reperti patologici mm • Retto: o Pliche: di Houston, di Kohlrausch, semilunare di Strauss o Colonne o Seni di Morgagni Clisma opaco convenzionale: mira a realizzare un calco del lume del crasso zaffandolo con una sospensione baritata ad opportuna concentrazione Metodo: il crasso è preliminarmente liberato dal contenuto fecale (tramite l’utilizzo di soluzioni isotoniche contenenti polietilenglicole, fatte ingerire al paziente nel pomeriggio che precede l’indagine). La sospensione baritata vien fatta scendere sotto osservazione radioscopica fino a riempimento totale del crasso. Verranno assunti radiogrammi mirati del retto, del colon, delle flessure e del sigma retto. Il paziente viene quindi invitato ad evacuare e si procede all’assunzione di un radiogramma panoramico, che documenta i residui baritati e mette in luce parzialmente ed incostantemente il rilievo mucoso. La semeiotica radiologica si basa sul rilievo di immagini di plus e di minus. Infine, le concamerazioni australi sono visibili, ma non le pliche semicircolari Indicazioni: • Età pediatrica: per sospetto di malattia di Hirschsprung • Presunta scarsa collaborazione del paziente (età avanzata, condizioni generali gravi) • Controllo di alcune condizioni patologiche: stenosi neoplastiche, grosse masse vegetanti • Studio della diverticolosi e della malattia diverticolare • Ricerca di anomalie di sede, forma e decorso del colon • Localizzazione di punti dolorosi Scaricato da www.sunhope.it • • 102 NB: indicazione obbligatoria al clisma opaco (per il rischio dovuto all’utilizzo di clisma a DC) la si ha nella colite acuta o Clisma con mdc iodato: l’uso di mdc organoiodato idrosolubile in sostituzione del solfato di bario è d’obbligo per: Controllo di situazioni chirurgiche nell’immediato periodo post-operatorio Sospetta ostruzione del colon Sospetta perforazione o Clisma istantaneo: consiste in un clisma opaco effettuato senza preliminare preparazione intestinale al fine di uno studio rapido ed innocuo delle coliti in fase attiva. Le aree infiammate del colon sono, di regola, prive di contenuto fecale, al punto che la presenza di questo è usualmente indice di mucosa normale Metodiche di studio della parete: le tecniche riportate in basso consentono la valutazione dell’estensione intra- od esoparietale di processi infiammatori e neoplastici del crasso e l’individuazione di patologia pericolica o Ecografia transaddominale: può consentire di per sé l’individuazione di masse tumorali e linfomatose. Nelle sezioni trasversali, in particolare, la massa parietale (ipoecogena) restringe il lume (iperecogeno per la presenza di gas), generando un caratteristico aspetto “ad occhio di toro”. L’uso di trasduttori endocavitari, come nello studio del retto, rende l’ecografia molto accurata nella valutazione dell’interessamento parietale e perirettale tumorale e le conferisce buona sensibilità nella ricerca di linfonodi metastatici locoregionali o TC: Indicazioni • Controllo evolutivo della diverticolite: ha grande accuratezza nella valutazione dei tessuti pericolici • Inquadramento delle malattie infiammatorie: complicanze delle malattia di Crohn (fistole ed ascessi) e colite ischemica • Stadiazione preoperatoria e follow-up dei tumori Clisma-TC: la realizzazione di un clisma-TC con introduzione rettale, previa accurata preparazione intestinale del paziente, di 1,5-2 l di acqua o di metilcellulosa ed iniezione di mdc iodato, consente di ottenere importanti risultati nella valutazione delle alterazioni parietali. Il clisma-TC è indagine alternativa al clisma a DC in quelle situazioni, come il morbo di Crohn, nelle quali sussiste la necessità di analizzare non tanto la superficie mucosa quanto la parete del crasso ed i tessuti adiacenti TC-colonscopia virtuale: se eseguita da radiologi esperti e con tecniche avanzate (endonavigazione virtuale del colon), è una valida alternativa di screening per i tumori del colon-retto nei pazienti non tolleranti la colonscopia convenzionale o RM: fornisce risultati equivalenti alla TC, rispetto alla quale, soprattutto nello studio del retto, offre il vantaggio di una migliore rappresentazione della parete nei suoi diversi strati (bobine endorettali) Clisma-RM: è reso possibile dalla preliminare distensione del lume del colon con mdc bifasici e dall’uso di sequenze che consentono l’acquisizione delle immagini in singola apnea Scaricato da www.sunhope.it • Metodiche “dedicate” o Diagnostica radioisotopica: Individuazione di emorragie GI: la tecnica più comunemente utilizzata si basa sulla reiniezione ev di globuli rossi autologhi marcati con 99mTc-pirofosfato: in caso di positività dell’indagine, si ha accumulo di radioattività inizialmente localizzata nelle sede dell’emorragia, con successiva migrazione nel senso della peristalsi intestinale Uso di leucociti autologhi marcati: nelle coliti PET con FDG: nella stadiazione e nella ricerca di eventuali recidive del carcinoma o Angiografia: sue indicazioni principali sono: Ricerca di angiodisplasie sottomucose, possibile causa di sanguinamento Studio dell’ischemia acuta occlusiva e non del colon Precisazione preoperatoria della mappa vascolare Principali patologie del colon • Malattia di Hirshsprung: è la risultante del mancato sviluppo di cellule gangliari nel plesso mienterico del colon distale: la peristalsi viene meno nel segmento agangliare e diviene iperattiva nei segmenti normali a monte (che si ipertrofizzano e si dilatano per il ristagno fecale) o Varianti morfologiche A segmento breve sigmoidorettale A segmento lungo colico sinistro sovrarettale Pancolica o Approccio diagnostico Esame radiografico diretto dell’addome: • Nelle varianti segmentarie: mostra le anse del colon prossimale dilatate e contenenti aria e materiale fecale malformato; il retto è sempre vuoto • Nella variante pancolica: quadro di ileo meccanico distale del tenue Clisma opaco: effettuato senza alcuna preparazione intestinale, è in grado di dimostrare la zona di transizione tra il segmento agangliare (non dilatato ed aperistaltico) ed il segmento a monte normale (dilatato ed iperperistaltico). Il bario si disperde nel contesto del materiale fecale ristagnante, creando un vistoso aspetto “marezzato”; i radiogrammi di controllo a 24 e 48 ore ne dimostreranno la progressione pressoché nulla Nella variante pancolica, invece, il colon è accorciato ma di calibro normale; si ha, inoltre, abbondante reflusso baritato nell’ileo dilatato, persistente anche nei radiogrammi di controllo a distanza • Ostruzioni acquisite del colon: o Cause Stenosi tumorale od infiammatoria Volvolo Cause meno comuni: fecalomi, ernie incarcerate, compressioni estrinseche o Approccio Esame diretto in ortostasi: colon a monte dilatato e con vistosi livelli idroaerei Clisma opaco con mdc iodato: consente di dimostrare l’ostruzione e la sua sede TC: è spesso determinante per l’individuazione della causa o Megacolon tossico: la dilatazione paretica del colon è una complicanza grave della colite ulcerosa idiopatica, meno frequentemente della malattia di Crohn, della colite ischemica e della colite pseudomembranosa. La paralisi motoria del colon ne induce una progressiva distensione gassosa e la dilatazione del colon risulta massima in corrispondenza del 103 Scaricato da www.sunhope.it • • 104 trasverso a paziente in decubito supino. Il diametro di 7 cm è il limite oltre il quale la diagnosi radiologica trova conferma nell’evoluzione clinica Malattia diverticolare: nel colon i diverticoli sono costituiti da estroflessioni della mucosa attraverso i punti di ingresso dei vasi nella tonaca muscolare; trattasi, dunque, di diverticoli falsi acquisiti, impiantati nei segmenti parietali compresi tra la tenia mesocolica e le tenie omentale e libera, di norma multipli, particolarmente frequenti nel sigma (legge di Laplace: per il calibro ristretto, i livelli pressori sono più elevati) o Approccio diagnostico Clisma a DC: è la metodica d’elezione nello studio della malattia diverticolare nelle sue fasi prediverticolosi e diverticolosi TC (come tale o come clisma-TC): studio della fase di peridiverticolite o Fasi Prediverticolosi: l’ipertrofia della muscolatura circolare produce un aspetto frastagliato dei margini colici, “a dente di sega” od “a cresta di gallo” Diverticolosi: sono ben dimostrate le singole formazioni diverticolari, che, viste di profilo, sporgono caratteristicamente oltre i margini del lume colico e, viste di faccia, hanno aspetto di “anelli” a margini netti. Si distinguono: • Diverticoli in via di sviluppo: intramurali o Visti di profilo: aspetto “a bitta”: il colletto è impiantato otogonalmente rispetto all’asse principale del colon, ma la sacca, incompletamente formata, è orientata parallelamente all’asse colico o Visti di faccia: aspetto di raccolte baritate puntiformi • Diverticoli completi: hanno dimensioni inferiori al cm, colletto ben visibile e piccoli difetti di riempimento generati da residui fecali Peridiverticolite: la vulnerabilità della sacca diverticolare da parte di microtraumi locali (materiale fecale ristagnante per l’assenza di muscolatura) può indurre infiammazione, microperforazione apicale e successiva flogosi localizzata peridiverticolare • Evoluzione o Reazione infiammatoria diffusa o Indurimento ed edema dei tessuti pericolici o Necrosi o Formazione di ascesso o Tragitti fistolosi verso vagina, vescica, colo-colici o Perforazione coperta o libera • Approccio diagnostico al quadro evolutivo o Ecografia o TC: tecnica d’elezione per la stadiazione della diverticolite, definisce Ispessimento della parete del colon Infiammazione del grasso pericolico Dimensioni degli ascessi pericolici o a distanza Presenza o meno di gas e materiale fecale extraluminale Polipi: sono escrescenze di membrana a partenza mucosa o Tipi Tubulari Villosi Tubulo-villosi Scaricato da www.sunhope.it • 105 o Diagnosi: istologica Carcinoma del crasso: o Localizzazioni più frequenti: retto, sigma, cieco o Forma più frequente: adenocarcinoma o Tecniche di screening e di diagnosi precoce: Ricerca del sangue occulto nelle feci Esplorazione digitale rettale Clisma a DC o pancolonscopia ogni 3 o 5 anni o Aspetti macroscopici radiologici Polipoide: ha l’aspetto di una formazione aggettante, sessile, con base più o meno retratta, con superficie irregolare. Sarebbe un pregresso adenoma, oggetto di trasformazione adenocarcinomatosa totale Piatto: difficilmente individuabile nelle fasi iniziali, crea poi, progressivamente, un caratteristico aspetto di rientranza “ad insellatura” del contorno, come se si adagiasse sulla parete colica (“come la sella sul dorso del cavallo”: carcinoma “a sella”). Nella fasi più avanzate si trasforma nella variante anulare Anulare: infiltra estensivamente la parete intestinale e restringe marcatamente il lume del colon, come se questo fosse “costretto da un anello o da un portatovagliolo”. Il passaggio dai tratti normali al tratto interessato avviene bruscamente, “a scalino” Scirroso: è una variante rara di carcinoma anulare, nella quale l’intensa reazione desmoplastica suscitata induce stenosi estese a lunghi tratti del colon, con aspetto di “linite plastica” o Tecniche diagnostiche: Nella stadiazione • Dei carcinomi del colon: TC e clisma-TC: individuano: o Sconfinamento del tumore oltre la sierosa o Linfoadenomegalie locoregionali secondarie o Invasione di organi adiacenti o Metastasi epatiche e peritoneali • Dei tumori del retto o RM: si lascia preferire alla TC per la più favorevole dimostrazione del superamento della fascia rettale e dell’invasione delle strutture adiacenti o Ecografia endorettale: consente di distinguere le tonache parietali e, quindi, di valutare l’estensione del tumore Nelle recidive tumorali • Clisma a DC: è la metodica d’elezione per recidive locali ed anastomotiche, come pure per lesioni metacrone • TC: per recidive lontane dall’anastomosi e per quelle prevalentemente esoparietali • RM: scarsi vantaggi rispetto alla TC • PET con 18F-FDG: ha grande accuratezza nella distinzione tra fibrosi e recidiva Scaricato da www.sunhope.it Emorragie GI • Clinica ed eziologia o Ematemesi: vomito ematico Cause • Lesioni esofagee • Imponente sanguinamento Diagnosi • RX diretta • Endoscopia o Melena: emissione di feci picee (posa di caffè) Origine • Gastro-duodenale • Intestino tenue • Colon destro Diagnosi • EGDS: ricerca di cause alte: ulcera peptica, malformazioni vascolari, tumori, varici esofagee, coagulopatie, vomito protratto • Pancolonscopia: tumori, malformazioni vascolari, diverticoli o Enterorragia/ematochezia (colon): pancolonscopia o Rettorragia (da colon destro in avanti): pancolonscopia • Ruolo della DPI: lesioni poco sanguinanti possono restare misconosciute all’endoscopia ed all’esame con DC o TC con mdc con acquisizioni tardive: spandimento mdc in lume intestinale o Angiografia o Scintigrafia con emazie marcate con 99mTc: ha un’elevata sensibilità, ma una bassa specificità, soprattutto per stillicidi cronici Perforazione gastro-intestinale • Sedi più frequenti o Gastro-duodenale: 60% o Appendice: 13% o Sigma-retto: 10% o Tenue: 7% o Colon: 3% • Cause o Ulcera (gastroduodenale nei 2/3 dei casi): 60% o Flogosi (appendicite, diverticolite, morbo di Crohn): 23% o Trauma: 10% o Neoplasie: 3% o Stenosi esofagea • Diagnosi o Anamnesi: bisogna, ad esempio, ricercare un’eventuale assunzione di caustici od episodi di vomito (sindrome di Boerhave e di Mallory-Weiss). Inoltre, occorre tener presente che una perforazione può anche non causare pneumoperitoneo, perché il viscere perforato non contiene gas, il gas è stato completamente riassorbito, il gas libero si è saccato o la perforazione si è subito tamponata. Peraltro, uno pneumoperitoneo non sempre indica un’avvenuta perforazione, come in caso di interventi chirurgici, paracentesi, esercizi postpartum, coloscopia, laparoscopia, estrazione dentaria, etc. 106 Scaricato da www.sunhope.it o o 107 Esame diretto RX: sono indispensabili 2 RX dirette dell’addome ed una RX integrata diretta del torace. Le RX dell’addome possono farsi in PA e LL; se, invece, il paziente è poco collaborante, si possono fare in decubito sinistro ed in posizione prona Segni di pneumoperitoneo (aria libera in cavità peritoneale): può essere sintomatico o meno (pneumoperitoneo senza peritonite) Perforazioni senza pneumoperitoneo (vedi anche sopra): non sempre una perforazione causa pneumoperitoneo • Perforazione del digiuno • Aria saccata o perforazione tamponante • Riassorbimento dell’aria • Scarsa quantità di aria Disposizione dell’aria a seconda della posizione del paziente • In ortostasi: segno della cupola diaframmatica: falci radiotrasparenti sotto il diaframma: normalmente il diaframma non si vede per la presenza di cuore, fegato e stomaco; se c’è aria, tuttavia, si vede • In decubito supino con incidenza LL: gas raccolto sotto il peritoneo anteriore (tra le ossa e la parete anteriore) I 13 segni di pneumoperitoneo • Segno del cappello del Doge: l’aria si raccoglie nello spazio di Morrison (o epato-renale) tra la 10° e l’11-12° costa • Segno del triangolo: ha per base la parete addominale anteriore e per lati le due anse vicine • Segno di Riegler (o del bassorilievo): per la presenza di aria all’interno ed all’esterno dell’ansa • Gas nel recesso sottoepatico anteriore • Segno del fegato luminoso: attenuazione della densità dell’ombra epatica per la presenza di gas tra fegato e parete addominale • Segno della bolla anormale • Gas nella retro cavità degli epiploon • Segno del bordo cardiaco inferiore: l’aria dietro al cuore si vede solo se c’è ernia iatale • Segno del legamento falciforme: aria tra fegato e diaframma • Segno della V invertita: ampie riflessioni peritoneali che si vedono solo se c’è aria libera: visualizzazione dei legamenti ombelicali laterali e delle arterie epigastriche inferiori • Segno del pallone da football americano (nei bamibini) • Segno dell’uraco • Segno del legamento rotondo Reperti TC di pneumoperitoneo: si può visualizzare aria in: • Sede periepatica e perisplenica • Sede sottoepatica • Legamento falciforme • Pieghe mesenteriche ed omentali • Linea mediana e recessi medio- e pararettali • Discontinuità e stravaso di mdc Scaricato da www.sunhope.it o o o Retropneumoperitoneo Sezioni del retro peritoneo • Perirenale • Pararenale anteriore • Pararenale posteriore • Perivasale mediano • Iliaco inferiore: si continua nello scavo pelvico e si forma dalla continuazione di pararenale anteriore e posteriore sotto al rene Reperti RX topografici • Spazi perirenali: contengono reni, surreni, vasi dell’ilo renale, pelvi renale ed uretere prossimale. L’aria presente non può che derivare da patologie a carico dei reni • Spazio pararenale anteriore: l’aria si apprezza come “molliche di pane”; il quadro può esser dovuto a perforazione di duodeno, cieco e colon ascendente o discendente • Spazio pararenale posteriore: si vede come una banda radiotrasparente • Spazio periva sale mediano: è compreso tra fascia inter-anale e congiungimento mediano delle fasce renali posteriori • Spazio iliaco inferiore: contiene cieco e colon discendente Ecografia addominale: aiuta nell’orientamento e nella definizione; è un esame non sensibile per l’aria (solo reperto indiretto), ma specifico per versamento liquido (è utilissimo per screening in PS) Liquido intraperitoneale: in assenza di ascite il reperto di liquido tra le anse è un ottimo indicatore di perforazione Shifting phenomenon: sfrutta la DD delle cause di assenza di trasmissione di echi nell’ecografia del fegato • Interposizione del colon: se il paziente si dispone in decubito laterale, il colon si sposta ed il fegato risulta esplorabile • Interposizione di aria: è indipendente da decubito Artefatti da riverberazione o ring-down: l’aria causa il blocco del fascio US in maniera irregolare Esame TC addome-pelvi con mdc: è l’esame di gran lunga più sensibile, ma va proposta solo ai pazienti per i quali RX ed ecografia non sono stati dirimenti. Il mdc ev consente la valutazione del circolo Stipsi Quando un paziente riferisce di avere una stipsi, bisogna innanzitutto stabilire se è vera o falsa, perché molte persone pensano di essere stitiche, ma in realtà hanno altri tipi di problemi (spesso di natura funzionale). Pertanto, la prima cosa da fare è un’attenta anamnesi, ricercando frequenza di evacuazione, consistenza delle feci, abitudini alimentari, eventuali viaggi, possibilità di accedere ad un bagno. Dopo l’anamnesi, accertata l’effettiva presenza di una stipsi, occorre uno studio per immagini, basato su: • Tempo di transito totale intestinale (TTTI): si utilizzano 6 capsule, che contengono 10 markers radiopachi, sicché occorre far assumere al paziente una capsula al giorno per 6 giorni alla settimana, alle 9 circa durante la prima colazione e nelle sequenza e nei tempi indicati. Il 7° giorno, alla stessa ora, si può eseguire una radiografia dell’addome: o Markers: sono costituiti da sostanze inerti con le seguenti forme: 1° giorno: bastoncini 2° giorno: sfere 108 Scaricato da www.sunhope.it • • 109 3° giorno: anelli 4° giorno: cubi 5° giorno: anelli piccoli 6° giorno: bastoncini o Razionale: con il radiogramma si va a vedere dove si trovano i markers (che sono quindi 60 in totale) per stabilire se il paziente è stitico o meno: Elevato numero di bastoncini nel retto: il paziente non è stitico, ma ha solo difficoltà ad evacuare (dischezia) ed il TTTI non è rallentato Presenza di un elevato numero di bastoncini tra tenue e colon: il paziente è stitico ed il TTTI rallentato Indagini statiche o Ecografia transperineale: è praticata dai ginecologi per disturbi pubo-uretrali o Ecografia endocavitaria Endovaginale Endoanale: viene usata per valutare l’incontinenza • Obiettivi: consente di o Studiare gli sfinteri anali interni ed esterni, gli spazi sopra- ed intrasfinteriali, lunghezza e spessore o Ricercare ascessi, fistole, traumi, tumori o NB: molte donne dopo il parto hanno incontinenza per una lesione dell’apparato sfinteriale • Indicazioni e reperti o Traumi: scompaginamento dell’architettura o Lesioni neoplastiche ed esiti di RT o Ascessi: occorre valutare Localizzazioni: tramiti e rapporti Dimensioni o Fistole Localizzazione dell’orifizio intestinale Percorso e rapporti • Tecnica 3D: consente un’acquisizione volumetrica nei 3 piani con sonda rotante ed in movimento o Fistole Intersfinteriche (85%) Transfinteriche (10%) Extrasfinteriche (5%) o Neoplasia o Emorroidi Endorettale Esami funzionali Defecografia: praticata solo nei maschi, con solfato di bario, consente di valutare: • Posizione della giunzione ano-rettale • Modifiche della morfologia rettale • Presenza di ernie perianali • Residuo post-defecatorio Entero-cisto-colpo-defecografia (o defecografia a 4 contrasti, ballon proctography, defeco grafia statica, digitalizzata, interposta con videoregistrazione): opacizza tenue mesenteriale, vescica, vagina e retto; vien fatta con paziente a decubito prono Scaricato da www.sunhope.it ed a paziente seduto (RX a riposo, in massima contrazione, in evacuazione e postevacuazione). Consente una valutazione morfo-dinamica Defeco-RM: consente una valutazione simultanea e multiplanare di tutte le strutture pelviche; dura circa 20 minuti e non c’è bisognodi preparare l’intestino e la vescica, perché con sequenze T2 l’acqua appare iperintensa. Valuta: • Organi pelvici: distanza tra linea pubo-coccigea e base vescicale • Ambiente endo-pelvico o Fionda pubo-rettale o Recessi pelvico-peritoneli • GAR e distanza ostio-perineo con fornice Patologia pelvica Il pavimento pelvico può esser diviso in 3 compartimenti: anteriore od urinario (contenente vescica ed uretra), medio o genitale (contenente utero e vagina), posteriore od intestinale (contenente sigma, retto e canale anale). Sia con defecografia che con defeco-RM vengono presi alcuni punti di repere: • Linea pubo-coccigea: tracciata dal margine inferiore della sinfisi pubica fino all’ultima articolazione del coccige. Il grado di prolasso è classificato in base alla discesa del viscere al di sotto di tale linea: o Lieve: esteso per meno di 3 cm o Moderato: 3-6 cm o Grave: > 6 cm • Linea tangente la parete anteriore del canale anale: in base a questa il rettocele è classificato come: o Lieve: viscere protruso per meno di 2 cm o Moderato: 2-4 cm o Grave: > 4 cm • Altri o Diametro dell’ampolla rettale (6,5 cm) o Diametro del canale anale o Giunzione retto-anale o Angolo retto-anale Tra le patologie che si possono rilevare si ricordano: • Rettocele anteriore: è una deformazione della parete anteriore del retto, che si gonfia perché il paziente non riesce ad evacuare e preme sulla parete posteriore della vagina, potendo determinare un colpocele posteriore. Con una defecografia si può evidenziare la dinamica del retto durante l’evacuazione: durante il ponzamento l’ampolla rettale scende al di sotto della linea pubo-coccigea, ma – poiché l’angolo rettale non è in posizione, nonostante l’azione sui muscoli addominali – il retto non si svuota, ma continua a scivolare e ad abbassarsi. Ecco perché bisogna chiedere alla paziente di mettere un dito in vagina mentre evacua: così, infatti, si spinge il rettocele e la paziente può evacuare. Ovviamente i maschi, per la presenza della prostata al davanti del retto, non vanno incontro a questa patologia • Intussuscezione retto-rettale (o invaginazione): si ha quando la giunzione prossimale del retto collabisce nel lume stesso ed il paziente ha lo stimolo di evacuare. Può peggiorare, divenendo invaginazione media e poi distale fino ad essere retto-anale, giungendo – in questi casi – al prolasso rettale completo esterno. Il paziente sarà convinto, durante la defecazione, di dover continuare ad evacuare • Prolasso tricompartimentale: è la presenza di cistocele, colpocele e rettocele. Un altro problema è quello riguardante l’enterocele, definito come l’erniazione del piccolo intestino nel cavo del Douglas 110 Scaricato da www.sunhope.it • • (cavo retto-vaginale nella donna e retto-vescicale nel maschio). Oggi questa condizione è più propriamente definita come un’erniazione mediana del pavimento pelvico (se contiene solo grasso, si parla di omentocele). Si ricorda che lo spazio del Douglas è uno spazio virtuale, che si materializza solo durante la defecazione. Se contiene anse del sigma, invece, si parla di sigmoidocele. L’enterocele, comunque, può essere riducibile, se è possibile riportarlo in sede (quindi compare durante l’evacuazione), o non riducibile. Altri quadri o Se le anse intestinali finiscono, piuttosto che nel cavo del Douglas, posteriormente sulla parete anteriore del retto, spingono e fuoriescono attraverso l’orifizio anale, si ha l’edrocele. o Inoltre, soprattutto nelle persone anziane, la parete del retto può assottigliarsi, perforarsi e causare una evisceratio, ossia la fuoriuscita delle anse del tenue dall’orifizio anale. o Ancora, le anse intestinali possono portarsi anteriormente, spingere contro la parete posteriore della vagina, facendole assumere una sorta di forma a “C” (elitrocele): le anse evertono la vagina e, negli anziani, può aversi una perforazione della parete con evisceratio o Possono esserci ernie nello spazio pre-vescicale, con svuotamento della vescica e grasso che va ad occuparlo (omentocele nello spazio del Retzus) Ricapitolazione sulla classificazione delle ernie o In base al contenuto Omentocele Enterocele Sigmoidocele o In base alla sede Retrorettali: nel retto Edroceli: • Posteriori: nello spazio del Douglas (edroceli propriamente detti) • Anteriori: nella vagina (elitrocele) • Nello spazio del Retzius (omentocele) Paramediane: il pavimento pelvico è costituito da fasci muscolari che presentano dei punti di minore resistenza; di conseguenza, se il paziente spinge, il retto può affondarsi ed il paziente non evacua Emorroidi Si definiscono emorroidi le dilatazioni delle vene del plesso emorroidario inferiore (solitamente da ipertensione portale). In realtà, le emorroidi sono dovute al fatto che il retto deve collabire e dilatarsi, fungendo da serbatoio; man mano che il retto si svuota, la mucosa inizia a rilasciarsi. Ma se spinge nel momento e nel modo sbagliato, la mucosa si infila nel canale anale, questo si stringe e la mucosa va fuori. A questo punto si ha la congestione venosa. Inoltre, dal momento che la mucosa eversa è delicata (non abituata a stare all’esterno), va incontro a rottura durante il passaggio delle feci ed a sanguinamento. I chirurghi intervengono con un apposito strumento nell’ano: prendono la mucosa ridondante, formano una struttura anulare e tolgono la mucosa ridondante. Tuttavia, la percentuale di recidive è molto elevata. 