Le dieci parole di libertà offerte sul Sinai

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Le dieci parole di libertà
offerte sul Sinai
Affrontiamo ora la parte centrale della vita di Mosè.
Sul monte Oreb, nella solitudine del deserto, Mosè aveva visto il roveto ardente
che non si consumava, aveva ascoltato la voce divina che ne usciva e si era prostrato innanzi alla presenza dell’Altissimo. Al Sinai si rinnova la stessa cosa ma in
un modo assai più grandioso.
«L
evato l’accampamento da
Refidim, arrivarono al
deserto del Sinai, dove si
accamparono; Israele si accampò davanti al monte» (Esodo 19,2)..
Ai piedi del monte della rivelazione, il
Sinai, incomincia l’educazione d’Israele.
A partire da qui esso diventerà «popolo di
Dio».
Si tratta, come capiamo bene, di dare
compattezza e identità a un insieme di
tribù mal compaginate e rissose, unite solo da vaghe tradizioni risalenti «ai
Padri», alle quali si erano aggiunti, nella
fuga, bande di schiavi e di fuoriusciti asiatici che la Bibbia definisce: «una
grande massa di gente promiscua».
Si trattava di dar loro una legislazione, una religione, una cultura, un assetto
sociale, un’organizzazione militare
E si trattava, ancor più, di scolpire nel
cuore di questa gente la coscienza comune di un’esclusiva appartenenza a JHWH:
un Dio unico, geloso, spirituale, del quale
non si può adorare nemmeno un’immagine: e tutto ciò in tempi e luoghi nei qua1i
tutti i popoli – anchei più evoluti – si sbizzarrivano a rappresentare i propri dei,
con la più varia e carnale fantasia.
La Bibbia ci trasmette – come opera di
Mosè – un insieme di antiche tradizioni,
antichi testi legislativi, antichi racconti di
prodigi e di azioni militari: il tutto spesso
abbellito e arricchito in successivi rifacimenti letterari.
Al centro di tutto risalta in modo straordinario la figura e l’opera di Mosè. La
sua imponente statura di legislatore e di
condottiero è ancor oggi percepibile nella
grandezza e nella dignità del suo popolo,
fino ai nostri giorni.
Di Mosè non si può negare l’esistenza
storica anche se molti episodi della sua
vita ci sono stati trasmessi avvolti in una
veste poetica, o religiosa, addirittura
mistica.
È lui che sale sul monte Sinai per la
gloriosa e terribile rivelazione di JHWH.
Vorremmo certo saperne di più su quei
colloqui tra Dio e Mosè che avvenivano
«faccia a faccia, come un amico parla
col suo amico», per giorni e giorni; e di
quelle manifestazioni dell’Altissimo che
si succedevano tra temporali terrificanti
e lampi e rombi di tuono, sulla cima del
monte inaccessibile.
Noi comprendiamo bene che è solo
con queste immagini che gli antichi sapevano e volevano descrivere l’esperienza
indicibile da cui venne a noi il Dono delle
«tavole della Legge» (cfr. Es 19,20).
E il risultato di quella rivelazione
sulmonte è altrettanto grandioso e straordinario se è vero che il Decalogo dato a
Mosè per la sua assolutezza, semplicità e
forza normativa si eleva a infinita di stanza su tutti i codici legislativi del tem po.
Ed è proprio perché rivelate che quelle
Dieci Parole fanno emergere con indistruttibile chiarezza l’eterna Legge immutabile che ogni uomo si porta scritta nel
cuore.
Quando
il popolo
raggiunge
il Sinai, gli
vengono
donate
le dieci
parole di
libertà.
LA BIBBIA - 147
AI PIEDI DEL SINAI
(Es 19, 1-12)
Dal libro dell’Esodo
Capitolo 19, 1-12
Nei racconti biblici che andiamo ad
affrontare, bisognerà tenere presente
che con i testi storici veri e propri, si
intrecciano quasi indissolubilmente testi giuridici e prescrizioni liturgiche. In
«Sarete mia proprietà»
Esodo 19, 1-9, si suggerisce l’essenziale
del contratto d’alleanza.
