Una stradina fuori mano La Parola di martedì 20 settembre 2007 Luca 7,11-17 – 11 In quel tempo Gesù si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. 12 Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. 13 Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!». 14 E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». 15 Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. 16 Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo». 17 La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione.Nain (la Graziosa?) è una cittadina a 10 Km da Nazaret, alle pendici del piccolo Hermon, nella pianura di Izreel. Davanti alla porta della città di incontrano due cortei. Il primo, diretto verso Nain, preceduto da Gesù con i discepoli e grande folla; il secondo, invece, usciva dalla città verso la terra dei morti: veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Allora i morti, vestiti e deposti sulla barella, venivano seppelliti la sera stessa della giorno della morte. Possiamo dunque immaginare l’incontro di Gesù con la vedova nell’ora del tramonto.Vedendola, il Signore ne ebbe compassione. Luca usa qui lo stesso verbo che userà nella parabola del buon samaritano, quando dirà “un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione” (Lc 10,33). Ed è la stessa espressione che la bibbia usa per indicare l’amore infinito di Dio “ricco di misericordia”. La “compassione” di Dio è un sentimento forte, non è il nostro “compatire”, è l’immedesimarsi nella sofferenza dell’altro per risollevarlo, è la ragione stessa dell’incarnazione: “non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato” (Eb 4,15). In Cristo è Dio stesso che entra nella sofferenza di quella mamma e le dice “non piangere”.Poi un gesto e una parola: “accostatosi toccò la bara e disse: Giovinetto, dico a te, alzati! Il morto si levò. Il corteo della vita, ha incrociato la sua strada con il corteo della morte e l’incontro è stata la risurrezione del morto: è la parabola della redenzione. Dov’è Dio quando l’uomo soffre e muore? È dentro la sofferenza e la morte dell’uomo per seminarvi il germe della risurrezione, patisce del nostro patire e ci dona la vita liberata dalla morte. La conclusione è di una delicatezza e umanità toccanti: il giovinetto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. Gesù se ne impossessa, gli dona quello che ha in proprio, la vita, e lo restituisce vivo alla madre.Di fronte al divino che si manifesta la folla è presa da timore e da gioia: il sentimento della infinita distanza tra la creature e il creatore e la gioia che l’infinita potenza di Dio “grande nell’amore” è benefica per le creature. La folla lo glorifica e guardando a Gesù esclama: in Lui “Dio ha visitato il suo popolo”. http://www.parrocchiabassano.net Realizzata con Joomla! Generata: 8 June, 2017, 06:33