111 Scaricato da www.sunhope.it Ileo Per occlusione intestinale od ileo si intende un arresto della progressione del contenuto dell’intestino: • Classificazione e cause o Ileo dinamico: paralisi su base irritativa della muscolare propria intestinale Infarto intestinale Peritonite Pancreatite Appendicite Tossicosi Secondario ad ileo meccanico prolungato o Ileo meccanico: da ostacolo fisico al transito Otturazione: tricobezoato (bolo di capelli, come per tricotillomania con ingestione di capelli) nel lume Restringimento: ernia Compressione: tumore Sbarramento: briglia Invaginazione: polipo che tira il lume con conseguente invaginazione ileo-ileale od ileo-cecale Strangolamento: volvolo Occlusione del colon: tumore del colon stenosante Laparocele Ileo biliare: si crea una fistola tra colecisti ed ansa intestinale, con la triade: • Aerobilia • Ileo meccanico • Calcolo in sede ectopica (soprattutto valvola ileo-cecale) • Considerazioni fisiopatologiche: i livelli idroaerei non sono da considerarsi segni di ileo, ma sono solo segni di una peristalsi inefficace, che determina una stasi idrogassosa • Approccio o Documentare ed interpretare il quadro determinato dalla noxa patogena: appendicite, colecistite e perforazione gastro-intestinale costituiscono più del 50% dei casi o Provvedere all’inquadramento clinico o Definire l’iter diagnostico radiologico o Studiare ed interpretare i segni dei malattia o Determinare insorgenza ed evoluzione clinica • Caratteristiche generali delle tecniche diagnostiche utilizzate o RX diretto addome: esame di primo livello, individua la fase clinica o Ecografia addome: documenta l’evoluzione del quadro e la necessità di cominciare terapia medica o chirurgica o TC addome-pelvi con mdc: di secondo livello, individua la causa precisa, quando questa sfugge ai primi 2 esami • Tipi di ileo: sono 4 – spastico, ipotonico, meccanico e paraltico – ed evolvono in maniera cronologicamente determinata. L’approccio diagnostico generale si base su esame RX diretti dell’addome, ecografia e TC: o Ileo riflesso spastico: è espressione di un quadro clinico di addome acuto di recentissimo esordio (3-4 ore), con dolore addominale crampi forme, dovuto ad un’intensa crisi spastica dell’intestino; può essere diffuso o circoscritto ad un gruppo di anse: Caratteristiche RX • Spasmo delle anse (maggiormente visibile alla TC) 112 Scaricato da www.sunhope.it • • o o 113 Assenza, totale o distrettuale, di gas intestinale (silenzio intestinale) Regolare od accentuata visibilità degli aspetti AR dell’addome, specie retro peritoneali • NB: questo comportamento intestinale, di tipo ipertonico-spastico, a causa di precocità, transitorietà e fugacità (durata di qualche ora) può sfuggire alla documentazione radiologica Altre condizioni che causano silenzio intestinale (gasless abdomen) • Paziente defedato che non riesce a deglutire • Anse completamente ripiene e distese da liquido enterico • Vomito ripetuto • Occlusione digiunale molto alta, con povertà di meteorismo nei segmenti a valle • Assenza di livelli aerei Ileo riflesso ipotonico: impropriamente definito “ileo localizzato”, segue l’ileo spastico ed è, quindi, sostenuto dalla stessa causa di questo (la noxa persiste e diviene tale da superare la normale reazione irritativa, facendo sopravvenire l’ipotono). Seconda una fortunata definizione, “è la rivincita dell’aria all’interno dell’ansa, la cui parete – non avendo più forza – la distende finché può” Caratteristiche RX • Stipamento delle anse “a disegno geometrico”: anse poligonali a forma di quadrilatero, di lavagna, accostate a mosaico • Stasi esclusivamente gassosa: normalmente nel lume viene secreto del liquido enterico, spinto in avanti dalla peristalsi. In questa fase, l’ansa è bloccata, ma è dilatata cosicché quel poco liquido che c’è si distribuisce su di una superficie maggiore e non si vede • Aspetto regolare e sottile delle pareti delle anse • Valvole conniventi scarse od assenti • Caduta del tono delle anse con aumento modesto del calibro Quadro: coinvolge in genere tutto l’intestino tenue, ma può coinvolgere anche un solo gruppo di anse od un singolo segmento (ansa sentinella) Ileo meccanico: segue, dopo circa un giorno, i precedenti: Esame RX: • Stasi liquida (livelli idroaerei): documenta il passare delle ore dall’inizio dell’azione della noxa. I livelli idroaerei sono disposti a diversa altezza ed a prevalente componente liquida: a livello dell’occlusione l’acqua sostituisce l’aria (con progressiva riduzione di feci e gas a valle) • Anse dilatate a pareti sottili • Valvole conniventi numerose, sottili, ad elegante disegno circolare completo, ben orientato • Anse ventricolizzate Evoluzione: si verifica • Graduale ispessimento delle pareti e delle pliche, che divengono rarefatte, meno numerose ed incomplete • Perdita progressiva di tono delle anse, che descrivono dapprima volte con archi molto stretti e poi tendono a slargarsi, con progressivo accumulo di liquido all’interno delle anse, fino al Scaricato da www.sunhope.it • • 114 Confino di piccole bolle d’aria fra le pliche, con aspetto “a corona di rosario” o Ileo paralitico: segue un ileo riflesso ipotonico quando la noxa non è di tipo occlusivo ed esprime un’evoluzione peggiorativa di un ileo meccanico. È espressione di un addome acuto determinato dalla caduta della cinesi intestinale (con pervietà del lume intestinale conservata) ed è sostenuto da diverse condizioni patologiche endoaddominali (intra- ed extraperitoneali), extraaddominali, dismetaboliche e tossiche Esame RX • Aumento del calibro delle anse • Aspetto addensato ed ispessito delle pareti • Livelli idroaerei • Estensione prevalentemente digiuno-ileale • Anse orizzontalizzate • Assenza del disegno plicale dalle valvole conniventi: in presenza di una causa flogistica, non ha più la capacità di contrarsi, ma si distende completamente Altri esami o Ecografia: integra l’RX e documenta l’evoluzione dell’ileo meccanico • Valutazione di: o Motilità intestinale: presente nell’ileo meccanico, non in quello paralitico o Diametro delle anse: dilatato in entrambi i casi o Aspetto dei rilievo parieto-valvolari: pliche presenti nell’ileo meccanico, non in quello paralitico o Caratteristiche del contenuto endoluminale o Presenza di liquido extraluminale • Distinzione dell’ileo meccanico in: o Semplice: Anse dilatate e pareti sottili Assenza di liquido nella sierosa Terapia medica o Scompensato: Anse dilatate e pareti sottili Liquido fuori dalle anse: schiacciamento di vasi da dilatazione eccessiva delle anse Terapia chirurgica o Complicato: Anse sovradistese e pareti ispessite (congeste) Liquido fuori dalle anse Terapia chirurgica d’urgenza o TC: dà informazioni sulle anse, sul peritoneo, sul mesentere, sulla presenza di complicanze quali perforazione, ischemia e necrosi. Informa circa: • Dilatazione del lume • Stasi idroaerea o liquida • Accumulo di feci • Tono dell’ansa • Sede delle anse Scaricato da www.sunhope.it • • • • • • • • • • Presenza di un volvolo Spessore della parte C.e. con mdc ev Spessore delle pliche Sede del liquido Reperti vascolari: in caso di volvolo, ad esempio, l’arteria mesenterica superiore non sta a destra della vena, ma a sinistra Ingorgo venoso del mesentere Spasmo arterioso Pneumatosi parietale NB: la TC fatta ad un’ora dall’azione della noxa può non mostrare alcuni di questi reperti. In linea di massima, la TC si fa se RX ed ecografia non sono dirimenti Malattie infiammatorie croniche intestinali Il morbo di Crohn è una malattia evolutiva che inizia con un interessamento dei follicoli linfatici sottomucosi da parte del tessuto granulomatoso (iperplasia e protrusione della mucosa) evidenziati come difetti di riempimento multipli nodulari, soprattutto a livello dell’ultima ansa ileale. Inoltre, si ha infarcimento flogistico dei vasi linfatici sottomucosi (linfangite sclerosante). Questi quadri, con l’erosione superficiale dei follicoli ingranditi, portano alle lesioni trofiche della mucosa, dapprima con ulcere aftoidi – piccola chiazza di bario circondata da un alone radiotrasparente rappresentato dall’edema periulceroso. In seguito, la malattia va avanti e possono comparire le ulcere profonde con un aspetto lineare e serpiginoso, che sembrano duplicare il contorno dell’ansa, fino alle lesioni a tutto spessore come le fistole. La cicatrizzazione di queste lesioni, inoltre, può provocare una progressiva fibrosi, con ispessimento della parete delle anse e stenosi, che si possono alternare a tratti normali o dilatati (lesioni “a salto”) e che possono condurre ad occlusione intestinale. I tramiti fistolosi possono interessare anche il mesentere, che può andare incontro ad involuzione fibroadiposa, ispessimento e conseguente aumento della distanza tra le anse interessate e quelle sane. Aspetto caratteristico è quello della discontinuità delle lesioni, che provoca un aspetto della mucosa a selciato, in quanto possono aversi zone ulcerate alternate a zone indenni; altre zone, inoltre, vanno a formare pseudo-polipi infiammatori, come risposta reattiva agli stimoli flogistici. • Differenze tra morbo di Crohn e retto colite ulcerosa o Sedi delle lesioni MC: in qualsiasi tratto del tubo digerente RCU: soprattutto a livello del retto-sigma o Tipo di lesioni MC: a tutto spessore, segmentarie ed asincrone RCU: superficiali, continue e sincrone • Obiettivi della DPInel morbo di Crohn (per le singole tecnica si veda il paragrafo sul tenue) o Individuare la malattia Diagnosi • RX-enteroclisi a DC del tenue • TC- enteroclisi multislice (MSCT-C) • Ecografia • MN con leucociti marcati • RM 115 Scaricato da www.sunhope.it • 116 Follow-up • Ecografia Complicanze: si utilizzano indagini panesploranti • RM • MSCT-C Recidive • RX • Ecografia • MSCT-C • RM • MN o Determinare l’estensione della malattia ed il coinvolgimento delle anse intestinali o Stabilire l’attività della malattia Grado di attività • Attivazione bianca: la malattia è in stato attivo e la mucosa appare bianca perché iperdensa • Attivazione grigia: la malattia è in stato quiescente Segni • Dell’anello dell’acqua: descrive la fase attiva ed è dovuto ad una stratificazione della parete dell’ansa intestinale colpita • Dell’anello del grasso: si ha, con il tempo, una sorta di ipodensità, come se fosse adipe evolvente in fibrosi Diagnosi della RCU o Pancolonscopia (primo approccio) Mucosa edematosa, iperemica, granulosa Friabile, con tendenza al sanguinamento Frequenti lesioni ulcerative (contigue alle aree iperemiche) poco estese Frequente pseudopoliposi infiammatoria iperplastica ai margini delle aree ulcerate NB: la biopsia consente una diagnosi agevole solo in fase acuta o Clisma colon DC Fase acuta • Mucosa a “buccia d’arancia” (ascessi miliariformi criptici) • Mucosa a “zucchero a velo” con pareti lisce Fase ulcerosa • Aree sottominate di ristagno del bario “a bottone di camicia” • Pseudopolipi (aree di minus) talora “a ponte” Fase cronica avanzata • Atrofia parietale con • Lume ridotto per lo più uniformemente • Diminuzione delle austrature Scaricato da www.sunhope.it Infarto intestinale È un’emergenza intestinale causata da ostruzione venosa od arteriosa o da ipoafflusso mesenterico, che può evolvere dall’ischemia alla necrosi di una parte più o meno estesa dell’intestino: ha il 60-90% di mortalità (per diagnosi tardiva e terapia impropria): • Presupposti anatomici o Arteria mesenterica superiore: irrora tutto l’intestino mesenteriale, il colon destro e parte del trasverso. Origina 2 cm sotto il tripode e dà origine a: Arteria pancreatico-duodenale inferiore: si anastomizza con la superiore (proveniente dall’arteria epatica) ed irrora duodeno e testa pancreatica Arteria ileo-colica Arteria colica destra Arteria colica media Arterie intestinali terminali o Arteria mesenterica inferiore: irrora trasverso e discendente, sigma e retto; dà origine a: Arteria colica sinistra Arteria sigmoidea: come la precedente, dà luogo ad ampie anastomosi (arcate di Riolano): questo è molto importante, in quanto consente – in caso di infarto intestinale – una sopravvivenza nettamente migliore Arteria rettale superiore (o emorroidaria superiore): è un ramo terminale o Ritorno venoso: vene mesenteriche > sistema portale • Classificazione o Infarto dell’arteria mesenterica inferiore (IC o infarto colico): 50-60% del totale o Infarto del tenue: 40-50% Infarto arterioso della mesenterica superiore (AAMI o infarto necrotico): rappresenta il 60-70% degli infarti ed è dovuto a cause occlusiva quali trombi od emboli Infarto venoso della mesenterica superiore (VMI o infarto emorragico): rappresenta il 10-20% dei casi ed è il più facile da diagnosticare Infarto da ipoafflusso (NOMI ischemia mesenterica non occlusiva): rappresenta il 15-30% dei casi ed è dovuto – ad esempio – a shock od a collasso cardiocircolatorio Infarto dopo la riperfusione (I/R): a seguito di un infarto occlusivo dell’arteria mesenterica superiore o di un infarto da ipoafflusso, al ripristino – rispettivamente – della pervietà del vaso o della volemia, ritorna sangue ai tessuti • Reperti radiologici o Aspecifici (non correlati alla causa) Ostruzione mesenterica (arteriosa o venosa) Ispessimento parietale con pneumomatosi parietale e portale Dilatazione delle anse Diminuzione dell’enhancement con mdc ev Edema mesenterico o ascite Pneumoperitoneo e pneumoretroperitoneo o Correlazione della causa con i reperti Infarto vascolare puro o secondario Tipologia dell’infarto: arterioso o venoso Grado di diminuzione del flusso con possibili circoli collaterali Estensione Tempo trascorso dall’eventuale terapia • Chirurgia: esplorazione con rivascolarizzazione 117 Scaricato da www.sunhope.it • • 118 Fibrinolisi sistemica o percutanea Infarti o Del tenue Valutazione delle 3 T • Tipologia di infarto • Tratto coinvolto o Mesotelio: da parete a tubo digestivo o Legamenti: da parete a viscere non cavo o Epiploon/omento: tra 2 parti del tubo digestivo o viscere non cavo • Tempo trascorso Approccio radiologico (dopo anamnesi ed EO) • RX diretta addome AP e LL (ricordando che il paziente è in barrella) • Ecografia: valuta o Peristalsi o Distensione anse e spessore della parete o Liquidi dentro o fuori dalle anse nei recessi Di Douglas: in ortostasi Di Morrison (o epato-renale): in clinostatismo • TC con mdc ev Reperti radiologici • NOMI o Vaso (V): normale o Mesotelio (M): assenza di ingorgo o Ansa (A): parete assottigliata o Cavità peritoneale (P): liquido libero NB: in questi casi la diagnosi è difficile perché è di esclusione (collasso CC, IMA, scompenso marcato, etc.) • AAMI o V: embolo o trombo o M: sangue o A: parete assottigliata (“a foglio di carta”) o P: liquido libero • AVMI o V: trombo o M: ingorgato o A: parete ispessita da subito o P: liquido libero • I/R o V: apparentemente pulito o M: normale o lieve ingorgo o A: parete ispessita o P: possibile liquido libero Fasi radiologiche • 1: allarme: paziente con infarto recente (sopravvivenza del 90-100%) o EO: addome poco palpabile o RX: ileo riflesso spastico Anse spastiche e collabite Assenza di meteorismo intestinale Scaricato da www.sunhope.it Ecografia: anse spastiche TC: Anse spastiche Trombo o embolo • 2: sospetto: entro 12 ore (90-100%) o EO: addome non trattabile o RX: ileo ipotonico Anse dilatate Immagini a mosaico o Ecografia: Distensione Diminuzione della peristalsi o TC: consente di discriminare cause arteriose (angiografia > fibrinolisi) e venose • 3: conclamato: > 12 ore (55%) o EO: paziente sintomatico e sofferente, con addome non trattabile e reperti di ileo paralitico propriamente detto o RX: anse ventricolizzate o Ecografia: paralisi delle anse o TC: pareti con segni di necrosi e pneumomatosi (quadri avanzati) • 4: tardivo (o critico): fino ad 1 settimana (morte nel 100% dei casi) o RX Livelli idroaerei Segni di perforazione o Ecografia: come il precedente o TC Segni avanzati di necrosi Pneumo(retro)peritoneo Di colon sinistro e sigma Regola delle 3 C • Circoli collaterali: riperfusione possibile • Coinvolgimento: colon sinistro +/- sigma • Cronologia o Acuto o Subacuto o Cronico Clinica ed eziologia: è la patologia ischemica più frequente del tubo GI, seconda causa di emorragia bassa GI. Può essere occlusivo o non occlusivo; in ogni caso, l’infarto arterioso non colpisce arterie terminali. Segue più frequentemente il pattern I/R: inizialmente arterioso (parete sottile) diviene rapidamente venoso (ispessimento della parete, ingorgo del mesotelio, liquido libero) Fasi clinico-radiologiche • Acuta (RX e TC) o Non occlusivo Parete uniformemente assottigliata Lume dilatato Fluido presente o o o 119 Scaricato da www.sunhope.it • • NB: le alterazioni sono uniformi perché il flusso diminuisce su tutto il territorio o Occlusivo Parete uniformemente ispessita Lume obliterato Fluido presente NB: la RM dà una definizione migliore Subacuta (fino a 7 giorni): il quadro è uniforme o Pareti ispessite o Lume dilatato o Fluido in corso di riassorbimento Cronica: subentra la fibrosi o Pareti irregolarmente ispessite o Lume beante o Fluido ormai assente Appendicite È un processo infiammatorio dell’appendice vermiforme (parete postero-mediale del cieco, nel punto di confluenza delle 3 tenie); l’ostruzione del lume determina secrezione mucosa ed aumento della pressione endoluminale, con flogosi parietale, che causa edema, ulcerazione della mucosa e diapedesi. Il quadro clinico insorge con irritazione del peritoneo parietale (punti di McBurney e di Blumberg). L’approccio diagnostico è il seguente: • Anamnesi, EO e di laboratori: possono essere sufficienti • Ecografia o Appendice tubulare incomprimibile, aperistaltica o Dolente alla pressione o Lume dilatato e parete ispessita o Appendicoliti (coproliti) • TC: negli obesi e negli anziani o Segni di forme complicate o Visualizzazione diretta con valutazione di natura e gravità o Valutazione dell’estensione: regione periappendicolare, addome Par. VII: Fegato Introduzione Nello studio della patologia epatica, assumono ruolo fondamentale ecografia, TC e RM, corredate, quando necessario, dalla biopsia percutanea guidata. Diagnostica radioisotopica ed angiografia assumono rilievo in situazioni definite: • Finalità dello studio diagnostico o Individuazione di lesioni focali e diffuse o Diagnosi di natura delle lesioni focali o Loro localizzazione segmentaria o Studio della patologia vascolare e dell’ipertensione portale o Studio delle complicanze del trapianto di fegato • Osservazione macroscopica superficiale del fegato o Lobi 120 Scaricato da www.sunhope.it • Destro Sinistro Quadrato Caudato o Varianti anatomiche Processo lingulare (lobo sinistro) Processo papillare (lobo caudato) Lobi accessori Anatomia segmentaria: la conoscenza della vascolarizzazione del fegato e della distribuzione del sistema portale e sovraepatico consente di suddividere il parenchima epatico in segmenti vascolarizzati da un peduncolo glissoniano terminale, contenente un ramo dell’arteria epatica, della vena porta e della via biliare. La suddivisione segmentaria è alla base della moderna chirurgia epatica, che mira a realizzare resezioni parziali “regolate”, con preservazione dell’integrità morfologica e funzionale del parenchima residuo. Secondo il modello segmentario, il fegato risulta suddiviso in 8 segmenti: o I: lobo caudato o II e III: lobo sinistro o IV: lobo quadrato o V, VI, VII, VIII: lobo destro Metodiche diagnostiche generali • Esame RX diretto: può apprezzare alterazioni di volume del fegato, calcificazioni e trasparenze patologiche nel suo contenuto. o Aspetto: il fegato è direttamente apprezzabile, in quanto la sua tenue opacità omogenea di tipo parenchimatoso è contrastata lungo il contorno da: In alto: base polmonare destra In basso: meteorismo fisiologico colico e dal tessuto adiposo perirenale destro o Alterazioni Epatomegalia: è caratterizzata da: • Innalzamento della cupola epatica • Abbassamento della flessura colica destra • Dislocazione verso sinistra ed in avanti della bolla gassosa gastrica • Deformazione distrettuale del contorno epatico prossimale o distale Calcificazioni • Litiasiche: a disposizione “impilata” quando interessano dotti biliari intraepatici • Cisti da echinococco: orletto opaco più o meno completo ed opacità a chiazze • Post-traumatiche • Post-ascessuali: irregolari e disomogenee, a placche • Vasali: o A chiazze negli aneurismi o A binario nelle pileflebiti e nelle arteriopatie degenerative o A bersaglio negli angiomi • Tumorali • Tbc miliarica: piccole opacità nodulari Trasparenze • Interpositio colica o malattia di Chilaiditi 121 Scaricato da www.sunhope.it • 122 • Aerobilia (disegno delle ramificazioni biliari) • Ascesso sottodiaframmatico ed intraepatico (livello idroaereo) • Suppurazione di cisti da echinococco Ecografia: tecnica di prima istanza nello studio di molti tipi di patologia del fegato, viene eseguita a paziente supino od in decubito obliquo laterale sinistro. L’accesso ha luogo per via sottocostale ed intercostale destra, fino ad esplorazione accurata di tutto l’organo: o Ostacoli all’esplorazione ecografica del fegato Meteorismo: occorre una preliminare pulizia intestinale Steatosi marcata: difficoltosa visualizzazione dei segmenti profondi del lobo destro o Limite della tecnica: analisi del parenchima sottocapsulare o Quadro Aspetto triangolare • Nelle scansioni longitudinali: la base corrisponde alla faccia diaframmatica dell’organo e l’apice al margine antero-inferiore • Nelle scansioni trasversali ed oblique: la base corrisponde alla faccia laterale e l’apice all’estremità mediale del lobo sinistro Struttura ecografica del parenchima epatico: tappeto di echi di piccole dimensioni e media intensità fittamente stipati e distribuiti omogeneamente Vasi portali e vene sovraepatiche: appaiono come strutture tubulari ecoprive, che solcano il parenchima epatico con modalità pressoché costanti e sono differenziabili tra loro in quanto i vasi portali sono delineati da forti echi di parete dovuti al tessuto adiposo che li circonda Dotti biliari segmentari ed arteria epatica: in condizioni normali non si apprezzano per il calibro troppo esiguo per consentirne l’individuazione nel tessuto adiposo degli spazi portali Vasi portali segmentari: sono sempre ben individuabili, rendendo agevole la segmentazione del fegato su base ecotomografica Formazioni legamentose (legamento falciforme e rotondo, fessura del legamento venoso): sempre ben riconoscibili, sotto forma di immagini lineari iperecogene Colecisti e strutture dell’ilo epatico: ben riconoscibili o ECD: ha grande importanza e consente di: Determinare la presenza di flusso nei singoli vasi • Trombosi • Ittero ostruttivo • Differenziazione dei rami portali dai dotti biliari dilatati Caratterizzare il flusso: spettro • Monofasico nei rami portali • Bifasico nelle diramazioni dell’arteria epatica • Trifasico nelle vene sovarepatiche Effettuare misurazioni quantitative di velocità e portata ematica Caratterizzare le lesioni focali: flussi intranodulari ad elevata velocità rilevabili • Nell’epatocarcinoma per l’esistenza di shunt artero-venosi tumorali • Nell’iperplasia nodulare focale • NB: non rilevabili negli angiomi o Ecografia come sistema di guida a: Biopsia epatica • Conferma citoistologica della diagnosi posta su lesioni focali Scaricato da www.sunhope.it • • • 123 • Quantificazione del danno epatico nelle epatopatie diffuse Tecniche di ablazione percutanea dei tumori • Alcoolizzazione • Ipertermia • Laserterapia TC: tecnica di grande importanza e di uso frequente, talora di prima istanza, fornisce informazioni, in genere, complementari all’ecografia. o Scansione contrastografica con mdc uroangiografico: evidenzia 3 fasi: Fase vascolare: l’aorta e l’arteria epatica sono massimamente opacizzate, ma il c.e. del fegato è relativamente scarso Fase di redistribuzione: il mdc diffonde nel parenchima epatico, che raggiunge progressivamente i massimi valori di c.e. Fase di equilibrio: i valori densitometrici dell’aorta e del fegato diminuiscono progressivamente o Apporto sanguigno: lesioni tumorali, iper- od anche ipovascolarizzate, hanno apporto prevalentemente arterioso: Lesioni ipervascolarizzate: meglio evidenziate nella fase vascolare (aree iperdense) Lesioni ipovascolarizzate: nella fase di redistribuzione (aree ipodense rispetto al parenchima normale in fase di massimo c.e.) o Tipi di iniezione con mdc Arterio-TC: mdc iniettato attraverso un catetere posizionato nell’arteria epatica, con acquisizione immediata delle immagini TC Porto-TC: catetere posizionato nell’arteria mesenterica superiore, con acquisizione durante la fase di ritorno venoso mesenterico portale o Quadro della TC epatica Parenchima epatico: omogeneo Rami portali e sovraepatici: visibili qua e là, per la minor densità del sangue, dopo iniezione ev di mdc Dotti biliari segmentari: • Nel 40% dei soggetti normali: visibili come strutture canalari ipodense adiacenti ai rami portali • In caso di aerobilia o quando dilatati: soprattutto dopo iniezione ev di mdc, che incrementando la densità del parenchima li rende relativamente ipodensi Colecisti (vedi avanti) RM: può esser utile per la caratterizzazione delle lesioni focali e di alcuni tipi di epatopatia: o Parenchima epatico: segnale omogeneo o Vasi portali e vene sovraepatiche: ben apprezzabili come strutture tubulari prive di segnale in T-1 o Arteria epatica e vie biliari: la loro visualizzazione è incostante o Colecisti: sempre ben apprezzabile, presenta un segnale di tipo liquido in T-1 o Grasso degli spazi portali e legamenti: segnale di elevata intensità in T-1 Diagnostica radioisotopica: o Indicazioni Studio della funzione epatocitaria Caratterizzazione dell’iperplasia nodulare focale Identificazione degli angiomi o Tracciante utilizzato: varia a seconda del sistema cellulare da esplorare: Scaricato da www.sunhope.it • Macrofagi epatici perisinusoidali: radiocolloidi marcati con 99mTc (solfuro, albumina). Questi, infatti, somministrati ev, sono rimossi dal circolo mediante fagocitosi da parte delle cellule di Kuppfer. Poiché queste sono diffuse in maniera uniforme in rapporto al sistema epatocitario, la loro valutazione scintigrafica diviene espressiva della distribuzione spaziale del parenchima epatico normale. Inoltre, la scintigrafia epatica con radiocolloidi risulta una scintigrafia epatosplenomidollare, nella quale però la visualizzazione del fegato e della milza è dominante nell’immagine Epatociti: la valutazione diretta del sistema epatocitario è possibile con i derivati dell’acido imminodiacetico marcati con 99mTc, ad elettiva captazione epatocitaria, coniugati ed escreti nella bile. Cellule tumorali: in linea generale, le lesioni focali assumono l’aspetto di aree fredde; fa eccezione l’iperplasia nodulare, la quale contiene cellule reticoloendoteliali e quindi capta il radiocolloide. L’uso di globuli rossi autologhi marcati con 99mTc permette di differenziare l’angioma (elevata attività a causa della ricca vascolarizzazione) da altre lesioni focali. La PET, infine, rende possibile l’identificazione di lesioni neoplastiche a metabolismo elevato: il suo uso assume rilievo non solo in fase di stadiazione, ma anche nella valutazione dei risultati della chemioterapia e nel follow-up Angiografia: o Finalità Fornire al chirurgo la mappa vascolare necessaria per pianificare l’intervento di resezione epatica Definire l’operabilità di una lesione focale Studio emodinamico del circolo portale Interventi terapeutici altamente selettivi • Chemioembolizzazione • Embolizzazione di fistole AV, aneurismi e pseudoaneurismi • Sclerotizzazione od embolizzazione di varici • Creazione di shunt porto-sistemici intraepatici per via transgiugulare o Arteriografia epatica: è realizzata con tecnica digitale mediante cateterismo selettivo del tripode celiaco e dell’arteria mesenteria superiore (in caso dubbio mediante cateterismo superselettivo dell’arteria epatica). Essa fornisce informazioni dettagliate sull’anatomia vascolare del fegato Lesioni focali • Epatocarcinoma: o TC: Aspetto: massa primitiva, talora con una o più lesioni secondarie di piccole dimensioni (noduli satelliti), ipo- od isodensi, con alone periferico di densità più bassa C.e: rapido, intenso e disomogeneo, è seguito da una fase di redistribuzione iso- od ipodensa. La disomogeneità dipende dalle dimensioni della massa, dalla presenza di trombosi vascolari e di shunt AV intranodulari Variante fibrolamellare: di riscontro più frequente nei soggetti giovani, non associata a cirrosi ed a decorso clinico meno aggressivo, si differenzia per la presenza di: 124 Scaricato da www.sunhope.it • 125 • Calcificazioni • Margini lobulati • Aree fibrotiche centrali o Ecografia: l’aspetto è meno specifico: lesione solida ad ecostruttura disomogenea, ipoecogena allorquano ha piccole dimensioni, altrimenti iso- od iperecogena o ECD: consente di rilevare, nella maggior parte dei casi, segnali di flusso ad elevata velocità all’interno delle lesioni e di individuare con grande accuratezza la trombosi di rami portali intraepatici e delle vene sovraepatichhe o RM: l’epatocarcinoma presenta segnale variabile nelle sequenze T-1, in rapporto al contenuto di tessuto fibroso ed all’involuzione steatosica, e segnale lievemente iperintenso nelle sequenze T-2. La RM è superiore alla TC riguardo: Identificazione della pseudocapsula Definizione della struttura interna della lesione o Cenni terapeutici Chemioembolizzazione sotto guida arteriografica epatica Procedure percutanee ablative Metastasi: lesioni focali epatiche più frequenti dopo cisti ed angiomi, per lo più multiple, non pongono problemi diagnostici allorquando è nota la lesione primitiva; non è quasi mai possibile, invece, risalire con certezza dal loro aspetto morfostrutturale alla neoplasia primitiva: o Ecografia: sono possibili aspetti variabili: Noduli solidi: • Anecogeni • Ipoecogeni • Isoecogeni • Iperecogeni (caratteristicamente di origine colorettale) • “a bersaglio”: centro iperecogeno ed orletto ipoecogeno per la presenza di edema perinodulare Ecostruttura mista: componenti solide e liquide commiste in varia proporzione Lacune cistiche centronodulari a margini marcatamente irregolari: riferibili ad aree di necrosi colliquativa o TC: le metastasi epatiche assumono, nella maggior parte dei casi, l’aspetto di lesioni ipodense disomogenee (il c.e. è meno marcato di quello del parenchima). Alcuni tumori tendono a dare metastasi ipervascolarizzate, meglio evidenziabili nelle scansioni in fase arteriosa. L’accuratezza diagnostica è più elevata che nella ecografia o RM: le metastasi epatiche appaiono come aree spesso disomogenee a segnale ipointenso in T-1 ed iperintenso in T-2 o Agobiopsia: può favorire la differenziazione tra metastasi e lesioni primitive epatiche o Scintigrafia: poco frequente o PET: è più frequente, soprattutto per la sua capacità di consentire, in un’unica indagine, la stadiazione estesa in pratica a tutti i segmenti corporei o Altre tecniche ad elevata sensibilità Porto-TC RM con mdc epatico Ecografia intraoperatoria Ecografia con mc ev Scaricato da www.sunhope.it • • • 