1
Al terzo mese dall’uscita degli Israeliti dalla terra d’Egitto,
Per raccontare questa storia, l’autore
nello
stesso giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. 2 Ledel libro dell’Esodo si ispira ai contratti
vate le tende da Refidìm, giunsero al deserto del Sinai, dove
di Alleanza che i re del tempo stabilivano tra di loro (cf il box).
si accamparono; Israele si accampò davanti al monte.
3
Naturalmente i due contraenti non
Mosè salì verso Dio, e il Signore lo chiamò dal monte, disono sullo stesso stesso livello, non
cendo: «Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli
sono uguali fra di loro. Dio solo ha l’iniIsraeliti: 4 ”Voi stessi avete visto ciò che io ho
ziativa.
Se Israele osserverà la sua legfatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali
Egli ricorda ciò
ge, apparterrà a Dio in quache che il suo bracdi aquile e vi ho fatto venire fino a me. 5 Ora,
lità di proprietà particolare,
cio potente ha rease darete ascolto alla mia voce e custodirete la
regno di sacerdoti, nazione
lizzato: egli ha libemia alleanza, voi sarete per me una propriesanta. Queste prerogative
rato i figli d’Israele e
tà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è
serviranno nel NT a definire la
li ha chiamati presso
singolare identità dei cristiani
tutta la terra! 6 Voi sarete per me un regno di
di sé. E ora Dio pro(cfr. 1Pt 2, 9; cfr. Ap 5, 10)
pone loro di divensacerdoti e una nazione santa”. Queste parole
tare il suo popolo
dirai agli Israeliti».
scelto tra tutti gli altri popoli e di rima7
Mosè andò, convocò gli anziani del popolo e riferì loro tutnere fedeli a questa alleanza. Questa
te
queste parole, come gli aveva ordinato il Signore. 8 Tutto il
proposta sarà accettata e ratificata dal
popolo rispose insieme e disse: «Quanto il Signore ha detto,
popolo: tutto ciò che leggeremo, sviluppa questo schema.
noi lo faremo!». Mosè tornò dal Signore e riferì le parole
del popolo. 9 Il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per venire
verso di te in una densa nube, perché il popolo senta quando
io parlerò con te e credano per sempre anche a te».
Mosè riferì al Signore le parole del popolo. 10 Il Signore disse
a Mosè: «Va’ dal popolo e santificalo, oggi e domani: lavino
UNO SCHEMA DI ALLEANZA
Gli scavi archeologici hanno permesso di trovare degli esemplari dei trattati di alleanza conclusi
tra re delle regioni mediorientali.
Il più delle volte, questi trattati erano stabiliti
tra un grande re,un sovrano, una, potenza dominante, e un piccolo re locale, un vassallo. Ecco uno
schema tipico: il sovrano comincia manifestando
i suoi titoli e ricordando ciò che ha già fatto per
il suo vassallo. Subito dopo dà la clausola principale ( per es.: tu mi sarai fedele e mi pagherai le
imposte) e poi le clausole secondarie (per es.: se
qualcuno dei miei sudditi fugge nei tuoi territori,
tu farai così e così…).
Vengono, in seguito, una lista di benedizioni
per il piccolo re se resta fedele a questo trattato
di alleanza e una lista di maledizioni per il caso
contrario. Infine, si invocano tutti gli dei e le dee
148 - LA BIBBIA
del cielo perché siano testimoni di questa alleanza solenne.
Tale alleanza era poi solennemente siglata,
conclusa, nel corso di una celebrazione dove si
divideva in due un animale (cfr Gen 15,10). Se ne
fissavano le due parti su dei pali e il piccolo re passava tra questo animale squartato dicendo: «Che
mi capiti lo stesso se io rompo questa alleanza». Il
tutto poteva poi concludersi con l’aspersione del
popolo con il sangue della vittima e con un «banchetto di comunione».
