28 Le dieci parole di libertà offerte sul Sinai Affrontiamo ora la parte centrale della vita di Mosè. Sul monte Oreb, nella solitudine del deserto, Mosè aveva visto il roveto ardente che non si consumava, aveva ascoltato la voce divina che ne usciva e si era prostrato innanzi alla presenza dell’Altissimo. Al Sinai si rinnova la stessa cosa ma in un modo assai più grandioso. «L evato l’accampamento da Refidim, arrivarono al deserto del Sinai, dove si accamparono; Israele si accampò davanti al monte» (Esodo 19,2).. Ai piedi del monte della rivelazione, il Sinai, incomincia l’educazione d’Israele. A partire da qui esso diventerà «popolo di Dio». Si tratta, come capiamo bene, di dare compattezza e identità a un insieme di tribù mal compaginate e rissose, unite solo da vaghe tradizioni risalenti «ai Padri», alle quali si erano aggiunti, nella fuga, bande di schiavi e di fuoriusciti asiatici che la Bibbia definisce: «una grande massa di gente promiscua». Si trattava di dar loro una legislazione, una religione, una cultura, un assetto sociale, un’organizzazione militare E si trattava, ancor più, di scolpire nel cuore di questa gente la coscienza comune di un’esclusiva appartenenza a JHWH: un Dio unico, geloso, spirituale, del quale non si può adorare nemmeno un’immagine: e tutto ciò in tempi e luoghi nei qua1i tutti i popoli – anchei più evoluti – si sbizzarrivano a rappresentare i propri dei, con la più varia e carnale fantasia. La Bibbia ci trasmette – come opera di Mosè – un insieme di antiche tradizioni, antichi testi legislativi, antichi racconti di prodigi e di azioni militari: il tutto spesso abbellito e arricchito in successivi rifacimenti letterari. Al centro di tutto risalta in modo straordinario la figura e l’opera di Mosè. La sua imponente statura di legislatore e di condottiero è ancor oggi percepibile nella grandezza e nella dignità del suo popolo, fino ai nostri giorni. Di Mosè non si può negare l’esistenza storica anche se molti episodi della sua vita ci sono stati trasmessi avvolti in una veste poetica, o religiosa, addirittura mistica. È lui che sale sul monte Sinai per la gloriosa e terribile rivelazione di JHWH. Vorremmo certo saperne di più su quei colloqui tra Dio e Mosè che avvenivano «faccia a faccia, come un amico parla col suo amico», per giorni e giorni; e di quelle manifestazioni dell’Altissimo che si succedevano tra temporali terrificanti e lampi e rombi di tuono, sulla cima del monte inaccessibile. Noi comprendiamo bene che è solo con queste immagini che gli antichi sapevano e volevano descrivere l’esperienza indicibile da cui venne a noi il Dono delle «tavole della Legge» (cfr. Es 19,20). E il risultato di quella rivelazione sulmonte è altrettanto grandioso e straordinario se è vero che il Decalogo dato a Mosè per la sua assolutezza, semplicità e forza normativa si eleva a infinita di stanza su tutti i codici legislativi del tem po. Ed è proprio perché rivelate che quelle Dieci Parole fanno emergere con indistruttibile chiarezza l’eterna Legge immutabile che ogni uomo si porta scritta nel cuore. Quando il popolo raggiunge il Sinai, gli vengono donate le dieci parole di libertà. LA BIBBIA - 147 AI PIEDI DEL SINAI (Es 19, 1-12) Dal libro dell’Esodo Capitolo 19, 1-12 Nei racconti biblici che andiamo ad affrontare, bisognerà tenere presente che con i testi storici veri e propri, si intrecciano quasi indissolubilmente testi giuridici e prescrizioni liturgiche. In «Sarete mia proprietà» Esodo 19, 1-9, si suggerisce l’essenziale del contratto d’alleanza. 1 Al terzo mese dall’uscita degli Israeliti dalla terra d’Egitto, Per raccontare questa storia, l’autore nello stesso giorno, essi arrivarono al deserto del Sinai. 2 Ledel libro dell’Esodo si ispira ai contratti vate le tende da Refidìm, giunsero al deserto del Sinai, dove di Alleanza che i re del tempo stabilivano tra di loro (cf il box). si accamparono; Israele si accampò davanti al monte. 3 Naturalmente i due contraenti non Mosè salì verso Dio, e il Signore lo chiamò dal monte, disono sullo stesso stesso livello, non cendo: «Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli sono uguali fra di loro. Dio solo ha l’iniIsraeliti: 4 ”Voi stessi avete visto ciò che io ho ziativa. Se Israele osserverà la sua legfatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali Egli ricorda ciò ge, apparterrà a Dio in quache che il suo bracdi aquile e vi ho fatto venire fino a me. 5 Ora, lità di proprietà particolare, cio potente ha rease darete ascolto alla mia voce e custodirete la regno di sacerdoti, nazione lizzato: egli ha libemia alleanza, voi sarete per me una propriesanta. Queste prerogative rato i figli d’Israele e tà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è serviranno nel NT a definire la li ha chiamati presso singolare identità dei cristiani tutta la terra! 