126 Angioma: più frequente tumore epatico, può presentarsi in forme capillari e cavernose, entrambe con carattere benigno: o Ecografia: evidenzia aspetti caratteristici Nel 95% dei casi • Lesione nodulare a margini regolari ed ecostruttura solida iperecogena • Localizzazione preferenziale lungo il decorso delle vene sovraepatiche ed in sede sottocapsulare Nel 5% dei casi • Lesione ad ecostruttura mista, solida e cistica (forme cavernose) • Nodulo solitario ipoecogeno o ECD: a causa del flusso molto lento, non evidenzia segnale nel contesto degli angiomi o TC: gli angiomi assumono l’aspetto di lesioni ipodense omogenee, le quali vanno incontro precocemente a c.e. periferico: l’enhancement si estende poi caratteristicamente verso il centro e persiste per alcuni minuti o Scintigrafia con globuli rossi marcati con 99mTc: utile nelle lesioni più voluminose (per la DD con lesioni metastatiche) o RM: l’angioma presenta comportamento caratteristico: il segnale è ipointenso in T-1 e diviene progressivamente iperintenso in T-2 Adenoma ed iperplasia nodulare focale: sono lesioni di aspetto simile, la cui differenziazione, tuttavia, è importante in quanto l’adenoma (tipico in donne in trattamento con anticoncezionali) in più della metà dei casi va incontro a sanguinamenti spontanei massivi, mentre l’iperplasia nodulare focale è pressoché asintomatica e priva di evolutività clinica o Ecografia: si presentano entrambe come lesioni rotondeggianti, singole e voluminose, ad ecostruttura solida ipo-isoecogena. Unico carattere distintivo, ma incostante, è la presenza, al centro del nodulo iperplastico, di un’area stellata iperecogena, che accoglie strutture stromali e presenta segnali arteriosi irradiantisi verso la periferia “a ruota di carro” o TC: Iperplasia nodulare focale: è per lo più isodensa nelle scansioni dirette e nella fase di redistribuzione, ma è sempre riconoscibile nella fase vascolare per l’elevato c.e. Adenoma: è spesso disomogeneo per la presenza di grasso, necrosi od emorragia recente o RM: Nodulo iperplastico: è omogeneo e pressoché isointenso rispetto al parenchima epatico: l’individuazione dell’area stellata centrale, rispettivamente ipo- ed iperintensa in T-1 e T-2, può agevolare la diagnosi Adenoma: è variabilmente iperintenso in T-1 e disomogeneamente iso- od iperintenso in T-2 o Diagnostica radioisotopica (solfuro colloidale di 99mTc): offre la possibilità concreta di differenziar adenoma ed iperplasia nodulare focale, dimostrando nel primo la mancata captazione del radiofarmaco per l’assenza di cellule reticoloendoteliali Cisti: o Ecografia: hanno aspetto rotondeggiante a margini netti ed ecostruttura liquida pura. Le cisti da echinococco, tuttavia, hanno questo aspetto solo se insorte da poco: durante la loro crescita si sviluppano, infatti, molteplici cisti figlie, che ne determinano spesse sepimentazioni. La dimostrazione delle calcificazioni in questi casi, inoltre, è importante segno di morte della cisti o TC: è importante quando l’ecografia è inadeguata (obesità, meteorismo) e per le cisti da echinococco in fase preoperatoria Scaricato da www.sunhope.it RM: raramente utilizzata in prima istanza, dà segnale, rispettivamente, ipo- ed iperintenso in T-1 e T-2 Ascessi: possono essere piogenici, amebici e fungini: o TC: indagine d’elezione per il loro studio (in quanto l’ecografia talora non è in grado di individuare piccoli ascessi con ecostruttura intensamente corpuscolare), mostra un’area ipodensa, di forma e margini irregolari, con alone periferico (capsulare) iperdenso dopo c.e. Nel suo contesto possono evidenziarsi sepimentazioni o vegetazioni semisolide, contenuto grasso (anerobi), livelli fluidi e gassosi. Consente, infine, il posizionamento di un drenaggio o • Lesioni diffuse • Epatopatie acute: o Cause Epatite virale Colangite Sindrome da shock tossico Brucellosi o Quadro Ecografia: • Dimensioni normali o lievemente aumentate • Ecostruttura normale • In caso di atrofia gialloacuta: dimensioni ridotte ed ecostruttura ipoecogena disomogenea TC e RM: non hanno indicazioni diagnostiche • Steatosi: o Ecografia: evidenzia caratteristicamente una tessitura omogenea di echi parenchimali ad elevata intensità (“fegato brillante”), che determinano cospicua attenuazione del fascio US in profondità rendendo mal esplorabili i segmenti profondi del lobo destro. Questa attenuazione induce una drastica riduzione dell’ecogenicità del rene destro, rende meno evidente il diaframma e tende a “cancellare” l’iperecogenecità degli spazi portali. La steatosi è quasi sempre accompagnata da aumento di volume del fegato e può presentarsi anche in forma focale (steatosi “a zolle”), con localizzazione variabile e spesso bizzarra (fegato “a carta geografica”) o Scintigrafia: evidenzia l’irregolare distribuzione intraepatica del radiofarmaco (per alterazioni della funzione e della struttura del fegato indotte dalla presenza sostitutiva di tessuto fibroso o RM: è utile per lo studio delle aree sospette (steatosi “a zolle”) o TC: dimostra la diminuzione del valore di attenuazione del parenchima • Cirrosi: è caratterizzata da fibrosi diffusa dei sinusoidi portali e rigenerazione epatocitaria nodulare. Finalità dello studio per immagini non è l’effettuare la diagnosi di cirrosi (che è clinica ed istologica), ma determinare il volume del fegato, valutarne la vascolarizzazione e lo stato ipertensivo portale, individuare precocemente l’epatocarcinoma: o Ecografia: consente di rilevare: Alterazioni volumetriche • Ridotte dimensioni del lobo destro • Ipertrofia compensatoria, talora marcata, dei segmenti II e III e del lobo caudato Alterazioni morfostrutturali • Ecostruttura disomogenea 127 Scaricato da www.sunhope.it o o o o • Margini epatici bozzoluti nei casi di cirrosi macronodulare Alterazioni vascolari Lesioni nodulari NB: nelle forme micronodulari l’ecografia può risultare assolutamente normale ECD: consente uno studio accurato dell’ipertensione portale Scintigrafia: evidenzia la ridotta captazione epatica ed importanti irregolarità di distribuzione del radiofarmaco associate a splenomegalia e ad aumentata captazione nella milza e nel midollo osseo (attivazione macrofagica variante) TC: consente una migliore valutazione del volume epatico e dei circoli porto-sistemici RM: è utile per studiare l’accumulo di ferro nei noduli di rigenerazione Altre patologie epatiche • Patologie vascolari o Sindrome di Budd-Chiari: Cause: affezioni che determinano ostruzione delle vene sovraepatiche • Tumori epatici, renali, surrenalici • Policitemia vera • Emoglobinuria parossistica notturna • LES • Post-partum • Uso di contraccetivi orali Quadro: si manifesta con ipertensione portale, ascite ed insufficienza epatica. Il lobo caudato, dotato di efferenze venose autonome, è abitualmente risparmiato e va incontro generalmente ad ipertrofia compensatoria Approccio diagnostico • Ecografia: evidenza di trombosi delle vene sovraepatiche e della cava inferiore • ECD o Flusso assente o Determinazione dell’estensione della trombosi o Ricanalizzazione del trombo • TC o Aumento di volume del fegato o Presenza di aree ipodense e disomogeneità parenchimali diffuse • RM ed angio-RM: consentono di valutare compiutamente il quadro clinico o Trombosi portale Cause • Rallentamento del flusso portale dei cirrotici • Ostruzione della vena porta da parte di linfoadenomegalie ilari epatiche e pancreaticoduodenali • Invasione da parte di neoplasie Approccio diagnostico • Ecografia o Aumento di volume della vena porta o Echi di strutture intraluminali • ECD: 128 Scaricato da www.sunhope.it Trombi di recente insorgenza: trombo anecogeno non differenziabile dal vaso pervio o Ricanalizzazioni interne del trombo e circoli collaterali: cavernoma portale TC: dimostra la mancata opacizzazione da parte del mdc della vena porta trombizzata RM: ha una buona accuratezza diagnostica o • • • 129 Ipertensione portale o Finalità dello studio per immagini Valutazione delle alterazioni emodinamiche: circoli collaterali porto-sistemici, trombosi, varici Studio delle alterazioni anatomiche volumetriche e morfostrutturali del fegato e della milza Ricerca della sede dell’ostacolo: pre-, intra- o post-epatico Determinazione della natura dell’ostacolo • Trombosi nelle forme pre-epatiche • Cirrosi e processi espansivi epatici nelle forme intra-epatiche • Trombosi delle vene sovraepatiche, lesioni della vena cava inferiore, insufficienza cardiaca congestizia nelle forme post-epatiche Controllo della situazione post-operatoria: derivazione porto-sistemica Terapia d’urgenza di complicanze emorragiche o Approccio diagnostico Ecografia ed ECD: consentono • Analisi dimensionale e strutturale del fegato e della milza • Studio dell’asse venoso spleno-mesenterico-portale • Ricerca di eventuali ostruzioni • Dimostrazione di circoli collaterali e varici • Individuazione di ascite anche di minima entità (100 ml) • Analisi quantitativa del flusso portale • Controllo delle anastomosi porto-sistemiche TC: consente di ottenere i suddetti rilievi in forma panoramica, ma non l’analisi direzionale e quantitativa del flusso portale RM: permette di ottenere, oltre ad informazioni morfologiche, anche informazioni flussimetriche Angiografia: l’arteriografia del tripode celiaco, dell’arteria mesenterica superiore ed eventualmente dell’arteria mesenterica inferiore dimostrano in maniera panoramica e completa il sistema portale, individuando con precisione la sede dell’ostacolo e l’entità dei circoli collaterali porto-sistemici. L’angiografia, inoltre, assume un ruolo importante nel trattamento dell’emorragia da rottura di varici: • Embolizzazione o sclerotizzazione diretta delle varici • Creazione di uno shunt porto-sistemico intraepatico per via transgiugulare Esame per os del tubo digerente: consente la dimostrazione di varici esofagogastriche Scaricato da www.sunhope.it Par. VIII: Colecisti e vie biliari Introduzione • Studio della colecisti o Ecografia: metodica di scelta o Colecistografia per os: di seconda istanza • Studio delle vie biliari o Ecografia: molto importante, presenta, tuttavia, limiti nella valutazione del tratto terminale del coledoco e della papilla di Vater (gas duodenale e colico) o Colangio-RM diretta senza uso di mdc o Colangio-RM con mdc paramagnetico ad escrezione biliare o Colangiografie strumentai (per via retrograda endoscopica o percutanea transepatica): metodiche invasive, ma di grande accuratezza diagnostica, sono quasi sempre finalizzate alla realizzazione di procedure interventistiche o Colescintigrafia, TC, RM, angiografia: per la stadiazione dei tumori Caratteristiche generali di diagnosi • Esame diretto RX: in condizioni normali non fornisce alcune evidenza diretta della colecisti e delle vie biliari; in condizioni patologiche, invece, può dimostrare molteplici reperti: o Bile calcica o Idrope ed empiema della colecisti o Colecisti “a porcellana” o Calcoli totalmente o parzialmente radiopachi o Calcificazioni linfonodali o Calcificazioni epatiche o Calcificazioni vasali o Aerobilia: Incontinenza dello sfintere di Oddi Papillosfinterotomia Pregressa anastomosi chirurgica o fistola bilioenterica Colangiti da anaerobi o Gas all’interno di un calcolo: segno della Mercedes-Benz: il gas ha disposizione ad Y invertita nel contesto di un’immagine di calcolo non direttamente apprezzabile o Pneumatosi colecistica • Ecografia: quasi sempre di prima istanza: o Indicazioni: offre risultati di grande accuratezza in: Litiasi biliare Colecistiti Colecistosi Tumori Itteri ostruttivi Contrazione colecistica o Fasi dello studio del distretto biliare Valutazione delle vie biliari intraepatiche: • Dotti biliari segmentari: o In casi normali: collassati, hanno calibro di circa 1 mm e non sono visualizzabili 130 Scaricato da www.sunhope.it In caso di ectasia lieve: divengono apprezzabili negli spazi portali accanto ai relativi rami venosi di cui duplicano il profilo (immagine “a canne di fucile”) o In caso di ectasia marcata: si ha interessamento anche dei rami subsegmentari. Questi, spesso molto voluminosi, tendono a convergere verso l’ilo (“caput medusae”) con decorso tortuoso • Dotti epatici e dotto cistico: sono riconoscibili anche se non dilatati Valutazione della colecisti: ha lume anecogeno delimitati da una sottile parete ecogena continua e regolare. In fase post-prandiale ha dimensioni ridotte e pareti contratte, ispessite e pluristratificate Valutazione della via biliare principale: apprezzabile nella maggior parte dei casi, può esser seguita lungo tutto il suo decorso ad eccezione del tratto retropancreatico e duodenale, visualizzati incostantemente (gas intestinali). La bile, come il sangue, ha ecostruttura liquida pura, sì che è talora difficoltosa la differenziazione dei dotti biliari ectasici dai vasi sanguigni Colecistografia orale: è una metodica radiologica contrastografica utilizzata in seconda istanza nello studio per immagini della colecisti, con poche ma specifiche indicazioni volte ad integrare i datti ottenuti con l’ecografia o Mdc utilizzati: sono l’acido iopanoico (cistobil) e l’acido iocetamico (colebrin). Il mdc, liposolubile, viene assorbito nell’intestino tenue, penetra in circlo ove si lega all’albumina ed alle α2-globuline plasmatiche e perviene, quindi, attraverso il circolo portale, al fegato, dove è coniugato con acido glucuronico ed acquisisce una netta idrosolubilità. La bile, tenuemente iodata, progredisce lungo i dotti e penetra nella colecisti attraverso il dotto cistico dopo aver riempito la via biliare principale. Nel contesto della colecisti ha luogo un importante riassorbimento idrico, con conseguente concentrazione di circa 10 volte del mdc o Quadro del colecistogramma normale: è di norma evidente la sola colecisti o Indicazioni alla colecistografia per os Valutazione delle malformazioni colecistiche Analisi fine della parete colecistica nella colecistosi Valutazione della natura colesterinica dei calcoli e del contenuto calcico (radiopacità) come fase preliminare all’effettuazione di una terapia litolitica con Sali biliari Studio funzionale della colecisti mediante prove di contrazione TC: o Indicazioni Come complemento all’ecografia • Studio degli itteri ostruttivi neoplastici • Migliore definizione dell’estensione locale delle masse intra- ed extraepatiche Indicazioni a sé • Dimostrazione di perforazioni subacute della colecisti • Valutazione combinata del pancreas: o Pancreatiti acute biliari o Stenosi biliari da pancreatite cronica o Quadro Dotti biliari segmentari: sono visualizzati in circa il 40% dei soggetti normali in forma di strutture ipodense rotondeggianti o lineari adiacenti ai rami portali e, dato il calibro ridotto, sono meglio evidenziati nella fase di redistribuzione epatica del mdc o • • 131 Scaricato da www.sunhope.it • • • 132 Dotti epatici propri, dotto epatico comune e coledoco: sono visualizzati nella maggior parte dei soggetti Colecisti: è apprezzabile come struttura ovalare di densità liquida con pareti sottili, ma la giunzione tra dotto biliare cistico, spesso tortuoso, e coledoco non è sempre definibile RM e colangiografia a RM: o Indicazioni Itteri ostruttivi: come complemento all’ecografia Migliore definizione dell’estensione locale di masse intra- ed extraepatiche Malformazioni delle vie biliari o Utilizzo di mdc: l’introduzione di mdc ad escrezione biliare produce, oltre ad un enhancment epatico utilizzabile a scopo diagnostico, una significativa iperintensità della bile in T-1 e quindi una vera e propria colangiografia a RM, utile per la valutazione morfologica dell’albero biliare. Le sequenze T-2 consentono, invece, di annullare il segnale dei tessuti parenchimatosi e di porre, quindi, in risalto il segnale iperintenso dei fluidi (bile, liquor, urina) o Quadro Dotti biliari segmentari: dimostrabili incostantemente Via biliare principale: sempre dimostrabile Duodeno: punto di repere fondamentale per lo studio del tratto terminale del coledoco e della papilla, in caso di dilatazione di tutto l’albero biliare è di norma evidenziato, almeno fino a livello dell’ostruzione Colecisti: sempre ben dimostrabile, con caratteristico segnale di tipo liquido Diagnostica radioisotopica: si utilizzano derivati dell’acido imminodiacetico marcati con 99mTc, elettivamente captati dagli epatociti ed escreti con la bile (colecistoscintigrafia). Questa metodica fornisce informazioni importanti sullo stato morfofunzionale del parenchima epatico, sulle vie biliari e sulla colecisti. È particolarmente utile nella valutazione post-operatoria di papillosfinterotomia, papillosfinteroplastica, anastomosi bilio-digestive e nell’identificazione del reflusso duodenogastrico Colangiopancreatografia retrograda endoscopica (CPRE): è una metodica di accesso diretto retrogrado all’albero biliare (ed al sistema duttale pancreatico), invasiva, caratterizzata da lunghi tempi di esecuzione e dalla necessità di una stretta collaborazione tra endoscopista e radiologo o Tecnica: a paziente sedato con sedativi ed anticolinergici, si introduce per via orofaringea un apposito endoscopio a visione laterale, la cui estremità viene posizionata nella seconda porzione duodenale al davanti della papilla di Vater. Questa è incannulata e si inietta un mdc uroangiografico diluito, prima nel dotto pancreatico principali e poi nel coledoco. Si assumono, infine, radiogrammi mirati, a paziente supino e prono, nelle posizioni più idonee per documentare il sistema duttale pancreatico ed i dotti biliari o Complicanze: colangiti, lesioni strumentali, reazioni da farmaci o Quadro Papilla di Vater: è possibile definire forma, dimensioni, anomalie di sbocco dei dotti escretori biliare e pancreatico, eventuali lesioni mucose e neoformazioni Via biliare principale: si dirige verso il duodeno, descrivendo un flusso a concavità sinistra Colecisti: non viene opacizzata Dotto cistico: solitamente ben apprezzabile Dotti epatici propri e dotti biliari intraepatici: sono visualizzati se l’iniezione di mdc nell’albero biliare viene prolungata. L’analisi colangiografica dei dotti biliari Scaricato da www.sunhope.it • • • • intraepatici, comunque, è condotta preferenzialmente con la colangiografia transepatica o Indicazioni Dislocazioni dei dotti biliari Compressioni estrinseche Difetti di riempimento Stenosi ed occlusioni Colangiografia percutanea transepatica: è una metodica di accesso diretto anterogrado all’albero biliare, alternativa alla CPRE. Utilizzata quasi esclusivamente per procedure interventistiche, consente di: o Dimostrare la sede dell’ostruzione biliare, la sua estensione (specie nelle forme intraepatiche) e la natura o Individuare e localizzare con precisione calcoli intraepatici o Ottenere una mappa dettagliata dell’albero biliare intraepatico fino a livello subsegmentario utile nella stadiazione prechirurgica delle neoplasie Colangiografia intraoperatoria: trova indicazione nella chirurgia laparotomica e laparoscopica della litiasi, avendo lo scopo di: o Individuare eventuali calcoli presenti nelle vie biliari o Individuare e valutare eventuali alterazioni morfologiche delle vie biliari e del coledoco o Valutare la funzionalità dello sfintere di Oddi Colangiografia post-operatoria trans-Kehr: è effettuata dalla seconda settimana dall’intervento, iniettando attraverso il tubo a T di Kehr un mdc uroangiografico diluito con soluzione fisiologica. Vi si ricorre allo scopo di dimostrare il ripristino della situazione di normalità prima della rimozione del tubo di drenaggio; può consentire, inoltre, l’individuazione di calcoli residui e di stenosi Angiografia (vedi fegato) Principali patologie della colecisti e delle vie biliari • Malformazioni o Della colecisti: Frequenti • Anomalie di forma: colecisti “ad uncino”, “a berretto frigio” • Presenza di setti e subsetti Meno frequenti • Colecisti “pendula”: presenza di un vero e proprio meso che sospende la colecisti, rendendola mobile e passabile di torsioni acute Rare • Agenesia • Duplicazione • Sinistroposizione • Localizzazione intraepatica o Del dotto cistico Anomalie di sbocco Anomalie di lunghezza Anomalie di decorso Adesione all’epatico o Classificazione di Todari: 5 classi I: dilatazione coledocica • A: cistica 133 Scaricato da www.sunhope.it • 134 • B: segmemtaria • C: fusiforme II: diverticolo in via biliare sovraduodenale III: dilatazione della porzione intramurale del coledoco (coledococele) IV: dilatazioni multiple • A: intraepatiche • B: extraepatiche V: cisti intraepatiche multiple • Forma semplice: malattia di Carali o Ectasie cavernose da dilatazioni sacciformi comunicanti, senza coinvolgimento dei dotti interlobari piccoli né ipertensione portale o Calcolosi e colangite o Rischio di ascessi • Forma complessa: sindrome di Carali o Anche coinvolgimento dei dotti piccoli con ipertensione portale o Fibrosi portale compensatoria o Approccio diagnostico Ecografia e colecistografia per os: per malformazioni della colecisti Colangio-RM e colangiografie strumentali: per malformazioni del dotto cistico e della via biliare principale Calcolosi biliare o Finalità dello studio per immagini In prima istanza • Individuazione e localizzazione dei calcoli • Riconoscimento di eventuali complicanze o Colecistite acuta e cronica o Empiema o Perforazione della colecisti o Ostruzione biliare In seconda istanza (ossia in fase di programmazione terapeutica) • Caratterizzazione morfostrutturale dei calcoli • Valutazione di morfologia e funzione colecistica o Ipotonia o Sclerosi parietale • Individuazione di patologia associata o Tipi di calcoli biliari Colesterinici puri: rotondeggianti od ovalari, per lo più solitari e di dimensioni superiori ad 1 cm, sono radiotrasparenti Puri di bilirubinato di calcio: rotondeggianti, multipli, piccoli, sono intensamente radiopachi Puri bilirubino-terrosi: simili ai precedenti, sono radiotrasparenti e si ritrovano in genere in sede intraepatica e nella via biliare principale Misti: poliedrici, più numerosi e di dimensioni inferiori al cm, hanno radiopacità variabile Combinati: • I tipo di Aschoff: nucleo colesterinico puro radiotrasparente e mantello misto tenuemente radiopaco Scaricato da www.sunhope.it • • 135 II tipo di Aschoff: nucleo misto tenuemente radiopaco e mantello di bilirubinato di calcio più intensamente radiopaco o Approccio diagnostico Ecografia: consente di individuare calcoli nella colecisti e nei dotti biliari intraepatici con elevata accuratezza (la dimostrazione o l’esclusione di calcoli nella via biliare principale è meno accurata e richiede spesso il ricorso alla colangio-RM ed alle colangiografie strumentali): • Calcoli colecistici: appaiono come formazioni endoluminali iperecogene, con cono d’ombra posteriore e mobili con il cambiamento di decubito. Possibili reperti associati sono: o Bile densa o Corpuscolato flogistico o Fango biliare: bile di ecogenecità paragonabile a quella del parenchima epatico (“epatizzazione della colecisti”) • Calcoli dei dotti biliari intraepatici: simili ai precedenti, hanno spesso disposizione “impilata” e determinano ostruzione del dotto e stasi biliare a monte • Calcoli della via biliare principale: non sono sempre apprezzabili, soprattutto se localizzati distalmente (gas duodenale e colico) Colangio-RM: consente di ben apprezzare, indipendentemente dalla sede, i calcoli come aree rotondeggianti od ovalari prive di segnale nel contesto della bile marcatamente iperintensa. La morfologia della via biliare e del difetto di riempimento rendono possibile differenziare con elevata accuratezza l’ostruzione biliare litiasica da quella neoplastica Altre indagini per precisare la composizione chimica del calcolo • Esame diretto RX: consente di dimostrare la radiopacità o la radiotrasparenza • TC: può evidenziare l’architettura del calcolo e consente, attraverso misurazioni densitometriche, l’individuazione di quantitativi di calcio che di per sé non creano radiopacità • Colecistografia orale: assume importanza per la dimostrazione della normalità funzionale della colecisti, elemento indispensabile per l’instaurazione di un trattamento litolitico con acidi biliari Colecistosi iperplastiche: sono un insieme di affezioni della parete colecistica a carattere degenerativo-iperplastico; se ne distinguono diversi tipi, i più importanti dei quali sono: o Colesterolosi: la mucosa colecistica va incontro ad iperplasia ed aggetta nel lume, sia sotto forma di salienze puntiformi diffuse (colecisti “a fragola”), sia in forma discreta multipolipoide (“polipi colesterinici”): Ecografia: • Ispessimento diffuso della parete colecistica • Diminuzione dell’ecogenecità • Possibili formazioni polipoidi fisse al variare del decubito Colecistografia orale: triade di Jutras • Opacizzazione • Risposta contrattile • Evacuazione dopo stimolo colecistocinetico o Adenomiomatosi: Aspetti caratteristici Scaricato da www.sunhope.it • • • Ispessimento della parete muscolare Iperplasia della mucosa Formazione di estroflessioni della mucosa nel contesto della parete (diverticoli intramurali o seni di Rokitansky-Aschoff) • • • 136 Forme • Diffusa: i diverticoli si dispongono lungo tutto il contorno della colecisti con aspetto “a vezzo di perle”; il contorno colecistico è alterato da incisure “ad unghiata” corrispondenti alla mucosa iperplastica • Localizzata: l’iperplasia induce inizialmente un’intaccatura del contorno “a semiluna”, nel cui contesto può comparire un’immagine di plus “pinnacolare” Tumori della colecisti o Benigni (papilloma, adenoma non papillare): sono per lo più localizzati nel fondo o Carcinoma della colecisti: tumore alquanto raro, ad elevata malignità, è pressoché costantemente associato a colelitiasi: Ecografia: ne consente diagnosi e stadiazione locale • Forma papillare vegetante: la colecisti risulta occupata da una massa solida ipoecogena disomogenea, nel cui contesto sono spesso apprezzabili una o più immagini litiasiche con il caratteristico cono d’ombra posteriore • Forma infiltrante scirrosa: le pareti colecistiche sono marcatamente ed irregolarmente ispessite TC: assume importanza per il bilancio accurato della stadiazione extracolecistica Discinesie della colecisti e disfunzioni delle vie biliari: sono in grado di produrre una sintomatologia dispeptico-dolorosa di tipo biliare in assenza di calcoli e di patologia extra-biliare. Ecografia, colescintigrafia e colecistografia orale, associate a prove di contrazione colecistica (con pasto grasso), sono le indagini di elezione nello studio delle discinesie colecistiche; la colescintigrafia e la CPRE possono fornire informazioni utili nello studio delle disfunzioni delle vie biliari o Contrazione colecistica: è seguita Per via colecistografica orale: con seriogrammi opportunamente distanziati nel tempo Per via ecografica: con misurazioni successive dei diametri colecistici e determinazione del volume Per via colescintigrafica: con determinazione della frazione d’elezione o Studio funzionale del coledoco Manometria endoscopica Colescintigrafia (calcolo del tempo di transito coledocico) o Quadri più comuni Discinesie colecistiche: ridotta risposta contrattile Disfunzione dello sfintere di Oddi • Colescintigrafia: persistenza del tracciante nelle vie biliari • Manometria endoscopica Ittero colestatico: si ricorre allo studio per immagini al fine di definire presenza, sede e natura della lesione ostruente e l’estensione locale in caso di ittero neoplastico: o Ecografia: consente quasi sempre il riconoscimento degli itteri ostruttivi e della sede d’ostruzione o TC e RM: consentono una migliore stadiazione locale o Colangio-RM: è preziosa per la caratterizzazione degli itteri da calcolo incuneato nel tratto distale del coledoco Scaricato da www.sunhope.it Ecoendoscopia Colangiografie strumentali: è legato alla necessità di procedure interventistiche (drenaggio, asportazione di calcoli) o di biopsia CPT: nei casi di ostruzione alta CPRE: nei casi di ostruzione coledocica o per analisi simultanea della situazione pancreatica Colecistiti o Colecistite acuta: Ecografia: viene utilizzata come metodica di prima istanza per la non invasività, il basso costo e l’ampia disponibilità. Segni ecografici di colecistite acuta sono: • Sovradistensione del lume (diametro trasverso massimo maggiore di 4 cm) • Ispessimento parietale > 3 mm per edema ed infiltrazione cellulare della sottomucosa • Tendenza all’ipervascolarizzazione all’ECD • Presenza di fango biliare • Segno di Murphy ecografico: dolore intenso provocato dalla compressione della parete addominale al di sopra della colecisti mediante sonda ecografica TC: viene utilizzata come metodica di seconda istanza a complemento di esami ecografici non dirimenti o dubbi e nel rilievo di eventuali complicanze. Segni TC più comuni sono: • Presenza di calcoli nel lume della colecisti, più spesso iperdensi in fase precontrastografica • Ispessimento focale o diffuso della parete