Gli scribi incidevano su delle tavolette il contenuto del trattato. Queste tavolette erano deposte
nel tempio dell’uno o dell’altro dei due re. Ogni
tanto, si portavano fuori e si leggevano pubblicamente perché ciascuno si ricordasse delle clausole
dell’alleanza.
le loro vesti 11 e si tengano pronti per il terzo giorno, perché
nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai, alla vista di tutto il popolo. 12 Fisserai per il popolo un limite tutto
attorno, dicendo: “Guardatevi dal salire sul monte e dal
toccarne le falde. Chiunque toccherà il monte sarà messo
a morte. 13 Nessuna mano però dovrà toccare costui: dovrà
essere lapidato o colpito con tiro di arco. Animale o uomo,
non dovrà sopravvivere”. Solo quando suonerà il corno, essi
potranno salire sul monte». 14 Mosè scese dal monte verso
il popolo; egli fece santificare il popolo, ed essi lavarono le
loro vesti. 15 Poi disse al popolo: «Siate pronti per il terzo
giorno: non unitevi a donna».
La manifestazione di Dio
Il terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni e
lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di
corno: tutto il popolo che era nell’accampamento fu scosso
da tremore. 17 Allora Mosè fece uscire il popolo dall’accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del
monte. 18 Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di
esso era sceso il Signore nel fuoco, e ne saliva il fumo come
il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. 19 Il
suono del corno diventava sempre più intenso: Mosè parlava
e Dio gli rispondeva con una voce.
20
Il Signore scese dunque sul monte Sinai, sulla vetta del
monte, e il Signore chiamò Mosè sulla vetta del monte.
Mosè salì.
16
Capitolo 20, 1-21
DIO SI MANIFESTA (19,16-20)
Come per una cerimonia importante, bisogna che il popolo si
prepari. Per questo si delimita anzitutto ciò che è puro e ciò che non lo
è. Così tutta intera la montagna è
separata dal resto della terra da una
barriera simbolica. Essa è il luogo
dove Dio viene a rivelarsi.
Per descrivere la manifestazione
di Dio, l’autore evoca le manifestazioni più spettacolari della natura: la
bufera sulla montagna o l’eruzione
vulcanica. Dio non è visibile; egli
comunica attraverso la voce di Mosè.
La scena è raccontata a partire
dall’esperienza di Israele che celebra
il culto nel tempio di Gerusalemme:
lì, infatti, il popolo stava in attesa
mentre il gran sacerdote entrava
solo nel «santo dei santi», tra nuvole
di incenso.
Nella terribile tempesta del Sinai
gli israeliti non vedono Dio ma solo
un «segno» della sua presenza, con
la certezza che Dio è sceso su questo
monte per incontrarsi con loro in
quel tempo e in quella occasione.
L’antico mito pagano della montagna, venerata come dimora degli
dèi, si trasforma in una certezza storica: Dio è veramente intervenuto al
Sinai. Il popolo di Dio si serve delle
forme espressive caratteristiche del
mondo che lo circonda per affermare, sotto l’impulso dell’ispirazione
divina, la propria fede nella realtà
dell’intervento del Signore.
Le dieci parole
Dio pronunciò tutte queste parole:
2
«Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla
terra d’Egitto, dalla condizione servile:
3
Non avrai altri dèi di fronte a me.
4
Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù
nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è
nelle acque sotto la terra.
5
Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io,
il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa
dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione,
per coloro che mi odiano, 6 ma che dimostra la sua bontà
fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
7
Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio,
perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo
nome invano.
1
I DIECI COMANDAMENTI (20,1-17)
Questo testo, che enumera i
famosi «dieci comandamenti», è uno
dei più celebri della Bibbia, uno tra
i più noti universalmente, che ha
influenzato culture e legislazioni nel
corso dei secoli.
Il “decalogo”, cioè le “dieci parole”, come dice la Bibbia altrove (cfr.
Es 34, 28; cfr. Dt 4, 13; cfr. Dt 10, 4),
è il risultato di una lunga gestazione. Vi si trovano indicazioni etiche
appartenenti a culture diverse. La
struttura è data da due serie di comandi: religiosi (i primi tre) e sociali
(gli altri sette).
Per coglierne la ricchezza, dimentichiamo per un momento la formulazione tradizionale del catechismo
LA BIBBIA - 149
Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. 9 Sei giorni
lavorerai e farai ogni tuo lavoro; 10 ma il settimo giorno è il
sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro,
né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua
schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. 11 Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la
terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo
giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e
lo ha consacrato.