6 Voi sarete per me un regno di di sé. E ora Dio pro(cfr. 1Pt 2, 9; cfr. Ap 5, 10) pone loro di divensacerdoti e una nazione santa”. Queste parole tare il suo popolo dirai agli Israeliti». scelto tra tutti gli altri popoli e di rima7 Mosè andò, convocò gli anziani del popolo e riferì loro tutnere fedeli a questa alleanza. Questa te queste parole, come gli aveva ordinato il Signore. 8 Tutto il proposta sarà accettata e ratificata dal popolo rispose insieme e disse: «Quanto il Signore ha detto, popolo: tutto ciò che leggeremo, sviluppa questo schema. noi lo faremo!». Mosè tornò dal Signore e riferì le parole del popolo. 9 Il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube, perché il popolo senta quando io parlerò con te e credano per sempre anche a te». Mosè riferì al Signore le parole del popolo. 10 Il Signore disse a Mosè: «Va’ dal popolo e santificalo, oggi e domani: lavino UNO SCHEMA DI ALLEANZA Gli scavi archeologici hanno permesso di trovare degli esemplari dei trattati di alleanza conclusi tra re delle regioni mediorientali. Il più delle volte, questi trattati erano stabiliti tra un grande re,un sovrano, una, potenza dominante, e un piccolo re locale, un vassallo. Ecco uno schema tipico: il sovrano comincia manifestando i suoi titoli e ricordando ciò che ha già fatto per il suo vassallo. Subito dopo dà la clausola principale ( per es.: tu mi sarai fedele e mi pagherai le imposte) e poi le clausole secondarie (per es.: se qualcuno dei miei sudditi fugge nei tuoi territori, tu farai così e così…). Vengono, in seguito, una lista di benedizioni per il piccolo re se resta fedele a questo trattato di alleanza e una lista di maledizioni per il caso contrario. Infine, si invocano tutti gli dei e le dee 148 - LA BIBBIA del cielo perché siano testimoni di questa alleanza solenne. Tale alleanza era poi solennemente siglata, conclusa, nel corso di una celebrazione dove si divideva in due un animale (cfr Gen 15,10). Se ne fissavano le due parti su dei pali e il piccolo re passava tra questo animale squartato dicendo: «Che mi capiti lo stesso se io rompo questa alleanza». Il tutto poteva poi concludersi con l’aspersione del popolo con il sangue della vittima e con un «banchetto di comunione». Gli scribi incidevano su delle tavolette il contenuto del trattato. Queste tavolette erano deposte nel tempio dell’uno o dell’altro dei due re. Ogni tanto, si portavano fuori e si leggevano pubblicamente perché ciascuno si ricordasse delle clausole dell’alleanza. le loro vesti 11 e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai, alla vista di tutto il popolo. 12 Fisserai per il popolo un limite tutto attorno, dicendo: “Guardatevi dal salire sul monte e dal toccarne le falde. Chiunque toccherà il monte sarà messo a morte. 13 Nessuna mano però dovrà toccare costui: dovrà essere lapidato o colpito con tiro di arco. Animale o uomo, non dovrà sopravvivere”. Solo quando suonerà il corno, essi potranno salire sul monte». 14 Mosè scese dal monte verso il popolo; egli fece santificare il popolo, ed essi lavarono le loro vesti. 15 Poi disse al popolo: «Siate pronti per il terzo giorno: non unitevi a donna». La manifestazione di Dio Il terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni e lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di corno: tutto il popolo che era nell’accampamento fu scosso da tremore. 17 Allora Mosè fece uscire il popolo dall’accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del monte. 18 Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco, e ne saliva il fumo come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. 19 Il suono del corno diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con una voce. 20 Il Signore scese dunque sul monte Sinai, sulla vetta del monte, e il Signore chiamò Mosè sulla vetta del monte. Mosè salì. 16 Capitolo 20, 1-21 DIO SI MANIFESTA (19,16-20) Come per una cerimonia importante, bisogna che il popolo si prepari. Per questo si delimita anzitutto ciò che è puro e ciò che non lo è. Così tutta intera la montagna è separata dal resto della terra da una barriera simbolica. Essa è il luogo dove Dio viene a rivelarsi. Per descrivere la manifestazione di Dio, l’autore evoca le manifestazioni più spettacolari della natura: la bufera sulla montagna o l’eruzione vulcanica. Dio non è visibile; egli comunica attraverso la voce di Mosè. La scena è raccontata a partire dall’esperienza di Israele che celebra il culto nel tempio di Gerusalemme: lì, infatti, il popolo stava in attesa mentre il gran sacerdote entrava solo nel «santo dei santi», tra nuvole di incenso. Nella terribile tempesta del Sinai gli israeliti non vedono Dio ma solo un «segno» della sua presenza, con la certezza che Dio è sceso su questo monte per incontrarsi con loro in quel tempo e in quella occasione. L’antico mito pagano della montagna, venerata come dimora degli dèi, si trasforma in una certezza storica: Dio è veramente intervenuto al Sinai. Il popolo di Dio si serve delle forme espressive caratteristiche del mondo che lo circonda per affermare, sotto l’impulso dell’ispirazione divina, la propria fede nella realtà dell’intervento del Signore. Le dieci parole Dio pronunciò tutte queste parole: 2 «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile: 3 Non avrai altri dèi di fronte a me. 4 Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. 