colecistica • Raccolta fluida pericolecistica-periepatica, ipodensa • Sovradistensione idropica della colecisti • Iperdensità biliare per formazione di fango biliare e presenza di pus o sangue all’interno del lume o Colecistite gangrenosa o necrotizzante: complicanza più frequente, rappresenta l’evoluzione della necrosi parietale ischemica e deve essere sospettata in presenza di ispessimento parietale irregolare (microascessi pericolecistici) e di riscontro di membrane da slaminamento della mucosa nel lume dell’organo o Colecistite enfisematosa: più rara, dovuta a batteri anaerobi (E. coli, Klebsiella, Clostridium perfrigens), è caratterizzata dalla presenza di gas (visibile sotto forma di spots iperecogeni in ecografia o come microbolle a densità negativa in TC) o Colecistite cronica: può far seguito ad episodi ripetuti di colecistite acuta, si associa quasi sempre a calcoli ed è caratterizzata da dolore persistente o di tipo colico. L’ecografia dimostra: Diminuzione del volume colecistico fino al quadro di colecistite atrofica Aumento di spessore della parete per sclerosi dello sottomucosa e della sottosierosa Presenza di calcificazioni parietali con quadro di colecisti “a porcellana” Colangite acuta: si verifica come risultato di un’infezione batterica, sovrapposta ad un’ostruzione delle vie biliari. L’ostruzione delle vie biliari riduce le difese antibatteriche e causa un’alterazione del sistema immunitario locale, favorendo la colonizzazione della bile da parte di batteri intestinali, che possono invadere le vie biliari per risalita dal duodeno, disseminazione ematogena portale o diffusione linfatica. La diagnosi si avvale di: o CPRE: è altamente accurata nella determinazione della causa dell’ostruzione biliare; tuttavia, vista l’invasività ed il rischio di complicanze, dovrebbe esser utilizzata ai soli fini terapeutici o o • • 137 Scaricato da www.sunhope.it Ecografia, RM e TC: mostrano, come segni aspecifici di colangite acuta: Dilatazione delle vie biliari Irregolare ispessimento delle pareti duttali Ascessi parenchimali Colangite sclerosante primitiva (CSP): è una patologia colestatica cronica dell’albero biliare, caratterizzata da fibrosi infiammatoria obliterante. Interessa prevalentemente i dotti intra- ed extraepatici: o RM: metodica d’elezione, reperta: Dilatazioni e stenosi duttali con aspetto: • “ad albero potato” per obliterazione dei rami biliari più periferici • “a corona di rosario” per alternanza di segmenti stenotici ed ectasie diverticolari Ispessimento irregolare delle pareti duttali Litiasi intraepatica o TC: utile nell’evidenziare eventuale neoplasia sovrapposta Colangiocarcinoma: neoplasia più frequente delle vie biliari, ha prognosi pessima. Obiettivo dello studio per immagini è la determinazione dell’estensione di malattia ai fini della discriminazione dell’eventuale resecabilità chirurgica. La maggior parte dei colangiocarcinomi è costituita da adenocarcinomi duttali originanti dall’epitelio del sistema biliare o Tipi macroscopici Massa esofitica: tipica delle forme intraepatiche periferiche Lesione infiltrante e stenosante i dotti di maggior calibro: principale pattern di crescita delle forme ilari ed epatiche Lesione duttale polipoide a crescita endofitica luminale o Classificazione chirurgica Tumori intraepatici • Periferici: distali alla seconda ramificazione dei dotti epatici destro e sinistro • Ilari: tumore di Klatskin, ad origine da uno dei due dotti epatici o dalla biforcazione dell’epatico comune Tumori extraepatici o Classificazione di Bismuth-Corlette I: steno-ostruzione all’epatico comune II: steno-ostruzione di epatico comune e della confluenza con separazione dei 2 emisistemi (destro e sinistro) III: steno-ostruzione di confluenza e dotto epatico destro (a) o sinistro (b) IV: steno-ostruzione di epatico comune, confluenza, dotti sinistro e destro, diramazioni secondarie o Approccio diagnostico Ecografia: metodica di primo livello, è molto accurata nel definire il livello della stenosi neoplastica grazie alla documentazione della distensione delle vie biliari prossimalmente alla stenosi stessa (segno del canale parallelo per appaiamento di due strutture tubulari anecogene che rappresentano ramo portale e dotto biliare dilatato) • Forme intraepatiche periferiche: lesioni nodulari • Tumore di Klatskin: difficilmente evidenziabile • Tumore extraepatico: o Steno-ostruzione della via biliare o Ispessimento parietale o • • 138 Scaricato da www.sunhope.it o Massa iperecogena endoluminale priva di cono d’ombra posteriore TC: metodica di seconda scelta, è utile soprattutto nella definizione dell’estensione di malattia e nella determinazione della resecabilità chirurgica della stessa. Oltre, comunque, a caratterizzare le lesione, consente di evidenziare ulteriori segni patologici: • Ostruzione venosa portale • Lesioni satelliti parenchimali • Linfoadenopatie patologiche RM: utile soprattutto per la stadiazione Colangio-RM CPRE Par. IX: Pancreas Introduzione • Ecografia, TC e RM ne consentono un valido studio morfologico • Pancreatografia retrograda endoscopica: ne mette in luce il sistema duttale • Diagnostica radioisotopica (PET, scintigrafia recettoriale): ha grande studio nei tumori del pancreas • Angiografia e prelievo di sangue venoso lungo l’asse spleno-portale: assumono rilievo particolare nello studio dei tumori endocrini secrenenti Caratteristiche generali di diagnosi • Esame diretto dell’addome: non dà dimostrazione diretta del pancreas, ma i rilievi possibili (distensione gassosa di anse intestinali, opacamento dello spazio pararenale anteriore, calcificazioni e calcoli duttali) possono assumere rilievo per il riconoscimento della presenza di patologia pancreatica • Ecografia: insieme alla TC tecnica di prima istanza nello studio della patologia pancreatica, richiede un’accurata preparazione intestinale (eliminazione dei gas intestinali, colon trasverso vuoto) o Quadro: Parenchima: il pancreas normale presenta eco struttura solida omogenea con ecogenicità che aumenta dopo la terza decade in rapporto alla fisiologica involuzione fibroadiposa Dotto di Wirsung: è apprezzabile nella maggior parte dei soggetti normali come sottile immagine a decorso rettilineo con pareti iperriflettenti “a binario”, a livello del corpo e della porzione più mediale della coda. Si considera normale un dotto di calibro di 2-3 mm misurato a digiuno o ECD: rende possibile lo studio del flusso nei vasi arteriosi e venosi peripancreatici, alterato in caso di loro coinvolgimento infiammatorio o neoplastico o Ecografia endoscopica (biopsia sotto guida ecografica): permette la valutazione con elevata definizione del parenchima ghiandolare (piccoli tumori endocrini) e della zona periampollare (tumori della papilla) • TC: tecnica di prima istanza, panoramica, è di importanza fondamentale nello studio delle pancreatiti e dei tumori del pancreas o Tipi di scansione Scansione diretta: eseguita in apnea con acquisizione volumetrica a strato sottile, consente lo studio della morfologia del pancreas e l’individuazione di calcificazioni (pancreatite cronica) 139 Scaricato da www.sunhope.it • • 140 Scansione contrasto grafica diretta: è eseguita durante le fasi vascolare precoce (tumori ipervascolarizzati) e portale (vena splenica e vena mesenterica superiore) o Informazioni fornite dalla TC su Morfologia generale Topografia del pancreas Contorni Piani adiposi Struttura del parenchima o Quadro: Parenchima: densometricamente omogeneo in condizioni normali Dotto di Wirsung: visualizzabile meno frequentemente che con l’ecografia o Utilizzo di mdc: mette in evidenza importanti reperti vascolari Vena splenica Arteria e vena mesenterica superiore Confluenza mesenterico-portale RM: consente lo studio morfologico del parenchima ghiandolare e, con tecniche opportune, la visualizzazione del sistema duttale bilio-pancreatico (pancreatico-RM) e delle strutture vasali locoregionali (angio-RM) o Contrasto: il tessuto adiposo peripancreatico offre un valido contrasto con il parenchima e le lesioni tumorali (sequenze T-1 pesate). Il contrasto tra parenchima e lesioni tumorali aumenta nelle sequenze con soppressione del segnale del grasso, ma diminuisce nelle sequenze T-2 pesate (utili per delineare eventuali raccolte fluide peripancreatiche) o Pancreatico-RM: consente la visualizzazione diretta del dotto di Wirsung mediante acquisizioni di singole sezioni di spessore elevato o di strati multipli di spessore sottile. L’elevata accuratezza diagnostica della pancreatico-RM ha limitato il ruolo della CPRE; tuttavia, essa ha significativi limiti: Artefatti da movimento in pazienti non collaboranti Minore risoluzione spaziale rispetto alla CPRE Sovrastima delle stenosi Visualizzazione del dotto di Wirsung in condizioni di base, senza cioè la vantaggiosa distensione forzata possibile con la CPRE o Angio-RM: consente lo studio delle strutture vasali (aorta, vena cava inferiore, vena porta e vasi mesenterici superiori). Le principali indicazioni cliniche della RM sono: Esclusione o conferma della presenza di reperti patologici in pazienti con ingrandimento focale o diffuso della ghiandola all’ecografia od alla TC Valutazione di pancreatiti ricorrenti di cui non si identifica la causa Stadi azione del carcinoma pancreatico Individuazione di NET Riconoscimento dell’accumulo di ferro nell’emocromatosi o Colangio-Wirsung-RM Diagnostica radio isotopica: o PET: nella stadi azione e nel monitoraggio dell’adenocarcinoma del pancreas Presenza di tumore residuo o recidivante Esiti fibrocicatriziali o Scintigrafia recettoriale: impiegata nello studio dei NET, utilizza per lo più un analogo della somatostatina, il pentetreotide, marcato con 111In, o il VIP marcato con 123I Scaricato da www.sunhope.it • • • • CPRE: consente la dimostrazione diretta dei dotti pancreatici, dei rami dei duttuli e dei canalicoli ad essi afferenti, riempiti in senso retrogrado con mdc iodato iniettato attraverso la papilla di Vater. Oltre a consentire importanti procedure terapeutiche, può assumere grande importanza, per lo più come complemento allo colangiopancreatico-RM, in caso di: o Papilliti stenosanti o Tumori della papilla o Pancreatiti croniche iniziali o Individuazione di neoplasie intraduttali solide o mucinose in caso di TC e RM non risolutive Ecoendoscopia (EGDS con sonda endoscopica ecografica) Angiografia: si ricorre ad essa, in seconda istanza, in caso di: o Studio dei tumori secernenti del pancreas endocrino: assumono rilievo Indagine arteriografia Cateterismo selettivo venoso dell’asse spleno-portale o Interventi chirurgici: consente la definizione precisa della mappa vascolare pancreatica o Complicanze emorragiche pancreatiche Studio delle vie biliari nelle pancreatopatie: gli stretti rapporti che il coledoco assume con la faccia posteriore della testa del pancreas spiegano la frequenza del suo interessamento secondario (compressione, infiltrazione, ostruzione) nei diversi tipi di patologia del pancreas. Lo studio moderno di queste alterazioni richiede ecografia, TC e colangio-RM. In caso di ittero colo statico assumono un ruolo determinante la CPT e la CPRE Diagnosi delle principali patologie pancreatiche • Anomalie congenite del pancreas o Pancreas divisum: predisponente alla pancreatite ricorrente idiopatica, si ha mancata formazione del segmento di connessione fra i dotti delle gemme primitive dorsale e ventrale pancreatiche. La dimostrazione dell’anomalia ha luogo solo raramente mediante ecografia e TC: la diagnosi compiuta è possibile solo con la CPRE o Pancreas anulare: si ha incompleta rotazione della parte apicale della gemma ventrale con successivo sviluppo di un anello di tessuto pancreatico che circonda la seconda porzione del duodeno, inducendo su di essa gradi diversi di compressione fino all’ostruzione: Esame diretto dell’addome: livello idroaereo nello stomaco e nel duodeno (segno della “doppia bolla”) TC e RM: parenchima pancreatico che circonda la seconda porzione duodenale CPRE: esame decisivo grazie alla dimostrazione diretta del dotto anulare e del suo sbocco nel dotto pancreatico principale • Pancreatite acuta: le informazioni fornite da ecografia e TC, combinate con parametri clinicolaboratoristici, consentono un accurato inquadramento diagnostico e prognostico o Forme AP Forma edematosa: più frequente, caratterizzata da aumento di volume del pancreas per fenomeni congestizi, edema ed essudazione interstiziale, senza alterazioni a carico delle strutture acinose e duttali Forma necrotico-emorragica: caratterizzata da fenomeni più o meno estesi di necrosi della componente ghiandolare ed interstiziale, associate a raccolte ematiche che diffondono dal pancreas alle zone adiacenti o Complicanze Pseudo cisti Necrosi pancreatica Ascessi 141 Scaricato da www.sunhope.it o o 142 Compressione della via biliare nel tratto intrapancreatico Effetti sistemici Finalità dello studio per immagini Valutare casi dubbi Definire la stadi azione AP Individuare complicanze Identificare lesioni suscettibili di procedure interventistiche o di trattamento chirurgico Contribuire alla definizione della prognosi Mezzi diagnostici Esame diretto dell’addome: evidenzia, talora, segni con diverso grado di specificità: • Distensione gassosa isolata di un’ansa centro addominale, in genere una delle prime anse digiunali (ansa sentinella) • Opacamento uniforme dei quadranti addominali superiori per la comparsa di fluido infiammatorio nello spazio pararenale anteriore: lo spazio perirenale, non coinvolto, genera il caratteristico segno dell’alone renale radiotrasparente • Distensione gassosa del colon trasverso con brusca interruzione a livello della flessura sinistra (segno del taglio del colon): questo è segno di ileo paralitico, conseguente alla diffusione di liquido infiammatorio nel mesocolon trasverso Ecografia: spesso ostacolata dalla distensione gassosa delle anse intestinali, non evidenzia alterazioni del pancreas in circa 1/3 dei pazienti con diagnosi clinica di pancreatite acuta • Pancreatite edematosa: aumento di volume del pancreas accompagnato da diminuzione dell’ecogenicità • Pancreatite necrotico-emorragica: o Nelle prime 24 ore: aree emorragica iperecogena o Successivamente: ipoecogena con struttura complessa o NB: il riscontro di marcate disomogeneità focali o diffuse dell’ecostruttura (espressione di necrosi ed emorragia), specialmente se associate ad aree circoscritte ipoecogene liquide corpuscolate, rende pressoché certa la diagnosi di pancreatite necrotico-emorragica • Riscontro di complicanze o Pseudocisti pancreatica: raccolte fluide di tessuti necrotici ed emorragici o Focolai di necrosi infetta o Ascessi e flemmone pancreatico o Dilatazione della via biliare principale o Interessamento vascolare TC: analogamente all’ecografia, non evidenzia alterazioni in circa 1/3 dei casi: • Pancreatite edematosa: ingrandimento diffuso del pancreas, spesso con diminuzione della densità parenchimale e scarsa definizione dei contorni (in caso di edema periparenchimale) • Pancreatite necrotico-emorragica: si osservano nelle prime 24-48 ore aree di diminuita densità parenchimale (edema e necrosi), fra le quali residuano zone di parenchima vascolarizzato assoggettate a valido c.e. Scaricato da www.sunhope.it • • 143 Complicanze o Raccolte fluide: la pancreatite si definisce complicata allorquando la raccolta fluida, inizialmente localizzata nello spazio pararenale anteriore, supera la barriera peritoneale, coinvolgendo la retro cavità degli epipoloon e successivamente la cavità peritoneale o Pseudocisti o Flemmone pancreatico o Ascesso • Valutazione della prognosi tramite i criteri di Balthazar o Livelli di coinvolgimento infiammatorio del pancreas (punteggi da 0 a 4) A: pancreas apparentemente normale B: edema diffuso C: aderenze peripancreatiche D: una sola raccolta fluida E: due o più raccolte fluide e/o presenza di gas intrapancreatico o Percentuale di parenchima pancreatico sede di necrosi 0: necrosi non apprezzabile 2: < 33% 4: 33-50% 6: > 50% o Punteggio complessivo 0-2: mortalità nulla e scarsa probabilità di complicanze 3-6: valori intermedi di mortalità e di complicanze 7-10: mortalità del 17% e probabilità di complicanze del 92% RM: assume importanza per l’elevata risoluzione anatomica, che consente di differenziare: • Forme edematose o Lieve incremento volumetrico o Segnale basso nelle sequenze T1 ed elevato in T2 o C.e. omogeneo • Forme necrotico-emorragiche o Segnale ipointenso in T1 ed elevato in T2 o Margini irregolari della ghiandola pancreatica o C.e. assente nelle aree necrotiche Pancreatite cronica: è caratterizzata da un processo infiammatorio che interessa inizialmente il sistema duttale pancreatico e successivamente il parenchima acinoso ed insulare o Aspetti morfologici Pancreatite cronica calcifica: più frequente, è dovuta soprattutto ad abuso di alcool Pancreatite cronica ostruttiva: meno frequente, è causata da lesioni ostruenti il dotto pancreatico o Finalità dello studio per immagini: dimostrare Atrofia del parenchima ghiandolare Presenza di calcificazioni Dilatazione del dotto di Wirsung Coinvolgimento delle strutture vascolari circostanti Scaricato da www.sunhope.it Mezzi diagnostici Esame diretto dell’addome: consente di dimostrare, nel 30% dei casi, la presenza di calcificazioni o calcoli multipli Ecografia: dimostra, talora, la diminuzione di volume del pancreas per atrofia parenchimale (soprattutto in concomitanza con l’ostruzione e l’ectasia del dotto di Wirsung); in aggiunta, rivela: • Ecogenicità aumentata in rapporto alla presenza di fibrosi • Disomogeneità strutturale della ghiandola aumentata dalla presenza di calcificazioni e calcoli TC: consente di evidenziare • Variazioni volumetriche del pancreas (talora completamente sostituito da tessuto adiposo) e della dilatazione duttale • Calcificazioni e calcoli • Pseudocisti (anche di piccole dimensioni) • Dilatazione duttale biliare • Alterazioni delle strutture peripancreatiche RM e pancreatico-RM: consentono di evidenziare alterazioni morfostrutturali del pancreas: • Diffusa riduzione di volume del parenchima con infiltrazione adiposa e fibrosi, più marcata nel corpo e nella coda • Iperintensità del segnale, che si riduce nelle sequenze con soppressione del grasso • C.e. scarso e disomogeneo (sostituzione del parenchima ghiandolare con tessuto fibrotico) • Dilatazione dei dotti a monte del tessuto ghiandolare fibrotico CPRE: • Forme iniziali: è fondamentale in questi casi, nei quali il dotto di Wirsung può presentare solo modeste variazioni di calibro e le principali alterazioni si apprezzano a carico dei dotti secondari, solitamente dilatati, tortuosi ed infiltrati • Forme conclamate: si evidenziano grossolane alterazioni del dotto principale, che appare aumentato di calibro e presenta difetti di riempimento sino a quadri di ostruzione completa di tipo simil-neoplastico Tumori del pancres esocrino: o Forme Adenocarcinoma originato dall’epitelio dei dotti (90%) Adenoma microcistico Adenoma macrocistico Carcinomi solidi e papillari Carcinoma pleomorfo fulminante Tumore mucinoproducente endoduttale Linfomi primitivi Metastasi o Topografia Tumori della testa Tumori di collo e coda o Diagnosi dell’adenocarcinoma: questo è un tumore di tipo scirroso, con struttura omogenea ed andamento infiltrante, localizzato nel 60% dei casi alla testa: o • 144 Scaricato da www.sunhope.it • 145 Ecografia: • Quadro: formazione nodulare solida ipoecogena, omogenea o disomogenea (aree di necrosi nelle lesioni di maggiori dimensioni), accompagnata frequentemente da stenosi infiltrativa del dotto di Wirsung con ectasia anche marcata del dotto a monte • Possibile infiltrazione di coledoco e vasi peripancreatici (ECD) • Ricerca di metastasi linfonodali ed epatiche TC: assume ruolo determinante nella diagnosi, nella stadi azione e nella valutazione della resecabilità dell’adenocarcinoma pancreatico • Scansione diretta: l’adenocarcinoma ha valore di attenuazione pressoché uguale a quello del parenchima normale e presenta calcificazioni solo raramente; quindi, essa consente l’individuazione solo delle lesioni che causano deformazione dei contorni del pancreas o dilatazione del dotto di Wirsung e del coledoco • Scansione contrasto grafica: evidenzia un c.e. tumorale inferiore a quello del parenchima normale e rende possibile studiare in modo ottimale le principali strutture arteriose e venose (se invase, il tumore non è resecabile) • NB: nella stadiazione del carcinoma pancreatico criteri importanti sono o Coinvolgimento dell’arteria e della vena mesenterica superiore o Invasione degli organi contigui RM: ha elevata sensibilità nell’individuazione delle piccole lesioni tumorali, che nelle sequenze T1 pesate appaiono ipointense (elevata cellularità, riduzione dei secreti ghiandolari) e vanno incontro a c.e. modesto (ipovascolarizzazione) • La possibilità di studio simultaneo delle vie biliari, dei dotti pancreatici e dei vasi conferisce alla RM un ruolo di grande importanza: in caso di ittero ostruttivo la dimostrazione della dilatazione delle vie biliari (colangio-RM) e dell’interessamento del dotto di Wirsung (pancreatico-RM) consente di individuare la sede e la causa dell’ostruzione • Il coinvolgimento vascolare può essere validamente documentato dall’angio-RM Diagnostica radioisotopica (vedi dietro) CPRE: molto utile nelle lesioni iniziali, rileva segni fortemente indicativi: • Stenosi solitaria, irregolare, con o senza dilatazione a monte del dotto di Wirsung • Occlusione brusca e completa • Stenosi irregolare od occlusione brusca del coledoco • NB: la CPRE rende, inoltre, possibili prelievi citologici mirati a livello della papilla ed all’interno del dotto pancreatico principale Tumori del pancreas endocrino o Tipi principali Insulinoma Gastronoma Glucagonoma VIPoma Somatostinoma o Funzionalità Tumori funzionalmente attivi Tumori quiescenti Scaricato da www.sunhope.it o Diagnosi: si ricorre allo studio per immagini per confermare la presenza del tumore, localizzarlo e valutarne la diffusione, nonché in fase di follow-up: Ecografia: consente solo talvolta di individuare il tumore sotto forma di formazione nodulare ipoecogena a margini netti. Sensibilità più elevata hanno l’ecografia per endoscopica (trans grafica o trans duodenale) od intraoperatoria TC: indagine elettiva, si dimostra abbastanza sensibile nell’individuare piccoli tumori funzionalmente attivi, dotati – per la ricca vascolarizzazione – di c. e. intenso RM: alternativa alla TC Diagnostica radio isotopica: di grande importanza Angiografia: ut ilizzata nei casi di dubbio persistente, potrà evidenziare la lesione per il marcato effetto parenchimografico e la caratteristica dislocazione dell’arteria afferente “a coppa di champagne”. Il cateterismo selettivo venoso dell’asse splenoportale con prelievi ematici mirati raggiunge accuratezza diagnostica vicina al 100% e consente di localizzare la sede dell’iperincrezione ormonale Par. X: Milza Introduzione La diagnostica per immagini della milza è basata fondamentalmente su ecografia, TC e RM, che hanno completamente sostituito le tecniche radiologiche convenzionali e limitato il ruolo dell’angiografia alla procedure terapeutiche di tipo interventistico. Le patologie della milza non presentano quasi mai un quadro clinico-sintomatologico caratteristico ed anzi molto spesso l’unica evidenza clinica della presenza di interessamento splenico è rappresentata dalla splenomegalia. Tecniche diagnostiche • Ecografia: è oggi prevalentemente basata sull’imaging ecografico di base (B-mode) e sul colorDoppler (ECD); in alcuni casi, si può far ricorso all’utilizzo di mdc ecografici o Caratteristiche generali Valutazione dimensionale della milza e dei diametri splenici: si misurano il diametro longitudinale, misurato dal polo superiore al polo inferiore, considerato normale fino ad 1 cm, ed il diametro ilo-capsulare, misurato dall’ilo fino all’apice della grande curvatura splenica, considerato normale fino a 5 cm ECD: consente di ottenere informazioni sulle strutture vascolari e sull’eventuale vascolarizzazione delle lesioni focali o Finalità dello studio ECD della milza Accertare se una certa formazione, identificata all’ecografia, di aspetto ipoecogeno sia di pertinenza vascolare o meno Identificare in maniera più agevole le strutture vascolari dell’ilo splenico, e cioè l’arteria e la vena splenica Riconoscere i circoli collaterali di derivazione porto-sistemica legati all’ipertensione portale, in particolare quelli del fondo gastrico e quelli splenorenali, con valutazione della direzione e dell’entità del flusso Studiare la pervietà delle suddette strutture vascolari, e soprattutto della vena splenica, che in alcune patologie può andar incontro a trombosi Valutare i rapporti delle strutture vascolari con patologie neoplastiche infiltranti o Utilizzo di mdc: ha come unico scopo la caratterizzazione delle lesioni focali, consentendo in particolare di differenziare la lesione del parenchima splenico indenne e di studiare la 146 Scaricato da www.sunhope.it • • • cinetica di enhancment contrasto grafico delle lesioni, elemento spesso utile nella DD delle patologie neoplastiche TC: l’esame TC viene attuato con l’acquisizione di scansioni eseguite senza e con somministrazione ev di mdc iodato. o Acquisizioni precontrastografiche: consentono di riconoscere agevolmente eventuali calcificazioni, capsulari od intra-parenchimali, oppure zone di ipodensità o Acquisizioni eseguite durante e dopo contrasto: permettono: Riconoscimento e caratterizzazione delle lesioni focali Studio delle strutture vascolari, determinante per esempio nella valutazione dei circoli collaterali porto-sistemici in caso di splenomegalia da ipertensione portale, soprattutto gastro-esofagei e spleno-renali Valutazione delle alterazioni spleniche di tipo post-traumatico, con il riconoscimento di eventuali focolai di sanguinamento attivo o di ematomi (sottocapsulari, intraparenchimali od extrasplenici) RM: nello studio della milza vengono utilizzate sequenze di acquisizione principalmente sui piani assiali, completate da acquisizioni sui piani coronali, in modo da ottenere immagini T1 e T2: o T1: forniscono un ottimo dettaglio anatomico o T2: sono utili nel riconoscimento e nella caratterizzazione delle lesioni focali Angiografia: viene effettuata mediante puntura dell’arteria femorale ed introduzione di un catetere portato nel tripode celiaco per uno studio generale della distribuzione dei suoi rami con iniezione di mdc iodato idrosolubile, seguito dal cateterismo selettivo dell’arteria splenica. Principali indicazioni sono: o Embolizzazione prechirurgica di voluminose lesioni etero plastiche primitive della milza, molto vascolarizzata o Embolizzazione terapeutica di rami splenici sanguinanti, di solito importanti eventi traumatici, di aneurismi e pseudo aneurismi dell’arteria splenica Principali alterazioni • Splenomegalia: è l’aumento volumetrico della milza, determinato da cause diverse o Approccio diagnostico generale Ecografia: fornisce una valutazione delle dimensioni e della morfo-volumetria della milza, garantendo informazioni spesso determinanti circa la natura della splenomegalia (in particolare, la presenza/assenza di alterazioni parenchimali di natura focale e lo studio del sistema portale) TC: indispensabile nell’inquadramento definitivo o Forme Splenomegalia da ipertensione portale: la diagnostica per immagini consente di individuare la sede dell’ostacolo che genera l’aumento pressorio (ecografia, TC), di studiare la direzione e la velocità del flusso ematico portale (ECD) e di riconoscere i circoli collaterali di scarico porto-sistemici (ECD, TC dopo contrasto) Splenomegalie infiltrative (linfomi, leucemia, mononucleosi infettiva, AIDS): TC e RM presentano sensibilità più elevata rispetto all’ecografia nell’individuazione delle lesioni focali Splenomegalie infiammatorie croniche (malaria, sarcoidosi, tbc): • Ecografia: evidenzia un’ecostruttura splenica disomogenea, con irregolarità strutturale proporzionata all’entità della fibrosclerosi parenchimale • TC: consente di effettuare una valutazione del parenchima splenico 147 Scaricato da www.sunhope.it • • 148 Lesioni focali benigne o Infarto splenico: più frequente lesione focale della milza, spesso insorge complicando il decorso di una splenomegalia ECD: consente di riconoscere l’area infartuale sotto forma di area focale ipoecogena, a margini sfumati se l’infarto è recente e più netti se invece antico, e forma rotondeggiante o triangolare con apice all’ilo splenico e base a livello capsulare TC: l’infarto è ipodenso e si evidenzia più nettamente dopo contrasto, poiché nel contesto del parenchima splenico riccamente vascolarizzato, il focolaio infartuale spicca come zona di assente c.e. o Cisti spleniche congenite: a contenuto idrico, si presentano come formazioni