12
Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi
giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà.
13
Non ucciderai.
14
Non commetterai adulterio.
15
Non ruberai.
16
Non pronuncerai falsa testimonianza contro il prossimo.
17
Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai
la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».
18
Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il popolo vide, fu preso da tremore e
si tenne lontano.
19
Allora dissero a Mosè: «Parla tu a noi e noi ascolteremo;
ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!».
20
Mosè disse al popolo: «Non abbiate timore: Dio è venuto
per mettervi alla prova e perché il suo timore sia sempre su
di voi e non pecchiate».
21
Il popolo si tenne dunque lontano, mentre Mosè avanzò
verso la nube oscura dove era Dio.
8
IL POPOLO DI DIO
II l Signore propone a Israele (Esodo 19,5-6) di essere
sua «proprietà» fra tutti i
popoli. Questo significa che
JHWH ha scelto questo popolo e l’ha amato gratuitamente. A poco a pocoIsraele comprenderà l’amore del
suo liberatore e si legherà a
lui con un patto inscindibile.
Regno di sacerdoti
Nell’antico testamento un
sacerdote rappresenta Dio
davanti al popolo e rappresenta il popolo davanti a
Dio; si colloca fra Dio e il popolo come «mediatore».
Il popolo d’Israele avrà la
missione di annunciare agli
altri popoli la rivelazione ri-
150 - LA BIBBIA
cevuta da Dio.
E realizzerà tale missione
attraverso il culto liturgico,
l’insegnamento trasmesso di
padre in figlio e la testimonianza di una vita conforme
alla legge dell’alleanza.
Nazione santa
Per essere «proprietà» di
JHWH e «regno di sacerdoti», è necessario che questo
popolo sia «santo», cioè «separato», «consacrato».
La chiesa di Gesù Cristo
farà propria questa definizione: «Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è
acquistato perché proclami
le opere ammirevoli di lui,
che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa» (1Pt 2,9).
e leggiamo il testo così com’è.
La frase di introduzione dà il
senso a tutto il resto: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire
dal paese d’Egitto, dalla condizione
di schiavitù». Dio si presenta al suo
popolo per fare alleanza con lui e
comincia ricordando i suoi interventi
benefici.
Poi enuncia la clausola principale
del patto di alleanza. E qui sta la
grande originalità della fede di Israele. JHWH domanda un amore esclusivo; non vuole figurare tra le tante
divinità di qualche pantheon perché:
«Sono il tuo Dio, un Dio geloso».
Secondo tratto originale: il Signore non vuole essere rappresentato
sotto forma di dipinto, immagine
o statua. Perché egli è «l’Altro»,
«l’Inaccessibile», colui di cui non si
può penetrare il mistero, colui che si
rivela unicamente attraverso la sua
parola. Non è un idolo davanti al
quale prostrarsi. La sola immagine
che possa evocare la sua presenza è
l’essere umano che DIo ha posto al
centro della creazione (cf Gen 1), e
soprattutto è Gesù, il Nuovo Adamo,
il Verbo di Dio.
Le altre parole (o comandamenti)
di Dio, danno le regole elementari
della vita in comune. Possiamo sottolineare particolarmente l’insistenza sul rispetto del sabato.
Dopo il dono delle dieci parole, il
narratore riprende le stesse immagini di prima: il fuoco, la voce del tuono ecc… Mosè solo penetra «nella
nube oscura, nella quale era Dio».
IL COMPIMENTO
Gesù ha accolto i comandamenti radicalizzandone le esigenze
(cfr. Mt 5, 21-48) .
Il Vangelo riassumerà esplicitamente la legge nei due comandamenti:: «Amerai il Signore
Dio tuo con tutto il cuore...
Amerai il prossimo tuo come
te stesso». Continuando oggi a
trasmettere le «dieci parole», i
«dieci comandamenti» di Dio,
la Chiesa lo fa convinta che essi
possono continuare a svolgere
la funzione liberatrice che hanno avuto nella vita del popolo
della prima alleanza.
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