5 Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, 6 ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. 7 Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. 1 I DIECI COMANDAMENTI (20,1-17) Questo testo, che enumera i famosi «dieci comandamenti», è uno dei più celebri della Bibbia, uno tra i più noti universalmente, che ha influenzato culture e legislazioni nel corso dei secoli. Il “decalogo”, cioè le “dieci parole”, come dice la Bibbia altrove (cfr. Es 34, 28; cfr. Dt 4, 13; cfr. Dt 10, 4), è il risultato di una lunga gestazione. Vi si trovano indicazioni etiche appartenenti a culture diverse. La struttura è data da due serie di comandi: religiosi (i primi tre) e sociali (gli altri sette). Per coglierne la ricchezza, dimentichiamo per un momento la formulazione tradizionale del catechismo LA BIBBIA - 149 Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. 9 Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; 10 ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. 11 Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato. 12 Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. 13 Non ucciderai. 14 Non commetterai adulterio. 15 Non ruberai. 16 Non pronuncerai falsa testimonianza contro il prossimo. 17 Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo». 18 Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano. 19 Allora dissero a Mosè: «Parla tu a noi e noi ascolteremo; ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!». 20 Mosè disse al popolo: «Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e perché il suo timore sia sempre su di voi e non pecchiate». 21 Il popolo si tenne dunque lontano, mentre Mosè avanzò verso la nube oscura dove era Dio. 8 IL POPOLO DI DIO II l Signore propone a Israele (Esodo 19,5-6) di essere sua «proprietà» fra tutti i popoli. Questo significa che JHWH ha scelto questo popolo e l’ha amato gratuitamente. A poco a pocoIsraele comprenderà l’amore del suo liberatore e si legherà a lui con un patto inscindibile. Regno di sacerdoti Nell’antico testamento un sacerdote rappresenta Dio davanti al popolo e rappresenta il popolo davanti a Dio; si colloca fra Dio e il popolo come «mediatore». Il popolo d’Israele avrà la missione di annunciare agli altri popoli la rivelazione ri- 150 - LA BIBBIA cevuta da Dio. E realizzerà tale missione attraverso il culto liturgico, l’insegnamento trasmesso di padre in figlio e la testimonianza di una vita conforme alla legge dell’alleanza. Nazione santa Per essere «proprietà» di JHWH e «regno di sacerdoti», è necessario che questo popolo sia «santo», cioè «separato», «consacrato». La chiesa di Gesù Cristo farà propria questa definizione: «Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa» (1Pt 2,9). e leggiamo il testo così com’è. La frase di introduzione dà il senso a tutto il resto: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù». Dio si presenta al suo popolo per fare alleanza con lui e comincia ricordando i suoi interventi benefici. Poi enuncia la clausola principale del patto di alleanza. E qui sta la grande originalità della fede di Israele. JHWH domanda un amore esclusivo; non vuole figurare tra le tante divinità di qualche pantheon perché: «Sono il tuo Dio, un Dio geloso». Secondo tratto originale: il Signore non vuole essere rappresentato sotto forma di dipinto, immagine o statua. Perché egli è «l’Altro», «l’Inaccessibile», colui di cui non si può penetrare il mistero, colui che si rivela unicamente attraverso la sua parola. Non è un idolo davanti al quale prostrarsi. La sola immagine che possa evocare la sua presenza è l’essere umano che DIo ha posto al centro della creazione (cf Gen 1), e soprattutto è Gesù, il Nuovo Adamo, il Verbo di Dio. Le altre parole (o comandamenti) di Dio, danno le regole elementari della vita in comune. Possiamo sottolineare particolarmente l’insistenza sul rispetto del sabato. Dopo il dono delle dieci parole, il narratore riprende le stesse immagini di prima: il fuoco, la voce del tuono ecc… Mosè solo penetra «nella nube oscura, nella quale era Dio». IL COMPIMENTO Gesù ha accolto i comandamenti radicalizzandone le esigenze (cfr. Mt 5, 21-48) . Il Vangelo riassumerà esplicitamente la legge nei due comandamenti:: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore... Amerai il prossimo tuo come te stesso». Continuando oggi a trasmettere le «dieci parole», i «dieci comandamenti» di Dio, la Chiesa lo fa convinta che essi possono continuare a svolgere la funzione liberatrice che hanno avuto nella vita del popolo della prima alleanza.