rotondeggianti ipoecogene all’ecografia ed ipodense alla TC e non si modificano dopo contrasto. Sono ben riconoscibili anche alla RM o Cisti da echinococco: possono presentare dimensioni variabili e frequenti calcificazioni parietali o Pseudocisti: generalmente ben individuabili con ecografia, TC e RM, non sempre sono ben distinguibili dalle cisti o Ascessi splenici: Ecografia: mostra la presenza di una lesione focale intrapaenchimale ad eco struttura mista, liquida e solida TC: mostra la presenza di una formazione ipodensa circondata da un cercine isodenso, che diviene ipodenso dopo contrasto. Inoltre, può dimostrare le differenti componenti dell’ascesso, che presentano differenti coefficienti sensitometrici e l’eventuale presenza di componenti gassose (da infezioni da anaerobi), con formazione di livelli idro-aerei Esame diretto RX: può dimostrare un vero e proprio livello idro-aereo intrasplenico con associata ipomobilità diaframmatica sinistra e tenue versamento pleurico NB: ecografia e TC possono essere utilizzate per il posizionamento di un drenaggio percutaneo all’ascesso o Tumori benigni: rari, il più frequente è l’angioma (con caratteristiche simili a quello epatico) Lesioni focali maligne o Tumori maligni: tra quelli primitivi prevalgono i sarcomi, e soprattutto l’angiosarcoma, collegato all’uso di un mdc contenente torio (Thorotrast) Ecografia: formazione disomogenea, con zone solida di media ecogenicità e componenti ipoecogene da riferire a focolai di necrosi colliquativa ECD: dimostra l’apporto ematico nelle forme a più elevata vascolarizzazione TC: evidenzia una formazione solida disomogenea, caratterizzata da disomogeneo incremento post- contrasto grafico, più significativo nelle forme più vascolarizzate con aspetto ipodenso delle zone di necrosi o Linfoma: lesione maligna più comune della milza, ha aspetto aspecifico Ecografia: le lesioni presentano aspetto ipoecogeno all’ecografia con scarsi segni di vascolarizzazione al color-Doppler TC e RM: fondamentali nello studio delle stazioni linfonodali addominali o Metastasi: ecografia, TC e RM le identificano come formazioni nodulari solide, di dimensioni variabili, scarsamente vascolarizzate Scaricato da www.sunhope.it • 149 Traumi splenici: le rotture della milza possono essere spontanee (rottura patologica) o, più spesso, secondarie ad un trauma, penetrante o non penetrante (causa più frequente) o Ecografia: è l’esame di prima istanza in caso di sospetta rottura splenica e nella conseguente valutazione del liquido libero in addome o TC: molto accurata nel rilievo delle alterazioni spleniche post-traumatiche, è d’obbligo in caso di quadro instabile (cioè con liquido in addome). È indispensabile ricorrere all’esame dopo perfusione endovenosa di mdc o Esame RX: può dimostrare la presenza di alcuni segni di rottura splenica Velatura diffusa dell’addome con presenza di liquido in stazione eretta e scomparsa dell’ombra dello psoas sinistro Versamento pleurico Segni di ileo dinamico Eventuale presenza di fratture costali a sinistra Scaricato da www.sunhope.it CAP. 5: SENOLOGIA Par. I: Caratteristiche generali Introduzione La senologia si è sviluppata particolarmente negli ultimi decenni, con lo scopo di ridurre mortalità e morbilità per cancro della mammella (prima causa di morte per tumore maligno nella popolazione femminile). La mammografia, esame cardine della diagnostica senologica, è stata, dunque, inserita nei programmi di screening per la diagnosi precoce del carcinoma mammario. Infatti, per il carcinoma mammario l’unica arma di cui si dispone – per ridurre mortalità e morbilità – è la diagnosi precoce, in stadio pre-clinico (“minimal” od early breast cancer), ottenuta solo integrando esame obiettivo, tecniche diagnostiche di imaging senologico (mammografia, ecografia e RM) e, se necessario – per una definizione di natura citoistologica – le procedure interventistiche (prelievi citologici con ago sottile in guida ecografica o stereotassica e/o prelievi microistologici con aghi di calibro maggiore). Infine, anche la MN ha compiuto notevoli progressi nell’imaging senologico, sia acquisendo un ruolo centrale nella fase pre- ed intra-operatoria con la ROLL (radioguided occult lesion localization) ed il linfonodo sentinella, che presentando ottime prospettive per la stadi azione ed il follow-up dopo chirurgia, radioterapia e chemioterapia. Mammografia La mammografia, sia essa analogica o digitale, è realizzata con apparecchiatura dedicata, il mammografo, che consente corretto posizionamento ed adeguata compressione della mammella con accurata delimitazione del fascio radiante, atto a produrre immagini ad elevata risoluzione spaziale e di contrasto: • Componenti del mammografo o Tubo radiogeno (al molibdeno o tungsteno) o Braccio di supporto al tubo radiogeno o Piano di appoggio per la mammella o Sistema di compressione della mammella: è molto importante, in quanto consente di Avere uno spessore minore ed uniforme del’organo con maggior uniformità del fascio di RX che arriva al film Aumentare il contrasto delle immagini Evitare la sovrapposizione delle varie strutture interne • Tecniche o Sistema analogico: uno schermo al fosforo, all’interno della cassetta, assorbe una frazione di raggi X incidente e converte l’energia in luce. Il segnale viene poi registrato in forma di immagine fotografica latente su film e sviluppato mediante procedimento chimico o Sistema digitale: con questa tecnica acquisizione e visualizzazione sono due tecniche separate: l’immagine è acquisita da un detettore, che converte il segnale del fascio X in forma elettronica e digitalizzata in livelli di intensità di grigio o NB: attualmente la tecnica analogica è ancora preferita a quella digitale, in quanto quest’ultima – pur avendo una maggiore risoluzione di contrasto – ha una bassa risoluzione spaziale e non consente una buona visualizzazione delle micro calcificazioni • Modalità di esecuzione dell’esame: sono necessari adeguata compressione e corretto posizionamento della mammella. L’esame mammografico standard si pratica in 3 proiezioni: cranio-caudale, mediolaterale ed obliqua 150 Scaricato da www.sunhope.it • 151 Semeiotica mammografica: definisce i segni elementari che consentono lettura ed interpretazione dell’esame mammografico, necessari per esprimere un giudizio diagnostico e stilare un referto: o Tessuti Adiposo: immagini di trasparenza Connettivo ed epiteliale: immagini di radiopacità NB: è, tuttavia, impossibile riferirsi ad un quadro APstandard di normalità per la ghiandola mammaria, in quanto ne esistono molteplici e differenti architetture parenchimo-stromali o Principali pattern Struttura fibro-adiposa: tipica della donna anziana, è caratterizzata dall’assenza totale di parenchima, con residuo solo di una rete stromale più o meno rappresentata Struttura fibro-ghiandolare: tipica disposizione parenchimale triangolare con apice retroareolare e spazi adiposi perimammari ben rappresentati Struttura micro-nodulare e parvi-nodulare: il tessuto adiposo inizia ad essere meno rappresentato; la componente fibro-ghiandolare è abbondante, frammista a piccole radiopacità nodulari Struttura irregolarmente nodulare: a prevalente componente fibro-ghiandolare, che assume aspetto a chiazze disomogeneo, in cui si alternano nodulazioni di vario diametro, isolate o conglomerate Struttura densa: ricca componente parenchimo-stromale, che conferisce intensa ed uniforme radiopacità a gran parte della mammella, rendendola difficilmente studiabile o Segni mammografici di patologia: possono essere focali e diffusi e distinguibili in: Opacità: è una lesione occupante spazio ben visibile in entrambe le proiezioni (cranio-caudale ed obliqua): • Cosa analizzare o Forma e margini o Densità o Diametro o Sede e posizioni o Micro calcificazioni associate o Molteplicità e bilateralità • Tipologie o Circoscritta: la più frequente, si presenta morfologicamente ben definita (rotondeggiante, ovalare, polilobata od irregolare), con margini che possono essere netti o mal definiti, a densità più o meno omogenea. Esempi di opacità omogenee, ben definite, rotondeggianti od ovalari, a contorni regolari e limiti netti, sono le cisti ed i fibroadenomi, le più frequenti lesioni benigne della mammella: • Cisti: orientate con l’asse maggiore verso il capezzolo • Fibroadenomi: a disposizione trasversale o Stellata: è costituita da lesioni a contorni irregolari, con aspetto stellato e margini spiculati, tozzi e brevi, marcatamente asimmetrici (aspetto “a coccarda”). Si presentano con nucleo centrale omogeneamente iperdenso rispetto al parenchima circostante o, più raramente, disomogeneo. Scaricato da www.sunhope.it 152 Rappresenta l’opacità caratteristica di lesione maligna e si possono associare calcificazioni, linfoadenomegalie ascellari e reperti clinici-strumentali di ispessimento e retrazione cutanea, stasi linfatica ed ulcerazione. Presente raramente come pattern di lesioni benigni, è comunque tipico dell’adenosi sclerosante. o Diffusa: è un’opacità più o meno omogenea, da sovvertimento strutturale, estesa a gran parte del parenchima mammario; può essere associata a segni di flogosi, come ispessimento cutaneo e stasi linfatica. Una DD tra mastite infiammatoria e neoplastica non è agevole Distorsione parenchimale: è l’espressione dell’alterazione del normale orientamento di una zona mammaria rispetto al capezzolo: • Sede o Marginale: in corrispondenza del margine anteriore della mammella o Intraparenchimale • Significato: è un reperto mammografico di incerta interpretazione diagnostica, correlabile a trauma o sospetto per lesione neoplastica Calcificazioni: sono entità radiopache, amorfe, acellulari, dovute ai depositi di calcio, di densità, forma e grandezza variabili, espressione di processi secretori o degenerativi dei tessuti mammari. Rappresentano uno dei reperti mammografici più frequenti e di difficile interpretazione diagnostica: • Natura o Benigna: a distribuzione diffusa e bilaterale, con forme tipiche di benignità (“a guscio d’uovo”, sferiche, bastoncellari o tubulari) o Maligna: multiple, irregolari, granulari, sfaccettate con distribuzione a stampo nel dotto • Significato: possono essere associate ad opacità isolate e rappresentare, quindi, l’unico segno di neoplasia allo stato iniziale (iperplasia atipica, carcinoma duttale in situ) Ipertrasparenza:è un’area iperdiafana ovalare o rotondeggiante, delimitata da un sottile cercine radiopaco, di varie dimensioni; può essere rappresentativa di lipoma o di liponecrosi Asimmetria: è la presenza di tessuto ghiandolare distribuito in maniera asimmetrica rispetto alla mammella contro laterale. Può assumere aspetto focale quando interessa un’area circoscritta di tessuto mammario. Generalmente, è dovuta a semplici diversità della struttura di una mammella rispetto alla contro laterale, ma – soprattutto nelle forme focali – richiede un più attento esame, ecografico ed istologico Ispessimento e retrazione cutanea: il piano cutaneo può essere interessato direttamente dalla lesione, ed apparire quindi ispessito ed a volte ulcerato, od indirettamente attraverso i legamenti di Cooper, che appaiono a loro volta ispessiti e retratti. Tali alterazioni possono essere causate da molteplici processi, quali neoplasie, flogosi, liponecrosi, etc. Edema: è caratterizzato da ispessimento diffuso della trama stromale di sostegno e dei vasi linfatici, che determina una velatura diffusa dell’architettura parenchimostromale. È tipico di alcune patologie quali mastite (infiammatoria o neoplastica), Scaricato da www.sunhope.it o modificazioni post-terapia radiante ed insufficienza cardiaca da compromissione renale Dilatazione asimmetrica dei dotti: sono opacità allungate, tubulari o ramificate, in sede retroareolare e decorso parallelo o radiante. Sono espressione, più frequentemente, di ectasia duttale e, meno frequentemente, di papilloma Interpretazione: delle lesioni individuate all’esame mammografico ne va definita la sede ed ipotizzata la natura benigno-maligna, sulla base delle caratteristiche morfo-dimensionali, suggerendone il follow-up ed il trattamento Galattografia Consiste nell’esecuzione di una mammografia dopo introduzione nel dotto galattoforo di mdc radiopaco liposolubile. Consente di evidenziare difetti di riempimento del dotto per vegetazioni intraduttali senza, però, permettere sicura DD tra lesioni benigne e maligne: • Modalità di esecuzione dell’esame: si procede alla dilatazione dell’orifizio secernente e all’incannulamento del dotto; successivamente viene introdotto l’ago raccordato con una siringa contenente mdc iodato idrosolubile e si inizia l’iniezione. Si eseguono, poi, due radiogrammi tra loro ortogonali (CC e LL), che offrono la visualizzazione dell’albero duttale e permettono di evidenziare l’eventuale lesione • Indicazioni: in tutti i casi di secrezione ematica, siero ematica o trasparente monorifiziale, in assenza di un’obiettività mammografica che possa giustificare tale sintomo Ecografia L’ecografia consente una buona visualizzazione della mammella e della sua patologia; inoltre, l’impiego del color-Doppler, del power-Doppler e dei mdc hanno reso possibile uno studio più dettagliato della vascolarizzazione. Di facile e rapida esecuzione risulta, poi, l’elastosonorografia, metodica di recente introduzione, che consente di valutare l’elasticità delle lesioni (elastiche quelle benigne, rigide quelle maligne), rappresentandola con una scala colorimetrica, sovrapposta all’immagine B-mode. L’esame contrasto grafico va sempre eseguito a completamento di altra indagine fondamentale (esame clinico e mammografico) e per l’approfondimento diagnostico di lesioni mammarie dubbie: • Metodica di esecuzione: l’esame si esegue a paziente supina, con le braccia in alto, ruotate verso il lato opposto al seno da esaminare, in modo da ottenere il minor e più uniforme spessore mammario • Semeiotica: l’aspetto ecografico della ghiandola mammaria è di difficile codificazione, in quanto risulta diversa nei singoli soggetti e nello stesso soggetto in rapporto ad età ed altri fattori: o Tessuti Adiposo: disomogeneamente iporiflettente Collegene di sostegno: aspetti iperecogeni lineari od a placca Ghiandolare: presenta diversa ecogenicità in rapporto alle quote di tessuto adiposo intraparenchimale ed al grado di idratazione del tessuto fibroso intralobare o Strati Cute: linea iperecogena con spessore inferiore ai 2 mm Tessuto adiposo sottocutaneo: zona ipoecogena di spessore variabile, in cui si evidenziano immagini iperecogene generate dai legamenti di Cooper Ghiandola mammaria vera e propria: è rappresentata da una zona di aspetto triangolare, disomogeneamente strutturata, in cui si evidenziano i dotti galattofori come aree nastriformi ipo-anecogene che si dipartono dal capezzolo Tessuto adiposo retro ghiandolare: zona ipoecogena Muscolo pettorale: banda ecogena continua 153 Scaricato da www.sunhope.it o 154 Patologia mammaria Diffusa: • Benigna: è dovuta ad un’iperplasia della componente epiteliale associata o meno ad un aumento della quota connettivale, con conseguente esteso polimorfismo ecografico caratterizzato da o Riduzione della componente adiposa o Presenza di numerose lacune ipo-anecogene o Immagini anecogene tubulari che si dipartono a ventaglio dal capezzolo (dotti galattofori ectasici) o Diffusa iperecogenicità con stasi linfatica • Maligna: si presenta come diffusa alterazione ecostrutturale caratterizzata da strie anecogene e da diffusa stasi linfatica Focale • Liquida: cisti: lesione più frequente o Non complicate Dimensioni variabili Contenuto liquido citrino/colorato e limpido/corpus colato Molteplicità e bilateralità Forma: rotondeggiante, ovalare o polimorfa Contenuto anecogeno Margini netti e regolari, con regolarità dei tessuti circostanti o Complicate Contorni sfumati ed irregolari con pareti ispessite Perdita della normale anecogenicità Irregolarità dei tessuti circostanti • Solida: noduli: sono lesioni a struttura solida ed eco struttura più o meno omogenea o Benigna: immagine nodulare ovalare con Margini regolari e limiti netti Ecostruttura • Ipoecogena: lipoma • Iperecogena: fibroadenoma • Disomogenea: adenofibrolipoma Scarsa vascolarizzazione o Maligna: immagine nodulare con Morfologia stellata o circoscritta Contorni finemente irregolari Eco struttura disomogeneamente ipoecognea, nel cui contesto possono evidenziarsi spot iperecogeni, spia di micro calcificazioni Infiltrazione ed alterazione eco strutturale del tessuto adiposo circostante Anarchica vascolarizzazione Scaricato da www.sunhope.it RM Il carcinoma della mammella è caratterizzato da una spiccata neoangiogenesi: la RM, pertanto, attraverso l’uso del mdc, che si distribuisce negli spazi vascolari ed interstiziali, modificando il segnale RM dai tessuti mammari, è in grado di dimostrare aree a maggior angiogenesi, riuscendo ad identificare lesioni di 2-3 mm di diametro: • Reperti: o Forme benigne Morfologia ovalare Contorni regolari Densità omogenea C.e. lento e tardivo o Forme maligne Forma irregolare, lobulata Densità disomogenea C.e. marcato e rapido seguito da un wash-out lento • Indicazioni o Primarie Stadiazione Valutazione post-chirurgica Studio delle protesi (diagnosi di complicanze) Follow-up dei pazienti in chemioterapia Screening di donne ad elevato rischio (BRCA1 e BRCA2+) o Secondarie: cup syndrome (metastasi linfonodali ascellari con primitivo occulto): occorre dimostrare la neoplasia non identificata con l’imaging tradizionale 155 Scaricato da www.sunhope.it CAP. 6: APPARATO URO-GENITALE Par. I: Reni e vie urinari Caratteristiche generali delle tecniche diagnostiche • RX addome: ha indicazioni limitate, in quanto non riesce a mettere in evidenza i vari organi addominali, poiché non esiste un contrasto accettabile sia con la funzione escretrice, sia con la funzione vascolare, sia con le strutture parenchimatose, che poi sono strettamente collegate fra loro. Con la diretta addome senza mdc si possono solo immaginare le ombre renali nell’ambito della radiotrasparenza del grasso retro-peritoneale e la radiopacità degli ileo-psoas e delle ali iliache. Un’applicazione della RX addominale per lo studio delle vie urinarie è l’urografia con mdc endovenoso, discendente ed ascendente (vedi dopo) • Ecografia: metodica di prima istanza nello studio dell’apparato urinario, si basa sull’esame ecografico di base (B-mode) ed, eventualmente, sull’ECD. Principali indicazioni sono: o Valutazione di morfologia, dimensioni, volume ed ecogenicità del parenchima renale: l’ecografia studia bene anche la vescica, consentendo di distinguere una parete normale sottile ed iperecogena da alterazioni patologiche e, quindi, di fare una DD tra calcoli, coaguli, processi espansivi, etc. Non studia bene, invece, gli ureteri, fatta eccezione per le parti prossimali e distali o Identificazione di lesioni occupanti spazio renali, con particolare riguardo alla capacità di differenziare le lesioni solide dalle formazioni cistiche (e, tra queste, cisti semplici e cisti complesse) o Valutazione della pervietà dei vasi arteriosi e venosi, con possibilità di analisi di tipo semiquantitativo del flusso ematico renale sia nei reni nativi che in quelli trapiantati: con l’ECD, quindi, si può fare diagnosi di ipertensione nefrovascolare evidenziando una stenosi dell’arteria renale, su base aterosclerotica (nell’adulto-anziano) o dovuta ad iperplasia della tonaca media (tipo Goldblatt, tipico dei giovani, causata da un’iperplasia della tonaca media dell’arteria renale). Inoltre, è possibile studiare le arterie arciformi ed avere ulteriori informazioni per di una possibile INV ostiale o delle arterie intrarenali o Identificazione della presenza e del grado della dilatazione delle vie escretrici renali, calicipelvi e terzo prossimale dell’uretere, nell’uropatia ostruttiva, con un’elevata sensibilità e specificità nell’identificazione della calcolosi renale quale causa principale o Guida di numerose procedure interventistiche: nefrostomia percutanea, biopsia renale, drenaggio percutaneo di ascessi renali, trattamento di piccoli carcinomi renali mediante crioablazione o radiofrequenze o Identificazione di lesioni uroteliali della vescica e di ipertrofie vescicali di tipo colonnare “da sforzo” (secondarie ad iperplasie prostatiche o ad altre cause). Gli US, inoltre, consentono di differenziare il contenuto della vescica (liquido vs solido) o NB: è un esame solo morfologico! • Urografia endovenosa: o Tecnica: l’indagine urografica discendente si realizza attraverso un iniziale radiogramma diretto dell’addome in proiezione PA ed in decubito supino, con successiva iniezione di 100 ml di mdc organo-iodato idrosolubile uro-angiografico a bassa osmolarità, cui fa seguito una serie di acquisizioni mirate ai reni ed a tutto l’albero escretorio renale nella fase di eliminazione del mdc (5-15 minuti dopo l’infusione dello stesso). Lo studio della vescica costituisce, poi, la fase finale dell’indagine urografica ed è, invece, la prima fase dell’indagine ascendente (nella quale si introduce un catetere in vescica che immette un mdc: cistografia diretta) 156 Scaricato da www.sunhope.it Esame diagnostico pre-contrastografico: suo obiettivo diagnostico sono le concrezioni minerali a contenuto calcico, ossia i calcoli radiopachi, nei reni e lungo il presumibile decorso degli ureteri sino alla vescica. Esso, inoltre, si pone il fine di identificare e differenziare per morfologia e sede anatomica altre concrezioni minerali radiopache, come calcoli radiopachi nel lume della colecisti, calcificazioni intrapancreatiche, o di pertinenza vascolare, surrenalica, prostatica o nei deferenti o Indicazioni: è un esame morfofunzionale Valutazione di ordine morfologico e funzionale, con particolare riguardo all’asse escretore renale, nei pazienti da sottoporre a litotrissia extracorporea per una calcolosi reno-ureterale Follow-up dei pazienti trattati con resezione (TUR) endoscopica per una neoplasia vescicale Valutazione di eventuali complicanze – come stenosi infiammatorie in sede di anastomosi, fistole o stravasi urinari – in pazienti operati di cistectomia radicale o Controindicazioni ai mdc Generali: epatopatie, malattie cardiovascolari Specifiche • Malattia di Waldestrom: l’ipersecrezione di IgM determina un aumento della viscosità ematica, proteinuria ed insufficienza renale. Su quest’humus l’utilizzo di mdc può determinare una necrosi tubulare acuta • Mieloma multiplo: come sopra Insufficienza renale cronica: il “trucco” è quello di iperidratare il paziente! TC: metodica di elezione per la maggior parte delle affezioni dell’apparato urinario, viene espletata con un’iniziale acquisizione di immagini a vuoto, seguita dall’iniezione di una dose standard di contrasto organo-iodato idrosolubile uro-angiografico a bassa osmolarità, lo stesso utilizzato in urografia ev, con acquisizioni seriate nel tempo: o Fasi Arteriosa: è la base dell’angio-TC Differenziazione cortico-midollare (fase 1 a 20’’ e fase 2 a 70’’) Nefrografia parenchimale (fase 3) Riempimento pielo-caliceale (fase 4) Ureterale Di escrezione: urografia-TC (inizia dopo 2’): è in grado di fornire una rappresentazione dell’intero asse escretore renale in maniera analoga a quanto ottenuto con l’urografia convenzionale, ma con il notevole vantaggio di poter esaminare non solo l’interno delle vie escretrici ma anche la parete, i tessuti ed i parenchimi extraluminali o Caratteristiche Elevata risoluzione spaziale Elevata risoluzione di contrasto Multiplanarità indiretta Possibilità di ricostruzioni multiplanari in colonne sagittali Immaging contrastografica o Indicazioni Traumi del rene e delle vie escretrici Patologia dei vasi renali Caratterizzazione e stadiazione delle lesioni solide renali Diagnostica delle cisti complesse del rene o • 157 Scaricato da www.sunhope.it • • 158 Infezioni renali Individuazione di neoplasie dell’urotelio escretore Valutazione dell’idronefrosi Studio della colica renale NB: la TC presenta, rispetto all’ecografia, che comunque rimane l’indagine di prima istanza, il vantaggio di studiare bene le vie escretrici RM: come la TC, è resa favorevole dal fatto che i reni, retroperitoneali, sono immersi in un’atmosfera adiposa, che rende favorevole lo studio sia TC che RM o Scansioni T1: fornisce una buona rappresentazione anatomica del rene, della sua morfologia, dimensioni e contorni, in virtù dell’elevato contrasto che si genere tra l’iperintensità del segnale del grasso perirenale ed il tessuto parenchimatoso. Tali immagini, inoltre, sono fondamentali per identificare piccole componenti adipose nel contesto di una focalità renale, elemento chiave ai fini della caratterizzazione di una lesione occupante spazio renale T2: provvista di una maggior risoluzione di contrasto, è di estrema utilità nella caratterizzazione del processo patologico in esame o Tecnica: anche nella RM è fondamentale il ricorso ad uno studio contrastografico multifasico, mediante l’impiego di un mdc paramagnetico intravascolare-interstiziale (Gadolinio), con assunzione di immagini in fase arteriosa (angio-RM), di differenziazione cortico-midollare ed in diverse fasi di impregnazione del parenchima renale (nefrografia parenchimale) Angio-RM: consente un’ottimale visualizzazione dei vasi arteriosi renali Altre fasi: sono utili al fine di valutare l’impregnazione del parenchima renale con l’obiettivo di identificare eventuali processi occupanti spazio renali e dotati di diversa presa di contrasto o Urografia-RM: è, in realtà, composta da due differenti tecniche diagnostiche, entrambe in grado di fornire una rappresentazione delle vie escretrici renali: Urografia-RM dei fluidi statici ( o idrografica o pielografia-RM): si avvale di sequenze T2 capaci di fornire un’immagine a calco dei fluidi statici o semistazionari, come l’urina nell’albero escretore e nella vescica, con consensuale riduzione sino all’annullamento completo del segnale dei tessuti e dei parenchimi circostanti • Indicazione: studio dell’uropatia ostruttiva con dilatazione di grado variabile dell’albero escretore renale Urografia-RM escretoria: la visualizzazione delle vie escretrici renali è resa possibile dall’escrezione del gadolinio, in stretta analogia a quanto avviene nell’urografia convenzionale e nell’urografia-TC • Indicazione: alternativa alle suddette tecniche urografiche Angiografia digitale: ampiamente utilizzata in passato, a complemento dell’esame urografico, con l’obiettivo di caratterizzare un’eventuale lesione espansiva renale, viene oggi impiegata esclusivamente a fini terapeutici, in quanto le medesime informazioni diagnostiche possono essere ottenute da TC e RM senza la necessità di un cateterismo selettivo dei vasi renali per punture diretta dell’arteria femorale. Indicazioni, dunque, sono: o Angioplastica in caso di stenosi dell’arteria renale che causa ipertensione reno-vascolare o Embolizzazione di aneurismi intrarenali e/o lesioni renali ipervascolarizzate Scaricato da www.sunhope.it • MN o o o Scintigrafia renale sequenziale: si utilizzano traccianti eliminati per via renale (wash-out) per filtrazione glomerulare (FG) e secrezione tubulare (ST). Per la FG si utilizza il 99mTc-DTPA eliminato per via glomerulare; traccianti quali 131I-Hippnan (eliminazione glomerulare e tubulare) o il 99mTc-MAG3(secrezione tubulare) vengono eliminati sia per via glomerulare che per via tubulare e sono utili per studiare il flusso plasmatico renale Fasi di acquisizione • Angioscintigrafica • Parenchimale • Di eliminazione dell’urina radiomarcata Significato: con queste metodiche si ottengono importanti informazioni quantitative e qualitative della funzione renale globale, ma soprattutto della differente funzionalità tra i 2 reni. Comunque, vengono valutati: • Flusso ematico • Capacità filtrante (numero di nefroni) • Pervietà delle vie urinarie Principali indicazioni • Ipertensione nefrovascolare> test al captopril: dopo la somministrazione di captopril si ha diminuzione della VFG in un rene > 30% • Nefrouropatia ostruttiva> test alla furosemide: consente, già in utero, di vedere la dilatazione calico-pielica e distinguere: o Ostruzione funzionale: aumentato scarico lungo le vie urinarie o Ostruzione organica: assenza di scarico Scintigrafia renale statica: le immagini si acquisiscono 2 ore dopo la somministrazione del tracciante 99mTc-DTPA, che si concentra in maniera elettiva e stabile nella corticale renale e trova indicazione nella valutazione della massa renale residua funzionante in condizioni quali pielonefrite, traumi, anomalie congenite, etc. Cistoscintigrafia: è l’ultima fase della scintigrafia renale; può essere anche ascendente mediante cateterismo vescicale Diagnosi delle principali patologie renali • Lesioni espansive renali: i tumori delle vie urinarie si dividono grossolanamente in tumori parenchimali e tumori delle vie escretrici. I primi si sviluppano verso l’esterno e causano solo raramente ematuria, i secondi invece si sviluppano verso l’interno e causano più frequentemente ematuria. La diagnosi di un tumore renale è generalmente occasionale ed i tumori si riconoscono già a partire dal cm di grandezza o Obiettivo della DPI: è quello di poter consentire una DD tra forme maligne, chirurgiche, e forme benigne, non chirurgiche. Le cisti complesse, invece, hanno caratteristiche all’imaging, che vanno dalla franca benignità fino alla franca malignità o AP Forme microscopiche • Adenocarcinoma ad origine dall’epitelio dei tubuli prossimali (85-90%) o Forma a cellule chiare (la più frequente) o Forma papillare o cromofila o Forma cromofoba • Tumori dei dotti collettori • Carcino-sarcoma Forme macroscopiche 159 Scaricato da www.sunhope.it o 160 • Nodulari • Infiltranti • Pseudo-cistiche Forme particolari • Tumore di Wilms • Carcinoma ereditario papillare familiare della malattia di Von HippelLindau Forme benigne • Oncocitoma • Angiomiolipoma renale • Nefroma cistico multiloculare Approccio diagnostico: come detto, si ricorda che la maggior parte delle volte il riscontro di una massa solida renale avviene casualmente nel corso di ecografie renali Prova dei 3 bicchieri (o prova di Guyon): quando si abbia presenza di sangue nelle urine (ematuria), consente spesso di individuarne l’origine.Il paziente viene invitato a raccogliere in tre recipienti diversi le urine emesse nel corso di una minzione: se l’origine dell’ematuria è a livello dell’uretra il sangue si raccoglierà nel primo recipiente (per il lavaggio delle ultime vie urinarie esercitato dal flusso di urina). Se la sede d’origine dell’ematuria è a livello della vescica, poiché i globuli rossi tendono a sedimentare sul fondo della vescica stessa, essi compaiono alla fine della minzione (quando la contrazione della vescica raggiunge il suo massimo, determinando lo svuotamento anche della parte più declive). Se l’origine dell’ematuria è a livello renale i globuli rossi si mescolano all’urina e compaiono ugualmente distribuiti in tutti i recipienti. Ecografia: consente di diagnosticare, in maniera del tutto semplice e con elevata specificità, una formazione cistica semplice del rene. In caso di rilievo di una lesione solida, utili complementi possono essere l’ECD e l’utilizzo di mdc, con l’obiettivo di dimostrare il ricco apporto vascolare. L’ecografia, inoltre, permette di caratterizzare una cisti complessa, con lo scopo di dimostrare l’eventuale impregnazione di componenti solide intracistiche – setti, ispessimenti focali o diffusi di parete, noduli endocistici – alla base di una DD tra cisti complicata benigna e carcinoma cistico. Infine, è utile nel sospetti diagnostico di angiomiolipoma e di tumore di Wilms nel bambino TC: metodica di seconda istanza al fine di caratterizzare e stadiare una lesione solida renale od una cisti complesse, consente di valutare il grado di impregnazione del nodulo, espressione di neoangiogenesi tumorale e di identificare quantità anche modeste di grasso macroscopico intralesionale. Queste considerazioni sono importanti per la DD tra lesioni benigne come l’angiomiolipoma – ipodenso in TC ed iperintenso in RM per l’elevato contenuto adiposo (ma attenzione a quelli atipici con scarsa componente adiposa!) e carcinomi riccamente vascolarizzati. La TC, inoltre, è indagine ideale per valutare sede e dimensioni della lesione espansiva e l’eventuale coinvolgimento delle strutture limitrofe, quali grasso peri- e pararenale, le fasce renali, il grasso del seno renale e le strutture escretorie, i vasi arteriosi e venosi. Infatti, va ricordato la particolare capacità del carcinoma renale a diffondere per via venosa con possibile trombosi neoplastica della vena renale e della vena cava inferiore sino all’atrio sinistro. Scaricato da www.sunhope.it • • 161 La TC, poi, va utilizzata nella ricerca di metastasi e nel follow-up del paziente operato. In conclusione, nell’ambito delle lesioni cistiche complesse, la capacità di rilevare l’impregnazione contrastografica di setti, noduli ed ispessimenti di parete, insieme al riscontro di calcificazioni ed all’analisi densitometrica del contenuto di una cisti complessa, fanno della TC un test diagnostico fondamentale ai fini della DD tra cisti benigna e cisti maligna. RM: indagine di terzo livello, è alternativa alla TC, in particolare nei pazienti con allergia al mdc organo-iodato. Comunque, la maggior risoluzione di contrasto nell’ambito dei tessuti molli consente alla RM di identificare minime quantità di grasso intralesionali tipiche dell’angiolipoma Angiografia digitale: trova attualmente solo sporadiche indicazione, tra le quali la più importante è l’embolizzazione di masse renali sanguinanti, come l’angiomiolipoma renale, sede di aneurismi sacculari intralesionali. Nell’ambito delle grosse masse neoplastiche solide ipervascolarizzate, l’embolizzazione ha lo scopo di ottenere una riduzione delle dimensioni della massa ed un controllo dell’emostasi in previsione del successivo intervento chirurgico Tumori uroteliali: nell’ambito delle neoplasie ad origine dal rivestimento dell’asse escretore renale, la vescica costituisce la sede più frequente; calici, pelvi ed uretere costituiscono sedi più rare. Caratteristica delle neoplasie uroteliali è la loro tendenza a sviluppare lesioni sincrone o metacrone lungo l’asse escretore di entrambi i reni, quale verosimile espressione di una instabilità dell’urotelio di rivestimento e/o per l’azione irritante di agenti chimici o fisici o Forme Carcinomi a cellule transizionali • Forme papillari superficiali a basso grado • Forme infiltranti invasive ad elevato grado di malignità Carcinomi non a cellule transizionali (rari) • Carcinoma squamoso • Adenocarcinoma o Approccio diagnostico (in un paziente con ematuria, primo sintomo) Ecografia di reni, vie urinarie e vescica • Ecografia sovrapubica con vescica piena: consente di valutare eventuali alterazioni di parete (sessili o peduncolate) e la valutazione del lume vescicale Urografia convenzionale (in passato), uro-TC o –RM (soprattutto nello staging): in alternativa, si utilizza un approccio endoscopico con cistouretroscopia, con visualizzazione diretta della lesione evidenziata NB: parametro fondamentale della stadiazione è l’infiltrazione della muscolatura vescicale Calcolosi: è fondamentale valutare se l’episodio calcolotico è espressione di un disturbo metabolico generale o di un processo locale: o Forme Calcolosi d’organo (meta-renale): è la diretta conseguenza di una stasi urinaria, che, facilitando la sovrapposizione flogistica, è alla base della precipitazione con formazione locale di calcoli Calcolosi d’organismo (pre-renale): è legata a cause generali, solitamente di natura metabolica Scaricato da www.sunhope.it Approccio diagnostico (in passato RX diretta + urografia): è variabile in base alle condizioni cliniche d’esordio della calcolosi: Colica renale • TC senza mdc: gold standard o Segni diretti Diretta visualizzazione del o dei calcoli Ricerca di loro sede e dimensioni o Segni indiretti Idronefrosi od ureteroidronefrosi Presenza di fluido perirenale o periureterale Aumento di volume del rene con edema del parenchima Cancellazione del grasso parietale Idroureteronefrosi • Ecografia: è la metodica primaria, in virtù dell’elevata sensibilità degli US nell’identificare gradi anche minimali di dilatazione delle vie escretrici urinarie. Tuttavia, ha una specificità ridotta ed a questo inconveniente si cerca di rispondere con: • Uro-RM e -TC Ematuria • Ecografia + TC senza mdc: primo step diagnostico • Uro-TC: ha il compito di stabilire l’eventuale causa alternativa alla calcolosi responsabile dell’ematuria Uropatia ostruttiva: con tale termine si definiscono quelle alterazioni di ordine morfologico funzionale che derivano da un’ostruzione – acuta o cronica – al deflusso di urina nelle vie escretrici reanli. Da tale ostacolo deriva un aumento della pressione all’interno dell’albero urinario, con conseguente dilatazione a monte di variabile entità (ureteroidronefrosi) ed eventuale atrofia del parenchima renale. Il primo segno clinico è l’ematuria o Cause Intrinseche • Calcoli reno-ureterali • Neoplasie uroteliali Estrinseche • Benigne • Maligne o Obiettivi della DPI Rilevare presenza, grado, sede e natura dell’evento ostruttivo Definire l’entità della compromissione della capacità escretoria renale o Approccio diagnostico Ecografia: metodica di prima istanza, possiede elevata accuratezza nel definire la presenza ed il grado della dilatazione delle vie escretrici; tuttavia, è meno affidabile nell’identificare la natura dell’evento ostruttivo Uro-RM e –TC: sono indagini di elezione utili a definire l’inquadramento dell’uropatia ostruttiva. Tali indagini, infatti, consentono, oltre che di confermare la presenza e l’entità della dilatazione, di identificare sede e natura dell’evento ostruttivo Uro- TC e – RM escretorie + MN: informazioni funzionali Reflusso vescico-ureterale (RVU) o Causa: difettosa chiusura della giunzione VU o • • 162 Scaricato da www.sunhope.it Clinica: assenza di sintomi primari, ma sintomi legati allo sviluppo di pielonefrite (per invasione batterica) o Diagnosi Cistografia minzionale: instillazione in vescica di mdc ( > valutazione anche in minzione) Cistoscopia: per conferma Urografia ev: può evidenziare segni di idroureteronefrosi o di pielonefrite Scintigrafia vescicale Pielonefrite o Acuta AP: microascessi, forte infiltrato infiammatorio “a chiazze” nella midollare Complicanze: necrosi delle papille, rene grinzo pielonefritico Diagnosi • Clinico-laboratoristica • TC: gold standard nell’adulto • Ecografia: gold standard nel bambino o Cronica AP: tiroidizzazione dei tubuli (struttura colloidale) Evoluzione: glomerulosclerosi Variante xantogranulomatosa: cellule schiumose, noduli giallo-arancio Diagnosi • RX: per l’individuazione di calcoli • Cistografia: per l’eventuale reflusso VU • Urografia • Ecografia • TC TBC renale: la diagnosi si avvale di: o Clinica: Minzione frequente e dolorosa Ematuria o Ricerca del bacillo nell’urina o Urografia ev o Cistoscopia in caso di coinvolgimento vescicale o • • Par. II: Surreni Caratteristiche generali di diagnosi • TC: consente la visualizzazione delle ghiandole nella quasi totalità dei casi ed è in grado di dimostrare elementi patologici di diametro inferiore a 5 mm. Quasi sempre è necessario utilizzare il mdc, poiché l’analisi delle caratteristiche di impregnazione e di dismissione è spesso utile per la caratterizzazione delle masse, in particolare per la DD fra adenomi non iperfunzionanti e metastasi • RM: la multiparametricità della metodica può esser utilizzata per la DD fra neoformazioni benigne e maligne, valutando il differente comportamento dell’intensità del segnale in T1 e T2 • MN: viene utilizzata soprattutto per lo studio delle alterazioni della funzione endocrina della ghiandola e vengono utilizzati radiofarmaci differenti a seconda della parte di surrene studiata: o Corticale: viene utilizzato il colesterolo marcato con radioisotopi dello Iodio o del Selenio, che si inserisce nella sintesi dei CS e quindi viene ipercaptato nel caso di patologie corticali 163 Scaricato da www.sunhope.it o o iperfunzionanti. Il radiocolesterolo, somministrato ev, vede bloccata la sua captazione nella tiroide tramite soluzione di Lugol e nel surrene normale tramite desametasone Midollare (o per localizzazioni extrasurrenaliche di patologie del tessuto cromaffine): si utilizza la metaiodobenzilguanidina (MIBG), analogo della guanetidina affine alla NA, marcata con 131I o 123I, o l’octreotide, analogo della somatostatina. L’indicazione principale per questa tecnica è la ricerca di feocromocitomi surrenalici ed extrasurrenalici PET: viene utilizzata per la ricerca di metastasi, tramite l’utilizzo di 18F-FDG Diagnosi delle principali patologie surrenaliche • Disendocrinopatie o Da ipofunzione: i pazienti con insufficienza surrenalica non vengono, in genere, sottoposti a studio radiologico dei surreni: nelle forme acute, infatti, il decesso avviene prima della possibilità di un approccio diagnostico; nelle forme croniche, invece, il quadro clinico si manifesta quando il 90% della ghiandola è distrutto e si rilevano surreni di dimesnioni ridotte alla TC o Da iperfunzione: Corticale • Ipercotisolismo (sindrome di Cushing) o Adenoma ipofisario ACTH-dipendente: la TC e la RM, oltre a rilevare l’adenoma ipofisario, rilevano l’iperplasia bilaterale dei surreni o Adenoma surrenalico ACTH-indipendente: il quadro è quello di una masserella a livello di una delle due ghiandole, con possibile riduzione – per feedback negativo sulla secrezione di ACTH ipofisario – del parenchima adiacente e del surrene controlaterale o Carcinoma surrenalico: è più grande dell’adenoma (3-4 cm) o NB: DD tra adenoma e carcinoma surrenalico TC: • Densità o Adenoma: isodenso od ipodenso a causa della presenza di contenuto adiposo o Carcinoma: disomogeneo per la presenza di aree di necrosi • Somministrazione di mdc o A: c.e. non significativo e wash-out più veloce o C: c.e. marcato per aree di ipervascolarizzazione e wah-out più lento RM • Adenoma: iso- od ipointenso rispetto al parenchima normale in tutte le sequenze, con possibili aree di iperdensità dovute all’adipe • Carcinoma: iso- od ipointensi in T1, ma iperintensi in T2 Scintigrafia • Adenoma: ipercaptante (con ipocaptazione del surrene controlaterale) • Carcinoma: variabile 164 Scaricato da www.sunhope.it • • • 165 Iperandrogenismo: l’aspetto radiologico è simile a quanto detto per l’ipercortisolismo • Iperaldosteronismo: dovuto nel 75% dei casi ad un adenoma sviluppatosi nella glomerulare del surrene, è visualizzato da TC e RM o TC: adenoma ipodenso per il prevalente contenuto lipidico, con scarso c.e. dopo somministrazione di mdc o RM: adenoma iperintenso in tutte le sequenze o Scintigrafia: ipercaptazione monolaterale dell’adenoma Della midollare: feocromocitoma: • TC: neoformazione ovalare o rotondeggiante o Diametro: < 5 cm: densità parenchimatosa omogenea > 5 cm: disomogeneità dovuta alla presenza di aree di necrosi o Somministrazione di mdc: rapido ed intenso c.e. • Scintigrafia con MIBG marcata con radioiodio: è l’indagine più sensibile • RM o T1: lesioni ipointense o T2: lesioni notevolmente iperintense Metastasi surrenaliche: quando sono piccole, sono confondibili con adenomi non funzionanti; in questi casi, esame dirimente è la RM. infatti, gli adenomi presentano segnale RM basso in tutte le sequenze, mentre le metastasi sono in genere iperintense in T2 Incidentalomi: sono masse surrenaliche rilevate come reperti occasionali in corso di ecografie, TC o RM o Cisti o Lipomi o Mielolipomi o Carcinomi non funzionanti (sintomatici per effetto massa): sono caratterizzati da crescita rapida ed aree di necrosi e di emorragia Ecografia: massa disomogenea ed a margini irregolari TC con mdc: valuta • Estensione della neoplasia • Presenza di eventuali iperplasie linfonodali • Infiltrazione delle vene renali o della vena cava • Metastasi a distanza RM: è più sensibile nel rilievo di eventuali metastasi epatiche o Neuroblastoma: è il più comune tumore pediatrico ad insorgenza extracefalica: è caratterizzato da elevata malignità ed origina dalla midollare del surrene (o da altre sedi di cellule cromaffini) Ecografia: neoformazione a margini mal definibili ed ecostruttura disomogenea con possibili aree di necrosi e calcificazione TC • Visualizzazione di una massa di densità parenchimatosa, vascolarizzata, con aree ipodense di necrosi, zone emorragiche e possibili calcificazioni • Valutazione dell’estensione del processo RM: presenta il vantaggio – molto rilevante in età pediatrica – dell’assenza di radiazioni ionizzanti Scintigrafia: MIBG Scaricato da www.sunhope.it Par. III: Apparato genitale femminile Tecniche generali di diagnosi • Isterosalpingografia: utilizza radiazioni ionizzanti e mdc per visualizzare la cavità uterina e le tube. L’unica indicazione è lo studio dell’infertilità ed è assolutamente controindicata in caso di PID e di gravidanza. L’esame andrebbe condotto tra 7° e 12° giorno del ciclo (in cui la donna sicuramente non è gravida, non vi è mestruo e lo sfaldamento è terminato): si inserisce lo speculum in vagina, si posiziona poi il catetere di Faley nella portio e si inietta il mdc uro-angiografico radiologico nel canale cervicale. All’inizio, si osserva la distensione della parete esterna, poi il passaggio nelle tube e – da qui – la fuoriuscita nel peritoneo. Con questa metodica possono documentarsi: o Anomalie congenite o Difetti di riempimento endoluminale o Ipoplasie o Utero settato o comunicante (didelfo, bicorne) o Patologie tubariche (ad esempio, salpingite tubercolare) • Ecografia: metodica di prima istanza, si effettua per via sovrapubica o transvaginale: o Tecniche Studio sovrapubico: richiede la replezione, mediante ingestione di acqua, della vescica, sfruttata quale finestra acustica per agevolare il passaggio degli US e, contemporaneamente, per spostare cranialmente le anse intestinali (fonte di artefatti a causa del loro contenuto intestinale) Studio transvaginale: si avvale di appositi transduttori endocavitari, ha una risoluzione più elevata, ma visualizza una regione anatomica più limitata (piccola pelvi) Studio transrettale: ha indicazioni limitate (età pediatrica), ma un elevato dettaglio anatomico Istero-sonografia: si inietta il mdc ecografico nell’utero e nelle tube e si documenta il suo passaggio con sonda US. Presenta lo svantaggio di non indagare l’aspetto morfologico! o Quadro Utero: ha un aspetto globoso, a forma di pera, con una stratificazione ben apprezzabile nella donna fertile, che dall’esterno verso l’interno include • Perimetrio iperecogeno • Miometrio ipoecogeno • Endometrio e canale cervicale iperecogeni Ovaie: di forma ovalare, sono più ecogene del miometrio nella midollare; nella corticale, invece, si rilevano i follicoli anecogeni e con diametro fino ad 1 cm o ECD: può utilizzarsi per valutare il flusso dei vasi genitali o la vascolarizzazione lesionale • TC: o Metodo: è opportuno che la paziente assuma, almeno 30 minuti prima dell’esame, 4-6 bicchieri d’acqua per distendere le anse intestinali e riempire la vescica o Quadro Utero: ha forma globosa e densità parenchimatosa omogenea (con miometrio che aumenta di densità per somministrazione di mdc) Vagina: ha forma ovale e densità parenchimatosa (con aumento di densità della mucosa dopo somministrazione di mdc) Ovaie: hanno forma ovalare e densità parenchimatosa (con possibili follicoli ipodensi) 166 Scaricato da www.sunhope.it • RM: o o Metodo: è opportuno che la paziente stia a digiuno da almeno 6 ore, per ridurre la peristalsi intestinale (possibile fonte di artefatti) e che beva almeno 2 bicchieri d’acqua 15-20 minuti prima dell’esame Sequenze: la T2 è la più utilizzata Utero: essa, infatti, consente di distinguere le diverse componenti del fondo e del corpo uterino nella donna fertile, secondo una tripla stratificazione: • Endometrio iperintenso • Terzo interno del miometrio (o zona giunzionale) ipointensi • Due terzi esterni del miometrio di intensità intermedia Cervice: è anch’essa costituita da 3 strati: • Mucosa iperintensa • Stroma ipointenso • Strato esterno di densità intermedia Vagina: molto più sottile dell’utero, ha pareti di densità intermedia e presenta una sottile stria di intensità elevata corrispondente a mucosa e secreti Ovaie • Corticale ipointensa con follicoli iperintensi • Midollare medio-iperintensa Diagnosi delle principali patologie dell’apparato genitale femminile • Patologia utero-annessiale o Principi diagnostici di base Ecografia: indagine di prima istanza RM: si preferisce alla TC come tecnica di seconda istanza per • Superiore risoluzione di contrasto • Assenza di radiazioni ionizzanti RX: non è utilizzata • NB: radiografie fatte per altre cause (ad esempio, coxartrosi) possono evidenziare reperti patologici, come fibromi con calcificazioni “ad uovo di colombo”, di vecchia data. Calcificazioni “a spruzzo”, invece, sono dovute a processi neoplastici o degenerativi di utero o dell’ovaio TC: viene utilizzata soprattutto nella stadiazione dei tumori maligni, grazie alla possibilità di assumere, con un’unica soluzione, immagini del corpo intero, con valutazione anche di addome e torace o Principi di screening di base Donna asintomatica • Esocervice: o PAP test: se positivo: o Colposcopia: se positiva: o Biopsia • Endocervice: endocyte Donna sintomatica: sanguinamento intermestruale > visita ginecologica con colposcopia > conferma del sospetto o Principali patologie Benigne • Malformazioni 167 Scaricato da www.sunhope.it • 168 o Ecografia: di prima istanza o RM: di seconda istanza • Adenomiosi o RM: consente di rilevare in T2 l’ispessimento della zona giunzionale, in cui si possono individuare iperintensità focali, corrispondenti a nidi di cellule endometriali • Leiofibromiomi: lesioni uterine benigne più frequenti, hanno aspetto di nidi di dimensionali variabili: o Ecografia: sono ipo- od isoecogeni rispetto al miometrio normale, con iperecogenicità focali in caso di calcificazioni o TC: hanno densità variabile, con possibili aree iperdense di calcificazioni od ipodense di degenerazione o RM: hanno intensità bassa in T1 e, soprattutto, in T2 (disomogenea in presenza di degenerazione) Maligne • Carcinoma endometriale: può essere individuato con l’ecografia transvaginale se la rima endometriale ha ecogenicità disomogenea • Carcinoma della cervice: viene correttamente stadiato mediante RM. l’aspetto RM è quello di una lesione con intensità intermedia in T2, che assume omogeneamente il mdc Patologia ovarica: o Finalità della DPI Definire l’origine della lesione: elementi diagnostici di base sono: • Identificazione di tessuto ovarico residuo intorno alla lesione • Spostamento laterale dei vasi iliaci • Individuazione del peduncolo vascolare ovarico o del legamento sospensore dell’ovaio Differenziare lesioni benigne e maligne: si basa su criteri relativi alle caratteristiche morfologiche della lesione • Dimensioni (fino a 4 cm: benigne): tanto maggiori sono le dimensioni tanto maggiore ed irregolare è la componente solida vascolarizzata e tanto maggiore è la probabilità che la lesione sia maligna • Spessore della parete e di eventuali setti interni (fino a 3 mm: benigne) • Presenza di vegetazioni o componenti vascolari interne • Elementi indicativi di malignità o Ascite o Metastasi peritoneali e linfonodali Fornire elementi utili al chirurgo per l’eventuale terapia o Principali patologie ovariche Benigne • Teratomi: o Ecografia: iperecogeni per la componente adiposa o TC: densità adiposa o RM: elevata intensità in T1 • Cisti endometriosiche o Ecografia: si riconoscono per il contenuto costituito da echi di basso livello disposti in modo diffuso e privo di flusso all’ECD e per Scaricato da www.sunhope.it 169 l’aspetto multiloculato della lesione cistica con foci iperecogeni parietali o RM: il contenuto ematico ha intensità elevata in T1 e decrescente in T2 o TC: densità liquida od analoga al sangue • Cisti ovariche: di comune riscontro in età fertile, ad origine follicolare o luteinica, si caratterizzano per: o Ecografia: contenuto anecogeno o RM: intensità bassa in T1 ed elevata in T2, senza variazioni dopo mdc o TC: densità liquida • Ovaio policistico: le ovaie sono modicamente ingrandite (fino a 5 cm di diametro), con o Ipertrofia della parte centrale stromale Ecografia: iperecogena TC: densità parenchimatosa RM: bassa intensità o Multipli follicoli corticali Ecografia: anecogeni TC: densità liquida RM: densità bassa in T1 ed elevata in T2 • Tumori stromali e dei cordoni sessuali o Tumori a cellule della granulosa: hanno aspetto “a spugna”, cioè multiloculare cistico: Ecografia: componenti parenchimatose ecogene TC: densità parenchimatosa RM: intensità bassa in T1 e medio-elevata in T2 o Tumori del gruppo fibroma-tecoma: si distinguono per la presenza di Componente di tessuto fibroso: • Ecografia: ecogena • TC: densità parenchimatosa • RM: intensità medio-bassa in T1 e bassa in T2 Aree cistiche o Tumori a cellule di Sertoli-Leydig Ecografia: ecogeni TC: densità parenchimatosa con assunzione significativa di mdc RM: intensità bassa in T1 ed elevata in T2 Maligne • Tumori maligni epiteliali: o Cistoadenocarcinomi sierosi e mucinosi, che si distinguono dai corrispettivi benigni per la presenza di una parete o di componenti solide vascolarizzate interne o Carcinoma endometriode o Carcinoma a cellule chiare • Metastasi ovariche: sono, in genere, tumori con struttura anarchica, prevalentemente parenchimatosi e vascolarizzati: Scaricato da www.sunhope.it o 170 o Ecografia: ecogeni o TC: densità parenchimatosa più o meno disomogenea o RM: intensità bassa in T1 e medio-elevata in T2 DD delle patologie ovariche: massa: Cistica: cisti pura • Uniloculata o Cisti paraovariche o Idrosalpinge o Cisti funzionali o Cistoadenoma sieroso • Multiloculata o Cisti endometriosiche o Cisti funzionali o Ascesso tubo-ovarico o Cisto-adenoma mucinoso o Tumori borderline Solida • Fibrotecoma • Tumore di Brenner • Tumore a cellule della granulosa • Disgerminoma • Carcinoma epiteliale • Tumori metastatici Complessa • Lesioni benigne o Teratoma cistico o Teratoma maturo o cisti dermoide • Lesioni maligne o Cistoadenocarcinoma sieroso o Cistoadenocarcinoma mucinoso endometriale o Tumore a cellule chiare o Metastasi Scaricato da www.sunhope.it Par. IV: Apparato genitale maschile Prostata • Valutazione del PSA (vedi dopo): è il primo esame da effettuare per la DD tra carcinoma prostatico ed IPB (principale scopo della diagnostica della prostata) • Esplorazione rettale: va effettuata dopo la valutazione del PSA in quanto il massaggio prostatico può alterarne i valori! Può consentire la DD tra: o Carcinoma prostatico: nodulo prostatico periferico duro non dolente o IPB: aumento generalizzato di tutta la prostata • Ecografia: o Approccio Sovrapubico: previo riempimento vescicale, consente di valutare la morfologia della ghiandola ed eventuali lesioni; è utile nell’ipertrofia prostatica benigna (IPB), meno nel carcinoma prostatico Transrettale: previa toilette intestinale, consente una miglior caratterizzazione della lesione (anche se solo di quelle della zona periferica). Inoltre, è molto utile come guida per la biopsia trans-rettale del carcinoma prostatico o Quadro Capsula fibrosa e zona periferica iperecogene Zona di transizione e centrale ipoecogene Vescichette seminali ipo-anecogene con setti iperecogeni • TC: ha scarso utilizzo, limitato alla valutazione dell’estensione della neoplasia negli stadi avanzati (ad esempio, interessamento delle vescichette seminali). La TC, infatti, non discrimina bene la capsula, non riuscendo a distinguere patologia intra- ed extraprostatica • RM: consente uno studio molto accurato della prostata o Scansioni T1: intensità omogenea senza distribuzione zonale T2: consente di valutare l’anatomia zonale e di delimitare l’organo: • Capsula ipointensa • Zona periferica iperintensa • Zona centrale e di transizione ipointense • Vescichette iperintense (ipointense in T1) • Radiografia: consente, tramite l’uroflussimetria e l’uretroscintigrafia, di studiare anche il mitto, cioè la quantità di urina che passa attraverso l’uretra prostatica • Diagnosi delle principali patologie prostatiche o Carcinoma prostatico: ricordando che il carcinoma prostatico interessa nel 75% dei casi la parte periferica della ghiandola, la prima manifestazione clinica è riferibile ad una metastasi – generalmente ossea – rivelatrice. Al contrario, l’ipertrofia prostatica benigna (vedi dopo), interessando la parte centrale della ghiandola, si manifesta con sintomi urinari quali pollachiuria, disuria, nicturia e stranguria Esami ematochimici: valutazione del PSA: il PSA è una callicreina che serve a fluidificare la secrezione. Questa valutazione è il primo esame nello studio di una patologia prostatica (DD carcinoma prostatico ed IPB)! Comunque, questa proteasi è prodotta da cellule prostatiche sia normali che iperplastiche che neoplastiche: questo concetto è molto importante, in quanto il PSA può risultare aumentato in situazioni non neoplastiche. Per tal motivo, alla misurazione del PSA libero (vedi sotto per i valori) si sono aggiunte diverse misurazioni: tra queste la più utilizzata è la PSA velocity, ossia l’incremento di valore del PSA libero nel giro di qualche mese 171 Scaricato da www.sunhope.it • • • 172 VN: < 1 ng/ml Valori di “allerta: 2-4 ng/dl Valori alterati: > 4 ng/dl: è importante notare come, dal momento che valori maggiori di 10 ng/dl di PSA correlano con manifestazioni sintomatiche, neoplasie possono presentarsi con valori aumentati (8-10 ng/dl) ma asintomatiche. È per questo motivo che ogni paziente con valori di PSA maggiori di 4 ng/dl (cut-off!) va indagato ulteriormente, in sospetto di lesione neoplastica. • NB: un altro marcatore, non aumentato in prostatiti ed IPB, è il PCA-3 Esplorazione digitale del retto Ecografia transrettale (TRUS) • Indicazioni o PSA > 2,5 ng/dL (il 10% dei carcinomi prostatici si presenta con valori tra 2,5 e 4!) o Positività per nodulo prostatico all’esplorazione rettale • Caratteristiche generali o Valutazione delle sole porzioni periferiche (quelle comunque più colpite da carcinomi) o Segnale non uniforme: possono evidenziarsi noduli: Ipoecogeni (60-70%) Isoecogeni (25-40%) Iperecogeno (1-5%) o Guida alla biopsia o Possibile ausilio ECD in caso di lesioni ipervascolarizzate Biopsia: va fatta non solo sul nodulo, ma su tutta la prostata! • Tipi o Tecnica radiografica per via transperineale: può causare processi infiammatori od altre complicanze (rettorragie, IVU) o Tecnica urologica per via transrettale (TURP): ha una migliore geometria di campionamento, non necesita di profilassi antibiotica ed è più economica • Indicazioni o Come esame di I livello: nodulo palpabile + PSA > 10 ng/dL o Come esame di II livello: lesione alla TRUS o PSA < 10 ng/dL • Prelievi: almeno 12-16 per una mappatura completa • Razionale: occorre prestare particolare attenzione al fatto che la biopsia, pur mettendo in evidenzia una citologia neoplastica, non ha valore prognostico, nel senso che non è certo che questa lesione carcinomatosa evolva in una lesione oncologicamente attiva. Riscontri autoptici in pazienti oltre i 50 anni morti per altra causa hanno, infatti, evidenziato come il 20-45% di questi soggetti presentasse un tumore prostatico silente RM: indicata prima della biopsia per ricercare la sede o dopo una prima biopsia negativa, è la metodica d’elezione per il carcinoma prostatico – soprattutto le sequenze T2 con soppressione del segnale del grasso con un elevato contrasto intrinseco tra zona periferica (iperintensa) e zona centrale (ipointensa) e capsula ipointensa. In sostanza, è fondamentale per distinguere – con l’eventuale ausilio della TC – carcinomi endocapsulari (T1 e 2) ed extracapsulari (T3 e 4), distinzione importante per prognosi e terapia Scaricato da www.sunhope.it • o IPB 173 NB: le sequenze T1 NON consentono di differenziare le diverse componenti della ghiandola! In T2, invece, si ottiene il massimo della differenziazione tra porzione centrale e periferica. La RM in questa sequenza, rispetto all’US, ha un contrasto intrinseco favorevole: infatti, nell’iperintensità periferica un carcinoma, tipicamente ipointenso, risulterà facilmente evidenziabile. • Macchinari utilizzati o RM a basso, medio o elevato campo o Antenne dellate o Bobina settoriale: si applica nella pelvi con risoluzione di contrasto e spaziale. o Risonanza endorettale: utilizza bobine endorettali (endocoil) e sfrutta la stessa tecnica della TRUS, in altre parole porta il più vicino possibile alla lesione la fonte d’energia. • Il ruolo delle dimensioni della prostata: poiché la capacità di evidenziare le lesioni è legata alle dimensioni della prostata, in una prostata < 5 mm i tumori sono poco evidenziabili. La sensibilità aumenta poi in prostate di dimensioni maggiori al cm. Peraltro, la sensibilità dipende anche dalla sede del tumore: l’apice, ad esempio, è la zona più difficile da studiare • Falsi positivi o RM post-biopsia: il sangue emorragico dà iperintensità! o Noduli di iperplasia eterotopici o Prostatiti o Fibrosi o NB: la RM non è praticata come indagine di prima scelta non solo per la scarsa specificità, ma anche per l’elevata invasività (l’idea di un tubo in c.. non è piacevole!!!) • Studi spettroscopici: lo studio dello spettro della colina è un esame di terzo livello, attuato, ad esempio, per pazienti con PSA > 10 ng/dl e biopsia negativa. In questi casi, infatti, la RM spettroscopica può identificare la zona con segnale alterato, consentendo così di indirizzare il successivo studio bioptico in quella zona. TC: si pratica per la ricerca di metastasi in pazienti con tumore localmente avanzato, per valutare quindi la stadiazione (ricerca di metastasi linfonodali ed e ematiche) Scintigrafia ossea: per la ricerca di metastasi ossee Approccio terapeutico: • T1-T2: prostatectomia radicale nerves sparing: oggi sempre più attuata con sistemi robotizzati, presenta lo svantaggio che questi ultimi, pur con buoni risultati terapeutici, posso causare insemenzamento secondario delle vescicole seminali (iperintensità che vira in ipointensità) • T3-T4: brachiterapia con radioisotopi TRUS: mostra un’ipoecogenicità diffusa con iperecogenicità focali (calcificazioni) RM: è utile nei casi dubbi per la DD con il carcinoma: • T1: noduli isointensi • T2 o Isointensi se a prevalente componente stromale o Iperintensi se a prevalente componente ghiandolare Scaricato da www.sunhope.it o Prostatite: patologia infettiva legata in genere a gonococchi, presenta solitamente una sintomatologia eclatante che ne consente una pronta diagnosi (attenzione all’emospermia, tipico sintomi neoplastico, ma che può avere anche un’origine infiammatoria!). Comunque, lo studio per immagini si avvale di: RM: mostra immagini iperintense in caso di formazione di ascessi prostatici TRUS: non è consigliabile in caso di prostatite acuta, in quanto già la sola esplorazione rettale esacerba la sintomatologia. In caso di prostatite cronica, invece, possono evidenziarsi spot iperecogeni dovuti a calcificazioni intraghiandolari Testicolo • Caratteristiche generali di diagnosi del testicolo o Ecografia: ecostruttura iperecogena o RM T1: intensità omogenea e bassa T2: intensità elevata • Varicocele: è la dilatazione del plesso pampiniforme, dovuta all’inversione di flusso nella vena spermatica interna, che defluisce a destra nella cava inferiore ed a sinistra nella renale o ECD: affianca l’esame obiettivo e consente di misurare con estrema precisione il calibro dei vasi venosi del plesso pampiniforme e di valutare il flusso della vena spermatica Diagnosi di varicocele: calibro del plesso pampiniforme maggiore o uguale a 3 mm e reflusso venoso maggiore o uguale a 2 secondi Classificazione ECD in 5 gradi o Flebografia: grazie alla sua panoramicità, consente una visione completa dalla vena renale fino al plesso pampiniforme e rappresenta il gold standard nella dimostrazione delle frequenti anomalie anatomiche associate o Embolizzazione transcatetere (per la terapia) • Criptorchidismo: le tecniche radiologiche possono essere utilizzate per la ricerca del testicolo, sia confermandone l’assenza, che identificandolo lungo il canale inguinale o nell’addome. In quest’ultimo caso, sono preferibili TC e RM, per le problematiche correlate al meteorismo che ostacolano l’ecografia • Torsione del funicolo spermatico: esame fondamentale è l’ECD • Orchiepididimite: il testicolo e l’epididimo – all’ecografia – sono di dimensioni aumentate con ipoecogenicità diffusa o disomogeneità ecostrutturale • Tumori o Ecografia: aree ipoecogene mal definibili o ECD: ipervascolarizzazione o RM: noduli che assumono il contrasto T1: di densità intermedia T2: ipointensi 174 Scaricato da www.sunhope.it CAP. 7: LINFONODI Par. I: Caratteristiche generali Metodiche di studio • Ecografia: è la metodica che – per l’assenza di radiazioni ionizzanti, la ripetibilità e l’ampia diffusione – svolge un ruolo centrale nella diagnosi delle linfadenopatie. Consente un’ottimale rappresentazione delle dimensioni e della forma dei linfonodi, che si presentano – in condizioni fisiologiche – come strutture ovalari, ipoecogene e con ilo vascolarizzato. La presenza di metastasi è caratterizzata dall’aumento di dimensioni • RX: ha un ruolo quasi limitato all’eventuale riscontro di calcificazioni (segno di adenopatia su base flogistica o neoplastica). Comunque, la presenza di un fisiologico contrasto a livello del mediastino migliora la capacità di riconoscere le linfoadenopatie anche in assenza di calcificazioni • Linfografia: la sua capacità di opacizzare vasi linfatici e linfonodi consente di visualizzare i linfonodi anche se di dimensioni aumentate. La tecnica di esame prevede l’iniezione di un mdc iodato nei dotti linfatici periferici ed oggi ha poche indicazioni, come la presenza di fistole o di rotture (lesioni del dotto toracico in seguito a traumi o interventi di chirurgia toracica) • TC: è divenuta di riferimento nella definizione dello stato linfonodale, poiché fornisce una visualizzazione total-body delle stazioni linfatiche e garantisce la contemporanea visualizzazione della neoplasia primitiva e delle eventuali metastasi a distanza o Razionale: la metodica si basa sul riconoscimento di linfonodi patologici in base alle variazioni di forma e di dimensioni indotte dal processo patologico, neoplastico e non o Limite: incapacità di localizzare un processo patologico in linfonodi di diametro < 1 cm (micro-metastasi) o Impiego di mdc: è in grado di aggiungere alle informazioni morfologiche quelle biologiche, quali perfusione, permeabilità e resistenza al flusso • RM: garantisce un ottimale contrasto dei tessuti molli e, quindi, un’efficace definizione dello stato linfonodale. L’impiego di tecniche total-body, inoltre, incrementa la possibilità di ottenere una completa stadiazione di patologie oncologiche. Tuttavia, il limite principale è legato alla difficoltà di differenziare tra processi neoplastici e patologie infettive od infiammatorie. Comunque, l’introduzione di mdc – come il gadolinio – ha migliorato l’efficacia nella DD • MN: o PET con FDG: il FDG si concentra nei tessuti neoplastici, in considerazione dell’aumentato metabolismo glicidico tipico di processi con elevata replicazione cellulare; quindi, la PET correla con l’attività metabolica, consentendo di scovare metastasi in linfonodi di dimensioni conservate, ma ipercapatanti o Linfoscintigrafia: trova la principale indicazione nello studio del linfedema. Si basa sulla somministrazione di sostanze colloidali marcate con 99mTc in corrispondenza di piedi o mani, monitorizzando con scansioni a tempi multipli la distribuzione della linfa radiomarcata o Metodica del linfonodo sentinella: si basa sulla somministrazione di microparticelle colloidali radiomarcate intorno alla sede neoplastica primitiva, seguendone il decorso verso il primo linfonodo. Questo primo linfonodo – quello, quindi, “sentinella” – è prelevato ed analizzato istologicamente, per valutarne l’eventuale positività neoplastica 175 Scaricato da www.sunhope.it Diagnosi delle principali patologie dei linfonodi • Linfomi: la scelta delle metodiche diagnostiche è fortemente condizionata dl distretto della sospetta localizzazione; la scelta della metodica, infatti, deve esser volta a porre in evidenza sia la natura che la sede della lesione (tuttavia, dirimente per la natura è la biopsia): o Ecografia: esame di prima istanza nella valutazione delle catene linfonodali superficiali, si caratterizza per il possibile riconoscimento di: Linfonodi neoplastici: di dimensioni aumentate, aspetto polilobulato e marcata ipoecogenicità Linfadenopatie reattive: morfologia conservata, presenza dell’ilo come stria iperecogena o RX del torace: consente di rilevare lesioni estese di tipo “bulky”, il cui diametro trasverso è superiore ad 1/3 del diametro trasverso del torace o TC: è più utile dell’ecografia nello studio dei linfonodi addominali e polmonari o PET con FDG: è fortemente indicata nella stadiazione • Linfedema: la DPI è primariamente volta ad escludere patologie venose e si avvale di: o Linfografia: consente una precisa rappresentazione anatomica dell’albero linfatico con chiara localizzazione degli ostacoli al flusso linfatico o Linfoscintigrafia • Linfocele: è un raccolta di fluido linfatico dovuta alla rottura traumatica o chirurgica dei vasi linfatici o TC o Ago-aspirato • Linfoadeniti o Ecografia o TC 176 Scaricato da www.sunhope.it Sez. II: Altri aspetti specifici della DPI CAP. 1: LA MEDICINA NUCLEARE (Prof. Mansi) Par. I: Caratteristiche generali Introduzione La MN utilizza radiazioni “nucleari”, ovvero originate dal nucleo, le quali possono essere di due tipi: elettromagnetiche (EM) e corpuscolate. Le radiazioni EM – o raggi γ – hanno la caratteristica di non avere né massa né carica: pertanto, risultano estremamente penetranti per la probabilità di interazione con la materia estremamente bassa, proprietà che sta a significare che, somministrando al paziente una sostanza radioattiva che emette radiazioni γ, la maggior parte di queste esce dall’organismo senza creare alcun danno all’organismo stesso. Di conseguenza, esse saranno utilizzate in radiodiagnostica (scintigrafia, vedi meglio dopo). Le radiazioni corpuscolate, invece, hanno massa e carica e possono essere α o β.Le prime sono cariche positivamente (e praticamente corrispondono al nucleo di elio: 2 neutroni e 2 protoni) ed hanno grandi dimensioni. Quindi, una volta uscite dal nucleo, interagiscono immediatamente con la materia, determinando un danno locale e sono utilizzate soprattutto in radioterapia oncologica per la loro capacità di colpire selettivamente delle cellule (tuttavia, vi è il rischio di colpire cellule non neoplastiche). Esse non hanno potere di penetrazione (sono fermate da un foglio di carta), ma solo di contatto (e pertanto l’ingestione risulta tossica: spia russa avvelenata col polonio). Tuttavia, nella pratica clinica - come agenti terapeutici – sono utilizzate le radiazioni β: esse, infatti, hanno la stessa massa dell’elettrone, ma carica negativa o positiva. Le radiazioni β-, una volta emesse dal nucleo e prima di colpire il bersaglio, compiranno un tragitto più lungo, risultando più maneggevoli (ad esempio, 131I). Le radiazioni β+ (o positroni), invece, risulteranno attratte dall’universo di cariche negative del nucleo e darà luogo – subito dopo esser stata emessa – ad una produzione di energia (E=mc2): in altre parole, una volta giunto al nucleo, il positrone darà luogo – con un elettrone – ad una reazione di annichilamento, generando energia, ossia radiazioni γ, che hanno la stessa direzione ma verso opposto. I positroni, quindi, pur essendo delle radiazioni corpuscolate, sono utilizzati in MN nella PET (tomografia ad emissione di positroni). Utilizzi della MN • Diagnostica o In vitro: è stata fondamentale come metodo radioimmunologico (reazione antigeneanticorpo e radioattività come elemento di individuazione> primo dosaggio dell’insulina), che oggi ha minor importanza per la possibilità di ricorrere a metodi immunometrici senza radioattività (metodi colorimetrici od enzimatici). Può essere utilizzata per l’analisi su liquidi biologici della dose somministrata o In vivo: Con immagini • γ-camera: trasforma le radiazioni in immagini o Funzionamento: cristalli di NaI attivati al Tl [Tallio], di varie forme e dimensioni, associati al collimatore Æ interazione con raggi γ Æ scintillazione: trasformazione in fotoni luminosi Æ fotomoltiplicazione Æ digitalizzazione • Tomografi o SPECT (single photon emission computed tomography): utilizza radionuclidi che emettono radiazioni γ 177 Scaricato da www.sunhope.it o • PET (positron emission tomography): utilizza radionuclidi che emettono positroni Senza immagini • Linfonodo sentinella e chirurgia radioguidata Terapia Tecnica Concetto fondamentale in MN è che il segnale parte dal paziente, al quale sono stati somministrati radionuclidi che emettono radiazioni γ o positroni (esami “ad emissione”). Altro aspetto fondamentale della MN è stata la rivoluzione delle macchine ibride: infatti, accanto alle metodiche morfostrutturali (RX, US, TC, RM – in condizioni basali; basata sull’anatomia patologica) ed a quelle funzionali (urografia, ecocardiografia, MN; basata sulla biologia di un processo patologico), si è sviluppata una tecnica di imaging integrato (o fusion imaging). In altre parole, pur essendo la MN propriamente una metodica funzionale (di concentrazione!), essa non si pone più come semplice metodica funzionale, ma come una tecnica di fusion imaging, in cui informazioni morfostrutturali (MS) e funzionali vengono integrate. Grazie all’imaging digitale, infatti, si sono create macchine ibride, che danno – allo stesso tempo – informazioni morfostrutturali e funzionali (PET-TC, SPETC-TC, PET-RM: quest’ultima non è ancora utilizzata, ma ha importanti prospettive, soprattutto in età pediatrica). Quindi, le indagini MS hanno un’elevata sensibilità (anche dell’ordine di micron) ed un’elevata risoluzione anatomica; tuttavia, le indagini funzionali, pur avendo anch’esse una buona sensibilità (ma possono esservi – ad esempio – tumori che non captano!), sono in grado di visualizzare l’alterazione funzionale anche in termini di alterazione molecolare (“genomica”), giungendo ad una diagnosi anche molto precoce. L’analisi molecolare è, dunque, affidata alla MN, che ha il vantaggio di creare pochissime alterazioni e di avere una bassa tossicità. In conclusione, la MN si basa su differenze di concentrazione (e non di densità), è – di conseguenza – possibile solo su vivente e può consentire una diagnosi precoce (alterazione fisiopatologica precedente quella MS), una valutazione della funzione parenchimale ed anche applicazioni terapeutiche. Inoltre, dà informazioni circa la fase di attività della malattia (anche con finalità prognostico-terapeutiche) e questo è molto importante perché evita di ricorrere alla biopsia (morbo di Crohn, diverticolo di Meckel). I traccianti Per studiare una malattia occorre tracciare le molecole o le cellule interessate da quella malattia: questo è importante in quanto diversi traccianti consentono studi diversi (“caratterizzazione”) di uno stesso distretto (ad esempio, scintigrafia epatosplenica con traccianti colloidali, epatobiliare con traccianti epatotropi per lo studio anche delle vie biliari, PET con FDG per la studio delle metastasi, traccianti vascolari per lo studio degli angiomi, traccianti neuroendocrini per lo studio di NET); vi sono anche traccianti di perfusione. In MN, infatti, nell’utilizzo dei radiocomposti, è importante il “composto”: ad esempio, il 99m (metastabile)Tc – che emette radiazioni γ ed è utilizzato nel 90% delle scintigrafie – si può legare a composti diversi per lo studio di distretti diversi. Il più importante emettitore di positroni è, invece, il 18F ed il più importante radionuclide terapeutico è il 131I. In sintesi, un tracciante è una molecola che segue il comportamento di molecole o cellule, seguendone i meccanismi di concentrazione. Inoltre, vanno differenziati indicatori negativi ed indicatori positivi. Il radiofarmaco indicatore negativo si concentra selettivamente nel tessuto normale: le aree patologiche si evidenziano come difetti di captazione (aree “fredde”). Il radiofarmaco indicatore positivo si concentra selettivamente nel tessuto malato: le aree patologiche si evidenziano come aree di ipercaptazione (aree “calde“). 178 Scaricato da www.sunhope.it I traccianti negativi hanno un limite: il loro potere di risoluzione è apparecchio-dipendente. I traccianti positivi, hanno un utilizzo migliore e consentono di identificare la lesione ipercaptante come un “faro”. Svantaggio degli indicatori positivi è la loro bassa specificità (ad esempio, sia tumori o metastasi ossei che esiti di frattura sono ipercaptanti). In sintesi, la MN, essendo una metodica di captazione, consente un’analisi quantitativa; inoltre, essa non ha controindicazioni assolute. Par. II: Impieghi diagnostici Oncologia La MN utilizza un tracciante che si accumula nel tumore, individuando così tumori e metastasi, e ne valuta la concentrazione(tumore benigno che non concentra e tumore maligno che concentra). La PET (con PET-scanner) è la metodica più utilizzata in oncologia: principali emettitori di positroni utilizzati sono 11C, 13N, 15° e 18F. La PET è fondamentale nella diagnostica oncologica – come caratterizzazione prognostica e come valutazione della terapia –poiché con il 18F è marcabile il glucosio: come il glucosio, è marcabile anche il FDG; tuttavia, a differenza del primo, il FDG, una volta fosfato, blocca il suo ingresso nel ciclo metabolico. In altre parole, il FDG è un tracciante di trasporto piuttosto che di metabolismo: tuttavia, l’aumento del trasporto è comunque collegato all’aumento del metabolismo. Inoltre, poiché il FDG non viene metabolizzato, rimane nella cellula e consente un più lungo tempo di diagnosi (30-60 minuti): infatti, se si volesse tracciare il glucosio, marcandolo con 11C, esso verrebbe metabolizzato troppo velocemente e sarebbe difficilmente analizzabile. Poiché il trasporto del glucosio è un trasporto facilitato e saturabile, la PET con FDG risente di digiuno, glicemia ed insulina: di conseguenza, la standardizzazione dell’esame è ottenuta con pazienti a digiuno, misurazione della glicemia prima dell’esame (glicemia < 200 mg/dl) ed indagine circa l’eventuale assunzione di insulina da parte del paziente. Comunque, la PET si basa sulla capacità di concentrazione rispetto al fondo: pertanto, risulta più agevole analizzare eventuali accumuli a livello – ad esempio – del polmone piuttosto che a livello cerebrale (in cui il consumo di glucosio è costantemente elevato): di conseguenza, metastasi cerebrali vanno studiare con TC o RM. Occorre, poi, considerare che il glucosio si concentra dove c’è attività: ad esempio, si correla con l’attività muscolare, ma anche con l’età (timo, adenoidi e testicoli sono maggiormente captanti nel bambino). Inoltre, bisogna prestare attenzione ad eventuali stenosi ureterali o reflussi delle vie urinarie ed all’eventuale presenza di cicatrici (che sono maggiormente captanti). Peraltro, la PET non si può praticare durante l’allattamento. Ritornando ai tumori, essi ipercaptano glucosio per diversi motivi: aumento del numero dei trasportatori, aumento del metabolismo, aumento della glicolisi anaerobica (parametro sfavorevole in quanto espressione di una neo-angiogenesi molto accentuata). Quest’ultima, poi, avviene quando un tumore cresce troppo rapidamente per fargli arrivare ossigeno ed, in tal caso, si ha un accumulo di glucosio. Tuttavia, vi sono anche tumori che captano poco o non captano affatto il glucosio: NET, tumori differenziati della tiroide, cancro mucinoso, cancro della prostata. In linea di massima, questi sono tutti tumori a crescita lenta e con una prognosi favorevole. Un limite della PET sta nella stadiazione linfonodale, poiché TC e RM – utilizzando l’aumento di dimensioni come parametro di metastasi – danno solo due quadri (ingranditi o non ingranditi); la PET, invece, può evidenziare 4 quadri: • Linfonodo ingrandito che non capta FDG: è sicuramente benigno o reattivo • Linfonodo normale che capta: è estremamente probabile che si tratti di una neoplasia (alterazione funzionale che precede quella MS) 179 Scaricato da www.sunhope.it • • • Linfonodo normale che non capta: si tratta quasi sicuramente di un linfonodo benigno, ma potrebbe anche essere una micro-metastasi Linfonodo ingrandito che capta: è molto probabilmente una metastasi NB: di conseguenza, il quadro MN va integrato con un’analisi TC. La PET con FDG è molto utile, comunque, nei casi di FUO (febbre di origine sconosciuta), dovuta nella stragrande maggioranza dei casi ad infiammazioni croniche o linfomi, e nei casi di indicazione topografica alla biopsia Riguardo gli utilizzi della PET con FDG, il primo ambito di utilizzo è stata la DD di noduli polmonari solitari inferiori di 3 cm (non discriminabili alla TC); tuttavia, va prestata attenzione a carcinoidi, che non captano (FN), od a tubercolomi in fase attiva, che captano (FP). In generale la PET con FDG è un indicatore prognostico, è un target di risposta alla terapia e definisce il target biologico della radioterapia: ad esempio, in caso di carcinomi tiroidei differenziati, la PET è utile nel follow-up, consentendo di evidenziare eventuali metastasi indifferenziate. Inoltre, essa è utile, specie nei linfomi (anche PET con timidina), come esame “interim” dopo la terapia, per valutare il grado di risposta. Riguardo, invece, la risposta alla radioterapia, essa consente di valutare il target di azione della radioterapia (ossia il campo di azione, in cui può rientrare tessuto sano): si ricorda che la radioterapia va praticata nella zona attiva del tumore e non nella zona necrotica, che è quella più vicina ai tessuti sani. È, inoltre, opportuno ricordare come il FDG non sia utile per la prostata, per la quale si utilizza – ma solo nel sospetto di recidiva e nella stadiazione – la colina. Vanno poi considerati gli analoghi della somatostatina: in linea di massima, essi potrebbero essere utilizzati in tutti i tumori, ma la somatostatina ha una cinetica rapidissima. Pertanto, per rallentare la cinetica della somatostatina si è sviluppato un suo analogo – l’octreotide – a cinetica più lenta. A livello diagnostico, l’octreotide (octreoscan) è molto importante per i NET, che sono molto piccoli e si localizzano in tutto il corpo; a livello terapeutico, viene utilizzato. Infine, altri traccianti utili sono: F-DOPA (per il morbo di Parkinson, ma anche nell’insulinoma), estradiolo marcato (per il cancro della mammella) e la metionina (per le recidive cerebrali). Infiammazione ed infezione Per studiare infiammazione ed infezione si hanno diversi approcci, alcuni non specifici (nanocolloidi, 67 Gallio) ed altri specifici: anticorpi anti-granulociti, octreotide (che si lega a macrofagi attivati), IL (poche utilizzate), leucociti (granulociti per l’infiammazione acuta), antibiotici marcati (non ancora di routine, si utilizza per individuare i batteri contro i quali sono diretti). Comunque, i traccianti più utilizzati sono i leucociti marcati: nel caso di morbo di Crohn, ad esempio, il loro utilizzo consente di definire l’attività di malattia, la sua estensione ed informazioni sul follow-up. Importante è poi il loro utilizzo nella definizione della sede di malattia, come nella FUO: come accennato, cause più frequenti sono linfomi ed infiammazioni croniche (ad esempio, anche un’aortite). In questo caso, la non specificità della PET con FDG (che consente di ricercare “qualsiasi cosa”) è un vantaggio, permettendo la ricerca della patologia in tutto il corpo. A questo punto, tuttavia, pur avendo individuato il focolaio, non si conosce la natura della patologia: è l’utilizzo di leucociti marcati, infatti, che consente di discriminare infiammazioni/infezioni (in cui sono la loro captazione è aumentata) da lesioni neoplastiche (in cui la loro captazione non è aumentata). Tuttavia, esso non consente di discriminare tra infiammazioni ed infezione: per ricercare un’infezione possono utilizzarsi granulociti marcati. 180 Scaricato da www.sunhope.it Scintigrafia polmonare Vi sono due possibili approcci: la scintigrafia polmonare perfusionale e la scintigrafia ventilatoria. Lo studio della perfusione polmonare si pratica somministrando microemboli radioattivi nel sospetto di embolia polmonare, senza danno per il paziente, perché è talmente alta la sensibilità che il numero delle molecole utilizzate va a microembolizzare una quota minima dei capillari del letto polmonare (senza alterazione della superficie di scambio alveolo-capillare). Indicazione principale alla scintigrafia perfusionale polmonare è, dunque, l’embolia polmonare: caratterizzata dal mismatch perfusione/ventilazione, viene definita dalla presenza di un territorio ventilato ma non perfuso. Il problema è la ricerca di embolia polmonare in un paziente con enfisema polmonare: in questi casi, infatti, la valutazione del dato è molto difficile perché c’è distruzione del territorio polmonare. Comunque, la scintigrafia perfusionale è utile anche nella valutazione post-riperfusione. In conclusione, le macchine ibride SPET-TC sono il migliore approccio possibile in emergenza, in quanto si vede il trombo alla TC ed il difetto di perfusione alla SPET. MN della tiroide • Tecniche o Scintigrafia tiroidea con iodomimetici: 99mTc-pertecnetato 123I 131I o Total-body con 123I o 131I o Scintigrafia con indicatori positivi (sesta-MIBI, tetrafosmina) o PET con FDG: per metastasi indifferenziate • Quadri o Patologia non nodulare: DD tra ipertiroidismo e tireotossicosi o Patologia nodulare: non ha senso valutare attivamente noduli < 1 cm in assenza di FR per carcinoma midollare; in tal caso, infatti, infatti occorre un attento follow-up. In caso di noduli > 1 cm, invece, l’approccio si basa su: Valutazione del TSH Valutazione clinica Ecografia +/- FNA Scintigrafia (in presenza di noduli solidi) • Nodulo ipercaptante (caldo): prevale sulla captazione del resto della ghiandola • Nodulo isocaptante: benigno, può esser slatentizzati se autonoma con test al T3, che riduce il TSH • Nodulo ipocaptante (freddo): le cellule non sono funzionanti e può essere benigno e maligno; pertanto, richiede un esame citologico • Altre indicazioni o Ricerca di ghiandola ectopica: masse mediastiniche discendenti: si fa solo con 123I, in quanto il pertecnetato si localizza anche in ghiandole salivari, stomaco e plessi corioidei o Preparazione alla terapia radiometabolica: solo 123I o Localizzazione di metastasi ben differenziate: vanno ricercate se aumenta la TG dopo intervento chirurgico o In caso di aumento di TG ed assenza di captazione: PET con FDG o Traccianti di cellularità (sestaMIBI, tetrafosmina): valutano la cellularità nei noduli freddi: Diminuita: diminuzione probabilità Aumentata: aumento probabilità di cancro 181 Scaricato da www.sunhope.it Studio delle altre ghiandole endocrine Il ruolo della MN nello studio della patologia endocrina sta nella valutazione, nell’individuazione e nella caratterizzazione della patologia iperfunzionante. Attualmente le applicazioni più importanti sono: diagnosi di adenoma paratiroideo con traccianti di cellularità (sesta-MIBI e tetrofosmina) e valutazione del surrene. In questo secondo caso, si hanno approcci diversi a seconda del tipo di iperfunzione: si hanno traccianti della corticale (colesterolo marcato: in caso di aldosteronoma si sopprime la secrezione di ACTH con desametasone) e della midollare (MIBG: metaiodiobenzilguanidina). Riguardo, invece, la diagnosi della patologia dell’ipofisi, si utilizzano gli analoghi della somatostatina (soprattutto per adenomi GH-secernenti: in questo caso, si ha non solo un’informazione diagnostica, ma anche prognostica, indicando la possibilità di un’eventuale terapia con analoghi della somatostatina). Come detto, poi, i NET (ed in particolare i carcinoidi) non captano FDG e quindi, per la loro ricerca, occorre utilizzare l’octreotide marcato con 111In o traccianti emettitori di positroni come quelli marcati con 68Gallio. In questi casi, la PET con FDG sarà utile soltanto nel follow-up. Cardiologia nucleare • Traccianti o Di perfusione: gated-SPECT (i più importanti) o Vascolari: macrocircolo e cinetica (indirettamente) >13NH3-PET o Metabolici (FDG, EFA): non hanno ruolo clinico (switch metabolico in caso di ischemia) o Recettoriali (I-MIBG): Diminuzione dell’innervazione adrenergica in caso di scompenso Aumento in caso di AMS • Studi o Gated-SPECT: è lo strumento ottimale per valutare l’ischemia a livello dei miociti. In caso di ischemia, infatti, si ha un diminuito apporto di glucosio (per aterosclerosi, spasmo, etc.) ed aumento del suo consumo (per aumento di HR, ipertrofia, aumento della pressione arteriosa, etc.) Tappe dell’ischemia • Alterazione della perfusione e sofferenza cellulare > SPECT o RM • Disfunzione diastolica e poi sistolica > ecocardiogramma o RM • Alterazioni del segmento ST > ECG • Angina > esame obiettivo Razionale: la gated-SPECT è una tecnica di MN collegata all’ECG, che consente una valutazione contemporanea di perfusione e funzione ventricolare, che utilizza – come traccianti – 99mTc-sestaMIBI o Tc-tetrafosmina Acquisizione • A riposo > entità del deficit perfusivo • Dopo sforzo (ergometrico o farmacologico) o Area ipocaptante dopo sforzo Persiste a riposo > area necrotica Si riduce a riposo > area ischemica (che scompare) ed area necrotica (che permane) Scompare > area ischemica Curve • % di ipoperfusione e di reversibilità • Movimento parete/ispessimento parete o SPECT-TC: valuta in un unico esame 182 Scaricato da www.sunhope.it o o Perfusione, ischemia e vitalità del miocardio Cinetica di parete Macrocircolo Differenza tra placca solida e lipidica PET con FDG: è meno utile, in quanto il 50% delle aree necrotiche alla SPECT perfusionale sono solo ischemiche Angio-cardio-scintigrafia con traccianti vascolari (globuli rossi marcati con 99mTc): consente di valutare: Cinetica ventricolare Volume ventricolare Studio degli shunts intracardiaci Sanguinamenti occulti Scintigrafia ossea • Presupposti o Traccianti osteotropi: 99mTc-metil-difosfonato (Tc-MDP) o Elevata sensibilità al rimaneggiamento osseo e bassa specificità Aumento fisiologico in corso di crescita ossea Precede di mesi le alterazioni densitometriche o Aumento patologico legato a risposte osteoblatiche Fratture (entro 6 mesi) Flogosi (osteomielite) Metastasi Tumori ossei • Utilizzo o Metastasi ossee Cosa vede la scintigrafia • Metastasi osteoaddensanti o NB: la lesione osteoblastica è visibile alla scintigrafia 6 mesi prima che alla TC • Metastasi osteolitiche che coinvolgono il periostio Cosa non vede la scintigrafia • Metastasi osteolitiche midollari per carcinoma tiroideo, mieloma multiplo e neuroblastoma FN: tumori con metastasi osteolitiche midollari FP • Artrosi • Osteoporosi • Fratture o traumi ossei • Posture errate • AR o Traumi scheletrici Microtraumi: localizzazione ed identificazione di fratture In medicina legale: datazione > captazione solo se minore di 6 mesi o Artropatie: attività di malattia in AR ed altre o Patologie infiammatorie: scintigrafia trifasica Iniezione Tc-MDP sotto γ-camera • 1 minuto: flusso ematico 183 Scaricato da www.sunhope.it • 5-10 minuti: volume ematico • 3 ore: attività osteoblastica Finalità • Localizzazione delle osteomieliti • Valutazione di flusso e volume ematico: il flusso è aumentato nelle forme acute e normale in quelle croniche MN in nefrologia • Scopi o Diagnosi di patologia renale monolaterale e valutazione della funzione residua o Valutazione del parenchima funzionante o Prognosi • Tecniche (vedi reni) MN ed apparato GI • Transito esofageo: colloide-Tc (tempo normale: 15 secondi) • Svuotamento gastrico: tempo normale di 45-90 minuti • Ricerca mucosa gastrica ectopica (come nel diverticolo di Meckel): 99mTc-pertecnetato • Sanguinamento: eritrociti marcati con Tc-pirofosfato • Scintigrafia epato-biliare: Tc-IDA (acido imminodiacetico): ha diverse fasi: vascolare > parenchimale > biliare > intestinale Linfoscintigrafia e linfonodo sentinella (vedi linfomi) MN e SNC (by Mariano Oliva) Ischemia cerebrale e malattie degenerative • Traccianti: o Perfusione: SPECT: 99mTc-PAO, 99mTc-ECD PET: 15H2O, 13CO2 o Legante β-amiloide: PIB (Pittsburg Compound B) • Indicazioni: perfusione diminuita in o Area ischemica o Patologie degenerative: Alzheimer, demenza fronto-temporale, demenza a corpi di Lewy Mild Cognitive Illness: termine che indica disturbi isolati della memoria in soggetti che hanno elevata probabilità, entro 4 anni, di sviluppare Alzheimer o altra demenza Morte cerebrale: no captazione in PET-FDG Disturbi del movimento: • Traccianti: o SPECT: 123DAT-scan o PET: 18F-DOPA • Indicazioni: o DD tra Parkinson e parkinsonismi: DAT ↓ in putamen nel MP, in putamen e caudato nei parkinsonismi 184 Scaricato da www.sunhope.it DD tra Parkinson e tremore essenziale: DAT alterata in MP e non nel tremore essenziale o N.B. Anche lo studio del cuore con MIBG è utile (esame alterato in parkinsonismi, ma non nel MP) In futuro: PET-RM Æ epilessie farmaco-resistenti per localizzazione in vista di terapia chirurgica • ↑ captazione FDG durante la crisi • ↓ captazione di 11C-flumazenil in focolai epilettici o Chirurgia radioguidata La MN dà informazione circa la sede e l’estensione del tessuto da togliere alla chirurgia: questo è particolarmente importante nel melanoma e nei tumori della mammella. Nel melanoma, la metastasi linfonodale segue dei percorsi imprevedibili, soprattutto a livello del dorso: quindi, iniettare intorno al melanoma significa capire se le metastasi si dirigono verso l’ascella o verso l’inguine. La ROLL (radioguided occult lesion localization), poi, è la ricerca di una lesione occulta della mammella: la lesione non palpabile, infatti, è una lesione difficilmente evidenziabile anche al tavolo operatorio; pertanto, si somministra – sotto guida ecografica – un colloide nel tumore non palpabile, che risulterà così evidente. Par. III: Utilizzo terapeutico Caratteristiche generali • Finalità dell’imaging funzionale: o Individuazione di sedi a maggior attività di malattia o Individuazione della variabilità temporale (escape) di recettori bersaglio o Individuazione delle barriere biologiche alla diffusione dei farmaci • Radionuclidi utilizzati: ad emissione β o Cosa colpiscono Cellule tumorali Cellule adiacenti (cross-fire) Connettivo (evoluzione in fibrosi) o Altre caratteristiche Possibili lesioni endoteliali Escrezione urinaria o Radionuclidi utilizzati 131I: radiazioni β 211At: radiazioni α 111In: radiazioni γ • Terapia o Tiroide Ipertiroidismi: la terapia radiometabolica è di seconda linea in • Noduli iperfunzionanti (se non è possibile l’escissione) • Morbo di Basedow (se non risponde alla terapia medica) Carcinoma tiroideo differenziato: rappresenta più del 90% dei tumori dei tireociti e conservano la captazione; si utilizza il 131I nei carcinomi ad elevato rischio in associazione alla chirurgia. Si può utilizzare anche nel post-terapia (dopo valutazione di residui tiroidei tramite dosaggio di TG) 185 Scaricato da www.sunhope.it Metastasi ossee: ha un ruolo palliativo, soprattutto in quelle derivate da mammella e prostata, ed antalgico se non vi sono possibilità di radioterapia e di utilizzo di oppioidi. Si utilizzano: 99mTc-MDP 153Sm-EDTMP Altre terapie o Radio-immunoterapia: ha un bersaglio recettoriale noto (Ab-linker emittenti): è una terapia dei tumori solidi basata sull’impiego di anticorpi diretti contro strutture relativamente specifiche delle cellule tumorali e coniugati con un radionuclide: con questa tecnica il tracciante radioattivo si localizza nelle strutture neoplastiche, provocando il massimo effetto radioterapico a livello locale. Tale forma di terapia presenta diversi vantaggi rispetto ad altre forme convenzionali di trattamento antineoplastico, in quanto si tratta di una forma senza importanti effetti collaterali e mirata al tessuto tumorale (fonte: enciclopedia online Treccani) o Radioterapia recettore-mediata: per i NET o Radiosinoviectomia: in AR e panno sinoviale > iniezione di colloide radiomarcata nel cavo articolare o • 186 Scaricato da www.sunhope.it CAP. 2: RADIOTERAPIA (Prof. Schillirò) Par. I: Caratteristiche generali Introduzione La radioterapia è quella disciplina della medicina che utilizza gli effetti biologici delle radiazioni ionizzanti per curare le neoplasie: • Finalità o Radicale (o curativa): è il trattamento che si prefigge la guarigione del tumore e quindi il controllo definitivo della malattia locale Radioterapia esclusiva: tumori localizzati Radioterapia profilattica od adiuvante: in aree con elevata probabilità di malattia subclinica e residua (dopo chirurgia) o Palliativa: ha come finalità quella di eliminare almeno uno dei sintomi correlati al tumore, migliorando la qualità di vita del paziente: Controllo del dolore in presenza di metastasi ossee o di infiltrazione dei plessi nervosi Riduzione dei sintomi dovuti a fenomeni compressivi esercitati da masse neoplastiche su midollo spinale, cava superiore, etc. • Radioterapia o Da sola o In associazione (terapia combinata) con: Chirurgia Chemioterapia Altri agenti farmacologici: radiosensibilizzanti (chinoni, pirimidine alogenate), radioprotettori (sostanze contenenti –SH), farmaci biologici od immunologici • Ruolo nella cura o Neoadiuvante (pre-operatoria): si prefigge l’obiettivo della diminuzione delle dimensioni con down-staging (CCR, tumori esofagei, tumori di testa e collo) o Adiuvante (post-operatorio): si attua in casi con elevata probabilità di malattia residua subclinica (N+) o Intraoperatoria o RT/CT (concomitante o subsequenziale) Effetti sovrapposti: RT locale e CT sistemica Effetti interattivi (sinergici): la CT è radiosensibilizzante (sincronizzazione del ciclo cellulare, inibizione della riparazione) • Fasi dell’interazione delle radiazioni con la materia o Fase fisica: è data da emissione, cessione, trasferimento ed assorbimento di energia dalle radiazioni alla materia. Questa fase applicata alla biologia dà la fase biofisica (fase di interazione della fisica con la biologia) e determina: Ionizzazione Eccitazione o Fase chimico-fisica: è caratterizzata da un’interazione diretta con gli atomi e da un’interazione indiretta con formazione di radicali liberi o Fase chimica: si hanno Rottura dei legami Polimerizzazioni Depolimerizzazioni 187 Scaricato da www.sunhope.it Fase biochimica: è caratterizzata da alterazioni molecolari, come danni a DNA, RNA, citoplasma, enzimi, etc. o Fase biologica: Caratteristiche • Aberrazioni di componenti cellulari • Alterazioni morfo-funzionali e metaboliche • Lesioni del materiale genetico Fasi • Cellulare • Tissutale • Organica NB: al termine di questa fase, si ha o la riparazione del danno o il blocco riproduttivo con morte cellulare (effetti a breve termine); possono aversi anche effetti a lungo termine come mutazioni Parametri che condizionano la risposta biologica alle radiazioni o Biologici: radiosensibilità cellulare: dipende da: Attività proliferante Grado di differenziazione Espansione della cellula attiva Età o Fisici: sono propri delle radiazioni e sono: Dose totale ed intensità di dose (dose/tempo) Somministrazione: acuta, frazionata o cronica Qualità delle radiazioni: LET (trasferimento lineare di energia) • LET basso: fotoni (X e γ), elettroni (β) o Elevato potere penetrante o Bassa cessione di energia • LET elevato: neutroni ed elio (α) o Scarso potere penetrante o Chimici Effetto ossigeno: in presenza di ossigeno si ha un miglior effetto delle radiazioni a livello cellulare, per la formazione di radicali liberi (soprattutto per quelle a basso LET) Effetti delle radiazioni sulla materia vivente o Effetti deterministici: necessitano di una dose soglia per aver luogo Tipi • Acuti: blocco della proliferazione parziale, subtotale o totale • Subacuti: diminuzione delle cellule nel compartimento proliferativo (con diminuzione di cellule mature) • Cronici: alterazione della funzione cellulare e tissutale (vasi e connettivo) Razionale: ogni tessuto ha una sua dose soglia, per la quale manifesta inesorabilmente lesioni irreversibili. I tessuti con dosi soglia più basse sono quelli più radiosensibili, e cioè epitelio GI, epidermide, midollo osseo e gonadi Sindrome da panirradiazione • Sindrome cerebrale (> 30 Gy in un’unica seduta): morte in 48 ore • Sindrome GI (3-30 Gy): morte in 3-8 giorni • Sindrome midollare (3-6 Gy): morte in 14-21 giorni o • • 188 Scaricato da www.sunhope.it o Effetti statici: hanno una probabilità di presentarsi correlata alla dose, ma lo loro gravità è indipendente da questa. Effetti principali, di grande importanza con dosi basse, sono: Danno genetico (ad esempio, alle gonadi) Cancerogenesi Presupposti di base in RT • Radiosensibilità: è la risposta di un tessuto (regressione o scomparsa di un tumore) dopo trattamento radioterapico o Elevata: linfomi, tumori germinali ed embriogenetici (neuroblastoma) o Intermedia: carcinomi o Bassa: melanomi, sarcomi • Radiocurabilità: è la possibilità di curare completamente un tumore con la radioterapia. Tiene conto non solo della radiosensibilità delle cellule neoplastiche, ma anche dell’estensione e della sensibilizzazione dei tessuti limitrofi, che limitano la dose utilizzabile • Dose e frazionamento o Dose Totale: è correlata a • Intento o Curativo: dose letale o Palliativo: dosi minori • Radiosensibilità della neoplasia • Estensione della malattia (malattia subclinica o clinica) Tollerabile: è riferita ai tessuti sani irradiati; è tollerabile il 5/5 (5% di rischio di danni severi a 5 anni) Di massima tollerabilità: dà un rischio del 50% di danni severi a 5 anni o Indice terapeutico: dose tollerabile/dose letale o Frazionamento della dose: Parametri: presenta 5 parametri • Dose globale del trattamento • Dose per frazione • Ratio dose • Intervallo fra le dosi • Tempo globale di trattamento Tipi • Irradiazione continuativa: tipica di brachiterapia • Frazionamento convenzionale: il più utilizzato, prevede la somministrazione di 1,8-2 Gy al giorno per 5 giorni a settimana • Frazionamento non convenzionale o Ipofrazionamento: si pratica con poche sedute con dosi maggiori (4-6 Gy) e dose totale ridotta; si utilizza in radioterapia palliativa o Iperfrazionamento: si pratica con piccole dosi per frazione con aumento della dose totale (1,2 Gy ma per 2-3 sedute al giorno) o Frazionamento accelerato: si pratica soprattutto per tumori di testa e collo e per quelli a rapido sviluppo; si basa sulla diminuzione della durata del trattamento con dose totale uguale, il rapporto dose/frazione è aumentato e si ripete più volte al giorno 189 Scaricato da www.sunhope.it o CHART (continous hyperfractionated aceelerated RT): si pratica con più dosi al giorno, con dose totale uguale e ripetizione tutti i giorni (e rapporto dose/frazione uguale) Tecniche e macchinari • Brachiterapia (Curieterapia): oggi molto poco utilizzata, sfrutta isotopi emittenti radiazioni corpuscolate (α, neutroni) o Isotopi più utilizzati 192Iridio 125Iodio 103Palladio 90Stronzio o Posizionamento All’interno di neoplasia (cavità, interstizio) A diretto contatto o Utilizzi Infissione (interstiziale): tramite aghi (cavo orale, orofaringe, prostata) Endocavitaria: tramite fili o perle (utero, vie biliari, bronchi, esofago) Contatto: tramite calchi (cute, palato duro, cornea) • Radioterapia a fasci esterni o Macchinari Roentegen-terapia convenzionale (unità di kilovoltaggio): solo lesioni superficiali Telecobaltoterapia (unità di megavoltaggio): ha problemi di smaltimento e, come la precedente, non è più utilizzata Acceleratori lineari (i più utilizzati) • Elettroni • Particelle pesanti (ciclotroni) • Protoni (sincrotoni) • Ioni C (adroni > sincrotoni) o Fasi Selezione del paziente (valutazione multidisciplinare) Programmazione • Preparazione del paziente • Simulazione del trattamento • Compilazione del piano di trattamento o Compiti del radioterapista Identificazione di sede e profondità dei volumi Identificazione degli “organi di rispetto” Scelta di modalità e tecnica di irradiazione Scelta di dose totale e dose bersaglio e della modalità di frazionamento o Compiti del fisico specialista Curve di isodose per i volumi Aumento dose focolai e diminuzione dose negli organi a rischio (OAR) Esecuzione del trattamento • Posizionamento ed immobilizzazione del paziente • Controllo radiografico e verifica dei campi 190 Scaricato da www.sunhope.it • • • • • • 191 Modalità moderne di teleradioterapia o 3D-CRT (conformazionale) Identificazione dei volumi con studio TC: il fascio è plasmato in relazione al volume di interesse (istogrammi dose-volume) Possibile grazie al collimatore multilamellare) o IMRT (RT a modulazione di intensità) Fasci di radiazione non uniformi ad intensità differenti Conformazione ottimale con risparmio di tessuti sani o IGRT (RT guidata da immagini) Visualizzazione anatomica subito prima della somministrazione della dose Localizzazione precisa target-volume o Tomoterapia: si basa sull’utilizzo di un acceleratore che emette radiazioni ruotando attorno al paziente con contemporanea acquisizione TC IGRT 4D: valuta modifiche del volume in relazione a variazioni costituzionali e movimenti fisiologici Radiochirurgia: o Irradiazione in singola dose o Aumento di intensità con fissazione stereotassica cruenta RT stereotassica o Fissazione stereotassica non cruenta o Dosi frazionate IORT (intraoperatoria) Adroterapia: fasci di protoni/neutroni/ioni C o Ottimale distribuzione o Aumento degli effetti biologici Scaricato da www.sunhope.it CAP. 3: RADIOPROTEZIONE (Prof. Schillirò) Par. I: Caratteristiche generali Generalità sulla radioprotezione La radioprotezione è la disciplina che regola l’esposizione alle radiazioni per lavoratori e pazienti: • Normativa o DPR 125/64: radioprotezione del lavoratore o DLgs 230/95: radioprotezione del lavoratore e del paziente o DLgs 187/2000: radioprotezione del paziente (esposizione medica) o DLgs 241/2000 e 247/2001: radioprotezione nel lavoratore • Tipi di esposizione o Occupazionale: richiede controlli periodici (3 mesi) e radioprotezione Rischi occupazionali • Da irraggiamento o Esterno: RX/TC o RT o Interno: MN • Da contaminazione con sostante radioattivee o Esterna: su cute e mucose o Interna: in circolo Figure implicate • Datore di lavoro e dirigenti (provvedono) e preposti (vigilano) • Esperto qualificato (un fisico): arto. 61 DLgs 230/95: prima dell’attività deve essere acquisita una relazione scritta con valutazione ed indicazioni scritte • Medico addetto alla sorveglianza (qualificato) Obblighi del datore di lavoro (DLgs 241/2000) • Informare i lavoratori su: o Rischi specifici o Norme di radioprotezione o Conseguenze dell’inosservanza delle norme o Modalità di esecuzione del lavoro e norme interne • Provvedere ad: o Indicare fonti di radiazioni ionizzanti o Effettuare dosimetria dei lavoratori Dosimetro (irraggiamento globale) Dosimetro parziale (braccialetto) Presidi di radioprotezione • Fisici (barriere) • Mobili (schermature) • Indumenti (grembiuli, guanti) Classificazione di aree e lavoratori (effettuate da un esperto qualificato di radioprotezione) • Aree (DLgs 241/2000) o Zona controllata: esposizione globale possibile > 6 mSv/anno o Zona sorvegliata: esposizione 1-6 mSv/anno o NB: le aree devono essere individuate, segnalate, delimitate, classificate e ad accesso controllato 192 Scaricato da www.sunhope.it • o 193 Lavoratori o Esposizione Non esposti: < 1 mSv Esposti • Categoria A: dose efficace di 6-20 mSv/anno: radiointerventisti, ortopedici, medici di MN • Categoria B: dose efficace di 1-6 mSv/anno o Rischio lavoratori massimo < 10-4 Esperti di radioprotezione • Tecnico di radiologia/infermiere professionale (delegati dallo specialista) • Responsabile di apparecchiature (specialista in radiodiagnostica, radioterapia o MN) Controlli di qualità: eseguitidal fisico specialista in fisica medica Medica: diagnosi (o screening) e terapia Responsabilità dell’esposizione • Prescriventi: tutti i medici ed odonotiatri • Utilizzatori di radiazioni ionizzanti o Specialista in radiodiagnostica: esame + referto o Attività complementari: specialisti che utilizzano radiazioni ionizzanti per fini inerenti alla branca, non possono refertare Principi di radioprotezione • Principio di giustificazione (relazione costo/benefici clinici) o Giustificazione globale: in base al sospetto di patologia (come si trova meglio quello che si cerca?) o Giustificazione individuale: esposizione in base alle circostanze del paziente e dell’ambiente o NB: coinvolge sia il prescrivente che il radiologo • Principio di ottimizzazione: criterio ALARA (aslow as reasonably achievable): la dose deve essere la minore ragionevolmente possibile Dosimetria (ICRP: international commission on radioprotection) • 1 Sv= 1 J/1 Kg o 1 mSv: rischio per lavoratori o 1 Gray: rischio per pazienti • Dose equivalente: peso ponderale delle radiazioni (dose assorbita x fattore ponderale) > effetti biologici (dose/peso) • Dose efficace: somma ponderata delle dose equivalenti sui vari organi e tessuti in relazione alla loro radiosensibilità Livelli diagnostici di riferimento (DLgs 187/2000): livelli massimi di accettabilità di dose erogata da apparecchiature radiologiche in un determinato esame Protezionistica ambientale • Pazienti volontari (screening o studi): consenso informato • Medici (del lavoro, legali, etc.) • Familiari che assistono o < 60 anni: massimo 3 mSv o > 60 anni: massimo 10 mSv Scaricato da www.sunhope.it CAP. 4: RADIOLOGIA INTERVENTISTA Par. I: Caratteristiche generali Introduzione È la branca della radiologia che utilizza tecniche, diagnostiche o terapeutiche, ad approccio percutaneo; generalmente si basa su di un problem solving con risparmio di procedure chirurgiche (ottimizzazione rapporto costi/benefici): • Vantaggi o Diminuzione delle complicanze di chirurgia, del dolore e del tempo di ricovero o Assenza di anestesia generale o Pochi punti di sutura • Tecniche e materiali o Macchine guida Tavolo angiografico (RX) RX/TC US RM o Via d’accesso sempre percutanea Vascolare: arteriosa o venosa Extravascolare o Materiali Aghi (in Gauge: G) • Puntura vascolare • Da biopsia Guida: consentono l’introduzione di strumenti con minimi traumatismi • Normali-stiff (rigidità) • Diritti- “J” (punta) • Idrofiliche o meno (teflon) Stent: dispositivi tubulari metallici impiegati al fine di mantenere pervia una struttura • Autoespandibili-premontati • Nudi-ricoperti Cateteri (in French > 3F = 1 mm) • Vascolari diagnostici o terapeutici • Guide • Microcateteri • Di drenaggio Materiali embolizzanti • Riassorbibili o 48-72 ore-1 settimana o Collagene o fibrina • Non riassorbibili o Spirali metalliche o Colle acriliche 194 Scaricato da www.sunhope.it Radiologia interventistica angiografica • Patologie arteriose o Patologia aneurismatica: endoprotesi (dall’arteria femorale) Aorta toracica: solo forme Stanford B, in pazienti > 65 anni in cui è controindicata la chirurgia Aorta addominale: aneurismi sottorenali con coinvolgimento degli assi iliaci o Patologia steno-ostruttiva arteriosa Tipologia • Angioplastica • Stenting Sedi • Distretto aorto-iliaco o Stenosi infarenali isolate < 3 cm o Stenosi dell’iliaca comune mono- o bilaterale • Distretto femoro-popliteo • Arterie della gamba: terapia di “salvataggio d’arto” • Carotidi: PTA + stent con filtri di protezione cerebrali • Coronarie • Arterie renali o Giovani con ipertensione nefrovascolare o Stenosi del terzo prossimale e medio o Fibrodisplasia o Trombolisi locoregionale: ha un basso rischio sistemico di emorragie o Infusione selettiva di farmaci • Patologia venosa: o Patologia stenosante Cause • Trombosi da catetere • Compressione ab estrinseco PTA + stent (cura temporanea) o Trombolisi locoregionale TVP post-partum o chirurgica o Filtri cavali: si posizionano a livello cavale sottorenale, per via giugulare o femorale TVP cronica con pregressa TEP Trombi flottanti e controindicazione ad anticoagulanti Prevenzione chirurgica in presenza di FR o Ipertensione portale Post-epatica: PTA Epatica: TIPSS (shunt porto-sistemico transgiugulare intraepatico): si crea una comunicazione diretta tra una vena sovraepatica e la porta attraverso uno stent posizionato nel parenchima epatico Pre-epatica: trombolisi con accesso portale transepatico percutaneo o Varicocele: raggiungimento flebografico discendente ed iniezione di sostanze sclerosanti • Malformazioni vascolari o MAV: con agenti sclerosanti/colle/spirali metalliche + microparticelle > embolizzazione del nidus o Emangiomi: embolizzazione se Giganti con piastrinopenia 195 Scaricato da www.sunhope.it • Sacciformi Embolizzazione di patologie non vascolari o Emorragie acute Traumatiche: soprattutto in caso di shock Non traumatiche: intestinale o bronchiale o Chemioembolizzazione transarteriosa epatica: accesso femorale > raggiugimento dell’arteria epatica > CT + lipiodol (mdc liposolubile) + embolizzazione dei rami afferenti NB: al termine l’aria colpita è radiopaca e la terapia è solo palliativa o Embolizzazione di altre lesioni Fibromi uterini Cisti aneurismatica Aneurismi/pseudoaneurismi o Embolizzazione parenchimale Splenectomia medica: ipersplenismo Nefrectomia medica: rene policistico Radiologia interventistica extravascolare • Utilizzi o Diagnosi: biopsia (eco- o TC-guidata) o Terapia Drenaggi percutanei: derivazioni esterne Stents: derivazioni interne • Biliari • Tracheali • Esofagei-intestinali Ablazioni percutanee • RF • Radiazioni • Crioablazione • Alcolizzazione • HIFH • Indicazioni o Vie biliari Ittero colestatico: PTC • Quando o Ostruzione all’ilo epatico o Dopo fallimento di CPRE • Tecnica: puntura di un ramo biliare transepatico > iniezione del mdc e visualizzazione della stenosi o Drenaggio esterno: stenosi invalicabile o Drenaggio interno: il catetere arriva in duodeno, superando l’ostruzione Colecistotomia: drenaggio transepatico-colecistico in attesa di colecistectomia, per detendere e svuotare l’organo o Vie urinarie Nefrostomia: drenaggio percutaneo delle vie urinarie (su calice renale) • Risoluzione ostruzione • Decompressione 196 Scaricato da www.sunhope.it o o o o • Possibile uteroplastica: stent in uretere Calcolosi • Calcoli > 2,5 cm o a stampo • Sede pelvica o uretere posteriore Genitale femminile: disostruzione tube Tubo digerente Stenosi esofagea: stenting in endoscopia Gastrotomia percutanea Stenosi del colon: stenting in endoscopia Drenaggi di raccolte ed ascessi: posizionamento di tubi o drenaggio eco- o TC-guidati Ablazioni percutanee Ablazioni con radiofrequenze: • Tecnica: ago infisso nella lesione con guida ecografica o TC > rilascio RF > aumento della temperatura > area necrotica • Indicazioni o Lesioni < 5 cm senza vasi vicini (HCC e metastasi epatiche, carcinomi di reni e polmoni, osteoma osteoide) Crioablazione (con He) Alcolizzazione (PEI): necrosi colliquativa > blush iperecogeno Con US: HIFH: high intensity focused ultrasound: mappatura con RM + US focalizzati • Fibroma uterino • Osteomi osteoidi • Metastasi ossee • Tumori renali Raffaele Vanacore 197 Scaricato da www.sunhope.it